3. I nuovi equilibri mondiali
• La seconda guerra mondiale determinò la fine degli
equilibri geopolitici tradizionali, che già la prima
guerra mondiale aveva messo in crisi.
• I nuovi stati-guida della politica mondiale
diventarono gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica
• Persero la loro importanza nello scacchiere mondiale:
• Germania: responsabile delle due guerre mondiali e in
queste sconfitta
• Gran Bretagna: vincitrice delle due guerre mondiali,
ma da esse indebolita e impoverita
• Francia: divisa in due parti durante la seconda guerra
mondiale e considerata vincitrice del conflitto, ma da
questa semidistrutta
4. Dalle potenze alle “superpotenze”
• Usa e Urss furono assunsero il ruolo di
superpotenze
• 1. si estendevano su territori vastissimi
• 2. avevano un marcato carattere multietnico
• 3. possedevano importanti risorse naturali,
soprattutto energetiche, e massicci apparati
industriali
• 4. ognuna delle due aveva un diverso
orientamento ideologico, che veicolava una
visione del mondo radicalmente opposta
5. Gli Usa al termine della II guerra mondiale
• Nel 1945 gli Usa hanno circa 150 milioni di
abitanti
• In guerra hanno avuto un numero di morti
importante, ma non elevato, 300.000 uomini
• La loro industria ha prodotto massicciamente
armi e risorse per gli Alleati
• Producono la metà del PIL lordo globale
• Sono tecnologicamente all’avanguardia
• I loro apparati produttivi sono integri e
efficienti
6. • Gli Usa avevano una prospettiva sul mondo
fondata su questi capisaldi:
• democrazia liberale
• pluralismo politico
• concorrenza economica
• ampia libertà personale
• ideologia del self-made man e del successo
individuale
La prospettiva statunitense
7. L’Urss nel 1945 ha una popolazione di 200 milioni di
abitanti
Ha subito perdite umani e materiali molto
imponenti: 20 milioni di morti, di cui 15 milioni di
civili
L’economia sovietica è meno dinamica di quella
statunitense
Gode di grande prestigio per avere sconfitto le
nazioni fasciste da cui era stata invasa e contava sul
sostegno entusiasta del movimento comunista
internazionale
Possiede un esercito ingente grazie all’imponente
popolazione del paese
L’Urss al termine della II guerra mondiale
8. • L’Urss aveva una prospettiva sul mondo con
questi capisaldi:
• un partito unico che guida
• un’economia collettivizzata fondata su
• una pianificazione centralizzata
• «un’etica anti-individualista della disciplina e
del sacrificio» (Sabbatucci-Vidotto)
La prospettiva dell’Urss
9. La nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite
• L’orrore causato dalle conseguenze distruttive
della seconda guerra mondiale e il senso di
timore determinato dal pericolo dell’arma
atomica determinò il desiderio diffuso
nell’opinione pubblica globale di rifondare il
sistema delle relazioni internazionali, che
dovevano basarsi su regole nuove e condivise
• Questa è la matrice che portò alla fondazione
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite , Onu
10. • Furono soprattutto gli Usa a spingere per la costruzione
di un nuovo sistema di relazioni globali regolate da un
organismo internazionale super partes
• L’Onu nacque durante la conferenza di S. Francisco
tenuta tra aprile e giugno 1945 e si sostituì alla
fallimentare Società delle Nazioni
• A Londra si tenne la prima Assemblea generale, che
votò a favore della proposta americana di situare la
sede centrale dell’Onu a New York
• Nel 1948 l’Onu approvò la Dichiarazione universale dei
diritti umani, che doveva regolare i rapporti tra gli
stati membri
11. Gli stati membri dell’Onu al momento della sua fondazione
(fonte: www. wikipedia. org/wiki/File: UN_member_states _animation.gif)
12. • L’Onu si ispirava ai principi della Carta atlantica concordata da
Roosevelt e Churchill nel 1941
• Era basata su due principi
• 1. universalità dell’organizzazione e uguaglianza delle nazioni che si
realizza nell’Assemblea generale degli stati membri: si riunisce ogni
anno e può adottare a maggioranza semplice risoluzioni non
vincolanti
• 2. necessità di un direttorio: il Consiglio di sicurezza è l’organo
permanente che può assumere decisioni vincolanti per gli Stati
membri in caso di gravi crisi internazionali. La decisione suprema è
quella di un intervento armato.
• 2.b. Il Consiglio di sicurezza è composto dalle cinque nazioni che
hanno vinto la seconda guerra mondiale, Usa, Urss (ora Russia),
Francia, Gran Bretagna, Cina (fino al 1971 Cina di Taipei) più dieci
membri a rotazione eletti a turno per un anno fra tutti gli altri stati.
• 2.c. I cinque membri permanenti hanno diritto di veto (voluto
dall’Urss) per bloccare decisioni che possono essere contrarie ai loro
interessi o alle loro convinzioni
I principi dell’Onu
13. Luci e ombre dell’Onu
• Aspetti positivi dell’Onu
• 1. è un centro di contatti e consultazioni
• 2. è una tribuna mondiale dove ogni Stato può
far sentire la propria voce
• Aspetti negativi
• l’egemonia delle grandi potenze che la
esautorano
• la paralisi determinata dai loro contrasti
• spesso non riesce a prevenire e contenere le
crisi
14. • Nel 1944 furono raggiunti gli accordi internazionali sulla finanza
durante la conferenza di Bretton Woods (negli Usa), a cui presero
parte 44 paesi
• Fu creato in questa occasione il Fondo monetario internazionale,
a cui non parteciparono né Urss, né Cina. L’obiettivo del Fondo è
di costituire una quantità adeguata di riserve valutarie mondiali
fornite dai paesi membri a seconda del loro peso economico: a
esse gli stati membri potevano attingere in caso di necessità
• Si decise che le emissioni di moneta fossero basate sia sulle
riserve auree, che sul dollaro americano, di cui gli Usa garantivano
la convertibilità in oro
• Il dollaro diventò la valuta internazionale per gli scambi e la
valuta di riserva per tutte le banche centrali del mondo
• Fu creata anche la Banca Mondiale, che concede prestiti a medio
e lungo termine agli Stati per favorire la loro ricostruzione e il loro
sviluppo
Conferenza e accordi di Bretton Woods
15. • Usa e Urss avevano idee diametralmente diverse
sulla gestione del dopoguerra
• Per gli Usa,usciti dalla guerra in posizione di
forza, era fondamentale ricostruire i paesi
distrutti dalla guerra soprattutto in Europa e
creare un ordine mondiale stabile
• L’Urss, devastata dalla guerra, voleva essere
legittimata come grande potenza; non voleva
avere nazioni ostili ai propri confini (la Polonia);
insisteva fortemente sulle riparazioni, che
avevano un valore sia economico, che simbolico
Come governare il dopoguerra: Usa e Urss
16. La conferenza di Potsdam
• I contrasti tra due diverse idee del dopoguerra
emersero nel 1945 durante la conferenza di
Potsdam che riunì Usa, presidente Harry Truman;
Urss, guidata da Stalin; Gran Bretagna, primo
ministro Attlee
• Essa stabilì il confine tra Germania e Polonia
lungo i fiumi Oder-Neisse
• Fu ribadita la divisione della Germania in quattro
zone di occupazione (Usa, Urss, Gran Bretagna e
Francia)
• Ogni potenza all’interno della propria zona di
occupazione avrebbe deciso un risarcimento
diverso per tipologia e entità
17. La «cortina di ferro»
• Negli stati dell’Europa orientale occupati dall’Armata
Rossa i partiti comunisti locali furono imposti al potere
con l’appoggio dell’esercito sovietico e con forzature
dei meccanismi democratici
• Per questo nel 1946, l’ex premier britannico Churchill
all’università di Fulton, in Usa, pronunciò tali parole:
• « Da Stettino, sul Baltico, a Trieste, sull’Adriatico, una
cortina di ferro è calata sul continente. Questa non è
l’Europa liberata per cui abbiamo combattuto»
• Queste parole certificarono che l’alleanza tra Ovest e
Est era ormai esaurita.
18. Conferenza di pace di Parigi, 1946
• La conferenza di pace svoltasi a Parigi nel 1946 vide
seduti al tavolo delle trattative:
• I vincitori della II guerra mondiale: Usa, Urss, Gran
Bretagna, Francia, Yugoslavia, e altri
• Gli sconfitti, cioè gli alleati della Germania: Italia,
Romania, Ungheria, Romania e Finlandia
• La Germania non era presente in quanto non era
più, per il momento, un soggetto di diritto
internazionale: il suo territorio era interamente
occupato e non esisteva un governo legittimo
19. I trattati di Parigi, l’Italia
• Gli sconfitti dovettero ai vincitori una serie di
risarcimenti territoriali
• L’Italia dovette cedere a Francia, Yugoslavia e Grecia i
territori occupati più una serie di altri territori: alla
Yugoslavia andarono Fiume, Zara e gran parte
dell’Istria, il Carso triestino. Alla Francia alcuni comuni:
Tenda e Briga, e parte dell’Altopiano del Monginevro
• Trieste fu dichiarata città libera insieme al suo
territorio (sigla TLT) e divisa in due zone: A, affidata al
governo angloamericano, poi a quello italiano (1954);
e B, sotto il controllo jugoslavo. Tale situazione si
concluse ufficialmente solo con il trattato di Osimo del
1975
20. La vicenda delle “foibe”
• Il confine tra Italia e Jugoslavia , in Istria, fu segnato tra la primavera del
1945 e il 1946 dalla vicenda delle foibe, un termine dialettale friulano.
• Le foibe sono grotte carsiche perpendicolari, in cui si entra attraverso
un’imboccatura che si spalanca su una ampia cavità.
• Truppe comuniste jugoslave dipendenti sia dal Partito comunista di Tito sia
dalle autorità civili, che ormai erano composte da comunisti o filocomunisti,
tra ‘45 e ‘46 attuarono una violenta repressione contro coloro che erano
visti come nemici del regime comunista che si stava instaurando in
Jugoslavia
• Furono uccisi soldati della Rsi; fascisti locali; partigiani non comunisti del
Cln della Venezia-Giulia; soldati della Guardia di finanza italiana, che
avevano collaborato con il Cln; comunisti italiani ritenuti sospetti; semplici
civili.
• Queste persone furono giustiziate sommariamente e i loro cadaveri
furono gettati nelle foibe. In altri casi furono portate in campi di
concentramento in territorio jugoslavo, dove molti morirono per le
condizioni estreme in cui furono fatti vivere.
• Il numero presunto delle vittime di questi massacri non è stato ancora
calcolato con precisione, e oscilla tra 5.000 e 17.000
21. Le cause dell’”infoibamento” e le su conseguenze
• Cause dell’”infoibamento”
• 1. vendetta per l’occupazione nazifascista della
Jugoslavia e per la violenza con cui i fascisti cercarono di
italianizzare l’Istria (rastrellamenti, campi di
concentramento)
• 2. Il Partito comunista della Slovenia, integrato in quello
di Tito, vuole liberarsi di potenziali oppositori
• 3. il nazionalismo: allontanare gli italiani dalla regione
dell’Istria, per controllarla e ripopolarla con popolazioni
slave, e nel contempo annetterla al nuovo stato
comunista.
• Il trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, che
assegnò l’Istria alla Jugoslavia in sostanza certificava
queste operazioni finalizzate a deitalinizzare la regione
• Dal 1947 agli anni Sessanta circa 250.000 persone
abbandonarono, spesso con la forza, l’Istria, e con essa
anche i propri beni, che non recupereranno più. Si
trasferirono, con l’inevitabile carico di traumi e
sensazione di ingiustizia, in varie zone d’Italia
La zona delle “foibe”
24. I nuovi confini europei decisi a Parigi
• A Parigi furono decisi i nuovi
confini di Urss, Germania e
Polonia, per quanto non si
fosse raggiunto un accordo
generale
• L’Urss ottenne Estonia,
Lettonia e Lituania; parte
della Polonia orientale e della
Prussia orientale;
• La Polonia otteneva un
“risarcimento” delle perdite a
Est ampliando il suo confine a
Ovest ai danni della
Germania fino ai fiumi Oder
e Neisse
Il nuovo confine tra Germania e Polonia
fissato a Parigi sui fiumi Oder e Neisse
25. La teoria del “containment”
• In quello stesso 1946 alcuni episodi determinarono lo strappo decisivo tra
gli ex alleati
• 1. in Iran, dove l’Urss non voleva ritirare, in base agli accordi, le truppe
inviate nel paese durante la guerra
• 2. Nello stretto dei Dardanelli, in cui l’Urss chiese alla Turchia di installare
basi militari e voleva imporre nuove condizioni per accedere agli stretti
• Iran e Dardanelli erano zone di influenza britannica, ma la Gran Bretagna
non volle intervenire militarmente a causa delle sue precarie condizioni
economiche
• Intervennero invece gli Usa che costrinsero con una flotta inviata nel Mar
Egeo l’Urss a rinunciare alle sue imposizioni
• Gli Usa applicarono così la teoria del containment: era
necessario contenere l’espansionismo sovietico usando la
forza
• 3. Usa e Gran Bretagna intervennero in Grecia a sostenere il governo
uscito dalle elezioni del 1946: le elezioni erano state vinte dallo
schieramento filomonarchico e un referendum aveva votato il ritorno del
re Giorgio II. I partigiani comunisti iniziarono una sorta di guerra civile per
rovesciare il governo, ma il Congresso americano decise di aiutarlo
finanziariamente e militarmente
26. • Il 12 marzo 1947 il presidente statunitense Truman tenne un
discorso al Congresso americano con cui sostenne la necessità
strategica di aiutare Turchia e Grecia.
• Era fondamentale limitare l’avanzata comunista in Europa, e
questo era compito degli Usa, la cui missione era di
«sostenere i popoli liberi che stanno resistendo ai tentativi di
soggiogamento da parte di minoranza armate o di pressioni
straniere» (chiaro riferimento ai partigiani comunisti in Grecia
e all’Urss). Lo spazio occupato dall’Urss doveva essere
contenuto.
• Questo discorso fu chiamato “dottrina Truman”
• L’Urss era considerata padrona del suo blocco e era
riconosciuta come la superpotenza globale
• In quell’anno viene avviato dal governo americano un piano di
aiuti ai paesi europei che vi aderiranno per aiutare la loro
ripresa e ricostruzione: si chiama European Recovery Program
(ERP), ma è noto come “Piano Marshall”
1947: la “dottrina Truman” e il “Piano Marshall”
27. Caratteri e obiettivi del Piano Marshall
• Il piano Marshall, che prendeva nome dal Segretario di Stato
statunitense George Marshall, convogliò sui paesi europei tra 1948 e
1952 una somma di 13 miliardi di dollari: erano prestiti a condizione
di favore e aiuti materiali di ogni tipo, soprattutto macchinari e
derrate agricole.
• Esso favorì la ricostruzione di molti paesi europei, ma anche la
ripresa di delle economie dell’Europa occidentale.
• L’Urss rifiutò il piano e costrinse a farlo anche gli stati che erano
sotto il suo controllo, tra cui Polonia e Cecoslovacchia, che vi avevano
aderito: sospettava (a ragione) che dietro gli aiuti si nascondesse una
precisa strategia americana per ridurre l’espansione comunista e
rendere l’Europa filostatunitense
• Il piano aveva in effetti anche finalità economiche e politiche ben
precise: intendeva rafforzare l’economia liberista nei singoli paesi;
sostenere gli schieramenti politici moderati; ridurre la conflittualità
sociale, creando benessere; stabilire rapporti sempre più stretti tra i
paesi dell’Europa occidentale e gli Usa
28. Erp (Piano Marshall) in cifre e luoghi
I paesi coinvolti dagli aiuti Erp
(in rosso la quantità degli aiuti)
Entità degli aiuti Erp (in milioni di
Dollari)
fonte: web.liceomendrisio.ch/storia
wikimedia.org/wikipedia/commons/5/53/Marshall_Plan.png
30. • Cominciava la “guerra fredda”,definizione data dal
giornalista statunitense Walter Lippmann: “non una
guerra guerreggiata, ma una irriducibile ostilità tra
due blocchi contrapposti di stati” (Sabbatucci-
Vidotto)
• La Germania divenne il primo e principale terreno di
scontro in questo nuovo tipo di conflitto
• Il paese era diviso in quattro zone di occupazione e
la stessa capitale Berlino, che era all’interno
dell’area controllata dall’Urss, era a sua volta divisa
in quattro settori controllati dagli stessi paesi tra cui
era divisa la Germania
La guerra fredda e la questione della Germania
31. La Germania e Berlino divise
La Germania divisa in quattro
zone al termine della II Guerra mondiale
Berlino divisa in quattro settori
32. Dal blocco di Berlino alle due Germanie
• Usa e Gran Bretagna nel 1947 integrarono le proprie zone della Germania:
attuarono una riforma monetaria, applicarono il liberismo in economia e
decisero di far accedere i territori sotto il loro controllo alle risorse del
piano Marshall.
• Stalin decise di offrire una prova di forza per spingere gli occidentali a
andarsene da Berlino: nel giugno 1948 i sovietici chiusero le vie d’accesso
di terra alla città per impedire i rifornimenti. Ciò era possibile perché la
città era totalmente nella zona sovietica della Germania
• Sembrava il prodromo a una guerra, ma invece gli statunitensi
organizzarono un grande ponte aereo, supportati dagli altri alleati
occidentali, per rifornire la città e evitare la fame.
• Nel maggio 1949 i sovietici rinunciarono al blocco, che era sostanzialmente
inefficace.
• Nelle stesse settimane le tre zone filooccidentali della Germania furono
unificate in un nuovo stato, la Repubblica federale tedesca, con capitale
Bonn: una democrazia parlamentare di tipo federale
• I sovietici reagirono creando uno stato nuovo di tipo comunista, la
Repubblica democratica tedesca, capitale Pankow (sobborgo di Berlino):
una repubblica socialista a partito unico, senza garanzie democratiche per
gli abitanti.
33. Le due Germanie, 1949-1989
Berlino
Il ponte aereo per
Berlino (1948-49)
34. La firma del Patto Atlantico
• L’Europa divisa in due blocchi si organizzò militarmente
sotto la guida delle superpotenze
• Nell’aprile del 1949, a Washington fu firmato il North
Atlantic Treaty tra quattordici paesi: Francia, Gran
Bretagna, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Norvegia,
Danimarca, Islanda Portogallo, Usa e Canada
• Era un’alleanza difensiva in base alla quale un attacco a
uno dei paesi membri era considerato come attacco a
tutti i firmatari del Trattato.
• Il patto era fondato su una professione comune di fede
nella “civiltà occidentale” (anche se il Portogallo era una
dittatura militare) e nella democrazia
• Prevedeva anche la formazione di un dispositivo militare
composto da contingenti dei singoli paesi membri: era il
North Atlantic Treaty Organization, NATO.
35. Il Patto di Varsavia (1955)
• Quando nel 1955 la Repubblica federale di
Germania aderì alla Nato, anche l’Urss fece
nascere ufficialmente un’alleanza militare, di
fatto già operativa, con i suoi paesi satelliti
• Si chiamò Patto di Varsavia (perché fu firmato
nella capitale polacca) e era basata anche essa
su un’organizzazione militare integrata
36. Nato e Patto di Varsavia alla metà degli anni 50
37. • Nel periodo 1945-1949 l’Urss trasformò i paesi dell’Europa orientale liberati
dalla presenza nazista e/o occupati dall’Armata Rossa durante la guerra in
«repubbliche popolari»: a Bulgaria, Romania, Ungheria, Cecoslovacchia,
Germania Est e Polonia l’Urss impose un regime comunista a partito unico
simile al proprio e li trasformò in propri paesi satelliti, cioè vincolati e
controllati da essa
• L’imposizione del regime comunista risultò difficile in almeno tre paesi:
Polonia, Ungheria e soprattutto Cecoslovacchia.
Il blocco sovietico
38. La nascita del Cominform
• Nel settembre del 1947, il Pcus decise di
creare un Ufficio d’informazione dei Partiti
comunisti, il cui acronimo è Cominform
• Si trattava di un organo di coordinamento e
controllo da parte dell’Urss sui Partiti
comunisti dei paesi satelliti, dell’ Italia (Pci) e
della Francia (Pcf)
• Era una riedizione su scala ridotta del vecchio
Comintern (sciolto nel 1943)
39. L’esportazione del modello sovietico: il Comecon
• L’Urss impose ai paesi satelliti il suo modello economico
collettivistico
• Come in Urss, anche in questi paesi i grandi proprietari terrieri
furono espropriati a favore di una collettivizzazione agricola
• Si verificò una notevole urbanizzazione, diminuirono i
contadini e aumentarono gli operai
• Banche, industrie siderurgiche e meccaniche, commercio
furono nazionalizzati e furono attuati piani di sviluppo simili ai
piani quinquennali sovietici degli anni ‘30
• I piani erano però studiati in forma tale da integrarsi con le
esigenze produttive e di approvigionamento dell’Urss
• Venne fondato il Consiglio di mutua assistenza economica,
Comecon (Varsavia, 1949) a cui dovettero aderire tutte le
“repubbliche popolari”: esso fissava i tassi di cambio delle
monete nell’area orientale, basati sul rublo russo; stabiliva la
quantità e i prezzi dei beni scambiati
40. La Cecoslovacchia diventa una “repubblica popolare”
• In Cecoslovacchia alle elezioni del 1946 il partito comunista ottenne il
38% dei voti
• Si formò un governo di partiti di sinistra guidato da K. Gottwald
• La coalizione si ruppe a causa dei contrasti sull’accettazione o meno
degli aiuti Erp.
• I comunisti, legati a Mosca, lanciarono una durissima campagna di
discredito dei loro alleati favorevoli agli aiuti americani
• I ministri non comunisti del governo Gottwald si dimisero e i comunisti
costrinsero il presidente della repubblica Benes a dare il via a un
governo formato solo da esponenti del loro partito
• Nel maggio del 1948 si svolsero elezioni in cui i cecoslovacchi votarono
con il sistema della lista unica, composta solo da membri designati dal
Partito comunista
• I comunisti decisero di scrivere e approvare una nuova costituzione, in
base alla quale la Cecoslovacchia diventò una “repubblica popolare”. Il
presidente Benes si dimise per non doverla firmare.
41. Comunisti senza Mosca: la Yugoslavia di Tito
• La Yugoslavia fu l’unico paese dell’Est Europa che decise di non sottostare
a Mosca.
• Nel 1948 il leader comunista Yugoslavo Tito rifiutò di aderire ai piani di
Stalin che prevedevano la divisione del lavoro, cioè l’asservimento alle
esigenze dell’Urss, dei paesi del blocco orientale
• L’Urss decise allora di espellere la Yugoslavia dal Cominform con l’accusa di
deviazionismo e di filoimperialismo.
• Tito decise allora di impostare una politica interna che equilibrasse
statalizzazione (prevalente) e economia di mercato
• e una politica estera di equidistanza tra i blocchi
• In realtà la Yugoslavia era una dittatura comunista a tutti gli effetti
• L’economia di mercato non si sviluppò concretamente, e solo negli anni ‘60
si cercò di realizzare una autogestione delle imprese da parte delle
direzioni di fabbrica e dei consigli operai
• Il maggiore successo politico di Tito fu la sua capacità di costruire una
Federazione di sei repubbliche tra serbi, croati e sloveni, da secoli in
violento contrasto etnico tra loro. Tale federazione era governata in modo
rigido dal leader comunista attraverso una serie di astute mediazioni tra gli
interessi delle diverse regioni e etnìe.
43. Cina, 1937-1945, l’avanzata comunista
• Nel 1937 in Cina si era stabilita un’alleanza tra i partiti rivali del
Kuomindang e comunista per combattere contro l’invasore
giapponese
• Tra 1940 e 41 diverse zone del paese erano sotto il controllo
comunista e difese con una guerra di guerriglia
• Tra ‘40 e ‘45 gli iscritti al Partito comunista cinese passarono da
40.000 a 1.200.000 grazie alla capacità comunista di suscitare
un movimento popolare di tipo nazionalista
• Le zone “liberate” sotto il controllo comunista erano popolate
da circa 100 milioni di persone, la milizia popolare contava su
due milioni di individui e l’esercito comunista era composto da
900.000 persone
• Il Kuomindang negli stessi anni sembrò impegnato più a
arginare l’avanzata comunista che a contrastare il nemico
giapponese
44. Usa,Urss, Kuomindang e Pcc: 1945-49
• Gli Usa, temendo una ulteriore avanzata comunista in Cina,
aiutarono economicamente e militarmente il Kuomindang
• L’Urss si pose in una posizione ambigua: da una parte
ovviamente vedeva come positiva l’avanzata comunista in Asia
orientale; dall’altra voleva una sua area di influenza in Asia
(Mongolia esterna) e per questo era disposta anche a non
opporsi alla piena restaurazione al potere del Kuomindang alla
fine della II guerra mondiale
• Inoltre non erano facili i rapporti tra il Pcus e il Pcc guidato da
Mao Zedong, poco propenso a una sottomissione a Stalin e alla
sua politica
• Di fatto dal 1945 al 1949 la Cina fu di nuovo coinvolta da una
pesante guerra civile subito dopo il termine di quella contro i
giapponesi
45. Fase I della guerra civile cinese: 46-47
• Il leader del Kuomindang Chang Kai-shek lanciò una
campagna militare molto ampia contro il Pcc, ma non
godeva di un sostegno popolare ampio quanto i comunisti,
a causa del discredito dovuto alla corruzione del suo
regime politico
• Negli anni 46-47 i nazionalisti sembrarono poter prevalere
occupando vaste zone controllate dal Pcc
• I comunisti, praticamente isolati da Usa e Urss, reagirono
contando sull’appoggio dei contadini e usando la strategia
della guerriglia
• L’esercito nazionalista, male organizzato, poco motivato e
disperso su un territorio troppo vasto, cominciò a subire
sbandamenti e diserzioni dal 1948
46. La nascita della Repubblica Popolare cinese
• I comunisti erano appoggiati dai contadini perché nelle zone
da loro controllate avevano attuato una riforma agraria
favorevole a lavoranti e piccolo proprietari, ribaltando i
tradizionali rapporti socio-economici nelle immense campagne
cinesi
• Nel febbraio 1949 le truppe comuniste entrarono a Beijing, la
capitale
• Chang e i suoi seguaci più prossimi, con una parte dell’esercito
nazionalista, fuggirono dal continente e sotto la protezione
della flotta statunitense si rifugiarono nell’isola di Taiwan,
dove instaurarono un regime nazionalista
• Il 1 ottobre 1949 i comunisti proclamarono la Repubblica
Popolare Cinese
• Subito cominciarono le nazionalizzazioni: banche, grandi e
medie industrie, commercio con l’estero
• La terra fu redistribuita tra i contadini
47. La guerra di Corea, 1950-1952
La penisola di Corea, controllata dai giapponesi
dalla fine dell’800, era stata divisa alla fine della II
guerra mondiale lungo il confine del 38° parallelo
tra due blocchi: a nord esisteva un regime
socialista, a sud un governo nazionalista
appoggiato dagli Usa
48. L’inizio del conflitto
• Il regime comunista del Nord puntava a una riunificazione
della penisola di Corea sotto il suo controllo, mentre la
repubblica del Sud non intendeva per il momento modificare
la sua situazione
• La decisione del Nord di tentare la riunificazione per via
militare fu vista dall’Occidente come prova dell’aggressività
sovietica e soprattutto cinese.
• Il 25 giugno del 1950 un contingente militare del Nord
armato dai sovietici superò il 38° parallelo e occupò tutto il
territorio meridionale
• All’Onu gli Usa fecero votare una mozione nella quale la
Repubblica del Nord era definita “stato aggressore” e ciò
ebbe come conseguenza l’intervento di truppe dell’Onu.
• Cominciò un conflitto che ebbe, da parte americana e degli
alleati statunitensi il carattere dell’intervento internazionale
49. Il contrattacco della coalizione internazionale
• Le truppe del Nord furono respinte dalla coalizione guidata
dagli Usa al di là del 38° parallelo, ma poi i reparti della
coalizione a loro volta debordarono in territorio nord-
coreano e giunsero al confine con la Cina.
• I cinesi decisero a loro volta di intervenire contro la
coalizione internazionale attraverso truppe di “volontari”
che respinsero indietro la coalizione internazionale e ciò
divise lo schieramento anticomunista in due
• A. chi voleva continuare il conflitto (Usa e altri alleati) fino
alle estreme conseguenze
• B. chi voleva tornare allo status quo ante
51. Dalla trattativa all’armistizio
• Nell’aprile del 1951 il presidente statunitense Truman
accettò di aprire trattative con la Corea del Nord, ma il
conflitto continuò fino al 1953
• In questa data tra le due Coree fu firmato l’armistizio, in
base al quale la situazione dei confini tornò quella stabilita
nel 1945 alla sconfitta del Giappone: confine fissato, anche
oggi, al 38° parallelo
• La guerra di Corea fu il primo conflitto locale dell’era
atomica e il primo in cui gli Usa non ottennero la vittoria
• Da allora sul continente asiatico e su quello europeo furono
fissati confini stabili che delimitavano permanentemente i
due blocchi, almeno fino al 1964, quando scoppiò la guerra
del Vietnam.
53. L’Italia alla fine della II guerra mondiale
• L’Italia esce dalla II guerra mondiale in condizioni molto pesanti
• Gli impianti industriali subirono distruzioni limitate (20% della capacità
produttiva), ma la produzione industriale era ridotta a meno del 30% di
quanto fosse nel 1938
• L’agricoltura era in condizioni tremende, la produzione era diminuita di più
della metà rispetto al 1938
• Ciò causò grossi problemi di approvvigionamento alimentare: il cibo
scarseggiava
• L’inflazione era altissima, i salari erano ridotti alla metà di quanto valessero
nel 1939
• Strade, ponti, linee ferroviarie erano in parte distrutti o lesionati
gravemente
• Le abitazioni inagibili o demolite, 3 milioni di vani abitativi, costrinsero
molte persone a cercare rifugi di fortuna e sistemazioni improvvisate:
coabitazioni forzate, scuole e edifici pubblici
• La disoccupazione era molto elevata, pari a circa 1.500.000 persone
nell’estate del 1945
54. Ordine pubblico e scarso senso dello Stato
• La difficile situazione economica contribuì a rendere difficile la
gestione dell’ordine pubblico
• Molti contadini specie nel Mezzogiorno occuparono le terre
incolte e i latifondi
• La malavita comune prosperava al Sud tra contrabbando e borsa
nera
• La mafia in Sicilia era molto forte, tanto da condizionare la
politica e influenzare un movimento indipendentista siciliano
legato agli interessi dei grandi proprietari terrieri e del notabilato.
In tale situazione emerse, fino alla tragica e misteriosa scomparsa
avvenuta nel 1950, il bandito Salvatore Giuliano
• Nel nord si trascinò per molti mesi la cosiddetta “resa dei conti”
degli ex partigiani che non volevano deporre le armi e vendicarsi
di ex fascisti o fiancheggiatori del regime: molti furono gli omicidi,
specie nella zona dell’Emilia
• Il senso dello Stato, reso estremamente labile dalla divisione in cui
l’Italia si era trovata tra 8 settembre 1943 e 25 aprile 1945, era
quasi scomparso e il potere statale era molto screditato
55. Il Psiup e il Pci
• Le forze politiche che uscivano dalla guerra erano più o meno le
stesse che si erano confrontate tra 1918 e 1922
• Il Partito socialista (Psiup) era guidato da Pietro Nenni:
persistevano in esso due anime, una che guardava verso il
comunismo e le istanze rivoluzionarie, l’altra più riformista e
“borghese”. Durante la Resistenza il Partito non aveva avuto un
ruolo di primo piano e questo gli toglieva una parte del seguito su
cui poteva contare fino al 1922,anche se rimaneva un partito di
massa
• Il Partito comunista (Pci) aveva dato un contributo importante
alla lotta armata antifascista, che lo aveva legittimato come
protagonista al pari del Psiup. Il suo leader era Palmiro Togliatti.
Era un vero partito di massa, di 1.700.000 iscritti nel 1946, che
aveva le sue basi sociali non solo tra gli operai, ma anche in una
parte del mondo contadino e coinvolgeva anche gli intellettuali.
La sua strategia consisteva sia nel porsi all’interno delle istituzioni
democratico-parlamentari, sia nel mantenere un legame
vincolante con l’Urss e nel ribadire la necessità della
socializzazione dei mezzi di produzione
56. • La Democrazia Cristiana (Dc) ereditava l’esperienza
politica del Partito Popolare
• Il programma del partito era ispirato alla dottrina
sociale della Chiesa: rispetto del diritto di proprietà, no
alla lotta di classe, moderata apertura verso riforme
socio-economiche
• La sua base sociale si poneva tra contadini e piccolo-
borghesi
• Il suo leader era Alcide De Gasperi, il suo gruppo
dirigente univa ex popolari e giovani cresciuti nelle fila
dell’Azione Cattolica durante la dittatura fascista.
• La Dc era un partito di massa che aveva un esplicito
appoggio da parte della Chiesa cattolica e era il partito
centrale dello schieramento moderato
La Democrazia cristiana
57. Il Partito liberale e il Partito d’Azione
• Il Partito liberale ereditava buona parte della classe dirigente
prefascista e vantava esponenti importanti come Benedetto Croce e
Luigi Einaudi, era sostenuto da industriali e grandi proprietari terrieri,
ma la sua base elettorale era limitata
• Il Partito repubblicano faceva della questione istituzionale la sua
bandiera: non aveva aderito al CLN per non accettare compromessi
nella sua opposizione alla monarchia
• Il Partito d’azione era una forza politica nuova con idee riformiste
innovative, che aveva avuto un peso importante nella lotta
antifascista: nazionalizzare i grandi complessi dei settori industriali
strategici (elettricità, siderurgia); attuare una riforma agraria
finalizzata alla modernizzazione di rapporti di lavoro e modi di
gestione delle proprietà agricole; sviluppo delle autonomie locali in
chiave federalista.
• Il problema del Pda, partito di grandi intellettuali come Norberto
Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Eugenio Montale, era una base
elettorale ridotta e un’anima politica divisa in due:
liberaldemocratica e socialista.
58. Il Fronte dell’Uomo Qualunque
• Il Fronte dell’Uomo Qualunque fu fondato alla fine del 1945 dal commediografo
Guglielmo Giannini, che già faceva stampare un giornale del medesimo titolo:
affermava di non avere una collocazione ideologica, ma voleva difendere l’«uomo
qualunque», cioè il cittadino medio
• Il Fronte dell'Uomo Qualunque concepisce uno Stato non di natura politica, ma
semplicemente amministrativa, senza alcuna base ideologica. Uno stato tecnico
che funga da organizzatore di una "folla" e non di una "nazione". Secondo
Giannini per governare: «...basta un buon ragioniere che entri in carica il primo
gennaio e se ne vada il 31 dicembre. E non sia rieleggibile per nessuna ragione».
• Da questa visione consegue il concetto che lo Stato debba essere il meno presente
possibile nella società. L'economia dev'essere lasciata totalmente ai privati, in un
sistema totalmente liberista. Se ciò non fosse, lo Stato diverrebbe etico e secondo
Giannini da questa eticità deriverebbe l'oppressione del libero pensiero del
singolo, fino ad arrivare ad una visione imperialista dell'organizzazione centrale.
• I punti cardine sono quindi:
• Lotta al comunismo
• Lotta al capitalismo della grande industria
• Propugnazione del liberismo economico individuale
• Limitazione del prelievo fiscale
• Negazione della presenza dello Stato nella vita sociale del Paese
(wikipedia.org/Fronte dell’Uomo Qualunque)
• Il suo maggiore successo fu alle elezioni del 1946, 5,3% dei voti e 30 deputati
59. I primi governi della liberazione: Parri e De Gasperi
• Al momento della liberazione, Bonomi si dimise dalla
Presidenza del consiglio per favorire la formazione di un
governo più rappresentativo della politica italiana
• L’accordo, molto tortuoso, tra i maggiori partiti dell’ex CLN
portò alla Presidenza del consiglio, come soluzione di
compromesso, l’azionista Ferruccio Parri, uno dei leader politici
della Resistenza
• Parri cercò di attuare un programma con alcuni punti fermi:
epurare le istituzioni e il potere economico da tutti coloro che
erano stati fascisti; tassare le grandi imprese; favorire la ripresa
delle aziende piccole e medie
• Queste proposte gli misero contro lo schieramento moderato,
fino all’uscita del PLI dal governo, nel novembre del 1945, e
all’apertura di una crisi, che finì con la scelta da parte del re di
un nuovo Presidente del Consiglio, il democristiano De Gasperi
60. Il primo governo De Gasperi: svolta moderata e fine dell’epurazione
• Con De Gasperi come Presidente del consiglio il governo
di coalizione tra i partiti del CLN assunse una tendenza
decisamente moderata: le riforme economiche di Parri non
furono attuate, i prefetti nominati dal CLN in Italia
settentrionale furono sostituiti da funzionari di carriera,
spesso ex fascisti.
• Nel giugno 1946 il comunista Togliatti, ministro della
Giustizia, fece approvare e attuare dal governo una ampia
amnistia, che sostanzialmente impedì di proseguire
nell’epurazione contro gli ex fascisti
• Questa decisione sconcertò e deluse soprattutto i
sostenitori della sinistra, che tuttavia poterono solo far
sentire la propria voce in manifestazioni di protesta senza
esito
61. 2 giugno 1946: elezioni per la Costituente e referendum istituzionale
• Il primo governo De Gasperi gestì le prime elezioni libere
dopo oltre vent’anni di regime fascista
• e il referendum istituzionale con il quale gli italiani
avrebbero deciso se mantenere la monarchia o
trasformare l’Italia in una repubblica
• Le elezioni politiche dovevano scegliere i deputati
dell’Assemblea Costituente, che ebbe il compito di scrivere
una Costituzione per l’Italia, in sostituzione del vecchio
Statuto albertino del 1848
• Entrambe le votazioni si svolsero il 2 giugno del 1946 e per
la prima volta votarono anche le donne: per votare
bisognava avere 21 anni di età (61,4% della popolazione)
• L’affluenza alle urne fu senza precedenti, pari al 90% degli
aventi diritto
62. Esito del referendum istituzionale
Il referendum istituzionale
dette come esito la
vittoria della repubblica
sulla monarchia con uno
scarto di circa due milioni
di voti.
La vittoria repubblicana
era dovuta soprattutto al
voto del Centro-Nord
Il 13 giugno il re Umberto
I, che circa un mese prima
era succeduto al padre per
abdicazione, andò in esilio
in Portogallo
63. Esito delle elezioni per la Costituente del 2 giugno 1946
35, 21%
20, 68 %
18, 93%
6, 79%
La Dc raccolse più di un terzo dei
voti, distanziando nettamente Psiup
e Pci; i liberali dell’Udn ebbero un
risultato modesto; disfatta per il PdA
Pci, 104
Psiup, 115
Pri, 23 – PdA,9
Dc, 207
Udn, 41
U Q, 30
L’Assemblea costituente uscita dalle elezioni
Del 2 giugno 1946, per numero di deputati
Grafici: wikipedia-org
Bnl,16
64. Significato del voto costituente del 2 giugno 1946
• L’analisi del voto, messa a confronto al periodo precedente al
Ventennio, dice che
• 1. i partiti di massa sono ampiamente prevalenti
• 2. la Dc aveva sostituito i vecchi schieramenti liberali come
rappresentante dei moderati
• 3. la sinistra si era rafforzata, ma senza ottenere la
maggioranza; era forte al nord e molto debole nel
Mezzogiorno
• 4. Psiup e Pci erano ormai molto vicini
• I. gli elettori avevano superato, almeno in apparenza,
l’esperienza fascista
• II. non erano stati spaventati dalla minaccia di un “salto nel
buio” preconizzata dai monarchici
• III. In grande maggioranza avevano dato fiducia ai partiti
antifascisti
65. Elementi basilari della Costituzione italiana
• L’Assemblea costituente lavorò per circa un anno e mezzo tra
la fine di giugno 1946 e l’immediata vigilia di Natale del 1947
• Dai lavori della Costituente nacque una Costituzione
repubblicana ispirata ai modelli democratici dell’800 rispetto a
istituzioni e diritti politici.
• Sistema parlamentare
• Governo responsabile di fronte alle due Camere: Camera dei
deputati e Senato della Repubblica
• Le due Camere hanno entrambe potere legislativo senza
particolari differenze
• Sono elette a suffragio universale
• Scelgono in seduta congiunta il presidente della Repubblica,
che rimane in carica sette anni
66. Csm, Corte costituzionale, Regioni, referendum
• Il Consiglio superiore della magistratura, a capo del quale
è il presidente della Repubblica, garantisce l’autonomia
dell’ordine giudiziario
• La Corte costituzionale vigila che le leggi siano tutte
conformi ai principi fissati dalla Costituzione
• Le leggi possono essere sottoposte a referendum
abrogativo e annullate, eventualmente, su richiesta di
almeno 500.000 cittadini
• Era prevista la creazione delle Regioni, organismi che
avrebbero avuto maggiore vicinanza ai rispettivi territori e
anche potere legislativo: questo per superare il centralismo
dello stato sabaudo post-risorgimentale
67. La difficile o impossibile attuazione di alcune norme
• La Costituente, su insistenza dei partiti moderati, non
aveva poteri legislativi ordinari, che erano stati affidati
provvisoriamente al governo
• Questo impedì che alcune norme, come quella sul Csm,
sulla Corte costituzionale, sul referendum abrogativo e
sulle Regioni fossero attuate per molti anni
• Alcune affermazioni riguardanti i diritti sociali non furono
attuate: il «diritto al lavoro» (articolo 4) e la limitazione
del diritto di proprietà privata a vantaggio del benessere
collettivo (articolo 42, comma 3)
• Questo avvenne soprattutto perché i principi relativi ai
diritti sociali erano il risultato di una difficile mediazione tra
Dc e partiti di sinistra
68. Le debolezze della Costituzione
• I costituenti non volevano ripetere l’esperienza dittatoriale
fascista
• Per questo pensarono la struttura istituzionale come luogo in
cui offrire spazi di azione e visibilità politica a tutte le forze
politiche
• Passò in secondo piano la questione di dare stabilità e
legittimazione autonoma al potere esecutivo (governo)
• Il modello istituzionale in cui il Parlamento fosse al centro di
ogni decisione dava grande peso ai partiti, che erano rafforzati
anche da una legge elettorale di tipo proporzionale
• Con queste scelte sia costituzionali, sia elettorali, i partiti erano i
destinatari del consenso popolare e gli elementi decisivi della
politica in Italia
• Questo assetto istituzionale obbligava i governi a basarsi su
accordi di coalizione e rendeva difficile l’alternanza
69. • Tra il 1946 e il 1947 Dc, Psiup e Pci governarono insieme,
ma con tensioni crescenti.
• Si accordarono per eleggere come primo presidente
provvisorio della Repubblica Enrico De Nicola, napoletano,
noto giurista liberale.
• Il governo nato dopo le elezioni fu guidato da De Gasperi
fu segnato dalle divisioni determinate dal configurarsi della
guerra fredda
• La Dc voleva mantenere e garantire l’ordine sociale, e
collocare stabilmente l’Italia nel campo occidentale
• Il Pci sosteneva le numerose lotte operaie e contadine
(salario, occupazione, terra) e era vincolato in modo
chiaro all’Urss di Stalin
La situazione post-elettorale: divisioni Dc - sinistre
70. La scissione nel Psiup e la fine della “grande coalizione”
• Il Psiup subì le tensioni di questa situazione a causa delle sue due
anime, riformista e filooccidentale una, classista e rivoluzionaria
l’altra, sostenuta dal segretario Pietro Nenni e maggioritaria nel
partito
• Il suo competitore era Giuseppe Saragat, che era sfavorevole alla
vicinanza con il Pci e con l’Urss di Stalin
• La resa dei conti tra le due anime del partito avvenne a Roma nel
gennaio del 1947, quando durante il congresso del Psiup, la corrente
di Saragat decise di abbandonare il partito e si riunì a Palazzo
Barberini per costituire il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (più
tardi Partito Socialista Democratico Italiano)
• Il Psli uscì dal governo De Gasperi due e provocò la nascita di un De
Gasperi tre, in cui la Dc era più forte e i partiti di sinistra più deboli
• Nel maggio ‘47, dopo forti tensioni all’interno della maggioranza, De
Gasperi diede le dimissioni
• De Nicola, dopo una lunga crisi, diede di nuovo l’incarico a De
Gasperi (quattro) che formò un governo di democristiani e di tecnici
di area liberale: Carlo Sforza agli Esteri e Luigi Einaudi al Bilancio
71. Le elezioni del 18 aprile 1948
• Il 18 aprile 1948 si tennero le elezioni politiche “ordinarie”
per eleggere il primo Parlamento non costituente della
Repubblica
• La campagna elettorale dei mesi precedenti fu segnata
dalla polarizzazione dei partiti in due schieramenti
contrapposti
• Lo schieramento moderato guidato dalla Dc, a cui
aderirono anche liberali, Pri e Psli diventatto Psdi(che
erano entrati nel De Gasperi quattro)
• Il Fronte popolare: univa Pci e Psi che presentarono liste
comuni, ma politicamente era egemonizzato dai comunisti
72. La campagna elettorale della Democrazia cristiana
• La Dc impostò la battaglia elettorale come scontro tra due civiltà,
occidentale della libertà, economica, politica e personale, e della
democrazia; e orientale, della dittatura e del socialismo imposto con
tutti i suoi effetti: collettivizzazione forzata, impoverimento, ateismo
• La Dc potè contare sul sostegno diretto della Chiesa cattolica, a
partire dal papa Pio XII, che impegnò tutte le organizzazioni
cattoliche in una propaganda molto efficace a favore del partito
amico, contando sul tradizionale ossequio verso la Chiesa.
• Inoltre gli Usa, in modo più sfumato, fecero comprendere agli elettori
italiani che la Dc era la rappresentante più affidabile della massima
superpotenza e che in caso di sconfitta democristiana, gli aiuti del
Piano Marshall sarebbero stati sospesi
• Questo associava alla vittoria democristiana prospettive di sviluppo
e benessere che nell’opinione pubblica erano associate agli Usa
• Inoltre era forte il desiderio di ordine e sicurezza sociale
74. • Il Fronte popolare contava sul sostegno dei lavoratori,
specie al Nord, e dei ceti meno abbienti e impostò la
propria campagna elettorale su toni populisti: le liste di
sinistra ebbero come simbolo il viso di Garibaldi
• Punto (molto) debole del Fronte fu il legame troppo forte
con l’Urss e la politica estera del Cominform: la vicenda
della Cecoslovacchia in cui i comunisti conquistarono il
potere con la forza poco prima delle elezioni italiane pesò
notevolmente sull’opinione pubblica
• Inoltre il Psi aveva una base politica indebolitasi dopo la
scissione di Palazzo Barberini e appariva troppo
subordinato al Pci
Il Fronte popolare, tra Garibaldi e Stalin
76. Esito delle elezioni del 18 aprile 1948
percentuali
DC
Fronte Dem
Blocco naz.
Unità social.
US-Pri
Pri
48, 11%
30,76%
77. Distribuzione dei seggi dopo le elezioni del 1948
Seggi alla Camera dei deputati Seggi al Senato della Repubblica
FDP FDP
US – Rep. US – Rep.
DC DC
BN- Mon. BN- Mon.
L’elettorato moderato concentrò i voti sulla DC, che ottenne la
maggioranza assoluta dei seggi alla Camera (gli altri partiti moderati
ebbero risultati modesti)
I due partiti di sinistra persero circa 1 milione di voti rispetto al 1946,
soprattutto a causa del Psi, la cui rappresentanza parlamentare si
78. • Tre mesi dopo le elezioni uno studente di destra Antonio
Pallante sparò a Togliatti, segretario del Pci, che stava uscendo
dalla Camera (14 luglio 1948)
• Per alcuni giorni, come reazione, si creò un clima da guerra
civile imminente, con manifestazioni, barricate e fabbriche
occupate da parte dei militanti di sinistra.
• Durante le manifestazioni e gli scontri furono usati da
dimostranti e forze dell’ordine le armi, tanto che alla fine si
contarono trenta morti e ottocento feriti
• La situazione si ricompose sia per la fermezza mostrata dal
governo De Gasperi, soprattutto dal ministro dell’interno
Scelba, sia per la prudenza dei dirigenti comunisti, in primis
Togliatti,spinti anche da Mosca a non aprire un conflitto civile
• Contribuì a catalizzare le emozioni popolari e a calmarle la
vittoria al Tour de France del ciclista Gino Bartali
L’attentato a Togliatti e il pericolo di guerra civile
79. Nascono tre sindacati: CGIL, CISL e UIL
• Conseguenza sia delle elezioni, sia dell’attentato a Togliatti fu
anche la divisione all’interno del sindacato fino allora unico,
la CGIL, guidata da Di Vittorio
• La maggioranza di sinistra decise di proclamare uno sciopero
come conseguenza dell’attentato al segretario del Pci
• I cattolici, già da tempo a disagio con le strategie della
CGIL,decisero in questa occasione di lasciare il sindacato e di
costituirne uno proprio la Confederazione Italiana sindacato
lavoratori, CISL, guidata da Giulio Pastore
• Pochi mesi dopo anche la componente che faceva
riferimento a Pri e Psdi decise di formare un proprio
sindacato, l’Unione Italiana del lavoro, UIL
• In questo modo terminò in modo definitivo l’unità antifascista
80. La politica economica di Luigi Einaudi
• La Dc decise di dare la gestione dell’economia italiana a Luigi
Einaudi, ministro del Bilancio che agì per ottenere tre obiettivi
(raggiunti)
• 1. ridurre l’inflazione
• 2. dare stabilità alla lira
• 3. risanare il bilancio statale
• La sua azione si mosse lungo tre direttrici
• A. aumento delle tasse e delle tariffe
• B. svalutazione della lira (350 lire=1 dollaro) per favorire le
esportazioni di merci e prodotti italiani e far rientrare
dall’estero i capitali, attirati da un cambio favorevole
• C. restrizione del credito: limitare la circolazione della moneta
e costringere imprenditori e commercianti a vendere le scorte
accumulate nei magazzini in attesa di un aumento dei prezzi
81. Effetti positivi e negativi della politica di Einaudi
• I. La lira recuperò valore
• II. I capitali rientrarono
dall’estero
• III. I ceti medi risparmiatori
ripresero fiducia
• IV. I salariati ebbero
vantaggi dal calo dei prezzi
• I. La disoccupazione
aumentò perché era stato
abolito il blocco dei
licenziamenti: 2 milioni di
disoccupati nel 1948
• II. I fondi del piano
Marshall furono usati per
finanziare le importazioni
di cibo e materie prime,
ma non per far sviluppare il
mercato interno
82. La politica del «centrismo»
• La Dc negli anni 1948-53 realizzò la politica del centrismo
• Essa consistette nell’alleanza del partito cattolico con il Pli,
Pri e Psdi, anche se poteva governare da sola
• Tale strategia politica era finalizzata a rendere
estremamente forte il centro dello schieramento politico
in modo da spingere ai margini della lotta politica le
estreme e renderle inoffensive: Pci e Psi a sinistra e la
destra monarchica e neofascista
• Il centrismo si basava su un politica di moderato
riformismo: nessun mutamento degli equilibri sociali, ma
attuazione di riforme moderate per mantenere il sostegno
popolare, soprattutto dei contadini, che erano lo zoccolo
duro dell’elettorato democristiano
83. La riforma agraria (1950)
• Nella seconda metà del 1950 fu attuata una riforma agraria
• Una serie di norme colpirono le grandi proprietà terriere di alcune
zone: il delta del Po, la Maremma, la Sila, parte di Molise, Campania,
Sardegna, Puglie, l’intera Sicilia
• Tali proprietà, detenute da padroni assenteisti, furono in parte
espropriate e frazionate
• In questo modo, la riforma intendeva creare un ceto diffuso di piccoli
proprietari terrieri
• Nell’immediato queste misure soddisfacevano quanto richiesto
anche con aggressività e violenza nel dopoguerra soprattutto dai
contadini meridionali
• A più lungo termine, la riforma, creando tanti piccoli proprietari
terrieri indipendenti, avrebbe contribuito a dare ordine e stabilità
sociale all’Italia, perché i piccoli proprietari erano tendenzialmente
favorevoli all’ordine e costituivano un’argine a ogni iniziativa
rivoluzionaria.
• Essi si organizzarono nella Confederazione dei Coltivatori diretti
(Coldiretti) egemonizzata politicamente dalla Dc.
84. Altre riforme dei governi De Gasperi
Altre riforme dei governi centristi
• 1. la creazione della Cassa per il Mezzogiorno (durata fino
al 1983), ente pubblico che doveva sostenere e
promuovere lo sviluppo del Sud finanziando la costruzione
di infrastrutture e fornendo prestiti a imprese che fossero
fondate in zone depresse – i risultati furono in chiaroscuro
• 2. legge Fanfani per finanziare la costruzione di case
popolari
• 3. riforma Vanoni: veniva introdotto per la prima volta
l’obbligo da parte dei cittadini di presentare la denuncia
dei redditi (il Pli, in disaccordo con questa riforma,
abbandonò il governo)
85. Conflittualità sociale e repressione (1948-1953)
• Nei cinque anni 1948-1953 la conflittualità sociale, guidata e
sostenuta dai partiti di sinistra e dalla Cgil, si mantenne molto
elevata
• Ciò fu dovuto in parte alla forte contrapposizione ideologica di
Pci e Psi contro il centrismo
• In parte la durezza dell’opposizione fu dovuto all’effettivo
disagio in cui si trovava una parte importante dell’Italia:
disoccupazione alta e salari relativamente bassi
• A scioperi e manifestazioni il governo, con il ministro
dell’interno Scelba, rispose con l’uso di mezzi repressivi anche
violenti, come i reparti celeri, cioè gruppi motorizzati di pronto
intervento contro i dimostranti; e l’uso di armi da fuoco
• Furono usati anche mezzi legali, come leggi e regolamenti
varati in epoca fascista e mai abrogati, per limitare la libertà di
riunione
• Tesserati del Psi, Pci e Cgil furono schedati dalla polizia e
talvolta esclusi dall’impiego in uffici pubblici
86. La «legge truffa» (1953)
• Il governo centrista volle assicurarsi rispetto alle
tensioni sociali che in si facevano più dure in prossimità
delle elezioni del 1953
• Decise di far approvare dalle camere una legge
elettorale in base alla quale i partiti apparentati, cioè
che dichiarassero pubblicamente la propria alleanza
prima delle elezioni e che avessero ottenuto il 50, 01%
dei voti, avrebbero poi eletto il 65% dei deputati alla
Camera
• Lo schieramento centrista sembrava l’unico in grado di
ottenere quel risultato, e per questo le opposizioni di
sinistra e destra chiamarono questo sistema elettorale
“legge truffa”, fatta per blindare la maggioranza
esistente. La legge fu approvata nel marzo 1953.
87. Il fallimento della «legge truffa»
La “legge truffa” non portò ai
risultati sperati dal governo
centrista: la Dc e suoi alleati
persero voti rispetto al 1948.
L’obiettivo del 50,01% fu
mancato per poche migliaia
di voti
Guadagnarono invece sia i
parti di sinistra (Pci,
soprattutto), sia la destra
monarchica e neofascista
Nel luglio 1953 De Gasperi si
dimise da Presidente del
consiglio. Morirà circa un
anno dopo
89. La riconversione negli Usa
• La II guerra mondiale aveva stimolato la produzione
industriale statunitense indirizzata a sostenere lo sforzo
bellico: era raddoppiata
• La disoccupazione era pari quasi a zero
• Il reddito nazionale era aumentato del 75%
• Terminato il conflitto, gli Usa dovettero riconvertire la
produzione a fini di pace
• I controlli sulle attività industriali furono aboliti
• Il bilancio statale andò incontro a un forte deficit dovuto alle
spese militari e al piano Marshall
• Nel 1947 contro la volontà del presidente Harry Truman il
Congresso americano approvò il Taft-Hartley Act che limitò il
diritto di sciopero nelle industrie considerate di interesse
nazionale, per controllare e reprimere la conflittualità operaia
90. Il maccartismo
• La paura del comunismo si trasformò in vera e propria
paranoia, che determinò una campagna anticomunista dal
1949
• Fu formata una commissione del Congresso guidata dal
senatore repubblicano Joseph McCarthy che doveva reprimere
le “attività antiamericane”. Per questo la campagna
anticomunista fu nota come “maccartismo” o “caccia alle
streghe”
• Nel 1950 il Congresso approvò l’Internal Security Act, legge con
la quale potevano essere emarginati o espulsi sia dalla
pubblica amministrazione, sia dal mondo della cultura e dello
spettacolo tutti coloro che erano sospettati di essere comunisti
o simpatizzanti comunisti
• Solo nel 1955 la campagna anticomunista si avviò a
conclusione, a causa dell’errore politico di McCarthy che arrivò
a attaccare e sospettare di filocomunismo anche l’esercito
91. Il dopoguerra nell’Urss: la ripresa dello stalinismo
• L’Urss nel dopoguerra diventò una dittatura totalitaria
ancora più rigida
• Le purghe staliniane ricominciarono, sia contro i membri
“sospetti” del Pcus, sia contro i comuni cittadini
• La repressione della libertà di parola e pensiero si fece
sempre più rigida e violenta
• Questo irrigidimento era finalizzato a orientare ogni sforzo
del paese per la ricostruzione e contemporaneamente per
la competizione con l’Occidente e gli Usa, per mostrare la
potenza dell’Urss e la sua capacità di farcela da sola senza
aiuti esterni
• In realtà l’Urss si valse delle risorse esterne sotto forma
delle riparazioni di guerra imposte ai paesi entrati
nell’orbita sovietica: dalla Bulgaria alla Germania Est
92. La ricostruzione in Urss: grandi traguardi , bomba atomica e
impoverimento
• Il paese avviò una ricostruzione a tappe forzate che nei
numeri fu travolgente: nel 1950 la produzione industriale
era più del doppio di dieci anni prima
• L’industria pesante (siderurgia, armamenti, cantieristica) fu
privilegiata nell’ottica di una politica di potenza e di
confronto con gli Usa,mentre l’agricoltura e la produzione
di beni di consumo vennero indebolite
• L’Urss diventò una potenza militare tanto che nel 1949
sperimentò la sua prima bomba atomica in Kazakhstan
• L’altra faccia della medaglia fu l’impoverimento della
popolazione, che spesso viveva in condizione al limite
della fame specie nelle campagne e un clima sociale
plumbeo
93. Dalla morte di Stalin (1953) al rapporto Kruscev (1956)
• Nel 1953 il “piccolo padre” Stalin morì, dopo circa un trentennio di
potere assoluto sull’Urss.
• Al comando dell’Urss il Pcus instaurò un gruppo di esponenti del
partito che erano stati collaboratori di Stalin: tra di essi si
susseguirono continui scontri che portarono all’uscita di scena
successiva di tutti i membri di questo potere collegiale, a parte Nikita
Kruscev, il segretario del Pcus
• Kruscev riuscì a acquisire un potere molto ampio, accumulando
nelle sue mani il ruolo anche di Primo ministro
• Kruscev adottò una politica chiamata di distensione:
• 1. fece ritirare le truppe russe da Vienna, purchè gli occidentali
garantissero la neutralità dell’Austria (Trattato di Vienna, 1955)
• 2. decise di sciogliere il Cominform
• Importante fu però soprattutto il rapporto che Kruscev pronunciò nel
febbraio 1956 al XX congresso del Pcus: in questa sede illustrò tutti
gli arresti di massa, le deportazioni, le torture e i processi voluti da
Stalin, facendone ricadere la responsabilità solo e esclusivamente
sul leader defunto
• Il rapporto Kruscev fu letto solo ai dirigenti del Pcus, ma il suo
contenuto giunse in Occidente
94. La Gran Bretagna laburista e il Welfare State
• In Gran Bretagna le elezioni tenutesi subito dopo la guerra videro la
vittoria a sorpresa dei laburisti guidati da Clement Attlee
• Il governo laburista agì profondamente nell’economia: nazionalizzò
la Bank of England, le industrie elettriche e carbonifere, le imprese
siderurgiche e i trasporti, per tenere sotto controllo i settori chiavi
della ricostruzione postbellica
• Introdusse riforme che portarono al Welfare State (“Stato del
benessere”): l’obiettivo fu che tutti gli inglesi avessero un livello di
benessere e di protezione sociale garantito
• Il salario minimo per ogni lavoratore
• Il Sistema sanitario nazionale: prestazioni mediche e ospedaliere
gratuite per tutti i cittadini
• Assicurazioni contro malattie, infortuni vecchiaia e disoccupazione
• Questo Welfare State molto costoso viene pagato dalle tasse di
lavoratori e imprenditori
• Effetti di questo sistema furono una forte pressione fiscale e una
notevole riduzione dei consumi, dovuta al fatto che gli stipendi e i
salari furono tenuti sotto controllo dal governo
95. • Le elezioni postbelliche in Francia (ottobre 1945) furono vinte dal
Movimento repubblicano popolare, cattolico-moderato, dal Partito
socialista e dal Partito comunista, che diedero vita a un governo di
coalizione guidato dal generale Charles De Gaulle, moderato e
protagonista della lotta antifascista
• Il Parlamento eletto nel ‘45 avrebbe dovuto scrivere una nuova
Costituzione repubblicana (IV Repubblica francese)
• La situazione politica fu però da subito molto caotica: i partiti di massa
volevano un sistema parlamentare con un Presidente della repubblica dai
poteri limitati
• De Gaulle propendeva invece per una repubblica presidenziale sul
modello americano, ma constatata l’impossibilità del suo progetto si dimise
da primo ministro
• Si svolsero ben due referendum (1946 e 47) per decidere sul progetto di
repubblica parlamentare elaborato dal parlamento: il primo la respinse, il
secondo la approvò di stretta misura tra molte astensioni
• Negli anni a seguire la Francia fu un paese politicamente molto instabile a
causa del sistema elettorale proporzionale
• Dal 1947, il Partito comunista, su pressioni americane e per volontà del
Movimento repubblicano popolare fu escluso dal governo
La Francia della IV Repubblica
96. La Germania ovest: nuova costituzione e leadership
di Adenauer
• La Germania fu divisa in due Stati
• La RFT nel 1949 ebbe una nuova Legge fondamentale
(costituzione) approvata dal Consiglio parlamentare, un
parlamento eletto a suffragio universale , composto dai
rappresentanti dei Lander e controllato dai vincitori
• La Legge era simile per impianto alla costituzione di Weimar:
stato federale e impianto parlamentare, ma differente sia
perché i poteri del Presidente della repubblica erano limitati,
sia perché il sistema elettorale era finalizzato a rendere il
quadro politico meno frammentato
• Le elezioni tenute nel 1949 furono vinte dai partiti moderati
cristiano democratici: il cancellierato sarà mantenuto da Konrad
Adenauer per quattordici anni (1949-1963)
97. Gli Usa aiutano la ricostruzione della RFT
• La RFT ebbe una poderosa crescita economica negli anni
Cinquanta, grazie all’integrazione del paese nel blocco
occidentale
• Gli Usa per favorire la ripresa produttiva tedesca
rinunciarono alle riparazioni di guerra a loro dovute e
estesero anche alla RFT il piano Marshall
• Il loro obiettivo era di sostenere un paese che nonostante
la guerra distruttiva conservava notevoli potenzialità
imprenditoriali utili all’intera economia occidentale e
europea per ricostruirsi
• Inoltre la ricostruzione tedesca aveva grossi effetti
propagandistici per dimostrare il benessere che
l’economia di mercato era in grado di portare a chi la
adottasse
98. Il Giappone diventa una monarchia costituzionale
• Il Giappone al termine della II guerra mondiale fu sottoposto a
un governatore americano, il generale Douglas MacArthur,
uno dei protagonisti della vittoria statunitense nel conflitto
• Gli statunitensi imposero al paese una costituzione che
trasformò il Giappone: da impero autocratico a monarchia
costituzionale, dopo che negli Usa si era formato un movimento
dell’opinione pubblica che voleva esautorare l’imperatore
Hirohito, responsabile della guerra alla pari di Hitler e Mussolini
• Fu MacArthur,tra gli altri, a insistere sull’opportunità di
mantenere la monarchia nipponica come necessario elemento
di unificazione del paese e per il timore che il Giappone
potesse, da repubblica, cadere sotto l’influenza sovietica
• Inoltre fu avviata una riforma agraria che intendeva
modernizzare il paese, anche se non venne messa in
discussione l’influenza dei ceti conservatori, utili a legare il
paese agli Usa e a mantenerlo nell’ambito del mondo
capitalistico
99. La crescita impetuosa del Giappone
• Durante la guerra di Corea il Giappone fu un’importante base
logistica e fornitore dell’esercito statunitense
• I grandi conglomerati industriali (Honda, Mitsubishi, Matsuda)
guidati da importanti famiglie imprenditoriali non vennero
smantellati e a partire dagli anni ‘50 diventarono fondamentali per
la rinascita economica del paese, che ridiventò una delle potenze
industriali del mondo: 15% fu il tasso di sviluppo annuo tra gli anni 50
e 70
• Fu importante per la ricostruzione economica sia l’assistenza
americana, sia la stabilità politica, in quanto per decenni il Giappone
fu guidato dal Partito liberaldemocratico, che era il punto di
riferimento dei gruppi economici e dell’opinione pubblica moderata
• Senza più spese militari (il paese era smilitarizzato per costituzione)
e puntando sul rilancio produttivo, il Giappone crebbe puntando sui
settori industriali più innovativi: siderurgia, cantieristica,
automobile e elettronica, e sulla modernizzazione tecnologica
100. Bibliografia
• A.M.Banti, Il senso del tempo, Bari, Laterza,
vol.3
• B. Bongiovanni, Storia della guerra fredda,
Bari, Laterza
• G.Sabbatucci-V.Vidotto, Il mondo
contemporaneo. Dal 1848 a oggi, Bari, Laterza