3. L'eruzione del Vesuvio La mattina del 24 agosto del 79 d.C., verso le ore 13,00,si sentì un boato nella regione vesuviana. Dal vulcano una nube di gas e pomici si proiettò in alto, ed oscurò il cielo. Una pioggia di lapilli e frammenti litici ricoprì Pompei: durò fino al giorno dopo facendo crollare i tetti e mietendo le prime vittime. I Pompeiani tentarono di ripararsi nelle case o sperarono nella fuga, camminando sul letto di pomici che si andava formando, alto ormai più di 2 m. Ma alle 7.30 del 25 agosto, una scarica violentissima di gas tossico e cenere ardente devastò la città: essa si infiltrò dovunque, sorprendendo chiunque cercasse di sfuggire e rendendo vana ogni difesa. La pioggia di cenere finissima, depositata per uno spessore di circa 6 m , aderì alle forme dei corpi e alle pieghe delle vesti e avvolse ogni cosa. E quando, dopo due giorni, la furia degli elementi si placò, l'intera area aveva un aspetto diverso: una coltre bianca avvolgeva tutto . Per lungo tempo la presenza umana fu rara e marginale, e solo con l'imperatore Adriano, intorno al 120 d.C., fu ripristinato almeno l'assetto viario nella zona.
5. I calchi dei corpi Nella cenere solidificata furono ritrovati i vuoti corrispondenti a corpi; in seguito questi corpi vuoti furono riempiti con colate di gesso (o altro),e ora abbiamo i calchi esatti delle vittime dell'eruzione !
15. La casa del fauno(satiro) La casa, così denominata dalla statuetta bronzea del fauno posta al centro dell'impluvio, occupa un intero isolato, con una superficie di quasi 3000 mq. Risale, complessivamente, al II sec. a.C., mentre il quartiere del bagno e dei servizi fu risistemato nel I secolo d.C. La grande estensione, l'architettura imponente con due atri e i due ampi giardini con peristilio , ne facevano, forse, la più maestosa delle abitazioni pompeiane. Conserva alle pareti resti della decorazione pittorica nello stile più antico, mentre i numerosi mosaici che impreziosivano i pavimenti dei vari ambienti sono stati trasportati al Museo di Napoli. Celebre è quello con la battaglia di Dario ed Alessandro , che costituiva il pavimento dell'esedra con due colonne sulla fronte, posta tra i due peristili.
43. L'alimentazione All'alba, per colazione , si consumava pane e formaggio o verdure e ciò che era avanzato dalla sera precedente. Seguiva uno spuntino a metà giornata , spesso consumato nelle numerose taverne dell'epoca: il pasto era a base di focacce, pesce fritto, salsicce e anche dolciumi e frutta. Dalle 4 del pomeriggio, nei triclìni, le sale da pranzo, si consumava la cena : dagli antipasti a base di uova e olive si passava alle portate di carne e pesce farcite, fino a dolci e frutta. Le cene erano allietate da letture e recitazioni, cantanti, suonatori e ballerini. Dopo la cena seguivano le bevute in un triclìnio pulito. Il vasellame da mensa consisteva in ciotole, brocche, bicchieri. Normalmente si mangiava con le mani; non esistevano forchette, ma sono stati rinvenuti cucchiai e coltelli. Per questo erano serviti ai commensali dei catini con acqua per lavarsi lemani. Tra i piatti particolari e costosi c'era il gàrum che qui a Pompei era prodotto ed esportato. Si tratta di una salamoia di pesce lasciato a fermentare al sole. Conservata sotto sale era spesso mescolata con vino, aceto o erbe aromatiche, ed era utilizzata per condire un'infinità di vivande. Il vino era la bevanda più diffusa, sia bianco che rosso. Era tagliato con acqua e aromatizzato con miele, spezie, erbe. Una bevanda economica era la pòsca , costituita da aceto diluito in acqua.