2. DEFINIZIONE DI VULCANO
Un vulcano può essere definito come una frattura
nella crosta terrestre, in corrispondenza della quale il
magma viene in superficie nel corso di un’eruzione.
Comunemente i materiali eruttati tendono ad
accumularsi attorno al centro di emissione,
costruendo edifici vulcanici di forma e dimensioni
variabili a seconda della composizione chimica del
magma, della dinamica eruttiva, del tipo e
quantità di materiali emessi, e della durata
dell’attività vulcanica. Gli edifici possono essere
lineari o centrali
3. La struttura visibile dall’esterno rappresenta
L'EDIFICIO VULCANICO
In base alla forma dell'edificio è possibile distinguerli in:
Vulcani lineari
vulcani a scudo
vulcani a cono
Strato vulcano.
Esistono inoltre vulcani policentrici, cioè costituiti da
più bocche eruttive attive contemporaneamente in genere
lungo fratture, che determinano la formazione di grandi
espandimenti di lave basaltiche, ad esempio nelle zone di
rift continentale.
10. ORIGINE DEI MAGMI
Quando un magma si viene a trovare in condizioni di minore
densità rispetto alle rocce circostanti, si verifica un
trasferimento di energia e di materia dal basso verso l'alto.
Il magma risale e durante la risalita costituisce grandi corpi a
forma di roccia, chiamati diapiri magmatici.
Essi continuano a spingere verso l'alto e così deformano e
fratturano le rocce sovrastanti.
Giunti in prossimità della superficie, i diapiri magmatici
tendono a fermarsi per un periodo di tempo più o meno lungo.
Lo spazio da loro occupato costituisce il cosiddetto bacino o
serbatoio magmatico.
Nella camera magmatica ci sono condizioni di equilibrio.
Quando si determina una variazione dell'equilibrio si ha
l'eruzione vulcanica
11. La composizione del magma Il magma è una massa
parzialmente o completamente fusa, costituita da una miscela di minerali e
di gas. Il suo componente principale è rappresentato dalla silice (SiO2), la
stessa sostanza di cui è fatto il quarzo, che si riscontra in percentuali
variabili dal 45 al 70%. Il secondo componente in ordine di abbondanza è
l'allumina (AlO3),presente fra il 10 e il 20%. Poi, in quantità inferiori al
10%, seguono diversi ossidi di ferro,manganese, magnesio, sodio, potassio,
titanio, e altri.
Rilevante in questa specie di zuppa di minerali è la presenza di gas e vapori,
sotto forma di acqua (H2O), anidride carbonica (CO2), anidride solforosa
(SO2), idrogeno (H2), ossido di carbonio (CO), e acidi solfidrico (H2S),
cloridrico (HCl) e fluoridrico (HF). Tutti i prodotti gassosi insieme possono
raggiungere fino al 5% dell'intera massa fusa.
Quando la pressione litostatica esercitata sul magma diminuisce, diminuisce anche
la solubilità dei gas che sfuggono dal magma e si accumulano nella parte superiore
della camera magmatica esercitando una forte spinta nei confronti delle rocce
sovrastanti.E’ proprio questa enorme spinta che determina la frantumazione della
roccia e i tremori del suolo, quindi la creazione di un varco, il camino vulcanico
per la fuoriuscita del magma che traboccando all’esterno diventa lava privata della
12. L’ERUZIONE VULCANICA
ESPLOSIVA: avviene con violente esplosioni, quando il MAGMA
è poco fluido e molto ricco di gas.
EFFUSIVA: avviene quando il MAGMA è molto fluido, ed esce dal
cratere scorrendo come un fiume.
13. L'ATTIVITA' ERUTTIVA
Quando un magma si viene a trovare in condizioni tali da raggiungere
la superficie esterna del pianeta, si ha una eruzione vulcanica.
Questa può verificarsi tramite l'espulsione di un magma come un
continuo liquido a viscosità variabile che fluisce lungo la superficie,
eventualmente frammentandosi durante il flusso, oppure tramite la
violenta espulsione di miscele di gas e materiale solido o
parzialmente fuso, frammentato a causa della espansione esplosiva
dei volatili contenuti nel magma o a causa dell'istantanea
vaporizzazione di acqua esterna al sistema, che può venire a contatto
con il corpo magmatico.
Nel primo caso l'eruzione viene detta effusiva, e il suo prodotto è una
colata lavica;
nel secondo caso l'eruzione viene detta esplosiva e determinerà la
messa in posto di una vasta gamma di prodotti piroclastici.
Il verificarsi di una eruzione vulcanica effusiva o esplosiva dipende in
buona sostanza dalle proprietà fisiche del magma che la alimenta.
14. I PRODOTTI DELL’ATTIVITA’ VULCANICA
•Prodotto solidi misurabili in base alle dimensioni espresse
in mm ;
- particelle < 1/16 di mm ceneri vulcaniche
- « ÷ 1/16 e 2 mm sabbie vulcaniche
- « ÷ 2 e 64 mm lapilli
- « ÷ 64 e 10 cm brandelli di lava
- « > 10 cm bombe vulcaniche
•Prodotti gassosi vapore acqueo CO2 ; SO3
nubi ardenti
•Prodotti liquidi lave basiche – acide – colate
di fango
15. La solidificazione delle lave basaltiche
Le lave basaltiche possono, solidificando, portare a molteplici strutture:
•lave a corda o pahoehoe .Si tratta di lave molto basaltiche che scorrono a
fiumi, uno strato sopra l'altro. Il più superficiale solidifica, mentre i
sottostanti, scorrendo, lo incurvano. Solidificando, sono responsabili della
forma dei cosiddetti vulcani a scudo
•blocchi coriacei. Si tratta di lave basiche, ma meno rispetto a quelle a corda
con una % di SiO4 > del 52%. Lo strato che raffreddando solidifica è più
spesso e quelli sottostanti invece di incurvarlo lo spezzano.
16. lave a cuscino (pillow-lavas), quando la lava fuoriesce a grandi
profondità, nel mare, raffredda in fretta ma i gas sgorgano liberandosi
molto lentamente
17. LAVE AA
Le colate di tipo aa sona caratterizzate da superfici
accidentati, irregolari, frammentate, scoriacee formate da
fessurazione colonnare e dalla presenza di vescicole di
forma bollose. La forma scoriacea di queste lave è dovuta
all’improvisa perdida dei gas dalle vescicole che
esplodendo fanno assumere la tipica struttura scoriacea
19. Hanno base ampia e sono tra i
più alti del sistema solare
VULCANI CENTRALI A SCUDO
20. VULCANI A SCUDO
I vulcani a scudo sono costituiti essenzialmente
dall'accumulo di colate laviche a composizione basaltica,
con intercalati subordinati depositi piroclastici originati da
esplosioni stromboliane (depositi di scorie da caduta) e/o
freatomagmatiche (depositi di ceneri e lapilli da caduta, da
flusso e da surge). L'edificio che ne deriva ha una forma
convessa verso l'alto ed ha base circolare o ellittica in pianta
e sono i più alti tra i pianeti terrestri del nostro sistema
solare.
I vulcani a scudo possono essere distinti in tre tipi
fondamentali:
•Vulcani a scudo di tipo hawaiiano
•Vulcani a scudo di tipo islandese
•Vulcani a scudo tipo Galàpagos
21. I vulcani a scudo di tipo hawaiiano sono generalmente di grandi
dimensioni (diametro di base fino a 250 km) e di forma ellittica –
altezza altre 9000 metri parteti poco ripidi o dolci.
22. I vulcani a scudo di tipo islandese sono generalmente di piccole
dimensioni, con un diametro di base che non supera i 15 km.
23. I vulcani a scudo tipo Galàpagos costituiscono un tipo intermedio fra
il tipo hawaiiano e quello islandese. Essi infatti sono poligenici, hanno
un diametro di base al livello del mare di 45-80 km, e sono
caratterizzati dalla presenza di caldere sommitali di diametro
compreso tra 3 e 9 km.
24. TIPI DI ERUZIONI ED EDIFICI VULCANICI
• Influenzano la morfologia e dipendono dalla viscosità a dalle
condizioni chimiche
27. Coni di scorie (o pomici)
I coni di scorie sono piccoli edifici vulcanici,
formati nel corso di eruzioni subaeree di tipo
stromboliano, della durata di pochi giorni o
pochi anni. Essi sono formati dall’accumulo di
frammenti messi in posto secondo traiettorie
balistiche nelle immediate vicinanze del centro
di emissione. La forma di questi edifici, in
pianta, è approssimativamente circolare o, talora,
allungata se l’attività che ne determina la
formazione si protrae nel tempo, con il centro di
emissione che migra lungo una frattura.
29. MAARS
Il termine maar è stato usato nella letteratura geologica per indicare
genericamente edifici vulcanici di altezza modesta rispetto al
diametro di base, comprendendo in questa definizione anche i coni
e gli anelli di tufo. Il termine maar dovrebbe essere usato
esclusivamente per crateri originati nel corso di eruzioni
freatomagmatiche, caratterizzati da:
•versanti interni molto acclivi o subverticali
•fondo posto a quota inferiore rispetto al piano campagna
•depositi originati nel corso dell'eruzione immergenti verso
l'esterno
35. CALDERE E CAMPI VULCANICI INTRACALDERICI
Le caldere sono strutture da collasso vulcano-tettonico che si
presentano come ampie depressioni a contorno frequentemente
subcircolare o ellittico (sono tuttavia note anche caldere di forma
irregolare), di diametro superiore ad un chilometro, caratterizzate da
pareti interne subverticali. Esse risultano dallo sprofondamento di una
parte più o meno cospicua del tetto di una camera magmatica
superficiale, svuotatasi a seguito di una grossa eruzione esplosiva.
41. Gli effetti disastrosi di un'eruzione sono
tanto maggiori quanto maggiore è
l'urbanizzazione dell'area circostante al
vulcano e quanto maggiore è la probabilità
di avere fenomeni di tipo esplosivo.
IL RISCHIO VULCANICO:
42. Il Rischio è definito (Unesco, 1972, Fournier
d'Albe, 1979) come il prodotto:
Rischio = (Danno) x (Pericolosità)
Danni che il vulcano potrebbe provocare nel
contesto in cui è inserito (tipologia costruzioni,
densità abitativa, etc.)
Pericolosità è la probabilità che una data area
sia soggetta ad un determinato evento
vulcanico distruttivo .
43. In tale contesto, per la densità degli
insediamenti urbani che lo circondano, un
vulcano a rischio altissimo è il Vesuvio, a
riposo dal 1944.
IL RISCHIO VULCANICO IN
ITALIA:
44. Un’altra area a rischio vulcanico altissimo è
quella dei Campi Flegrei, i cui lenti
movimenti verso l’alto o verso il basso
(bradisismi), che saltuariamente si
manifestano,sarebbero causati da movimenti,
in una massa di magma posta a qualche km di
profondità.I campi Flegrei, sono un complesso vulcanico
con una lunga evoluzione - iniziata 50.000
anni fa - che comprende circa 20 crateri
disseminati su un’area di 65 km2
.
IL RISCHIO VULCANICO
45. IL RISCHIO VULCANICO:
Nel caso del Vesuvio e dei Campi Flegrei, la cui
attività è stata quasi sempre esplosiva,l’unica
possibilità di difesa è:
riconoscere l’avvicinarsi di un’eruzione
attraverso lo studio dei prodotti e delle
caratteristiche delle eruzioni precedenti e la
rilevazione continua di certi parametri fisici e
chimici
Per potere evacuare tempestivamente l’area.
46. IL RISCHIO VULCANICO:
Se l’attività vulcanica è prevalentemente
effusiva:
si può tentare di attuare una difesa attiva
L’Etna, laboratorio naturale per la
Vulcanologia, in relazione agli insediamenti
urbani e agricoli in espansione sui suoi versanti,
è una sorvegliato speciale.