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Marketing avanzato
per i beni e i servizi

    Prof. Nicola Cobelli
ULTERIORI problemi e difficoltà
La gestione del prodotto o della marca richiede
            un’organizzazione costosa
 che un’impresa di medie o piccole dimensioni
             non può permettersi.
Team Interfunzionale

composto dai principali responsabili delle varie
 funzioni e presieduto dal CEO dell’impresa, che
    è chiamato a occuparsi delle questioni di
              marketing strategico.
Team ad hoc temporaneo

è incaricato di occuparsi di un problema specifico
                (marketing operativo)
      durante un periodo di tempo limitato
TANTO CHE SI PARLI DI PICCOLE O DI GRANDI IMPRESE…

negli ultimi anni, diversi studi pubblicati negli Stati Uniti e
in Europa, hanno evidenziato una crescente
insoddisfazione dei CEO e dei consigli di amministrazione
verso i risultati del marketing tradizionale e, in particolare,
verso il suo:

 scarso spirito finanziario;
 la bassa produttività delle organizzazioni funzionali
tradizionali.
Fig. 54
Vi sono diversi possibili
       ORIENTAMENTI
che l’impresa può assumere
IL MARKETING PASSIVO:
L’ORIENTAMENTO AL PRODOTTO
IL MARKETING OPERATIVO:
L’ORIENTAMENTO ALLA VENDITA
IL MARKETING STRATEGICO:
L’ORIENTAMENTO AL CLIENTE
LEADER

         FOLLOWER
LIMITI DELL’ORIENTAMENTO AL
CLIENTE
 Ipotesi implicita: soddisfare il cliente è la priorità
  dell’impresa.
 Alcune domande:

- Il cliente va soddisfatto a breve, medio o lungo termine?
  (responsabilità sociale)
- La pratica di marketing non tende a soddisfare i bisogni
  individuali a scapito di quelli collettivi? (le risorse
  naturali sono limitate, questioni ambientali)
- Questo orientamento non rischia di precludere le
  innovazioni di rottura?
Tutti gli approcci precedentemente descritti
           fanno parte del cosiddetto

       MARKETING TRADIZIONALE
IL MARKET-DRIVEN MANAGEMENT
 L’ORIENTAMENTO AL MERCATO


     Lavoro di gruppo
DIFFERENZE PRINCIPALI
             TRA MKT TRADIZIONALE E MDM

   Mkt tradizionale è orientato al cliente;
    si rivolge agli attori principali del mercato (clienti, concorrenti,
    distributori, prescrittori ecc.)

   Mkt tradizionale è modello semplice di risposta mentre il MDM
    tiene conto non solo del cliente, ma anche della spinta tecnologica
    (mkt proattivo):

   Mkt tradizionale: “azione”
    MDM: “cultura-analisi-azione”.

   Concetto tradizionale di Mkt è confinato alla funzione marketing,
    mentre nel MDM il marketing è una cultura di base che pervade
    ogni funzione all’interno dell’azienda.
L’ORIENTAMENTO AL MERCATO:
    IL MARKET-DRIVEN MANAGEMENT
  L’orientamento al mercato e il market-driven è una
  risposta a tre fattori:
a) La globalizzazione dell’economia mondiale.
b) La rivoluzione delle nuove tecnologie dell’informazione
    e della comunicazione (ICT) con il conseguente
    sviluppo del commercio elettronico.
c) L’emergere di nuovi valori che promuovono
    un’economia sociale di mercato orientata a uno
    sviluppo sostenibile.
IL MARKET-DRIVEN
     MANAGEMENT
NEL MERCATO GLOBALE
GLOBALIZZAZIONE

   Non significa soltanto che uno stesso prodotto può
    essere acquistato in tutto il mondo.

   Significa invece che le imprese sono in concorrenza le
    une con le altre: non ci sono più barriere tra i mercati.
FATTORI SCATENANTI DELLA GLOBALIZZAZIONE:

   Crescita economica di Paesi precedentemente marginali
    dal punto di vista economico-industriale. Investimenti
    industriali in questi Paesi (es. Croazia per Germania).

   Evoluzione delle tecnologie (soprattutto informatiche e
    di trasporti).

   Assetti geopolitici e istituzionali concilianti (UE)

   Convergenza di modelli culturali e comportamentali
    delle persone.
   Globalizzazione, quindi: integrazione materiale e
    immateriale di aree sempre più vaste e fisicamente non
    necessariamente vicine del globo.

   Quindi, il paese di origine on rappresenta più il punto di
    riferimento essenziale della propria evoluzione
    economica e competitiva.



       ATTENZIONE: non è un processo irreversibile!!!
STATI MEMBRI DELLA WTO
La globalizzazione non è più confinata a settori
  industriali, come:

 elettronico,
 farmaceutico,
 automobilistico e
 dei prodotti di marca di largo consumo.
   Negli ultimi dieci anni:

           supermercati (Carrefour, Ikea),
          bar e caffetteria (caffè Starbucks),
          banche (Citybank e Amro),
          stampa e sviluppo foto (chioschi Fnac e Kodak),
          fast food (McDonald’s, Quick e Häagen-Dazs).
Goshal e Nohria l’ambiente internazionale
con riferimento a due dimensioni:
  • Forze locali.
  • Forze globali.


 Per entrambe queste dimensioni è possibile
 identificare due livelli (forte e debole)
 e operare una distinzione a grandi linee fra
 quattro condizioni ambientali.
I benefici derivanti da una strategia di
globalizzazione sono ben noti:

• Economie di scala.
• Velocità d’introduzione nel mercato.
• Opportunità di creare un’unica marca e
  un’unica identità di marca a livello globale.
Esistono anche molti svantaggi:

•   Rallentare altre decisioni di marketing
•   Capacità di risposta minore
•   Pericolo di sviluppare prodotti non in linea con
    le esigenze dei consumatori
•   Gestione del rischio
LA GLOBALIZZAZIONE FAVORISCE LA NASCITA DI
          UN ECONOSISTEMA


  un complesso raggruppamento di società e clienti,
   fornitori, concorrenti, distributori, prescrittori e
                        partner
  che dall’interazione ottengono vantaggi reciproci.
Il mercato con riferimento a 7 attori di mercato:

1.     clienti,
2.     partner,
3.     distributori,
4.     competitor,
5.     prescrittori,
6.     facilitatori
7.     altri stakeholder.
1. CLIENTI
La soddisfazione del cliente è il concetto
centrale del marketing tradizionale.
2. PARTNER

Domanda indiretta esiste perché il valore di
alcuni prodotti si concretizza quando se ne
associa l’utilizzo ad altri prodotti.
Al fine di raggiungere un orientamento che
  consenta di soddisfare anche la domanda
indiretta, molte imprese hanno adottato una
       politica di “vendita di soluzioni”.
3. RIVENDITORI

Il passaggio di potere dai fornitori ai rivenditori di massa.

Oggi, come è stato precedentemente sottolineato, tra i
 principali cambiamenti del contesto vi sono:

  la crescente concentrazione dei rivenditori,
 lo sviluppo di gruppi di acquisto al dettaglio su base
  internazionale,
 il    sempre maggiore impiego di tecnologie
  dell’informazione da parte dei rivenditori alimentari
  europei.
Si verifica, dunque, la necessità di un
ORIENTAMENTO AL DISTRIBUTORE.
4. COMPETITOR
5. PRESCRITTORI E INFLUENZATORI

 In molti mercati, oltre agli attori tradizionalmente
 presenti vi sono altri individui e altre organizzazioni in
 grado di svolgere un ruolo importante nel
 consigliare, raccomandare e prescrivere le marche, le
 società, i beni e i servizi a clienti e distributori.
6. FACILITATORI


 I facilitatori di mercato sono un gruppo speciale
 di fornitori di servizi, operanti sia nei mercati
 GTM che in quelli GEM.
 Hanno il compito di fornire infrastrutture ai
 mercati e garantirne il funzionamento.
Nei mercati caratterizzati da un orientamento
 all’e-commerce, sta emergendo una nuova
 specie di intermediari

– gli infomediari, che si occupano di gestire le
  informazioni per conto del cliente.
6. STAKEHOLDER

  dipendenti,
  sindacati,
  organizzazioni non governative (ONG),
  comunità locali,
  movimenti di consumatori
  ecc.

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  • 1. Marketing avanzato per i beni e i servizi Prof. Nicola Cobelli
  • 2. ULTERIORI problemi e difficoltà La gestione del prodotto o della marca richiede un’organizzazione costosa che un’impresa di medie o piccole dimensioni non può permettersi.
  • 3. Team Interfunzionale composto dai principali responsabili delle varie funzioni e presieduto dal CEO dell’impresa, che è chiamato a occuparsi delle questioni di marketing strategico.
  • 4. Team ad hoc temporaneo è incaricato di occuparsi di un problema specifico (marketing operativo) durante un periodo di tempo limitato
  • 5. TANTO CHE SI PARLI DI PICCOLE O DI GRANDI IMPRESE… negli ultimi anni, diversi studi pubblicati negli Stati Uniti e in Europa, hanno evidenziato una crescente insoddisfazione dei CEO e dei consigli di amministrazione verso i risultati del marketing tradizionale e, in particolare, verso il suo:  scarso spirito finanziario;  la bassa produttività delle organizzazioni funzionali tradizionali.
  • 7. Vi sono diversi possibili ORIENTAMENTI che l’impresa può assumere
  • 11.
  • 12. LEADER FOLLOWER
  • 13.
  • 14.
  • 15.
  • 16.
  • 17. LIMITI DELL’ORIENTAMENTO AL CLIENTE  Ipotesi implicita: soddisfare il cliente è la priorità dell’impresa.  Alcune domande: - Il cliente va soddisfatto a breve, medio o lungo termine? (responsabilità sociale) - La pratica di marketing non tende a soddisfare i bisogni individuali a scapito di quelli collettivi? (le risorse naturali sono limitate, questioni ambientali) - Questo orientamento non rischia di precludere le innovazioni di rottura?
  • 18. Tutti gli approcci precedentemente descritti fanno parte del cosiddetto MARKETING TRADIZIONALE
  • 19. IL MARKET-DRIVEN MANAGEMENT L’ORIENTAMENTO AL MERCATO Lavoro di gruppo
  • 20. DIFFERENZE PRINCIPALI TRA MKT TRADIZIONALE E MDM  Mkt tradizionale è orientato al cliente; si rivolge agli attori principali del mercato (clienti, concorrenti, distributori, prescrittori ecc.)  Mkt tradizionale è modello semplice di risposta mentre il MDM tiene conto non solo del cliente, ma anche della spinta tecnologica (mkt proattivo):  Mkt tradizionale: “azione” MDM: “cultura-analisi-azione”.  Concetto tradizionale di Mkt è confinato alla funzione marketing, mentre nel MDM il marketing è una cultura di base che pervade ogni funzione all’interno dell’azienda.
  • 21. L’ORIENTAMENTO AL MERCATO: IL MARKET-DRIVEN MANAGEMENT L’orientamento al mercato e il market-driven è una risposta a tre fattori: a) La globalizzazione dell’economia mondiale. b) La rivoluzione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) con il conseguente sviluppo del commercio elettronico. c) L’emergere di nuovi valori che promuovono un’economia sociale di mercato orientata a uno sviluppo sostenibile.
  • 22. IL MARKET-DRIVEN MANAGEMENT NEL MERCATO GLOBALE
  • 23. GLOBALIZZAZIONE  Non significa soltanto che uno stesso prodotto può essere acquistato in tutto il mondo.  Significa invece che le imprese sono in concorrenza le une con le altre: non ci sono più barriere tra i mercati.
  • 24.
  • 25.
  • 26. FATTORI SCATENANTI DELLA GLOBALIZZAZIONE:  Crescita economica di Paesi precedentemente marginali dal punto di vista economico-industriale. Investimenti industriali in questi Paesi (es. Croazia per Germania).  Evoluzione delle tecnologie (soprattutto informatiche e di trasporti).  Assetti geopolitici e istituzionali concilianti (UE)  Convergenza di modelli culturali e comportamentali delle persone.
  • 27. Globalizzazione, quindi: integrazione materiale e immateriale di aree sempre più vaste e fisicamente non necessariamente vicine del globo.  Quindi, il paese di origine on rappresenta più il punto di riferimento essenziale della propria evoluzione economica e competitiva. ATTENZIONE: non è un processo irreversibile!!!
  • 29. La globalizzazione non è più confinata a settori industriali, come:  elettronico,  farmaceutico,  automobilistico e  dei prodotti di marca di largo consumo.
  • 30. Negli ultimi dieci anni:  supermercati (Carrefour, Ikea),  bar e caffetteria (caffè Starbucks),  banche (Citybank e Amro),  stampa e sviluppo foto (chioschi Fnac e Kodak),  fast food (McDonald’s, Quick e Häagen-Dazs).
  • 31. Goshal e Nohria l’ambiente internazionale con riferimento a due dimensioni: • Forze locali. • Forze globali. Per entrambe queste dimensioni è possibile identificare due livelli (forte e debole) e operare una distinzione a grandi linee fra quattro condizioni ambientali.
  • 32.
  • 33. I benefici derivanti da una strategia di globalizzazione sono ben noti: • Economie di scala. • Velocità d’introduzione nel mercato. • Opportunità di creare un’unica marca e un’unica identità di marca a livello globale.
  • 34. Esistono anche molti svantaggi: • Rallentare altre decisioni di marketing • Capacità di risposta minore • Pericolo di sviluppare prodotti non in linea con le esigenze dei consumatori • Gestione del rischio
  • 35. LA GLOBALIZZAZIONE FAVORISCE LA NASCITA DI UN ECONOSISTEMA un complesso raggruppamento di società e clienti, fornitori, concorrenti, distributori, prescrittori e partner che dall’interazione ottengono vantaggi reciproci.
  • 36. Il mercato con riferimento a 7 attori di mercato: 1. clienti, 2. partner, 3. distributori, 4. competitor, 5. prescrittori, 6. facilitatori 7. altri stakeholder.
  • 37. 1. CLIENTI La soddisfazione del cliente è il concetto centrale del marketing tradizionale.
  • 38. 2. PARTNER Domanda indiretta esiste perché il valore di alcuni prodotti si concretizza quando se ne associa l’utilizzo ad altri prodotti.
  • 39. Al fine di raggiungere un orientamento che consenta di soddisfare anche la domanda indiretta, molte imprese hanno adottato una politica di “vendita di soluzioni”.
  • 40. 3. RIVENDITORI Il passaggio di potere dai fornitori ai rivenditori di massa. Oggi, come è stato precedentemente sottolineato, tra i principali cambiamenti del contesto vi sono:  la crescente concentrazione dei rivenditori,  lo sviluppo di gruppi di acquisto al dettaglio su base internazionale,  il sempre maggiore impiego di tecnologie dell’informazione da parte dei rivenditori alimentari europei.
  • 41. Si verifica, dunque, la necessità di un ORIENTAMENTO AL DISTRIBUTORE.
  • 43. 5. PRESCRITTORI E INFLUENZATORI In molti mercati, oltre agli attori tradizionalmente presenti vi sono altri individui e altre organizzazioni in grado di svolgere un ruolo importante nel consigliare, raccomandare e prescrivere le marche, le società, i beni e i servizi a clienti e distributori.
  • 44. 6. FACILITATORI I facilitatori di mercato sono un gruppo speciale di fornitori di servizi, operanti sia nei mercati GTM che in quelli GEM. Hanno il compito di fornire infrastrutture ai mercati e garantirne il funzionamento.
  • 45. Nei mercati caratterizzati da un orientamento all’e-commerce, sta emergendo una nuova specie di intermediari – gli infomediari, che si occupano di gestire le informazioni per conto del cliente.
  • 46. 6. STAKEHOLDER  dipendenti,  sindacati,  organizzazioni non governative (ONG),  comunità locali,  movimenti di consumatori  ecc.