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Strategia di comunicazione Gianni Florido e la Provincia di Taranto Semantica dei nuovi media:  il wiki-vocabolario  (seconda edizione) Giulianova, 11 gennaio 2011 Strumenti e linguaggi  per l’analisi dei nuovi media Dino Amenduni, Proforma
Chi parla? Mi chiamo  Dino Amenduni Ho 27 anni, sono laureato in psicologia del lavoro (triennale), della comunicazione (specialistica) e ho un master in marketing Sono il  responsabile dei nuovi media e consulente per la comunicazione politica  a Proforma, agenzia di comunicazione di Bari, mia città natale, da cui non mi sono mai allontanato
Chi parla? Sono il responsabile dei social media di  Nichi Vendola  ( Link alla pagina FB di Nichi ) Sono stato coordinatore di  EmiLab , staff di 150 volontari under30 a supporto di Michele Emiliano, sindaco di Bari, (PD, Amministrative 2009) Nel poco  tempo libero  che mi rimane sono giornalista musicale, e blogger sul Fatto Quotidiano ( link al blog )
Di che si parla? Oggi proseguiamo con un esperimento Ho colto l’occasione di questa testimonianza per proseguire un processo che sarà lungo e in continuo divenire: la definizione del  vocabolario dei nuovi media Cinquanta parole chiave  che spiegano l’universo di questo pezzo di mondo della comunicazione e ne intrecciano dinamiche e metodi di studio (psicologia, sociologia, semiotica, applicazione, comunicazione aziendale, istituzionale, politica)
Vocabolario o esperimento? Un  vocabolario  (o un’enciclopedia) è l’emblema della conoscenza oggettiva, incontestabile e immodificabile L’esperimento è invece il luogo della ricerca, dell’evoluzione, talvolta dell’indefinito, della sorpresa e del progresso Come si fa a fare un esperimento su un vocabolario? In realtà, è già successo, è  Wikipedia Sulla storica diatriba tra enciclopedia e Wikipedia è stata già operata una ricerca (2005): qual è il testo più attendibile? Ecco un’analisi:  Link all'articolo di Punto Informatico
Gennaio 2011, edizione #2 La prima edizione di questo vocabolario è stata presentata all’Università di Bari il 26 novembre 2010 È stata poi pubblicata su Slideshare, social network che permette di condividere presentazioni ( link a Slideshare )  Ho chiesto agli studenti e ai lettori dello slideshow di darmi consigli per migliorare il lavoro Un suggerimento ricevuto da più persone è stato:  “spiega meglio le 50 parole” . Ho dunque inserito un commento per ogni termine del vocabolario. Così farò anche con questo lavoro, la terza edizione sarà online il  28 febbraio 2011
Parola #1 e filosofia dell’esperimento La prima espressione racchiude il senso  di questo esperimento  Perpetual beta Ogni processo che nasce nel mondo dei social media (e più in generale di Internet), è, infatti, soggetto a continui cambiamenti e aggiustamenti nel tempo. Pensate a Google o a Facebook: quante novità ci sono dalla prima volta in cui avete usato questi strumenti?
Parola #2 Onestà Dire la verità è l’unico sistema per avere un seguito sul web. Le bugie sono facilmente rintracciabili e, quando scoperte, divengono la causa di boomerang comunicativi difficilmente recuperabili
Parola #3 Credibilità Va insieme all’onestà e ne è il suo prodotto più puro. Per essere ascoltati all’interno di un contesto in cui le informazioni sono iperabbondanti (e non tutte di qualità) bisogna dire cose che appaiono vere, oggettive, non confutabili. O opinioni basate su elementi facilmente reperibili da tutti
Parola #4 Coraggio Dire ciò che dicono gli altri non è un vantaggio. Essere maggioranza silenziosa non cambierà la storia (della Rete). Usare linguaggi e retoriche di altri strumenti non ci permetterà di emergere. Che il mittente sia un blogger o una multinazionale, cambia poco: bisogna stupire, e spesso ci si riesce con l’onestà
Parola #5 Empatia Su Facebook ci interessiamo delle storie degli altri, di ciò che dicono ma anche delle loro biografie. Se chi vuole arrivare a noi non si interessa sinceramente di ciò che siamo, noi guarderemo altrove. Non esiste empatia artificiale o paracula, il sentimento deve essere genuino
Parola #6 Delega C’è probabilmente qualcuno (magari molto più giovane) che conosce gli strumenti meglio di noi. Diamo loro una possibilità, una responsabilità, la potenza di una visione. Ascoltiamo ciò che ci dicono, anche se ci sembra assurdo. I paradigmi cambiano troppo in fretta per tenerli dentro un unico schema concettuale
Parola #7 Studio Facebook esisteva quattro anni fa? Ed è possibile stabilire oggi su quale strumento passeremo le nostre giornate fra quattro anni? Bisogna non smettere mai di imparare. E il modo migliore di imparare è osservare gli altri mentre usano gli strumenti, o usarli in prima persona ( learning by doing )
Parola #8 Dialogo “ I mercati sono conversazioni ” (Cluetrain Manifesto, 2000). Ci fidiamo più dei commenti dei nostri amici che della pubblicità. Parliamo di prodotti commerciali senza che nessuno ce lo chieda. O gli attori della comunicazione entrano nel dialogo, o saranno ignorati se useranno stili unidirezionali e “messianici”
Parola #9 Apertura Tutte le organizzazioni sono fatte dalle persone che ci vivono. Bisogna aprire le porte allo sguardo di altre persone che vogliono sapere quali sono le regole, le debolezze, i segreti. Bisogna condividere i dati. La condivisione genera condivisione, dunque passaparola positivo, dunque meccanismi efficaci di marketing
Parola #10 Reversibilità La velocità con cui è possibile fare cambi in corsa sul web è tale da autorizzare esperimenti anche su siti ufficiali, test e verifiche, anche fallimenti che poi possono essere facilmente assorbiti e diventare occasione di rilancio. Niente è per sempre, tutto scorre troppo velocemente perché ci si possa preoccupare della pervasività del tempo
Parola #11 Irreversibilità Ma è vero anche il contrario. Tutto ciò che è realizzato sul web lascia una traccia. Anche la cancellazione massiccia (o la censura) non è mai definitiva. Se si pensa di nascondere qualcosa e far finta di niente, si commette un errore. Meglio affrontare i problemi e risolverli prima che diventano più grandi e si spostano “fuori dal web”
Parola #12 Emozione A che serve la comunicazione di plastica? Ci siamo abituati a tutte le forme di marketing tradizionale. Serve qualcosa in più. Perché sia possibile è necessaria l’empatia, ossia la necessità di essere allineati dal punto di vista di ciò che si prova. Bisogna saper trasmettere emozioni, il mittente deve essere emozionato almeno quanto il destinatario
Parola #13 Media tradizionali La distanza tra online e offline, tra nuovi media e vecchi media, non ha più senso. Facebook è uno dei principali strumenti consultati dai giornalisti, Twitter arriva prima delle agenzie di stampa, nei TG vediamo sempre più spesso video da Youtube.  Il web 2.0 condiziona l’agenda setting contemporanea
Parola #14 Facebook 500 milioni di utenti, 50 miliardi di valore, crescita ancora esponenziale in molti paesi del mondo, 17 milioni di iscritti in Italia (un abitante su 4, il 65% degli utenti della Rete). È stato già realizzato un film sulla sua nascita. Per molti, è stata la chiave del successo di Obama. Serve altro?
Parola #15 Esclusiva Se voglio sapere ciò che dicono le agenzie di stampa, leggo i giornali. Se voglio le interviste ai politici, guardo la TV. Se voglio i talk show, guardo i programmi di approfondimento. Se voglio la pubblicità, guardo gli spot. Il web deve essere il posto dove comunicare ciò che non è possibile altrove
Parola #16 Inclusività Non è il contrario dell’esclusiva; può anzi diventarne un sinonimo. Condividere un’informazione in esclusiva con un gruppo di persone accresce il senso di comunità, l’integrazione, l’empatia, il sentirsi parte di un unicum. Dunque, avvicina chi parla e chi ascolta, chi comanda e chi è comandato, chi vende e chi compra
Parola #17 Tempo Una parola dal doppio significato. Quello volatile del mondo di Internet, dove tutto diventa vecchio in poche ore. Ma anche quello lungo dell’impegno e della costanza necessari (più degli investimenti economici) per riuscire a “sfondare” e a ottenere gli obiettivi di comunicazione definiti
Parola #18 Lavoro Il web 2.0 non è il luogo delle furbizie. A lavoro segue risultato; a mancanza di lavoro segue mancanza di risultato. Allo stesso tempo i social media sono meritocratici dal punto di vista professionale. Chi lavora ottiene un risultato (a meno che non comunichi prodotti o servizi impossibili da comunicare. Lì non c’è niente da fare)
Parola #19 Staff Nessuna strategia comunicativa può essere frutto del lavoro di una persona sola. Questo è vero sempre, ancora di più sul web, dove non basta comunicare, è necessario ascoltare (e forse è anche più importante della comunicazione in sé). E serve produrre contenuti con costanza e frequenza. Serve una redazione, per qualunque impresa comunicativa
Parola #20 Idee Ogni pensiero creativo è potenzialmente più facile realizzare sul web. Si può chiedere aiuto all’esterno, si può lavorare a costo zero su contenuti video, testi, foto, sulla distribuzione e la comunicazione dei contenuti. Per questo motivo non bisogna avere paura di proporre tante idee, anche a rischio di bocciature: è più facile vederle realizzate
Parola #21 Tag È la strada per collegare i contenuti ai protagonisti (persone, gruppi, aziende, organizzazioni). È il modo per riconoscere un merito o la paternità di qualcosa che è successa nel mondo dei social media. È un sistema per comunicare a più gruppi di appartenenza con un solo gesto. È un meccanismo inclusivo.
Parola #22 Scrittura È il formato comunicativo che armonizza ogni sforzo prodotto sui social media. Che sia un post di blog, un commento, una tag, un’annotazione, un feedback, un sottotitolo, non si prescinde dalla forma scritta che però è in evoluzione. Si va verso la forma ‘scritlata’, a un’ibridazione scritto-parlato
Parola #23 Passaparola ‘ I social media hanno messo gli steroidi al passaparola’. La trasmissione virale di informazioni è favorita ed esaltata da meccanismi di condivisione sociale. Un commento può essere letto da migliaia di persone e orientare atteggiamenti e comportamenti. L’80% degli acquirenti USA hanno dichiarato di considerare i commenti degli utenti decisivi nei comportamenti di acquisto dei prodotti.
Parola #24 Feedback Se un contenuto piace, si capisce subito; se un contenuto non funziona, si fa in tempo a eliminarlo o a modificarlo; se un contenuto è dannoso, genera un passaparola negativo ben più rapido e pericoloso dei circoli virtuosi positivi. Comunque la si veda, il feedback dell’utente è un’occasione di ricerca, confronto, progresso. A costi quasi nulli
Parola #25 Coda lunga La legge economica che regola i mercati dei beni immateriali e dunque le economie di distribuzioni di prodotti e servizi al tempo di Internet. I costi di gestione crollano, crescono invece le occasioni di conservazione di prodotti che nell’era “analogica” rappresenterebbero un costo. Cambia la configurazione del rapporto domanda-offerta, cambia il marketing, cambia l’economia mondiale
Parola #26 Link Ogni contenuto è legato a un luogo virtuale. Dunque, anche se sommerso da milioni di fatti analoghi, coincidenti, riprodotti in modo semplificato, distorto, corretto, c’è sempre un posto dove ciò che cerchiamo può essere rintracciato. E poi condiviso, copiato, incollato, reso importante e di valore per Google
Parola #27 Google Da lì nascono tutte le ricerche. Ha esaltato il ruolo del link, del collegamento, del riconoscimento di credibilità di un contenuto. Non è solo un motore di ricerca ma un’azienda che investe e innova in settori strategici, anche “fuori dalla rete”. Ed è un modello aziendale anche nella gestione del personale
Parola #28 Autoregolazione Se è vero che il web tende a estremizzare e polarizzare le opinioni, è altrettanto vero che quando i luoghi della rete sono frequentati da masse critiche, i protagonisti delle sociosfere creano meccanismi semi-automatici di regolazione. Come Wikipedia, dove gli errori e le inesattezze sono controllati e corretti dagli utenti
Parola #29 Saggezza della folla È una teoria, creata da James Surowiecki (2005), secondo cui l’unione delle valutazioni e delle opinioni di utenti non esperti restituisce valori più corretti dal punto di vista scientifico rispetto al parere di un gruppo ristretto di esperti. Applicato al web, vuol dire che ogni gruppo professionale può aprire all’esterno e acquisire informazioni a costi molto bassi, semplicemente ascoltando il ‘pubblico’
Parola #30 Youtube Il mezzo video è il grande protagonista del web 2.0. Realizzare un video, al giorno d’oggi, è un’operazione che tutti possono eseguire con qualsiasi tipo di strumento (dal telefonino a una camera professionale). Anche la distribuzione è oramai gratuita. La qualità non conta quanto il timing, la velocità di pubblicazione o l’intuizione che è dietro l’idea. E la viralità è più facile, perché il mezzo video è cognitivamente più facile da fruire
Parola #31 Smartphone Internet esce dai computer, il web esce dai browser. L’accesso  ubiquitous  favorisce e modifica l’esperienza di utilizzo e le possibilità di relazione e interazione. Dispositivi come i-Phone, Blackberry o i nuovi cellulari con Android vivono una nuova antropologia della comunicazione: si ragiona per app, per specifiche applicazioni e non per l’esperienza totalizzante e talvolta caotica della rete
Parola #32 Democrazia I social media favoriscono i meccanismi democratici. Da casi “estremi” come Wikileaks a quelli più “tradizionali” come l’interazione tra politici e cittadini/elettori su Facebook, sino alle recensioni pubbliche dei prodottie dei servizi, è possibile intervenire attivamente e concretamente nei processi. Però, in Italia manca ancora il convincimento che questo sia davvero possibile…

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Semantica dei nuovi media - il wikivocabolario (seconda versione)

  • 1. Strategia di comunicazione Gianni Florido e la Provincia di Taranto Semantica dei nuovi media: il wiki-vocabolario (seconda edizione) Giulianova, 11 gennaio 2011 Strumenti e linguaggi per l’analisi dei nuovi media Dino Amenduni, Proforma
  • 2. Chi parla? Mi chiamo Dino Amenduni Ho 27 anni, sono laureato in psicologia del lavoro (triennale), della comunicazione (specialistica) e ho un master in marketing Sono il responsabile dei nuovi media e consulente per la comunicazione politica a Proforma, agenzia di comunicazione di Bari, mia città natale, da cui non mi sono mai allontanato
  • 3. Chi parla? Sono il responsabile dei social media di Nichi Vendola ( Link alla pagina FB di Nichi ) Sono stato coordinatore di EmiLab , staff di 150 volontari under30 a supporto di Michele Emiliano, sindaco di Bari, (PD, Amministrative 2009) Nel poco tempo libero che mi rimane sono giornalista musicale, e blogger sul Fatto Quotidiano ( link al blog )
  • 4. Di che si parla? Oggi proseguiamo con un esperimento Ho colto l’occasione di questa testimonianza per proseguire un processo che sarà lungo e in continuo divenire: la definizione del vocabolario dei nuovi media Cinquanta parole chiave che spiegano l’universo di questo pezzo di mondo della comunicazione e ne intrecciano dinamiche e metodi di studio (psicologia, sociologia, semiotica, applicazione, comunicazione aziendale, istituzionale, politica)
  • 5. Vocabolario o esperimento? Un vocabolario (o un’enciclopedia) è l’emblema della conoscenza oggettiva, incontestabile e immodificabile L’esperimento è invece il luogo della ricerca, dell’evoluzione, talvolta dell’indefinito, della sorpresa e del progresso Come si fa a fare un esperimento su un vocabolario? In realtà, è già successo, è Wikipedia Sulla storica diatriba tra enciclopedia e Wikipedia è stata già operata una ricerca (2005): qual è il testo più attendibile? Ecco un’analisi: Link all'articolo di Punto Informatico
  • 6. Gennaio 2011, edizione #2 La prima edizione di questo vocabolario è stata presentata all’Università di Bari il 26 novembre 2010 È stata poi pubblicata su Slideshare, social network che permette di condividere presentazioni ( link a Slideshare ) Ho chiesto agli studenti e ai lettori dello slideshow di darmi consigli per migliorare il lavoro Un suggerimento ricevuto da più persone è stato: “spiega meglio le 50 parole” . Ho dunque inserito un commento per ogni termine del vocabolario. Così farò anche con questo lavoro, la terza edizione sarà online il 28 febbraio 2011
  • 7. Parola #1 e filosofia dell’esperimento La prima espressione racchiude il senso di questo esperimento Perpetual beta Ogni processo che nasce nel mondo dei social media (e più in generale di Internet), è, infatti, soggetto a continui cambiamenti e aggiustamenti nel tempo. Pensate a Google o a Facebook: quante novità ci sono dalla prima volta in cui avete usato questi strumenti?
  • 8. Parola #2 Onestà Dire la verità è l’unico sistema per avere un seguito sul web. Le bugie sono facilmente rintracciabili e, quando scoperte, divengono la causa di boomerang comunicativi difficilmente recuperabili
  • 9. Parola #3 Credibilità Va insieme all’onestà e ne è il suo prodotto più puro. Per essere ascoltati all’interno di un contesto in cui le informazioni sono iperabbondanti (e non tutte di qualità) bisogna dire cose che appaiono vere, oggettive, non confutabili. O opinioni basate su elementi facilmente reperibili da tutti
  • 10. Parola #4 Coraggio Dire ciò che dicono gli altri non è un vantaggio. Essere maggioranza silenziosa non cambierà la storia (della Rete). Usare linguaggi e retoriche di altri strumenti non ci permetterà di emergere. Che il mittente sia un blogger o una multinazionale, cambia poco: bisogna stupire, e spesso ci si riesce con l’onestà
  • 11. Parola #5 Empatia Su Facebook ci interessiamo delle storie degli altri, di ciò che dicono ma anche delle loro biografie. Se chi vuole arrivare a noi non si interessa sinceramente di ciò che siamo, noi guarderemo altrove. Non esiste empatia artificiale o paracula, il sentimento deve essere genuino
  • 12. Parola #6 Delega C’è probabilmente qualcuno (magari molto più giovane) che conosce gli strumenti meglio di noi. Diamo loro una possibilità, una responsabilità, la potenza di una visione. Ascoltiamo ciò che ci dicono, anche se ci sembra assurdo. I paradigmi cambiano troppo in fretta per tenerli dentro un unico schema concettuale
  • 13. Parola #7 Studio Facebook esisteva quattro anni fa? Ed è possibile stabilire oggi su quale strumento passeremo le nostre giornate fra quattro anni? Bisogna non smettere mai di imparare. E il modo migliore di imparare è osservare gli altri mentre usano gli strumenti, o usarli in prima persona ( learning by doing )
  • 14. Parola #8 Dialogo “ I mercati sono conversazioni ” (Cluetrain Manifesto, 2000). Ci fidiamo più dei commenti dei nostri amici che della pubblicità. Parliamo di prodotti commerciali senza che nessuno ce lo chieda. O gli attori della comunicazione entrano nel dialogo, o saranno ignorati se useranno stili unidirezionali e “messianici”
  • 15. Parola #9 Apertura Tutte le organizzazioni sono fatte dalle persone che ci vivono. Bisogna aprire le porte allo sguardo di altre persone che vogliono sapere quali sono le regole, le debolezze, i segreti. Bisogna condividere i dati. La condivisione genera condivisione, dunque passaparola positivo, dunque meccanismi efficaci di marketing
  • 16. Parola #10 Reversibilità La velocità con cui è possibile fare cambi in corsa sul web è tale da autorizzare esperimenti anche su siti ufficiali, test e verifiche, anche fallimenti che poi possono essere facilmente assorbiti e diventare occasione di rilancio. Niente è per sempre, tutto scorre troppo velocemente perché ci si possa preoccupare della pervasività del tempo
  • 17. Parola #11 Irreversibilità Ma è vero anche il contrario. Tutto ciò che è realizzato sul web lascia una traccia. Anche la cancellazione massiccia (o la censura) non è mai definitiva. Se si pensa di nascondere qualcosa e far finta di niente, si commette un errore. Meglio affrontare i problemi e risolverli prima che diventano più grandi e si spostano “fuori dal web”
  • 18. Parola #12 Emozione A che serve la comunicazione di plastica? Ci siamo abituati a tutte le forme di marketing tradizionale. Serve qualcosa in più. Perché sia possibile è necessaria l’empatia, ossia la necessità di essere allineati dal punto di vista di ciò che si prova. Bisogna saper trasmettere emozioni, il mittente deve essere emozionato almeno quanto il destinatario
  • 19. Parola #13 Media tradizionali La distanza tra online e offline, tra nuovi media e vecchi media, non ha più senso. Facebook è uno dei principali strumenti consultati dai giornalisti, Twitter arriva prima delle agenzie di stampa, nei TG vediamo sempre più spesso video da Youtube. Il web 2.0 condiziona l’agenda setting contemporanea
  • 20. Parola #14 Facebook 500 milioni di utenti, 50 miliardi di valore, crescita ancora esponenziale in molti paesi del mondo, 17 milioni di iscritti in Italia (un abitante su 4, il 65% degli utenti della Rete). È stato già realizzato un film sulla sua nascita. Per molti, è stata la chiave del successo di Obama. Serve altro?
  • 21. Parola #15 Esclusiva Se voglio sapere ciò che dicono le agenzie di stampa, leggo i giornali. Se voglio le interviste ai politici, guardo la TV. Se voglio i talk show, guardo i programmi di approfondimento. Se voglio la pubblicità, guardo gli spot. Il web deve essere il posto dove comunicare ciò che non è possibile altrove
  • 22. Parola #16 Inclusività Non è il contrario dell’esclusiva; può anzi diventarne un sinonimo. Condividere un’informazione in esclusiva con un gruppo di persone accresce il senso di comunità, l’integrazione, l’empatia, il sentirsi parte di un unicum. Dunque, avvicina chi parla e chi ascolta, chi comanda e chi è comandato, chi vende e chi compra
  • 23. Parola #17 Tempo Una parola dal doppio significato. Quello volatile del mondo di Internet, dove tutto diventa vecchio in poche ore. Ma anche quello lungo dell’impegno e della costanza necessari (più degli investimenti economici) per riuscire a “sfondare” e a ottenere gli obiettivi di comunicazione definiti
  • 24. Parola #18 Lavoro Il web 2.0 non è il luogo delle furbizie. A lavoro segue risultato; a mancanza di lavoro segue mancanza di risultato. Allo stesso tempo i social media sono meritocratici dal punto di vista professionale. Chi lavora ottiene un risultato (a meno che non comunichi prodotti o servizi impossibili da comunicare. Lì non c’è niente da fare)
  • 25. Parola #19 Staff Nessuna strategia comunicativa può essere frutto del lavoro di una persona sola. Questo è vero sempre, ancora di più sul web, dove non basta comunicare, è necessario ascoltare (e forse è anche più importante della comunicazione in sé). E serve produrre contenuti con costanza e frequenza. Serve una redazione, per qualunque impresa comunicativa
  • 26. Parola #20 Idee Ogni pensiero creativo è potenzialmente più facile realizzare sul web. Si può chiedere aiuto all’esterno, si può lavorare a costo zero su contenuti video, testi, foto, sulla distribuzione e la comunicazione dei contenuti. Per questo motivo non bisogna avere paura di proporre tante idee, anche a rischio di bocciature: è più facile vederle realizzate
  • 27. Parola #21 Tag È la strada per collegare i contenuti ai protagonisti (persone, gruppi, aziende, organizzazioni). È il modo per riconoscere un merito o la paternità di qualcosa che è successa nel mondo dei social media. È un sistema per comunicare a più gruppi di appartenenza con un solo gesto. È un meccanismo inclusivo.
  • 28. Parola #22 Scrittura È il formato comunicativo che armonizza ogni sforzo prodotto sui social media. Che sia un post di blog, un commento, una tag, un’annotazione, un feedback, un sottotitolo, non si prescinde dalla forma scritta che però è in evoluzione. Si va verso la forma ‘scritlata’, a un’ibridazione scritto-parlato
  • 29. Parola #23 Passaparola ‘ I social media hanno messo gli steroidi al passaparola’. La trasmissione virale di informazioni è favorita ed esaltata da meccanismi di condivisione sociale. Un commento può essere letto da migliaia di persone e orientare atteggiamenti e comportamenti. L’80% degli acquirenti USA hanno dichiarato di considerare i commenti degli utenti decisivi nei comportamenti di acquisto dei prodotti.
  • 30. Parola #24 Feedback Se un contenuto piace, si capisce subito; se un contenuto non funziona, si fa in tempo a eliminarlo o a modificarlo; se un contenuto è dannoso, genera un passaparola negativo ben più rapido e pericoloso dei circoli virtuosi positivi. Comunque la si veda, il feedback dell’utente è un’occasione di ricerca, confronto, progresso. A costi quasi nulli
  • 31. Parola #25 Coda lunga La legge economica che regola i mercati dei beni immateriali e dunque le economie di distribuzioni di prodotti e servizi al tempo di Internet. I costi di gestione crollano, crescono invece le occasioni di conservazione di prodotti che nell’era “analogica” rappresenterebbero un costo. Cambia la configurazione del rapporto domanda-offerta, cambia il marketing, cambia l’economia mondiale
  • 32. Parola #26 Link Ogni contenuto è legato a un luogo virtuale. Dunque, anche se sommerso da milioni di fatti analoghi, coincidenti, riprodotti in modo semplificato, distorto, corretto, c’è sempre un posto dove ciò che cerchiamo può essere rintracciato. E poi condiviso, copiato, incollato, reso importante e di valore per Google
  • 33. Parola #27 Google Da lì nascono tutte le ricerche. Ha esaltato il ruolo del link, del collegamento, del riconoscimento di credibilità di un contenuto. Non è solo un motore di ricerca ma un’azienda che investe e innova in settori strategici, anche “fuori dalla rete”. Ed è un modello aziendale anche nella gestione del personale
  • 34. Parola #28 Autoregolazione Se è vero che il web tende a estremizzare e polarizzare le opinioni, è altrettanto vero che quando i luoghi della rete sono frequentati da masse critiche, i protagonisti delle sociosfere creano meccanismi semi-automatici di regolazione. Come Wikipedia, dove gli errori e le inesattezze sono controllati e corretti dagli utenti
  • 35. Parola #29 Saggezza della folla È una teoria, creata da James Surowiecki (2005), secondo cui l’unione delle valutazioni e delle opinioni di utenti non esperti restituisce valori più corretti dal punto di vista scientifico rispetto al parere di un gruppo ristretto di esperti. Applicato al web, vuol dire che ogni gruppo professionale può aprire all’esterno e acquisire informazioni a costi molto bassi, semplicemente ascoltando il ‘pubblico’
  • 36. Parola #30 Youtube Il mezzo video è il grande protagonista del web 2.0. Realizzare un video, al giorno d’oggi, è un’operazione che tutti possono eseguire con qualsiasi tipo di strumento (dal telefonino a una camera professionale). Anche la distribuzione è oramai gratuita. La qualità non conta quanto il timing, la velocità di pubblicazione o l’intuizione che è dietro l’idea. E la viralità è più facile, perché il mezzo video è cognitivamente più facile da fruire
  • 37. Parola #31 Smartphone Internet esce dai computer, il web esce dai browser. L’accesso ubiquitous favorisce e modifica l’esperienza di utilizzo e le possibilità di relazione e interazione. Dispositivi come i-Phone, Blackberry o i nuovi cellulari con Android vivono una nuova antropologia della comunicazione: si ragiona per app, per specifiche applicazioni e non per l’esperienza totalizzante e talvolta caotica della rete
  • 38. Parola #32 Democrazia I social media favoriscono i meccanismi democratici. Da casi “estremi” come Wikileaks a quelli più “tradizionali” come l’interazione tra politici e cittadini/elettori su Facebook, sino alle recensioni pubbliche dei prodottie dei servizi, è possibile intervenire attivamente e concretamente nei processi. Però, in Italia manca ancora il convincimento che questo sia davvero possibile…
  • 39. Parola #33 Informalità Sui social media le interfacce sono uguali per tutti gli utenti. Dunque, ci si aspetta che tutti parlino lo stesso linguaggio. Ed è il linguaggio che noi usiamo per aggiornare il nostro profilo Facebook; fresco, colloquiale, talvolta (politicamente) scorretto. Se un’azienda, in quanto tale, pensa di dover comunicare in modo diverso per motivi di gerarchia o di etichetta, commette un errore strategico
  • 40. Parola #34 Marketing Le reti sociali cambiano il significato del concetto di marketing e dunque le teorie di riferimento. Se fino ad oggi ha vinto l’idea e il prodotto migliore, da domani bisognerà aggiungere un’altra variabile: la capacità di parlare con gli utenti, coccolarli, sviluppare un immaginario. Qualcuno c’è già riuscito (Apple, Lady Gaga, Obama…)
  • 41. Parola #35 Scientifico Informalità e dialogo non vuol dire spontaneismo. A differenza degli sforzi di comunicazione sui mezzi tradizionali (come si misura l’efficacia di uno spot tv), le azioni sul web sono misurabili in modo scientifico: click su un banner, ROI, costo contatto, investimenti e risultati. Per questo è fondamentale la preparazione e la competenza delle risorse umane
  • 42. Parola #36 Lady Gaga Molto più di una musicista, è una precisa macchina commerciale. Ogni sua azione è studiata, ma ogni atto creativo è reale: c’è una strategia, c’è l’istinto, c’è il carattere di una persona-brand che ha fatto della relazione con i suoi fan la principale leva commerciale slideshow: perché Lady Gaga è un genio del marketing – in inglese
  • 43. Parola #37 Tribù Le appartenenze di ciascuno di noi sono cresciute in quantità e in qualità nel corso del tempo: i social media ci permettono di essere iscritti a gruppi, firmare petizioni, partecipare a lavori di aggregazioni online e offline, a qualsiasi ora e in qualsiasi modo. Sono dunque appartenenze meno deterministiche, più emotive e potenzialmente anche più brevi
  • 44. Parola #38 Twitter È lo strumento dei social media che mostra le maggiori potenzialità: ancora abbastanza poco diffuso in Italia (un milione di iscritti, 100 milioni nel mondo), può esplodere se si coglieranno le possibilità per il mondo del giornalismo, del marketing virale e dell’ascolto dei problemi manifestati da cittadini, elettori e aziende. Ha il merito di poter organizzare le notizie per argomento (cosa impossibile su FB)
  • 45. Parola #39 Condividi Tra i verbi-chiave del passaggio dal web tradizionale al web 2.0: basta un click per mettere un contenuto a disposizione degli amici e potenzialmente di tutto il mondo. Un contenuto condiviso più volte diventa “importante”. Se ciò accade nelle reti sociali di appartenenza, diventa ancora più rilevante di ciò che ci dice Google
  • 46. Parola #40 Pianificazione Scientificità, tempo, marketing, risultati: nessuno di questi obiettivi può essere conseguito a breve termine. I risultati, negli anni, richiedono un cronoprogramma preciso, azioni e investimenti. Senza pianificazione si naviga a vista e si vive di tensioni, talvolta irrazionali, che portano a grandi scatti di reni e ad altrettanto grandi delusioni
  • 47. Parola #41 Mi piace Il like è il meccanismo più facile e naturale di appartenenza e aggregazione. Fa parte dell’istinto umano. È una delle principali intuizioni dietro il successo di Facebook, la possibilità di un’adesione leggera, che è molto facile da attuare dal punto di vista emotivo ma che crea comunque meccanismi virali e di condivisione
  • 48. Parola #42 Network I media sociali favoriscono la creazione, la pubblicità e la condivisioni di reti sociali. Possono rappresentare la copia speculare delle relazioni “offline” o possono permettere la connessione tra reti, nodi, e l’ampliamento delle possibilità lavorative o semplicemente relazionali. Tutti sono a sei gradi di separazione, forse anche meno
  • 49. Parola #43 Economie Al plurale, perché questa parola racchiude le economie di scala e la possibilità di risparmiare sui costi di ricerca, marketing e comunicazione; perché con la teoria della coda lunga è possibile creare infiniti mercati di nicchia, interdipendenti e capaci, se ben gestiti, di restituire sistemi economici autonomi e funzionanti
  • 50. Parola #44 Rank La realtà è semplificata attraverso tassonomie, elenchi, classifiche, ordini. Google ordina i link attraverso un algoritmo, chiamato PageRank, basato sull’importanza che gli utenti attribuiscono ai link sulla base del loro stile di utiizzo. Facebook ha sviluppato l’EdgeRank, che tiene conto di altre variabili come la condivisione da parte degli amici
  • 51. Parola #45 Foursquare Uno strumento di moda, attivo negli Stati Uniti nel 2005 (e poi provvisoriamente accantonato) permette di autogeolocalizzarsi e di scoprire chi ha fatto lo stesso, dunque socializzare informazioni, consigli o addirittura scoprire in tempo reale chi è iscritto a Foursquare ed è accanto a noi
  • 52. Parola #46 Racconto Gli utenti si raccontano, condividono foto, momenti, immagini, emozioni, paure e gioie. Così devono fare anche gli altri attori della comunicazione, impostando il proprio messaggio come un flusso continuo di informazioni. Dal reality si ritorna progressivamente alla realtà
  • 53. Parola #47 In diretta Se il web è l’unico strumento con cui è possibile seguire un evento, perché escludere gli utenti interessati ma fisicamente impossibilitati? Raccontare gli eventi in diretta permette di far sentire tutti parte di momenti indimenticabili, tutti parte della comunità, tutti protagonisti del racconto
  • 54. Parola #48 Crisi Non c’è individuo, società, gruppo, organizzazione, azienda che non abbia vissuto una crisi comunicativa. Sul web, però, le crisi possono essere prevenute, attenuate, gestite, trasformate in opportunità con una velocità e un tempo di reazione che prima non esisteva, con risparmio di costi, di tempo e di conseguenze irreversibili
  • 55. Parola #49 Obama È il primo Presidente 2.0, non sarà l’ultimo. Ha fatto corrispondere pezzi significativi della sua strategia politica con alcune delle regole dei social media: delega, autorevolezza, credibilità, pianificazione, informalità, network, condivisione…E, soprattutto, ha permesso a ogni americano di costruire la propra, personale campagna elettorale
  • 56. Parola #50 Censura Evitare questa parola non sarebbe salutare. Esistono nazioni dove le precedenti 49 parole non possono essere attuate perché l’accesso ai social media non è libero. Ed esistono tentazioni di controllo e regolazione da parte degli stati anche nel mondo occidentale. Il web 2.0 non è esente dai rischi di censura, ma è anche il modo migliorare per sfidarla, evitarla, aggirarla
  • 57. È solo l’inizio! Questa è la prima versione dell’esperimento. Molte cose possono essere migliorate La scelta delle parole: sono quelle giuste? Il numero delle parole: troppe, poche? L’ ordine delle parole: come organizzarle? Considerare il perpetual beta : ogni quanto aggiornare? Lo slideshow : scritto troppo? Troppo poco? Prossima release: 15 gennaio 2011 Invia i tuoi suggerimenti a dino.amenduni@proformaweb.it
  • 58. Grazie! Un grande abbraccio Dino Amenduni Facebook: http://www.facebook.com/dinoamenduni Twitter: http://www.twitter.com/doonie LinkedIn: http://www.linkedin.com/dinoamenduni Slideshare: http://www.slideshare.net/doonie (qui si può scaricare la presentazione) Proforma Sito: http://www.proformaweb.it Facebook: http://www.facebook.com/proformaweb Twitter: http://www.twitter.com/proformaweb Youtube: http://www.youtube.com/proformaweb