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P R O G R A M M A A T T U A T I V O 2 0 1 2
DISTRETTO DI REGGIO EMILIA
Comuni di
Reggio Emilia
Albinea
Bagnolo in Piano
Cadelbosco sopra
Castelnovo sotto
Quattro Castella
Vezzano s/Crostolo
Ausl - Distretto di Reggio Emilia
Arcispedale S.Maria Nuova
Provincia di Reggio Emilia
Maggio 2012
2
INDICE
Accordo di Programma pg. 7
Tabella A) – Quadro riepilogativo del finanziamento della spesa prevista per
il programma attuativo 2012 pg. 17
Tabella B) – Fondo sociale locale – previsione di spesa 2012 pg. 20
Stato di attuazione degli obiettivi strategici triennali di salute e benessere sociale pg. 25
Schede Intervento - Declinazione degli obiettivi strategici triennali pg. 43
Area anziani pg. 44
DISTRETTO pg. 45
1. emergenza caldo
2. assegni di cura anziani
3. assistenza residenziale anziani
4. assistenza residenziale anziani- ricoveri di sollievo
5. dimissioni protette
6. sostegno alla domiciliarità della popolazione anziana
COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 51
7. Tavoli di quartiere
8. centri sociali
9. accompagnamento alle famiglie
10. servizi per il tempo libero
11. alloggi con servizi
12. accoglienza residenziale
13. pasti a domicilio
14. assistenza domiciliare anziani
15. centri diurni anziani
COMUNE DI ALBINEA pg. 60
16. assistenza domiciliare adulti /anziani
17. centro diurno anziani
18. servizio pasti a domicilio
UNIONE “TERRA DI MEZZO” DEI COMUNI DI BAGNOLO IN PIANO –
CADELBOSCO DI SOPRA E CASTELNOVO DI SOTTO pg. 63
19. telefono amico
20. qualità di vita e accompagnamento anziani/disabili
21. servizio pasti a domicilio
22. assistenza domiciliare disabili /anziani
23. centro diurno
24. servizio trasporto anziani e disabili
COMUNE DI QUATTRO CASTELLA pg. 69
25. strutture diurne e residenziali
26. assistenza domiciliare adulti /anziani
COMUNE DI VEZZANO S/C pg. 71
27. servizio pasti a domicilio
28. assistenza domiciliare anziani
Area responsabilità familiari, infanzia e adolescenza pg. 73
AUSL pg. 74
29. consultori pediatrici
30. spazio “latte e coccole”
31. mamme nel pallone
32. progetto genitorialità
COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 78
33. nidi comunali e convenzionati
34. l’oasi – spazio bambini
3
35. accoglienza in emergenza
36. servizi residenziali per bambini e ragazzi
37. servizi residenziali madri con bambini
38. accoglienza familiare, affidi, adozioni
39. educativa familiare
40. progetti educativi estivi
41. interventi educativi pomeridiani
42. progetti per lo sviluppo delle competenze (scuole primarie/secondarie)
43. servizi integrazione alunni con disabilità
COMUNE DI ALBINEA pg. 89
44. nido d’infanzia
45. campi gioco e soggiorni estivi
46. servizio estivo nido e scuola infanzia
UNIONE TERRA DI MEZZO pg. 92
47. promozione e tutela dei diritti dei soggetti in età evolutiva
COMUNE DI BAGNOLO in PIANO pg. 93
48. asilo nido
49. campi gioco
50. sportello psicopedagogico
COMUNE DI CADELBOSCO SOPRA pg. 97
51. nido d’infanzia
52. campi gioco estivi
53. sportello psicopedagogico
COMUNE DI CASTELNOVO di SOTTO pg. 101
54. armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro
55. nido d’infanzia intercomunale
56. campi gioco estivi
57. sportello psicopedagogico
POLO7 pg. 106
58. la comunità educante e la tutela dei cittadini in crescita
59. servizio integrato minori
COMUNE DI QUATTRO CASTELLA pg. 109
60. nido d’infanzia/centro giochi
61. campi gioco e soggiorni estivi
Area giovani e dipendenze pg. 111
AUSL pg. 112
62. gancio originale
63. prevenzione disturbi comportamento alimentare
64. sportelli di counselling
65. freestudentbox
66. consultorio giovani openg
67. pazienti alcol dipendenti multiproblematici
68. al lavoro per autonomia
69. una rete per facilitazione all’accesso dei consumatori elettivi di cocaina
70. casa circondariale, opg, uepe
71. accoglienza e accompagnamento residenziale
72. Sert/drop in
73. casa di convalescenza per malati di aids
COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 124
74. officina educativa – partecipazione
75. progettazioni territoriali adolescenti e giovani
76. centro d’ascolto
77. servizi di prossimità
78. azzardo point
79. a casa di Ercole
80. il ponte
4
COMUNE DI BAGNOLO IN PIANO pg. 131
81. progetto giovani
COMUNE DI CADELBOSCO SOPRA pg. 132
82. progetto P.E.P.E.
COMUNE DI CASTELNOVO DI SOTTO pg. 133
83. operatore di strada
POLO 7 pg. 134
84. i giovani abitano la comunità
Area disabili pg. 135
DISTRETTO pg. 136
85. compartecipazione
86. dopo di noi
87. contributi per la mobilità e l’autonomia
88. progetti per il tempo libero minori
89. centro servizi per l’integrazione delle persone disabili
90. attività educative di gruppo e individuali
91. servizi per il tempo libero adulti
92. attività di laboratorio informatico multimediale
93. assegni di cura
94. grad
95. assistenza domiciliare
96. ricoveri di sollievo
97. centri diurni
98. residenziali per disabili
99. inserimento lavorativo disabili
AUSL pg. 151
100. incontri a tema con familiari
101. attività motoria sportiva
102. terapia occupazionale in atelier
103. centro diurno pomeridiano per minori “damiel”
104. progetto integrato di formazione professionale a favore di adolescenti
105. comunità per minori asp Osea
106. accompagnamento progetto di vita
COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 158
107. un quartiere per tutti
COMUNE DI ALBINEA pg. 159
108. sap- servizi aiuto alla persona
109. inserimenti lavorativi socioterapeutici
110. servizi per l’integrazione di alunni con disabilità
111. servizio trasporti disabili
UNIONE TERRA DI MEZZO pg. 163
112. sap- servizi aiuto alla persona
113. percorsi socio terapeutici e riabilitativi
COMUNE DI BAGNOLO in PIANO pg. 165
114. servizi per l’integrazione di alunni con disabilità
COMUNE DI CADELBOSCO SOPRA pg. 166
115. servizi per l’integrazione di alunni con disabilità
COMUNE DI CASTELNOVO di SOTTO pg. 167
116. servizi per l’integrazione di alunni con disabilità
COMUNE DI QUATTRO CASTELLA pg. 168
117. sap - servizi aiuto alla persona
118. servizi per l’integrazione di alunni con disabilità
119. inserimenti socioterapeutici
5
COMUNE DI VEZZANO S/C pg. 171
120. servizio di trasporto persone disabili
Area povertà ed esclusione sociale e salute mentale pg. 172
AUSL
121. apertura secondo polo servizi salute mentale
122. psichiatria di nucleo
123. lavoro per soggetti fragili
124. sostegno all’abitare e all’inclusione sociale
125. assistenza sanitaria alla popolazione carceraria
COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 179
126. il laboratorio dell’abitare
127. assegnazione di alloggi erp
128. alloggi di assistenza abitativa
129. casa delle donne
130. docce pubbliche
131. contributo alle mense rivolte a persone in difficoltà
132. qualità di vita e percorsi di accompagnamento/sostegno
per l’inclusione sociale della popolazione nomade-sinta
133. assistenza economica
134. percorsi per l’accoglienza
135. rosemary - oltre la strada
UNIONE TERRA DI MEZZO pg. 190
136. sostegno a cittadini in disagio economico
POLO 7 pg. 191
137. esclusione sociale
Area immigrazione pg. 192
AUSL pg. 193
138. percorso nascita donne arabe e cinesi
139. centro per la salute della famiglia straniera
140. progetto eva luna
COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 196
141. centro informazione immigrati
142. promuovere il pluralismo culturale
143. promuovere il dialogo interculturale
144. Emilia Romagna terra d’asilo
145. SPRAR (rifugiati richiedenti asilo)
146. mediazione interculturale nel servizio sociale
UNIONE TERRA DI MEZZO pg. 202
147. ALI – azioni locali per l’integrazione
Trasversali pg. 203
DISTRETTO pg. 204
148. Attivitò amministrativa FRNA
149. Ufficio di Piano
150. C.A.A.D.
151. C.R.I.B.A.
152. sportello assistenti
153. Sistema informativo
AUSL pg. 210
154. sviluppo Nuclei cure primarie
155. promozione corretti stili di vita
156. specialistica ambulatoriale
157. sviluppo percorsi di cura
158. parco san Lazzaro (sicurezza partecipata)
COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 218
159. tavolo interistituzionale di contrasto alla violenza contro le donne
6
160. Consulta tempi e orari della città
161. Gruppo interistituzionale promozione stili di vita consapevoli
162. I reggiani per esempio
163. azioni integrate di sicurezza urbana
164. polo territoriale di servizio sociale
165. sportello sociale
UNIONE TERRA DI MEZZO pg. 228
166. sportello sociale
POLO 7 pg. 229
167. sportello sociale
Sostegno ai comuni – Quote finalizzate pg. 230
168. Interventi a sostegno dei programmi di protezione sociale
e assistenza a favore delle vittime di tratta, sfruttamento
e riduzione in schiavitù – art. 18 d.lgs 286/1998 e art. 13
L. 228/2003” pg. 231
169. Accompagnamento e sostegno alla popolazione detenuta,
internata e/o affidata. Interventi rivolti alle persone
sottoposte a limitazioni della libertà personale, promossi
dai comuni sede di carcere pg. 238
170. Consolidamento, sviluppo e qualificazione dei centri per
le famiglie COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 240
171. Consolidamento, sviluppo e qualificazione dei centri per
le famiglie Polo 7 pg. 241
Piano per la non autosufficienza e indirizzi omogenei per l’attuazione
dell’accreditamento transitorio in ambito distrettuale pg. 242
7
Accordo di Programma
8
ACCORDO DI PROGRAMMA
DI ADOZIONE DEL PROGRAMMA ATTUATIVO PER L’ANNO 2012 E DEL PIANO
DISTRETTUALE DELLE ATTIVITA’ PER LA NON AUTOSUFFICIENZA 2012
Integrazione all’Accordo di programma di adozione del
PIANO DISTRETTUALE PER LA SALUTE E IL BENESSERE SOCIALE 2009-2011
E DEL PROGRAMMA ATTUATIVO PER L'ANNO 2009
Zona Sociale di Reggio Emilia
Comuni di Albinea, Bagnolo in Piano, Cadelbosco di Sopra, Castelnovo di Sotto, Quattro Castella,
Reggio nell’Emilia, Vezzano sul Crostolo, Azienda USL Distretto di Reggio Emilia, Azienda
Ospedaliera Santa Maria Nuova, Provincia di Reggio Emilia
Sottoscritto il 28 maggio 2012
9
ACCORDO DI PROGRAMMA
DI ADOZIONE DEL PROGRAMMA ATTUATIVO PER L’ANNO 2012 E DEL PIANO
DISTRETTUALE DELLE ATTIVITÀ PER LA NON AUTOSUFFICIENZA 2012
Integrazione all’Accordo di programma di adozione del
PIANO DISTRETTUALE PER LA SALUTE E IL BENESSERE SOCIALE 2009-2011
E DEL PROGRAMMA ATTUATIVO PER L'ANNO 2009
I legali rappresentanti dei Comuni di Albinea, Bagnolo in Piano, Cadelbosco di Sopra, Castelnovo
di Sotto, Quattro Castella, Reggio nell’Emilia, Vezzano sul Crostolo, dell’Azienda USL Distretto di
Reggio Emilia, dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova e della Provincia di Reggio Emilia
PREMESSO CHE
- la Legge 8 novembre 2000, n. 328, denominata "Legge quadro per la realizzazione del
sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali", all'art. 20 prevede la ripartizione, da parte
dello Stato, delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali, per la promozione e il
raggiungimento degli obiettivi di politica sociale;
- la Legge Regionale n. 2 del 12 marzo 2003: “Norme per la promozione della cittadinanza
sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” prevede, all’art.
27 l’elaborazione ed approvazione del “Piano regionale degli interventi e servizi sociali”,
integrato con il “Piano sanitario regionale”;
- con Deliberazione dell’Assemblea Legislativa Regionale 22 maggio 2008, n. 175 è stato
approvato il “Piano Sociale e Sanitario 2008 – 2010” che indica, tra gli obiettivi da perseguire:
il superamento della programmazione settoriale a favore di un approccio di intervento
caratterizzato da una forte integrazione non solo tra competenze sociali e sanitarie, ma anche
con tutte le aree che concorrono al benessere e alla salute della comunità;
il rafforzamento di un sistema di welfare che valorizzi il diritto dei cittadini all’accesso e
alla personalizzazione degli interventi, nonché alla partecipazione attiva ai progetti di vita e
di cura;
l’implementazione del processo di coinvolgimento di tutti i soggetti, nel rispetto delle
relative competenze, che a vario titolo sono chiamati ad operare per l’affermazione dei diritti
di cittadinanza;
- il sopra citato Piano Sociale e Sanitario 2008 – 2010 ha individuato nuovi strumenti di
programmazione per l’ambito distrettuale, valorizzando anche il ruolo della Conferenza
Territoriale Sociale e Sanitaria, prevedendo in particolare il Piano di zona distrettuale per la
salute e il benessere sociale, di durata triennale e il Programma Attuativo Annuale per la
declinazione annuale degli obiettivi a valenza pluriennale;
- la Deliberazione dell’Assemblea Legislativa Regionale n. 62 del 22 novembre 2011 ha
approvato il “Programma annuale 2011: obiettivi e criteri generali di ripartizione delle risorse ai
sensi dell’art. 47, comma 3, della L.R. 2/2003 in attuazione del Piano sociale e sanitario
regionale” confermando, nelle more dell’approvazione del nuovo Piano sociale e sanitario, gli
obiettivi e gli indirizzi del Piano sociale e sanitario 2008-2010 e conseguentemente prorogando
di un’ulteriore annualità la durata dei Piani di Zona per la salute e il benessere sociale 2009-
2011, considerando il Programma Attuativo 2012 la quarta annualità dei vigenti Piani di zona
distrettuali;
- la DAL n. 62/2011 ha inoltre confermato il progressivo superamento del precedente
approccio incentrato sulla presenza di programmi finalizzati a favore di un modello di
programmazione che valorizza l’autonomia e la responsabilità dei Comuni associati nelle scelte
10
di programmazione locale;
- in conseguenza di questa impostazione, le risorse regionali precedentemente destinate ai
principali programmi finalizzati riferiti a specifici target, confluiscono nel Fondo Sociale Locale
e vengono programmate in base alla specificità della zona sociale di riferimento, pur dovendo
garantire la destinazione di una percentuale minima alle seguenti specifiche aree di bisogno al
fine di dare continuità agli interventi in atto:
Infanzia e adolescenza;
Giovani;
Immigrati stranieri;
Povertà ed esclusione sociale;
- con riferimento agli obiettivi individuati nel Piano Sociale e Sanitario 2008 – 2010 il Fondo
Sociale Locale è inoltre destinato ai seguenti interventi:
contributi per la mobilità e l’autonomia nell’ambiente a favore di persone con disabilità, ai
sensi degli artt. 9 e 10 L.R. 29/1997;
sviluppo e consolidamento degli Ufficio di Piano.
- le risorse regionali del Fondo Sociale Locale sono inoltre integrate con il Fondo Sociale
straordinario finalizzato a due obiettivi specifici:
consolidamento del sistema dei servizi sociali territoriali
attuazione del programma regionale per la promozione e la tutela dei diritti, la protezione e
lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva e il sostegno alla genitorialità;
- la DAL n. 62/2011 conferma e finanzia inoltre la realizzazione di tre programmi finalizzati:
Interventi a favore delle vittime di tratta e sfruttamento
Interventi rivolti alle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale
Consolidamento, sviluppo e qualificazione dei Centri per le Famiglie;
- la Deliberazione di Giunta Regionale n. 2168 del 27/12/2011, ha approvato il “Programma
annuale 2011: ripartizione delle risorse del fondo sociale regionale ai sensi dell’art.47, comma 3
della L.R. 2/03 e individuazione delle azioni per il perseguimento degli obiettivi di cui alla
deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 62 del 22 novembre 2011” cui seguono gli atti di
riparto dei servizi regionali interessati;
- il Programma attuativo annuale ricomprende il Programma delle attività territoriali del
Distretto e il Piano distrettuale per la non autosufficienza, ad integrazione del Piano distrettuale
per la salute e il Benessere sociale 2009-2011 prorogato a tutto il 2012;
- con particolare riferimento al sostegno ai cittadini non autosufficienti si richiamano:
la DGR n. 509 del 16.04.2007 con la quale è stato avviato nell’anno 2007, il Fondo
regionale per la non autosufficienza, istituito dall’articolo 51 della Legge regionale 23
dicembre 2004, n. 27 e la DGR n. 1206 del 30.07.2007 con la quale sono stati approvati gli
indirizzi attuativi;
la DGR n. 840 del 11 giugno 2008 “Prime linee di indirizzo per le soluzioni residenziali e
l’assistenza al domicilio per le persone con gravissime disabilità acquisite nell’ambito del
FRNA e della DGR 2068/2004”;
la DGR n. 1230 del 28.08.2008 di attribuzione delle risorse FRNA dedicate ai disabili gravi
in cui sono stati individuati, inoltre, gli interventi finanziati dal FRNA oltre a quelli già
indicati nelle deliberazioni sopra indicate, fornendo indirizzi per lo sviluppo dei servizi
sociosanitari per disabili da assicurare a livello distrettuale nell’ambito della
programmazione 2009 – 2011;
la nota congiunta degli Assessori Teresa Marzocchi e Carlo Lusenti del 28/02/2012
(PG/2012/51176) con la quale viene comunicata le ripartizione delle risorse destinate alla
non autosufficienza – anno 2012 – assegnazione alle CTSS e avvio della programmazione
con la quale vengono assegnati i fondi da destinare alla non autosufficienza, in specifico i
fondi da destinare al finanziamento dell’accreditamento per le gestioni pubbliche;
11
- la DGR 772/2007, in attuazione dell’art. 38 della legge Regionale 2/2003 provvede a
- definire i criteri generali e le linee guida di applicazione dell’accreditamento in ambito
socio-sanitario e sociale;
- individuare i servizi relativamente ai quali esso trova applicazione, dando priorità, per
quanto attiene ai tempi di attuazione, ai servizi già regolamentati attraverso il percorso
autorizzativo e finanziati anche tramite il fondo Regionale per la non Autosufficienza;
- rimandare ad ulteriori provvedimenti attuativi la definizione dei requisiti e delle procedure
per l’effettiva applicazione dell’accreditamento;
- il piano Sociale e Sanitario 2008-2010 (DAL 175/2008) identifica l’accreditamento come
“una nuova modalità di rapporto fra i soggetti pubblici e privati, i primi titolari della funzione di
programmazione ……, i secondi chiamati a rispondere all’esigenza dei soggetti pubblici di
poter disporre di produttori di servizi dotati di una specifica competenza tecnico-professionale,
organizzativa ed imprenditoriale qualificata sulla base di criteri e requisiti che vengono
“certificati” proprio attraverso l’accreditamento”;
- il piano Sociale e Sanitario 2008-2010 (DAL 175/2008) identifica nella programmazione
zonale l’articolazione dell’offerta ed afferma che “esiste quindi una stretta correlazione tra
programmazione del fabbisogno sociale e socio-sanitario ed il rilascio dell’accreditamento”;
- il piano Sociale e Sanitario 2008-2010 (DAL 175/2008) definisce competenze e ruoli dei
diversi soggetti della governance ai livelli regionale, intermedio e distrettuale ed identifica la
necessità di individuare i soggetti istituzionali competenti per l’accreditamento a livello
distrettuale e i relativi compiti;
- la DGR 514/2009 “Primo provvedimento della Giunta regionale attuativo dell’art. 23 della
L.R. 4/2008 in materia di accreditamento”, con le integrazioni e modifiche apportate dalla DGR
390/2011, disciplina le condizioni e le modalità dell’accreditamento transitorio, provvisorio e
definitivo nonché l’aggiornamento della programmazione in una prospettiva triennale,
identificando il fabbisogno di servizi su base triennale (2009-2011).
- le DGR n. 2110/2009 “Approvazione del sistema omogeneo di tariffa per i servizi
sociosanitari per anziani valevole per l’accreditamento transitorio”, n. 219/2010 “Approvazione
del sistema omogeneo di tariffa per i servizio semiresidenziali socio sanitari per disabili
valevole per l’accreditamento transitorio” e n. 1336/2010 “Approvazione del sistema omogeneo
di tariffa per i servizi residenziali socio sanitari per disabili valevole per l’accreditamento
transitorio” hanno concretamente avviato la stagione dell’elaborazione dei contratti di servizio
connessi all’accreditamento. La DGR 2109/2009 ha inoltre approvato la composizione e le
modalità di funzionamento dell’organismo tecnico di ambito provinciale competente per la
verifica dei requisiti dell’accreditamento;
DATO ATTO CHE
- la Regione Emilia Romagna ha individuato quale temine per l’approvazione del Programma
attuativo 2012 il 31 maggio 2012;
- la Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria di Reggio Emilia nella seduta del 14 marzo
2012 ha stabilito la ripartizione del FRNA per l’anno 2012 (nota Presidente CTSS 25507 del
10/05/2012);
RICHIAMATI
- l’Accordo di programma per l’Approvazione del Piano distrettuale per la salute e il
benessere sociale 2009-2011 e l’approvazione del Programma Attuativo per l’anno 2009 della
Zona Sociale di Reggio Emilia, sottoscritto in data 20 aprile 2009 e approvato con Decreto del
Sindaco di Reggio Emilia (PG 8937) del 20 aprile 2009;
12
- la Convenzione per la costituzione del Nuovo Ufficio di Piano e la gestione del Fondo
Regionale per la Non Autosufficienza, coerentemente con quanto disposto dalla Regione
Emilia-Romagna con delibera di Giunta n. 1004/2007, tra il Comune capo-distretto (Reggio
Emilia) e l’Azienda USL Distretto di Reggio Emilia firmata in data 21 dicembre 2007 in base
alla deliberazione del Consiglio Comunale di Reggio Emilia n. 25755/301 del 17/12/2007 e agli
atti dei Consigli Comunali del Comune di Albinea (n. 67 del 26/11/2007), Bagnolo in Piano (67
del 14/11/2007), Cadelbosco di Sopra (n. 54 del 27/11/2007), Castelnovo di Sotto (n. 95 del
29/11/2007), Quattro Castella (n. 95 del 29/11/2007) e Vezzano sul Crostolo (n. 75 del
16/11/2007) che individuano il Comune di Reggio Emilia quale Comune capofila per la stipula
della convenzione. La convenzione stessa è inoltre stata recepita con deliberazione n. 35 del
5/02/2008 del Direttore Generale dell’Azienda USL di Reggio Emilia e successivamente
prorogata fino a elaborazione di nuova convenzione;
- l’Atto di Indirizzo e Coordinamento triennale per la programmazione, contenente il Profilo
di Comunità, gli indirizzi per l’adozione del PAL e le priorità strategiche in area sociale,
sociosanitaria e sanitaria che costituiscono il quadro di riferimento della programmazione in
ambito territoriale, approvato dalla Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria in data 16 marzo
2009;
SI CONVIENE E SI STIPULA IL SEGUENTE ACCORDO
ARTICOLO 1 - PREMESSA
Si richiama la deliberazione della Giunta Regionale n. 1682 del 20 Ottobre 2008, nella quale sono
stati precisati il ruolo dei soggetti da coinvolgere nel processo di programmazione e le indicazioni
per assicurare la più ampia partecipazione di tutti soggetti pubblici e privati con competenze
inerenti la promozione della salute e del benessere dei cittadini nell’ambito della zona sociale.
Il processo di programmazione in particolare ha previsto, fin dall’inizio, la partecipazione a tavoli
tematici appositamente istituiti per aree tematiche, composti da personale con competenze sociali,
sanitarie, educative, rappresentanti del mondo della scuola, della cooperazione, del associazionismo
e del volontariato.
Nella zona sociale di Reggio Emilia si è consolidata la metodologia di lavoro che vede la
partecipazione e il confronto con il territorio come riferimento costante e che ha pertanto portato
alla costruzione del primo Piano per il Benessere Sociale e Sanitario del Distretto di cui il presente
programma costituisce parte attuativa annuale.
Le procedure per l’elaborazione ed approvazione dei documenti di programmazione sociosanitaria a
valenza triennale ed annuale prevedono che tale provvedimento venga approvato con un accordo di
programma tra i Comuni della zona sociale, l’Azienda USL, l’Azienda Ospedaliera Santa Maria
Nuova, la Provincia, quest’ultima - in particolare - per l’attuazione di programmi specifici a valenza
sovra distrettuale.
ARTICOLO 2 - FINALITÀ
Le Amministrazioni interessate, con il presente Accordo approvano il Programma Attuativo
Annuale per l’anno 2012, che si allega al presente atto quale parti integrante e sostanziale, quale
parte attuativa del Piano di Zona per la Salute e il Benessere sociale 2009-2011, prorogato a tutto il
2012.
ARTICOLO 3 - INTERVENTI
Le Amministrazioni interessate danno atto che il Piano Distrettuale per la Salute e il Benessere
Sociale assume una valenza strategica nell’arco del triennio di riferimento, mentre il Programma
Attuativo Annuale declina per l’anno 2012 gli obiettivi strategici in azioni e interventi da realizzare
nell’anno di riferimento.
In particolare il Programma attuativo 2012 prevede le azioni finanziate con il Fondo Sociale Locale
in cui confluiscono risorse trasferite dalla Regione e risorse proprie dei Comuni. In coerenza con le
direttive regionali in materia di programmazione sociosanitaria tali risorse assicurano la
realizzazione di interventi nelle aree prioritarie di intervento di seguito riportate:
13
• Responsabilità familiari e infanzia ed adolescenza (compresi Centri famiglie)
• Giovani e Dipendenze;
• Immigrati stranieri;
• Povertà ed esclusione sociale;
• Promozione dello sportello sociale;
• Sviluppo e consolidamento dell’Ufficio di Piano;
• Azioni a favore delle persone non autosufficienti non ricomprese nei progetti finanziati con
risorse del Fondo Sociale locale, quali ad esempio i contributi per la mobilità e l’autonomia
nell’ambiente domestico ai sensi degli articoli 9 e 10 della legge regionale n. 29/1997;
• Azioni a favore delle persone non autosufficienti finanziate dal Fondo Regionale non
Autosufficienza e dal Fondo Nazionale non Autosufficienza;
• Azioni a favore della assistenza temporanea ed integrazione sociale a favore delle vittime di
tratta, sfruttamento e riduzione in schiavitù, azioni rivolte a persone sottoposte a limitazioni
della libertà personale.
Le Amministrazioni interessate danno atto che i Programmi Provinciali 2012 sono parte integrante
del Programma Attuativo 2012 e definiscono priorità e azioni finalizzate:
- alla promozione delle politiche di tutela e accoglienza dell’infanzia e dell'adolescenza;
- all'integrazione sociale dei cittadini stranieri.
Le Amministrazioni interessate danno atto che le “Linee guida relative ai percorsi di tutela dei
minori e delle famiglie sviluppati nella collaborazione tra Servizi e Comunità” sono approvate e
costituiscono parte integrante e sostanziale del presente Programma Attuativo 2012.
Le Amministrazioni interessate danno atto che la durata delle convenzioni per la costituzione e lo
sviluppo delle Aziende di Servizi alla Persona (ASP) della Zona Sociale di Reggio Emilia (ASP
OSEA, ASP RETE, ASP SS PIETRO E MATTEO e ASP OPUS CIVIUM), fissata in tutte le
convenzioni “fino al 31.12.2011, in corrispondenza della programmazione del Piano di zona per la
salute e il benessere sociale” è di fatto prorogata, in corrispondenza con la proroga di un anno di
tutti gli strumenti della programmazione socio-sanitaria (DAL n. 62/2011), compreso il Piano di
zona per la salute e il benessere sociale, nell’intesa che le predette ASP manterranno in ogni caso la
propria specifica funzionalità fino alla approvazione del nuovo Piano di zona e della conseguente
nuova convenzione.
ARTICOLO 4 - IMPEGNI DELLE PARTI
Le amministrazioni aderenti al presente accordo si impegnano a collaborare per il conseguimento
degli obiettivi previsti nel Piano Distrettuale per la salute ed il benessere sociale – quadriennio
2009/2012 e per la realizzazione degli interventi previsti nei Programmi attuativi annuali.
II Comune Capofila si impegna ad approvare i Programmi Attuativi annuali previa valutazione
condivisa, in seno al Comitato di Distretto, degli interventi e delle funzioni da gestire al fine di
garantire omogeneità a livello distrettuale ed assicurare l’opportuno coordinamento con l’AUSL
l’Azienda Ospedaliera SMN e la Provincia e con il privato sociale del territorio.
I Comuni del Distretto destinano alla realizzazione del Piano distrettuale per la salute e il benessere
sociale e del Programma attuativo annuale le risorse comunali, integrate dai fondi nazionali e
regionali appositamente erogati ai Comuni.
I Comuni del Distretto si impegnano altresì ad aderire e collaborare fattivamente alla attuazione dei
progetti a valenza provinciale, partecipando, compatibilmente con le risorse disponibili, alla
realizzazione degli stessi nei termini e modalità definiti collegialmente.
II Comune Capofila collaborerà alla definizione delle modalità e al concreto monitoraggio del Piano
di zona distrettuale e dei Programmi attuativi annuali ai fini della loro valutazione.
L’Azienda USL di Reggio Emilia e l’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova collaboreranno, per
quanto di propria competenza, alla realizzazione del Piano di zona per la salute e il benessere
quadriennale e relativi programmi attuativi annuali, esercitando la funzione di governo in modo
congiunto con i Comuni del Distretto per l’area dell’integrazione socio sanitaria. Il Direttore di
distretto AUSL e la Direzione Ospedaliera partecipano formalmente al processo decisionale.
14
L’AUSL e l’Azienda Ospedaliera garantiscono le funzioni di programmazione, committenza,
regolazione, monitoraggio e valutazione, anche attraverso la presenza di figure sanitarie all’interno
dell’Ufficio di Piano e/o la partecipazione di propri professionisti ai tavoli tematici.
La Provincia di Reggio Emilia esercita le proprie funzioni di raccordo e promozione della
programmazione sociale, sanitaria e socio-sanitaria all'interno della Conferenza Territoriale Sociale
e Sanitaria, nell'Ufficio di Presidenza, e nell'Ufficio di Supporto, mediante:
la partecipazione e il sostegno al processo complessivo di programmazione a livello intermedio;
- l'elaborazione dei propri programmi di ambito provinciale afferenti le politiche di
integrazione dei cittadini immigrati e le politiche a sostegno dell'accoglienza e della tutela
dell'infanzia e dell'adolescenza e altri progetti sovrazonali per l'area sociale e socio-sanitaria;
- il raccordo con gli altri enti al fine di assicurare l'integrazione delle politiche sociali e
sanitarie con le altre politiche;
- il presidio del funzionamento del Comitato paritetico provinciale del volontariato, quale
organismo preposto al costante raccordo e confronto tra il mondo del volontariato reggiano e le
istituzioni locali;
- la collaborazione con il Forum Terzo Settore Reggiano, quale portavoce delle esigenze e
delle prospettive del Terzo Settore a Reggio Emilia e la promozione della partecipazione dello
stesso alla programmazione a di livello intermedio;
- la garanzia di sostegno all'Ufficio di Supporto per il suo funzionamento.
I soggetti firmatari dell’Accordo di Programma si impegnano a coordinare, integrare, unificare gli
elementi e gli strumenti informativi locali, come già previsto dall’Atto di Indirizzo della CTSS, per
giungere alla costruzione di un unitario sistema di conoscenza e valutazione degli interventi socio
sanitari.
ART. 5 - STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE, GOVERNO E VERIFICA DEL
PROGRAMMA ATTUATIVO 2012 E DEL PIANO DISTRETTUALE PER LA SALUTE E
IL BENESSERE SOCIALE 2009-2012
Con riferimento a quanto indicato in premessa, i Comuni hanno costituito il Comitato di Distretto,
composto dai Sindaci dei Comuni del Distretto, dal Direttore del Distretto e dal Direttore
dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova. Il Comitato di Distretto persegue il governo
congiunto delle politiche e degli interventi socio-sanitari a favore della popolazione della zona
sociale di Reggio Emilia al fine di garantire equità di accesso alla rete dei servizi socio assistenziali,
socio educativi e socio-sanitari.
Nel quadro di tali funzioni il Comitato di Distretto ha individuato:
- Il Comune Capofila nel Comune di Reggio Emilia, con funzione di coordinamento,
promozione per la predisposizione, realizzazione e valutazione del Piano distrettuale per la
salute e il benessere sociale e dei programmi attuativi annuali;
- L’Ufficio di Piano composto da Responsabile, Coordinatore, Collaboratore in staff addetto
alla partecipazione, Collaboratori designati dai Comuni del Distretto (subzone Bassa e
Pedecollina), Direttore Cure Primarie AUSL, Responsabile Handicap Adulto AUSL,
Responsabile Area Sociale AUSL, Direttore Amministrativo Distretto AUSL
- I Tavoli tematici (per la composizione si veda il Piano Distrettuale per la salute ed il
benessere sociale) con funzioni di condivisione e collaborazione nella individuazione e
attuazione degli obiettivi e delle progettazioni inerenti le diverse aree tematiche;
Con riferimento a quanto indicato in premessa e nell’impegno delle parti, la Provincia, i Comuni,
l’Azienda Ospedaliera SMN e l’A.U.S.L. confermano composizione e funzioni degli strumenti di
governo del processo programmatorio provinciale definiti nell'Atto di indirizzo e coordinamento
triennale approvato dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria nella seduta del 16 marzo 2009.
ARTICOLO 6 - STRUMENTI DI GOVERNO DEL PROCESSO PROGRAMMATORIO DI
LIVELLO INTERMEDIO
La Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria di Reggio Emilia, svolge le funzioni di indirizzo,
15
consultive, propulsive, di verifica e controllo previste dal PSSR e assicura il governo integrato del
sistema a livello territoriale intermedio;
L'Ufficio di Supporto istituito dalla CTSS in accordo con i Distretti, le Aziende Sanitarie e la
Provincia, con le funzioni previste dal PSSR di seguito sintetizzate:
- il coordinamento permanente per quanto attiene le istruttorie e il supporto tecnico di ambito
sociale e sociosanitario con i Responsabili degli Uffici di Piano, il Direttore delle attività socio
sanitarie dell'AUSL e la Responsabile del programma Anziani dell'AUSL;
- l'integrazione con l'AUSL per la programmazione sanitaria e sociosanitaria e con l'ASMN per la
programmazione sanitaria;
- l’elaborazione e monitoraggio del Profilo di Comunità e le elaborazioni necessarie alla
Conferenza ai fini della stesura dell'atto d'indirizzo e coordinamento;
- l'istruttoria del riparto delle risorse del FRNA per favorire un processo di riequilibrio territoriale
delle risorse previste e il presidio a livello tecnico degli obiettivi di equità e omogeneità
possibile nell'erogazione dei servizi per non autosufficienti;
- l'istruttoria per gli adempimenti relativi all'organismo tecnico provinciale per l'accreditamento
nonché le istruttorie previste dalle direttive regionali.
ARTICOLO 7 – ONERI FINANZIARI
Relativamente al Programma attuativo annuale 2012, esso comprende azioni ed interventi per una
spesa complessiva distrettuale di Euro 97.153.772,24 di cui:
Euro 43.724.713,78 finanziata con fondi dei comuni,
Euro 24.677.877,59 totali di finanziamenti regionali così ripartiti:
- Euro 2.096.952 finanziato con il Fondo Sociale Locale (compreso Fondo sociale
straordinario), gestito dal Comune capofila per i programmi Infanzia e Adolescenza,
Immigrazione, Povertà, Giovani/Dipendenze, Promozione e Sviluppo degli Uffici di Piano,
Contributi Mobilità e Autonomia nell’ambiente Domestico,
- Euro 42.599,51 del programma finalizzato Carcere, euro 48.000 del programma finalizzato
Lotta alla tratta, euro 44.158,08 del programma finalizzato Centri Famiglie, euro 183.000
CRIBA;
- Euro 22.263.158 (di cui 20.285.644 assegnazione 2012 del FRNA ordinario + 49.055 come
quota di riequilibrio gestioni precedenti, 77.070 FNA vincolato demenze e GRAD, +
170.196 FNA vincolato SLA, 1.860.029 provenienti da residui anni precedenti e 251.315 da
sopravvenienze anni precedenti – 381.097 di risorse non programmate) finanziato con il
Fondo Regionale Non Autosufficienza, gestito dall’AUSL;
Euro 26.737.003 finanziato con fondi della Azienda USL – distretto di Reggio Emilia per la
spesa sociosanitaria,
La Provincia di Reggio Emilia, inoltre, promuove nell’ambito del Programma attuativo 2012 azioni
di sistema nelle aree di riferimento per un valore economico di euro 29.213 e azioni di sistema
sovradistrettuali nelle aree di riferimento per un valore economico di euro 118.352.
Le Parti concordano, infine, che tali risorse potranno essere integrate da contributi per i quali è in
corso la richiesta di concessione ovvero da risorse attualmente non previste e non quantificabili.
Esse convengono, altresì, che potranno essere apportate eventuali modifiche agli impegni finanziari
inizialmente assunti, previa intesa all’interno degli organismi di distretto fra tutti i soggetti
sottoscrittori del presente Accordo di Programma, a condizione che tali modifiche non
pregiudichino il raggiungimento degli obiettivi e la realizzazione degli interventi previsti nel
Programma attuativo 2012.
ARTICOLO 8 - FUNZIONI DI VIGILANZA
L'esecuzione del presente Accordo sarà verificata dal Comune di Reggio Emilia, capofila tramite il
Nuovo Ufficio di Piano come azione di supporto e di affiancamento ai Comuni, con particolare
attenzione ad aspetti di criticità e di difficoltà che i medesimi dovessero incontrare.
Qualora nella gestione dei progetti e dei finanziamenti connessi si evidenziassero chiare situazioni
di negligenza non affrontabili attraverso le normali strategie collaborative, il Comune di Reggio
Emilia, Capofila, attiverà l’organo di vigilanza previsto dall’art. 34, comma 7, del T.U. 267/2000.
16
ARTICOLO 9 - DURATA DELL’ACCORDO DI PROGRAMMA
L’Accordo di programma avrà durata annuale con scadenza al 31.12.2012. Sono ammessi interventi
di modifica concordati fra le parti nel corso di validità dell’Accordo.
ARTICOLO 10 - TRASMISSIONE DELL’ACCORDO IN REGIONE
Il Comune di Reggio Emilia, capofila, si impegna a trasmettere alla Regione Emilia-Romagna il
presente Accordo di Programma.
Letto, confermato e sottoscritto in data 28 maggio 2012
ENTE RUOLO RICOPERTO NOME FIRMA
Per il Comune di
Albinea
ASSESSORE TIZIANA TONDELLI firmato
Per il Comune di
Bagnolo in Piano
SINDACO PAOLA CASALI firmato
Per il Comune di
Cadelbosco di Sopra
ASSESSORE CHIARA GIBERTI firmato
Per il Comune di
Castelnovo di Sotto
SINDACO SIMONE MONTERMINI firmato
Per il Comune di
Quattro Castella
SINDACO ANDREA TAGLIAVINI firmato
Per il Comune di
Reggio Emilia
ASSESSORE MATTEO SASSI firmato
Per il Comune di
Vezzano sul Crostolo
ASSESSORE GIOVANNI BETTUZZI firmato
Per l’Azienda USL –
Distretto di Reggio Emilia
DIRETTORE DI DISTRETTO CRISTINA MARCHESI firmato
Per l’Azienda Ospedaliera
Santa Maria Nuova di
Reggio Emilia
DIREZIONE SANITARIA FRANCESCO VERCILLI firmato
Per la Provincia di
Reggio Emilia
ASSESSORE MARCO FANTINI firmato
Approvato con Decreto del Sindaco di Reggio Emilia PG n. 9321 del 28 maggio 2012
17
Tabella A)
Quadro riepilogativo del
finanziamento della spesa prevista
per il programma attuativo 2012
18
TAB. A - QUADRO RIEPILOGATIVO DEL FINANZIAMENTO DELLA SPESA PREVISTA PER IL PROGRAMMA ATTUATIVO 2012
AREE / TARGET
Soggetti
responsabilità
familiari
infanzia e
adolescenza
giovani anziani disabili dipendenze
immigrati
stranieri
povertà ed
esclusione
sociale
salute
mentale
azioni di sistema
e trasversali
Totale RISORSE
Comune di ALBINEA 766.876,00 189.138,00 174.147,00 1.130.161,00
Comune di BAGNOLO IN PIANO 279.588,00 36.785,00 104.000,00 420.373,00
Comune di CADELBOSCO DI
SOPRA 7.032,00 36.546,40 14.183,78 57.762,18
Comune di CASTELNOVO DI
SOTTO 5.904,82 1.000,00 59.049,15 65.953,97
Comune di QUATTRO CASTELLA 612.876,69 66.504,29 25.017,22 371.400,00 299.930,00 28.910,18 109.098,04 24.185,13 1.537.921,55
Comune di REGGIO NELL'EMILIA 1.333.545,06 20.764.952,85 654.830,23 6.741.177,46 5.711.338,22 470.973,85 577.878,33 1.778.008,24 2.653.898,73 40.686.602,97
Comune di VEZZANO SUL
CROSTOLO 53.000,00 45.000,00 98.000,00
UNIONE TERRA DI MEZZO 289.859,30 350.959,00 77.746,00 19.494,24 23.665,00 761.723,54
44.758.498,21
Regione - F.do sociale locale 140.630,50 1.149.675,28 47.444,58 45.333,05 187.000,00 195.723,85 271.144,74 60.000,00 2.096.952,00
Regione - programmi finalizzati
(centro famiglie, carcere, lotta
alla tratta, criba) 44.168,08 183.000,00 90.599,51 317.767,59
Regione altro (specificare in
nota1
) 51.936,00 16.973,44 68.909,44
FRNA 14.903.586,00 7.082.567,00 207.000,00 22.193.153,00
FNNA 60.000,00 17.070,00 77.070,00
AUSL 2
285.797,00 2.932.408,00 158.963,00 7.452.506,00 1.292.452,00 1.879.715,00 284.669,00 1.332.013,00 1.537.902,00 9.580.578,00 26.737.003,00
Provincia di … -
Altri soggetti pubblici (ASP, ecc..)
- ASP OPUS CIVIUM 550.114,00 550.114,00
Altri soggetti privati - Specificare
(esclusa contribuzione utenti) -
-
TOTALE
3.311.592,15 25.970.275,72 960.586,43 30.121.766,46 15.122.789,64 2.537.688,85 1.106.675,60 3.604.528,53 1.537.902,00 12.525.661,86 141.557.965,45
19
(1) Regione - altri fondi :
denominazione importo
CONTRIBUTI GESTIONE NIDO
CONTRIBUTI DIRITTO ALLO STUDIO
(2) Spesa sanitaria per gli interventi ad elevata integrazione socio-sanitaria (tra cui finanziamento FSR per unità di strada) nonchè per gli interventi previsti al
punto 6 e 9 del documento "Indicazioni di supporto alla redazione del Piano di Zona per la salute ed il benessere sociale 2009-2011 e del PAA 2009..." di seguito
richiamati:
v Cure Domiciliari, suddivise per tipologia di assistenza (Domiciliare Integrata (ADI), Domiciliare Programmata (ADP), Domiciliare Infermieristica);
v Assistenza Specialistica Ambulatoriale;
v Accessi al Pronto Soccorso non seguiti da ricovero per cittadini in età pediatrica e sopra i 65 anni;
v Ricoveri ripetuti per i cittadini sopra i 65 anni
20
Tabella B)
Fondo Sociale Locale – previsione di spesa 2012
21
Tabella B)
TAB. B - Fondo Sociale Locale - Previsione di spesa 2012
REGIONE
AREA/TARGET TIPOLOGIA Rif. Scheda intervento n.
Fondo sociale
locale 2012
Fondo sociale
Locale 2011
non utilizzato
al 31/12/2011
e
riprogrammat
o
ALTRO -
specificare in nota
1
COMUNI AUSL
Altri soggetti
pubblici
(specificare)
Altri soggetti
privati
(specificare)
TOTALE
A servizio sociale
professionale 59 66863,81 114.007,69 180.871,50
B integrazione sociale
C
servizi educativi-
assistenziali e per l'ins.
lavorativo -
D assistenza domiciliare -
E servizi di supporto -
F trasferimenti in denaro 133 100.000,00 -
G
strutture diurne 100.000,00
H
strutture residenziali e
comunitarie -
I Pronto intervento
sociale 59 73766,69 127.589,83 201.356,52
RESPONSABILITA'
FAMILIARI
Totale Responsabilità
Familiari 240.630,50 - 241.597,52 - - - 482.228,02
A
servizio sociale
professionale -
B integrazione sociale -
C
servizi educativi-
assistenziali e per l'ins.
lavorativo 47,58,39,38,40,41 637085,98 2.384.525,44 310.000,00 3.331.611,42
INFANZIA E
ADOLESCENZA
D assistenza domiciliare -
22
E servizi di supporto -
F trasferimenti in denaro -
G strutture diurne -
H
strutture residenziali e
comunitarie 36 478589,3 2.192.884,70 198.000,00 2.869.474,00
I
Pronto intervento
sociale 35 34000 172.975,00 206.975,00
Totale Infanzia e
adolescenza 1.149.675,28 - 4.750.384,14 - 198.000,00 310.000,00 6.408.060,42
A
servizio sociale
professionale -
B
integrazione sociale 81,82,83 9661,8 83.331,00 92.992,80
C
servizi educativi-
assistenziali e per l'ins.
lavorativo 84,74 37782,78 4.000,00 78.589,09 120.371,87
D assistenza domiciliare -
E servizi di supporto -
F trasferimenti in denaro -
G strutture diurne -
H
strutture residenziali e
comunitarie -
I
Pronto intervento
sociale -
GIOVANI
Totale Giovani 47.444,58 4.000,00 161.920,09 - - - 213.364,67
A
servizio sociale
professionale -
B integrazione sociale -
D assistenza domiciliare -
E servizi di supporto -
F trasferimenti in denaro -
G strutture diurne -
H
strutture residenziali e
comunitarie -
ANZIANI
Totale Anziani - - - - - - -
A
servizio sociale
professionale -
B integrazione sociale -
C
servizi educativi-
assistenziali e per l'ins.
lavorativo -
D assistenza domiciliare -
PERSONE CON
DISABILITA'
E servizi di supporto -
23
F
trasferimenti in denaro
(esclusi contributi
L.R.29/97) -
F Contributi L.R. 29/97 87 45.333,05 45.333,05
G strutture diurne -
H
strutture residenziali e
comunitarie -
I
Pronto intervento
sociale -
Totale Disabilità 45.333,05 - - - - - 45.333,05
A
servizio sociale
professionale -
B integrazione sociale 76 78000 122.000,00 200.000,00
C
servizi educativi-
assistenziali e per l'ins.
lavorativo 77 74000 111.611,00 104.389,00 290.000,00
D assistenza domiciliare -
E servizi di supporto -
F trasferimenti in denaro -
G strutture diurne -
H
strutture residenziali e
comunitarie 79 35000 55.399,00 36.726,00 127.125,00
I
Pronto intervento
sociale -
DIPENDENZE
Totale Dipendenze 187.000,00 - 177.399,00 - 141.115,00 - 505.514,00
A
servizio sociale
professionale -
B
integrazione sociale 147,171,143,142 170723,85 193.789,00 19.133,63 383.646,48
C
servizi educativi-
assistenziali e per l'ins.
lavorativo -
D assistenza domiciliare -
E
servizi di supporto 146 25000 11.000,00 36.000,00
F trasferimenti in denaro -
G strutture diurne -
H
strutture residenziali e
comunitarie -
IMMIGRATI
STRANIERI
I
Pronto intervento
sociale -
24
Totale Immigrati
stranieri 195.723,85 - 204.789,00 -
19.133,63
- - 419.646,48
A
servizio sociale
professionale -
B integrazione sociale -
C
servizi educativi-
assistenziali e per l'ins.
lavorativo -
D assistenza domiciliare -
E servizi di supporto -
F
trasferimenti in denaro 133,136,137 141144,74 858.763,04 291.734,75 70.000,00 1.361.642,53
G strutture diurne -
H
strutture residenziali e
comunitarie 128 25000 265.327,00 7.000 297.327,00
H
aree attrezzate per
nomadi -
I
Pronto intervento
sociale 134 5000 25.000,00 130.000,00 160.000,00
POVERTA' ED
ESCLUSIONE
SOCIALE
Totale Povertà e
esclusione sociale 171.144,74 - 1.149.090,04 - 421.734,75 77.000,00 1.818.969,53
B integrazione sociale -
C
servizi educativi-
assistenziali e per l'ins.
lavorativo -
D assistenza domiciliare -
E servizi di supporto -
F trasferimenti in denaro -
G strutture diurne -
H
strutture residenziali e
comunitarie -
SALUTE MENTALE
Totale salute mentale - - - - - - -
L Sportello sociale -
M
Prevenzione e
sensibilizzazione -
N Ufficio di Piano 149 60000 89.000,00 149.000,00
N
Azioni di sistema e
spese di organizzazione -
AZIONI DI SISTEMA E
MULTIUTENZA
Totale Azioni di sistema 60.000,00 -
89.000,00
- - - - 149.000,00
TOTALE
2.096.952,00 4.000,00 6.774.180,79 - 779.983,38 387.000,00 10.042.116,17
25
STATO DI ATTUAZIONE
degli obiettivi strategici triennali di
salute e di benessere sociale
Aree d’intervento
- Anziani
- Responsabilità familiari – Infanzia e adolescenza1
- Giovani – Dipendenze
- Disabili
- Povertà e esclusione sociale – Salute Mentale
- Immigrazione
1 In allegato contiene: Linee guida Relative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati
nella collaborazione tra Servizi e Comunitàcosì come approvato dall’Ufficio di Presidenza della
Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria nella seduta del 17 maggio 2012
26
- STATO DI ATTUAZIONE degli obiettivi strategici triennali di salute e benessere sociale
TARGET*
Responsabilità
Familiari
infanzia e
adolescenza
Giovani Anziani
x
Disabili Immigrati
stranieri
Povertà e
Esclusione
sociale
Salute
mentale
Dipendenze
FINALITÀ
Informazione/Promozione del
benessere sociale, della salute e
di stili di vita sani X
Prevenzione
X
Cura/Assistenza
X
□
Anche nel corso del 2011 il Tavolo tematico Anziani ha visto l’avvicendamento di alcuni componenti, e
l’inserimento di nuovi attori come Esperidi per l’attività di Casa Residenza Anziani, Centro Diurno ed
assistenza domiciliare, oltre ad un rappresentante dei Servizi Sociali dei Comuni del Distretto.
Nel corso del 2011 il tavolo in plenaria si è riunito 4 volte, due incontri sono stati utilizzati all’analisi del
lavoro svolto dai due sottogruppi che si ritengono ultimati: la mappa dei punti informativi rimarrà un
importante punto di riferimento, rispetto al quale lo stesso gruppo si impegnerà a mantenere
l’aggiornamento, mentre il percorso dimissioni protette è stato in buona parte inserito all’interno
dell’Accordo di programma anziani.
Nei altri due incontri è stato illustrato al gruppo il percorso di accreditamento dei servizi territoriali rivolti
agli anziani dalla Dr.ssa Guidi (Responsabile dell’Ufficio di Piano) ed il progetto Sportello Assistenti
Famigliari da parte del coordinatore Dr. Savino Calabrese (RETE)
Il 2011 ha visto il completamento del percorso di Accreditamento dei servizi socio-sanitari, come previsto
dalla DGR n.514/09, che ha coinvolto 33 servizi operanti sul territorio per quanto riguarda l’area anziani
(13 case protette, 15 centri diurni anziani, 5 servizi di assistenza domiciliare anziani).
Per l’anno 2012 il tavolo tematico ha condiviso l’obiettivo di monitorare la ricaduta che l’attuale situazione
economico/sociale dei Comuni del Distretto ha sugli utenti dei servizi che sul territorio si occupano di
assistenza alle persone anziane
Rispetto all’obiettivo: “orientare i servizi ad una maggiore connessione operativa con i propri
territori” connesso all’obiettivo “ garantire coerenza, continuità e pertinenza delle
informazioni in ogni punto della rete utilizzando gli strumenti di: formazione congiunta,
utilizzo sistemi informativi comuni, stesura protocolli e intese, valorizzazione dei rapporti
flessibili tra diversi servizi”
Nel corso del 2011 si è rafforzata su tutto il Distretto la territorializzazione dell’assistenza anche
attraverso un sempre maggiore rinforzo dell’attività all’interno delle sedi di Nucleo. In particolare nel
corso del 2011 si sono svolti con regolarità incontri di Nucleo a cui prendono parte gli infermieri ed i
MMG, principali tematiche affrontate: l’adozione di uno cartella assistenziale integrata, la rete delle cure
palliative ed i percorsi assistenziali con particolare riferimento al paziente diabetico e cardiopatico.
Sempre nell’ottica di una maggiore integrazione tra il personale sociale e quello sanitario soprattutto in
fase di progettualità, anche nel corso del 2011, l’attività infermieristica all’interno dell’UVM è stata
ricondotta al nucleo di riferimento.
Gli Sportelli Sociali rappresentano una realtà consolidata sul territorio distrettuale e si presentano
strettamente connessi con i territori di riferimento; è in fase di continuo potenziamento il sistema di
rilevazione dei dati e di mappature territoriali.
Si è continuato l’investimento sull’utilizzo di un sistema informativi comune, allargando l’uso di Garsia ad
attori significativi come RETE, Coopselios ed FCR, Opus Civium e alcune strutture del territorio che
alimentano l’immissione diretta di dati, favorendo importanti processi comunicativi e gestionali.
Rispetto al servizio sociale territoriale, nel 2011 vi è stata una significativa evoluzione del sistema Garsia
rispetto alla Presa in carico, e alla graduale realizzazione della cartella informatizzata per tutti i nuclei in
carico.
Proseguono per il Comune di Reggio Emilia (e in forme diverse anche negli altri Comuni del Distretto) gli
incontri periodici congiunti tra operatori dei Poli di Servizio Sociale Territoriale, di RETE, Coopselios, e
Servizio Infermieristico Domiciliare in ogni Polo, che rappresentano un momento di confronto e verifica
sulle progettazioni tra tutti gli attori che concorrono alla realizzazione del Piano Assistenziale
Individualizzato a favore degli anziani in carico ai servizi territoriali, oltre che un occasione di
approfondimento della conoscenza e connessione con il territorio in cui si opera.
Nel 2011 la gestione dello Sportello Assistenti Familiari è stata conferita a RETE (pur con la presenza di
tre sportelli territoriali, uno presso il CEIS a Reggio Emilia, uno presso Casa Betania di Albinea e uno
presso Opus Civium a Castelnovo di Sotto), con il mandato di coordinamento, valorizzazione e sviluppo
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delle iniziative di qualificazione del lavoro di cura privato e supporto alla domiciliarità. Nel 2011 si è
registrato un aumento degli accessi delle assistenti familiari agli sportelli, con una prevalenza di donne di
origine georgiana, ucraina e moldava e un recente accrescimento di accessi di donne italiane.
Parallelamente vi è stata una diminuzione di domande da parte delle famiglie: dal 2009 ad oggi il calo è
di circa il 30%. Anche la tipologie di richieste sta subendo modifiche legate alle ridotte possibilità
economiche delle famiglie: sono in diminuzione le domande di assistenza continuativa giorno e notte,
mentre crescono le richieste di assistenza a ore.
Rispetto all’obiettivo: “Consolidare ed ampliare, compatibilmente con le risorse disponibili, i
progetti territoriale e i progetti di micro-comunità ampliandone la base territoriale ove
ritenuto possibile e necessario (progetti di “valenza cittadina”) e rendendoli più visibili e
“catalogabili”. Allargare l’attenzione anche al ruolo delle case protette sui territori. Progettare
e sperimentare (valorizzando le iniziative già in essere analizzandone i punti di forza e di
criticità) ove possibile iniziative di portierato sociale e vicinato sociale. Valorizzare i progetti
intergenerazionali per l’incontro tra le varie età della vita.
Da segnalare il progetto messo in campo da RETE con la Diocesi Giovanile, che prevede l’ingresso
organizzato e strutturato di giovani che organizzano momenti di socializzazione con gli anziani presenti
all’interno delle Case Residenze e di iniziative specifiche aperte anche alla cittadinanza. Esperienze di
iniziative intergenerazionali sono presenti anche in altre strutture protette del distretto e si configurano al
momento come iniziative periodiche di coinvolgimento di scuole e famiglie in occasioni particolari.
Nel Comune di Reggio i Tavoli di Quartiere hanno rafforzato il sistema dei progetti sinora prodotto,
sviluppando quelli a dimensione cittadina (il Telefono Amico, prestazioni sanitarie leggere, ginnastica,
piccole manutenzioni), allargando la base partecipativa coinvolgendo nuovi soggetti. In particolare “ La
locanda della memoria” giunto alla sua terza edizione, ha ottenuto uno specifico finanziamento,
valorizzandone l’originalità e la validità a valenza cittadina.
Per il quarto anno gli esiti di lavoro dei Tavoli di Quartiere sono stati presentati dai protagonisti stessi di
alcuni progetti nel corso di un seminario molto partecipato.
Rispetto all’obiettivo: “consolidare ed ampliare i progetti territoriali sulla demenza in ordine
all’obiettivo di preservare il più possibile le autonomie e la “normalità” di vita” e “orientare i
servizi pubblici e privati e del volontariato alla presa in carico del sistema famiglia oltre che
del singolo anziano” e “continuare l’azione di coinvolgimento dei centri sociali anziani, degli
orti sociali e delle associazioni di volontariato nei progetti territoriali riguardanti le aree di
fragilità” e “favorire iniziative e politiche di integrazione delle associazioni di volontariato”
Nel corso dell’anno 2011 nonostante la riduzione dei fondi economici destinati a questi progetti, è
proseguita la collaborazione con AIMA che si è comunque impegnata nella realizzazione di molteplici
attività:
- l’attività del Centro d’Ascolto di Albinea, che ha avuto complessivamente 246 contatti dei quali 80
nuovi;
- la continuità dei due gruppi di sostegno a livello distrettuale;
- messa in campo di specifiche strategie comunicative: festa per le famiglie all’aperto presso il
Mauriziano, Tornei di Gnaker, celebrazione della 18^ giornata Mondiale dell’Alzheimer, tornei di
pinnacolo.
- l’organizzazione e conduzione di incontri informativi sul territorio sul tema della demenza: 10 presso il
Centro Disturbi Cognitivi di Albinea, 3 presso il Polo Ovest e 3 presso il Polo Sud. Per un totale di 352
partecipanti.
- l’attività dei “Caffè Incontro”, in base alle richieste provenienti dai familiari. Fondamentale per la buona
riuscita delle attività è rappresentata dagli stessi Centri Sociali, grazie alla disponibilità data dai Presidenti
e dai volontari. Gli incontri nel 2011 sono stati in tutto 119 hanno interessato 83 familiari e 54 malati.
- la continuazione del progetto di assistenza e sollievo domiciliare per famiglie con anziani affetti da
demenza, con l’attenzione a offrire progetti assistenziali più tempestivi, flessibili ed efficaci. Nel 2011 si
sono svolti 21 colloqui, dei quali 10 hanno avuto l’attivazione del progetto domiciliare. Permane l’obiettivo
di migliorare la divulgazione dell’iniziativa sul territorio distrettuale per ottenere una maggiore visibilità, e
ottimizzare la collaborazione con i Servizi Sociali Territoriali.
Rispetto all’ obiettivo: “censire e mettere a sistema le varie iniziative sociali, sanitarie e del
privato sociale riguardante la promozione di stili di vita corretti”
Nell’ambito delle attività gestite da Coopselios a Reggio Emilia e Albinea, vi è anche il mandato di
diffondere comportamenti corretti per la tutela della salute e la salvaguardia del benessere dell’anziano e
della sua famiglia. Nel 2011 in collaborazione con Federconsumatori è stato realizzato un opuscolo dal
nome "Okkio allo spreco", che fornisce indicazioni e consigli per risparmiare in tempo di crisi su diversi
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aspetti della vita quotidiana (ad es. i consumi energetici, la spesa ecc.) Gli opuscoli sono stati consegnati
agli anziani e alle famiglie dagli operatori del servizio.
La tematica della sicurezza in casa, accanto ad altre legate ai corretti stili di vita e all’orientamento nelle
opportunità della rete dei servizi, è stata oggetto di incontri informativi e formativi in diversi quartieri del
Comune di Reggio Emilia nell’ambito delle iniziative dei Tavoli di Quartiere.
Nel 2011 gli incontri informativi sono stati organizzati in collaborazione con l’AUSL di Reggio Emilia
nell’ambito della campagna regionale per la prevenzione degli incidenti domestici: “La sicurezza in casa”
sorveglianza e prevenzione degli incidenti domestici della popolazione anziana.
Si è replicata dal 10 giugno al 10 settembre 2011 l’esperienza dell’Emergenza Caldo, un progetto che
vede impegnati Comune di Reggio, AUSL, RETE, Auser, Emmaus, Croce Verde, Croce Rossa,
Coordinamento provinciale dei Centri Sociali, con un piano di intervento finalizzato a promuovere e
sostenere azioni e interventi volti ad alleviare, nel periodo estivo, la solitudine delle persone anziane, con
l’attivazione di un numero telefonico unico per la raccolta delle segnalazioni, e la distribuzione di
materiale informatico con i principali consigli per fronteggiare le ondate di calore.
Nel 2011 le telefonate ricevute sono state 42, la maggior parte con richiesta di compagnia e per richiesta
informazioni. 256 le telefonate effettuate da parte dei volontari agli anziani, principalmente con funzioni
di ascolto e sollievo, 222 le telefonate di monitoraggio ad anziani fragili segnalati dai Medici di Medicina
Generale, per un totale di 478 contatti.
Rispetto all’obiettivo: Integrazione con le politiche inerenti allo sport già strutturata per quanto
riguarda l’attività motoria anziani
Attraverso progetti finanziati dalla Fondazione Manodori e dal bando “I Reggiani per esempio”
l’associazione UISP (Unione Italiana Sport Per Tutti) ha collaborato tramite i Tavoli di Quartiere con i Poli
di Servizio Sociale del Comune di Reggio Emilia, attivando attività di ginnastica a domicilio o presso centri
diurni in alcuni quartieri della città, svolgendo i gruppi di cammino in città storica, e attività fisica
adattata che coinvolge attualmente 124 persone di età differenti. In tutti i territori del comune di Reggio
Emilia viene svolta l’attività Ginnastica condominiale in collaborazione con Auser. Le attività di ginnastica
condominiale con Telefono Amico e Auser e i tavoli di quartiere hanno coinvolto circa 60 persone.
In tutti i territori del distretto si portano avanti iniziative coordinate dai Comuni sull’attività motoria
anziani.
Rispetto all’ obiettivo: Garantire coerenza, continuità e pertinenza delle informazioni in ogni
punto della rete utilizzando gli strumenti di: formazione congiunta, utilizzo sistemi informativi
comuni, stesura protocolli e intese, valorizzazione dei rapporti flessibili e di contatto
strutturato tra operatori di diversi servizi.
E’ stato completato nel corso del 2011 da parte del Tavolo tematico anzianiil censimento dei punti
informativi formali ed informali presenti sul territorio, in grado di offrire informazioni alla popolazione in
merito ai servizi presenti sul territorio distrettuale e alle attività da essi messe in campo.
Questo lavoro verrà aggiornato e monitorato dal tavolo anche nel corso del 2012. Sarà inoltre avviata
una riflessione sul suo possibile e corretto utilizzo e sulla diffusione dello strumento.
Rispetto all’ obiettivo: Orientare i servizi pubblici e privati e del volontariato alla presa in carico
del sistema famiglia oltre che del singolo anziano. In particolare rafforzare l’obiettivo di
utilizzare l’assistenza domiciliare sempre più con funzioni di consulenza rispetto alla
strutturazione del progetto domiciliare dell’anziano (vedi nuova progettazione del tutoring
domiciliare); creare un sistema distrettuale coordinato di interventi formativi e di sostegno
alle assistenti familiari e alle famiglie che le impiegano; strutturare gli sportelli sociali con
collegamenti molto forti con i propri territori e con le risorse sociali degli stessi (progettazione
territoriale). In generale, lavorare con le famiglie sulla costruzione di un PATTO
ASSISTENZIALE basato sulla fiducia e sulla messa in campo di tutte le risorse, in particolare
sul sostegno alla domiciliarità.
Nel Comune di Reggio Emilia, nell’ambito del contratto di servizio con RETE nel 2011 è stata sperimentata
una nuova funzione di accompagnamento alle famiglie con anziani che utilizzano i servizi sociali e/o
sociosanitari e/o le opportunità offerte dalla rete territoriale, con l’obiettivo di sostenere le scelte e i
passaggi che le famiglie devono compiere nei loro compiti di accudimento, in stretta integrazione con la
funzione accoglienza dei Poli ed i Responsabili del Caso. RETE ha messo a disposizione personale
qualificato garantendo una referenza per ogni Polo Territoriale di Servizi Sociali del Comune di Reggio
Emilia, che oltre a contribuire alla lettura e valutazione delle situazioni, ha svolto attività di tutoring
domiciliare ai caregivers.
La funzione accoglienza dei poli del Comune di Reggio Emilia ha sviluppato a partire dall’estate del 2011
una nuova modalità di “presa in carico leggera” in stretta connessione con l’operatore di RETE, che si
traduce nell’attivazione da parte dello Sportello Sociale, del servizio del pasto a domicilio per situazioni in
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cui si valuta che vi sia un grado di autosufficienza dell’anziano o la presenza di una rete di sostegno
supportante.
Rispetto al tema della formazione di assistenti familiari, nel 2011 lo Sportello Assistenti Familiari ha
portato a termine con buoni risultati il percorso formativo gestito in collaborazione con Irecoop.
Rispetto all’obiettivo: “Investire sull’accoglienza: individuare figure professionalmente formate e
qualificate e dedicate per l’accoglienza nei poli territoriali di servizio sociale; mappare le
risorse di accoglienza del territorio (formali ed informali) e rafforzare conoscenza e
collaborazione tra le stesse; continuare nelle azioni per la realizzazione un punto di
accoglienza visibile e strutturato all’interno dell’Azienda Ospedaliera; organizzare
maggiormente il punto unico di accesso per i servizi sanitari territoriali in modo che in se
ricomprenda tutti i servizi offerti e in contemporanea disegnare le possibili
collaborazioni/intese con gli Sportelli Sociali
Il secondo sottogruppo del Tavolo Tematico Anziani ha terminato nel corso del 2011 l’analisi del percorso
“dimissione protette” in tutte le sue possibili realizzazioni, che è stato inserito all’interno dell’Accordo di
Programma Anziani. Nella seconda parte del 2011 è stato messo a punto il progetto Punto Unico di
Accoglienza (PUA) che ha iniziato la sua attività a marzo 2012.
Poiché il passaggio più delicato è sicuramente quello dall’Ospedale al Territorio, ci si è concentrati
soprattutto sulle dimissioni protette dai reparti dell’ASMN. Sono stati organizzati incontri con la Direzione
e con i coordinatori di tutti i reparti per la presentazione del progetto.
E’ previsto un unico punto di segnalazione presso il PUA stesso, collocato presso l’ex Ospedale
Spallanzani, dopo la segnalazione le infermiere assegnate al PUA si recano nei reparti per la raccolta
approfondita delle informazioni necessarie alla presa in carico a domicilio e segnalano il caso al Nucleo
Cure Primarie di riferimento.
Oltre al consolidamento del progetto dello Sportello Sociale, nel 2011 il Comune di Reggio ha proseguito il
rafforzamento della “funzione accoglienza” all’interno dei Poli, con figure dedicate impegnate nel
presidiare il collegamento con gli altri soggetti del territori, aggiornare costantemente i legami e la
mappatura delle risorse formali e informali, sperimentare forme di presa in carico leggera, e
implementare esperienze di partecipazione attiva e progettazione territoriale.
Rispetto all’obiettivo: Garantire nei Centri Diurni un livello assistenziale adeguato ai bisogni degli
anziani attraverso il miglioramento degli standard assistenziali e un adeguamento progressivo
dell’assistenza infermieristica (in attesa degli standard per l’accreditamento)
Il percorso di accreditamento prevede la presenza di un infermiere presso ogni centro diurno almeno tre
ore a settimana.
Tutti i centri diurni periferici: Cast. Sotto, Cadelbosco, Bagnolo, Albinea, Quattro Castella e Vezzano sono
già adeguati a questi parametri.
Nel corso del 2012 anche i CD di Reggio città, si organizzeranno in questo senso, al momento l’assistenza
infermieristica è garantita dal Servizio Infermieristico Domiciliare del Nucleo di riferimento.
Rispetto agli obiettivi Favorire iniziative e politiche di integrazione delle associazioni di
volontariato per attuare interventi sinergici e maggiormente strutturati a favore degli anziani
del territorio (in particolare: trasporti, assistenza a domicilio, piccole manutenzioni, spesa)
con l’obiettivo di creare un sistema cittadino integrato e consapevole pur nel preservare le
autonome iniziative e mission delle associazioni stesse.
I Poli territoriali di servizio sociale del Comune di Reggio Emilia tramite i Tavoli di quartiere hanno
sollecitato la partecipazione costante e attiva di circa 104 persone, tra operatori di altri servizi, volontari
singoli o appartenenti ad associazioni, segno di effettiva espressione delle comunità locali.
Sono circa 65 le azioni progettuali (realizzate e in essere nel 2011 nel Comune di Reggio Emilia), senza
tener conto delle 14 azioni progettuali ideate ma non avviate, suddivise tra interventi di contrasto
all’esclusione sociale e promozione di una cultura di accoglienza e sostegno agli anziani, interventi
orientati a creare connessioni tra care giver, professionali e non sul territorio, e azioni di aggancio e
presa in carico leggera, sostegno all’autonomia, socializzazione, promozione dell’autogoverno dei
problemi, generazione di senso di sicurezza e protezione.
Per l’anno 2012 gli obiettivi che saranno punto di riferimento per le attività realizzate nei confronti della
popolazione anziana saranno:
Orientare i servizi ad una maggiore connessione operativa con i propri territori, in particolare
consolidando le esperienze degli Sportelli Sociali territoriali, dei Nuclei di cura primarie e dei Tavoli di
quartiere, ma anche con la strutturazione del Servizio Infermieristico Domiciliare su base territoriale.
Occorrerà inoltre ampliare lo sforzo di mappatura territoriale da parte degli Sportelli Sociali anche
individuando sistemi di rilevazione strutturati.
Consolidare ed ampliare, compatibilmente con le risorse disponibili, i progetti territoriali e i progetti di
micro-comunità ampliandone la base territoriale ove ritenuto possibile e necessario (progetti di “valenza
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cittadina”) e rendendoli più visibili e “catalogabili”. Allargare l’attenzione anche al ruolo delle case
protette sui territori. Progettare e sperimentare (valorizzando le iniziative già in essere analizzandone i
punti di forza e di criticità) ove possibile iniziative di portierato sociale e vicinato sociale. Valorizzare i
progetti intergenerazionali per l’incontro tra le varie età della vita.
Consolidare ed ampliare i progetti territoriali sulla demenza in ordine all’obiettivo di preservare il più
possibile le autonomie e la “normalità” di vita. In questo senso utilizzare i caffe Alzheimer come momento
di inizio di una azione territoriale più ampia.
Continuare l’azione di coinvolgimento dei centri sociali anziani, degli orti sociali e
delle associazioni di volontariato nei progetti territoriali riguardanti le aree di fragilità (caffe Alzheimer,
anziani con badante, centri diurni, centri di socializzazione) per farne sempre più luoghi risorsa per
prevenzione di solitudine, isolamento e depressione.
Censire e mettere a sistema le varie iniziative sociali, sanitarie e del privato sociale riguardanti la
promozione di “stili di vita” corretti (iniziative sull’alimentazione, le attività motorie ecc.)
Integrazione con le politiche inerenti allo sport già strutturata per quanto riguarda l’attività
motoria anziani
Garantire coerenza, continuità e pertinenza delle informazioni in ogni punto della
rete utilizzando gli strumenti di: formazione congiunta, utilizzo sistemi informativi comuni, stesura
protocolli e intese, valorizzazione dei rapporti flessibili e di contatto strutturato tra operatori di diversi
servizi. Il Tavolo tematico anziani intende essere di supporto nonché luogo di progettazione rispetto a
questo obiettivo
Orientare i servizi pubblici e privati e del volontariato alla presa in carico del sistema famiglia oltre che del
singolo anziano. In particolare rafforzare l’obiettivo di utilizzare l’assistenza domiciliare sempre più con
funzioni di consulenza rispetto alla strutturazione del progetto domiciliare dell’anziano (vedi nuova
progettazione del tutoring domiciliare); creare un sistema distrettuale coordinato di interventi formativi e
di sostegno alle assistenti familiari e alle famiglie che le impiegano; strutturare gli sportelli sociali con
collegamenti molto forti con i propri territori e con le risorse sociali degli stessi (progettazione
territoriale). In generale, lavorare con le famiglie sulla costruzione di un PATTO ASSISTENZIALE basato
sulla fiducia e sulla messa in campo di tutte le risorse, in particolare sul sostegno alla domiciliarità.
Investire sull’accoglienza: individuare figure professionalmente formate e
qualificate e dedicate per l’accoglienza nei poli territoriali di servizio sociale; mappare le risorse di
accoglienza del territorio (formali ed informali) e rafforzare conoscenza e collaborazione tra le stesse;
continuare nelle azioni per la realizzazione un punto di accoglienza visibile e strutturato all’interno
dell’Azienda Ospedaliera; organizzare maggiormente il punto unico di accesso per i servizi sanitari
territoriali in modo che in se ricomprenda tutti i servizi offerti e in contemporanea disegnare le possibili
collaborazioni/intese con gli Sportelli Sociali
Favorire iniziative e politiche di integrazione delle associazioni di volontariato per attuare interventi
sinergici e maggiormente strutturati a favore degli anziani del territorio (in particolare: trasporti,
assistenza a domicilio, piccole manutenzioni, spesa) con l’obiettivo di creare un sistema cittadino
integrato e consapevole pur nel preservare le autonome iniziative e mission delle associazioni stesse.
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- STATO DI ATTUAZIONE degli obiettivi strategici triennali di salute e benessere sociale
TARGET*
Responsabilità
Familiari
infanzia e
adolescenza
Giovani Anziani Disabili Immigrati
stranieri
Povertà e
Esclusione
sociale
Salute
mentale
Dipendenze
FINALITÀ
Informazione/Promozione del benessere
sociale, della salute e di stili di vita sani
X
Prevenzione
X
Cura/Assistenza
X
□
Anche nel 2011 si è tenuta aperta la riflessione sui bisogni emergenti, in un quadro di crisi
economica seria che tocca i sistemi familiari, relazionali, di status. In una situazione così fluida,
soggetta a cambiamenti anche repentini e non sempre governabili e sostenibili con gli approcci
e i servizi in essere, si è mantenuto il piano dell’integrazione, del confronto, con particolare
attenzione all’ottimizzazione delle risorse.
L’attenzione in tutti gli ambiti di intervento è stata anche quest’anno rivolta a sviluppare luoghi
di partecipazione fattiva attraverso micro-progettazioni territoriali, dall’altra a sostenere le
fragilità familiari che rischiano, se non intercettate precocemente, di rimanere in una zona
grigia e di esplodere quando le risorse personali e di contesto si sono ormai azzerate.
La maternità si conferma come momento particolarmente fragile nella vita di una donna, soprattutto in
assenza di una rete di sostegno e accompagnamento. Così come la difficoltà di costruzione di reti sociali,
l’indebolimento dei sostegni informali e dei reticolati di prossimità rischiano di rappresentare ostacoli alla
sostenibilità genitoriale.
Risulta confermata, quindi, coerentemente con i bisogni emergenti evidenziati e gli obiettivi
correlati, la promozione di azioni sinergiche rivolte ai genitori e non solo ai minori.
In questa cornice di riferimento l’accordo di programma minori tra i Comuni del Distretto e
l’AUSl, ha rafforzato la progettualità integrata fin dai primi segnali di disagio. Le èquipe
integrate si sono incontrate con regolarità permettendo di avviare e sostenere una metodologia
di lavoro pluriprofessionale, attraverso la quale aumentare gli interventi di supporto alle
famiglie e sostenere la diffusione di una cultura dei diritti dei minori garantendo anche una
stabilità di luoghi di confronto.
Nell’assumere gli orientamenti di lavoro che vedono una maggiore attenzione alle famiglie di
origine, si è sviluppata maggiormente la parte educativa di lavoro con progetti individuali
intensivi soprattutto nella fascia adolescenziale con l’intento di sostenere maggiormente le
fragilità genitoriali e di contenere gli inserimenti in comunità.
Nell’arco del 2011 si è portato a compimento il lavoro avviato in collaborazione con la provincia
rivolto ad una maggiore conoscenza e implementazione qualitativa del sistema dell’offerta
residenziale (comunità) elaborando in un documento condiviso le linee guida a supporto del
lavoro in integrazione tra servizi e comunità. Si è inoltre avviata la fase propedeutica per la
costituzione di un gruppo di lavoro per l’elaborazione dello strumento progetto quadro previsto
dalla direttiva regionale 1904/2011.
Il sevizio di accoglienza in emergenza H24 sul distretto finalizzato a dare risposta immediata
alla segnalazioni di necessità di accoglienza e tutela di minorenni è stato efficace nel garantire
una tempestiva risposta di accoglienza per tutte le situazioni segnalate.
Nell’arco dell’anno si sono,inoltre, mantenuti gli appuntamenti informativi aperti alle famiglie
sull’affido e sono stati avviati i gruppi informativi/formativi propedeutici ai colloqui di
conoscenza. E’ stato inoltre avviato un gruppo di accompagnamento rivolto a famiglie
affidatarie con l’intento di supportare con questa modalità il confronto tra famiglie e la
complessità insita nell’affido.
Si è avviato un gruppo di incontro per genitori nel post- adozione, assumendo questo come
momento critico sempre più evidente. E’ stato organizzato in collaborazione con la provincia un
incontro aperto alla cittadinanza e in particolare alle famiglie adottive sul tema adozione e
adolescenza.
Si sono mantenuti gli interventi sanitari di presa in carico tempestiva delle gravidanze e con
accompagnamento per tutta la gravidanza, con particolare riguardo alle fasce deboli
rappresentate soprattutto dalle donne straniere, il progetto “spazio latte e coccole”, il progetto
“mamme nel pallone”.
In continuità con gli anni precedenti si confermano i nidi comunali e convenzionati, che
mantengono la funzione di accompagnamento alla crescita rivolta ad un numero crescente di
bambini in fascia di età 0-3.
32
Anche quest’anno si è investito sull’ottimizzazione e razionalizzazione delle risorse (nido
intercomunale) e sulla formazione del personale, cruciale per sostenere la qualità e la vicinanza
con i cambiamenti che bambini e famiglie portano. Si sono mantenuti in continuità l’Oasi-
spazio bambini, lo spazio incontro genitori bambini, il nido a tempo ridotto “Piccolo mondo”
come servizi a supporto dei tempi di cura, mantenendo comunque la valenza educativa rivolta
ai bambini, poichè vanno incontro a esigenze di risposte flessibili richieste dalle famiglie.
Rispetto alla valorizzazione/implementazione/attivazione di reti e luoghi di accoglienza dei
bambini e delle loro famiglie, all’attivazione di momenti di confronto e costruzione tra enti e
all’estensione delle pratiche di documentazione degli interventi sociali ed educativi, al
rafforzamento della responsabilità educativa diffusa e alla fiducia nelle proprie competenze nei
bambini/adolescenti e adulti sono mantenuti la continuità dei percorsi partecipati; si è
mantenuto il tavolo di progettazione con le cooperative che gestiscono i campi gioco.
Sempre in collegamento con questi obiettivi si è data continuità alle progettazioni rivolte agli
adolescenti, rinforzando le connessioni interne con altri servizi/progetti e collegando
maggiormente le realtà territoriali.
Nel comune di Reggio Emilia è stata attuata la riorganizzazione dei sevizi educativi
extrascolastici.
33
Allegato 1:Allegato 1:Allegato 1:Allegato 1: Linee guidLinee guidLinee guidLinee guidaaaa
Relative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati nella collaborazione tra Servizi e ComunitàRelative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati nella collaborazione tra Servizi e ComunitàRelative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati nella collaborazione tra Servizi e ComunitàRelative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati nella collaborazione tra Servizi e Comunità2222
Le linee guida relative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati dai servizi con le comunità nascono
dalla esigenza di sostenere evoluzioni e miglioramenti nel funzionamento attuale, riconoscendo l’importanza di
sottolineare nuovamente in questa fase storica alcuni orientamenti, di potenziare e proteggere spazi di riflessione e
analisi, di promuovere attraverso strumenti e dispositivi metodologici e organizzativi rivisitazioni e azioni del
singolo, dell’organizzazione e del sistema dei servizi.
Alcune di queste linee guida risultano in parte già assunte da alcune realtà, ma non da tutti, e comunque diventa
significativo che vengano identificati come riferimenti per lo sviluppo più complessivo del sistema.
Nel documento si utilizza il termine “Comunità” intendendo con questo le diverse tipologie di comunità rivolte ai
minori previste nella Direttiva in materia di affidamento familiare e accoglienza in comunità di bambini e ragazzi
della Regione Emilia Romagna, Delib G.R. n. 846 del 11.06.2007, e il termine “Operatori” è utilizzato in riferimento
al personale che vi opera, intendendo sia gli operatori professionali che le famiglie e gli adulti accoglienti.
1111----GGGGLI ORIENTAMENTILI ORIENTAMENTILI ORIENTAMENTILI ORIENTAMENTI:::: OVVERO I RIFERIMENTIOVVERO I RIFERIMENTIOVVERO I RIFERIMENTIOVVERO I RIFERIMENTI CHE È CRUCIALE PRESCHE È CRUCIALE PRESCHE È CRUCIALE PRESCHE È CRUCIALE PRESIDIARE NELLIDIARE NELLIDIARE NELLIDIARE NELL’’’’OPERATIVITÀOPERATIVITÀOPERATIVITÀOPERATIVITÀ,,,, CHE GUIDANO LCHE GUIDANO LCHE GUIDANO LCHE GUIDANO L’’’’AZIONE NELAZIONE NELAZIONE NELAZIONE NEL
QUOTIDIANOQUOTIDIANOQUOTIDIANOQUOTIDIANO
Decliniamo qui alcuni orientamenti e riferimenti che sono stati riconosciuti importanti da ritematizzare e
rideclinare allo scopo di sostenere sinergie tra servizi e comunità nel miglioramento dello sviluppo dei percorsi di
tutela:
1. È importante che in relazione ai percorsi di tutela dei minori e delle loro famigliein relazione ai percorsi di tutela dei minori e delle loro famigliein relazione ai percorsi di tutela dei minori e delle loro famigliein relazione ai percorsi di tutela dei minori e delle loro famiglie nel territorio reggiano si
sviluppino azioni sostenute da orientamenti, strumenti di lavoro, dispositivi organizzativi e azioni professionali
che, in relazione anche a quanto disposto dalle normative nazionali e regionali, concorrano a sostenere dei modi
di operare dei singoli attori, servizi e comunità, e delle loro reciprocità, che li vedano promuovere un sistemapromuovere un sistemapromuovere un sistemapromuovere un sistema
dell’accoglienzadell’accoglienzadell’accoglienzadell’accoglienza che sia risorsa per i minori, le loro famiglie, ma anche per la crescita sociale e culturale del
territorio.
2. Un sistema dell’accoglienza opera in un territorio, mopera in un territorio, mopera in un territorio, mopera in un territorio, ma soprattutto con un territorioa soprattutto con un territorioa soprattutto con un territorioa soprattutto con un territorio. La territorialità,
l’interazione con il territorio, con le risorse presenti ma anche con quelle che possono essere generate,
costituisce per i servizi e le comunità riferimento per i percorsi di tutela, mediazione, promozione rivolti ai
minori e alle loro famiglie.
3. Anche per i minori stranieri non accompagnatiminori stranieri non accompagnatiminori stranieri non accompagnatiminori stranieri non accompagnati, realtà con cui sempre più ci si confronta, esiste una
territorialità da riconoscere e valorizzare. Frequentemente scelgono infatti il territorio in base alla vicinanza di
parenti, amici, reticoli più o meno conosciuti, o a immagini di territori visti come maggiore garanzia rispetto ai
progetti migratori loro o delle loro famiglie. Lavorare con loro vuol dire comprendere e investire sulle loro
dimensioni di territorialità
4. Le comunità presenti nel territorioLe comunità presenti nel territorioLe comunità presenti nel territorioLe comunità presenti nel territorio, nelle loro specificità di identità e storia, è importante si rappresentino e
agiscano dentro una logica di sistema. Questo aumenta le possibilità di una loro valorizzazione progettuale,
vedendo ogni singola unità come una possibilità-risorsa rispetto a dei problemi e dei progetti presenti sul
territorio.
Dentro una visione più di sistema, le loro caratteristiche (esperienze maturate, collocazione geografica, ambiti
associativi e cooperativi in cui sono inserite ecc..) diventano, anziché solo caratteristiche della “singola Unità
d’offerta”, delle più ampie opportunità per delle definizioni progettuali e delle decisioni operative dei percorsi di
tutela rivolti ai minori e alle loro famiglie, generando anche risorsa a sostegno di scelte meno pressate dalla
ricerca di disponibilità o di copertura di posti.
5. La conoscenza del ragazzo non è data una volta per tutteLa conoscenza del ragazzo non è data una volta per tutteLa conoscenza del ragazzo non è data una volta per tutteLa conoscenza del ragazzo non è data una volta per tutte, l’intervento di comunità è una parte di un processo di
conoscenza che deve rimanere in collegamento con le altre parti, e in particolare i servizi del sociale e del
sanitario. L’osservazione viene giocata nei diversi luoghi e setting dai diversi soggetti. Il percorso di conoscenza
chiama in gioco le diverse osservazioni.
La comunità per minori è anche luogo temporaneo per una approfondita e articolata conoscenza e valutazione
del minore, per meglio capire quale situazione progettuale mettere in campo. Lo è sia nelle accoglienze in
emergenza che nello sviluppo dei progetti di tutela. La comunità è uno spazio specifico di osservazione del
minore, ma anche, in modo diretto e indiretto della famiglia.
Con i minori stranieri non accompagnati, mancando di conoscenze pregresse, le dimensioni osservative e
conoscitive sviluppabili contestualmente alla loro permanenza in comunità sono particolarmente importanti
anche per individuare eventuali necessità di co-costruire percorsi con altri servizi del sociale e del sanitario.
2
Approvato dall’Ufficio di Presidenza della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria nella seduta del 17
maggio 2012
34
6. I percorsi di tutela hanno come riferimento il minore e la sua famiglia in un contesto. E’ importante quindi che
lo sguardo che si utilizza per avvicinarsi e analizzare le situazioni, per gestire i colloqui e le interazioni, sia
diffuso e articolato, e che tenga conto dei dati e delle informazioni non solo sul minore, ma anche sulla famiglia,non solo sul minore, ma anche sulla famiglia,non solo sul minore, ma anche sulla famiglia,non solo sul minore, ma anche sulla famiglia,
il sistemail sistemail sistemail sistema di relazioni e il contesto socialedi relazioni e il contesto socialedi relazioni e il contesto socialedi relazioni e il contesto sociale in cui sono inseriti. Nella valutazione della situazione è importante
riconoscere chi nel contesto può essere una risorsa per il minore e la famiglia.
7. E’ fondamentale promuovere un processo di collaborazionepromuovere un processo di collaborazionepromuovere un processo di collaborazionepromuovere un processo di collaborazione tra servizi pubblici e tra servizi e comunità
orientato aorientato aorientato aorientato a ricostruire e condividere la storiaricostruire e condividere la storiaricostruire e condividere la storiaricostruire e condividere la storia che il nucleo familiare ha con i servizi, in particolare quando è
stato seguito nel tempo da più servizi, e metterla a disposizione di chi via via entra in relazione con la famiglia
e con il minore. È fondamentale rendere evidenti ai colleghi e ai servizi coinvolti le “ipotesi sui problemi” che si
sono costruite, per ricomporre l’insieme ed evitare visioni che rischiano altrimenti di essere autoreferenziali e/o
di vedere solo dei “pezzi” della famiglia.
Le situazioni legate alla tutela minori sono complesse, ed in esse la visione soggettiva dell’operatore, legata
anche ai setting osservativi utilizzati, entra in campo in modo significativo. È perciò importante costruire ecostruire ecostruire ecostruire e
condicondicondicondividere criteri di riferimentovidere criteri di riferimentovidere criteri di riferimentovidere criteri di riferimento che favoriscano interazioni generative tra i diversi sguardi, documentare il
percorso e il processo di lavoro realizzato, al fine di rendere più visibili e comprensibili le scelte adottate.
8. Per consentire riunioni, incontri di aggiornamento periodico tra operatori, e per entrare più efficacemente in
interazione con le famiglie e i contesti sociali è cruciale favorire, anche sul piano delle regolamentazioni interne
ai servizi, una flessibilità orariauna flessibilità orariauna flessibilità orariauna flessibilità oraria per gli operatori.
9. La valutvalutvalutvalutazione della genitorialitàazione della genitorialitàazione della genitorialitàazione della genitorialità è importante che assuma più sguardi, così come la valutazione diagnostica è
importante che assuma più punti di osservazione. La valutazione della genitorialità è realizzata con il concorso
di più professionisti ed è fondata su una valutazione diagnostica e prognostica del bambino e della famiglia. La
valutazione diagnostica deve essere all’interno di una valutazione della genitorialità più complessiva. È
importante che la valutazione sviluppi un’attenzione verso i fattori protettivi e non solo quelli di rischio,
un’attenzione non solo ai vincoli ma anche risorse sia per il minore che per la famiglia
10. Nell’interazione con la famiglia d’origineinterazione con la famiglia d’origineinterazione con la famiglia d’origineinterazione con la famiglia d’origine è cruciale promuovere orientamenti professionali orientati a far sì che
il cambiamento venga evocato, favorito e gestito, prevedendo azioni nei confronti della famiglia mirate e
concordate tra servizi e comunità. L’interazione con la famiglia sembra spesso più agita per verificare i
cambiamenti intercorsi dall’inizio del progetto e le sue ricadute, ma c’è il rischio che venga lasciata sola nel
capire le evoluzioni da intraprendere. Gli operatori operano perché le situazioni cambino, la famiglia modifichi
dei suoi comportamenti, ma perché questo avvenga è richiesto un cambiamento anche da parte degli operatori.
La comunità non deve sostituire la famiglia nell’immaginario di nessuno degli attori in gioco.
11. È importante che le famiglie, i servizi e i soggetti sociali del territorio conoscano le comunità nei loroconoscano le comunità nei loroconoscano le comunità nei loroconoscano le comunità nei loro
orientamentiorientamentiorientamentiorientamenti, affinché nel contesto sviluppino rappresentazioni sufficientemente articolate della loro mission e
delle interazioni che possono essere di supporto alle progettualità. È una conoscenza che sostiene e contiene lo
scambio che le comunità e i minori hanno con il contesto.
2222----LLLLA FOA FOA FOA FORMAZIONERMAZIONERMAZIONERMAZIONE:::: STRUMENTO A SUPPORTOSTRUMENTO A SUPPORTOSTRUMENTO A SUPPORTOSTRUMENTO A SUPPORTO DI PROGETTUALITÀ INDI PROGETTUALITÀ INDI PROGETTUALITÀ INDI PROGETTUALITÀ INTEGRATE TRA OPERATORTEGRATE TRA OPERATORTEGRATE TRA OPERATORTEGRATE TRA OPERATORI E SERVIZI E SPAZII E SERVIZI E SPAZII E SERVIZI E SPAZII E SERVIZI E SPAZI////LUOGHI DILUOGHI DILUOGHI DILUOGHI DI
RIFLESSIONE COME LEVRIFLESSIONE COME LEVRIFLESSIONE COME LEVRIFLESSIONE COME LEVA PER IL SUPPORTO AIA PER IL SUPPORTO AIA PER IL SUPPORTO AIA PER IL SUPPORTO AI PROCESSI DI LAVOROPROCESSI DI LAVOROPROCESSI DI LAVOROPROCESSI DI LAVORO
È stata sottolineata l’importanza di investire e realizzare attività di formazione e di preservare spazi/luoghi di
riflessione su diversi temi/problemi. Ne decliniamo alcuni che sono stati riconosciuti come rilevanti:
1. È emersa l’esigenza di percorsi che aiutino a sostenere competenze finalizzate alla maggiore esplicitazionemaggiore esplicitazionemaggiore esplicitazionemaggiore esplicitazione
delledelledelledelle ipotesi che guidipotesi che guidipotesi che guidipotesi che guidano gli operatoriano gli operatoriano gli operatoriano gli operatori nella lettura delle situazioni, per essere più consapevoli della
direzionalità che si dà agli interventi, e per sostenerne i monitoraggio e le evoluzioni. In particolare si è
segnalato come le parole e il linguaggio utilizzati per descrivere le situazioni rischino a volte di essere
“contenitori” in cui i significati non sempre sono comprensibili e non sempre sono condivisi.
2. Risulta importante approfondire i fattori di tipo quotidiano e organizzativo che si declinano nella vita dellafattori di tipo quotidiano e organizzativo che si declinano nella vita dellafattori di tipo quotidiano e organizzativo che si declinano nella vita dellafattori di tipo quotidiano e organizzativo che si declinano nella vita della
comuncomuncomuncomunitàitàitàità, e che danno corpo alle dinamiche educative e interagiscono nelle relazioni con le famiglie e il
contesto esterno. Fattori quali quelli collegati a variabili come età e al sesso degli educatori, composizione dei
gruppi, dinamica della residenzialità. Questo per aumentare la consapevolezza degli operatori, la
riconoscibilità nelle interlocuzioni con i servizi e le famiglie, evitare incongruenze, incomprensioni o
conflittualità.
3. Nella relazione con la famiglia d’origine, soprattutto nelle situazioni in cui ci sono stati episodi di
maltrattamento, violenza, abuso c’è la necessità di investire in percorsi di formazione che aiutino a precisare eprecisare eprecisare eprecisare e
condividere orientamenti che declinino il concetto di “contenimento”condividere orientamenti che declinino il concetto di “contenimento”condividere orientamenti che declinino il concetto di “contenimento”condividere orientamenti che declinino il concetto di “contenimento” verso la famiglia nelle diverse situazioni.
Significa affinare e riconoscere le diverse tipologia di situazioni relative alle caratteristiche della famiglia, ai
provvedimenti giudiziari che sono in corso e agli obiettivi da perseguire per comprende quando giocare un
approccio più accogliente e/o la ricerca di un maggior consenso rispetto alla scelta comunitaria.
4. Per i casi di difficoltà genitoriale, soprattutto nelle situazioni con neo-genitori, in cui madre e padre sono
seguiti da tempo dai servizi, c’è la necessità di fare un investimento formativo a supporto di una prefigurazione
realistica delle situazioni che aiuti a riconoscere quali siano le condizioni soddisfacenti per lo sviluppo psico-
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fisico del minore in un contesto di fragilità, come esplorare i significati per il bambino del crescere in una
situazione in cui i genitori sono compromessi nella loro funzione, quali siano le ipotesi che guidano
l’identificazione del cosa valutare nei primi tre anni di vita e quali “step” devono accompagnare un processocosa valutare nei primi tre anni di vita e quali “step” devono accompagnare un processocosa valutare nei primi tre anni di vita e quali “step” devono accompagnare un processocosa valutare nei primi tre anni di vita e quali “step” devono accompagnare un processo
decisionaledecisionaledecisionaledecisionale che non faccia scivolare i bambini in percorsi che sono spesso già prevedibili rispetto alle difficoltà e
problematiche dei genitori. Il rischio che si è visto è quello di perdere di vista il minore e le conseguenze delle
azioni degli operatori nello sviluppo.
5. Collegato alla necessità dell’investimento formativo precedente, si tratta di recuperare -nella relazione con gli
altri servizi- il senso e il significato degli obblighi di segnalazione sul prevalente interesse del minore (articolosenso e il significato degli obblighi di segnalazione sul prevalente interesse del minore (articolosenso e il significato degli obblighi di segnalazione sul prevalente interesse del minore (articolosenso e il significato degli obblighi di segnalazione sul prevalente interesse del minore (articolo
403),403),403),403), per aiutare gli operatori dei diversi servizi, non solo quelli che prendono più direttamente in carico i
minori, a rappresentarsi le esigenze dei minori stessi. A volte la collaborazione tra servizi risulta difficile
perché è come se ci fosse un conflitto di interessi tra la tutela dei diritti del minore e tutela di percorsi di salute
in corso con i genitori: è importante costruire una rappresentazione più articolata della tutela dei problemi e
dei diritti che costruisca spazi di fiducia e alleanza.
6. A sostegno del lavoro con i minori stranieri ncon i minori stranieri ncon i minori stranieri ncon i minori stranieri non accompagnation accompagnation accompagnation accompagnati è importante un investimento formativo che
affini le modalità di contatto e monitoraggio,,,, anche in relazione alle diverse nazionalità, culture ed etnie, con le
famiglie d’origine e/o i reticoli parentali e comunitari frequentemente presenti nel territorio.
7. Si rileva come centrale la formazione alla costruzione e utilizzo del Progetto quadrocostruzione e utilizzo del Progetto quadrocostruzione e utilizzo del Progetto quadrocostruzione e utilizzo del Progetto quadro relativo ai minori e alle
loro famiglie: strumento di riferimento per i percorsi di tutela, ma anche con possibili declinazioni specifiche
per i percorsi di accoglienza nelle comunità. Questo significa investire con gli operatori per condividere gli
orientamenti sulla progettazione educativa, la tipologia di dati da raccogliere per il minore e la famiglia, il
processo di messa a fuoco dei problemi, l’individuazione di obiettivi concreti e verificabili, l’individuazione di
azioni sostenibili e verificabili in un tempo determinato.
8. Uno spazio considerato importante nell’attività quotidiana è quello della supervisionesupervisionesupervisionesupervisione sui casi, luogo che può
sostenere la messa a punto di ipotesi e aiutare gli operatori a leggere e intervenire soprattutto in quelle
situazioni in cui si sono messi in campo diversi interventi di supporto alla famiglia e al minore e che non
sembrano aver prodotto gli esiti attesi. Sarebbe utile per questo una formazione specifica dei supervisori
nell'ambito della vita di comunità.
3333---- DDDDISPOSITIVI ORGANIZZAISPOSITIVI ORGANIZZAISPOSITIVI ORGANIZZAISPOSITIVI ORGANIZZATIVITIVITIVITIVI
L’attenzione alla messa in campo e alla gestione di alcuni dispositivi organizzative a livello di servizio e comunità
possono consentire il miglioramento delle progettualità. Quelli evidenziati in particolare sono:
1. Le équipe interneéquipe interneéquipe interneéquipe interne ai servizi pubblici e alle comunità sono un dispositivo consolidato nella cultura del lavoro
sociale e nelle prefigurazioni di funzionamento organizzativo: è sostenerne un funzionamento efficace per
favorire analisi, progettazione e verifica delle situazioni.
La presenza dell’équipe promuove la costruzione e la condivisione di conoscenza sulle singole situazioni e, nelle
situazioni odierne caratterizzate per diversi motivi anche da discontinuità negli operatori, possono essere
risorse per contenere le criticità legate a perdita di conoscenze sulle situazioni legate ai turn over.
A sostegno di percorsi di valutazione, progettazione e intervento nelle situazioni di tutela orientati ad una
visione promozionale e di riconoscimento e dialogo con le risorse territoriali, sarebbe utile coinvolgere nelle
équipes dei servizi pubblici territoriali anche delle figure di Educatore professionale.
2. Nelle situazioni più complesse e di emergenza,,,, è cruciale avere una pluralità di sguardi tra diversiavere una pluralità di sguardi tra diversiavere una pluralità di sguardi tra diversiavere una pluralità di sguardi tra diversi
professionisti eprofessionisti eprofessionisti eprofessionisti e proteggere “spazi di pensiero”proteggere “spazi di pensiero”proteggere “spazi di pensiero”proteggere “spazi di pensiero” che, anche quando si opera in tempi emergenziali, consentano di
tenere aperta la riflessione e la condivisione sugli orientamenti e le ipotesi con cui si entra in relazione con la
situazione. Se ne è vista l’importanza soprattutto nelle situazioni in cui la gravità dei fatti fa scattare una forte
identificazione con il minore e rischia di portare a un debole investimento su spazi che possono dirci qualcosa di
più dei genitori.
3. È importante che, in ogni territorio, servizi sociali e comunità conoscano e riconoscano i diversi soggetti socialiconoscano e riconoscano i diversi soggetti socialiconoscano e riconoscano i diversi soggetti socialiconoscano e riconoscano i diversi soggetti sociali
presenti, affinché possano essere coinvolti e collegati tra di loro in una rete in cui lo scambio reciproco
d’informazioni possa permettere la conoscenza, il dialogo sui problemi, ma anche un lavoro di prevenzione in
progetti territoriali.
4. La maggiore etàLa maggiore etàLa maggiore etàLa maggiore età di norma è utile che venga “progettualmente anticipata”“progettualmente anticipata”“progettualmente anticipata”“progettualmente anticipata” sperimentando in forma
accompagnata sia nelle comunità che nel territorio delle modifiche nelle condizioni e nei setting, allo scopo di
consentire specifiche osservazioni e conoscenze utili ad anticipare progettualmente la discontinuità ormai alle
porte: vanno per questo intensificati i rapporti tra servizi e comunità.
4444---- DDDDISPOSITIVI DI SISTEMISPOSITIVI DI SISTEMISPOSITIVI DI SISTEMISPOSITIVI DI SISTEMAAAA
1. È importante che tra servizi sociali e sanitari territoriali e le comunità, si costituiscanosi costituiscanosi costituiscanosi costituiscano équipe di lavoro sullaéquipe di lavoro sullaéquipe di lavoro sullaéquipe di lavoro sulla
situazione con i referenti del minoresituazione con i referenti del minoresituazione con i referenti del minoresituazione con i referenti del minore per accompagnare nel quotidiano le progettualità delle singole situazioni e
per promuovere una corresponsabilità rispetto alla tenuta del progetto verso il minore e la sua famiglia.
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Programma attuativo 2012

  • 1. P R O G R A M M A A T T U A T I V O 2 0 1 2 DISTRETTO DI REGGIO EMILIA Comuni di Reggio Emilia Albinea Bagnolo in Piano Cadelbosco sopra Castelnovo sotto Quattro Castella Vezzano s/Crostolo Ausl - Distretto di Reggio Emilia Arcispedale S.Maria Nuova Provincia di Reggio Emilia Maggio 2012
  • 2. 2 INDICE Accordo di Programma pg. 7 Tabella A) – Quadro riepilogativo del finanziamento della spesa prevista per il programma attuativo 2012 pg. 17 Tabella B) – Fondo sociale locale – previsione di spesa 2012 pg. 20 Stato di attuazione degli obiettivi strategici triennali di salute e benessere sociale pg. 25 Schede Intervento - Declinazione degli obiettivi strategici triennali pg. 43 Area anziani pg. 44 DISTRETTO pg. 45 1. emergenza caldo 2. assegni di cura anziani 3. assistenza residenziale anziani 4. assistenza residenziale anziani- ricoveri di sollievo 5. dimissioni protette 6. sostegno alla domiciliarità della popolazione anziana COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 51 7. Tavoli di quartiere 8. centri sociali 9. accompagnamento alle famiglie 10. servizi per il tempo libero 11. alloggi con servizi 12. accoglienza residenziale 13. pasti a domicilio 14. assistenza domiciliare anziani 15. centri diurni anziani COMUNE DI ALBINEA pg. 60 16. assistenza domiciliare adulti /anziani 17. centro diurno anziani 18. servizio pasti a domicilio UNIONE “TERRA DI MEZZO” DEI COMUNI DI BAGNOLO IN PIANO – CADELBOSCO DI SOPRA E CASTELNOVO DI SOTTO pg. 63 19. telefono amico 20. qualità di vita e accompagnamento anziani/disabili 21. servizio pasti a domicilio 22. assistenza domiciliare disabili /anziani 23. centro diurno 24. servizio trasporto anziani e disabili COMUNE DI QUATTRO CASTELLA pg. 69 25. strutture diurne e residenziali 26. assistenza domiciliare adulti /anziani COMUNE DI VEZZANO S/C pg. 71 27. servizio pasti a domicilio 28. assistenza domiciliare anziani Area responsabilità familiari, infanzia e adolescenza pg. 73 AUSL pg. 74 29. consultori pediatrici 30. spazio “latte e coccole” 31. mamme nel pallone 32. progetto genitorialità COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 78 33. nidi comunali e convenzionati 34. l’oasi – spazio bambini
  • 3. 3 35. accoglienza in emergenza 36. servizi residenziali per bambini e ragazzi 37. servizi residenziali madri con bambini 38. accoglienza familiare, affidi, adozioni 39. educativa familiare 40. progetti educativi estivi 41. interventi educativi pomeridiani 42. progetti per lo sviluppo delle competenze (scuole primarie/secondarie) 43. servizi integrazione alunni con disabilità COMUNE DI ALBINEA pg. 89 44. nido d’infanzia 45. campi gioco e soggiorni estivi 46. servizio estivo nido e scuola infanzia UNIONE TERRA DI MEZZO pg. 92 47. promozione e tutela dei diritti dei soggetti in età evolutiva COMUNE DI BAGNOLO in PIANO pg. 93 48. asilo nido 49. campi gioco 50. sportello psicopedagogico COMUNE DI CADELBOSCO SOPRA pg. 97 51. nido d’infanzia 52. campi gioco estivi 53. sportello psicopedagogico COMUNE DI CASTELNOVO di SOTTO pg. 101 54. armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro 55. nido d’infanzia intercomunale 56. campi gioco estivi 57. sportello psicopedagogico POLO7 pg. 106 58. la comunità educante e la tutela dei cittadini in crescita 59. servizio integrato minori COMUNE DI QUATTRO CASTELLA pg. 109 60. nido d’infanzia/centro giochi 61. campi gioco e soggiorni estivi Area giovani e dipendenze pg. 111 AUSL pg. 112 62. gancio originale 63. prevenzione disturbi comportamento alimentare 64. sportelli di counselling 65. freestudentbox 66. consultorio giovani openg 67. pazienti alcol dipendenti multiproblematici 68. al lavoro per autonomia 69. una rete per facilitazione all’accesso dei consumatori elettivi di cocaina 70. casa circondariale, opg, uepe 71. accoglienza e accompagnamento residenziale 72. Sert/drop in 73. casa di convalescenza per malati di aids COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 124 74. officina educativa – partecipazione 75. progettazioni territoriali adolescenti e giovani 76. centro d’ascolto 77. servizi di prossimità 78. azzardo point 79. a casa di Ercole 80. il ponte
  • 4. 4 COMUNE DI BAGNOLO IN PIANO pg. 131 81. progetto giovani COMUNE DI CADELBOSCO SOPRA pg. 132 82. progetto P.E.P.E. COMUNE DI CASTELNOVO DI SOTTO pg. 133 83. operatore di strada POLO 7 pg. 134 84. i giovani abitano la comunità Area disabili pg. 135 DISTRETTO pg. 136 85. compartecipazione 86. dopo di noi 87. contributi per la mobilità e l’autonomia 88. progetti per il tempo libero minori 89. centro servizi per l’integrazione delle persone disabili 90. attività educative di gruppo e individuali 91. servizi per il tempo libero adulti 92. attività di laboratorio informatico multimediale 93. assegni di cura 94. grad 95. assistenza domiciliare 96. ricoveri di sollievo 97. centri diurni 98. residenziali per disabili 99. inserimento lavorativo disabili AUSL pg. 151 100. incontri a tema con familiari 101. attività motoria sportiva 102. terapia occupazionale in atelier 103. centro diurno pomeridiano per minori “damiel” 104. progetto integrato di formazione professionale a favore di adolescenti 105. comunità per minori asp Osea 106. accompagnamento progetto di vita COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 158 107. un quartiere per tutti COMUNE DI ALBINEA pg. 159 108. sap- servizi aiuto alla persona 109. inserimenti lavorativi socioterapeutici 110. servizi per l’integrazione di alunni con disabilità 111. servizio trasporti disabili UNIONE TERRA DI MEZZO pg. 163 112. sap- servizi aiuto alla persona 113. percorsi socio terapeutici e riabilitativi COMUNE DI BAGNOLO in PIANO pg. 165 114. servizi per l’integrazione di alunni con disabilità COMUNE DI CADELBOSCO SOPRA pg. 166 115. servizi per l’integrazione di alunni con disabilità COMUNE DI CASTELNOVO di SOTTO pg. 167 116. servizi per l’integrazione di alunni con disabilità COMUNE DI QUATTRO CASTELLA pg. 168 117. sap - servizi aiuto alla persona 118. servizi per l’integrazione di alunni con disabilità 119. inserimenti socioterapeutici
  • 5. 5 COMUNE DI VEZZANO S/C pg. 171 120. servizio di trasporto persone disabili Area povertà ed esclusione sociale e salute mentale pg. 172 AUSL 121. apertura secondo polo servizi salute mentale 122. psichiatria di nucleo 123. lavoro per soggetti fragili 124. sostegno all’abitare e all’inclusione sociale 125. assistenza sanitaria alla popolazione carceraria COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 179 126. il laboratorio dell’abitare 127. assegnazione di alloggi erp 128. alloggi di assistenza abitativa 129. casa delle donne 130. docce pubbliche 131. contributo alle mense rivolte a persone in difficoltà 132. qualità di vita e percorsi di accompagnamento/sostegno per l’inclusione sociale della popolazione nomade-sinta 133. assistenza economica 134. percorsi per l’accoglienza 135. rosemary - oltre la strada UNIONE TERRA DI MEZZO pg. 190 136. sostegno a cittadini in disagio economico POLO 7 pg. 191 137. esclusione sociale Area immigrazione pg. 192 AUSL pg. 193 138. percorso nascita donne arabe e cinesi 139. centro per la salute della famiglia straniera 140. progetto eva luna COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 196 141. centro informazione immigrati 142. promuovere il pluralismo culturale 143. promuovere il dialogo interculturale 144. Emilia Romagna terra d’asilo 145. SPRAR (rifugiati richiedenti asilo) 146. mediazione interculturale nel servizio sociale UNIONE TERRA DI MEZZO pg. 202 147. ALI – azioni locali per l’integrazione Trasversali pg. 203 DISTRETTO pg. 204 148. Attivitò amministrativa FRNA 149. Ufficio di Piano 150. C.A.A.D. 151. C.R.I.B.A. 152. sportello assistenti 153. Sistema informativo AUSL pg. 210 154. sviluppo Nuclei cure primarie 155. promozione corretti stili di vita 156. specialistica ambulatoriale 157. sviluppo percorsi di cura 158. parco san Lazzaro (sicurezza partecipata) COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 218 159. tavolo interistituzionale di contrasto alla violenza contro le donne
  • 6. 6 160. Consulta tempi e orari della città 161. Gruppo interistituzionale promozione stili di vita consapevoli 162. I reggiani per esempio 163. azioni integrate di sicurezza urbana 164. polo territoriale di servizio sociale 165. sportello sociale UNIONE TERRA DI MEZZO pg. 228 166. sportello sociale POLO 7 pg. 229 167. sportello sociale Sostegno ai comuni – Quote finalizzate pg. 230 168. Interventi a sostegno dei programmi di protezione sociale e assistenza a favore delle vittime di tratta, sfruttamento e riduzione in schiavitù – art. 18 d.lgs 286/1998 e art. 13 L. 228/2003” pg. 231 169. Accompagnamento e sostegno alla popolazione detenuta, internata e/o affidata. Interventi rivolti alle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale, promossi dai comuni sede di carcere pg. 238 170. Consolidamento, sviluppo e qualificazione dei centri per le famiglie COMUNE DI REGGIO EMILIA pg. 240 171. Consolidamento, sviluppo e qualificazione dei centri per le famiglie Polo 7 pg. 241 Piano per la non autosufficienza e indirizzi omogenei per l’attuazione dell’accreditamento transitorio in ambito distrettuale pg. 242
  • 8. 8 ACCORDO DI PROGRAMMA DI ADOZIONE DEL PROGRAMMA ATTUATIVO PER L’ANNO 2012 E DEL PIANO DISTRETTUALE DELLE ATTIVITA’ PER LA NON AUTOSUFFICIENZA 2012 Integrazione all’Accordo di programma di adozione del PIANO DISTRETTUALE PER LA SALUTE E IL BENESSERE SOCIALE 2009-2011 E DEL PROGRAMMA ATTUATIVO PER L'ANNO 2009 Zona Sociale di Reggio Emilia Comuni di Albinea, Bagnolo in Piano, Cadelbosco di Sopra, Castelnovo di Sotto, Quattro Castella, Reggio nell’Emilia, Vezzano sul Crostolo, Azienda USL Distretto di Reggio Emilia, Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova, Provincia di Reggio Emilia Sottoscritto il 28 maggio 2012
  • 9. 9 ACCORDO DI PROGRAMMA DI ADOZIONE DEL PROGRAMMA ATTUATIVO PER L’ANNO 2012 E DEL PIANO DISTRETTUALE DELLE ATTIVITÀ PER LA NON AUTOSUFFICIENZA 2012 Integrazione all’Accordo di programma di adozione del PIANO DISTRETTUALE PER LA SALUTE E IL BENESSERE SOCIALE 2009-2011 E DEL PROGRAMMA ATTUATIVO PER L'ANNO 2009 I legali rappresentanti dei Comuni di Albinea, Bagnolo in Piano, Cadelbosco di Sopra, Castelnovo di Sotto, Quattro Castella, Reggio nell’Emilia, Vezzano sul Crostolo, dell’Azienda USL Distretto di Reggio Emilia, dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova e della Provincia di Reggio Emilia PREMESSO CHE - la Legge 8 novembre 2000, n. 328, denominata "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali", all'art. 20 prevede la ripartizione, da parte dello Stato, delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali, per la promozione e il raggiungimento degli obiettivi di politica sociale; - la Legge Regionale n. 2 del 12 marzo 2003: “Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” prevede, all’art. 27 l’elaborazione ed approvazione del “Piano regionale degli interventi e servizi sociali”, integrato con il “Piano sanitario regionale”; - con Deliberazione dell’Assemblea Legislativa Regionale 22 maggio 2008, n. 175 è stato approvato il “Piano Sociale e Sanitario 2008 – 2010” che indica, tra gli obiettivi da perseguire: il superamento della programmazione settoriale a favore di un approccio di intervento caratterizzato da una forte integrazione non solo tra competenze sociali e sanitarie, ma anche con tutte le aree che concorrono al benessere e alla salute della comunità; il rafforzamento di un sistema di welfare che valorizzi il diritto dei cittadini all’accesso e alla personalizzazione degli interventi, nonché alla partecipazione attiva ai progetti di vita e di cura; l’implementazione del processo di coinvolgimento di tutti i soggetti, nel rispetto delle relative competenze, che a vario titolo sono chiamati ad operare per l’affermazione dei diritti di cittadinanza; - il sopra citato Piano Sociale e Sanitario 2008 – 2010 ha individuato nuovi strumenti di programmazione per l’ambito distrettuale, valorizzando anche il ruolo della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria, prevedendo in particolare il Piano di zona distrettuale per la salute e il benessere sociale, di durata triennale e il Programma Attuativo Annuale per la declinazione annuale degli obiettivi a valenza pluriennale; - la Deliberazione dell’Assemblea Legislativa Regionale n. 62 del 22 novembre 2011 ha approvato il “Programma annuale 2011: obiettivi e criteri generali di ripartizione delle risorse ai sensi dell’art. 47, comma 3, della L.R. 2/2003 in attuazione del Piano sociale e sanitario regionale” confermando, nelle more dell’approvazione del nuovo Piano sociale e sanitario, gli obiettivi e gli indirizzi del Piano sociale e sanitario 2008-2010 e conseguentemente prorogando di un’ulteriore annualità la durata dei Piani di Zona per la salute e il benessere sociale 2009- 2011, considerando il Programma Attuativo 2012 la quarta annualità dei vigenti Piani di zona distrettuali; - la DAL n. 62/2011 ha inoltre confermato il progressivo superamento del precedente approccio incentrato sulla presenza di programmi finalizzati a favore di un modello di programmazione che valorizza l’autonomia e la responsabilità dei Comuni associati nelle scelte
  • 10. 10 di programmazione locale; - in conseguenza di questa impostazione, le risorse regionali precedentemente destinate ai principali programmi finalizzati riferiti a specifici target, confluiscono nel Fondo Sociale Locale e vengono programmate in base alla specificità della zona sociale di riferimento, pur dovendo garantire la destinazione di una percentuale minima alle seguenti specifiche aree di bisogno al fine di dare continuità agli interventi in atto: Infanzia e adolescenza; Giovani; Immigrati stranieri; Povertà ed esclusione sociale; - con riferimento agli obiettivi individuati nel Piano Sociale e Sanitario 2008 – 2010 il Fondo Sociale Locale è inoltre destinato ai seguenti interventi: contributi per la mobilità e l’autonomia nell’ambiente a favore di persone con disabilità, ai sensi degli artt. 9 e 10 L.R. 29/1997; sviluppo e consolidamento degli Ufficio di Piano. - le risorse regionali del Fondo Sociale Locale sono inoltre integrate con il Fondo Sociale straordinario finalizzato a due obiettivi specifici: consolidamento del sistema dei servizi sociali territoriali attuazione del programma regionale per la promozione e la tutela dei diritti, la protezione e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva e il sostegno alla genitorialità; - la DAL n. 62/2011 conferma e finanzia inoltre la realizzazione di tre programmi finalizzati: Interventi a favore delle vittime di tratta e sfruttamento Interventi rivolti alle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale Consolidamento, sviluppo e qualificazione dei Centri per le Famiglie; - la Deliberazione di Giunta Regionale n. 2168 del 27/12/2011, ha approvato il “Programma annuale 2011: ripartizione delle risorse del fondo sociale regionale ai sensi dell’art.47, comma 3 della L.R. 2/03 e individuazione delle azioni per il perseguimento degli obiettivi di cui alla deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 62 del 22 novembre 2011” cui seguono gli atti di riparto dei servizi regionali interessati; - il Programma attuativo annuale ricomprende il Programma delle attività territoriali del Distretto e il Piano distrettuale per la non autosufficienza, ad integrazione del Piano distrettuale per la salute e il Benessere sociale 2009-2011 prorogato a tutto il 2012; - con particolare riferimento al sostegno ai cittadini non autosufficienti si richiamano: la DGR n. 509 del 16.04.2007 con la quale è stato avviato nell’anno 2007, il Fondo regionale per la non autosufficienza, istituito dall’articolo 51 della Legge regionale 23 dicembre 2004, n. 27 e la DGR n. 1206 del 30.07.2007 con la quale sono stati approvati gli indirizzi attuativi; la DGR n. 840 del 11 giugno 2008 “Prime linee di indirizzo per le soluzioni residenziali e l’assistenza al domicilio per le persone con gravissime disabilità acquisite nell’ambito del FRNA e della DGR 2068/2004”; la DGR n. 1230 del 28.08.2008 di attribuzione delle risorse FRNA dedicate ai disabili gravi in cui sono stati individuati, inoltre, gli interventi finanziati dal FRNA oltre a quelli già indicati nelle deliberazioni sopra indicate, fornendo indirizzi per lo sviluppo dei servizi sociosanitari per disabili da assicurare a livello distrettuale nell’ambito della programmazione 2009 – 2011; la nota congiunta degli Assessori Teresa Marzocchi e Carlo Lusenti del 28/02/2012 (PG/2012/51176) con la quale viene comunicata le ripartizione delle risorse destinate alla non autosufficienza – anno 2012 – assegnazione alle CTSS e avvio della programmazione con la quale vengono assegnati i fondi da destinare alla non autosufficienza, in specifico i fondi da destinare al finanziamento dell’accreditamento per le gestioni pubbliche;
  • 11. 11 - la DGR 772/2007, in attuazione dell’art. 38 della legge Regionale 2/2003 provvede a - definire i criteri generali e le linee guida di applicazione dell’accreditamento in ambito socio-sanitario e sociale; - individuare i servizi relativamente ai quali esso trova applicazione, dando priorità, per quanto attiene ai tempi di attuazione, ai servizi già regolamentati attraverso il percorso autorizzativo e finanziati anche tramite il fondo Regionale per la non Autosufficienza; - rimandare ad ulteriori provvedimenti attuativi la definizione dei requisiti e delle procedure per l’effettiva applicazione dell’accreditamento; - il piano Sociale e Sanitario 2008-2010 (DAL 175/2008) identifica l’accreditamento come “una nuova modalità di rapporto fra i soggetti pubblici e privati, i primi titolari della funzione di programmazione ……, i secondi chiamati a rispondere all’esigenza dei soggetti pubblici di poter disporre di produttori di servizi dotati di una specifica competenza tecnico-professionale, organizzativa ed imprenditoriale qualificata sulla base di criteri e requisiti che vengono “certificati” proprio attraverso l’accreditamento”; - il piano Sociale e Sanitario 2008-2010 (DAL 175/2008) identifica nella programmazione zonale l’articolazione dell’offerta ed afferma che “esiste quindi una stretta correlazione tra programmazione del fabbisogno sociale e socio-sanitario ed il rilascio dell’accreditamento”; - il piano Sociale e Sanitario 2008-2010 (DAL 175/2008) definisce competenze e ruoli dei diversi soggetti della governance ai livelli regionale, intermedio e distrettuale ed identifica la necessità di individuare i soggetti istituzionali competenti per l’accreditamento a livello distrettuale e i relativi compiti; - la DGR 514/2009 “Primo provvedimento della Giunta regionale attuativo dell’art. 23 della L.R. 4/2008 in materia di accreditamento”, con le integrazioni e modifiche apportate dalla DGR 390/2011, disciplina le condizioni e le modalità dell’accreditamento transitorio, provvisorio e definitivo nonché l’aggiornamento della programmazione in una prospettiva triennale, identificando il fabbisogno di servizi su base triennale (2009-2011). - le DGR n. 2110/2009 “Approvazione del sistema omogeneo di tariffa per i servizi sociosanitari per anziani valevole per l’accreditamento transitorio”, n. 219/2010 “Approvazione del sistema omogeneo di tariffa per i servizio semiresidenziali socio sanitari per disabili valevole per l’accreditamento transitorio” e n. 1336/2010 “Approvazione del sistema omogeneo di tariffa per i servizi residenziali socio sanitari per disabili valevole per l’accreditamento transitorio” hanno concretamente avviato la stagione dell’elaborazione dei contratti di servizio connessi all’accreditamento. La DGR 2109/2009 ha inoltre approvato la composizione e le modalità di funzionamento dell’organismo tecnico di ambito provinciale competente per la verifica dei requisiti dell’accreditamento; DATO ATTO CHE - la Regione Emilia Romagna ha individuato quale temine per l’approvazione del Programma attuativo 2012 il 31 maggio 2012; - la Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria di Reggio Emilia nella seduta del 14 marzo 2012 ha stabilito la ripartizione del FRNA per l’anno 2012 (nota Presidente CTSS 25507 del 10/05/2012); RICHIAMATI - l’Accordo di programma per l’Approvazione del Piano distrettuale per la salute e il benessere sociale 2009-2011 e l’approvazione del Programma Attuativo per l’anno 2009 della Zona Sociale di Reggio Emilia, sottoscritto in data 20 aprile 2009 e approvato con Decreto del Sindaco di Reggio Emilia (PG 8937) del 20 aprile 2009;
  • 12. 12 - la Convenzione per la costituzione del Nuovo Ufficio di Piano e la gestione del Fondo Regionale per la Non Autosufficienza, coerentemente con quanto disposto dalla Regione Emilia-Romagna con delibera di Giunta n. 1004/2007, tra il Comune capo-distretto (Reggio Emilia) e l’Azienda USL Distretto di Reggio Emilia firmata in data 21 dicembre 2007 in base alla deliberazione del Consiglio Comunale di Reggio Emilia n. 25755/301 del 17/12/2007 e agli atti dei Consigli Comunali del Comune di Albinea (n. 67 del 26/11/2007), Bagnolo in Piano (67 del 14/11/2007), Cadelbosco di Sopra (n. 54 del 27/11/2007), Castelnovo di Sotto (n. 95 del 29/11/2007), Quattro Castella (n. 95 del 29/11/2007) e Vezzano sul Crostolo (n. 75 del 16/11/2007) che individuano il Comune di Reggio Emilia quale Comune capofila per la stipula della convenzione. La convenzione stessa è inoltre stata recepita con deliberazione n. 35 del 5/02/2008 del Direttore Generale dell’Azienda USL di Reggio Emilia e successivamente prorogata fino a elaborazione di nuova convenzione; - l’Atto di Indirizzo e Coordinamento triennale per la programmazione, contenente il Profilo di Comunità, gli indirizzi per l’adozione del PAL e le priorità strategiche in area sociale, sociosanitaria e sanitaria che costituiscono il quadro di riferimento della programmazione in ambito territoriale, approvato dalla Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria in data 16 marzo 2009; SI CONVIENE E SI STIPULA IL SEGUENTE ACCORDO ARTICOLO 1 - PREMESSA Si richiama la deliberazione della Giunta Regionale n. 1682 del 20 Ottobre 2008, nella quale sono stati precisati il ruolo dei soggetti da coinvolgere nel processo di programmazione e le indicazioni per assicurare la più ampia partecipazione di tutti soggetti pubblici e privati con competenze inerenti la promozione della salute e del benessere dei cittadini nell’ambito della zona sociale. Il processo di programmazione in particolare ha previsto, fin dall’inizio, la partecipazione a tavoli tematici appositamente istituiti per aree tematiche, composti da personale con competenze sociali, sanitarie, educative, rappresentanti del mondo della scuola, della cooperazione, del associazionismo e del volontariato. Nella zona sociale di Reggio Emilia si è consolidata la metodologia di lavoro che vede la partecipazione e il confronto con il territorio come riferimento costante e che ha pertanto portato alla costruzione del primo Piano per il Benessere Sociale e Sanitario del Distretto di cui il presente programma costituisce parte attuativa annuale. Le procedure per l’elaborazione ed approvazione dei documenti di programmazione sociosanitaria a valenza triennale ed annuale prevedono che tale provvedimento venga approvato con un accordo di programma tra i Comuni della zona sociale, l’Azienda USL, l’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova, la Provincia, quest’ultima - in particolare - per l’attuazione di programmi specifici a valenza sovra distrettuale. ARTICOLO 2 - FINALITÀ Le Amministrazioni interessate, con il presente Accordo approvano il Programma Attuativo Annuale per l’anno 2012, che si allega al presente atto quale parti integrante e sostanziale, quale parte attuativa del Piano di Zona per la Salute e il Benessere sociale 2009-2011, prorogato a tutto il 2012. ARTICOLO 3 - INTERVENTI Le Amministrazioni interessate danno atto che il Piano Distrettuale per la Salute e il Benessere Sociale assume una valenza strategica nell’arco del triennio di riferimento, mentre il Programma Attuativo Annuale declina per l’anno 2012 gli obiettivi strategici in azioni e interventi da realizzare nell’anno di riferimento. In particolare il Programma attuativo 2012 prevede le azioni finanziate con il Fondo Sociale Locale in cui confluiscono risorse trasferite dalla Regione e risorse proprie dei Comuni. In coerenza con le direttive regionali in materia di programmazione sociosanitaria tali risorse assicurano la realizzazione di interventi nelle aree prioritarie di intervento di seguito riportate:
  • 13. 13 • Responsabilità familiari e infanzia ed adolescenza (compresi Centri famiglie) • Giovani e Dipendenze; • Immigrati stranieri; • Povertà ed esclusione sociale; • Promozione dello sportello sociale; • Sviluppo e consolidamento dell’Ufficio di Piano; • Azioni a favore delle persone non autosufficienti non ricomprese nei progetti finanziati con risorse del Fondo Sociale locale, quali ad esempio i contributi per la mobilità e l’autonomia nell’ambiente domestico ai sensi degli articoli 9 e 10 della legge regionale n. 29/1997; • Azioni a favore delle persone non autosufficienti finanziate dal Fondo Regionale non Autosufficienza e dal Fondo Nazionale non Autosufficienza; • Azioni a favore della assistenza temporanea ed integrazione sociale a favore delle vittime di tratta, sfruttamento e riduzione in schiavitù, azioni rivolte a persone sottoposte a limitazioni della libertà personale. Le Amministrazioni interessate danno atto che i Programmi Provinciali 2012 sono parte integrante del Programma Attuativo 2012 e definiscono priorità e azioni finalizzate: - alla promozione delle politiche di tutela e accoglienza dell’infanzia e dell'adolescenza; - all'integrazione sociale dei cittadini stranieri. Le Amministrazioni interessate danno atto che le “Linee guida relative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati nella collaborazione tra Servizi e Comunità” sono approvate e costituiscono parte integrante e sostanziale del presente Programma Attuativo 2012. Le Amministrazioni interessate danno atto che la durata delle convenzioni per la costituzione e lo sviluppo delle Aziende di Servizi alla Persona (ASP) della Zona Sociale di Reggio Emilia (ASP OSEA, ASP RETE, ASP SS PIETRO E MATTEO e ASP OPUS CIVIUM), fissata in tutte le convenzioni “fino al 31.12.2011, in corrispondenza della programmazione del Piano di zona per la salute e il benessere sociale” è di fatto prorogata, in corrispondenza con la proroga di un anno di tutti gli strumenti della programmazione socio-sanitaria (DAL n. 62/2011), compreso il Piano di zona per la salute e il benessere sociale, nell’intesa che le predette ASP manterranno in ogni caso la propria specifica funzionalità fino alla approvazione del nuovo Piano di zona e della conseguente nuova convenzione. ARTICOLO 4 - IMPEGNI DELLE PARTI Le amministrazioni aderenti al presente accordo si impegnano a collaborare per il conseguimento degli obiettivi previsti nel Piano Distrettuale per la salute ed il benessere sociale – quadriennio 2009/2012 e per la realizzazione degli interventi previsti nei Programmi attuativi annuali. II Comune Capofila si impegna ad approvare i Programmi Attuativi annuali previa valutazione condivisa, in seno al Comitato di Distretto, degli interventi e delle funzioni da gestire al fine di garantire omogeneità a livello distrettuale ed assicurare l’opportuno coordinamento con l’AUSL l’Azienda Ospedaliera SMN e la Provincia e con il privato sociale del territorio. I Comuni del Distretto destinano alla realizzazione del Piano distrettuale per la salute e il benessere sociale e del Programma attuativo annuale le risorse comunali, integrate dai fondi nazionali e regionali appositamente erogati ai Comuni. I Comuni del Distretto si impegnano altresì ad aderire e collaborare fattivamente alla attuazione dei progetti a valenza provinciale, partecipando, compatibilmente con le risorse disponibili, alla realizzazione degli stessi nei termini e modalità definiti collegialmente. II Comune Capofila collaborerà alla definizione delle modalità e al concreto monitoraggio del Piano di zona distrettuale e dei Programmi attuativi annuali ai fini della loro valutazione. L’Azienda USL di Reggio Emilia e l’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova collaboreranno, per quanto di propria competenza, alla realizzazione del Piano di zona per la salute e il benessere quadriennale e relativi programmi attuativi annuali, esercitando la funzione di governo in modo congiunto con i Comuni del Distretto per l’area dell’integrazione socio sanitaria. Il Direttore di distretto AUSL e la Direzione Ospedaliera partecipano formalmente al processo decisionale.
  • 14. 14 L’AUSL e l’Azienda Ospedaliera garantiscono le funzioni di programmazione, committenza, regolazione, monitoraggio e valutazione, anche attraverso la presenza di figure sanitarie all’interno dell’Ufficio di Piano e/o la partecipazione di propri professionisti ai tavoli tematici. La Provincia di Reggio Emilia esercita le proprie funzioni di raccordo e promozione della programmazione sociale, sanitaria e socio-sanitaria all'interno della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria, nell'Ufficio di Presidenza, e nell'Ufficio di Supporto, mediante: la partecipazione e il sostegno al processo complessivo di programmazione a livello intermedio; - l'elaborazione dei propri programmi di ambito provinciale afferenti le politiche di integrazione dei cittadini immigrati e le politiche a sostegno dell'accoglienza e della tutela dell'infanzia e dell'adolescenza e altri progetti sovrazonali per l'area sociale e socio-sanitaria; - il raccordo con gli altri enti al fine di assicurare l'integrazione delle politiche sociali e sanitarie con le altre politiche; - il presidio del funzionamento del Comitato paritetico provinciale del volontariato, quale organismo preposto al costante raccordo e confronto tra il mondo del volontariato reggiano e le istituzioni locali; - la collaborazione con il Forum Terzo Settore Reggiano, quale portavoce delle esigenze e delle prospettive del Terzo Settore a Reggio Emilia e la promozione della partecipazione dello stesso alla programmazione a di livello intermedio; - la garanzia di sostegno all'Ufficio di Supporto per il suo funzionamento. I soggetti firmatari dell’Accordo di Programma si impegnano a coordinare, integrare, unificare gli elementi e gli strumenti informativi locali, come già previsto dall’Atto di Indirizzo della CTSS, per giungere alla costruzione di un unitario sistema di conoscenza e valutazione degli interventi socio sanitari. ART. 5 - STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE, GOVERNO E VERIFICA DEL PROGRAMMA ATTUATIVO 2012 E DEL PIANO DISTRETTUALE PER LA SALUTE E IL BENESSERE SOCIALE 2009-2012 Con riferimento a quanto indicato in premessa, i Comuni hanno costituito il Comitato di Distretto, composto dai Sindaci dei Comuni del Distretto, dal Direttore del Distretto e dal Direttore dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova. Il Comitato di Distretto persegue il governo congiunto delle politiche e degli interventi socio-sanitari a favore della popolazione della zona sociale di Reggio Emilia al fine di garantire equità di accesso alla rete dei servizi socio assistenziali, socio educativi e socio-sanitari. Nel quadro di tali funzioni il Comitato di Distretto ha individuato: - Il Comune Capofila nel Comune di Reggio Emilia, con funzione di coordinamento, promozione per la predisposizione, realizzazione e valutazione del Piano distrettuale per la salute e il benessere sociale e dei programmi attuativi annuali; - L’Ufficio di Piano composto da Responsabile, Coordinatore, Collaboratore in staff addetto alla partecipazione, Collaboratori designati dai Comuni del Distretto (subzone Bassa e Pedecollina), Direttore Cure Primarie AUSL, Responsabile Handicap Adulto AUSL, Responsabile Area Sociale AUSL, Direttore Amministrativo Distretto AUSL - I Tavoli tematici (per la composizione si veda il Piano Distrettuale per la salute ed il benessere sociale) con funzioni di condivisione e collaborazione nella individuazione e attuazione degli obiettivi e delle progettazioni inerenti le diverse aree tematiche; Con riferimento a quanto indicato in premessa e nell’impegno delle parti, la Provincia, i Comuni, l’Azienda Ospedaliera SMN e l’A.U.S.L. confermano composizione e funzioni degli strumenti di governo del processo programmatorio provinciale definiti nell'Atto di indirizzo e coordinamento triennale approvato dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria nella seduta del 16 marzo 2009. ARTICOLO 6 - STRUMENTI DI GOVERNO DEL PROCESSO PROGRAMMATORIO DI LIVELLO INTERMEDIO La Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria di Reggio Emilia, svolge le funzioni di indirizzo,
  • 15. 15 consultive, propulsive, di verifica e controllo previste dal PSSR e assicura il governo integrato del sistema a livello territoriale intermedio; L'Ufficio di Supporto istituito dalla CTSS in accordo con i Distretti, le Aziende Sanitarie e la Provincia, con le funzioni previste dal PSSR di seguito sintetizzate: - il coordinamento permanente per quanto attiene le istruttorie e il supporto tecnico di ambito sociale e sociosanitario con i Responsabili degli Uffici di Piano, il Direttore delle attività socio sanitarie dell'AUSL e la Responsabile del programma Anziani dell'AUSL; - l'integrazione con l'AUSL per la programmazione sanitaria e sociosanitaria e con l'ASMN per la programmazione sanitaria; - l’elaborazione e monitoraggio del Profilo di Comunità e le elaborazioni necessarie alla Conferenza ai fini della stesura dell'atto d'indirizzo e coordinamento; - l'istruttoria del riparto delle risorse del FRNA per favorire un processo di riequilibrio territoriale delle risorse previste e il presidio a livello tecnico degli obiettivi di equità e omogeneità possibile nell'erogazione dei servizi per non autosufficienti; - l'istruttoria per gli adempimenti relativi all'organismo tecnico provinciale per l'accreditamento nonché le istruttorie previste dalle direttive regionali. ARTICOLO 7 – ONERI FINANZIARI Relativamente al Programma attuativo annuale 2012, esso comprende azioni ed interventi per una spesa complessiva distrettuale di Euro 97.153.772,24 di cui: Euro 43.724.713,78 finanziata con fondi dei comuni, Euro 24.677.877,59 totali di finanziamenti regionali così ripartiti: - Euro 2.096.952 finanziato con il Fondo Sociale Locale (compreso Fondo sociale straordinario), gestito dal Comune capofila per i programmi Infanzia e Adolescenza, Immigrazione, Povertà, Giovani/Dipendenze, Promozione e Sviluppo degli Uffici di Piano, Contributi Mobilità e Autonomia nell’ambiente Domestico, - Euro 42.599,51 del programma finalizzato Carcere, euro 48.000 del programma finalizzato Lotta alla tratta, euro 44.158,08 del programma finalizzato Centri Famiglie, euro 183.000 CRIBA; - Euro 22.263.158 (di cui 20.285.644 assegnazione 2012 del FRNA ordinario + 49.055 come quota di riequilibrio gestioni precedenti, 77.070 FNA vincolato demenze e GRAD, + 170.196 FNA vincolato SLA, 1.860.029 provenienti da residui anni precedenti e 251.315 da sopravvenienze anni precedenti – 381.097 di risorse non programmate) finanziato con il Fondo Regionale Non Autosufficienza, gestito dall’AUSL; Euro 26.737.003 finanziato con fondi della Azienda USL – distretto di Reggio Emilia per la spesa sociosanitaria, La Provincia di Reggio Emilia, inoltre, promuove nell’ambito del Programma attuativo 2012 azioni di sistema nelle aree di riferimento per un valore economico di euro 29.213 e azioni di sistema sovradistrettuali nelle aree di riferimento per un valore economico di euro 118.352. Le Parti concordano, infine, che tali risorse potranno essere integrate da contributi per i quali è in corso la richiesta di concessione ovvero da risorse attualmente non previste e non quantificabili. Esse convengono, altresì, che potranno essere apportate eventuali modifiche agli impegni finanziari inizialmente assunti, previa intesa all’interno degli organismi di distretto fra tutti i soggetti sottoscrittori del presente Accordo di Programma, a condizione che tali modifiche non pregiudichino il raggiungimento degli obiettivi e la realizzazione degli interventi previsti nel Programma attuativo 2012. ARTICOLO 8 - FUNZIONI DI VIGILANZA L'esecuzione del presente Accordo sarà verificata dal Comune di Reggio Emilia, capofila tramite il Nuovo Ufficio di Piano come azione di supporto e di affiancamento ai Comuni, con particolare attenzione ad aspetti di criticità e di difficoltà che i medesimi dovessero incontrare. Qualora nella gestione dei progetti e dei finanziamenti connessi si evidenziassero chiare situazioni di negligenza non affrontabili attraverso le normali strategie collaborative, il Comune di Reggio Emilia, Capofila, attiverà l’organo di vigilanza previsto dall’art. 34, comma 7, del T.U. 267/2000.
  • 16. 16 ARTICOLO 9 - DURATA DELL’ACCORDO DI PROGRAMMA L’Accordo di programma avrà durata annuale con scadenza al 31.12.2012. Sono ammessi interventi di modifica concordati fra le parti nel corso di validità dell’Accordo. ARTICOLO 10 - TRASMISSIONE DELL’ACCORDO IN REGIONE Il Comune di Reggio Emilia, capofila, si impegna a trasmettere alla Regione Emilia-Romagna il presente Accordo di Programma. Letto, confermato e sottoscritto in data 28 maggio 2012 ENTE RUOLO RICOPERTO NOME FIRMA Per il Comune di Albinea ASSESSORE TIZIANA TONDELLI firmato Per il Comune di Bagnolo in Piano SINDACO PAOLA CASALI firmato Per il Comune di Cadelbosco di Sopra ASSESSORE CHIARA GIBERTI firmato Per il Comune di Castelnovo di Sotto SINDACO SIMONE MONTERMINI firmato Per il Comune di Quattro Castella SINDACO ANDREA TAGLIAVINI firmato Per il Comune di Reggio Emilia ASSESSORE MATTEO SASSI firmato Per il Comune di Vezzano sul Crostolo ASSESSORE GIOVANNI BETTUZZI firmato Per l’Azienda USL – Distretto di Reggio Emilia DIRETTORE DI DISTRETTO CRISTINA MARCHESI firmato Per l’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia DIREZIONE SANITARIA FRANCESCO VERCILLI firmato Per la Provincia di Reggio Emilia ASSESSORE MARCO FANTINI firmato Approvato con Decreto del Sindaco di Reggio Emilia PG n. 9321 del 28 maggio 2012
  • 17. 17 Tabella A) Quadro riepilogativo del finanziamento della spesa prevista per il programma attuativo 2012
  • 18. 18 TAB. A - QUADRO RIEPILOGATIVO DEL FINANZIAMENTO DELLA SPESA PREVISTA PER IL PROGRAMMA ATTUATIVO 2012 AREE / TARGET Soggetti responsabilità familiari infanzia e adolescenza giovani anziani disabili dipendenze immigrati stranieri povertà ed esclusione sociale salute mentale azioni di sistema e trasversali Totale RISORSE Comune di ALBINEA 766.876,00 189.138,00 174.147,00 1.130.161,00 Comune di BAGNOLO IN PIANO 279.588,00 36.785,00 104.000,00 420.373,00 Comune di CADELBOSCO DI SOPRA 7.032,00 36.546,40 14.183,78 57.762,18 Comune di CASTELNOVO DI SOTTO 5.904,82 1.000,00 59.049,15 65.953,97 Comune di QUATTRO CASTELLA 612.876,69 66.504,29 25.017,22 371.400,00 299.930,00 28.910,18 109.098,04 24.185,13 1.537.921,55 Comune di REGGIO NELL'EMILIA 1.333.545,06 20.764.952,85 654.830,23 6.741.177,46 5.711.338,22 470.973,85 577.878,33 1.778.008,24 2.653.898,73 40.686.602,97 Comune di VEZZANO SUL CROSTOLO 53.000,00 45.000,00 98.000,00 UNIONE TERRA DI MEZZO 289.859,30 350.959,00 77.746,00 19.494,24 23.665,00 761.723,54 44.758.498,21 Regione - F.do sociale locale 140.630,50 1.149.675,28 47.444,58 45.333,05 187.000,00 195.723,85 271.144,74 60.000,00 2.096.952,00 Regione - programmi finalizzati (centro famiglie, carcere, lotta alla tratta, criba) 44.168,08 183.000,00 90.599,51 317.767,59 Regione altro (specificare in nota1 ) 51.936,00 16.973,44 68.909,44 FRNA 14.903.586,00 7.082.567,00 207.000,00 22.193.153,00 FNNA 60.000,00 17.070,00 77.070,00 AUSL 2 285.797,00 2.932.408,00 158.963,00 7.452.506,00 1.292.452,00 1.879.715,00 284.669,00 1.332.013,00 1.537.902,00 9.580.578,00 26.737.003,00 Provincia di … - Altri soggetti pubblici (ASP, ecc..) - ASP OPUS CIVIUM 550.114,00 550.114,00 Altri soggetti privati - Specificare (esclusa contribuzione utenti) - - TOTALE 3.311.592,15 25.970.275,72 960.586,43 30.121.766,46 15.122.789,64 2.537.688,85 1.106.675,60 3.604.528,53 1.537.902,00 12.525.661,86 141.557.965,45
  • 19. 19 (1) Regione - altri fondi : denominazione importo CONTRIBUTI GESTIONE NIDO CONTRIBUTI DIRITTO ALLO STUDIO (2) Spesa sanitaria per gli interventi ad elevata integrazione socio-sanitaria (tra cui finanziamento FSR per unità di strada) nonchè per gli interventi previsti al punto 6 e 9 del documento "Indicazioni di supporto alla redazione del Piano di Zona per la salute ed il benessere sociale 2009-2011 e del PAA 2009..." di seguito richiamati: v Cure Domiciliari, suddivise per tipologia di assistenza (Domiciliare Integrata (ADI), Domiciliare Programmata (ADP), Domiciliare Infermieristica); v Assistenza Specialistica Ambulatoriale; v Accessi al Pronto Soccorso non seguiti da ricovero per cittadini in età pediatrica e sopra i 65 anni; v Ricoveri ripetuti per i cittadini sopra i 65 anni
  • 20. 20 Tabella B) Fondo Sociale Locale – previsione di spesa 2012
  • 21. 21 Tabella B) TAB. B - Fondo Sociale Locale - Previsione di spesa 2012 REGIONE AREA/TARGET TIPOLOGIA Rif. Scheda intervento n. Fondo sociale locale 2012 Fondo sociale Locale 2011 non utilizzato al 31/12/2011 e riprogrammat o ALTRO - specificare in nota 1 COMUNI AUSL Altri soggetti pubblici (specificare) Altri soggetti privati (specificare) TOTALE A servizio sociale professionale 59 66863,81 114.007,69 180.871,50 B integrazione sociale C servizi educativi- assistenziali e per l'ins. lavorativo - D assistenza domiciliare - E servizi di supporto - F trasferimenti in denaro 133 100.000,00 - G strutture diurne 100.000,00 H strutture residenziali e comunitarie - I Pronto intervento sociale 59 73766,69 127.589,83 201.356,52 RESPONSABILITA' FAMILIARI Totale Responsabilità Familiari 240.630,50 - 241.597,52 - - - 482.228,02 A servizio sociale professionale - B integrazione sociale - C servizi educativi- assistenziali e per l'ins. lavorativo 47,58,39,38,40,41 637085,98 2.384.525,44 310.000,00 3.331.611,42 INFANZIA E ADOLESCENZA D assistenza domiciliare -
  • 22. 22 E servizi di supporto - F trasferimenti in denaro - G strutture diurne - H strutture residenziali e comunitarie 36 478589,3 2.192.884,70 198.000,00 2.869.474,00 I Pronto intervento sociale 35 34000 172.975,00 206.975,00 Totale Infanzia e adolescenza 1.149.675,28 - 4.750.384,14 - 198.000,00 310.000,00 6.408.060,42 A servizio sociale professionale - B integrazione sociale 81,82,83 9661,8 83.331,00 92.992,80 C servizi educativi- assistenziali e per l'ins. lavorativo 84,74 37782,78 4.000,00 78.589,09 120.371,87 D assistenza domiciliare - E servizi di supporto - F trasferimenti in denaro - G strutture diurne - H strutture residenziali e comunitarie - I Pronto intervento sociale - GIOVANI Totale Giovani 47.444,58 4.000,00 161.920,09 - - - 213.364,67 A servizio sociale professionale - B integrazione sociale - D assistenza domiciliare - E servizi di supporto - F trasferimenti in denaro - G strutture diurne - H strutture residenziali e comunitarie - ANZIANI Totale Anziani - - - - - - - A servizio sociale professionale - B integrazione sociale - C servizi educativi- assistenziali e per l'ins. lavorativo - D assistenza domiciliare - PERSONE CON DISABILITA' E servizi di supporto -
  • 23. 23 F trasferimenti in denaro (esclusi contributi L.R.29/97) - F Contributi L.R. 29/97 87 45.333,05 45.333,05 G strutture diurne - H strutture residenziali e comunitarie - I Pronto intervento sociale - Totale Disabilità 45.333,05 - - - - - 45.333,05 A servizio sociale professionale - B integrazione sociale 76 78000 122.000,00 200.000,00 C servizi educativi- assistenziali e per l'ins. lavorativo 77 74000 111.611,00 104.389,00 290.000,00 D assistenza domiciliare - E servizi di supporto - F trasferimenti in denaro - G strutture diurne - H strutture residenziali e comunitarie 79 35000 55.399,00 36.726,00 127.125,00 I Pronto intervento sociale - DIPENDENZE Totale Dipendenze 187.000,00 - 177.399,00 - 141.115,00 - 505.514,00 A servizio sociale professionale - B integrazione sociale 147,171,143,142 170723,85 193.789,00 19.133,63 383.646,48 C servizi educativi- assistenziali e per l'ins. lavorativo - D assistenza domiciliare - E servizi di supporto 146 25000 11.000,00 36.000,00 F trasferimenti in denaro - G strutture diurne - H strutture residenziali e comunitarie - IMMIGRATI STRANIERI I Pronto intervento sociale -
  • 24. 24 Totale Immigrati stranieri 195.723,85 - 204.789,00 - 19.133,63 - - 419.646,48 A servizio sociale professionale - B integrazione sociale - C servizi educativi- assistenziali e per l'ins. lavorativo - D assistenza domiciliare - E servizi di supporto - F trasferimenti in denaro 133,136,137 141144,74 858.763,04 291.734,75 70.000,00 1.361.642,53 G strutture diurne - H strutture residenziali e comunitarie 128 25000 265.327,00 7.000 297.327,00 H aree attrezzate per nomadi - I Pronto intervento sociale 134 5000 25.000,00 130.000,00 160.000,00 POVERTA' ED ESCLUSIONE SOCIALE Totale Povertà e esclusione sociale 171.144,74 - 1.149.090,04 - 421.734,75 77.000,00 1.818.969,53 B integrazione sociale - C servizi educativi- assistenziali e per l'ins. lavorativo - D assistenza domiciliare - E servizi di supporto - F trasferimenti in denaro - G strutture diurne - H strutture residenziali e comunitarie - SALUTE MENTALE Totale salute mentale - - - - - - - L Sportello sociale - M Prevenzione e sensibilizzazione - N Ufficio di Piano 149 60000 89.000,00 149.000,00 N Azioni di sistema e spese di organizzazione - AZIONI DI SISTEMA E MULTIUTENZA Totale Azioni di sistema 60.000,00 - 89.000,00 - - - - 149.000,00 TOTALE 2.096.952,00 4.000,00 6.774.180,79 - 779.983,38 387.000,00 10.042.116,17
  • 25. 25 STATO DI ATTUAZIONE degli obiettivi strategici triennali di salute e di benessere sociale Aree d’intervento - Anziani - Responsabilità familiari – Infanzia e adolescenza1 - Giovani – Dipendenze - Disabili - Povertà e esclusione sociale – Salute Mentale - Immigrazione 1 In allegato contiene: Linee guida Relative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati nella collaborazione tra Servizi e Comunitàcosì come approvato dall’Ufficio di Presidenza della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria nella seduta del 17 maggio 2012
  • 26. 26 - STATO DI ATTUAZIONE degli obiettivi strategici triennali di salute e benessere sociale TARGET* Responsabilità Familiari infanzia e adolescenza Giovani Anziani x Disabili Immigrati stranieri Povertà e Esclusione sociale Salute mentale Dipendenze FINALITÀ Informazione/Promozione del benessere sociale, della salute e di stili di vita sani X Prevenzione X Cura/Assistenza X □ Anche nel corso del 2011 il Tavolo tematico Anziani ha visto l’avvicendamento di alcuni componenti, e l’inserimento di nuovi attori come Esperidi per l’attività di Casa Residenza Anziani, Centro Diurno ed assistenza domiciliare, oltre ad un rappresentante dei Servizi Sociali dei Comuni del Distretto. Nel corso del 2011 il tavolo in plenaria si è riunito 4 volte, due incontri sono stati utilizzati all’analisi del lavoro svolto dai due sottogruppi che si ritengono ultimati: la mappa dei punti informativi rimarrà un importante punto di riferimento, rispetto al quale lo stesso gruppo si impegnerà a mantenere l’aggiornamento, mentre il percorso dimissioni protette è stato in buona parte inserito all’interno dell’Accordo di programma anziani. Nei altri due incontri è stato illustrato al gruppo il percorso di accreditamento dei servizi territoriali rivolti agli anziani dalla Dr.ssa Guidi (Responsabile dell’Ufficio di Piano) ed il progetto Sportello Assistenti Famigliari da parte del coordinatore Dr. Savino Calabrese (RETE) Il 2011 ha visto il completamento del percorso di Accreditamento dei servizi socio-sanitari, come previsto dalla DGR n.514/09, che ha coinvolto 33 servizi operanti sul territorio per quanto riguarda l’area anziani (13 case protette, 15 centri diurni anziani, 5 servizi di assistenza domiciliare anziani). Per l’anno 2012 il tavolo tematico ha condiviso l’obiettivo di monitorare la ricaduta che l’attuale situazione economico/sociale dei Comuni del Distretto ha sugli utenti dei servizi che sul territorio si occupano di assistenza alle persone anziane Rispetto all’obiettivo: “orientare i servizi ad una maggiore connessione operativa con i propri territori” connesso all’obiettivo “ garantire coerenza, continuità e pertinenza delle informazioni in ogni punto della rete utilizzando gli strumenti di: formazione congiunta, utilizzo sistemi informativi comuni, stesura protocolli e intese, valorizzazione dei rapporti flessibili tra diversi servizi” Nel corso del 2011 si è rafforzata su tutto il Distretto la territorializzazione dell’assistenza anche attraverso un sempre maggiore rinforzo dell’attività all’interno delle sedi di Nucleo. In particolare nel corso del 2011 si sono svolti con regolarità incontri di Nucleo a cui prendono parte gli infermieri ed i MMG, principali tematiche affrontate: l’adozione di uno cartella assistenziale integrata, la rete delle cure palliative ed i percorsi assistenziali con particolare riferimento al paziente diabetico e cardiopatico. Sempre nell’ottica di una maggiore integrazione tra il personale sociale e quello sanitario soprattutto in fase di progettualità, anche nel corso del 2011, l’attività infermieristica all’interno dell’UVM è stata ricondotta al nucleo di riferimento. Gli Sportelli Sociali rappresentano una realtà consolidata sul territorio distrettuale e si presentano strettamente connessi con i territori di riferimento; è in fase di continuo potenziamento il sistema di rilevazione dei dati e di mappature territoriali. Si è continuato l’investimento sull’utilizzo di un sistema informativi comune, allargando l’uso di Garsia ad attori significativi come RETE, Coopselios ed FCR, Opus Civium e alcune strutture del territorio che alimentano l’immissione diretta di dati, favorendo importanti processi comunicativi e gestionali. Rispetto al servizio sociale territoriale, nel 2011 vi è stata una significativa evoluzione del sistema Garsia rispetto alla Presa in carico, e alla graduale realizzazione della cartella informatizzata per tutti i nuclei in carico. Proseguono per il Comune di Reggio Emilia (e in forme diverse anche negli altri Comuni del Distretto) gli incontri periodici congiunti tra operatori dei Poli di Servizio Sociale Territoriale, di RETE, Coopselios, e Servizio Infermieristico Domiciliare in ogni Polo, che rappresentano un momento di confronto e verifica sulle progettazioni tra tutti gli attori che concorrono alla realizzazione del Piano Assistenziale Individualizzato a favore degli anziani in carico ai servizi territoriali, oltre che un occasione di approfondimento della conoscenza e connessione con il territorio in cui si opera. Nel 2011 la gestione dello Sportello Assistenti Familiari è stata conferita a RETE (pur con la presenza di tre sportelli territoriali, uno presso il CEIS a Reggio Emilia, uno presso Casa Betania di Albinea e uno presso Opus Civium a Castelnovo di Sotto), con il mandato di coordinamento, valorizzazione e sviluppo
  • 27. 27 delle iniziative di qualificazione del lavoro di cura privato e supporto alla domiciliarità. Nel 2011 si è registrato un aumento degli accessi delle assistenti familiari agli sportelli, con una prevalenza di donne di origine georgiana, ucraina e moldava e un recente accrescimento di accessi di donne italiane. Parallelamente vi è stata una diminuzione di domande da parte delle famiglie: dal 2009 ad oggi il calo è di circa il 30%. Anche la tipologie di richieste sta subendo modifiche legate alle ridotte possibilità economiche delle famiglie: sono in diminuzione le domande di assistenza continuativa giorno e notte, mentre crescono le richieste di assistenza a ore. Rispetto all’obiettivo: “Consolidare ed ampliare, compatibilmente con le risorse disponibili, i progetti territoriale e i progetti di micro-comunità ampliandone la base territoriale ove ritenuto possibile e necessario (progetti di “valenza cittadina”) e rendendoli più visibili e “catalogabili”. Allargare l’attenzione anche al ruolo delle case protette sui territori. Progettare e sperimentare (valorizzando le iniziative già in essere analizzandone i punti di forza e di criticità) ove possibile iniziative di portierato sociale e vicinato sociale. Valorizzare i progetti intergenerazionali per l’incontro tra le varie età della vita. Da segnalare il progetto messo in campo da RETE con la Diocesi Giovanile, che prevede l’ingresso organizzato e strutturato di giovani che organizzano momenti di socializzazione con gli anziani presenti all’interno delle Case Residenze e di iniziative specifiche aperte anche alla cittadinanza. Esperienze di iniziative intergenerazionali sono presenti anche in altre strutture protette del distretto e si configurano al momento come iniziative periodiche di coinvolgimento di scuole e famiglie in occasioni particolari. Nel Comune di Reggio i Tavoli di Quartiere hanno rafforzato il sistema dei progetti sinora prodotto, sviluppando quelli a dimensione cittadina (il Telefono Amico, prestazioni sanitarie leggere, ginnastica, piccole manutenzioni), allargando la base partecipativa coinvolgendo nuovi soggetti. In particolare “ La locanda della memoria” giunto alla sua terza edizione, ha ottenuto uno specifico finanziamento, valorizzandone l’originalità e la validità a valenza cittadina. Per il quarto anno gli esiti di lavoro dei Tavoli di Quartiere sono stati presentati dai protagonisti stessi di alcuni progetti nel corso di un seminario molto partecipato. Rispetto all’obiettivo: “consolidare ed ampliare i progetti territoriali sulla demenza in ordine all’obiettivo di preservare il più possibile le autonomie e la “normalità” di vita” e “orientare i servizi pubblici e privati e del volontariato alla presa in carico del sistema famiglia oltre che del singolo anziano” e “continuare l’azione di coinvolgimento dei centri sociali anziani, degli orti sociali e delle associazioni di volontariato nei progetti territoriali riguardanti le aree di fragilità” e “favorire iniziative e politiche di integrazione delle associazioni di volontariato” Nel corso dell’anno 2011 nonostante la riduzione dei fondi economici destinati a questi progetti, è proseguita la collaborazione con AIMA che si è comunque impegnata nella realizzazione di molteplici attività: - l’attività del Centro d’Ascolto di Albinea, che ha avuto complessivamente 246 contatti dei quali 80 nuovi; - la continuità dei due gruppi di sostegno a livello distrettuale; - messa in campo di specifiche strategie comunicative: festa per le famiglie all’aperto presso il Mauriziano, Tornei di Gnaker, celebrazione della 18^ giornata Mondiale dell’Alzheimer, tornei di pinnacolo. - l’organizzazione e conduzione di incontri informativi sul territorio sul tema della demenza: 10 presso il Centro Disturbi Cognitivi di Albinea, 3 presso il Polo Ovest e 3 presso il Polo Sud. Per un totale di 352 partecipanti. - l’attività dei “Caffè Incontro”, in base alle richieste provenienti dai familiari. Fondamentale per la buona riuscita delle attività è rappresentata dagli stessi Centri Sociali, grazie alla disponibilità data dai Presidenti e dai volontari. Gli incontri nel 2011 sono stati in tutto 119 hanno interessato 83 familiari e 54 malati. - la continuazione del progetto di assistenza e sollievo domiciliare per famiglie con anziani affetti da demenza, con l’attenzione a offrire progetti assistenziali più tempestivi, flessibili ed efficaci. Nel 2011 si sono svolti 21 colloqui, dei quali 10 hanno avuto l’attivazione del progetto domiciliare. Permane l’obiettivo di migliorare la divulgazione dell’iniziativa sul territorio distrettuale per ottenere una maggiore visibilità, e ottimizzare la collaborazione con i Servizi Sociali Territoriali. Rispetto all’ obiettivo: “censire e mettere a sistema le varie iniziative sociali, sanitarie e del privato sociale riguardante la promozione di stili di vita corretti” Nell’ambito delle attività gestite da Coopselios a Reggio Emilia e Albinea, vi è anche il mandato di diffondere comportamenti corretti per la tutela della salute e la salvaguardia del benessere dell’anziano e della sua famiglia. Nel 2011 in collaborazione con Federconsumatori è stato realizzato un opuscolo dal nome "Okkio allo spreco", che fornisce indicazioni e consigli per risparmiare in tempo di crisi su diversi
  • 28. 28 aspetti della vita quotidiana (ad es. i consumi energetici, la spesa ecc.) Gli opuscoli sono stati consegnati agli anziani e alle famiglie dagli operatori del servizio. La tematica della sicurezza in casa, accanto ad altre legate ai corretti stili di vita e all’orientamento nelle opportunità della rete dei servizi, è stata oggetto di incontri informativi e formativi in diversi quartieri del Comune di Reggio Emilia nell’ambito delle iniziative dei Tavoli di Quartiere. Nel 2011 gli incontri informativi sono stati organizzati in collaborazione con l’AUSL di Reggio Emilia nell’ambito della campagna regionale per la prevenzione degli incidenti domestici: “La sicurezza in casa” sorveglianza e prevenzione degli incidenti domestici della popolazione anziana. Si è replicata dal 10 giugno al 10 settembre 2011 l’esperienza dell’Emergenza Caldo, un progetto che vede impegnati Comune di Reggio, AUSL, RETE, Auser, Emmaus, Croce Verde, Croce Rossa, Coordinamento provinciale dei Centri Sociali, con un piano di intervento finalizzato a promuovere e sostenere azioni e interventi volti ad alleviare, nel periodo estivo, la solitudine delle persone anziane, con l’attivazione di un numero telefonico unico per la raccolta delle segnalazioni, e la distribuzione di materiale informatico con i principali consigli per fronteggiare le ondate di calore. Nel 2011 le telefonate ricevute sono state 42, la maggior parte con richiesta di compagnia e per richiesta informazioni. 256 le telefonate effettuate da parte dei volontari agli anziani, principalmente con funzioni di ascolto e sollievo, 222 le telefonate di monitoraggio ad anziani fragili segnalati dai Medici di Medicina Generale, per un totale di 478 contatti. Rispetto all’obiettivo: Integrazione con le politiche inerenti allo sport già strutturata per quanto riguarda l’attività motoria anziani Attraverso progetti finanziati dalla Fondazione Manodori e dal bando “I Reggiani per esempio” l’associazione UISP (Unione Italiana Sport Per Tutti) ha collaborato tramite i Tavoli di Quartiere con i Poli di Servizio Sociale del Comune di Reggio Emilia, attivando attività di ginnastica a domicilio o presso centri diurni in alcuni quartieri della città, svolgendo i gruppi di cammino in città storica, e attività fisica adattata che coinvolge attualmente 124 persone di età differenti. In tutti i territori del comune di Reggio Emilia viene svolta l’attività Ginnastica condominiale in collaborazione con Auser. Le attività di ginnastica condominiale con Telefono Amico e Auser e i tavoli di quartiere hanno coinvolto circa 60 persone. In tutti i territori del distretto si portano avanti iniziative coordinate dai Comuni sull’attività motoria anziani. Rispetto all’ obiettivo: Garantire coerenza, continuità e pertinenza delle informazioni in ogni punto della rete utilizzando gli strumenti di: formazione congiunta, utilizzo sistemi informativi comuni, stesura protocolli e intese, valorizzazione dei rapporti flessibili e di contatto strutturato tra operatori di diversi servizi. E’ stato completato nel corso del 2011 da parte del Tavolo tematico anzianiil censimento dei punti informativi formali ed informali presenti sul territorio, in grado di offrire informazioni alla popolazione in merito ai servizi presenti sul territorio distrettuale e alle attività da essi messe in campo. Questo lavoro verrà aggiornato e monitorato dal tavolo anche nel corso del 2012. Sarà inoltre avviata una riflessione sul suo possibile e corretto utilizzo e sulla diffusione dello strumento. Rispetto all’ obiettivo: Orientare i servizi pubblici e privati e del volontariato alla presa in carico del sistema famiglia oltre che del singolo anziano. In particolare rafforzare l’obiettivo di utilizzare l’assistenza domiciliare sempre più con funzioni di consulenza rispetto alla strutturazione del progetto domiciliare dell’anziano (vedi nuova progettazione del tutoring domiciliare); creare un sistema distrettuale coordinato di interventi formativi e di sostegno alle assistenti familiari e alle famiglie che le impiegano; strutturare gli sportelli sociali con collegamenti molto forti con i propri territori e con le risorse sociali degli stessi (progettazione territoriale). In generale, lavorare con le famiglie sulla costruzione di un PATTO ASSISTENZIALE basato sulla fiducia e sulla messa in campo di tutte le risorse, in particolare sul sostegno alla domiciliarità. Nel Comune di Reggio Emilia, nell’ambito del contratto di servizio con RETE nel 2011 è stata sperimentata una nuova funzione di accompagnamento alle famiglie con anziani che utilizzano i servizi sociali e/o sociosanitari e/o le opportunità offerte dalla rete territoriale, con l’obiettivo di sostenere le scelte e i passaggi che le famiglie devono compiere nei loro compiti di accudimento, in stretta integrazione con la funzione accoglienza dei Poli ed i Responsabili del Caso. RETE ha messo a disposizione personale qualificato garantendo una referenza per ogni Polo Territoriale di Servizi Sociali del Comune di Reggio Emilia, che oltre a contribuire alla lettura e valutazione delle situazioni, ha svolto attività di tutoring domiciliare ai caregivers. La funzione accoglienza dei poli del Comune di Reggio Emilia ha sviluppato a partire dall’estate del 2011 una nuova modalità di “presa in carico leggera” in stretta connessione con l’operatore di RETE, che si traduce nell’attivazione da parte dello Sportello Sociale, del servizio del pasto a domicilio per situazioni in
  • 29. 29 cui si valuta che vi sia un grado di autosufficienza dell’anziano o la presenza di una rete di sostegno supportante. Rispetto al tema della formazione di assistenti familiari, nel 2011 lo Sportello Assistenti Familiari ha portato a termine con buoni risultati il percorso formativo gestito in collaborazione con Irecoop. Rispetto all’obiettivo: “Investire sull’accoglienza: individuare figure professionalmente formate e qualificate e dedicate per l’accoglienza nei poli territoriali di servizio sociale; mappare le risorse di accoglienza del territorio (formali ed informali) e rafforzare conoscenza e collaborazione tra le stesse; continuare nelle azioni per la realizzazione un punto di accoglienza visibile e strutturato all’interno dell’Azienda Ospedaliera; organizzare maggiormente il punto unico di accesso per i servizi sanitari territoriali in modo che in se ricomprenda tutti i servizi offerti e in contemporanea disegnare le possibili collaborazioni/intese con gli Sportelli Sociali Il secondo sottogruppo del Tavolo Tematico Anziani ha terminato nel corso del 2011 l’analisi del percorso “dimissione protette” in tutte le sue possibili realizzazioni, che è stato inserito all’interno dell’Accordo di Programma Anziani. Nella seconda parte del 2011 è stato messo a punto il progetto Punto Unico di Accoglienza (PUA) che ha iniziato la sua attività a marzo 2012. Poiché il passaggio più delicato è sicuramente quello dall’Ospedale al Territorio, ci si è concentrati soprattutto sulle dimissioni protette dai reparti dell’ASMN. Sono stati organizzati incontri con la Direzione e con i coordinatori di tutti i reparti per la presentazione del progetto. E’ previsto un unico punto di segnalazione presso il PUA stesso, collocato presso l’ex Ospedale Spallanzani, dopo la segnalazione le infermiere assegnate al PUA si recano nei reparti per la raccolta approfondita delle informazioni necessarie alla presa in carico a domicilio e segnalano il caso al Nucleo Cure Primarie di riferimento. Oltre al consolidamento del progetto dello Sportello Sociale, nel 2011 il Comune di Reggio ha proseguito il rafforzamento della “funzione accoglienza” all’interno dei Poli, con figure dedicate impegnate nel presidiare il collegamento con gli altri soggetti del territori, aggiornare costantemente i legami e la mappatura delle risorse formali e informali, sperimentare forme di presa in carico leggera, e implementare esperienze di partecipazione attiva e progettazione territoriale. Rispetto all’obiettivo: Garantire nei Centri Diurni un livello assistenziale adeguato ai bisogni degli anziani attraverso il miglioramento degli standard assistenziali e un adeguamento progressivo dell’assistenza infermieristica (in attesa degli standard per l’accreditamento) Il percorso di accreditamento prevede la presenza di un infermiere presso ogni centro diurno almeno tre ore a settimana. Tutti i centri diurni periferici: Cast. Sotto, Cadelbosco, Bagnolo, Albinea, Quattro Castella e Vezzano sono già adeguati a questi parametri. Nel corso del 2012 anche i CD di Reggio città, si organizzeranno in questo senso, al momento l’assistenza infermieristica è garantita dal Servizio Infermieristico Domiciliare del Nucleo di riferimento. Rispetto agli obiettivi Favorire iniziative e politiche di integrazione delle associazioni di volontariato per attuare interventi sinergici e maggiormente strutturati a favore degli anziani del territorio (in particolare: trasporti, assistenza a domicilio, piccole manutenzioni, spesa) con l’obiettivo di creare un sistema cittadino integrato e consapevole pur nel preservare le autonome iniziative e mission delle associazioni stesse. I Poli territoriali di servizio sociale del Comune di Reggio Emilia tramite i Tavoli di quartiere hanno sollecitato la partecipazione costante e attiva di circa 104 persone, tra operatori di altri servizi, volontari singoli o appartenenti ad associazioni, segno di effettiva espressione delle comunità locali. Sono circa 65 le azioni progettuali (realizzate e in essere nel 2011 nel Comune di Reggio Emilia), senza tener conto delle 14 azioni progettuali ideate ma non avviate, suddivise tra interventi di contrasto all’esclusione sociale e promozione di una cultura di accoglienza e sostegno agli anziani, interventi orientati a creare connessioni tra care giver, professionali e non sul territorio, e azioni di aggancio e presa in carico leggera, sostegno all’autonomia, socializzazione, promozione dell’autogoverno dei problemi, generazione di senso di sicurezza e protezione. Per l’anno 2012 gli obiettivi che saranno punto di riferimento per le attività realizzate nei confronti della popolazione anziana saranno: Orientare i servizi ad una maggiore connessione operativa con i propri territori, in particolare consolidando le esperienze degli Sportelli Sociali territoriali, dei Nuclei di cura primarie e dei Tavoli di quartiere, ma anche con la strutturazione del Servizio Infermieristico Domiciliare su base territoriale. Occorrerà inoltre ampliare lo sforzo di mappatura territoriale da parte degli Sportelli Sociali anche individuando sistemi di rilevazione strutturati. Consolidare ed ampliare, compatibilmente con le risorse disponibili, i progetti territoriali e i progetti di micro-comunità ampliandone la base territoriale ove ritenuto possibile e necessario (progetti di “valenza
  • 30. 30 cittadina”) e rendendoli più visibili e “catalogabili”. Allargare l’attenzione anche al ruolo delle case protette sui territori. Progettare e sperimentare (valorizzando le iniziative già in essere analizzandone i punti di forza e di criticità) ove possibile iniziative di portierato sociale e vicinato sociale. Valorizzare i progetti intergenerazionali per l’incontro tra le varie età della vita. Consolidare ed ampliare i progetti territoriali sulla demenza in ordine all’obiettivo di preservare il più possibile le autonomie e la “normalità” di vita. In questo senso utilizzare i caffe Alzheimer come momento di inizio di una azione territoriale più ampia. Continuare l’azione di coinvolgimento dei centri sociali anziani, degli orti sociali e delle associazioni di volontariato nei progetti territoriali riguardanti le aree di fragilità (caffe Alzheimer, anziani con badante, centri diurni, centri di socializzazione) per farne sempre più luoghi risorsa per prevenzione di solitudine, isolamento e depressione. Censire e mettere a sistema le varie iniziative sociali, sanitarie e del privato sociale riguardanti la promozione di “stili di vita” corretti (iniziative sull’alimentazione, le attività motorie ecc.) Integrazione con le politiche inerenti allo sport già strutturata per quanto riguarda l’attività motoria anziani Garantire coerenza, continuità e pertinenza delle informazioni in ogni punto della rete utilizzando gli strumenti di: formazione congiunta, utilizzo sistemi informativi comuni, stesura protocolli e intese, valorizzazione dei rapporti flessibili e di contatto strutturato tra operatori di diversi servizi. Il Tavolo tematico anziani intende essere di supporto nonché luogo di progettazione rispetto a questo obiettivo Orientare i servizi pubblici e privati e del volontariato alla presa in carico del sistema famiglia oltre che del singolo anziano. In particolare rafforzare l’obiettivo di utilizzare l’assistenza domiciliare sempre più con funzioni di consulenza rispetto alla strutturazione del progetto domiciliare dell’anziano (vedi nuova progettazione del tutoring domiciliare); creare un sistema distrettuale coordinato di interventi formativi e di sostegno alle assistenti familiari e alle famiglie che le impiegano; strutturare gli sportelli sociali con collegamenti molto forti con i propri territori e con le risorse sociali degli stessi (progettazione territoriale). In generale, lavorare con le famiglie sulla costruzione di un PATTO ASSISTENZIALE basato sulla fiducia e sulla messa in campo di tutte le risorse, in particolare sul sostegno alla domiciliarità. Investire sull’accoglienza: individuare figure professionalmente formate e qualificate e dedicate per l’accoglienza nei poli territoriali di servizio sociale; mappare le risorse di accoglienza del territorio (formali ed informali) e rafforzare conoscenza e collaborazione tra le stesse; continuare nelle azioni per la realizzazione un punto di accoglienza visibile e strutturato all’interno dell’Azienda Ospedaliera; organizzare maggiormente il punto unico di accesso per i servizi sanitari territoriali in modo che in se ricomprenda tutti i servizi offerti e in contemporanea disegnare le possibili collaborazioni/intese con gli Sportelli Sociali Favorire iniziative e politiche di integrazione delle associazioni di volontariato per attuare interventi sinergici e maggiormente strutturati a favore degli anziani del territorio (in particolare: trasporti, assistenza a domicilio, piccole manutenzioni, spesa) con l’obiettivo di creare un sistema cittadino integrato e consapevole pur nel preservare le autonome iniziative e mission delle associazioni stesse.
  • 31. 31 - STATO DI ATTUAZIONE degli obiettivi strategici triennali di salute e benessere sociale TARGET* Responsabilità Familiari infanzia e adolescenza Giovani Anziani Disabili Immigrati stranieri Povertà e Esclusione sociale Salute mentale Dipendenze FINALITÀ Informazione/Promozione del benessere sociale, della salute e di stili di vita sani X Prevenzione X Cura/Assistenza X □ Anche nel 2011 si è tenuta aperta la riflessione sui bisogni emergenti, in un quadro di crisi economica seria che tocca i sistemi familiari, relazionali, di status. In una situazione così fluida, soggetta a cambiamenti anche repentini e non sempre governabili e sostenibili con gli approcci e i servizi in essere, si è mantenuto il piano dell’integrazione, del confronto, con particolare attenzione all’ottimizzazione delle risorse. L’attenzione in tutti gli ambiti di intervento è stata anche quest’anno rivolta a sviluppare luoghi di partecipazione fattiva attraverso micro-progettazioni territoriali, dall’altra a sostenere le fragilità familiari che rischiano, se non intercettate precocemente, di rimanere in una zona grigia e di esplodere quando le risorse personali e di contesto si sono ormai azzerate. La maternità si conferma come momento particolarmente fragile nella vita di una donna, soprattutto in assenza di una rete di sostegno e accompagnamento. Così come la difficoltà di costruzione di reti sociali, l’indebolimento dei sostegni informali e dei reticolati di prossimità rischiano di rappresentare ostacoli alla sostenibilità genitoriale. Risulta confermata, quindi, coerentemente con i bisogni emergenti evidenziati e gli obiettivi correlati, la promozione di azioni sinergiche rivolte ai genitori e non solo ai minori. In questa cornice di riferimento l’accordo di programma minori tra i Comuni del Distretto e l’AUSl, ha rafforzato la progettualità integrata fin dai primi segnali di disagio. Le èquipe integrate si sono incontrate con regolarità permettendo di avviare e sostenere una metodologia di lavoro pluriprofessionale, attraverso la quale aumentare gli interventi di supporto alle famiglie e sostenere la diffusione di una cultura dei diritti dei minori garantendo anche una stabilità di luoghi di confronto. Nell’assumere gli orientamenti di lavoro che vedono una maggiore attenzione alle famiglie di origine, si è sviluppata maggiormente la parte educativa di lavoro con progetti individuali intensivi soprattutto nella fascia adolescenziale con l’intento di sostenere maggiormente le fragilità genitoriali e di contenere gli inserimenti in comunità. Nell’arco del 2011 si è portato a compimento il lavoro avviato in collaborazione con la provincia rivolto ad una maggiore conoscenza e implementazione qualitativa del sistema dell’offerta residenziale (comunità) elaborando in un documento condiviso le linee guida a supporto del lavoro in integrazione tra servizi e comunità. Si è inoltre avviata la fase propedeutica per la costituzione di un gruppo di lavoro per l’elaborazione dello strumento progetto quadro previsto dalla direttiva regionale 1904/2011. Il sevizio di accoglienza in emergenza H24 sul distretto finalizzato a dare risposta immediata alla segnalazioni di necessità di accoglienza e tutela di minorenni è stato efficace nel garantire una tempestiva risposta di accoglienza per tutte le situazioni segnalate. Nell’arco dell’anno si sono,inoltre, mantenuti gli appuntamenti informativi aperti alle famiglie sull’affido e sono stati avviati i gruppi informativi/formativi propedeutici ai colloqui di conoscenza. E’ stato inoltre avviato un gruppo di accompagnamento rivolto a famiglie affidatarie con l’intento di supportare con questa modalità il confronto tra famiglie e la complessità insita nell’affido. Si è avviato un gruppo di incontro per genitori nel post- adozione, assumendo questo come momento critico sempre più evidente. E’ stato organizzato in collaborazione con la provincia un incontro aperto alla cittadinanza e in particolare alle famiglie adottive sul tema adozione e adolescenza. Si sono mantenuti gli interventi sanitari di presa in carico tempestiva delle gravidanze e con accompagnamento per tutta la gravidanza, con particolare riguardo alle fasce deboli rappresentate soprattutto dalle donne straniere, il progetto “spazio latte e coccole”, il progetto “mamme nel pallone”. In continuità con gli anni precedenti si confermano i nidi comunali e convenzionati, che mantengono la funzione di accompagnamento alla crescita rivolta ad un numero crescente di bambini in fascia di età 0-3.
  • 32. 32 Anche quest’anno si è investito sull’ottimizzazione e razionalizzazione delle risorse (nido intercomunale) e sulla formazione del personale, cruciale per sostenere la qualità e la vicinanza con i cambiamenti che bambini e famiglie portano. Si sono mantenuti in continuità l’Oasi- spazio bambini, lo spazio incontro genitori bambini, il nido a tempo ridotto “Piccolo mondo” come servizi a supporto dei tempi di cura, mantenendo comunque la valenza educativa rivolta ai bambini, poichè vanno incontro a esigenze di risposte flessibili richieste dalle famiglie. Rispetto alla valorizzazione/implementazione/attivazione di reti e luoghi di accoglienza dei bambini e delle loro famiglie, all’attivazione di momenti di confronto e costruzione tra enti e all’estensione delle pratiche di documentazione degli interventi sociali ed educativi, al rafforzamento della responsabilità educativa diffusa e alla fiducia nelle proprie competenze nei bambini/adolescenti e adulti sono mantenuti la continuità dei percorsi partecipati; si è mantenuto il tavolo di progettazione con le cooperative che gestiscono i campi gioco. Sempre in collegamento con questi obiettivi si è data continuità alle progettazioni rivolte agli adolescenti, rinforzando le connessioni interne con altri servizi/progetti e collegando maggiormente le realtà territoriali. Nel comune di Reggio Emilia è stata attuata la riorganizzazione dei sevizi educativi extrascolastici.
  • 33. 33 Allegato 1:Allegato 1:Allegato 1:Allegato 1: Linee guidLinee guidLinee guidLinee guidaaaa Relative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati nella collaborazione tra Servizi e ComunitàRelative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati nella collaborazione tra Servizi e ComunitàRelative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati nella collaborazione tra Servizi e ComunitàRelative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati nella collaborazione tra Servizi e Comunità2222 Le linee guida relative ai percorsi di tutela dei minori e delle famiglie sviluppati dai servizi con le comunità nascono dalla esigenza di sostenere evoluzioni e miglioramenti nel funzionamento attuale, riconoscendo l’importanza di sottolineare nuovamente in questa fase storica alcuni orientamenti, di potenziare e proteggere spazi di riflessione e analisi, di promuovere attraverso strumenti e dispositivi metodologici e organizzativi rivisitazioni e azioni del singolo, dell’organizzazione e del sistema dei servizi. Alcune di queste linee guida risultano in parte già assunte da alcune realtà, ma non da tutti, e comunque diventa significativo che vengano identificati come riferimenti per lo sviluppo più complessivo del sistema. Nel documento si utilizza il termine “Comunità” intendendo con questo le diverse tipologie di comunità rivolte ai minori previste nella Direttiva in materia di affidamento familiare e accoglienza in comunità di bambini e ragazzi della Regione Emilia Romagna, Delib G.R. n. 846 del 11.06.2007, e il termine “Operatori” è utilizzato in riferimento al personale che vi opera, intendendo sia gli operatori professionali che le famiglie e gli adulti accoglienti. 1111----GGGGLI ORIENTAMENTILI ORIENTAMENTILI ORIENTAMENTILI ORIENTAMENTI:::: OVVERO I RIFERIMENTIOVVERO I RIFERIMENTIOVVERO I RIFERIMENTIOVVERO I RIFERIMENTI CHE È CRUCIALE PRESCHE È CRUCIALE PRESCHE È CRUCIALE PRESCHE È CRUCIALE PRESIDIARE NELLIDIARE NELLIDIARE NELLIDIARE NELL’’’’OPERATIVITÀOPERATIVITÀOPERATIVITÀOPERATIVITÀ,,,, CHE GUIDANO LCHE GUIDANO LCHE GUIDANO LCHE GUIDANO L’’’’AZIONE NELAZIONE NELAZIONE NELAZIONE NEL QUOTIDIANOQUOTIDIANOQUOTIDIANOQUOTIDIANO Decliniamo qui alcuni orientamenti e riferimenti che sono stati riconosciuti importanti da ritematizzare e rideclinare allo scopo di sostenere sinergie tra servizi e comunità nel miglioramento dello sviluppo dei percorsi di tutela: 1. È importante che in relazione ai percorsi di tutela dei minori e delle loro famigliein relazione ai percorsi di tutela dei minori e delle loro famigliein relazione ai percorsi di tutela dei minori e delle loro famigliein relazione ai percorsi di tutela dei minori e delle loro famiglie nel territorio reggiano si sviluppino azioni sostenute da orientamenti, strumenti di lavoro, dispositivi organizzativi e azioni professionali che, in relazione anche a quanto disposto dalle normative nazionali e regionali, concorrano a sostenere dei modi di operare dei singoli attori, servizi e comunità, e delle loro reciprocità, che li vedano promuovere un sistemapromuovere un sistemapromuovere un sistemapromuovere un sistema dell’accoglienzadell’accoglienzadell’accoglienzadell’accoglienza che sia risorsa per i minori, le loro famiglie, ma anche per la crescita sociale e culturale del territorio. 2. Un sistema dell’accoglienza opera in un territorio, mopera in un territorio, mopera in un territorio, mopera in un territorio, ma soprattutto con un territorioa soprattutto con un territorioa soprattutto con un territorioa soprattutto con un territorio. La territorialità, l’interazione con il territorio, con le risorse presenti ma anche con quelle che possono essere generate, costituisce per i servizi e le comunità riferimento per i percorsi di tutela, mediazione, promozione rivolti ai minori e alle loro famiglie. 3. Anche per i minori stranieri non accompagnatiminori stranieri non accompagnatiminori stranieri non accompagnatiminori stranieri non accompagnati, realtà con cui sempre più ci si confronta, esiste una territorialità da riconoscere e valorizzare. Frequentemente scelgono infatti il territorio in base alla vicinanza di parenti, amici, reticoli più o meno conosciuti, o a immagini di territori visti come maggiore garanzia rispetto ai progetti migratori loro o delle loro famiglie. Lavorare con loro vuol dire comprendere e investire sulle loro dimensioni di territorialità 4. Le comunità presenti nel territorioLe comunità presenti nel territorioLe comunità presenti nel territorioLe comunità presenti nel territorio, nelle loro specificità di identità e storia, è importante si rappresentino e agiscano dentro una logica di sistema. Questo aumenta le possibilità di una loro valorizzazione progettuale, vedendo ogni singola unità come una possibilità-risorsa rispetto a dei problemi e dei progetti presenti sul territorio. Dentro una visione più di sistema, le loro caratteristiche (esperienze maturate, collocazione geografica, ambiti associativi e cooperativi in cui sono inserite ecc..) diventano, anziché solo caratteristiche della “singola Unità d’offerta”, delle più ampie opportunità per delle definizioni progettuali e delle decisioni operative dei percorsi di tutela rivolti ai minori e alle loro famiglie, generando anche risorsa a sostegno di scelte meno pressate dalla ricerca di disponibilità o di copertura di posti. 5. La conoscenza del ragazzo non è data una volta per tutteLa conoscenza del ragazzo non è data una volta per tutteLa conoscenza del ragazzo non è data una volta per tutteLa conoscenza del ragazzo non è data una volta per tutte, l’intervento di comunità è una parte di un processo di conoscenza che deve rimanere in collegamento con le altre parti, e in particolare i servizi del sociale e del sanitario. L’osservazione viene giocata nei diversi luoghi e setting dai diversi soggetti. Il percorso di conoscenza chiama in gioco le diverse osservazioni. La comunità per minori è anche luogo temporaneo per una approfondita e articolata conoscenza e valutazione del minore, per meglio capire quale situazione progettuale mettere in campo. Lo è sia nelle accoglienze in emergenza che nello sviluppo dei progetti di tutela. La comunità è uno spazio specifico di osservazione del minore, ma anche, in modo diretto e indiretto della famiglia. Con i minori stranieri non accompagnati, mancando di conoscenze pregresse, le dimensioni osservative e conoscitive sviluppabili contestualmente alla loro permanenza in comunità sono particolarmente importanti anche per individuare eventuali necessità di co-costruire percorsi con altri servizi del sociale e del sanitario. 2 Approvato dall’Ufficio di Presidenza della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria nella seduta del 17 maggio 2012
  • 34. 34 6. I percorsi di tutela hanno come riferimento il minore e la sua famiglia in un contesto. E’ importante quindi che lo sguardo che si utilizza per avvicinarsi e analizzare le situazioni, per gestire i colloqui e le interazioni, sia diffuso e articolato, e che tenga conto dei dati e delle informazioni non solo sul minore, ma anche sulla famiglia,non solo sul minore, ma anche sulla famiglia,non solo sul minore, ma anche sulla famiglia,non solo sul minore, ma anche sulla famiglia, il sistemail sistemail sistemail sistema di relazioni e il contesto socialedi relazioni e il contesto socialedi relazioni e il contesto socialedi relazioni e il contesto sociale in cui sono inseriti. Nella valutazione della situazione è importante riconoscere chi nel contesto può essere una risorsa per il minore e la famiglia. 7. E’ fondamentale promuovere un processo di collaborazionepromuovere un processo di collaborazionepromuovere un processo di collaborazionepromuovere un processo di collaborazione tra servizi pubblici e tra servizi e comunità orientato aorientato aorientato aorientato a ricostruire e condividere la storiaricostruire e condividere la storiaricostruire e condividere la storiaricostruire e condividere la storia che il nucleo familiare ha con i servizi, in particolare quando è stato seguito nel tempo da più servizi, e metterla a disposizione di chi via via entra in relazione con la famiglia e con il minore. È fondamentale rendere evidenti ai colleghi e ai servizi coinvolti le “ipotesi sui problemi” che si sono costruite, per ricomporre l’insieme ed evitare visioni che rischiano altrimenti di essere autoreferenziali e/o di vedere solo dei “pezzi” della famiglia. Le situazioni legate alla tutela minori sono complesse, ed in esse la visione soggettiva dell’operatore, legata anche ai setting osservativi utilizzati, entra in campo in modo significativo. È perciò importante costruire ecostruire ecostruire ecostruire e condicondicondicondividere criteri di riferimentovidere criteri di riferimentovidere criteri di riferimentovidere criteri di riferimento che favoriscano interazioni generative tra i diversi sguardi, documentare il percorso e il processo di lavoro realizzato, al fine di rendere più visibili e comprensibili le scelte adottate. 8. Per consentire riunioni, incontri di aggiornamento periodico tra operatori, e per entrare più efficacemente in interazione con le famiglie e i contesti sociali è cruciale favorire, anche sul piano delle regolamentazioni interne ai servizi, una flessibilità orariauna flessibilità orariauna flessibilità orariauna flessibilità oraria per gli operatori. 9. La valutvalutvalutvalutazione della genitorialitàazione della genitorialitàazione della genitorialitàazione della genitorialità è importante che assuma più sguardi, così come la valutazione diagnostica è importante che assuma più punti di osservazione. La valutazione della genitorialità è realizzata con il concorso di più professionisti ed è fondata su una valutazione diagnostica e prognostica del bambino e della famiglia. La valutazione diagnostica deve essere all’interno di una valutazione della genitorialità più complessiva. È importante che la valutazione sviluppi un’attenzione verso i fattori protettivi e non solo quelli di rischio, un’attenzione non solo ai vincoli ma anche risorse sia per il minore che per la famiglia 10. Nell’interazione con la famiglia d’origineinterazione con la famiglia d’origineinterazione con la famiglia d’origineinterazione con la famiglia d’origine è cruciale promuovere orientamenti professionali orientati a far sì che il cambiamento venga evocato, favorito e gestito, prevedendo azioni nei confronti della famiglia mirate e concordate tra servizi e comunità. L’interazione con la famiglia sembra spesso più agita per verificare i cambiamenti intercorsi dall’inizio del progetto e le sue ricadute, ma c’è il rischio che venga lasciata sola nel capire le evoluzioni da intraprendere. Gli operatori operano perché le situazioni cambino, la famiglia modifichi dei suoi comportamenti, ma perché questo avvenga è richiesto un cambiamento anche da parte degli operatori. La comunità non deve sostituire la famiglia nell’immaginario di nessuno degli attori in gioco. 11. È importante che le famiglie, i servizi e i soggetti sociali del territorio conoscano le comunità nei loroconoscano le comunità nei loroconoscano le comunità nei loroconoscano le comunità nei loro orientamentiorientamentiorientamentiorientamenti, affinché nel contesto sviluppino rappresentazioni sufficientemente articolate della loro mission e delle interazioni che possono essere di supporto alle progettualità. È una conoscenza che sostiene e contiene lo scambio che le comunità e i minori hanno con il contesto. 2222----LLLLA FOA FOA FOA FORMAZIONERMAZIONERMAZIONERMAZIONE:::: STRUMENTO A SUPPORTOSTRUMENTO A SUPPORTOSTRUMENTO A SUPPORTOSTRUMENTO A SUPPORTO DI PROGETTUALITÀ INDI PROGETTUALITÀ INDI PROGETTUALITÀ INDI PROGETTUALITÀ INTEGRATE TRA OPERATORTEGRATE TRA OPERATORTEGRATE TRA OPERATORTEGRATE TRA OPERATORI E SERVIZI E SPAZII E SERVIZI E SPAZII E SERVIZI E SPAZII E SERVIZI E SPAZI////LUOGHI DILUOGHI DILUOGHI DILUOGHI DI RIFLESSIONE COME LEVRIFLESSIONE COME LEVRIFLESSIONE COME LEVRIFLESSIONE COME LEVA PER IL SUPPORTO AIA PER IL SUPPORTO AIA PER IL SUPPORTO AIA PER IL SUPPORTO AI PROCESSI DI LAVOROPROCESSI DI LAVOROPROCESSI DI LAVOROPROCESSI DI LAVORO È stata sottolineata l’importanza di investire e realizzare attività di formazione e di preservare spazi/luoghi di riflessione su diversi temi/problemi. Ne decliniamo alcuni che sono stati riconosciuti come rilevanti: 1. È emersa l’esigenza di percorsi che aiutino a sostenere competenze finalizzate alla maggiore esplicitazionemaggiore esplicitazionemaggiore esplicitazionemaggiore esplicitazione delledelledelledelle ipotesi che guidipotesi che guidipotesi che guidipotesi che guidano gli operatoriano gli operatoriano gli operatoriano gli operatori nella lettura delle situazioni, per essere più consapevoli della direzionalità che si dà agli interventi, e per sostenerne i monitoraggio e le evoluzioni. In particolare si è segnalato come le parole e il linguaggio utilizzati per descrivere le situazioni rischino a volte di essere “contenitori” in cui i significati non sempre sono comprensibili e non sempre sono condivisi. 2. Risulta importante approfondire i fattori di tipo quotidiano e organizzativo che si declinano nella vita dellafattori di tipo quotidiano e organizzativo che si declinano nella vita dellafattori di tipo quotidiano e organizzativo che si declinano nella vita dellafattori di tipo quotidiano e organizzativo che si declinano nella vita della comuncomuncomuncomunitàitàitàità, e che danno corpo alle dinamiche educative e interagiscono nelle relazioni con le famiglie e il contesto esterno. Fattori quali quelli collegati a variabili come età e al sesso degli educatori, composizione dei gruppi, dinamica della residenzialità. Questo per aumentare la consapevolezza degli operatori, la riconoscibilità nelle interlocuzioni con i servizi e le famiglie, evitare incongruenze, incomprensioni o conflittualità. 3. Nella relazione con la famiglia d’origine, soprattutto nelle situazioni in cui ci sono stati episodi di maltrattamento, violenza, abuso c’è la necessità di investire in percorsi di formazione che aiutino a precisare eprecisare eprecisare eprecisare e condividere orientamenti che declinino il concetto di “contenimento”condividere orientamenti che declinino il concetto di “contenimento”condividere orientamenti che declinino il concetto di “contenimento”condividere orientamenti che declinino il concetto di “contenimento” verso la famiglia nelle diverse situazioni. Significa affinare e riconoscere le diverse tipologia di situazioni relative alle caratteristiche della famiglia, ai provvedimenti giudiziari che sono in corso e agli obiettivi da perseguire per comprende quando giocare un approccio più accogliente e/o la ricerca di un maggior consenso rispetto alla scelta comunitaria. 4. Per i casi di difficoltà genitoriale, soprattutto nelle situazioni con neo-genitori, in cui madre e padre sono seguiti da tempo dai servizi, c’è la necessità di fare un investimento formativo a supporto di una prefigurazione realistica delle situazioni che aiuti a riconoscere quali siano le condizioni soddisfacenti per lo sviluppo psico-
  • 35. 35 fisico del minore in un contesto di fragilità, come esplorare i significati per il bambino del crescere in una situazione in cui i genitori sono compromessi nella loro funzione, quali siano le ipotesi che guidano l’identificazione del cosa valutare nei primi tre anni di vita e quali “step” devono accompagnare un processocosa valutare nei primi tre anni di vita e quali “step” devono accompagnare un processocosa valutare nei primi tre anni di vita e quali “step” devono accompagnare un processocosa valutare nei primi tre anni di vita e quali “step” devono accompagnare un processo decisionaledecisionaledecisionaledecisionale che non faccia scivolare i bambini in percorsi che sono spesso già prevedibili rispetto alle difficoltà e problematiche dei genitori. Il rischio che si è visto è quello di perdere di vista il minore e le conseguenze delle azioni degli operatori nello sviluppo. 5. Collegato alla necessità dell’investimento formativo precedente, si tratta di recuperare -nella relazione con gli altri servizi- il senso e il significato degli obblighi di segnalazione sul prevalente interesse del minore (articolosenso e il significato degli obblighi di segnalazione sul prevalente interesse del minore (articolosenso e il significato degli obblighi di segnalazione sul prevalente interesse del minore (articolosenso e il significato degli obblighi di segnalazione sul prevalente interesse del minore (articolo 403),403),403),403), per aiutare gli operatori dei diversi servizi, non solo quelli che prendono più direttamente in carico i minori, a rappresentarsi le esigenze dei minori stessi. A volte la collaborazione tra servizi risulta difficile perché è come se ci fosse un conflitto di interessi tra la tutela dei diritti del minore e tutela di percorsi di salute in corso con i genitori: è importante costruire una rappresentazione più articolata della tutela dei problemi e dei diritti che costruisca spazi di fiducia e alleanza. 6. A sostegno del lavoro con i minori stranieri ncon i minori stranieri ncon i minori stranieri ncon i minori stranieri non accompagnation accompagnation accompagnation accompagnati è importante un investimento formativo che affini le modalità di contatto e monitoraggio,,,, anche in relazione alle diverse nazionalità, culture ed etnie, con le famiglie d’origine e/o i reticoli parentali e comunitari frequentemente presenti nel territorio. 7. Si rileva come centrale la formazione alla costruzione e utilizzo del Progetto quadrocostruzione e utilizzo del Progetto quadrocostruzione e utilizzo del Progetto quadrocostruzione e utilizzo del Progetto quadro relativo ai minori e alle loro famiglie: strumento di riferimento per i percorsi di tutela, ma anche con possibili declinazioni specifiche per i percorsi di accoglienza nelle comunità. Questo significa investire con gli operatori per condividere gli orientamenti sulla progettazione educativa, la tipologia di dati da raccogliere per il minore e la famiglia, il processo di messa a fuoco dei problemi, l’individuazione di obiettivi concreti e verificabili, l’individuazione di azioni sostenibili e verificabili in un tempo determinato. 8. Uno spazio considerato importante nell’attività quotidiana è quello della supervisionesupervisionesupervisionesupervisione sui casi, luogo che può sostenere la messa a punto di ipotesi e aiutare gli operatori a leggere e intervenire soprattutto in quelle situazioni in cui si sono messi in campo diversi interventi di supporto alla famiglia e al minore e che non sembrano aver prodotto gli esiti attesi. Sarebbe utile per questo una formazione specifica dei supervisori nell'ambito della vita di comunità. 3333---- DDDDISPOSITIVI ORGANIZZAISPOSITIVI ORGANIZZAISPOSITIVI ORGANIZZAISPOSITIVI ORGANIZZATIVITIVITIVITIVI L’attenzione alla messa in campo e alla gestione di alcuni dispositivi organizzative a livello di servizio e comunità possono consentire il miglioramento delle progettualità. Quelli evidenziati in particolare sono: 1. Le équipe interneéquipe interneéquipe interneéquipe interne ai servizi pubblici e alle comunità sono un dispositivo consolidato nella cultura del lavoro sociale e nelle prefigurazioni di funzionamento organizzativo: è sostenerne un funzionamento efficace per favorire analisi, progettazione e verifica delle situazioni. La presenza dell’équipe promuove la costruzione e la condivisione di conoscenza sulle singole situazioni e, nelle situazioni odierne caratterizzate per diversi motivi anche da discontinuità negli operatori, possono essere risorse per contenere le criticità legate a perdita di conoscenze sulle situazioni legate ai turn over. A sostegno di percorsi di valutazione, progettazione e intervento nelle situazioni di tutela orientati ad una visione promozionale e di riconoscimento e dialogo con le risorse territoriali, sarebbe utile coinvolgere nelle équipes dei servizi pubblici territoriali anche delle figure di Educatore professionale. 2. Nelle situazioni più complesse e di emergenza,,,, è cruciale avere una pluralità di sguardi tra diversiavere una pluralità di sguardi tra diversiavere una pluralità di sguardi tra diversiavere una pluralità di sguardi tra diversi professionisti eprofessionisti eprofessionisti eprofessionisti e proteggere “spazi di pensiero”proteggere “spazi di pensiero”proteggere “spazi di pensiero”proteggere “spazi di pensiero” che, anche quando si opera in tempi emergenziali, consentano di tenere aperta la riflessione e la condivisione sugli orientamenti e le ipotesi con cui si entra in relazione con la situazione. Se ne è vista l’importanza soprattutto nelle situazioni in cui la gravità dei fatti fa scattare una forte identificazione con il minore e rischia di portare a un debole investimento su spazi che possono dirci qualcosa di più dei genitori. 3. È importante che, in ogni territorio, servizi sociali e comunità conoscano e riconoscano i diversi soggetti socialiconoscano e riconoscano i diversi soggetti socialiconoscano e riconoscano i diversi soggetti socialiconoscano e riconoscano i diversi soggetti sociali presenti, affinché possano essere coinvolti e collegati tra di loro in una rete in cui lo scambio reciproco d’informazioni possa permettere la conoscenza, il dialogo sui problemi, ma anche un lavoro di prevenzione in progetti territoriali. 4. La maggiore etàLa maggiore etàLa maggiore etàLa maggiore età di norma è utile che venga “progettualmente anticipata”“progettualmente anticipata”“progettualmente anticipata”“progettualmente anticipata” sperimentando in forma accompagnata sia nelle comunità che nel territorio delle modifiche nelle condizioni e nei setting, allo scopo di consentire specifiche osservazioni e conoscenze utili ad anticipare progettualmente la discontinuità ormai alle porte: vanno per questo intensificati i rapporti tra servizi e comunità. 4444---- DDDDISPOSITIVI DI SISTEMISPOSITIVI DI SISTEMISPOSITIVI DI SISTEMISPOSITIVI DI SISTEMAAAA 1. È importante che tra servizi sociali e sanitari territoriali e le comunità, si costituiscanosi costituiscanosi costituiscanosi costituiscano équipe di lavoro sullaéquipe di lavoro sullaéquipe di lavoro sullaéquipe di lavoro sulla situazione con i referenti del minoresituazione con i referenti del minoresituazione con i referenti del minoresituazione con i referenti del minore per accompagnare nel quotidiano le progettualità delle singole situazioni e per promuovere una corresponsabilità rispetto alla tenuta del progetto verso il minore e la sua famiglia.