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I rischi psicosociali
Comprenderli, agire per la loro riduzione


Formazione per RSPP – Modulo1C
Lo stress (1)
 Fenomeno che ha luogo quando la persona
   incontra eventi, o caratteristiche di eventi,
                 percepiti come:
    • significativi per il proprio benessere
• eccedenti le proprie capacità di farvi fronte;
     si genera quindi uno stato di tensione
  psicologica, fisiologica, e comportamentale
    che può, alla lunga, indurre conseguenze
  dannose o patologiche a livello individuale,
                   organizzativo
              (Cooper, Payne, 1991)
                                                   2
Lo stress (2)
Gli elementi che definiscono il processo:
                                   le fonti di stress

                                    stressors
                   i processi cognitivi di valutazione
                    della rilevanza della situazione
                            appraisal
                      le differenze
                     interindividuali

              le conseguenze

              outcomes


                                                         3
Lo stress (3)
Stress and coping (teoria dello „stress come relazione‟)
•   Lo stress è una relazione tra persona e ambiente,
    percepita e valutata dal soggetto come eccedente le
    proprie risorse, e minacciante il proprio benessere.

•    Da tale concezione discendono due conseguenze:
1.   è impossibile individuare in un particolare stimolo
     esterno la fonte dello stress;
2.   è impossibile individuare particolari tipologie di
     soggetti: lo stress non coincide con la reazione del
     soggetto.

                          (Lazarus)
                                                            4
Lo stress (4)
Sindrome Generale d’Adattamento (SGA)
L‟insieme delle risposte fisiologiche aspecifiche agli agenti
    stressanti.

• la ‘reazione d’allarme’ - una mobilitazione generale di tutte le
  forze difensive dell‟organismo che avviene in seguito al primo
  impatto con l‟agente nocivo, e che consiste nell‟attivazione del
  sistema nervoso autonomo, e nella conseguente comparsa di
  sintomi specifici e aspecifici
• la ‘fase di resistenza’ - l‟organizzazione delle difese
  dell‟organismo e la strutturazione di un adattamento allo
  stimolo stressante, al quale segue un enorme dispendio
  energetico per l‟organismo
• la ‘fase di esaurimento’ – fase in cui l‟organismo cede alla
  forza degli stimoli stressanti e va incontro a conseguenze
  negative e irreversibili
                               (Selye)
                                                                 5
Lo stress (5)
EUSTRESS                          DISTRESS
(stress “buono”)                  (stress “cattivo”)

   alterazione non patologica        turbamento negativo,
   dell'omeostasi individuale,       patologico, dell'omeostasi
   con funzione adattiva; è          individuale che nasce
   un incontro positivo fra gli      quando il confronto fra
   stimoli ambientali che            stimoli stressanti e
   spingono l'individuo ad un        risorse individuali volge a
   cambiamento, e le risorse         sfavore di queste ultime.
   di cui il soggetto dispone        Esso può avere
   per affrontare tale               conseguenze dannose
   cambiamento                       per l'individuo (malattie,
                                     nei casi estremi la morte


                                                               6
I fattori dello stress (1)
1. Fattori centrati sulla persona
• ruolo
        • ambiguità di ruolo
        • conflitti di ruolo
        • pressione di ruolo ed eccessiva responsabilità
• relazioni con gli altri
   relazioni interpersonali difficili e assenza di supporto da
   parte di colleghi e superiori possono causare tensione e
   stress
• carriera
   insicurezza lavorativa, fusioni ed acquisizioni, riduzione
   delle spese e tagli al personale, immobilità
   occupazionale, promozioni ed avanzamenti
                                                             7
I fattori dello stress (2)
2. Fattori centrati sull’ambiente

• caratteristiche intrinseche al lavoro
  fattori ambientali, rumore, vibrazioni e temperatura,
  pressione lavorativa, orari di lavoro, nuove tecnologie,
  esposizione a rischi e pericoli
• condizioni e caratteristiche dell’organizzazione
  numero dei lavoratori, posizione occupata all‟interno
  dell‟organizzazione, trasferimenti obbligatori
• clima e cultura organizzativa:
  ad es. la possibilità di partecipare ai processi decisionali,
  la natura e il contenuto della comunicazione tra i
  lavoratori, il sentimento di appartenenza e condivisione
  dei valori dell‟organizzazione.

                                                             8
Conseguenze dello stress
Le conseguenze dello stress sull’individuo (1)

• correlati fisiologici
  modifiche in diversi sistemi fisiologici (ormonale,
  circolatorio, digestivo, cardiovascolare) causano diverse
  patologie (ad es. ulcere, disfunzioni ormonali,
  cardiopatie, ipertensione
• correlati psicologici
  relazione tra stress lavorativo ed insoddisfazione
  lavorativa,
  legame tra stress ed ansia

                                                          9
Conseguenze dello stress
Le conseguenze dello stress sull’individuo (2)


• disturbi psicosomatici
  disturbi a carico degli apparati cardiocircolatorio,
  digerente, e osteo-articolare (es. coronaropatie e
  ipertensione, gastroenteropatie, allergopatie, disturbi
  muscoloscheletrici a carico soprattutto di spalle, schiena,
  e collo, sintomatologie irritative e dolorose varie)



                                                           10
Conseguenze dello stress
Le conseguenze dello stress sull’individuo (3)

• correlati comportamentali dello stress lavorativo
  comportamenti con i quali si difende dallo stress ed allo
  stesso tempo scarica la tensione accumulata
  comportamenti aggressivi, deficit nella performance,
  disturbi dell‟alimentazione, comportamenti a rischio per la
  salute - consumo elevato di tabacco, alcool, droghe -,
  comportamenti che compromettono le relazioni sociali,
  con coniugi, familiari, amici, colleghi, distrazioni, cali
  nell'attenzione


                                                           11
Conseguenze dello stress
Le conseguenze dello stress sull’organizzazione

• la performance (Legge di Yerkes e Dodson sulla
  relazione che intercorre tra il livello di attivazione e la
  performance nel compito)

• l‟area delle assenze dal lavoro:
              » arrivare tardi al lavoro
              » assenteismo
              » turnover
              » assenza psicologica
                                                           12
Il mobbing
• MOBBING (dall‟inglese to mob = assalire con violenza) è
  un termine tratto dal comportamento animale

• Inizialmente designava il comportamento aggressivo di
  alcune specie di uccelli nei confronti di loro potenziali
  aggressori che tentano di assalirne il nido (termine usato
  da Konrad Lorenz).

• A partire dagli anni 80 studiosi europei hanno utilizzato il
  termine per parlare di comportamenti aggressivi sul
  posto di lavoro

                                                            13
Una definizione del mobbing
• Un‟aggressione psicologica volta a spingere una persona
  all‟esclusione dal contesto lavorativo o danneggiare aspetti del suo
  ruolo o mansione;
• I comportamenti vessatori devono essere esercitati regolarmente (ad
  es. una volta la settimana) per un certo periodo (ad es. 6 mesi);
• È l‟escalation di un conflitto in cui una persona è in condizioni di
  inferiorità ed è vittima di sistematiche azioni negative da parte di uno
  o più aggressori;
• Non è né un conflitto scaturito da un incidente o evento isolato, né
  ad un conflitto in cui aggressore e vittima hanno lo stesso livello di
  potere
                           (Einarsen, 2003 – adattata)


                                                                           14
Azioni mobbizzanti
limitazioni alla possibilità di comunicare
                                                            creazione di difficoltà
                                                            alle relazioni sociali




attacchi alla salute
                                      ESEMPI                         deterioramento
                                                                     dell’immagine sociale




                 attacchi alla qualità
                 della situazione professionale e privata

                                                                                      15
Le fasi tipiche
               Conflitto quotidiano

   Inizio mobbing
e terrore psicologico                              Andamento
                                                   tipico del
              Errori ed abusi                      mobbing
             anche non legali
           dell’amministrazione
               del personale          Esclusione
                                      dal mondo
                                      del lavoro



                                                                16
Il burnout (1)
• Il termine compare negli anni '30 nel gergo sportivo;
  indicava il fenomeno per il quale un atleta, dopo alcuni
  anni di successi, si esaurisce, si brucia e non dà più
  nulla agonisticamente;

• dagli anni '70 entra nella terminologia dell'ambito
  lavorativo, in particolare riferito alle professioni d'aiuto;

• recentemente, soprattutto in seguito ad alcune
  importanti evidenze scientifiche, si sta iniziando a
  parlare di burnout anche in altri ambienti lavorativi.

                                                             17
Il burnout (2)

• Il termine è stato introdotto in psicologia per la prima
  volta da Maslach (1982) per indicare una malattia
  professionale degli operatori d‟aiuto;

• Oggi il suo campo di indagine si estende e diventa una
  patologia comportamentale a carico di tutte le
  professioni ad elevata implicazione relazionale.




                                                        18
Differenza fra burnout e
               stress
• il burnout può manifestarsi in concomitanza dello stress;

• lo stress può essere una concausa del burnout;

• non necessariamente quando c'è una situazione di
  stress c'è anche burnout;

• quando si parla di burnout si parla di una sindrome, cioè
  di una costellazione di sintomi e segni.



                                                          19
Definizioni del burnout -1
• Cherniss (1986): la risposta individuale alla situazione lavorativa
  vista come stressante e in cui non si dispone di risorse e strategie
  comportamentali o cognitive adeguate a fronteggiarla;
• Maslach (1975): un insieme di manifestazioni psicologiche e
  comportamentali che può insorgere in operatori che lavorano a
  contatto con la gente. Possono essere raggruppate in tre
  componenti:
   – esaurimento emotivo: sentimento di essere emotivamente
      svuotato e annullato dal proprio lavoro, per effetto di un
      allontanamento emotivo nel rapporto con gli altri;
   – depersonalizzazione: atteggiamento di allontanamento e rifiuto
      (risposte comportamentali negative e sgarbate) nei confronti di
      coloro che richiedono o ricevono la prestazione professionale, il
      servizio o la cura;
   – ridotta realizzazione personale: percezione della propria
      inadeguatezza al lavoro, caduta dell'autostima e sentimento di
      insuccesso nel proprio lavoro.

                                                                      20
Definizioni del burnout -2
• Edelwich e Brodsky (1980): una progressiva perdita di idealismo,
  energia e scopi, vissuta da operatori sociali, professionali e non,
  come risultato delle condizioni in cui lavorano.

• Definizione nel Progetto di Legge 4562 del 2 maggio 2000:
  "Sindrome di esaurimento emozionale, di spersonalizzazione e di
  riduzione delle capacità professionali che può presentarsi in soggetti
  che per mestiere si occupano degli altri e si esprime in una
  costellazione di sintomi quali somatizzazioni, apatia, eccessiva
  stanchezza, risentimento, incidenti"




                                                                        21
Sintomi del burnout
• Affaticamento fisico ed emotivo
• Atteggiamento distaccato e apatico nei rapporti
  interpersonali
• Sentimento di frustrazione dovuto alla mancata
  realizzazione delle proprie aspettative professionali
• Perdita della capacità di controllo rispetto alla propria
  attività professionale, conseguente riduzione del senso
  critico ed errata attribuzione di valenza alla sfera
  lavorativa
• La sindrome del burnout è caratterizzata da:
   – particolari stati d'animo:(ansia, irritabilità, esaurimento fisico,
     panico, agitazione, senso di colpa, negativismo, ridotta
     autostima, empatia e capacità d‟ascolto)
   – somatizzazioni (emicrania, sudorazioni, insonnia, disturbi
     gastrointestinali, ecc.)
   – reazioni comportamentali (assenze o ritardi frequenti, distacco
     emotivo, ridotta creatività, ecc.).
                                                                      22
La molestia sessuale
• Per molestia sessuale si intende ogni comportamento
  indesiderato a connotazione sessuale o qualsiasi altro
  tipo di comportamento basato sul sesso che offenda la
  dignità degli uomini e delle donne nel mondo del lavoro,
  ivi inclusi atteggiamenti male accetti di tipo fisico, verbale
  o non verbale


  (risoluzione del Consiglio sulla tutela della dignità degli uomini e delle donne
                   nel mondo del lavoro – GU n. C 157 del 27.6.1990, punto 1)




                                                                                23
Categorie di molestie
• Comportamenti che deteriorano l‟ambiente di lavoro
   – Discriminazioni in base al sesso
       Comportamenti non mirati a ottenere prestazioni sessuali ma percepiti come
         ostili, degradanti, insultanti
   – Pressioni e insinuazioni
       Comportamenti impropri e richieste offensive con le quali si dimostra di
         considerare l‟altra persona come oggetto di mire sessuali
   – Imposizioni di contatto fisico
       Contatti fisici non casuali e sgraditi a chi li riceve, dalla carezza all‟aggressione


• Molestie quid pro quo
   – Corruzione sessuale
       Pressioni e richieste di accondiscendenza sessuale con la promessa di
         ricompense e vantaggi
   – Ricatto sessuale
       Pressioni e costrizioni ad attività e prestazioni sessuali tramite minaccia di
         sanzioni e punizioni

                                                                                          24
Cosa fare,
come prevenire



                 25
Cosa fare per i rischi
           psicosociali
Occorre rilevare l‟esistenza delle loro
 manifestazioni conclamate e intervenire
 per ridurne l‟incidenza

Ma soprattutto, occorre prevenirli: quindi
 rilevare l‟esistenza degli antecedenti di
 queste manifestazioni ed eliminarla o
 ridurla il più possibile
                                             26
Manifestazioni e antecedenti
• Antecedenti

  – Organizzazione del lavoro   •   Manifestazioni:

                                     –   Stress
  – Stile di leadership
                                     –   Mobbing


  – Clima organizzativo              –   Burnout

                                     –   Molestie
  – Comunicazione interna

  – Cultura organizzativa

  – Ecc.
                                                      27
Valutazione del rischio stress
            (Indicazioni della Commissione Consultiva permanente)



• La valutazione del rischio stress lavoro-correlato è
  parte integrante della valutazione dei rischi
• Effettuata dal datore di lavoro avvalendosi del RSPP con
  il coinvolgimento del medico competente, ove
  nominato, e previa consultazione del RLS/RLST.
• E’ necessario preliminarmente indicare il percorso
  metodologico       che      permetta      una    corretta
  identificazione dei fattori di rischio da stress lavoro-
  correlato, in modo che da tale identificazione discenda
  la pianificazione e realizzazione di misure di
  eliminazione o, quando essa non sia possibile,
  riduzione al minimo di tale fattore di rischio.
                                                                    28
Gruppi omogenei
           (Indicazioni della Commissione Consultiva permanente)



• Le necessarie attività devono essere compiute
  con riferimento a tutti i lavoratori/trici, compresi
  dirigenti e preposti.
• La valutazione prende in esame non singoli ma
  gruppi omogenei di lavoratori (per esempio per
  mansioni o partizioni organizzative) che risultino
  esposti a rischi dello stesso tipo secondo una
  individuazione che ogni datore di lavoro può
  autonomamente effettuare in ragione della
  effettiva organizzazione aziendale

                                                                   29
Percorso
 metodologico
(Indicazioni della Commissione
   Consultiva permanente)




                         30
Migliori pratiche per la gestione della
           violenza da parte di terzi sul lavoro
o Tutti i luoghi di lavoro con un elevato rischio di violenza da parte di terzi devono
  possedere codici di condotta, linee guida e piani di crisi per la prevenzione e
  la gestione della violenza.
o Tutti i lavoratori devono ricevere una formazione per aiutarli a gestire e trattare
  episodi di violenza. La paura della violenza deve essere affrontata.
o La registrazione e l'analisi degli episodi di violenza costituisce una base
  importante per la prevenzione di episodi di violenza. Sistemi di registrazione
  dovrebbero includere anche la denuncia della violenza psicologica.
o La valutazione dei rischi deve comprendere, la progettazione dell'ambiente di
  lavoro, dispositivi di sicurezza, piani di assunzione, le pratiche di lavoro, linee
  guida e formazione.
o Settori/occupazioni diversi necessitano di metodi di intervento diversi (p.e.
  forza di polizia, la cura di persone con demenza).
o I clienti devono anche essere sensibilizzati a non comportarsi in modo minaccioso
  o violento

                                                                                         31
32
Migliori pratiche per la gestione del
         bullying/mobbing sul lavoro (1/2)
●   Aumentare la consapevolezza e il riconoscimento degli episodi di
    mobbing nei dipendenti è indispensabile.
●   Il mobbing deve essere visto come un problema ambientale sul lavoro,
    concentrarsi quindi su:
     o l’atmosfera del luogo di lavoro

     o le pratiche di leadership

     o la cultura organizzativa

    Interventi che si concentrano sulle personalità dei lavoratori hanno scarse
    probabilità di successo.
●    Tutti i luoghi di lavoro dovrebbero possedere politiche contro il mobbing e
    codici di condotta che prevedano procedure chiare ed applicabili nel
    caso si presentino episodi di mobbing.
●   Creare una cultura del rispetto nei luoghi di lavoro.

                                                                           33
Migliori pratiche per la gestione del
        bullying/mobbing sul lavoro (2/2)

• La direzione copre un ruolo fondamentale per la prevenzione del
  mobbing, il management deve essere formato sugli aspetti gestionali
  e legali del fenomeno mobbing.
• Gestire tempestivamente eventuali fenomeni di mobbing con le
  persone che ne sono coinvolte.
• I consulenti esterni coinvolti nella gestione di casi di mobbing
  devono mantenere un ruolo neutrale ed imparziale




                                                                        34
Strategie per affrontare la violenza
                   sul lavoro secondo l’ILO (1/2)
•   Partecipazione di tutte le figure coinvolte e una politica chiara riguardo gli episodi di
    violenza.
•   Selezione del personale adatto al lavoro, si riconosce però che l’efficacia di questa
    metodologia è stata messa in discussione, così come i limiti che dovrebbero essere imposti
    a questa pratica.
•   Training: alla comunicazione e alle competenze interpersonali per prevenire
    potenziali situazioni di minaccia e comprendere le motivazioni e la natura dell’aggressione
    da parte di un cliente emotivo.
•   Informazione e comunicazione: mantenere una modalità di comunicazione aperta
    all’interno del luogo di lavoro per allentare le tensioni e rimuovere quei tabù che spesso
    ricoprono episodi di molestie sessuali, di mobbing o bullying. Sessioni informative,
    riunioni di lavoro, sessioni di gruppo sono molto utili ad aiutare i lavoratori a trovare la
    miglior strategia per prevenire e contrastare la violenza nel posto di lavoro.
•   Design dell’ambiente: elementi di design dell’ambiente possono giocare un ruolo
    importante nella prevenzione della violenza, come la giusta ventilazione, temperatura nella
    stanza, la presenza dei servizi igienici, di posti a sedere, accessi controllati, barriere di
    protezione e sistemi per avvisare i colleghi tempestivamente nel caso di violenza.

                                                                                            35
Strategie per affrontare la violenza
               sul lavoro secondo l’ILO (2/2)
• Organizzazione del lavoro: definire chiaramente i compiti, assegnare i lavori al
  personale in base all’esperienza e le competenze possedute dai dipendenti,
  evitare il sovraccarico nel personale, evitare che i compiti diventino monotoni e
  ripetitivi.
• Stabilire le procedure di intervento nel caso si presentassero episodi di
  violenza, con azioni immediate dettate dalla tipologia dell’evento, specialmente
  nei casi più importanti non è da escludersi l’intervento della polizia.
• Debriefing con la vittima: sotto forma di incontro e con la partecipazione di
  tutto il personale coinvolto. Nei casi più importanti assistere la vittima, là dove
  necessario, con un supporto psicologico e assistenza legale coinvolgendo
  anche professionisti del settore.
• Monitoraggio e valutazione: è necessario valutare e rivedere l’efficacia delle
  misure di prevenzione adottate


                                                                                 36
Prevenzione primaria
A questo livello potrebbero essere impiegati i seguenti metodi :
• Informare ed educare in materia di molestie (come il
  mobbing) e le conseguenze di queste.
• Possedere linee guida, che informino sulla informazioni
  sulla natura e la portata del problema e sui suoi effetti sulla
  salute e qualità della vita.
• Possedere un codice etico che non tolleri episodi di
  violenza, anche minimi, e di discriminazione o comunque
  lesivi nei confronti di qualcuno.
• Anche a livello contrattuale devono essere presenti termini
  che regolino la materia, comprese le sanzioni applicabili
  per la violazione delle regole.
                                                                    37
Prevenzione secondaria
Una volta che si presentino episodi di violenza o di mobbing può
  essere difficile arrestarli, questi alcuni metodi:
• Un confidente: la presenza di una persona a cui si può far
  riferimento (sia un componente dell’azienda o un esterno) può
  aiutare molto in casi di violenza. Può aiutare:
    – A riconoscere che è in corso un fenomeno di questo tipo
    – Aiutare la vittima a chiarire la sua situazione, prenderne le distanze ed
      infine agire per fermare l’aggressione
• Un mediatore: la mediazione è un processo in cui una terza parte neutrale
  offre alle parti in conflitto l’opportunità di incontrarsi al fine di risolvere le
  differenze e negoziare una soluzione. La mediazione non ha lo scopo di
  trovare un colpevole, ma di consentire alle persone di
  capirsi, analizzare quanto è successo, e stabilire i termini di un
  accordo al fine di continuare a lavorare insieme o
  separatamente in un clima di maggiore rispetto reciproco                           38
Prevenzione terziaria
 Poiché l’abuso (mobbing) può avere gravi conseguenze sulle persone, le seguenti
 misure possono essere adottate per aiutarli a recuperare la loro salute e dignità:
• Una diagnosi precoce degli effetti sulla salute può aiutare a ridurre le
   conseguenze a tutti i livelli (individua, famiglia, rete sociale)
• Gruppi di autocoscienza che riuniscono persone che hanno subito molestie in
   situazioni diverse può aiutare le vittime ad affrontare il fenomeno.
• La legislazione copre un ruolo fondamentale nella prevenzione di questo
   fenomeno, in generale dovrebbe adottare i seguenti punti:
    – incoraggiare misure preventive per ridurre le occorrenze di mobbing;
    – tutelare i lavoratori che si impegnano in auto-aiuto per affrontare il bullismo e fornire
      incentivi ai datori di lavoro che rispondono prontamente, in modo corretto ed efficace;
    – provvedere adeguatamente al risarcimento del danno subito dalla vittima di
      bullismo grave, inclusa la compensazione dei danni e, se è il caso, reintegrazione alla
      sua posizione, e
    – punire i perpetuatori del comportamento e i datori di lavoro che consentono loro
      di abusare del loro collaboratori.
                                                                                         39
Linee guida dell’OMS (1/2)
L’OMS ha pubblicato delle linee guida per affrontare le violenze sul
posto di lavoro nel settore sanitario. La linea guida può essere
considerata uno strumento fondamentale di riferimento per
stimolare lo sviluppo autonomo di strumenti simili specifici, mirati e
adattati a culture,situazioni ed esigenze diverse:
• prevenzione della violenza sul posto di lavoro;
• cosa fare al presentarsi di violenza sul posto di lavoro;
• gestione e mitigazione degli effetti della violenza sul posto di
   lavoro;
• cura e sostegno dei lavoratori colpiti da violenze sul posto di
   lavoro;
• sostenibilità delle iniziative intraprese.


                                                                  40
Linee guida dell’OMS (2/2)
Queste linee guida dovrebbero essere utilizzate per:
• elaborare risposte concrete a livello di impresa, settore, nazionale
  ed internazionale
• promuovere processi di dialogo, consultazione, negoziazione
  e tutte le forme di cooperazione tra governi, imprenditori e
  lavoratori, sindacati e altri organismi professionali, specialisti della
  violenza sul posto di lavoro, e tutte le parti interessate
• dare effetto ai suoi contenuti, in consultazione con le parti
  interessate: in leggi nazionali , politiche e programmi d'azione, nei
  luoghi di lavoro / imprese / accordi settoriali, e nelle politiche sul
  lavoro e piani di azione.
Le linee guida si applicano a tutti i datori di lavoro e lavoratori; nei
settori pubblico,privato e del volontariato, a tutti
gli aspetti del lavoro, formali e informali.                            41
Possibili interventi per
                                  violenze da parte di terzi
 Livello d’intervento
nell’organizzazione del      Prevenzione primaria               Prevenzione secondaria            Prevenzione terziaria
         lavoro

    Società/Politica                    Leggi
                                       Norme                              Indagini
                                   Accordi aziendali            Coinvolgimento delle autorità      Assistenza alla riabilitazione
                                   Accordi europei                  Gestione dei conflitti
                           Registrazione dei casi di violenza

Organizzazioni/Datori di
        lavoro                     Accordi aziendali
                                                                  Linee guida per l’azione           Programmi di assistenza
                                Politiche e linee guida
                                                                 Possibilità di ricevere aiuto   Coinvolgimento di professionisti
                            Piani per la gestione delle crisi


    Lavoro/Compiti          Progettazione a prova di rischio
                                   Sistemi di allarme                                                   Terapie di gruppo
                                                                        Formazione
                                Dispositivi di sicurezza                                                   debriefing
                               Personale di sorveglianza

 Individuale/Interfacce                                                                               Recupero individuale
       lavorative          Formazione (p.e. alla difesa, come   Aiuto e supporto alla persona               Terapia
                              gestire l’aggressione ecc…)            vittima di violenza                  Counselling
                                                                                                       Periodo di riposo

                                                                                                                                    42
Possibili interventi per
                                     episodi di mobbing
 Livello d’intervento
nell’organizzazione del      Prevenzione primaria              Prevenzione secondaria            Prevenzione terziaria
         lavoro

    Società/Politica                   Leggi
                                    Regolamenti                Coinvolgimento delle autorità      Assistenza e possibilità di
                                   Accordi europei                    Casi legislativi                   riabilitazioni
                                      Contratti

Organizzazioni/Datori di       Politiche anti-bullismo
                                   Piani d’azione
        lavoro                 Cultura organizzativa
                                                                   Gestione dei conflitti             Accordi aziendali
                                                                         Indagini                  Programmi di assistenza
                            Formazione del management
                                                                  Procedure d’intervento       Coinvolgimento di professionisti
                             Monitoraggio costante della
                                      situazione

    Lavoro/Compiti                                                   Analisi dei casi
                           Riorganizzazione dell’ambiente di
                                                                       Formazione
                                        lavoro                                                        Terapie di gruppo
                                                                       Mediazione
                                     Formazione                                                Programmi di recupero di gruppo
                                                                 Risoluzione dei conflitti
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                                                                 Monitoraggio costante

 Individuale/Interfacce                                                                                    Terapie
       lavorative                                                    Supporto sociale                   Counselling
                                     Formazione
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                                                                                                                                43
Cesvor ® sas di Bisio Carlo e C.
                    Sede legale: Via Umberto I, 20 – 20862 Arcore (MB)
                    P. IVA 05459350962 – Registro Imprese MB 1824224
              Piazza IV Novembre, 4 - 20124 Milano, Italy (MM 2 - 3, Centrale)
                        Tel.: +39 02 67165 307 - Fax: +39 02 67165 266
                                  Numero verde 800 59 24 20
Cesvor - Communications House - 26 York Street, London W1U 6PZ, UK - Tel.: +442081330910
Cesvor è un'impresa affiliata alla Camera di Commercio e Industria Italiana per il Regno Unito
               Cesvor ® è un marchio comunitario depositato (n 008906661)
                                       www.cesvor.com


                                                                                                 44

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Rischi psicosociali

  • 1. I rischi psicosociali Comprenderli, agire per la loro riduzione Formazione per RSPP – Modulo1C
  • 2. Lo stress (1) Fenomeno che ha luogo quando la persona incontra eventi, o caratteristiche di eventi, percepiti come: • significativi per il proprio benessere • eccedenti le proprie capacità di farvi fronte; si genera quindi uno stato di tensione psicologica, fisiologica, e comportamentale che può, alla lunga, indurre conseguenze dannose o patologiche a livello individuale, organizzativo (Cooper, Payne, 1991) 2
  • 3. Lo stress (2) Gli elementi che definiscono il processo: le fonti di stress stressors i processi cognitivi di valutazione della rilevanza della situazione appraisal le differenze interindividuali le conseguenze outcomes 3
  • 4. Lo stress (3) Stress and coping (teoria dello „stress come relazione‟) • Lo stress è una relazione tra persona e ambiente, percepita e valutata dal soggetto come eccedente le proprie risorse, e minacciante il proprio benessere. • Da tale concezione discendono due conseguenze: 1. è impossibile individuare in un particolare stimolo esterno la fonte dello stress; 2. è impossibile individuare particolari tipologie di soggetti: lo stress non coincide con la reazione del soggetto. (Lazarus) 4
  • 5. Lo stress (4) Sindrome Generale d’Adattamento (SGA) L‟insieme delle risposte fisiologiche aspecifiche agli agenti stressanti. • la ‘reazione d’allarme’ - una mobilitazione generale di tutte le forze difensive dell‟organismo che avviene in seguito al primo impatto con l‟agente nocivo, e che consiste nell‟attivazione del sistema nervoso autonomo, e nella conseguente comparsa di sintomi specifici e aspecifici • la ‘fase di resistenza’ - l‟organizzazione delle difese dell‟organismo e la strutturazione di un adattamento allo stimolo stressante, al quale segue un enorme dispendio energetico per l‟organismo • la ‘fase di esaurimento’ – fase in cui l‟organismo cede alla forza degli stimoli stressanti e va incontro a conseguenze negative e irreversibili (Selye) 5
  • 6. Lo stress (5) EUSTRESS DISTRESS (stress “buono”) (stress “cattivo”) alterazione non patologica turbamento negativo, dell'omeostasi individuale, patologico, dell'omeostasi con funzione adattiva; è individuale che nasce un incontro positivo fra gli quando il confronto fra stimoli ambientali che stimoli stressanti e spingono l'individuo ad un risorse individuali volge a cambiamento, e le risorse sfavore di queste ultime. di cui il soggetto dispone Esso può avere per affrontare tale conseguenze dannose cambiamento per l'individuo (malattie, nei casi estremi la morte 6
  • 7. I fattori dello stress (1) 1. Fattori centrati sulla persona • ruolo • ambiguità di ruolo • conflitti di ruolo • pressione di ruolo ed eccessiva responsabilità • relazioni con gli altri relazioni interpersonali difficili e assenza di supporto da parte di colleghi e superiori possono causare tensione e stress • carriera insicurezza lavorativa, fusioni ed acquisizioni, riduzione delle spese e tagli al personale, immobilità occupazionale, promozioni ed avanzamenti 7
  • 8. I fattori dello stress (2) 2. Fattori centrati sull’ambiente • caratteristiche intrinseche al lavoro fattori ambientali, rumore, vibrazioni e temperatura, pressione lavorativa, orari di lavoro, nuove tecnologie, esposizione a rischi e pericoli • condizioni e caratteristiche dell’organizzazione numero dei lavoratori, posizione occupata all‟interno dell‟organizzazione, trasferimenti obbligatori • clima e cultura organizzativa: ad es. la possibilità di partecipare ai processi decisionali, la natura e il contenuto della comunicazione tra i lavoratori, il sentimento di appartenenza e condivisione dei valori dell‟organizzazione. 8
  • 9. Conseguenze dello stress Le conseguenze dello stress sull’individuo (1) • correlati fisiologici modifiche in diversi sistemi fisiologici (ormonale, circolatorio, digestivo, cardiovascolare) causano diverse patologie (ad es. ulcere, disfunzioni ormonali, cardiopatie, ipertensione • correlati psicologici relazione tra stress lavorativo ed insoddisfazione lavorativa, legame tra stress ed ansia 9
  • 10. Conseguenze dello stress Le conseguenze dello stress sull’individuo (2) • disturbi psicosomatici disturbi a carico degli apparati cardiocircolatorio, digerente, e osteo-articolare (es. coronaropatie e ipertensione, gastroenteropatie, allergopatie, disturbi muscoloscheletrici a carico soprattutto di spalle, schiena, e collo, sintomatologie irritative e dolorose varie) 10
  • 11. Conseguenze dello stress Le conseguenze dello stress sull’individuo (3) • correlati comportamentali dello stress lavorativo comportamenti con i quali si difende dallo stress ed allo stesso tempo scarica la tensione accumulata comportamenti aggressivi, deficit nella performance, disturbi dell‟alimentazione, comportamenti a rischio per la salute - consumo elevato di tabacco, alcool, droghe -, comportamenti che compromettono le relazioni sociali, con coniugi, familiari, amici, colleghi, distrazioni, cali nell'attenzione 11
  • 12. Conseguenze dello stress Le conseguenze dello stress sull’organizzazione • la performance (Legge di Yerkes e Dodson sulla relazione che intercorre tra il livello di attivazione e la performance nel compito) • l‟area delle assenze dal lavoro: » arrivare tardi al lavoro » assenteismo » turnover » assenza psicologica 12
  • 13. Il mobbing • MOBBING (dall‟inglese to mob = assalire con violenza) è un termine tratto dal comportamento animale • Inizialmente designava il comportamento aggressivo di alcune specie di uccelli nei confronti di loro potenziali aggressori che tentano di assalirne il nido (termine usato da Konrad Lorenz). • A partire dagli anni 80 studiosi europei hanno utilizzato il termine per parlare di comportamenti aggressivi sul posto di lavoro 13
  • 14. Una definizione del mobbing • Un‟aggressione psicologica volta a spingere una persona all‟esclusione dal contesto lavorativo o danneggiare aspetti del suo ruolo o mansione; • I comportamenti vessatori devono essere esercitati regolarmente (ad es. una volta la settimana) per un certo periodo (ad es. 6 mesi); • È l‟escalation di un conflitto in cui una persona è in condizioni di inferiorità ed è vittima di sistematiche azioni negative da parte di uno o più aggressori; • Non è né un conflitto scaturito da un incidente o evento isolato, né ad un conflitto in cui aggressore e vittima hanno lo stesso livello di potere (Einarsen, 2003 – adattata) 14
  • 15. Azioni mobbizzanti limitazioni alla possibilità di comunicare creazione di difficoltà alle relazioni sociali attacchi alla salute ESEMPI deterioramento dell’immagine sociale attacchi alla qualità della situazione professionale e privata 15
  • 16. Le fasi tipiche Conflitto quotidiano Inizio mobbing e terrore psicologico Andamento tipico del Errori ed abusi mobbing anche non legali dell’amministrazione del personale Esclusione dal mondo del lavoro 16
  • 17. Il burnout (1) • Il termine compare negli anni '30 nel gergo sportivo; indicava il fenomeno per il quale un atleta, dopo alcuni anni di successi, si esaurisce, si brucia e non dà più nulla agonisticamente; • dagli anni '70 entra nella terminologia dell'ambito lavorativo, in particolare riferito alle professioni d'aiuto; • recentemente, soprattutto in seguito ad alcune importanti evidenze scientifiche, si sta iniziando a parlare di burnout anche in altri ambienti lavorativi. 17
  • 18. Il burnout (2) • Il termine è stato introdotto in psicologia per la prima volta da Maslach (1982) per indicare una malattia professionale degli operatori d‟aiuto; • Oggi il suo campo di indagine si estende e diventa una patologia comportamentale a carico di tutte le professioni ad elevata implicazione relazionale. 18
  • 19. Differenza fra burnout e stress • il burnout può manifestarsi in concomitanza dello stress; • lo stress può essere una concausa del burnout; • non necessariamente quando c'è una situazione di stress c'è anche burnout; • quando si parla di burnout si parla di una sindrome, cioè di una costellazione di sintomi e segni. 19
  • 20. Definizioni del burnout -1 • Cherniss (1986): la risposta individuale alla situazione lavorativa vista come stressante e in cui non si dispone di risorse e strategie comportamentali o cognitive adeguate a fronteggiarla; • Maslach (1975): un insieme di manifestazioni psicologiche e comportamentali che può insorgere in operatori che lavorano a contatto con la gente. Possono essere raggruppate in tre componenti: – esaurimento emotivo: sentimento di essere emotivamente svuotato e annullato dal proprio lavoro, per effetto di un allontanamento emotivo nel rapporto con gli altri; – depersonalizzazione: atteggiamento di allontanamento e rifiuto (risposte comportamentali negative e sgarbate) nei confronti di coloro che richiedono o ricevono la prestazione professionale, il servizio o la cura; – ridotta realizzazione personale: percezione della propria inadeguatezza al lavoro, caduta dell'autostima e sentimento di insuccesso nel proprio lavoro. 20
  • 21. Definizioni del burnout -2 • Edelwich e Brodsky (1980): una progressiva perdita di idealismo, energia e scopi, vissuta da operatori sociali, professionali e non, come risultato delle condizioni in cui lavorano. • Definizione nel Progetto di Legge 4562 del 2 maggio 2000: "Sindrome di esaurimento emozionale, di spersonalizzazione e di riduzione delle capacità professionali che può presentarsi in soggetti che per mestiere si occupano degli altri e si esprime in una costellazione di sintomi quali somatizzazioni, apatia, eccessiva stanchezza, risentimento, incidenti" 21
  • 22. Sintomi del burnout • Affaticamento fisico ed emotivo • Atteggiamento distaccato e apatico nei rapporti interpersonali • Sentimento di frustrazione dovuto alla mancata realizzazione delle proprie aspettative professionali • Perdita della capacità di controllo rispetto alla propria attività professionale, conseguente riduzione del senso critico ed errata attribuzione di valenza alla sfera lavorativa • La sindrome del burnout è caratterizzata da: – particolari stati d'animo:(ansia, irritabilità, esaurimento fisico, panico, agitazione, senso di colpa, negativismo, ridotta autostima, empatia e capacità d‟ascolto) – somatizzazioni (emicrania, sudorazioni, insonnia, disturbi gastrointestinali, ecc.) – reazioni comportamentali (assenze o ritardi frequenti, distacco emotivo, ridotta creatività, ecc.). 22
  • 23. La molestia sessuale • Per molestia sessuale si intende ogni comportamento indesiderato a connotazione sessuale o qualsiasi altro tipo di comportamento basato sul sesso che offenda la dignità degli uomini e delle donne nel mondo del lavoro, ivi inclusi atteggiamenti male accetti di tipo fisico, verbale o non verbale (risoluzione del Consiglio sulla tutela della dignità degli uomini e delle donne nel mondo del lavoro – GU n. C 157 del 27.6.1990, punto 1) 23
  • 24. Categorie di molestie • Comportamenti che deteriorano l‟ambiente di lavoro – Discriminazioni in base al sesso Comportamenti non mirati a ottenere prestazioni sessuali ma percepiti come ostili, degradanti, insultanti – Pressioni e insinuazioni Comportamenti impropri e richieste offensive con le quali si dimostra di considerare l‟altra persona come oggetto di mire sessuali – Imposizioni di contatto fisico Contatti fisici non casuali e sgraditi a chi li riceve, dalla carezza all‟aggressione • Molestie quid pro quo – Corruzione sessuale Pressioni e richieste di accondiscendenza sessuale con la promessa di ricompense e vantaggi – Ricatto sessuale Pressioni e costrizioni ad attività e prestazioni sessuali tramite minaccia di sanzioni e punizioni 24
  • 26. Cosa fare per i rischi psicosociali Occorre rilevare l‟esistenza delle loro manifestazioni conclamate e intervenire per ridurne l‟incidenza Ma soprattutto, occorre prevenirli: quindi rilevare l‟esistenza degli antecedenti di queste manifestazioni ed eliminarla o ridurla il più possibile 26
  • 27. Manifestazioni e antecedenti • Antecedenti – Organizzazione del lavoro • Manifestazioni: – Stress – Stile di leadership – Mobbing – Clima organizzativo – Burnout – Molestie – Comunicazione interna – Cultura organizzativa – Ecc. 27
  • 28. Valutazione del rischio stress (Indicazioni della Commissione Consultiva permanente) • La valutazione del rischio stress lavoro-correlato è parte integrante della valutazione dei rischi • Effettuata dal datore di lavoro avvalendosi del RSPP con il coinvolgimento del medico competente, ove nominato, e previa consultazione del RLS/RLST. • E’ necessario preliminarmente indicare il percorso metodologico che permetta una corretta identificazione dei fattori di rischio da stress lavoro- correlato, in modo che da tale identificazione discenda la pianificazione e realizzazione di misure di eliminazione o, quando essa non sia possibile, riduzione al minimo di tale fattore di rischio. 28
  • 29. Gruppi omogenei (Indicazioni della Commissione Consultiva permanente) • Le necessarie attività devono essere compiute con riferimento a tutti i lavoratori/trici, compresi dirigenti e preposti. • La valutazione prende in esame non singoli ma gruppi omogenei di lavoratori (per esempio per mansioni o partizioni organizzative) che risultino esposti a rischi dello stesso tipo secondo una individuazione che ogni datore di lavoro può autonomamente effettuare in ragione della effettiva organizzazione aziendale 29
  • 30. Percorso metodologico (Indicazioni della Commissione Consultiva permanente) 30
  • 31. Migliori pratiche per la gestione della violenza da parte di terzi sul lavoro o Tutti i luoghi di lavoro con un elevato rischio di violenza da parte di terzi devono possedere codici di condotta, linee guida e piani di crisi per la prevenzione e la gestione della violenza. o Tutti i lavoratori devono ricevere una formazione per aiutarli a gestire e trattare episodi di violenza. La paura della violenza deve essere affrontata. o La registrazione e l'analisi degli episodi di violenza costituisce una base importante per la prevenzione di episodi di violenza. Sistemi di registrazione dovrebbero includere anche la denuncia della violenza psicologica. o La valutazione dei rischi deve comprendere, la progettazione dell'ambiente di lavoro, dispositivi di sicurezza, piani di assunzione, le pratiche di lavoro, linee guida e formazione. o Settori/occupazioni diversi necessitano di metodi di intervento diversi (p.e. forza di polizia, la cura di persone con demenza). o I clienti devono anche essere sensibilizzati a non comportarsi in modo minaccioso o violento 31
  • 32. 32
  • 33. Migliori pratiche per la gestione del bullying/mobbing sul lavoro (1/2) ● Aumentare la consapevolezza e il riconoscimento degli episodi di mobbing nei dipendenti è indispensabile. ● Il mobbing deve essere visto come un problema ambientale sul lavoro, concentrarsi quindi su: o l’atmosfera del luogo di lavoro o le pratiche di leadership o la cultura organizzativa Interventi che si concentrano sulle personalità dei lavoratori hanno scarse probabilità di successo. ● Tutti i luoghi di lavoro dovrebbero possedere politiche contro il mobbing e codici di condotta che prevedano procedure chiare ed applicabili nel caso si presentino episodi di mobbing. ● Creare una cultura del rispetto nei luoghi di lavoro. 33
  • 34. Migliori pratiche per la gestione del bullying/mobbing sul lavoro (2/2) • La direzione copre un ruolo fondamentale per la prevenzione del mobbing, il management deve essere formato sugli aspetti gestionali e legali del fenomeno mobbing. • Gestire tempestivamente eventuali fenomeni di mobbing con le persone che ne sono coinvolte. • I consulenti esterni coinvolti nella gestione di casi di mobbing devono mantenere un ruolo neutrale ed imparziale 34
  • 35. Strategie per affrontare la violenza sul lavoro secondo l’ILO (1/2) • Partecipazione di tutte le figure coinvolte e una politica chiara riguardo gli episodi di violenza. • Selezione del personale adatto al lavoro, si riconosce però che l’efficacia di questa metodologia è stata messa in discussione, così come i limiti che dovrebbero essere imposti a questa pratica. • Training: alla comunicazione e alle competenze interpersonali per prevenire potenziali situazioni di minaccia e comprendere le motivazioni e la natura dell’aggressione da parte di un cliente emotivo. • Informazione e comunicazione: mantenere una modalità di comunicazione aperta all’interno del luogo di lavoro per allentare le tensioni e rimuovere quei tabù che spesso ricoprono episodi di molestie sessuali, di mobbing o bullying. Sessioni informative, riunioni di lavoro, sessioni di gruppo sono molto utili ad aiutare i lavoratori a trovare la miglior strategia per prevenire e contrastare la violenza nel posto di lavoro. • Design dell’ambiente: elementi di design dell’ambiente possono giocare un ruolo importante nella prevenzione della violenza, come la giusta ventilazione, temperatura nella stanza, la presenza dei servizi igienici, di posti a sedere, accessi controllati, barriere di protezione e sistemi per avvisare i colleghi tempestivamente nel caso di violenza. 35
  • 36. Strategie per affrontare la violenza sul lavoro secondo l’ILO (2/2) • Organizzazione del lavoro: definire chiaramente i compiti, assegnare i lavori al personale in base all’esperienza e le competenze possedute dai dipendenti, evitare il sovraccarico nel personale, evitare che i compiti diventino monotoni e ripetitivi. • Stabilire le procedure di intervento nel caso si presentassero episodi di violenza, con azioni immediate dettate dalla tipologia dell’evento, specialmente nei casi più importanti non è da escludersi l’intervento della polizia. • Debriefing con la vittima: sotto forma di incontro e con la partecipazione di tutto il personale coinvolto. Nei casi più importanti assistere la vittima, là dove necessario, con un supporto psicologico e assistenza legale coinvolgendo anche professionisti del settore. • Monitoraggio e valutazione: è necessario valutare e rivedere l’efficacia delle misure di prevenzione adottate 36
  • 37. Prevenzione primaria A questo livello potrebbero essere impiegati i seguenti metodi : • Informare ed educare in materia di molestie (come il mobbing) e le conseguenze di queste. • Possedere linee guida, che informino sulla informazioni sulla natura e la portata del problema e sui suoi effetti sulla salute e qualità della vita. • Possedere un codice etico che non tolleri episodi di violenza, anche minimi, e di discriminazione o comunque lesivi nei confronti di qualcuno. • Anche a livello contrattuale devono essere presenti termini che regolino la materia, comprese le sanzioni applicabili per la violazione delle regole. 37
  • 38. Prevenzione secondaria Una volta che si presentino episodi di violenza o di mobbing può essere difficile arrestarli, questi alcuni metodi: • Un confidente: la presenza di una persona a cui si può far riferimento (sia un componente dell’azienda o un esterno) può aiutare molto in casi di violenza. Può aiutare: – A riconoscere che è in corso un fenomeno di questo tipo – Aiutare la vittima a chiarire la sua situazione, prenderne le distanze ed infine agire per fermare l’aggressione • Un mediatore: la mediazione è un processo in cui una terza parte neutrale offre alle parti in conflitto l’opportunità di incontrarsi al fine di risolvere le differenze e negoziare una soluzione. La mediazione non ha lo scopo di trovare un colpevole, ma di consentire alle persone di capirsi, analizzare quanto è successo, e stabilire i termini di un accordo al fine di continuare a lavorare insieme o separatamente in un clima di maggiore rispetto reciproco 38
  • 39. Prevenzione terziaria Poiché l’abuso (mobbing) può avere gravi conseguenze sulle persone, le seguenti misure possono essere adottate per aiutarli a recuperare la loro salute e dignità: • Una diagnosi precoce degli effetti sulla salute può aiutare a ridurre le conseguenze a tutti i livelli (individua, famiglia, rete sociale) • Gruppi di autocoscienza che riuniscono persone che hanno subito molestie in situazioni diverse può aiutare le vittime ad affrontare il fenomeno. • La legislazione copre un ruolo fondamentale nella prevenzione di questo fenomeno, in generale dovrebbe adottare i seguenti punti: – incoraggiare misure preventive per ridurre le occorrenze di mobbing; – tutelare i lavoratori che si impegnano in auto-aiuto per affrontare il bullismo e fornire incentivi ai datori di lavoro che rispondono prontamente, in modo corretto ed efficace; – provvedere adeguatamente al risarcimento del danno subito dalla vittima di bullismo grave, inclusa la compensazione dei danni e, se è il caso, reintegrazione alla sua posizione, e – punire i perpetuatori del comportamento e i datori di lavoro che consentono loro di abusare del loro collaboratori. 39
  • 40. Linee guida dell’OMS (1/2) L’OMS ha pubblicato delle linee guida per affrontare le violenze sul posto di lavoro nel settore sanitario. La linea guida può essere considerata uno strumento fondamentale di riferimento per stimolare lo sviluppo autonomo di strumenti simili specifici, mirati e adattati a culture,situazioni ed esigenze diverse: • prevenzione della violenza sul posto di lavoro; • cosa fare al presentarsi di violenza sul posto di lavoro; • gestione e mitigazione degli effetti della violenza sul posto di lavoro; • cura e sostegno dei lavoratori colpiti da violenze sul posto di lavoro; • sostenibilità delle iniziative intraprese. 40
  • 41. Linee guida dell’OMS (2/2) Queste linee guida dovrebbero essere utilizzate per: • elaborare risposte concrete a livello di impresa, settore, nazionale ed internazionale • promuovere processi di dialogo, consultazione, negoziazione e tutte le forme di cooperazione tra governi, imprenditori e lavoratori, sindacati e altri organismi professionali, specialisti della violenza sul posto di lavoro, e tutte le parti interessate • dare effetto ai suoi contenuti, in consultazione con le parti interessate: in leggi nazionali , politiche e programmi d'azione, nei luoghi di lavoro / imprese / accordi settoriali, e nelle politiche sul lavoro e piani di azione. Le linee guida si applicano a tutti i datori di lavoro e lavoratori; nei settori pubblico,privato e del volontariato, a tutti gli aspetti del lavoro, formali e informali. 41
  • 42. Possibili interventi per violenze da parte di terzi Livello d’intervento nell’organizzazione del Prevenzione primaria Prevenzione secondaria Prevenzione terziaria lavoro Società/Politica Leggi Norme Indagini Accordi aziendali Coinvolgimento delle autorità Assistenza alla riabilitazione Accordi europei Gestione dei conflitti Registrazione dei casi di violenza Organizzazioni/Datori di lavoro Accordi aziendali Linee guida per l’azione Programmi di assistenza Politiche e linee guida Possibilità di ricevere aiuto Coinvolgimento di professionisti Piani per la gestione delle crisi Lavoro/Compiti Progettazione a prova di rischio Sistemi di allarme Terapie di gruppo Formazione Dispositivi di sicurezza debriefing Personale di sorveglianza Individuale/Interfacce Recupero individuale lavorative Formazione (p.e. alla difesa, come Aiuto e supporto alla persona Terapia gestire l’aggressione ecc…) vittima di violenza Counselling Periodo di riposo 42
  • 43. Possibili interventi per episodi di mobbing Livello d’intervento nell’organizzazione del Prevenzione primaria Prevenzione secondaria Prevenzione terziaria lavoro Società/Politica Leggi Regolamenti Coinvolgimento delle autorità Assistenza e possibilità di Accordi europei Casi legislativi riabilitazioni Contratti Organizzazioni/Datori di Politiche anti-bullismo Piani d’azione lavoro Cultura organizzativa Gestione dei conflitti Accordi aziendali Indagini Programmi di assistenza Formazione del management Procedure d’intervento Coinvolgimento di professionisti Monitoraggio costante della situazione Lavoro/Compiti Analisi dei casi Riorganizzazione dell’ambiente di Formazione lavoro Terapie di gruppo Mediazione Formazione Programmi di recupero di gruppo Risoluzione dei conflitti Analisi dei rischi Monitoraggio costante Individuale/Interfacce Terapie lavorative Supporto sociale Counselling Formazione Counselling Attività fisica Periodo di riposo 43
  • 44. Cesvor ® sas di Bisio Carlo e C. Sede legale: Via Umberto I, 20 – 20862 Arcore (MB) P. IVA 05459350962 – Registro Imprese MB 1824224 Piazza IV Novembre, 4 - 20124 Milano, Italy (MM 2 - 3, Centrale) Tel.: +39 02 67165 307 - Fax: +39 02 67165 266 Numero verde 800 59 24 20 Cesvor - Communications House - 26 York Street, London W1U 6PZ, UK - Tel.: +442081330910 Cesvor è un'impresa affiliata alla Camera di Commercio e Industria Italiana per il Regno Unito Cesvor ® è un marchio comunitario depositato (n 008906661) www.cesvor.com 44