2. Con la parola “economia” si intende l’insieme delle
risorse, cioè delle ricchezze, offerte dal territorio.
Nel Medioevo il territorio europeo è ricoperto per il
90 % da terre incolte o “fondi” (boschi, paludi,
pascoli) e per il 10 % da terre coltivate (campi).
L’economia medievale è un’economia agro-silvo-
pastorale: un sistema in cui si consumano risorse
prodotte dai campi, dai boschi e dai pascoli
contemporaneamente.
3. Nell’Europa medievale il paesaggio è scarsamente antropizzato: boschi e
foreste hanno rosicchiato progressivamente lo spazio un tempo occupato da città
e vie di comunicazione romane.
4. Les très Riches Heures du Duc
Jean de Berry, 1416
La popolazione europea
è diminuita: nel 1000
arriverà a toccare i 30-35
milioni di abitanti, ma
prima di quella data è
quasi sicuramente
inferiore.*
Le città non sono
scomparse, ma si
sono
notevolmente
ridotte, oscillando
fra i 10.000 e i
50.000 abitanti.
Numerosi sono
invece i villaggi.
Le strade sono poco
sicure e la circolazione di
uomini a piedi o a cavallo è
scarsa. Gli uomini sono
abituati a frequentare il
“fondo” o “incolto”.
* Oggi, solo in Italia, ci sono
60 milioni di abitanti e 700,
complessivamente, in
Europa.
5.
6. I frequentatori del fondo
L’economia “fondiaria”, cioè le ricchezze del
“fondo”, deve essere accessibile (= frequentabile)
da tutti, ricchi e poveri.
I contratti stabiliscono infatti che il contadino deve
andare nel bosco non solo ad laborandum, per
coltivarlo, ma anche ad venandum, piscandum,
aucellandum: per cacciare, pescare, uccellare.
Solo in qualche caso è previsto il pagamento di un
canone “in natura”, cioè di una parte del raccolto al
legittimo proprietario.
7. Fino al 1000, quindi, tutti – ricchi e poveri – mangeranno
più o meno lo stesso tipo di cibi: un po’ di cereali prodotti
dai campi, ma soprattutto carne/pesce reperiti (= trovati)
nell’incolto. L’unica differenza è che i ricchi ne mangiano
di più, i poveri di meno *.
In tempi di carestia (drammatico calo della produzione
agricola nei campi coltivati, dovuto a siccità, gelo,
inondazioni ecc.), quindi, anche i più poveri possono
vivere dignitosamente procurandosi cibo nel bosco.
* Dopo il 1000 i boschi verranno “privatizzati” un po’ alla volta e l’accesso sarà sempre
più limitato ai soli proprietari. Non saranno più un fondo “comune” a tutti, ma una
riserva di pochi.
8. L’allevamento brado
Nei boschi, si pratica l’allevamento brado (= libero,
selvatico) di maiali e pecore.
9. Un maiale raffigurato nel Tacuinum Sanitatis.
I maiali si cibano di ghiande e
faggiuole, i frutti delle querce e
dei faggi; le pecore di erba, ai
margini del bosco.
“Del maiale non si butta via
niente” (proverbio): viene
macellato verso il solstizio
d’inverno (22/12) e la sua carne
viene salata e conservata per i
mesi successivi.
Il maiale è così importante che il
bosco non viene misurato in
ettari ma con una formula che
esprime quanti maiali vi
possono pascolare: boscum ad
saginandum porcos… (bosco per
ingrassare maiali… e si
specificava il numero).
10. La caccia
La caccia è una grande fonte di approvvigionamento
(= provviste) di carne, cioè di proteine.
11. Les très Riches Heures du Duc
Jean de Berry, 1416
Le specie di grossa taglia più
consumate sono il cervo, il
capriolo e il cinghiale. Vi
sono poi quelle di piccola
taglia, come la lepre, il
coniglio, il fagiano, la quaglia
ecc.
I nobili che consumano troppa
selvaggina hanno spesso la
gotta, una malattia che
colpisce le dita dei piedi e delle
mani gonfiandoli e rendendoli
doloranti.
12. Ricetta n. 1: “Uccelletti”
ingredienti
2 quaglie
80 g di pecorino fresco
2 noci di midollo di bue
2 fette di lardo o pancette
foglie d’alloro fresche
sale
pepe
Preparazione
Salare e pepare le quaglie all’interno. Riempirle con il formaggio e la noce di midollo fino a colmare tutto il
volatile. Mettere una foglia d’alloro sul ventre e sul dorso di ogni quaglie e poi avvolgerla nel lardo o nella
pancetta. Fermare l’apertura e il lardo con dello spago da cucina o degli stecchini e mettere i volatili in una
pirofila. Arrostire le quaglie dolcemente nel forno chiuso o su una griglia posta sul fuoco vivo, sorvegliando
attentamente la cottura per circa 25 minuti. Quando le quaglie sono ben dorate, ma non troppo colorite, si
servono a tavola cosparse di sale fino e del loro fondo di cottura.
13. Ricetta n. 2: “Salsicce di porco”
Ingredienti
Ingredienti
300 g di lombo di maiale
250 g di pancetta
budella per salsicce
½ bicchiere di vino rosso
Semi di finocchio pestati
Semi di coriandolo pestati
Bacche di mirto pestate
Alloro
pepe
11 g di sale
Preparazione
Tritate la polpa insieme alla pancetta di maiale grossolanamente con il tritatutto e raccogliete in una ciotola,
dopodiché aggiungete il sale, il pepe, le spezie e il vino e mescolate bene e a lungo con le mani in modo da
distribuire uniformemente gli aromi. Versare la carne nella macchina e servendosi dell'apposito spingitore,
spingere la carne macinata nel tubo. Togliere con cura il budello dall'ugello mentre si riempie di carne
macinata, stando attenti a non riempirlo troppo. Continuare in questo modo fino ad esaurimento della carne
macinata, quindi fare un nodo all'estremità finale del budello e servendosi di un ago sterilizzato bucherellare il
budello per far fuoriuscire eventuali bolle d'aria.
14. La pesca
Nel bosco vi sono numerosi corsi d’acqua e stagni, in
cui si possono pescare trote, carpe, gamberi,
anguille…
Il baccalà viene pescato nei mari dell’Europa del nord
e poi commerciato ovunque, arrivando fino nei
mercati italiani.
17. Le erbe selvatiche sono
raccolte per uso alimentare
o officinale, cioè medicinale.
Per esempio l’iperico o “erba
di San Giovanni” (si raccoglie
il 24 giugno) o
“scacciadiavoli”, ha virtù
calmanti. Se assunto in
quantità esagerate, però, è
tossico. Anche erbe come il
comunissimo prezzemolo,
se consumato in eccesso,
può fare male (può
provocare l’aborto, tra l’altro,
nelle donne incinte), così
come la noce moscata,
l’aglio ecc.
Esse vengono catalogate (=
elencate in libri chiamati
erbari, che distinguono le
piante commestibili da quelle
velenose (anche se i veleni,
in piccole dosi, sono usati
come farmaci).
18. (BNF, FR 136) fol. 88, Barthélemy l'Anglais, Le Livre des Propriétés des choses, France,
L'Anjou, Maine XVe s. (90 x 90 mm). Immagine messa in rete dalla Bibliothèque
nationale de France.
Si raccolgono
frutti spontanei
come bacche,
mirtilli, pinoli
ecc. ma
soprattutto
castagne, da
cui si ricava una
farina per fare il
pane.
19. Aberdeen Bestiary (Aberdeen University Library MS 24), 1200 ca.
Negli alveari sugli
alberi si trova il
miele, unico
dolcificante
conosciuto prima
dell’arrivo degli
Arabi.
20. Ricetta n. 3: “Biancomangiare”
Ingredienti
150 g di mandorle non spellate
1 litro d’acqua Preparazione
Preparazione
Mettere a scaldare un pentolino di acqua, quando va in ebollizione versarvi le mandorle e aspettare che
riprenda il bollore. Scolare le mandorle e passarle sotto l'acqua fredda, fatta questa operazione si può iniziare
a spellarle. Mettere le mandorle in un frullatore aggiungere l'acqua e frullare a lungo fino ad ottenere un
liquido bianco (volendo si possono anche tritare a mano le mandorle mescolandole poi con l'acqua). Prendere
un pezzo di garza sterile o di stoffa senza residui di sapone e filtrare il liquido ottenuto.
21. Ricetta n. 4: “Frittata alle erbe”
Ingredienti
6 Uova
Erbe aromatiche in proporzione variabile: (Prezzemolo, Menta, Santoreggia, Salvia, Tanaceto, Verbena, Ruta,
Sclarea, Dittamo , Finocchio , Abrotano)
Sale
1 noce di burro
Preparazione
Lavare le erbe aromatiche e tritarle finemente. Rompere le uova in una ciotola e batterle leggermente con la
frusta. Incorporare le erbe tritate alla miscela di uova, aggiustare di sale. Imburrare una pirofila da forno o una
terrina e mettervi il composto di uova ed erbe, infornare a 180° per trenta minuti o fino a quando non è cotto.
22. Il taglio della legna
Gli alberi sono così importanti, nell’economia
medievale, che chi ne taglia uno all’insaputa del
proprietario è condannato a pagare un’ammenda
(multa): 5 soldi per l’olivo, 3 per l’albero fruttifero (=
che fa frutti), 1 o 2 per la quercia, a seconda della
maturazione delle ghiande.
La legna, infatti, serve a scaldarsi, cuocere cibi,
costruire attrezzi utili per lavorare. E serve,
soprattutto, a edificare case.
Anche le pigne vengono meticolosamente raccolte e
bruciate per produrre calore.
23. Il bosco come minaccia
Il bosco rappresenta non solo una risorsa, ma anche
una minaccia.
Nel fitto degli alberi si annidano le fiere (= belve):
lupi e orsi, principalmente, ma anche iene e
cinghiali.
24. (BNF, FR 136) fol. 135, Barthélemy l'Anglais, Le Livre des
Propriétés des choses, France, L'Anjou, Maine XVe s. (100 x 95
mm). Immagine messa in rete dalla Bibliothèque nationale de
France.
Qualcuno immagina
addirittura l’esistenza di
creature immaginarie:
unicorni, incroci fra leoni e
uccelli, donne-pesce,
draghi… tutti catalogati (=
elencati) in appositi libri
chiamati bestiari.
25. Il bosco fiabesco
Nei boschi medievali sono ambientate molte fiabe,
alcune delle quali prendono forma proprio in questo
periodo.
26. È un’immagine potente
della vita umana, delle
sue difficoltà ma anche
delle sue risorse.
Spesso, i boschi appaiono
ancora oggi nei nostri
sogni notturni e hanno
quasi sempre un profondo
significato.
Il bosco delle fiabe è un
luogo irto (= ostacolato) di
pericoli e di prove che
l’eroe deve affrontare per
compiere la sua impresa
personale e arrivare a
destinazione, meritandosi
un premio.