Webinar 24 marzo 2021 L’orto Botanico di Pisa: visita virtuale I parte
Relatore Raffaella Grassi - Sistema museale di ateneo
Gli incontri dedicati all'Orto Botanico di Pisa sono organizzati in collaborazione con l'Università di Pisa Sistema Museale di Ateneo.
Incontri informativi dedicati alle Guide Turistiche della Toscana per approfondire alcune realtà museali meno conosciute oltre al patrimonio enogastronomico delle #TerrediPisaUn modo per aggiornare e costruire l'offerta turistica nelle Terre di Pisa.
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R. Grassi - Orto Botanico visita virtuale I parte - 24 marzo 2021
1. L’Orto in mente
Visite virtuali dell’Orto e Museo Botanico
Scuola Botanica, Orto del Cedro,
Orto del Mirto, Serra delle Succulente,
Idrofitorio e Piante delle Dune
Giada Cordoni, Raffaella Grassi
Incontri di formazione online per guide turistiche
2.
3.
4.
5. Tips for starting…… Provoke
Cosa significa?
• smuovere la curiosità, stimolare la riflessione
Come si può fare?
• attenzione all’incipit
• domande precise per momenti specifici
• scelta del titolo
6. Tips for starting…… relate
connettersi con…
fare in modo che il nostro
parlare abbia senso e sia
comprensibile per il pubblico
entrare in relazione
con…
… il luogo, il tema…
7. Cosa significa?
momento in cui il visitatore scopre (e apprende)
qualcosa attraverso la nostra mediazione.
Tips for starting…… reveal
Come?
mettere il visitatore in condizione di «scoprire in
autonomia»
10. Due filari di bassi alberi, piantati a ridosso della siepe di bosso, delimitano la
prospettiva del viale centrale della Scuola. I visitatori, ingannati dalla somiglianza, li
identificano come palme, ma si tratta di esemplari di Cycas revoluta, che con le
palme condividono soltanto il portamento, caratterizzato dalla corona di fronde che
sormonta il fusto; sono gimnosperme come i più comuni pini e abeti. Il genere
Cycas è tra gli ultimi rappresentanti viventi di antichi ceppi, quasi del tutto estinti e
noti per lo più allo stato fossile: è per questo che Cycas revoluta e altre affini sono
considerate veri e propri fossili viventi.
15. un vero e proprio monumento
vegetale: un grande esemplare di
albero dei ventagli, piantato nel
1787: è uno degli alberi più vecchi
nell’Orto Botanico. Il suo tronco
colonnare, della circonferenza di 452
cm, è sostenuto da grosse radici che
sporgono vistosamente dal terreno
Monuments, trees,
wars, stories…
16. Monuments, trees,
wars, stories…
Hibaku jumoku
gli alberi
sopravvissuti
• Alcune parti interrate sono state protette dallo strato di terra;
• sul lato non irradiato, protetto dallo spessore del tronco qualcosa è
sopravvissuto.
Le piante non sono un "unico organismo", come gli animali: si sono
invece evolute in uno schema che potremmo definire "modulare" per
sopravvivere alla predazione di animali capaci di nutrirsi anche del 90%
delle parti di una pianta. Con una semplificazione, potremmo
paragonarle a colonie di insetti. (SM)
18. Chi avesse dubbi sulla identità botanica di
questo colosso, può ricavare un utile indizio
dalle foglie cadute, (la chioma è
decisamente fuori portata). Anche quelle
secche, sfregate e stropicciate tra le dita,
hanno un caratteristico aroma di canfora.
Cinnamomum camphora è il nome
botanico di questa pianta, originaria di
Cina, Giappone e Indocina, parente
dell’alloro e della cannella, tutti
appartenenti alla famiglia Lauraceae.
L’essenza è contenuta nelle foglie e nel
fusto. L’abbondanza di canfora nel fusto
rende il legno particolarmente indicato per
fabbricare contenitori dove riporre
indumenti che saranno protetti dall’attacco
delle tarme.
19. Spazio dominato da alti alberi; il terreno è
ripartito in grandi aiuole quadrangolari,
disposte attorno a una grande vasca che
occupa il centro dell’area.
L’Orto del cedro è stato costruito su
terreno annesso all’Orto Botanico nel
1783, quasi due secoli dopo la sua
nascita.
21. ...Irrevocabili cambiamenti…
La statua al centro della vasca, un putto
seduto su una botte con un grappolo
d’uva in una mano e un otre nell’altra, è
un’aggiunta posteriore, opera dello
scultore Jacopo Casoni… quasi a
sottolineare l’irrevocabile cambiamento
d’uso del terreno con una decorazione
assai poco conforme alle regole
claustrali…
27. Piccolo giardino chiuso tra
bassi muretti. L’Orto del
mirto è dominato da un
notevole esemplare di
questa specie (Myrtus
communis) che ha oltre
200 anni e supera i 4 metri
di altezza, la cui mole
sovrasta i bassi arbusti e le
erbe coltivati nelle quattro
aiuole che ripartiscono lo
spazio riservato alle piante.
28. Rispetto agli altri settori, l’Orto del mirto trasmette un senso di
familiarità: merito della dimensione, a misura di orto domestico, ma
soprattutto delle piante coltivate qui, tutte di uso medicinale e note
a molti visitatori.
29. Rosmarino (Rosmarinus officinalis), salvia
(Salvia officinalis), timo (Thymus vulgaris, T.
serpyllum), origano (Origanum vulgare),
maggiorana (Origanum majorana), melissa
(Melissa officinalis), menta (Mentha sp. pl.)
sono, tra le piante aromatiche, le più note,
anche perché usatissime in cucina.
30. A parte l’interesse condimentario, queste specie mediterranee
vantano numerosi principi attivi che ne giustificano la qualifica di
piante medicinali, attestata sia dalle tradizioni popolari, sia dalla
moderna ricerca farmacologica
31. Tra le tante, sono presenti anche alcune esotiche di
largo impiego nella medicina. Tra queste il ricino
(Ricinus communis), originario dell’Africa. Coltivato
nella zona centrale dell’Orto del mirto, colpisce per la
sua altezza, superiore a 1.5 m. La pianta porta dei frutti
spinosi, ognuno dei quali contiene di solito tre semi
sulla cui superficie macchie e strie producono un
disegno inconfondibile.
Dai semi si estrae una sostanza oleosa, l’olio di
ricino, che è un drastico purgante. A parte questa
proprietà, l’olio di ricino è anche un ottimo lubrificante
per motori ad alte prestazioni.
È usato, puro o miscelato,
nei motori di auto e moto
da corsa.
32.
33.
34. Tra le piante americane spiccano le
cosiddette succulente caulinari, cioè
piante prive di foglie, con fusti
succulenti verdi e fotosintetici, di forma
cilindrica o appiattita e coperti di spine.
Tipici i generi della famiglia Cactaceae. Cereus peruvianus, delle Ande,
e il saguaro (Carnegiea gigantea) dei deserti centro- e nord-americani:
caratteristico aspetto a candelabro, dato da un fusto principale dal quale
si dipartono rami inseriti ad angolo retto, che durante l’accrescimento si
allineano in verticale.
35. L’assenza di vere foglie lascia ai fusti
l’incarico di svolgere la funzione
fotosintetica, presupponendo perciò
un’adeguata superficie di cattura
dell’energia radiante.
I fusti di molte succulente a candelabro
sono solcati da scanalature che
aumentano la superficie e permettono di
compensare le variazioni di volume
dipendenti dalla quantità di acqua
mantenuta nei tessuti interni, acqua che
aumenta dopo le precipitazioni e diminuisce
successivamente.
36. I fiori di queste piante, infatti,
si aprono solo di notte,
quando l’evaporazione è
ridotta. Pertanto l’impollinazione
è affidata principalmente ad
animali notturni, nel caso del
saguaro, da una particolare
specie di pipistrelli
(Leptonycteris curasoae
yerbabuenae), guidati ai fiori dal
loro delicato profumo
La vita nel deserto ha imposto non solo
l’evoluzione di adattamenti di tipo vegetativo:
anche la strategia riproduttiva è stata interessata
da cambiamenti
37. Il fico d’India (Opuntia ficus-indica)
ha sviluppato un’interessante
variazione per permettere ai fusti di
adempiere efficacemente la funzione
fotosintetica (anche in questo caso le
foglie si sono trasformate in spine).
I fusti decisamente appiattiti, detti “cladodi”
o “pale”, oltre a rendere disponibile una
superficie ampia per la cattura dell’energia
radiante, si accrescono secondo diverse
angolazioni, orientando la “faccia” in
modo ottimale verso l’angolo medio di
incidenza della radiazione solare.
38. Le succulente
fogliari,
diversamente
dalle succulente
caulinari, non
hanno perso le
foglie.
I tessuti interni delle foglie contengono
molte mucillagini, che per le proprietà
emollienti trovano largo uso in
medicina e nella cosmesi
Anzi, sono
proprio le foglie a
ospitare le riserve
d’acqua negli
spessi tessuti
Il genere Aloe è il protagonista, con una
quarantina di specie in esposizione.
41. Progettato e realizzato da Gaetano Savi nel 1817, a forma di triangolo con il vertice che si allarga in una vasca ellittica. Nel
corpo triangolare lo spazio è suddiviso in 23 vaschette dedicate alle piante acquatiche delle zone umide della Toscana e
del territorio pisano. Un tempo molto diffuse, oggi queste piante sono sempre più rare e molte sono inserite nelle liste
rosse delle specie minacciate di estinzione, specialmente a causa della progressiva distruzione delle zone umide.
Oggi molte di esse sopravvivono lungo fossi e canali di drenaggio di campi coltivati dove sono esposte al pericolo della
presenza di fertilizzanti che può alterare il chimismo delle acque fino a renderlo incompatibile con le loro esigenze
ecologiche
L’Idrofitorio
42. I grandi ibischi di palude (Hibiscus moscheutos subsp.
Moscheutos), che innalzano fino a 2 metri i bellissimi
fiori rosa, sono costretti entro ambiti territoriali ancora
più ridotti, salvaguardati in regime di protezione
all’interno del Parco di Migliarino San Rossore
Massaciuccoli.
Ma neppure la protezione del Parco è riuscita a
salvaguardare la castagna d’acqua (Trapa natans),
estinta nella provincia di Pisa e rimasta in pochissime
zone umide della Toscana, dopo aver conosciuto una
vastissima diffusione e un ampio uso alimentare.
43. Collezione di psammofite ossia piante
che crescono sulle sabbie costiere
Disposte secondo la naturale
seriazione della vegetazione,
troviamo prima le piante pioniere
quali la ruchetta di mare (Cakile
maritima), seguite dalle
graminacee che iniziano a
stabilizzare le dune e infine dalle
piante dell’ambiente retrodunale,
dove le condizioni ambientali
meno proibitive (modesto riparo
dal vento e dall’aerosol marino)
permettono l’insediamento di altre
specie erbacee e di piccoli arbusti