Banca Etica utilizza il denaro di persone e organizzazioni per finanziare esclusivamente imprese sociali che producono valore sociale e ambientale. In questa pubblicazione abbiamo raccolto le storie di alcune delle realtà finanziate particolarmente significative sul piano della parità di genere. Sono imprese sociali create e guidate
da donne e organizzazioni di tutela delle donne in condizione di fragilità.
1. BANCA ETICA
Illustrazione gentilmente concessa dalla cooperativa Esfaira
PER L’ECONOMIA SOCIALE AL FEMMINILE
Banca Etica AL FIANCO DELLE DONNE
VERSO UNO SVILUPPO SOLIDALE E SOSTENIBILE
2. Banca Etica per l’economia sociale al femminile
L’impresa sociale
...con la forza delle donne
EDITORIALE
Anna Fasano
vicepresidente
Banca popolare Etica
Con l’assemblea di maggio
2013, i soci hanno fatto si che
Banca Etica vivesse un’esperienza unica nel panorama
bancario italiano, eleggendo
un Consiglio di Amministrazione a maggioranza femminile, con donne che presentano differenti competenze e
profili professionali.
Questo importante momento
è stato la tappa di un significativo percorso di attenzione rivolta alla parità di genere “al
femminile” dove l’impegno alla par condicio è promosso attraverso azioni concrete, come
l’accordo sulla conciliazione di
tempi vita e lavoro, siglato di
recente con le rappresentanze
sindacali, che mira a sostenere
attraverso la flessibilità degli
orari una qualità della vita attenta alla dimensione professionale e personale dei dipendenti.
Ai soci e clienti di Banca Etica
viene richiesta medesima attenzione alla parità di genere,
al coinvolgimento dei soggetti portatori di interesse delle
varie associazioni, cooperative, realtà che accompagniamo,
sosteniamo e finanziamo. Raccogliamo questi dati tramite la
“valutazione socio ambientale”: un percorso che affianca la
Il CdA di Banca Etica
2
classica istruttoria sulla sostenibilità economica dei progetti
con lo scopo di sostenere quelle realtà che si impegnano nei
valori della partecipazione, a
della parità di genere, dell’attenzione al territorio e all’ambiente.
Le organizzazioni del no profit e del profit responsabile –
soprattutto nel campo educativo e sanitario – presentano
una fotografia ove la maggioranza dei lavoratori coinvolti
sono donne mentre il management e la governance vengono
gestiti con una scarsa percentuale da donne a cui “tradizionalmente” non vengono affidati i ruoli di maggiore responsabilità.
Eppure i dati pubblicati da
Banca d’Italia nell’Indagine
Congiunturale sulle micro e
piccole imprese femminili
condotta sul I trimestre del
2013, evidenziano come nelle
aziende gestite da donne sia
minore il tasso di sofferenza,
maggiore il ricambio generazionale, più alta la partecipazione. Anche la percentuale
di finanziamenti non solo
concessi ma anche richiesti
dalle imprese al femminile risulta inferiore. Uno studio effettuato alcuni anni fa dalla
World Values Survey fa emergere quanto pesino pregiudizi
presenti nella società, come il
maggior diritto di un uomo
ad avere un lavoro se i posti
sono scarsi, la maggiore importanza di un’istruzione universitaria per i ragazzi, la superiorità degli uomini nei
ruoli di vertice, l’attribuzione
alle donne di ruoli tradizionali nella cura della casa: quanto
più diffuse sono queste convinzioni, tanto minore è la
probabilità delle donne di
partecipare al mercato del lavoro.
Quali sono le strade da percorrere nel prossimo futuro per ricercare un cambiamento? Sicuramente bisognerà agire sul
piano culturale intervenendo
sui pregiudizi valoriali e sulle
“cattive prassi”, sul rafforzamento delle competenze professionali delle donne, sulle politiche nazionali e regionali per
rimuovere gli ostacoli alla parità effettiva dei generi.
Banca Etica con un CDA a
maggioranza femminile e gli
accordi sindacali di conciliazione ha avviato un percorso
significativo di confronto e
condivisione tra le socie volontarie, dipendenti e consigliere della banca.
3. Banca Etica per l’economia sociale al femminile
bri differenti». La percentuale,
si legge nello studio, scende
ancora se si considerano gli
amministratori delegati: le
donne sono il 9,3% del totale,
anche in questo caso con un’evoluzione lentissima (erano il
9% nel 2008).
BANKITALIA:
«Poche donne ai vertici delle
aziende e delle banche italiane»
Le donne ai vertici di aziende,
banche e delle società quotate sono ancora delle mosche
bianche e solo il varo della legge
per le quote rosa nelle imprese
presenti in Borsa ha accelerato
la crescita della componente
femminile.
è quanto si legge nello studio
della Banca d’Italia dedicato a
“Le donne e l’economia italia-
na” secondo cui nelle società
italiane con oltre 10 milioni
di fatturato le donne presenti
in CdA sono nel 2011 il 14,5%
contro il 13,7% del 2008.
«Una situazione che mostra
un’evoluzione molto lenta –
spiega la ricerca – non dissimile da quella di altri Paesi, che
solo con rilevanti forzature
sembra evolvere verso equili-
Composizione dei CdA delle maggiori aziende italiane
STUDIO
Se si considera poi il settore
bancario la presenza femminile ai vertici (nei ruoli di Direttore generale, membro del
Consiglio di Amministrazione,
membro del Collegio sindacale) è ancora più contenuta, raggiungendo il 7% nel 2010.
Ancora minore era la presenza
nei CdA delle società quotate in
borsa fino a pochissimi mesi fa.
Le donne erano il 4,5% nel
2004 e il 6,6% nel 2010. Si
trattava per circa il 50 per cento di donne collegate al controllante da legami di parentela. A novembre 2012, con l’ingresso della legge sulle quote
rosa, il 66% delle società aveva almeno una donna e il 24%
era già in linea con le previsioni della legge (almeno il 30%
dei Consiglieri di Amministrazione del genere meno rappresentato).
Composizione dei CdA delle banche italiane
14,5%
7%
85,5%
93%
composizione del CdA di Banca popolare Etica
54%
donne
uomini
46%
Dati di Banca d’Italia
3
4. Banca Etica per l’economia sociale al femminile
In questa pubblicazione abbiamo raccolto le storie di alcune delle realtà finanziate da Banca Etica
particolarmente significative sul piano della parità di genere! Sono imprese sociali create e guidate
da donne e organizzazioni di tutela delle donne in condizione di fragilità
BARI: Il Centro di documentazione e Cultura delle donne
Tra le realtà finanziate da Banca Etica spiccano i progetti selezionati per la loro capacità di avere grosse
ricadute culturali sul territorio. è il caso ad esempio
del piccolo finanziamento erogato di recente a favore
del Centro di Documentazione e Cultura delle Donne
di Bari (www.cdcdonne.com), un’associazione noprofit che si occupa dal 1987 di promuovere il cambiamento culturale profondo nel rapporto fra i sessi
e la diffusione del patrimonio di
esperienze, idee e conoscenze prodotto dalle donne.
Numerosi sono gli eventi promossi dal Centro: seminari, dibattiti
pubblici, mostre, rassegne cinematografiche. Recente l’incontro
“Nel segno di Ipazia - le donne e i
saperi, prima ediz. del Festival delle donne”.
Accanto a queste iniziative si è attivato, soprattutto negli ultimi anni,
un forte impegno in vari contesti
lavorativi (scuola, università) e avviate attività di
formazione in istituzioni
come la Casa Circondariale
di Bari.
Il Centro di Documentazione e Cultura delle Donne è
attualmente impegnato
come partner nel progetto
Patti di genere promosso
da Legacoop, il cui obiettivo riguarda una rielaborazione/ripensamento delle
politiche di gestione del
Comune di Bari in termini
di organizzazione dei tempi, dei servizi e in risposta
ai bisogni del territorio, soprattutto nei confronti di
categorie sociali svantaggiate, in modo particolare le
donne dei quartieri periferici e le donne di vecchia e
nuova immigrazione.
www.cdcdonne.com
Sinnos, libri che lasciano il segno!
Fin dagli inizi, con la storica collana I Mappamondi, che ha reso
protagonisti i primi immigrati
arrivati nel nostro paese (era il
1990), attraverso le loro storie
di vita narrate in doppia lingua
ai bambini italiani e stranieri che
cominciavano a sedere agli stessi
banchi di scuola.
Organigramma tutto al femminile (almeno nei ruoli di coordinamento!) per una delle storiche cooperative sociali di Roma,
socia e cliente di Banca Etica: la
Sinnos Editrice.
La Sinnos è nata nel carcere romano di Rebibbia, nel 1990, un
luogo rimosso, dimenticato – oggi drammaticamente sovraffollato – dove spesso si arriva per
ignoranza. Forse è anche per questo che le socie credono tenacemente nei libri e nella lettura.
Oggi la Sinnos è dunque una casa
editrice, ma anche molto altro!
4
Negli anni, si sono aggiunte altre
collane: tanti libri che lasciano segni, aggiungono senso, significato, immaginazione, punti di vista
diversi. Per dare gambe forti al futuro. Perché se il futuro sono i ragazzi sta agli adulti offrir loro tutti gli strumenti affinché possano
crescere sapienti, capaci di pensare e immaginare, con menti libere.
E allora la Sinnos ha voluto dire
con chiarezza che le regole condivise sono indispensabili per crescere insieme e ha creato la collana Nomos che – in diversi volumi
– spiega ai ragazzi la Costituzione,
i diritti dei bambini e quelli dei lavoratori… e anche la Finanza Etica
grazie a Chiara e l’uso responsabile
del denaro realizzato in collaborazione con Banca Etica!
Il catalogo Sinnos è ricco anche
di storie, fiabe, leggende. Per narrarle scelgono con cura non solo
le parole – dando a volte testimonianza delle lingue d’origine – ma
anche le immagini: tratti e colori,
che sono un secondo linguaggio
capace di raccontarle.
La Sinnos cerca e trova autori che
sanno raccontare storie con la vita
dentro: avventure, difficoltà, emozioni mescolate ai valori importanti
per crescere: solidarietà, accoglienza, amicizia, cultura, capacità
di scegliere, di cambiare, di non arrendersi… E lo fa per i piccoli e per
i più grandi. E anche per i lettori
“pigri” o con difficoltà di lettura, a
cui è dedicata una collana e un font,
leggimi!: perché leggere sia davvero
un diritto per tutti.
E per restare in tema di parità di
diritti… una della ultime creazioni
della Sinnos è Cattive Ragazze: una
raccolta di avvincenti biografie di
15 donne audaci e creative che hanno fatto la storia.
www.sinnos.org
5. Banca Etica per l’economia sociale al femminile
Siracusa: una cooperativa di donne
per il bioturismo in Sicilia
Un’impresa siciliana tutta al femminile che promuove il turismo sostenibile e di qualità. E che da sempre ha scelto la finanza etica.
«Cogliere i paesaggi siciliani con la lentezza della
curiosità e dello stupore, per esperienze fuori dai
luoghi comuni»: con questa frase la cooperativa Bioturismo ci accoglie sul suo sito e ci anticipa la sua
filosofia turistica.
Bioturismo nasce ed è gestita da otto donne siciliane
del siracusano con la voglia di far conoscere la Sicilia
e promuovere un turismo sostenibile e slow. Non è
solo un’agenzia di viaggi, ma un’impresa che offre
un ventaglio di servizi: dalle visite guidate ai percorsi enogastronomici, dal trekking e mountain bike al
pescaturismo.
Ma non solo, la cooperativa offre anche percorsi per
le scuole, come le attività “Ti presento Archimede”
,un gioco interattivo che fa sperimentare ai ragazzi
le più importanti scoperte del matematico siracusano, e “La gara dei ricicloni” per imparare, giocando,
buone regole e stili di vita sostenibili.
Da sempre socia e cliente di Banca Etica, Bioturismo ha
anche contribuito all’avvio del progetto “Eremo”, per la
realizzazione di una struttura ricettiva, un ristorante, degli spazi convegnistici e delle proposte culturali
nell’Eremo Madonna delle Grazie ad Avola Antica. Una
struttura anch’essa gestita da una società di donne,
socia e cliente di Banca Etica,
secondo principi di sostenibilità, qualità, equità.
Proprio qui, grazie alla relazione con Economia di Comunione, nel 2012 si è svolto il primo
Laboratorio di Economia Civile organizzato insieme a Banca Etica, un percorso che ha
portato alla nascita di Avolab,
l’associazione che promuove la
riflessione e lo sviluppo dell’Economia Civile e della Finanza
Etica in Sicilia.
www.bioturismosicilia.com
Pangea, dall’Afghanistan all’Italia
Contro ogni violenza e per la promozione economica e sociale delle donne
La Fondazione Pangea Onlus è
un’organizzazione no profit che dal
2002 lavora per favorire condizioni di sviluppo economico e sociale
delle donne e delle loro famiglie attraverso l’istruzione, l’educazione
ai diritti umani, la formazione professionale, l’educazione igienicosanitaria e alla salute riproduttiva
e la microfinanza, per la creazione
di attività generatrici di reddito.
però, essere donna significa essere vittima di situazioni politiche
instabili, di precetti religiosi e di
pregiudizi sociali. Pangea non è
solo denuncia: è soprattutto azione. Perché è importante aiutare
ogni donna a costruire una vita ricca di certezze e di speranze per se
stessa e per la comunità in cui vive.
Perché una Donna può diventare
una moltiplicatrice di Pace.
Pangea opera in Italia, Afghanistan
e India in collaborazione con associazioni e gruppi locali di donne
che condividono la volontà di un’azione efficace che renda le donne
protagoniste del loro stesso percorso di riscatto economico e sociale e
che favorisca la loro partecipazione
attiva allo sviluppo della comunità
di appartenenza e dell’intero Paese.
Perché una donna è una moltiplicatrice di benessere nella società in
cui vive, è il nodo di una rete sociale e di solidarietà. Troppo spesso,
Il Programma Italia di Pangea è
nato nel 2008 e da allora ha coinvolto 889 donne, assistite dai centri antiviolenza oppure che hanno
ricevuto orientamento o informazioni. In Italia, Paese tra gli otto più
sviluppati del mondo, la violenza di
genere è ancora una piaga che colpisce moltissime donne. La prima
indagine Istat (2006) riguardante
il fenomeno della violenza fisica e
sessuale ha stimato in 6 milioni
743mila il numero delle donne –
tra i 16 e i 70 anni – che sono state
vittime di violenza fisica o sessuale
nel corso della propria vita. E i casi
non denunciati sono molti di più.
Malgrado il riconoscimento delle
dimensioni preoccupanti del fenomeno e le politiche attuate nell’arco
degli ultimi decenni dallo Stato Italiano, le misure messe in atto non
sono a oggi ancora sufficienti per
affrontare e risolvere il problema.
Grazie all’esperienza maturata negli
anni, Fondazione Pangea ha avviato
un programma integrato di supporto informazione, prevenzione e
contrasto alla violenza domestica.
Informa attraverso il forum del sito
www.sportelloantiviolenza.org,
attraverso cui è possibile ricevere
informazioni e indicazioni, in forma anonima, sulle questioni legali,
psicologiche e sanitarie legate alla
violenza.
Accoglie, in collaborazione con alcuni centri antiviolenza, le donne
vittime di violenza offrendo loro
un percorso di riabilitazione, aiutandole a recuperare il legame genitoriale con i figli testimoni delle
violenze in modo che possano superare il trauma insieme.
Permette alle donne inserite nel
programma di ricostruire una vita
socio-lavorativa attraverso strumenti che permettono di valorizzare le competenze di ognuna e
grazie al microcredito, attuato in
convenzione con Banca Etica.
www.pangeaonlus.org
5
6. Banca Etica per l’economia sociale al femminile
Cooperativa Allevatrici Sarde
Imprenditoria, cultura e solidarietà dal 1962
La Cooperativa Allevatrici Sarde (CAS) nasce a Oristano l’8 agosto 1962, grazie all’intraprendenza di un piccolo gruppo di donne rurali che decide di darsi un’opportunità di crescita personale e professionale.
All’inizio avviano un’attività di allevamento razionale
di animali da cortile, finalizzata all’autoconsumo e al
piccolo commercio. Ma ben presto la forte concorrenza
dei grossi allevamenti spinge la CAS a cercare un’altra
strada, diventando cooperativa di consumo – un’attività che si è sviluppata con successo in oltre 50 anni,
nella continuità dello spirito solidaristico delle origini
unito a una crescita che ha
portato con sé numeri, competenze e attività.
Alla fine degli anni Settanta,
le donne di CAS introducono
l’Agriturismo in Sardegna:
lo concepiscono come fonte
di reddito e come esperienza che le arricchisce in senso
più ampio. Il contatto con gli
ospiti che vengono “da fuori”
permette di conoscere aspetti culturali diversi dai propri,
usanze, idiomi linguistici, «di viaggiare per il mondo
stando comodamente sedute sulla poltrona di casa
propria».
Nel 2001 la Cooperativa avvia anche un laboratorio
di panificazione e produzione di dolci tipici sardi. Nel
2010 entra nel gruppo Coop Italia. Oggi la CAS ha 22
punti vendita, un fatturato annuo di circa undici milioni di euro e, con le sue 10.800 socie, è la più grande
cooperativa femminile d’Europa.
L’incontro valoriale con Banca Etica si è concretizzato,
tra l’altro, nel finanziamento erogato per la realizzazione di quattro impianti fotovoltaici, una scelta di sostenibilità ambientale che testimonia lo sguardo rivolto al
futuro di questa Cooperativa.
Nel 2012, in occasione del 50° compleanno, la Cooperativa Allevatrici Sarde ha ripercorso la sua storia, con
la mostra di foto e video “Mancai Barrosas” - letteralmente “ancora convinte”. Attraverso i volti delle sue socie, ha ribadito la tenacia e la fiducia delle donne della
CAS – donne, figlie e nipoti di quell’originario gruppo
di casalinghe rurali – nel loro progetto imprenditoriale.
www.coopallevatricisarde.it
A Roma la cooperativa L’Accoglienza offre una casa
e un lavoro alle ragazze madri
mia, un laboratorio di
artigianato solidale per
favorire l’occupazione.
È iscritta all’albo delle
Cooperative sociali della Regione Lazio e collabora attivamente con
servizi sociali dei Municipi e dei Comuni che
richiedono inserimenti
nelle case famiglia.
La Cooperativa l’Accoglienza Onlus
è nata nel 1990 per sostenere la nascita di Casa Betania: una casa famiglia per l’accoglienza di bambini
e donne in difficoltà. L’obiettivo è
diffondere la cultura dell’accoglienza e della famiglia solidale e radunare le energie per dare vita ad una
casa famiglia.
Cooperativa l’Accoglienza e Casa Betania sono
un binomio indissolubile ma con compiti e
vocazioni distinte: da
un lato Casa Betania,
casa famiglia che ha cercato e cerca
sempre di essere attenta ai bisogni di coloro che incontra lungo il
cammino. Dall’altra la Cooperativa
che ha offerto e offre strumenti,
professionalità (e contenitore giuridico) adeguato per provare a elaborare risposte adeguate ai bisogni
analizzati.
Oggi, oltre a quattro case famiglia,
gestisce servizi a favore dell’integrazione e dell’autonomia della
donna che vive situazioni di disagio sociale. I principali di questi
servizi sono un centro diurno per
bambini 0-3 anni, diversi appartamenti per percorsi di autono-
Dal cuore accogliente di Casa Betania sono nati e si sono sviluppati
i progetti legati all’accoglienza: la
Cooperativa gestisce oggi quattro
case famiglia. Oltre a Casa Betania
che proseguirà nell’accoglienza di
bambini (0-9 anni) collocati su indicazione dei Servizi sociali, ci sono
6
altre due case famiglia per l’accoglienza di bimbi disabili e la Casa
di Marta e Maria per l’accoglienza
di gestanti e mamme in difficoltà.
Un progetto che si è sviluppato
notevolmente negli ultimi anni è
quello del laboratorio “Da Tutti i
Paesi”. Si tratta di un laboratorio
artigianale solidale, che intende
offrire a donne e madri immigrate
e italiane in uscita dalla casa famiglia un’opportunità di lavoro creativo, un’occasione di partecipazione sociale, una possibilità per valorizzare la tradizione e la ricchezza
artistica e culturale di cui queste
donne sono portatrici. “Da Tutti i
Paesi” è luogo di incontro e laboriosità, un’esperienza di convivenza e
cooperazione tra persone di provenienze diverse per nazionalità,
cultura, religione.
Il laboratorio inoltre, nelle sue creazioni artigianali, attraverso l’acquisto e l’uso di materie prime e semilavorati solidali, sceglie di sostenere
progetti di solidarietà e giustizia del
Nord e Sud del mondo e di promuovere la crescita di una cultura e di
un’economia responsabile.
Collabora con le botteghe del commercio equo e solidale e con cooperative che operano nel sociale,
come la Stelletta, Eugea, Esprit
Equo, Ctm, Equoland e AltraQualità; sostiene progetti a favore
dell’Indonesia e del San Salvador,
della Colombia e dell’India, del
Kenya. I prodotti del laboratorio
sono realizzati artigianalmente,
con tecniche e materiali ecocompatibili e sostenibili, dall’origine
rintracciabile, e sono venduti a un
prezzo trasparente ed equo.
Nel laboratorio “Da tutti i Paesi”
lavorano oggi quindici donne
che attraverso l’attività artigianale
sostengono la propria famiglia. A
loro è garantita una equa retribuzione, un’adeguata formazione e
un ambiente lavorativo sereno.
www.coopaccoglienza.it
7. Banca Etica per l’economia sociale al femminile
GOAP
Riconoscere e affrontare la violenza sulle donne
tramite l’accoglienza e la riconoscenza
G.O.A.P. Onlus è un’associazione nata nel 1998 per offrire
aiuto concreto alle donne che
vivono situazioni di violenza,
sia all’interno che all’esterno
della famiglia. Goap – compagna di cammin o storica per Banca popolare Etica
- offre ospitalità temporanea a donne con o senza figli che vogliono allontanarsi da una minaccia. Goap
contribuisce anche alla diffusione di conoscenze e
documentazioni relative al fenomeno della violenza
contro le donne. Dal 1999, l’associazione GOAP gestisce il primo centro antiviolenza a Trieste in convenzione con la Provincia e il Comune di Trieste e
altri Comuni limitrofi, in collaborazione con l’Asl1
Triestina, ottenendo un ampio riconoscimento istituzionale per i suoi servizi alla comunità.
Nel 2004, il centro antiviolenza si è trasferito nell’attuale sede di Via S. Silvestro 5 ed è un luogo in cui
le donne che subiscono violenza trovano uno spazio
di ascolto, di condivisione e di sostegno delle loro
scelte nel rispetto della segretezza e dell’anonimato.
La struttura è composta da un centro d’accoglienza
pubblico – che solo nel 2009 è stato contattato da
222 donne - e da due appartamenti per l’ospitalità, uno per le
emergenze dove convivono oggi
9 donne con 9 minori ed uno per
ingressi programmati, la casa la
casa rifugio segreta per donne in
situazioni di particolare gravità
e/o prive di altre soluzioni abitative idonee, che accoglie oggi 7
donne e 7 minori.
Presso il acentro antiviolenza lavorano sei operatrici
e diverse volontarie, socie dell’Associazione, che offrono la loro collaborazione per tutte le attività del
centro.
www.goap.it
Cooperativa sociale E-sfaira
Con il progetto “Donne&Lavoro” punta sull’autonomia
campo dell’educazione con percorsi innovativi e finalizzati a
potenziare tutte le risorse personali. Oggi è attiva nel campo
dell’Educazione, della disabilità,
dei percorsi di cittadinanza attiva
per persone di origine straniera e
del rapporto tra donne e lavoro.
La cooperativa E-sfaira nasce nel
2011, dall’esperienza dell’Associazione omonima che ha realizzato progetti educativi e sociali
nel territorio padovano dal 2003,
distinguendosi per la particolare
attenzione alla progettualità dedicata ad ogni persona coinvolta,
per l’attivazione di un efficace
lavoro di rete con i soggetti del
territorio e per l’impronta ecosistemica su cui si è fondata ogni
azione socio-educativa.
La cooperativa apre gli orizzonti
a nuove progettualità rivolte ai
bambini, ai ragazzi, alle famiglie
del territorio, con particolare
interesse alla dimensione inclusiva, consolidando e allargando
la rete di alleanze con gli enti
locali, con il mondo della scuola,
dell’Università, con soggetti pubblici e privati con i quali collabora
per costruire servizi innovativi
nell’ambito sociale ed educativo.
La cooperativa E-Sfaira nasce
come aps nel 2003 e opera nel
In particolare Donne & lavoro è
un progetto per la realizzazione di un centro per il sostegno
dell’autonomia personale e della
crescita professionale delle donne
“più vulnerabili”: le donne sole, le
donne in situazione di povertà e
le donne migranti, con particolare attenzione per le mamme.
E-sfaira, dal 2003 al 2011 associazione prima ed oggi cooperativa sociale, lungo questo arco
di tempo ha conosciuto moltissime donne/mamme e raccolto
storie che parlano di successi,
ma anche di situazioni di disagio, della percezione di un senso
di estraneità ed impotenza che
sfocia in isolamento sociale ed
emarginazione quando non viene superato.
I racconti parlano “della difficoltà di farsi accettare, di capire e
poter essere capite” della messa
in discussione della loro identità
che le lascia spesso con un senso
di smarrimento ed estraneità,
della fatica di vivere la maternità
in condizione di solitudine, senza
l’aiuto di un compagno e/o della
propria famiglia di origine.
in un percorso articolato di relazione, conoscenza e formazione.
Le problematicità si accentuano
quando le donne sono persone
immigrate.
• rafforzare le relazioni tra le donne e renderle effettivamente un
gruppo di auto-aiuto;
In questo caso il disagio non è dovuto soltanto a motivi linguistici
a culturali, ma spesso anche alla
mancanza di informazione o alla
scarsità di mezzi e strumenti per
fronteggiare tale situazione di disagio. Oltre al supporto linguistico e culturale è necessario quello
logistico in materia sanitaria,
scolastica e normativa e quello di
accompagnamento alla formazione ed alla ricerca di un lavoro.
• restituire loro l’idea del far parte di una comunità;
Le attività previste dal progetto
mirano a coinvolgere le donne in
difficoltà e/o le donne migranti
Il percorso, articolato in attività
diversificate, ha la finalità di:
• renderle consapevoli delle proprie potenzialità;
• valorizzarne le competenze, le
tradizioni e le esperienze;
• sviluppare nelle donne la capacità di agency.
L’obiettivo che il progetto si pone
sul lungo periodo è il conseguimento dell’empowerment da parte delle donne coinvolte.
www.esfaira.it
7
8. Banca Etica e Finanza al Femminile
Flo
è nato da quattro donne il concept store di moda e design
dove il made in Italy diventa solidale
La Cooperativa FLO di Firenze – socia e cliente di
Banca Etica – è nata all’inizio del 2010 da quattro
giovani donne fiorentine. È una boutique di moda
solidale nel centro storico di Firenze, a due passi da
Ponte Vecchio.
Flo è un universo sfaccettato che ha deciso di scommettere sull’idea che qualità ed etica possano viaggiare sullo stesso binario, senza per questo rinunciare all’eleganza. È una sfida molto attuale quella
su cui il concept store ha deciso di
investire tutte le sue energie: si
può essere la vetrina di un mondo
più attento e consapevole senza
rinunciare allo stile? La risposta è
sì. Facendo scelte mirate, valutando i prodotti, valorizzando i giovani creativi, dando spazio a manifatture di nicchia ma soprattutto impegnando il proprio tempo
in una ricerca continua e costante.
Flo ha avviato diverse collaborazioni, da una parte per favorire l’impiego di personale svantaggiato e gli inserimenti terapeutici, dall’altra quelle che gettano
ponti verso designer emergenti, piccole aziende
sparse sul territorio nazionale e altri social business,
realtà che lavorano alle creazione di abbigliamento,
accessori e complementi d’arredo su scala ridottissima, utilizzando solo materiali di prima scelta o di
riciclo e creando prodotti finiti che sono quasi sempre pezzi unici.
Flo è un social business (cooperativa sociale di tipo
B-Onlus) che, offrendo opportunità lavorative a persone svantaggiate, intende proporre un altro tipo di
acquisto, un acquisto critico, basato sulla qualità
del prodotto e soprattutto sulla dignità del lavoro
necessario per crearlo. Il made in Italy si sposa con
un nuovo modo di fare imprenditoria che ha come
obiettivo la solidarietà e la promozione umana.
Lo shopping da Flo diventa trasparente, consapevole e critico, nella misura in cui al cliente viene
data la possibilità di conoscere da vicino chi produce e come produce, presentando ogni prodotto
con la sua storia e la sua ricerca ricca di significato.
Il concept del negozio Flo è quindi quello di spaziare
dalla moda al design, dall’arte alla ricerca di nuovi
talenti, dall’artigianalità locale a progetti di collaborazione internazionali, e creare reali opportunità di
lavoro per persone in difficoltà.
www.flo-firenze.org
APèZIE
Serenella, orgogliosa di produrre pappa reale “biologica”
nonostante le intimidazioni e la concorrenza dall’estero
L’incontro fra passione per il mondo degli insetti e della natura,
esperienza nel campo della ricerca
entomologica e voglia di creare lavoro in un territorio che di lavoro
ne offre troppo poco, fa nascere
Apèzie, un’azienda apistica.
L’imprenditrice è Serafina Di
Gioia, per tutti Serenella, che
racconta: «Ho incontrato molti
ostacoli: per ben due volte il campo
su cui avevo le arnie è stato oggetto
di incendi dolosi, ma il desiderio
di realizzare il mio progetto ha
avuto sempre la meglio. Nel 2011,
grazie anche al sostegno di Banca
Etica che mi ha concesso la fidejussione necessaria, sono riuscita ad
accedere a “welfare to work” una
linea di finanziamento della regione puglia per l’avvio di attività
d’impresa».
S
tampato nel settembre 2013 / MV010
Stampa: Publistampa Arti Grafiche.
Carta riciclata 100% macero,
inchiostri con solventi a base vegetale,
8
Ora Serenella ha un piccolo allevamento a Gioia del Colle (Bari) e si
dedica principalmente alla produzione di pappa reale e, in parte di
miele.
«Ogni anno ho in programma di aumentare e diversificare la produzione – racconta Serenella - ma ogni
anno ho qualcosa da migliorare e
l’aumento di produzione passa in secondo piano. Probabilmente la mia
rimarrà sempre una piccola azienda, ma preferisco puntare più sulla
qualità del prodotto che sulla quantità. Naturalmente, la mia pappa
reale ha la certificazione biologica».
mano d’opera costa pochissimo
e di conseguenza anche la pappa
reale. Nella pappa reale d’importazione, però, non si hanno garanzie sulla qualità del processo
produttivo. Alcuni paesi che vantano grandi produzioni di pappa
reale, infatti, hanno una legisla-
zione in campo agricolo meno
restrittiva che in Italia, cosa che
permette l’utilizzo di prodotti non
adoperati nel nostro paese perché
considerati nocivi. Peccato che
sull’etichetta non sia obbligatorio
scrivere il paese di produzione…
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Serenella conosce le difficoltà del
suo mestiere, ma non si lascia spaventare: solo il 3-4% della pappa
reale che si consuma in Italia è
di produzione nazionale, il resto
viene importato da paesi dove la
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