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LEZIONE DI STORIA DELL’ARTELEZIONE DI STORIA DELL’ARTE
LEON BATTISTA ALBERTILEON BATTISTA ALBERTI
( 1404 – 1472)
Fu architetto, scrittore, matematico, crittografo, Fu architetto, scrittore, matematico, crittografo, 
linguista, linguista, 
filosofo, musicista e archeologo:filosofo, musicista e archeologo:
una delle figure artistiche piùuna delle figure artistiche più
poliedriche del Rinascimento.poliedriche del Rinascimento.
Un suo costante interesse era la ricerca delle regole, teoriche o pratiche,
in grado di guidare il lavoro degli artisti. Nelle sue opere menzionò alcuni
canoni, come ad esempio:
nel De statua espose le proporzioni del corpo umano,
nel De pictura fornì la prima definizione della prospettiva scientifica
nel De re aedificatoria descrisse tutta la casistica relativa all'architettura
moderna, sottolineando l'importanza del progetto e le diverse tipologie di
edifici a seconda della loro funzione.
Studiò a Venezia e Padova (ove fu allievo di G. Barzizza) e quindi a Bologna
dove (1428) conseguì la laurea in diritto canonico; alla corte di Eugenio IV,
che seguì nelle varie tappe del suo avventuroso pontificato, ebbe numerosi
incarichi e poté godere di benefici ecclesiastici.
Alla sua formazione ed esperienza letteraria è strettamente legata
l’ attività artistica e progettuale, per la quale ebbe grande importanza il suo
soggiorno a Roma, di cui prese a studiare le rovine antiche, misurandole
secondo il metodo appreso dal Brunelleschi, ma apprezzandole soprattutto
da un punto di vista umanistico.
Un risultato ne fu la scrittura di una latina Descriptio urbis Romae,
In questo piccolo libro descrive come misurare le distanze tra gli
edifici di Roma e come tracciarne la posizione su una mappa. In
figura si può vedere il cerchio che Alberti delinea per circondare la
città, in modo che tutti i punti al suo interno possono essere
referenziati precisamente.
Arrivato a Firenze nel 1434,
l'Alberti si rese conto che
un'arte nuova vi era sorta,
rappresentata da innovatori
come Brunelleschi,
Donatello, Masaccio e Paolo
Uccello.
Assimila parte della cultura
fiorentina, cercando
d'inserirsi nell'ambiente
intellettuale e artistico della
città.
Di qui il trattato De pictura
(1435) da lui composto in
latino e poi tradotto in
volgare, e dedicato al
Brunelleschi, suo amico da
alcuni anni.
De pictura
Il codice contiene i principi del
disegno prospettico
elaborati da Alberti a
Firenze nel 1435. La figura
illustra il "modo optimo"
messo a punto dall’autore
per disegnare
correttamente in
prospettiva attraverso
l’intersezione della
piramide visiva.
Manoscritto cartaceo; 21,5x15,5 cm
Lucca, Biblioteca Governativa
Il De pictura rappresenta la teorizzazione della concezione dell'arte del
primo Rinascimento fiorentino, per cui essa non è più imitazione
naturale ma conoscenza della natura, fondata sul nuovo concetto della
prospettiva applicata scientificamente.
Dello stesso periodo è anche il De statua. Nel trattato definisce le misure
proporzionali del corpo umano utilizzando «il finitorium», uno strumento
inventato dall’Alberti simile all’orizzonte graduato, costituito da un disco da
porre sul capo con un regolo sporgente e un filo a piombo appeso, per
fornire allo scultore i punti di riferimento di un ideale cilindro da cui ricavare
la statua.
L'entusiasmo per l'arte
fiorentina si attenua col
ritorno a Roma nel 1434
Nel periodo seguente
maturano i suoi interessi
propriamente
architettonici, che lo
inducono a proseguire lo
studio delle rovine della
Roma classica, e
interessi per l'architettura
che diventeranno
prevalenti negli ultimi due
decenni della sua vita,
che tuttavia non
impedirono una
ricchissima produzione
letteraria.
Nel 1452 porta a
compimento il trattato
latino De re aedificatoria
completato dall'opuscolo
sui Cinque ordini
architettonici, dove
appare chiara la
reverenza per
l'insegnamento di
Vitruvio di cui conserva
la stesura del trattato in
dieci libri.
L'atteggiamento
dell'Alberti di fronte alla
"pratica" dell'architettura
è indice il fatto che egli
raramente diresse di
persona l'esecuzione dei
suoi progetti,
interessandosi
soprattutto alla loro
ideazione.
Il Tempio malatestiano
L'incarico, di ampliare e arricchire con un grande rivestimento
marmoreo l'esterno della chiesa di S. Francesco a Rimini, gli fu dato
da Sigismondo Malatesta.
Nel progetto che conosciamo attraverso la celebre medaglia del 1450
di Matteo de' Pasti, l'Alberti non tenne conto dell'interno,
e impresse all'esterno un poderoso senso di romanità:
nella facciata tre grandi archi, ispirati a quello d'Augusto in Rimini stessa,
e le colonne sorgenti da un alto stilobate;
in vetta, un ampio nicchione;
in ciascun fianco una serie di nicchie.
Il monumento rimase incompiuto, la
parte alta della facciata
non fu condotta a termine,
la cupola che doveva sorgere
all'incrocio del transetto con la navata
e che ne sarebbe stata il tratto saliente,
non fu mai eseguita.
Nei progetti delle chiese di S. Sebastiano (1460 circa) e di S. Andrea (circa
1470) di Mantova - elaborati nel periodo in cui l'Alberti divenne consigliere, in
materia d'architettura, di Ludovico Gonzaga - l'Alberti può sviluppare
unitariamente esterno e interno: nella prima chiesa, a croce greca, il
rapporto dei volumi interni sarà esemplare per il tipo della chiesa a pianta
centrale; nella seconda, costituita da una grande navata coperta da volta a
botte, con cappelle laterali, innovando nella tradizionale forma basilicale, l'A.
dà, com'è noto, il maggior contributo alla soluzione di quel tipo di chiesa che
diverrà poi usuale nella seconda metà del sec. 16°.
La chiesa di San Sebastiano
Era la cappella privata dei Gonzaga.
L'edificio fece da fondamento
per le riflessioni rinascimentali
sugli edifici a croce greca:
diviso in due piani, uno dei quali
interrato, con tre bracci absidati
attorno ad un corpo cubico
con volta a crociera; il braccio
anteriore è preceduto da
un portico, oggi con cinque
aperture.
La parte superiore della facciata,
spartita da lesene di ordine
gigante, ricorda un'elaborazione
del tempio classico,
con architrave spezzata,
timpano e un arco siriaco, a
testimonianza dell'estrema
libertà con cui l'architetto
disponeva gli elementi.
La basilica di Sant’Andrea
La chiesa a croce latina,
iniziata nel 1472, è a navata
unica coperta a botte con
lacunari, le cappelle laterali
a base rettangolare sono
inquadrate negli ingressi da
un arco a tutto sesto,
inquadrato da lesene
architravate. Il tema è
ripreso dall'arco trionfale
classico ad un solo fornice
come l'arco di Traiano ad
Ancona. La grande volta
della navata e quelle del
transetto e degli atri
d'ingresso si ispiravano a
modelli romani, come la
Basilica di Massenzio.
La basilica di
Sant’Andrea
Particolare importanza
riveste la facciata, dove
ritorna il tema dell'arco:
l'alta apertura centrale è
affiancata da setti murari,
con archetti sovrapposti
tra lesene corinzie sopra i
due portali laterali. Il tutto,
coronato da un timpano
triangolare a cui si
sovrappone, per non
lasciare scoperta l'altezza
della volta, un nuovo
arco. Questa soluzione,
permetteva anche
l'illuminazione della
navata. Sotto l'arco venne
a formarsi uno spesso
atrio, diventato il punto di
filtraggio dell’interno.
A Firenze lavorò come architetto soprattutto per Giovanni Rucellai,
ricchissimo mercante e mecenate, intimo amico suo e della sua famiglia.
Le opere fiorentine saranno le sole dell'Alberti a essere compiute prima
della sua morte.
Palazzo Rucellai
Il rinnovamento portato
dall'Alberti nel progetto di
palazzo Rucellai (1447-51
circa), deriva direttamente
dallo studio dei
monumenti romani, ed è
considerevole:
i pilastri dividono per la
prima volta la fronte di una
casa fiorentina in pause
regolari, chiudendo nei
loro intervalli le finestre dei
piani superiori, vaste e
maestose.
L'intervento di Leon battista Alberti consiste nella ridefinizione del prospetto
architettonico di più edifici accorpati, Ia facciata, posta su un basamento
che imita l'opus reticulatum romano, è formata da tre piani sovrapposti,
separati orizzontalmente da cornici marcapiano e ritmati verticalmente da
lesene di ordine diverso (la sovrapposizione degli ordini è di origine
classica come nel Colosseo o nel Teatro di Marcello, ed è quella teorizzata
da Vitruvio) al piano terreno lesene doriche, ioniche al piano nobile e
corinzie al secondo. Esse inquadrano porzioni di muro bugnato a conci
levigati, in cui si aprono finestre a forma di bifora nel piano nobile e nel
secondo piano. Le lesene decrescono progressivamente verso i piani
superiori, in modo da creare nell'osservatore l'illusione che il palazzo sia
più alto di quanto non sia in realtà. Al di sopra di un forte cornicione
aggettante si trova un attico, caratteristicamente arretrato rispetto al piano
della facciata.
Facciata di Santa Maria Novella
Su commissione di Rucellai, progettò anche il completamento della facciata
della basilica di Santa Maria Novella, rimasta incompiuta nel 1365 al primo
ordine di arcatelle, caratterizzate dall'alternarsi di fasce di marmo bianco e
di marmo verde, secondo la secolare tradizione fiorentina.
Per la facciata di S. Maria Novella, ideò la parte superiore, ricollegandovi
l'inferiore, cui aggiunse il portale. Chiuse l'ordine inferiore tra due robusti
pilastri che ripeté ai lati del portale; vi posò sopra un ricco cornicione e su
questo innalzò l'attico, di struttura assai originale, fiancheggiato da due
volute e sormontato da un timpano triangolare.
Secondo Rudolf Wittkower(storico dell'arte)
"L'intero edificio sta rispetto alle sue parti principali nel rapporto di uno a
due, vale a dire nella relazione musicale dell'ottava, e questa proporzione
si ripete nel rapporto tra la larghezza del piano superiore e quella
dell'inferiore". La facciata si inscrive infatti in un quadrato avente per lato la
base della facciata stessa. Dividendo in quattro tale quadrato, si ottengono
quattro quadrati minori; la zona inferiore ha una superficie equivalente a
due quadrati, quella superiore a un quadrato. Altri rapporti si possono
trovare nella facciata tanto da realizzare una perfetta proporzione.
Tempietto del Santo
Sepolcro
Con caratteri assolutamente
nuovi si presenta il tempietto
nella chiesa di San
Pancrazio a Firenze.
Datato 1467 è un'altra opera
per i Rucellai, costruito
secondo un parallelepipedo
spartito da paraste corinzie.
La decorazione è a tarsie
marmoree, con figure
geometriche in rapporto
aureo; le decorazioni
geometriche, come per la
facciata di Santa Maria
Novella, secondo l'Alberti
inducono a meditare sui
misteri della fede.
« Ci è un uomo che per la sua universalità parrebbe volesse
abbracciarlo tutto, dico Leon Battista Alberti, pittore, architetto,
poeta, erudito, filosofo e letterato »
(Francesco de Sanctis, Storia della letteratura italiana)
PRESENTAZIONE
a cura di
ANTONIO CURRELI

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Leon Battista Alberti

  • 1. LEZIONE DI STORIA DELL’ARTELEZIONE DI STORIA DELL’ARTE LEON BATTISTA ALBERTILEON BATTISTA ALBERTI ( 1404 – 1472) Fu architetto, scrittore, matematico, crittografo, Fu architetto, scrittore, matematico, crittografo,  linguista, linguista,  filosofo, musicista e archeologo:filosofo, musicista e archeologo: una delle figure artistiche piùuna delle figure artistiche più poliedriche del Rinascimento.poliedriche del Rinascimento.
  • 2. Un suo costante interesse era la ricerca delle regole, teoriche o pratiche, in grado di guidare il lavoro degli artisti. Nelle sue opere menzionò alcuni canoni, come ad esempio: nel De statua espose le proporzioni del corpo umano, nel De pictura fornì la prima definizione della prospettiva scientifica nel De re aedificatoria descrisse tutta la casistica relativa all'architettura moderna, sottolineando l'importanza del progetto e le diverse tipologie di edifici a seconda della loro funzione.
  • 3. Studiò a Venezia e Padova (ove fu allievo di G. Barzizza) e quindi a Bologna dove (1428) conseguì la laurea in diritto canonico; alla corte di Eugenio IV, che seguì nelle varie tappe del suo avventuroso pontificato, ebbe numerosi incarichi e poté godere di benefici ecclesiastici.
  • 4. Alla sua formazione ed esperienza letteraria è strettamente legata l’ attività artistica e progettuale, per la quale ebbe grande importanza il suo soggiorno a Roma, di cui prese a studiare le rovine antiche, misurandole secondo il metodo appreso dal Brunelleschi, ma apprezzandole soprattutto da un punto di vista umanistico.
  • 5. Un risultato ne fu la scrittura di una latina Descriptio urbis Romae, In questo piccolo libro descrive come misurare le distanze tra gli edifici di Roma e come tracciarne la posizione su una mappa. In figura si può vedere il cerchio che Alberti delinea per circondare la città, in modo che tutti i punti al suo interno possono essere referenziati precisamente.
  • 6. Arrivato a Firenze nel 1434, l'Alberti si rese conto che un'arte nuova vi era sorta, rappresentata da innovatori come Brunelleschi, Donatello, Masaccio e Paolo Uccello. Assimila parte della cultura fiorentina, cercando d'inserirsi nell'ambiente intellettuale e artistico della città. Di qui il trattato De pictura (1435) da lui composto in latino e poi tradotto in volgare, e dedicato al Brunelleschi, suo amico da alcuni anni.
  • 7. De pictura Il codice contiene i principi del disegno prospettico elaborati da Alberti a Firenze nel 1435. La figura illustra il "modo optimo" messo a punto dall’autore per disegnare correttamente in prospettiva attraverso l’intersezione della piramide visiva. Manoscritto cartaceo; 21,5x15,5 cm Lucca, Biblioteca Governativa
  • 8. Il De pictura rappresenta la teorizzazione della concezione dell'arte del primo Rinascimento fiorentino, per cui essa non è più imitazione naturale ma conoscenza della natura, fondata sul nuovo concetto della prospettiva applicata scientificamente.
  • 9. Dello stesso periodo è anche il De statua. Nel trattato definisce le misure proporzionali del corpo umano utilizzando «il finitorium», uno strumento inventato dall’Alberti simile all’orizzonte graduato, costituito da un disco da porre sul capo con un regolo sporgente e un filo a piombo appeso, per fornire allo scultore i punti di riferimento di un ideale cilindro da cui ricavare la statua.
  • 10. L'entusiasmo per l'arte fiorentina si attenua col ritorno a Roma nel 1434 Nel periodo seguente maturano i suoi interessi propriamente architettonici, che lo inducono a proseguire lo studio delle rovine della Roma classica, e interessi per l'architettura che diventeranno prevalenti negli ultimi due decenni della sua vita, che tuttavia non impedirono una ricchissima produzione letteraria.
  • 11. Nel 1452 porta a compimento il trattato latino De re aedificatoria completato dall'opuscolo sui Cinque ordini architettonici, dove appare chiara la reverenza per l'insegnamento di Vitruvio di cui conserva la stesura del trattato in dieci libri. L'atteggiamento dell'Alberti di fronte alla "pratica" dell'architettura è indice il fatto che egli raramente diresse di persona l'esecuzione dei suoi progetti, interessandosi soprattutto alla loro ideazione.
  • 12. Il Tempio malatestiano L'incarico, di ampliare e arricchire con un grande rivestimento marmoreo l'esterno della chiesa di S. Francesco a Rimini, gli fu dato da Sigismondo Malatesta. Nel progetto che conosciamo attraverso la celebre medaglia del 1450 di Matteo de' Pasti, l'Alberti non tenne conto dell'interno, e impresse all'esterno un poderoso senso di romanità: nella facciata tre grandi archi, ispirati a quello d'Augusto in Rimini stessa, e le colonne sorgenti da un alto stilobate; in vetta, un ampio nicchione; in ciascun fianco una serie di nicchie. Il monumento rimase incompiuto, la parte alta della facciata non fu condotta a termine, la cupola che doveva sorgere all'incrocio del transetto con la navata e che ne sarebbe stata il tratto saliente, non fu mai eseguita.
  • 13. Nei progetti delle chiese di S. Sebastiano (1460 circa) e di S. Andrea (circa 1470) di Mantova - elaborati nel periodo in cui l'Alberti divenne consigliere, in materia d'architettura, di Ludovico Gonzaga - l'Alberti può sviluppare unitariamente esterno e interno: nella prima chiesa, a croce greca, il rapporto dei volumi interni sarà esemplare per il tipo della chiesa a pianta centrale; nella seconda, costituita da una grande navata coperta da volta a botte, con cappelle laterali, innovando nella tradizionale forma basilicale, l'A. dà, com'è noto, il maggior contributo alla soluzione di quel tipo di chiesa che diverrà poi usuale nella seconda metà del sec. 16°.
  • 14. La chiesa di San Sebastiano Era la cappella privata dei Gonzaga. L'edificio fece da fondamento per le riflessioni rinascimentali sugli edifici a croce greca: diviso in due piani, uno dei quali interrato, con tre bracci absidati attorno ad un corpo cubico con volta a crociera; il braccio anteriore è preceduto da un portico, oggi con cinque aperture. La parte superiore della facciata, spartita da lesene di ordine gigante, ricorda un'elaborazione del tempio classico, con architrave spezzata, timpano e un arco siriaco, a testimonianza dell'estrema libertà con cui l'architetto disponeva gli elementi.
  • 15. La basilica di Sant’Andrea La chiesa a croce latina, iniziata nel 1472, è a navata unica coperta a botte con lacunari, le cappelle laterali a base rettangolare sono inquadrate negli ingressi da un arco a tutto sesto, inquadrato da lesene architravate. Il tema è ripreso dall'arco trionfale classico ad un solo fornice come l'arco di Traiano ad Ancona. La grande volta della navata e quelle del transetto e degli atri d'ingresso si ispiravano a modelli romani, come la Basilica di Massenzio.
  • 16. La basilica di Sant’Andrea Particolare importanza riveste la facciata, dove ritorna il tema dell'arco: l'alta apertura centrale è affiancata da setti murari, con archetti sovrapposti tra lesene corinzie sopra i due portali laterali. Il tutto, coronato da un timpano triangolare a cui si sovrappone, per non lasciare scoperta l'altezza della volta, un nuovo arco. Questa soluzione, permetteva anche l'illuminazione della navata. Sotto l'arco venne a formarsi uno spesso atrio, diventato il punto di filtraggio dell’interno.
  • 17. A Firenze lavorò come architetto soprattutto per Giovanni Rucellai, ricchissimo mercante e mecenate, intimo amico suo e della sua famiglia. Le opere fiorentine saranno le sole dell'Alberti a essere compiute prima della sua morte.
  • 18. Palazzo Rucellai Il rinnovamento portato dall'Alberti nel progetto di palazzo Rucellai (1447-51 circa), deriva direttamente dallo studio dei monumenti romani, ed è considerevole: i pilastri dividono per la prima volta la fronte di una casa fiorentina in pause regolari, chiudendo nei loro intervalli le finestre dei piani superiori, vaste e maestose.
  • 19. L'intervento di Leon battista Alberti consiste nella ridefinizione del prospetto architettonico di più edifici accorpati, Ia facciata, posta su un basamento che imita l'opus reticulatum romano, è formata da tre piani sovrapposti, separati orizzontalmente da cornici marcapiano e ritmati verticalmente da lesene di ordine diverso (la sovrapposizione degli ordini è di origine classica come nel Colosseo o nel Teatro di Marcello, ed è quella teorizzata da Vitruvio) al piano terreno lesene doriche, ioniche al piano nobile e corinzie al secondo. Esse inquadrano porzioni di muro bugnato a conci levigati, in cui si aprono finestre a forma di bifora nel piano nobile e nel secondo piano. Le lesene decrescono progressivamente verso i piani superiori, in modo da creare nell'osservatore l'illusione che il palazzo sia più alto di quanto non sia in realtà. Al di sopra di un forte cornicione aggettante si trova un attico, caratteristicamente arretrato rispetto al piano della facciata.
  • 20. Facciata di Santa Maria Novella Su commissione di Rucellai, progettò anche il completamento della facciata della basilica di Santa Maria Novella, rimasta incompiuta nel 1365 al primo ordine di arcatelle, caratterizzate dall'alternarsi di fasce di marmo bianco e di marmo verde, secondo la secolare tradizione fiorentina.
  • 21. Per la facciata di S. Maria Novella, ideò la parte superiore, ricollegandovi l'inferiore, cui aggiunse il portale. Chiuse l'ordine inferiore tra due robusti pilastri che ripeté ai lati del portale; vi posò sopra un ricco cornicione e su questo innalzò l'attico, di struttura assai originale, fiancheggiato da due volute e sormontato da un timpano triangolare.
  • 22. Secondo Rudolf Wittkower(storico dell'arte) "L'intero edificio sta rispetto alle sue parti principali nel rapporto di uno a due, vale a dire nella relazione musicale dell'ottava, e questa proporzione si ripete nel rapporto tra la larghezza del piano superiore e quella dell'inferiore". La facciata si inscrive infatti in un quadrato avente per lato la base della facciata stessa. Dividendo in quattro tale quadrato, si ottengono quattro quadrati minori; la zona inferiore ha una superficie equivalente a due quadrati, quella superiore a un quadrato. Altri rapporti si possono trovare nella facciata tanto da realizzare una perfetta proporzione.
  • 23. Tempietto del Santo Sepolcro Con caratteri assolutamente nuovi si presenta il tempietto nella chiesa di San Pancrazio a Firenze. Datato 1467 è un'altra opera per i Rucellai, costruito secondo un parallelepipedo spartito da paraste corinzie. La decorazione è a tarsie marmoree, con figure geometriche in rapporto aureo; le decorazioni geometriche, come per la facciata di Santa Maria Novella, secondo l'Alberti inducono a meditare sui misteri della fede.
  • 24. « Ci è un uomo che per la sua universalità parrebbe volesse abbracciarlo tutto, dico Leon Battista Alberti, pittore, architetto, poeta, erudito, filosofo e letterato » (Francesco de Sanctis, Storia della letteratura italiana)