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                                          Amedeo	
  Lepore	
  
Università	
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  Il	
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descrizione	
  delle	
  suddivisioni	
  economiche,	
  sociali	
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  psicologiche	
  della	
  società;	
  il	
  secondo,	
  invece,	
  
ignorando	
  assai	
  spesso	
  la	
  realtà	
  delle	
  cose	
  e	
  sos4tuendo	
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  essa	
  supposte	
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  arbitrarie	
  realtà,	
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  frequentemente	
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  La	
  formazione	
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  classe	
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  un	
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  Tu2avia,	
  non	
  credo	
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  presuntuoso	
  l’affermare	
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  teoria	
  
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  l’azione	
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  aiutare	
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  sorreggere	
  in	
  
maniera	
  quanto	
  più	
  consapevole	
  è	
  possibile,	
  il	
  misterioso	
  processo	
  di	
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  pensiero	
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realtà.	
  
                 	
  Solo	
  in	
  tal	
  modo,	
  le	
  grandi	
  corren4	
  poli4che	
  possono	
  acquistare	
  concretezza,	
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  pur	
  
adornandosi	
  di	
  quei	
  leggiadri	
  veli,	
  che	
  formano	
  il	
  tessuto	
  fondamentale	
  delle	
  ideologie,	
  riescono	
  
a	
  saggiare	
  vi2oriosamente	
  la	
  loro	
  forza	
  di	
  espansione	
  nel	
  mondo.	
  
                 	
  Questo	
  lavoro	
  di	
  autocoscienza	
  e	
  di	
  auto-­‐orientamento	
  è	
  poi	
  addiri2ura	
  urgente	
  per	
  le	
  
èlites	
  di	
  avanguardia	
  del	
  Mezzogiorno,	
  poiché,	
  in	
  ques4	
  prossimi	
  mesi,	
  esse	
  avranno	
  la	
  non	
  
invidiabile	
  responsabilità	
  di	
  decidere	
  il	
  des4no	
  dell’intero	
  popolo	
  meridionale,	
  forse	
  per	
  un	
  
periodo	
  di	
  tempo	
  tanto	
  lungo	
  quanto	
  quello	
  trascorso	
  dai	
  primordi	
  dell’unificazione	
  nazionale	
  
fino	
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  oggi”.	
  
	
  
(G.	
  Dorso,	
  Di#atura,	
  classe	
  poli0ca	
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  classe	
  dirigente,	
  Bari,	
  Laterza,	
  1986,	
  p.	
  7)	
  
L’Italia	
  tra	
  crisi	
  e	
  declino	
  
L’Italia	
  e	
  l’innovazione.	
  
Il	
  World	
  Knowledge	
  Compe44veness	
  Index	
  
	
  
Performance	
  dell’innovazione	
  nei	
  Paesi	
  europei	
  




Fonte:	
  Commissione	
  europea	
  (2009),	
  <www.proinno-­‐europe.eu/metrics>	
  
L’Italia	
  perde	
  compe44vità	
  
—  Nella	
  classifica	
  del	
  World	
  Economic	
  Forum	
  (rispetto	
  al	
  Growth	
  
    Competitiveness	
  Index)	
  l’Italia	
  nel	
  2005	
  “consolida”	
  il	
  47°	
  posto,	
  dietro	
  la	
  
    Grecia,	
  tutti	
  i	
  Paesi	
  dell’UE	
  15,	
  e	
  appena	
  avanti	
  il	
  Botswana	
  
—  Secondo	
  l’indice	
  di	
  Innovazione	
  della	
  Commissione	
  Europea,	
  nel	
  2005	
  l’Italia	
  
    permane	
  in	
  una	
  posizione	
  di	
  retroguardia,	
  inferiore	
  alla	
  media	
  dei	
  Paesi	
  UE	
  
    15	
  e	
  anche	
  UE	
  25.	
  
—  Le	
  stesse	
  valutazioni	
  sono	
  affermate	
  negli	
  studi	
  di	
  altri	
  Istituti	
  indipendenti	
  
    (come	
  la	
  Fondazione	
  Rosselli,	
  l’Economist	
  Intelligence	
  Unit,	
  …)	
  	
  che	
  
    classificano	
  l’Italia	
  sempre	
  dietro	
  i	
  maggiori	
  Paesi	
  Industrializzati	
  e	
  in	
  
    pericolosa	
  stasi	
  (se	
  non	
  in	
  regressione).	
  




                                                                                                                       11	
  
La struttura industriale del sistema economico italiano
     basata su molte piccole imprese è un limite?

Secondo taluni SI perché le imprese grandi trainano l’export e
l’innovazione
Secondo altri NO: il limite è dato dal fatto che le nostre piccole e
medie imprese devono specializzarsi e posizionarsi meglio sul
mercato.
OCCORRE DISTINGUERE A SECONDA DEI SETTORI:
-  nei settori high-tech e nei settori dove la dimensione, e le economie
di scala contano, conta la dimensione
-  laddove occorre forte specializzazione, qualità, design, creatività la
piccola impresa può essere competitiva e eventualmente connessa a
impresa più grandi.
Gli ostacoli all’innovazione
                                   delle Piccole Imprese

1.    la	
   difficoltà	
   ad	
   analizzare,	
   conoscere	
   e	
   valutare	
   il	
   ruolo	
   che	
   l’innovazione	
   tecnologica	
   può	
  
      svolgere	
   per	
   il	
   miglioramento	
   dei	
   processi	
   interni	
   e	
   nei	
   confronti	
   degli	
   interlocutori	
  
      esterni	
  con	
  l’aumento	
  della	
  produttività	
  e	
  della	
  competitività;	
  


2.    una	
  insufficiente	
  conoscenza	
  e	
  disponibilità	
  di	
  strumenti	
  e	
  finanziamenti	
  disponibili,	
  
      sia	
  in	
  termini	
  sostanziali	
  (incapacità	
  ad	
  individuare	
  progetti	
  adeguati	
  e	
  sostenibili),	
  sia	
  in	
  
      termini	
  formali	
  (modulistica,	
  tempistica,	
  adempimenti	
  formali);	
  


3.    l’assenza	
   di	
   una	
   fase	
   di	
   monitoraggio	
   e	
   valutazione	
   degli	
   investimenti	
   nella	
   fase	
   di	
  
      “cantiere”	
  e	
  nella	
  fase	
  di	
  “gestione”;	
  


4.    sul	
   fronte	
   della	
   “conoscenza”:	
   una	
   bassa	
   capacità	
   di	
   reperimento	
   degli	
   skill	
   necessari,	
  
      una	
   scarsa	
   propensione	
   alla	
   ricerca	
   e	
   sviluppo,	
   una	
   bassa	
   disponibilità	
   e	
   propensione	
  
      alla	
   collaborazione	
   con	
   altre	
   imprese,	
   con	
   il	
   mondo	
   accademico	
   e	
   con	
   i	
   centri	
   di	
  
      competenza	
  
Le	
  poli4che	
  di	
  sviluppo.	
  
Ricerca	
  e	
  innovazione	
  
per	
  la	
  compe44vità	
  
32	
  
Tre	
  Concetti	
  /	
  Obiettivi	
  perseguiti	
  dall’UE	
  
                              COESIONE
        Obiettivo politico che tutte le istituzioni sono chiamate a
       perseguire, allo scopo di ridurre le differenze tra i territori
       dell’UE e garantire livelli accettabili di crescita e sviluppo
                               equi per tutti

                         CONVERGENZA
      Processo di coinvolgimento di tutti gli operatori economici,
     in particolare impresa e mercato, e sociali all’elaborazione di
          un metodo che consenta di realizzare questi obiettivi

                         INTEGRAZIONE
   Sintesi, sotto una dimensione temporale, della coesione politica e
                      della convergenza ecomonica
La	
  “nuova”	
  strategia	
  di	
  Lisbona	
  
	
     	
  	
  

       LA CRESCITA ECONOMICA                                         L’OCCUPAZIONE




                                            occorre




                                             Conoscenza                   Elaborare politiche che
       Rendere l’Europa più capace                                    consentano alle imprese europee
                                        e innovazione devono
                di attrarre                                                  di creare nuovi e
                                     rappresentare il fulcro della
          investimenti e lavoro                                           migliori posti di lavoro
                                           crescita europea
Quadro Strategico Nazionale
           per la politica regionale di sviluppo 2007-2013

  LE PRIORITA’

Pesi percentuali delle dieci priorità del QSN
1. Miglioramento e valorizzazione delle risorse umane                                             9,0
         di cui: istruzione                                                                       5,0
2. Promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell'innovazione per la competitività 14,0
3. Uso sostenibile ed efficiente delle risorse ambientali per lo sviluppo                        15,8
         di cui: energia rinnovabile e risparmio energetico (interreg.)                           2,8
4. Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l'attrattività territoriale           8,8
         di cui: sicurezza (PON)                                                                  1,4
5. Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l'attrattività per lo sviluppo           9,0
         di cui: attrattori culturali, naturali e turismo (interreg)                              2,3
6. Reti e collegamenti per la mobilità                                                           17,0
7. Competitività dei sistemi produttivi e occupazione                                            16,0
8. Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani                                  7,2
9. Apertura internazionale e attrazione di investimenti, consumi e risorse                        1,2
10 Governance, capacità istituzionali e mercati concorrenziali e efficaci                         2,0
                                                                                         Totale 100,0
Quadro Strategico Nazionale
            per la politica regionale di sviluppo 2007-2013


                                    Priorità 2.
                   Promozione, valorizzazione e diffusione della
                  Ricerca e dell’Innovazione per la competitività


Obiettivi generali

  Rafforzare e valorizzare l’intera filiera della ricerca e le reti di cooperazione tra il
  sistema della ricerca e le imprese, per contribuire alla competitività e alla crescita
  economica.

  Promuovere e sostenere la massima diffusione e l’utilizzo di nuove tecnologie e servizi
  avanzati.
  Innalzare il livello delle competenze e delle conoscenze scientifiche e tecnologiche nel
  sistema produttivo e nelle Istituzioni.
Quadro Strategico Nazionale
                         per la politica regionale di sviluppo 2007-2013
Gli obiettivi specifici sono otto:
   Qualificare in senso innovativo l’offerta di ricerca, favorendo la creazione di reti fra Università, Centri
  di Ricerca e il mondo della produzione e sviluppando meccanismi a un tempo concorrenziali e cooperativi
  in grado di assicurare fondi ai ricercatori più promettenti.
  Valorizzare competenze e funzioni di mediazione per superare i limiti di tipo relazionale e organizzativo
  tra gli attori del sistema della ricerca e dell’innovazione.
   Aumentare la propensione delle imprese a investire in ricerca e innovazione, sviluppando un’offerta
  diversificata e innovativa di strumenti finanziari.
  Valorizzare il capitale umano per favorire processi di ricerca e innovazione, promuovendo l’attrazione di
  investimenti, talenti e l’assorbimento di risorse umane da parte del sistema delle imprese e favorendo
  una migliore e più intensa interazione fra queste ultime e le Università e i Centri di Ricerca e di Sviluppo
  Tecnologico.
  Valorizzare la capacità di ricerca, trasferimento e valorizzazione dell’innovazione da parte delle Regioni
  tramite la cooperazione territoriale.
    Sviluppare contenuti, applicazioni e servizi digitali avanzati e accrescerne la capacità di utilizzo,
  l’accessibilità e la fruibilità anche attraverso adeguata promozione dell’offerta.
  Sostenere la promozione di servizi pubblici moderni e rafforzare i processi di innovazione della Pubblica
  Amministrazione nei confronti delle nuove Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione.
    Garantire a cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione l’accesso alle reti, riducendo il divario
  infrastrutturale riguardante la banda larga nelle aree remote e rurali (aree deboli/marginali).
Quadro Strategico Nazionale
                     per la politica regionale di sviluppo 2007-2013

                       Per le Regioni dell’obiettivo Convergenza è stato approvato
                                il PON - Programma Operativo Nazionale
                                     RICERCA E COMPETITIVITA’

	
   Nel complesso al PON sono state assegnate risorse comunitarie FESR pari a Euro
3.102.696.821 e pubbliche nazionali di pari importo
da destinare ad interventi a favore delle Regioni dell’obiettivo Convergenza
(Campania, Sicilia, Puglia, Calabria) coerenti con le finalità delle Priorità del QSN:
   —    Promozione, valorizzazione e diffusione della Ricerca e dell’innovazione
         per la competitività;
   —    Competitività dei sistemi produttivi e occupazione;
   —    Apertura internazionale e attrazione di investimenti, consumi e risorse.


Sono destinate alla attuazione delle politiche centrali ulteriori 7.759,4 Meuro, che
portano a circa 14 miliardi di Euro la dotazione pubblica comunitaria e nazionale da
destinate al sostegno della ricerca e della competitività nelle aree sottoutilizzate, di
cui oltre il 92% da spendere nelle Regioni della Convergenza.
PON - Programma Operativo Nazionale
                       RICERCA E COMPETITIVITA’

	
   L’obiettivo è quello di individuare le tecnologie chiave per ciascuna delle aree
tecnologico-produttive giudicate strategiche e di tentare di stimare il loro potenziale
di utilizzo nelle quattro Regioni Convergenza.
Ricerca,	
  innovazione	
  
e	
  Mezzogiorno	
  
Le	
  valutazioni	
  della	
  SVIMEZ	
  
L’open	
  innova4on	
  
nell’economia	
  della	
  
conoscenza	
  	
  
Fonte:	
  http://xkcd.com/256/	
  
	
  
L‘economia	
  della	
  conoscenza	
  
                                                                        Intellectual	
  Capital	
  
                                       Intellectual	
  Capital	
  
                                                                                Intellectual	
  Capital	
  
                         Intellectual	
  Capital	
                                                               Intellectual	
  Capital	
  
                                                              Intellectual	
  Capital	
  




Converged	
  people:	
  	
                                Converged	
                                                     Converged	
  content,	
  
Social	
  networking,	
  Blogs,	
                         communications:	
  	
                                           data	
  &	
  applications:	
  	
  
Wikis,	
  Personas,	
  Knowledge	
                        VOIP,	
  advanced	
                                             RSS,	
  Widgets,	
  Situational	
  
communities	
                                             collaboration,	
  	
                                            Applications,	
  
	
                                                        Digital	
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  Online	
  
                                                                                                                          Media	
  Analysis	
  
                   Intellectual	
  Capital	
  
                                                                                            Intellectual	
  Capital	
  
                                                  Intellectual	
  Capital	
  
                                                                                 Intellectual	
  Capital	
  
                                                 Intellectual	
  Capital	
  
L‘open	
  innovation	
  
                                                            Intellectual	
  Capital	
  
                            Intellectual	
  Capital	
  
                                                                    Intellectual	
  Capital	
  
               Intellectual	
  Capital	
                                                          Intellectual	
  Capital	
  
                                                  Intellectual	
  Capital	
  


Open	
  innovation	
  è	
  un	
  termine	
  coniato	
  da	
  Henry	
  Chesbrough,	
  per	
  
indicare	
  un	
  nuovo	
  paradigma	
  dell’innovazione	
  industriale,	
  ma,	
  più	
  in	
  
generale,	
  una	
  visione	
  aggiornata	
  della	
  diffusione	
  e	
  gestione	
  della	
  
conoscenza	
  a	
  livello	
  globale.	
  In	
  un	
  mondo	
  sempre	
  più	
  aperto,	
  grazie	
  alla	
  
generalizzazione	
  delle	
  reti	
  e	
  delle	
  connessioni	
  in	
  tempo	
  reale,	
  diventa	
  
possibile	
  non	
  solo	
  la	
  fruizione	
  senza	
  limitazioni	
  delle	
  fonti	
  universali	
  
della	
  conoscenza,	
  ma	
  anche	
  l’avvio	
  di	
  un	
  processo	
  di	
  partecipazione	
  alla	
  
costruzione	
  del	
  sapere,	
  che	
  veda	
  coinvolti	
  contemporaneamente	
  gli	
  
utenti	
  di	
  Internet,	
  gli	
  esperti	
  e	
  gli	
  interessati	
  ad	
  una	
  determinata	
  
tematica.	
  	
  
           Intellectual	
  Capital	
  
                                                                            Intellectual	
  Capital	
  
                                        Intellectual	
  Capital	
  
                                                                    Intellectual	
  Capital	
  
                                       Intellectual	
  Capital	
  
L‘open	
  innovation	
  
                                                   Intellectual	
  Capital	
  
                     Intellectual	
  Capital	
  
                                                          Intellectual	
  Capital	
  

In	
  sintesi,	
  quello	
  che	
  viene	
  definito	
  come	
  crowdsourcing	
  -­‐	
  una	
  parola	
  che	
  
non	
  ha	
  ancora	
  un	
  corrispettivo	
  nella	
  lingua	
  italiana	
  e	
  che	
  sta	
  a	
  indicare	
  
un	
  modello	
  di	
  attività,	
  nel	
  quale	
  un’azienda	
  o	
  un’istituzione	
  richiede	
  lo	
  
sviluppo	
  di	
  un	
  progetto,	
  di	
  un	
  servizio	
  o	
  di	
  un	
  prodotto	
  ad	
  un	
  insieme	
  
decentrato	
  di	
  persone,	
  attraverso	
  lo	
  strumento	
  del	
  web	
  -­‐	
  rappresenta	
  la	
  
frontiera	
  più	
  avanzata	
  e,	
  allo	
  stesso	
  tempo,	
  semplice	
  dello	
  sviluppo	
  dei	
  
collegamenti	
  telematici.	
  I	
  creatori	
  e	
  i	
  realizzatori	
  di	
  un’idea,	
  di	
  
un’innovazione	
  o	
  anche	
  di	
  uno	
  scambio	
  di	
  conoscenze	
  non	
  sono	
  più	
  un	
  
numero	
  molto	
  ristretto	
  di	
  ricercatori,	
  chiusi	
  in	
  un	
  ufficio	
  aziendale,	
  
magari	
  denominato	
  di	
  “ricerca	
  e	
  sviluppo”,	
  ma	
  diviene	
  la	
  popolazione	
  di	
  
Internet,	
  ovvero	
  le	
  competenze	
  e	
  i	
  cervelli	
  diffusi	
  su	
  territori	
  reali	
  molto	
  
ampi,	
  che	
  nel	
  sistema	
  virtuale	
  possono	
  essere	
  facilmente	
  raccolti,	
  
connessi	
  tra	
  loro	
  e	
  messi	
  in	
  grado	
  di	
  interagire	
  per	
  la	
  soluzione	
  di	
  
problemi	
  o,	
  quanto	
  meno,	
  per	
  la	
  loro	
  individuazione.	
  	
  
                                                          Intellectual	
  Capital	
  
                              Intellectual	
  Capital	
  
L‘open	
  innovation	
  
Innovazione                        Open
                                      tradizionale                    Innovation
                                  Le menti più brillanti del      Poiché i cervelli migliori
                                  settore                         non lavorano tutti nella
                                  lavorano nella nostra           nostra azienda, è
                                  azienda.                        necessario cercare la
                                                                  collaborazione di
                                                                  persone "illuminate" sia
                                                                  dentro sia fuori
                                                                  l'azienda.

                                  Per approfittare al massimo     L'area R&S esterna
                                  dei vantaggi dell'area          genera notevole valore
                                  Ricerca e Sviluppo occorre      per l'azienda; l'area R&S
                                  trovare soluzioni innovative,   interna contribuisce in
                                  svilupparle e                   parte alla creazione del
                                  commercializzarle senza         valore aziendale.
                                  chiedere l'intervento di
                                  persone esterne all'azienda.

                                  Un'azienda è vincente           Un'azienda è vincente
                                  quando trova e mette a          quando utilizza in modo
                                  punto idee rivoluzionarie       efficace le idee
Fonte:	
  www.wikipedia.org	
  
                                  nel proprio ambito di           provenienti da dentro e
                                  attività.                       fuori l'azienda.
Dove si utilizza la Open Innovation
Il Mezzogiorno
 può rappresentare il terreno reale
per lo sviluppo dell’open innovation,
     come leva per la diffusione
        del sistema d’impresa
Crisi	
  economica	
  e	
  
ripresa	
  del	
  Mezzogiorno	
  
 Le	
  PMI	
  del	
  Mezzogiorno	
  
Il	
  Mezzogiorno	
  	
  nella	
  crisi	
  
Si	
  è	
  affermata	
  la	
  convinzione	
  che	
  la	
  crisi	
  economica	
  
   r i g u a r d i	
   s o p r a t t u t t o	
   i l	
   C e n t r o -­‐ N o r d .	
   U n	
  
   convincimento	
   tanto	
   diffuso	
   e	
   radicato,	
   quanto	
  
   lontano	
  dalla	
  realtà.	
  
	
  
La	
   situazione	
   che	
   emerge	
   del	
   mercato	
   del	
   lavoro	
  
   meridionale	
  è	
  invece	
  drammatica.	
  Nel	
  Mezzogiorno	
  
   vengono	
   escluse	
   fasce	
   crescenti	
   di	
   popolazione,	
  
   soprattutto	
  giovane,	
  dal	
  mercato	
  del	
  lavoro.	
  	
  
Il	
  Mezzogiorno	
  	
  nella	
  crisi	
  
	
  
Tra	
   aprile	
   2008	
   e	
   aprile	
   2009	
   l’occupazione	
   si	
   è	
   ridotta	
  
     di	
   271	
   mila	
   unità,	
   -­‐4,1%;	
   contrazione	
   assai	
   più	
  
     sostenuta	
   di	
   quella	
   registrata	
   nelle	
   regioni	
   del	
  
     Centro-­‐Nord	
  (-­‐107	
  mila	
  unità,	
  pari	
  -­‐0,6%).	
  	
  
	
  
Il	
   tasso	
   di	
   occupazione	
   della	
   popolazione	
   in	
   età	
   da	
  
     lavoro	
   si	
   è	
   ridotto	
   dal	
   47%	
   al	
   45%;	
   quello	
   femminile	
  
     dal	
   31,8%	
   al	
   30,7%,	
   confermandosi	
   uno	
   dei	
   più	
   bassi	
  
     tra	
  tutte	
  le	
  regioni	
  dell’Unione	
  europea.	
  
	
  
Andamento	
  dell’occupazione	
  nel	
  Mezzogiorno	
  e	
  nel	
  Centro-­‐Nord	
  	
  
        nel	
  periodo	
  2004-­‐2009	
  (I	
  trim.	
  2004	
  uguale	
  a	
  100)	
  



110,0

108,0

106,0

104,0

102,0

100,0

 98,0

 96,0
            I    II  III  IV    I    II  III  IV    I    II  III  IV    I    II   III IV    I    II   III IV    I    II
          2004 2004 2004 2004 2005 2005 2005 2005 2006 2006 2006 2006 2007 2007 2007 2007 2008 2008 2008 2008 2009 2009


                                                   Mezzogiorno          Centro-Nord
Il	
  Mezzogiorno	
  	
  nella	
  crisi	
  
—  La	
  perdita	
  di	
  occupazione,	
  pur	
  riguardando	
  tutti	
  i	
  settori,	
  
       risulta	
  di	
  estrema	
  gravità	
  soprattutto	
  nel	
  comparto	
  
       industriale,	
  dove	
  la	
  flessione	
  registrata	
  nei	
  primi	
  due	
  
       trimestri	
  del	
  2009	
  è	
  stata	
  mediamente	
  al	
  Sud	
  del	
  7,9%	
  (-­‐71	
  
       mila	
  addetti	
  industriali),	
  con	
  punte	
  del	
  -­‐14,4%	
  in	
  
       Basilicata,	
  del	
  -­‐9,7%	
  in	
  Campania	
  e	
  del	
  -­‐8,7%	
  in	
  Puglia.	
  	
  
	
  
—  L’apparato	
  produttivo	
  meridionale	
  somma	
  all’inversione	
  
       ciclica	
  debolezze	
  strutturali	
  (specialmente	
  in	
  settori	
  
       tradizionali	
  quali	
  il	
  tessile	
  e	
  l’abbigliamento)	
  che	
  
       affondano	
  le	
  loro	
  radici	
  nel	
  tempo	
  e	
  che	
  si	
  aggravano	
  
       nell’attuale	
  congiuntura.	
  
La	
  riapertura	
  del	
  divario	
  di	
  sviluppo	
  
                  negli	
  anni	
  duemila	
  

	
  La	
  differenza	
  tra	
  le	
  due	
  aree	
  appare	
  particolarmente	
  rilevante	
  
    se	
  letta	
  nel	
  medio	
  periodo:	
  tra	
  il	
  2002	
  e	
  il	
  2008	
  il	
  PIL	
  è	
  cresciuto	
  
    del	
  5,6%	
  in	
  termini	
  reali	
  nel	
  Centro-­‐Nord	
  e	
  del	
  2,2%	
  nel	
  Sud.	
  
    Ciò	
  vuol	
  dire	
  che	
  se	
  la	
  contrazione	
  	
  attesa	
  per	
  il	
  2009	
  dovesse	
  
    riguardare	
  in	
  egual	
  misura	
  le	
  due	
  ripartizioni,	
  il	
  Prodotto	
  
    interno	
  lordo	
  meridionale	
  tornerebbe	
  al	
  di	
  sotto	
  dei	
  livelli	
  che	
  
    aveva	
  10	
  anni	
  fa.	
  
Mezzogiorno                                                   2001 - 2008
                                                                     Cumulata
  2,3
                                     1,7                    Mezzogiorno
                                                          Nord
                                                                            Centro-

        0,4            0,5                  0,9
                              0,4
                 -0,                               -1,                          7,9
                  3                                 1

 2001   2002    2003   2004   2005   2006   2007   2008
                                                               5,0
Centro-Nord

                       1,8           2,1
  1,7                                       1,8
                              0,8
        0,5     0,0
                                                   -1,
                                                    0

               TASSI ANNUI DI VARIAZIONE %
                 DEL PIL NEGLI ANNI 2000
Mezzogiorno
                                                                  2001 - 2008
                                                                    Cumulata
                                         4,5                  Mezzogiorno      Centro-
3,5                 2,9                                              Nord
                           2,3                  1,1
        -2,                        -0,                 -2,
         1                          3                   8

                                                                            11,0
2001   2002         2003   2004   2005   2006   2007   2008
                                                                 9,3
Centro-Nord
              5,8

                                         2,4    2,3
 2,4                       2,3
                                  1,2
                    -2,                                -3,
                     6                                  0


  TASSI ANNUI DI VARIAZIONE % DEGLI INVESTIMENTI FISSI LORDI
                            TOTALI
La	
  crisi	
  come	
  occasione	
  
L’open	
  innova0on	
  come	
  opportunità	
  
   per	
  il	
  Mezzogiorno	
  	
  oltre	
  la	
  crisi	
  
 	
   Si	
   tratta	
   di	
   puntare	
   alla	
   realizzazione	
   di	
   un’aggregazione	
  
     delle	
   capacità	
   creative,	
   degli	
   ingegni	
   e	
   delle	
   conoscenze	
  
     del	
  Mezzogiorno,	
  che	
  sia	
  in	
  grado	
  di	
  portare	
  a	
  sistema	
  una	
  
     delle	
   caratteristiche	
   peculiari	
   e,	
   finora,	
   disperse	
   di	
   questa	
  
     parte	
   del	
   paese.	
   In	
   questo	
   modo,	
   le	
   esigenze	
   di	
  
     acquisizione	
  del	
  sapere,	
  all’interno	
  della	
  produzione,	
  nelle	
  
     istituzioni	
   e,	
   perfino,	
   a	
   livello	
   individuale,	
   potrebbero	
  
     trovare	
   una	
   potente	
   connessione	
   e	
   un	
   moltiplicatore	
   di	
  
     convenienze,	
   smuovendo	
   il	
   Sud	
   dal	
   torpore	
   e	
   facendolo	
  
     tornare	
  protagonista	
  del	
  suo	
  destino.	
  
L’open	
   innova0on	
   rappresenta	
   concretamente	
  
un’opportunità	
  nuova	
  per	
  il	
  Mezzogiorno,	
  diversa	
  
dalla	
   pura	
   e	
   semplice	
   mitologia	
   della	
   piccola	
  
dimensione,	
   perché	
   si	
   muove	
   in	
   una	
   logica	
  
sistemica,	
   di	
   aggregazione	
   e	
   di	
   crescita	
  
esponenziale	
   delle	
   aQvità	
   di	
   impresa,	
   come	
  
“massa	
  criRca”	
  in	
  un	
  nuovo	
  mercato.	
  
Il	
   Mezzogiorno	
   ce	
   la	
   può	
   fare,	
  
innovando	
   la	
   sua	
   classe	
   dirigente,	
  
sostenendo	
   una	
   nuova	
   fase	
   delle	
  
strategie	
   nazionali	
   per	
   il	
   Sud	
   e	
  
valorizzando	
  la	
  rete	
  dei	
  suoi	
  talenR	
  
e	
  delle	
  sue	
  imprese.	
  
 Va	
  ricordato	
  “il	
  presupposto	
  formulato	
  così	
  dal	
  Governatore	
  Draghi:	
  
‘Gli	
  spazi	
  di	
  crescita	
  sono	
  molto	
  più	
  ampi	
  al	
  Sud	
  che	
  al	
  Nord.	
  Azioni	
  volte	
  a	
  
sfruttarli	
  possono	
  dare	
  un	
  contributo	
  decisivo	
  al	
  rilancio	
  di	
  tutta	
  
l'economia	
  italiana’.	
  Si	
  tratta	
  (…)	
  di	
  un	
  concreto	
  interesse	
  nazionale,	
  oltre	
  
che	
  di	
  un	
  imperativo	
  storico	
  e	
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  della	
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  del	
  paese”.	
  
	
  
     	
  “Ma	
  se	
  è	
  vero	
  che	
  s'impone	
  un	
  grande	
  sforzo	
  comune	
  per	
  sostenere	
  la	
  
crescita	
  economica	
  del	
  paese,	
  può	
  questo	
  obbiettivo	
  generale	
  essere	
  
perseguito	
  senza	
  tener	
  conto	
  dei	
  limiti	
  e	
  delle	
  potenzialità	
  che	
  il	
  
Mezzogiorno	
  rappresenta,	
  e	
  rinviando	
  a	
  non	
  si	
  sa	
  quale	
  "dopo"	
  azioni	
  
specificamente	
  rivolte	
  a	
  far	
  leva	
  sugli	
  "spazi	
  di	
  crescita"che	
  ci	
  sono	
  al	
  Sud?	
  
Non	
  dovrebbe	
  ogni	
  intervento	
  pubblico	
  anti-­‐crisi	
  mirare	
  anche	
  e	
  in	
  
particolare	
  al	
  Mezzogiorno,	
  che	
  già	
  soffre	
  di	
  condizioni	
  di	
  persistente	
  
arretratezza	
  e	
  le	
  cui	
  popolazioni	
  soffrono	
  di	
  un	
  più	
  forte	
  disagio	
  sociale?”.	
  
	
  
	
  
(Dall’intervento	
  del	
  Presidente	
  della	
  Repubblica,	
  Giorgio	
  Napolitano,	
  al	
  convegno	
  "Mezzogiorno,	
  
Innovazione	
  e	
  Sviluppo",	
  Napoli,	
  01/12/2008)	
  
Mezzogiorno, impresa, innovazione

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  • 1.   Amedeo  Lepore   Università  “Aldo  Moro”  di  Bari  –  Luiss  di  Roma   CdA  SVIMEZ      
  • 2.  “Il  tema  più  affascinante  di  tu2a  la  ques4one  meridionale  è  cos4tuito  dallo  studio  delle   origini,  della  stru2ura  e  delle  possibilità  di  rinnovamento  della  classe  dirigente  del  Mezzogiorno.    (…)  La  formazione  di  una  classe  dirigente  è  un  mistero  della  storia,  che  né  il   materialismo  né  l’idealismo  sono  ancora  riusci4  a  svelare.  Il  primo  non  è  andato  al  di  là  della   descrizione  delle  suddivisioni  economiche,  sociali  e  psicologiche  della  società;  il  secondo,  invece,   ignorando  assai  spesso  la  realtà  delle  cose  e  sos4tuendo  a  essa  supposte  ed  arbitrarie  realtà,  ci   ha  frequentemente  condoI  al  disastro.    La  formazione  di  una  classe  dirigente  è  perciò  un  mistero  divino  e  non  sarò  certo  io  ad   illudermi  sulla  possibilità  della  teoria  poli4ca  di  sos4tuire  efficacemente  la  filosofia.    Tu2avia,  non  credo  sia  presuntuoso  l’affermare  che  è  còmpito  proprio  della  teoria   poli4ca  ricostruire  a  grandi  linee  la  genesi  e  la  stru2ura  di  una  classe  dirigente,  per  influire,  in  tal   modo,  sulla  poli4ca  propriamente  de2a,  cioè  per  illuminare  l’azione  ed  aiutare  a  sorreggere  in   maniera  quanto  più  consapevole  è  possibile,  il  misterioso  processo  di  ricambio  tra  pensiero  e   realtà.    Solo  in  tal  modo,  le  grandi  corren4  poli4che  possono  acquistare  concretezza,  e,  pur   adornandosi  di  quei  leggiadri  veli,  che  formano  il  tessuto  fondamentale  delle  ideologie,  riescono   a  saggiare  vi2oriosamente  la  loro  forza  di  espansione  nel  mondo.    Questo  lavoro  di  autocoscienza  e  di  auto-­‐orientamento  è  poi  addiri2ura  urgente  per  le   èlites  di  avanguardia  del  Mezzogiorno,  poiché,  in  ques4  prossimi  mesi,  esse  avranno  la  non   invidiabile  responsabilità  di  decidere  il  des4no  dell’intero  popolo  meridionale,  forse  per  un   periodo  di  tempo  tanto  lungo  quanto  quello  trascorso  dai  primordi  dell’unificazione  nazionale   fino  ad  oggi”.     (G.  Dorso,  Di#atura,  classe  poli0ca  e  classe  dirigente,  Bari,  Laterza,  1986,  p.  7)  
  • 3. L’Italia  tra  crisi  e  declino  
  • 4.
  • 5.
  • 6.
  • 7.
  • 8. L’Italia  e  l’innovazione.   Il  World  Knowledge  Compe44veness  Index    
  • 9. Performance  dell’innovazione  nei  Paesi  europei   Fonte:  Commissione  europea  (2009),  <www.proinno-­‐europe.eu/metrics>  
  • 10.
  • 11. L’Italia  perde  compe44vità   —  Nella  classifica  del  World  Economic  Forum  (rispetto  al  Growth   Competitiveness  Index)  l’Italia  nel  2005  “consolida”  il  47°  posto,  dietro  la   Grecia,  tutti  i  Paesi  dell’UE  15,  e  appena  avanti  il  Botswana   —  Secondo  l’indice  di  Innovazione  della  Commissione  Europea,  nel  2005  l’Italia   permane  in  una  posizione  di  retroguardia,  inferiore  alla  media  dei  Paesi  UE   15  e  anche  UE  25.   —  Le  stesse  valutazioni  sono  affermate  negli  studi  di  altri  Istituti  indipendenti   (come  la  Fondazione  Rosselli,  l’Economist  Intelligence  Unit,  …)    che   classificano  l’Italia  sempre  dietro  i  maggiori  Paesi  Industrializzati  e  in   pericolosa  stasi  (se  non  in  regressione).   11  
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  • 28. La struttura industriale del sistema economico italiano basata su molte piccole imprese è un limite? Secondo taluni SI perché le imprese grandi trainano l’export e l’innovazione Secondo altri NO: il limite è dato dal fatto che le nostre piccole e medie imprese devono specializzarsi e posizionarsi meglio sul mercato. OCCORRE DISTINGUERE A SECONDA DEI SETTORI: -  nei settori high-tech e nei settori dove la dimensione, e le economie di scala contano, conta la dimensione -  laddove occorre forte specializzazione, qualità, design, creatività la piccola impresa può essere competitiva e eventualmente connessa a impresa più grandi.
  • 29. Gli ostacoli all’innovazione delle Piccole Imprese 1.  la   difficoltà   ad   analizzare,   conoscere   e   valutare   il   ruolo   che   l’innovazione   tecnologica   può   svolgere   per   il   miglioramento   dei   processi   interni   e   nei   confronti   degli   interlocutori   esterni  con  l’aumento  della  produttività  e  della  competitività;   2.  una  insufficiente  conoscenza  e  disponibilità  di  strumenti  e  finanziamenti  disponibili,   sia  in  termini  sostanziali  (incapacità  ad  individuare  progetti  adeguati  e  sostenibili),  sia  in   termini  formali  (modulistica,  tempistica,  adempimenti  formali);   3.  l’assenza   di   una   fase   di   monitoraggio   e   valutazione   degli   investimenti   nella   fase   di   “cantiere”  e  nella  fase  di  “gestione”;   4.  sul   fronte   della   “conoscenza”:   una   bassa   capacità   di   reperimento   degli   skill   necessari,   una   scarsa   propensione   alla   ricerca   e   sviluppo,   una   bassa   disponibilità   e   propensione   alla   collaborazione   con   altre   imprese,   con   il   mondo   accademico   e   con   i   centri   di   competenza  
  • 30. Le  poli4che  di  sviluppo.   Ricerca  e  innovazione   per  la  compe44vità  
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  • 33. Tre  Concetti  /  Obiettivi  perseguiti  dall’UE   COESIONE Obiettivo politico che tutte le istituzioni sono chiamate a perseguire, allo scopo di ridurre le differenze tra i territori dell’UE e garantire livelli accettabili di crescita e sviluppo equi per tutti CONVERGENZA Processo di coinvolgimento di tutti gli operatori economici, in particolare impresa e mercato, e sociali all’elaborazione di un metodo che consenta di realizzare questi obiettivi INTEGRAZIONE Sintesi, sotto una dimensione temporale, della coesione politica e della convergenza ecomonica
  • 34. La  “nuova”  strategia  di  Lisbona         LA CRESCITA ECONOMICA L’OCCUPAZIONE occorre Conoscenza Elaborare politiche che Rendere l’Europa più capace consentano alle imprese europee e innovazione devono di attrarre di creare nuovi e rappresentare il fulcro della investimenti e lavoro migliori posti di lavoro crescita europea
  • 35. Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013 LE PRIORITA’ Pesi percentuali delle dieci priorità del QSN 1. Miglioramento e valorizzazione delle risorse umane 9,0 di cui: istruzione 5,0 2. Promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell'innovazione per la competitività 14,0 3. Uso sostenibile ed efficiente delle risorse ambientali per lo sviluppo 15,8 di cui: energia rinnovabile e risparmio energetico (interreg.) 2,8 4. Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l'attrattività territoriale 8,8 di cui: sicurezza (PON) 1,4 5. Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l'attrattività per lo sviluppo 9,0 di cui: attrattori culturali, naturali e turismo (interreg) 2,3 6. Reti e collegamenti per la mobilità 17,0 7. Competitività dei sistemi produttivi e occupazione 16,0 8. Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani 7,2 9. Apertura internazionale e attrazione di investimenti, consumi e risorse 1,2 10 Governance, capacità istituzionali e mercati concorrenziali e efficaci 2,0 Totale 100,0
  • 36. Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013 Priorità 2. Promozione, valorizzazione e diffusione della Ricerca e dell’Innovazione per la competitività Obiettivi generali Rafforzare e valorizzare l’intera filiera della ricerca e le reti di cooperazione tra il sistema della ricerca e le imprese, per contribuire alla competitività e alla crescita economica. Promuovere e sostenere la massima diffusione e l’utilizzo di nuove tecnologie e servizi avanzati. Innalzare il livello delle competenze e delle conoscenze scientifiche e tecnologiche nel sistema produttivo e nelle Istituzioni.
  • 37. Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013 Gli obiettivi specifici sono otto: Qualificare in senso innovativo l’offerta di ricerca, favorendo la creazione di reti fra Università, Centri di Ricerca e il mondo della produzione e sviluppando meccanismi a un tempo concorrenziali e cooperativi in grado di assicurare fondi ai ricercatori più promettenti. Valorizzare competenze e funzioni di mediazione per superare i limiti di tipo relazionale e organizzativo tra gli attori del sistema della ricerca e dell’innovazione. Aumentare la propensione delle imprese a investire in ricerca e innovazione, sviluppando un’offerta diversificata e innovativa di strumenti finanziari. Valorizzare il capitale umano per favorire processi di ricerca e innovazione, promuovendo l’attrazione di investimenti, talenti e l’assorbimento di risorse umane da parte del sistema delle imprese e favorendo una migliore e più intensa interazione fra queste ultime e le Università e i Centri di Ricerca e di Sviluppo Tecnologico. Valorizzare la capacità di ricerca, trasferimento e valorizzazione dell’innovazione da parte delle Regioni tramite la cooperazione territoriale. Sviluppare contenuti, applicazioni e servizi digitali avanzati e accrescerne la capacità di utilizzo, l’accessibilità e la fruibilità anche attraverso adeguata promozione dell’offerta. Sostenere la promozione di servizi pubblici moderni e rafforzare i processi di innovazione della Pubblica Amministrazione nei confronti delle nuove Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione. Garantire a cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione l’accesso alle reti, riducendo il divario infrastrutturale riguardante la banda larga nelle aree remote e rurali (aree deboli/marginali).
  • 38. Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013 Per le Regioni dell’obiettivo Convergenza è stato approvato il PON - Programma Operativo Nazionale RICERCA E COMPETITIVITA’   Nel complesso al PON sono state assegnate risorse comunitarie FESR pari a Euro 3.102.696.821 e pubbliche nazionali di pari importo da destinare ad interventi a favore delle Regioni dell’obiettivo Convergenza (Campania, Sicilia, Puglia, Calabria) coerenti con le finalità delle Priorità del QSN: —  Promozione, valorizzazione e diffusione della Ricerca e dell’innovazione per la competitività; —  Competitività dei sistemi produttivi e occupazione; —  Apertura internazionale e attrazione di investimenti, consumi e risorse. Sono destinate alla attuazione delle politiche centrali ulteriori 7.759,4 Meuro, che portano a circa 14 miliardi di Euro la dotazione pubblica comunitaria e nazionale da destinate al sostegno della ricerca e della competitività nelle aree sottoutilizzate, di cui oltre il 92% da spendere nelle Regioni della Convergenza.
  • 39. PON - Programma Operativo Nazionale RICERCA E COMPETITIVITA’   L’obiettivo è quello di individuare le tecnologie chiave per ciascuna delle aree tecnologico-produttive giudicate strategiche e di tentare di stimare il loro potenziale di utilizzo nelle quattro Regioni Convergenza.
  • 40. Ricerca,  innovazione   e  Mezzogiorno  
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  • 67. L’open  innova4on   nell’economia  della   conoscenza    
  • 69. L‘economia  della  conoscenza   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Converged  people:     Converged   Converged  content,   Social  networking,  Blogs,   communications:     data  &  applications:     Wikis,  Personas,  Knowledge   VOIP,  advanced   RSS,  Widgets,  Situational   communities   collaboration,     Applications,     Digital  Assistants,  RSS   Dashboards,    Online   Media  Analysis   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital  
  • 70. L‘open  innovation   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Open  innovation  è  un  termine  coniato  da  Henry  Chesbrough,  per   indicare  un  nuovo  paradigma  dell’innovazione  industriale,  ma,  più  in   generale,  una  visione  aggiornata  della  diffusione  e  gestione  della   conoscenza  a  livello  globale.  In  un  mondo  sempre  più  aperto,  grazie  alla   generalizzazione  delle  reti  e  delle  connessioni  in  tempo  reale,  diventa   possibile  non  solo  la  fruizione  senza  limitazioni  delle  fonti  universali   della  conoscenza,  ma  anche  l’avvio  di  un  processo  di  partecipazione  alla   costruzione  del  sapere,  che  veda  coinvolti  contemporaneamente  gli   utenti  di  Internet,  gli  esperti  e  gli  interessati  ad  una  determinata   tematica.     Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital  
  • 71. L‘open  innovation   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   In  sintesi,  quello  che  viene  definito  come  crowdsourcing  -­‐  una  parola  che   non  ha  ancora  un  corrispettivo  nella  lingua  italiana  e  che  sta  a  indicare   un  modello  di  attività,  nel  quale  un’azienda  o  un’istituzione  richiede  lo   sviluppo  di  un  progetto,  di  un  servizio  o  di  un  prodotto  ad  un  insieme   decentrato  di  persone,  attraverso  lo  strumento  del  web  -­‐  rappresenta  la   frontiera  più  avanzata  e,  allo  stesso  tempo,  semplice  dello  sviluppo  dei   collegamenti  telematici.  I  creatori  e  i  realizzatori  di  un’idea,  di   un’innovazione  o  anche  di  uno  scambio  di  conoscenze  non  sono  più  un   numero  molto  ristretto  di  ricercatori,  chiusi  in  un  ufficio  aziendale,   magari  denominato  di  “ricerca  e  sviluppo”,  ma  diviene  la  popolazione  di   Internet,  ovvero  le  competenze  e  i  cervelli  diffusi  su  territori  reali  molto   ampi,  che  nel  sistema  virtuale  possono  essere  facilmente  raccolti,   connessi  tra  loro  e  messi  in  grado  di  interagire  per  la  soluzione  di   problemi  o,  quanto  meno,  per  la  loro  individuazione.     Intellectual  Capital   Intellectual  Capital  
  • 73. Innovazione Open tradizionale Innovation Le menti più brillanti del Poiché i cervelli migliori settore non lavorano tutti nella lavorano nella nostra nostra azienda, è azienda. necessario cercare la collaborazione di persone "illuminate" sia dentro sia fuori l'azienda. Per approfittare al massimo L'area R&S esterna dei vantaggi dell'area genera notevole valore Ricerca e Sviluppo occorre per l'azienda; l'area R&S trovare soluzioni innovative, interna contribuisce in svilupparle e parte alla creazione del commercializzarle senza valore aziendale. chiedere l'intervento di persone esterne all'azienda. Un'azienda è vincente Un'azienda è vincente quando trova e mette a quando utilizza in modo punto idee rivoluzionarie efficace le idee Fonte:  www.wikipedia.org   nel proprio ambito di provenienti da dentro e attività. fuori l'azienda.
  • 74. Dove si utilizza la Open Innovation
  • 75. Il Mezzogiorno può rappresentare il terreno reale per lo sviluppo dell’open innovation, come leva per la diffusione del sistema d’impresa
  • 76. Crisi  economica  e   ripresa  del  Mezzogiorno  
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  • 78.  Le  PMI  del  Mezzogiorno  
  • 79. Il  Mezzogiorno    nella  crisi   Si  è  affermata  la  convinzione  che  la  crisi  economica   r i g u a r d i   s o p r a t t u t t o   i l   C e n t r o -­‐ N o r d .   U n   convincimento   tanto   diffuso   e   radicato,   quanto   lontano  dalla  realtà.     La   situazione   che   emerge   del   mercato   del   lavoro   meridionale  è  invece  drammatica.  Nel  Mezzogiorno   vengono   escluse   fasce   crescenti   di   popolazione,   soprattutto  giovane,  dal  mercato  del  lavoro.    
  • 80. Il  Mezzogiorno    nella  crisi     Tra   aprile   2008   e   aprile   2009   l’occupazione   si   è   ridotta   di   271   mila   unità,   -­‐4,1%;   contrazione   assai   più   sostenuta   di   quella   registrata   nelle   regioni   del   Centro-­‐Nord  (-­‐107  mila  unità,  pari  -­‐0,6%).       Il   tasso   di   occupazione   della   popolazione   in   età   da   lavoro   si   è   ridotto   dal   47%   al   45%;   quello   femminile   dal   31,8%   al   30,7%,   confermandosi   uno   dei   più   bassi   tra  tutte  le  regioni  dell’Unione  europea.    
  • 81. Andamento  dell’occupazione  nel  Mezzogiorno  e  nel  Centro-­‐Nord     nel  periodo  2004-­‐2009  (I  trim.  2004  uguale  a  100)   110,0 108,0 106,0 104,0 102,0 100,0 98,0 96,0 I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II 2004 2004 2004 2004 2005 2005 2005 2005 2006 2006 2006 2006 2007 2007 2007 2007 2008 2008 2008 2008 2009 2009 Mezzogiorno Centro-Nord
  • 82. Il  Mezzogiorno    nella  crisi   —  La  perdita  di  occupazione,  pur  riguardando  tutti  i  settori,   risulta  di  estrema  gravità  soprattutto  nel  comparto   industriale,  dove  la  flessione  registrata  nei  primi  due   trimestri  del  2009  è  stata  mediamente  al  Sud  del  7,9%  (-­‐71   mila  addetti  industriali),  con  punte  del  -­‐14,4%  in   Basilicata,  del  -­‐9,7%  in  Campania  e  del  -­‐8,7%  in  Puglia.       —  L’apparato  produttivo  meridionale  somma  all’inversione   ciclica  debolezze  strutturali  (specialmente  in  settori   tradizionali  quali  il  tessile  e  l’abbigliamento)  che   affondano  le  loro  radici  nel  tempo  e  che  si  aggravano   nell’attuale  congiuntura.  
  • 83. La  riapertura  del  divario  di  sviluppo   negli  anni  duemila    La  differenza  tra  le  due  aree  appare  particolarmente  rilevante   se  letta  nel  medio  periodo:  tra  il  2002  e  il  2008  il  PIL  è  cresciuto   del  5,6%  in  termini  reali  nel  Centro-­‐Nord  e  del  2,2%  nel  Sud.   Ciò  vuol  dire  che  se  la  contrazione    attesa  per  il  2009  dovesse   riguardare  in  egual  misura  le  due  ripartizioni,  il  Prodotto   interno  lordo  meridionale  tornerebbe  al  di  sotto  dei  livelli  che   aveva  10  anni  fa.  
  • 84. Mezzogiorno 2001 - 2008 Cumulata 2,3 1,7 Mezzogiorno Nord Centro- 0,4 0,5 0,9 0,4 -0, -1, 7,9 3 1 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 5,0 Centro-Nord 1,8 2,1 1,7 1,8 0,8 0,5 0,0 -1, 0 TASSI ANNUI DI VARIAZIONE % DEL PIL NEGLI ANNI 2000
  • 85. Mezzogiorno 2001 - 2008 Cumulata 4,5 Mezzogiorno Centro- 3,5 2,9 Nord 2,3 1,1 -2, -0, -2, 1 3 8 11,0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 9,3 Centro-Nord 5,8 2,4 2,3 2,4 2,3 1,2 -2, -3, 6 0 TASSI ANNUI DI VARIAZIONE % DEGLI INVESTIMENTI FISSI LORDI TOTALI
  • 86. La  crisi  come  occasione  
  • 87. L’open  innova0on  come  opportunità   per  il  Mezzogiorno    oltre  la  crisi     Si   tratta   di   puntare   alla   realizzazione   di   un’aggregazione   delle   capacità   creative,   degli   ingegni   e   delle   conoscenze   del  Mezzogiorno,  che  sia  in  grado  di  portare  a  sistema  una   delle   caratteristiche   peculiari   e,   finora,   disperse   di   questa   parte   del   paese.   In   questo   modo,   le   esigenze   di   acquisizione  del  sapere,  all’interno  della  produzione,  nelle   istituzioni   e,   perfino,   a   livello   individuale,   potrebbero   trovare   una   potente   connessione   e   un   moltiplicatore   di   convenienze,   smuovendo   il   Sud   dal   torpore   e   facendolo   tornare  protagonista  del  suo  destino.  
  • 88. L’open   innova0on   rappresenta   concretamente   un’opportunità  nuova  per  il  Mezzogiorno,  diversa   dalla   pura   e   semplice   mitologia   della   piccola   dimensione,   perché   si   muove   in   una   logica   sistemica,   di   aggregazione   e   di   crescita   esponenziale   delle   aQvità   di   impresa,   come   “massa  criRca”  in  un  nuovo  mercato.  
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  • 91. Il   Mezzogiorno   ce   la   può   fare,   innovando   la   sua   classe   dirigente,   sostenendo   una   nuova   fase   delle   strategie   nazionali   per   il   Sud   e   valorizzando  la  rete  dei  suoi  talenR   e  delle  sue  imprese.  
  • 92.  Va  ricordato  “il  presupposto  formulato  così  dal  Governatore  Draghi:   ‘Gli  spazi  di  crescita  sono  molto  più  ampi  al  Sud  che  al  Nord.  Azioni  volte  a   sfruttarli  possono  dare  un  contributo  decisivo  al  rilancio  di  tutta   l'economia  italiana’.  Si  tratta  (…)  di  un  concreto  interesse  nazionale,  oltre   che  di  un  imperativo  storico  e  politico,  quello  della  coesione  del  paese”.      “Ma  se  è  vero  che  s'impone  un  grande  sforzo  comune  per  sostenere  la   crescita  economica  del  paese,  può  questo  obbiettivo  generale  essere   perseguito  senza  tener  conto  dei  limiti  e  delle  potenzialità  che  il   Mezzogiorno  rappresenta,  e  rinviando  a  non  si  sa  quale  "dopo"  azioni   specificamente  rivolte  a  far  leva  sugli  "spazi  di  crescita"che  ci  sono  al  Sud?   Non  dovrebbe  ogni  intervento  pubblico  anti-­‐crisi  mirare  anche  e  in   particolare  al  Mezzogiorno,  che  già  soffre  di  condizioni  di  persistente   arretratezza  e  le  cui  popolazioni  soffrono  di  un  più  forte  disagio  sociale?”.       (Dall’intervento  del  Presidente  della  Repubblica,  Giorgio  Napolitano,  al  convegno  "Mezzogiorno,   Innovazione  e  Sviluppo",  Napoli,  01/12/2008)