I Progetti di Umanizzazione intra ed extra Ospedalieri in Oncologia
La Psicoterapia in Donne con Carcinoma Mammario
1. LA PSICOTERAPIA IN
DONNE CON CARCINOMA
MAMMARIO
Dr.ssa Katia Marilungo
Psicologa - Psicoterapeuta
2. Ogni efficace ed umano programma terapeutico in
oncologia deve prevedere un trattamento
psicoterapeutico del malato neoplastico, che deve
tener conto dei numerosi stress che il malato deve
affrontare e degli adattamenti inattesi che si
susseguono in ogni fase della malattia, dalla fase
diagnostica a quella terapeutica, a quella della
remissione e a quella di un eventuale aggravarsi
della malattia o di una recidiva.
3. La comparsa di disturbi psichiatrici clinicamente rilevanti
nei pazienti malati di cancro è tutt’altro che rara. Spesso
si riscontrano stati confusionali, ansia e depressione.
I pazienti neoplastici sono sottoposti a notevoli stress,
vivono stati emotivi drammatici e tendono spesso ad
enfatizzare comuni stati emotivi quali l’irritazione e il
dolore.
È importante capire quanto queste reazioni rientrino in
un range di normalità e quanto, invece, valicano la soglia
di “disturbo” diventando di interesse psicopatologico.
4. Il cancro costituisce un avvenimento di estrema
significatività nella vita di una persona e le reazioni a
questo evento hanno tutte le caratteristiche di quello
che viene definito uno shock da trauma e da luogo
ad un complesso processo reattivo. In questa prima
fase di shock avviene una frattura nel senso di
continuità dell’esperienza del sé. Il vissuto delle
persone affette di tumore implica reazioni emotive,
che creano una tipica alterazione psicopatologica
detta “sindrome psiconeoplastica”.
5. La “Sindrome psiconeoplastica” si presenta
subito dopo la diagnosi di cancro e riguarda tutto il
ciclo della malattia: è un processo formato da un
insieme di dinamiche psicologiche profonde in cui si
cerca di affrontare la realtà con minore sofferenza
possibile e anche se la sua morbilità dipende da vari
fattori, si presenta con dei sintomi pressocchè
costanti:
6. •Precipitoso senso di imminenza di morte
•Caduta della propria immagine
•Spiacevole alterazione del vissuto corporeo
•Angoscia di disgregazione
•Modificazioni imposte dello stile di vita
•Perdita del ruolo familiare
•Riduzione delle capacità lavorative
•Dubbi sulla capacità di mantenere un ruolo attivo
nell’affettività e nella sessualità
7. •Senso di perdita del gruppo di appartenenza sociale
•Senso di frustrazione e depressione più o meno
profonda per il senso di perdita
•Ostilità e aggressività verso l’ambiente circostante
•Senso di colpa, di invidia, di ingiustizia
•Senso di ineluttabilità della malattia, senso di
impotenza
•Uso massiccio dei meccanismi di difesa quali
negazione e rimozione
8. La Psiconcologia ha come obiettivo principale quello
di migliorare la Quality of Life del paziente e limitare il
rischio di conseguenze psicopatologiche tali da
condizionare la vita futura della persona.
A tal proposito lo psicologo valuta tutte le
componenti per avere una visione completa del
paziente, individuando il profilo della personalità del
soggetto, con particolare attenzione alle componenti
dominanti, quali la passività o la reattività, per
passare dopo al rapporto vero e proprio con la
malattia.
9. La terapia psicologica può essere rivolta anche ai
familiari del paziente, sia per favorire il loro
adattamento alla malattia del congiunto, sia per
quest’ultimo per far sentire la presenza e l’affetto
partecipe dei suoi cari.
La Psiconcologia è anche volta al coordinamento e
supervisione delle figure professionali e relazionali
che ruotano attorno al malato di cancro.
10. Per quanto riguarda il carcinoma mammario, oltre
agli aspetti psicologici descritti nella fase diagnostica,
bisogna considerare l’alterazione della percezione
che la donna avrà di sé e la conseguente inibizione
nelle relazioni con gli altri (lavoro-famiglia-amicizie)
11. Uno studio dell’Università di Stanford ha investigato
su 549 donne a pochi mesi dal trattamento
chemioterapico o dall’asportazione del carcinoma
mammario (età dai 22 ai 50, dopo circa 7 mesi dal
trattamento e/o intervento chirurgico.
È emerso che metà delle donne del campione ha
avuto problemi con la propria immagine corporea
dopo gli interventi, bassa autostima, problemi di
comunicazione con il partner.
12. Il seno con le sue modificazioni morfologiche e
fisiologiche segna le tappe della vita della donna,
esso è simbolo di:
• femminilità e maternità
• di fantasie e desideri sia dell’uomo che della donna
•è simbolo e indicatore di soddisfazione e
insoddisfazione del disagio psicologico legato
all’identità femminile
13. La diagnosi di tumore mammario:
•sconvolge la personalità con tutto il vissuto che la donna
ha condensato su questo specifico organo
• confronta la donna con l’eventualità della perdita di una
parte del corpo simbolo di femminilità
• è associata all’angoscia legata alla mutilazione (reale o
simbolica) che riporta la donna non solo al problema
della perdita dell’integrità del corpo immaginario, ma
anche alle problematiche connesse alla sua identità
femminile
È chiaro che sottoporsi alla diagnosi è altamente
ansiogeno.
14. Le altre diagnosi di cancro spesso sono già
prevedibili da primi sintomi precoci tipici della
patologia per cui un paziente si è rivolto al medico.
Nel caso di carcinoma mammario la diagnosi può
arrivare come uno shock improvviso, in quanto
questo tipo di cancro non da alcun segnale di sé e si
rivela solo durante un regolare controllo medico.
15. Una diagnosi di cancro alla mammella scatena nella
donna diverse reazioni emotive che cambiamo col
passare del tempo:
• shock, stordimento, incredulità ( la cattiva notizia
appare come un peso troppo grosso da reggere ed
assimilare): è una fase di diniego che dura pochi giorni e
non sempre avviene
•angoscia, rabbia, contrattazione e protesta ( può durare
parecchie settimane)
•aggiustamento emotivo, accettazione (occorrono
parecchi mesi)
16. Tutte le pazienti incontrano dei problemi psicologici
prima o poi durante la malattia, ma molte trovano il
coraggio di affrontarli e nel loro percorso ottengono
addirittura soddisfazioni inaspettate.
Ci sono infatti:
•ASPETTI POSITIVI molte donne hanno risolto la loro
situazione, hanno visto la loro vita arricchita e
trasformata dalla malattia
•ASPETTI NEGATIVI in troppi casi la sofferenza
spirituale e fisica non riesce ad alleviarsi e diventa
insopportabile
17. Non esistono due malati di cancro che presentino la
stessa reazione, nemmeno in condizioni fisiche
simili.
La risposta dipende dalla percezione individuale del
pericolo rappresentato dalla malattia, che viene
determinata dalla personalità della donna.
18. I diversi modi di affrontare la malattia possono
essere:
•ATTEGGIAMENTO COMBATTIVO la paziente
accetta la “sfida”, vuole conoscere tutto sulla sua
patologia, chiede di intervenire nella scelta della
terapia, magari partecipa ad un gruppo di auto-aiuto,
cerca terapie complementari, apporta modifiche al
proprio stile di vita (dieta, esercizio fisico, ecc); la
distrazione cioè la capacità di dedicarsi ad attività
piacevoli per impegnare la mente, è un tipo di
reazione attiva che può risultare molto efficace.
19. Le pazienti “positive” non sono assolutamente immuni
dalla sofferenza, sebbene non ne vengano
sopraffatte, semplicemente sono in grado di essere
flessibili e modificare il proprio stile di vita in base
alle nuove circostanze e agli handicap fisici.
Riescono a mantenere la stima di se stesse e i
rapporti con gli altri.
20. • FATALISMO è caratterizzato da una “accettazione
statica” della malattia, sopportata come parte del
destino, con poche manifestazioni d’angoscia e un
sostanziale mantenimento della propria vita
precedente ( “…è inutile disperarsi, tanto non c’è niente da
fare…”.
La paziente si sente sconfitta, non si sforza di
fronteggiare la malattia, si sottopone a qualunque
terapia le venga consigliata, senza però prendere
iniziative, per esempio non riferisce i sintomi se non
le viene chiesto esplicitamente.
21. •PREOCCUPAZIONE ANSIOSA è rappresentata
da un continuo stato di tensione, accompagnato da
una sensazione di peggioramento o recidiva di fronte
ad ogni piccolo sintomo, anche indipendente dalla
malattia.
•EVITAMENTO porta ad un allontanamento dei
pensieri legati alla malattia
•DISPERAZIONE/IMPOTENZA la malattia è
vissuta come imbattibile, si sentono senza speranza,
privi di risorse e di possibilità di aiuto
22. Si è notato che il tipo di reazione abbia influenza sulla
prognosi medica, dove donne con atteggiamento più
combattivo sopravvivono più a lungo.
Ma, nonostante si consideri un atteggiamento attivo
come migliore, ogni donna deve reagire secondo la sua
personalità.
Infatti, è sbagliato e fuorviante biasimare una paziente
per non aver combattuto, come è altrettanto illusorio
credere che il controllo personale influisca
sull’insorgenza o sull’esito di un tumore.
Questi convincimenti scatenano inutili sensi di colpa.
23. Un vissuto è qualcosa di simile ad un’emozione, in
cui il corpo non è uno strumento di espressione, ma
esprime se stesso; di solito si trova:
• VISSUTO DI ESTRANEITA’ DAL PROPRIO
CORPO essendo stato invaso da qualcosa che non
si integra coi suoi meccanismi di funzionamento
•VISSUTO DI MISTERIOSITA’ MINACCIOSA di
deformità, di inabilità, di dipendenza, di bruttezza, di
sofferenza
24. •VISSUTO di PERDITA di ATTRIBUTI
•VISSUTO di MORTE IMMINENTE E di MORTE
•VISSUTO di INCREDULITA’ di insensatezza, di
perdita dell’identità e della speranza
•RIFIUTO DEL CORPO MODIFICATO che si
traduce nell’incapacità di guardarsi e di toccarsi la
zona operata
25. • VISSUTO di VERGOGNA sentimento di
inadeguatezza, della cattiva immagine della propria
femminilità, che derivano dalla mutilazione del seno
e sono avvertiti come ostacoli reali nella ripresa di
una vita “normale”
26. Un’espressione emotiva molto ridotta appare correlata con un
peggior stato di salute e una predisposizione a sviluppare un
tumore, ovviamente in presenza di altri fattori (es. età ecc..)
Numerosi studi (Temoshok, 1985) hanno individuato un
insieme di tratti individuali che espongono maggiormente al
rischio di cancro, elaborando un modello di personalità
definito Tipo C o Cancer-prone Personality .
In diversi studi longitudinali la Personalità Tipo C è risultata
effettivamente un antecedente della patologia tumorale.
27. Studi clinici hanno sottolineato come donne con
cancro al seno presentino caratteristiche
psicologiche interpretabili come veri e propri markers
che aumenterebbero il rischio di malattia:
• Tendenza all’uso di rimozione/negazione di fronte a
situazioni conflittuali ed allo sviluppo di depressione
•Ridotta capacità introspettiva e modalità
comportamentali rigide
•Tendenza a dare un’immagine positiva di sé ed a
accettare e compiacere le figure autoritarie
28. •Mancanza di assertività
•Incapacità ad esprimere i propri vissuti emotivi con
tendenza a mascherarli e a minimizzarli
•Specifici atteggiamenti di: accondiscendenza,
conformismo, passività, scarsa assertività
•Tratti emozionali: scarsa espressione della rabbia
•Reazione psicobiologica allo stress: iperattivazione
dei sistemi neurovegetativi
•Locus of control esterno
29. •Disconoscimento dei propri bisogni a favore dei
bisogni degli altri
•Sottofondo appena percepito di sommessa
disperazione
•A livello non verbale sono donne che appaiono:
sincere, ritirate, pacifiche, tranquille, inermi,
rinunciatarie, passive, tristi, miti, meticolose, pazienti
ecc..
30. Alla luce di quanto fin qui detto, molti studiosi (Grassi e
Biondi, 1992) hanno rintracciato delle caratteristiche
comuni riscontrabili significativamente nella storia delle
donne con cancro al seno
• Infanzia segnata da carenze affettive e da abbandoni
•Storia personale caratterizzata da eventi dolorosi e in
particolare da esperienze di perdita
•Tendenza a non affrontare le situazioni problematiche e
i conflitti ricorrendo a difese psicologiche quali la
rimozione, la repressione o la negazione oppure
sviluppando sentimenti depressivi di rinuncia e
impotenza
31. •Una scarsa capacità introspettiva e un
atteggiamento relazionale rigido e uno stile di vita
conformista, spesso caratterizzato da una religiosità
“eccessiva”
•Difficoltà ad esprimere liberamente i propri
sentimenti, con la propensione a nascondere o a
minimizzare le emozioni e a inibire l’aggressività
•Tendenza a sacrificarsi ed a autocolpevolizzarsi
•Fiducia nell’autorità
•Atteggiamento eccessivamente realistico
32. •Sessualità inibita
•Immagine di sé eticamente irreprensibile
•Tendenza ad affrontare la malattia con una stile di
reazione (coping) caratterizzato da accettazione
passiva, vissuti depressivi, infermità, senso di
sfiducia (hopelessness) e di abbandono (helplessness)
33. È importante a questo punto incoraggiare l’adozione
di misure che tendano a facilitare il processo di
elaborazione: guardare la cicatrice, adottare protesi.
Incoraggiare non significa imporre, ogni donna ha il
diritto al rispetto delle proprie difese.
Più una persona si sente capita, più si sentirà
incoraggiata a superare i momenti critici che
incontrerà.
34. A volte c’è necessità di un intervento realmente
psicoterapico, una presa in carico.
Diversi sono gli obiettivi:
•Accettazione del limite
•Fine dell’illusione della non-morte
•Elaborazione di rabbia e invidia
•Contenimento dello stato di sofferenza soggettiva
incoraggiando la verbalizzazione di pensieri e
sentimenti negativi
35. •Chiarire alla donna l’influenza e il peso della
componente psicologica nell’ambito delle malattie
“fisiche”
•Rinforzo e sviluppo di meccanismi di difesa più
realistici per affrontare la malattia
•Sviluppare atteggiamenti e comportamenti più
adattivi, restituendo il senso di controllo personale
sulla propria vita e cercando per quanto possibile di
integrare la malattia nella propria esperienza di vita
36. •Favorire le comunicazione tra la paziente e lo staff
medico, la famiglia, favorendo la soluzione di
problemi pratici connessi con il trattamento della
malattia
•Restituire alla donna e alla sua famiglia il senso del
futuro
•Utilizzare tecniche di rilassamento durante le terapie
37. Ridurre il senso di inermità (helplessness) e di
inadeguatezza dovuti alla scarsezza o alla vaghezza
delle informazioni sulla patologia e soprattutto di
restituire un senso di padronanza e di competenza.
38. •PSICOTERAPIA INDIVIDUALE, DI COPPIA E
FAMILIARE
•TECNICHE A MEDIAZIONE CORPOREA
•PSICOPERAPIA DI GRUPPO
39. Il partner, la famiglia sono emotivamente colpiti dalla
malattia quanto la donna stessa, per questo la
psicoterapia deve essere allargata anche alla
famiglia della malata.
40. Le problematiche che si innescano possono essere:
•SCAMBIO DI RUOLI: la madre di famiglia è
temporaneamente limitata a livello fisico e non può
adempiere agli abituali compiti casalinghi. In questi
casi la flessibilità degli altri membri della famiglia è
importante; ma spesso è la donna che soffre per la
perdita del proprio ruolo e spesso si colpevolizza di
creare disagi nel manage quotidiano
41. •DISTURBO DELL’UMORE NEI CURANTI:
poiché nelle coppie si tende all’armonia, se uno dei
due partner è emotivamente sofferente, è probabile
che lo sia anche l’altro.
Inoltre, i curanti si sentono obbligati a mostrarsi
allegri e coraggiosi, rischiando il crollo emotivo e
creando la cosiddetta “Congiura del Silenzio”
dove vengono messi in atto dei comportamenti che
negano la presenza della malattia.
42. •OSTACOLI ALLA COMUNICAZIONE: spesso,
anche nelle famiglie più unite, si fatica a parlare della
malattia, a pronunciare la parola cancro. Ma per il
benessere psicologico della donna e della sua
famiglia è fondamentale abbattere questo tabu’ e
trovare il coraggio di affrontare l’argomento con il
marito; condividere pensieri e stati d’animo aiuta a
ritrovare la confidenza di coppia.
43. •PROBLEMI SESSUALI: molte pazienti sono
reticenti su questo punto, quindi occorre fare
domande dirette per sollecitare la donna a parlare di
dubbi, incertezze, imbarazzi e darle incoraggiamenti
e informazioni concrete. Spesso è utile parlare con
entrambi i partner, in modo da consentire loro di
affrontare l’argomento per la prima volta.
44. •COMUNICAZIONE CON I FIGLI: è il compito più
penoso per la donna; il miglior modo è parlarne per
gradi, lasciando aperto il dialogo nel tempo, mano a
mano che la malattia evolve. È improbabile tenere
nascosta la malattia ai figli; anche quando
l’argomento non è affrontato in casa, la loro
sofferenza si palesa tramite cambiamenti
comportamentali (rifiuto di andare a scuola,
atteggiamento aggressivo o appiccicoso). Inoltre, i
figli devono avere la possibilità di parlare della
malattia e di fare domandi alle quali è necessario
rispondere sinceramente.
45. Prevede trattamenti abbastanza brevi finalizzati ad
ottenere:
•Minore disagio psicologico
•Minore isolamento sociale
•Affettività negativa meno marcata
•Migliore qualità della vita
•Miglior stile di coping (adattamento)
•Riassetto dei meccanismi di difesa nei confronti
della malattia
46. Gli interventi in genere si articolano intorno alle fasi
più delicate e critiche della convivenza con la
malattia:
•Diagnosi
•Intervento chirurgico
•Trattamenti radioterapici e chemioterapici
•Recidive
•Fase terminale
47. Occupano un posto rilevante perché utilizzano un
linguaggio terapeutico-riabilitativo di tipo somatico
attraverso il quale determinano un effetto terapeutico
globale, cioè non solo a livello somatico, ma anche
psichico.
Infatti, consentono un recupero della propria integrità
corporea attraverso l’esplorazione dell’inconscio.
48. Le principali tecniche sono:
•Training autogeno
•Ipnosi
•Visualizzazione guidate
•Rilassamento progressivo
49. Queste tecniche vengono principalmente usate nella
gestione di problemi specifici, da sole o insieme ad
altre tarapie per:
•Controllo del dolore
•Controllo di nausea e vomito anticipatorio indotto da
chemioterapia
•Disordini alimentari
•Disturbi del sonno
•Per aumentare il senso di autocontrollo e benessere
50. Permettono quindi alle pazienti di entrare
nuovamente in contatto con le parti consce ed
inconsce della propria personalità e di riacquistare
un nuovo valore del proprio corpo, ascoltandolo e
riscoprendolo.
51. I gruppi terapeutici con donne malate di cancro al
seno si stanno diffondendo sempre di più; quando si
accede alla terapia di gruppo si entra in una micro-
società diversa da quella in cui si fa esperienza nella
vita comune: tutte le compagnie di gruppo soffrono
della stessa malattia.
52. Il gruppo è terapeutico per una serie di caratteristiche:
•coesione di gruppo
•confronto ed apprendimento di modalità di reazione alla malattia
più idonee
•aiuto reciproco (solidarietà, reciprocità, altruismo)
•condivisione di esperienze (riduzione di sentimenti di solitudine ed
isolamento)
•percezione degli altri come persone e non come ammalati di
cancro
53. Gli obiettivi principali sono:
•Ridurre i sentimenti di alienazione, diversità e
stigmatizzazione determinati dalla malattia e dalle terapie
•Facilitare il mutuo supporto tra i membri del gruppo
• Migliorare il sostegno sociale e familiare
•Raggiungere una miglior apertura ed espressività
emozionale, sia all’interno che all’esterno del gruppo
•Integrare all’interno della visione che il paziente ha di sè,
un’immagine diversa del proprio corpo, e di
conseguenza, di se stessa
•Migliorare le abilità di coping
•Sviluppare nuovi progetti di vita e migliorare la qualità di
vita