Carbone, cambiare adesso: la finestra si sta chiudendo

WWF ITALIA
19. Oct 2015
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Hinweis der Redaktion

  1. La prima potrebbe sembrare una domanda retorica, ma collegata alla seconda domanda lo è meno.
  2. Riprendiamo adesso, e passo al secondo punto del mio sommario, lo schema dello studio che vi stiamo descrivendo, per mettere in evidenza gli elementi che lo compongono in termini di: Dati reali raccolti (non misurati da noi ma a disposizione); coefficienti derivati da studi effettuati in altre aree; modelli di calcolo ambientale e sanitario; risultati raggiunti. Ci siamo dedicato al particolato primario e secondario inorganico. Abbiamo “alimentato“ dei modelli atmosferici e di dispersione, con dati meteorologici, orografia e uso del suolo del territorio in esame. Sono servite anche misure ambientali di PM2.5 e ozono derivanti dalle centraline disponibili. Ovviamente serve anceh conoscere le emissioni quantitative della sorgente. Questo rende lo studio specifico per la sorgente e il territorio in esame. Il modello matematico produce molte informazioni, tra cui le mappe geolocate di concentrazione al suolo degli inquinanti in esame. Queste rappresentano l‘ultimo elemento in ingresso al modello di calcolo dei decessi attribuibili, come vedremo subito dopo. Assieme a questa esposizione calcolata, servono altri dati locali, la popolazione residente e i decessi avvenuti.
  3. Il nostro studio, è stato già sottolineato, si sofferma sul potenziale effetto del particolato secondario inorganico. Non ha preso in considerazione altri composti secondari (particolato organico, ozono per citare i principali). Solfati e nitrati rappresentano un rischio? La ricerca scientifica sulle caratteristiche tossicologiche del particolato (dimensione, forma, composizione chimica semplice e misture, ecc.)è in forte e veloce sviluppo. La revisione effettuata dall’OMS in REVIHAAP, e gli studi che abbiamo segnalato nel nostro articolo (Rif. 16, 17,18, 20, 24) supportano con evidenze epidemiologiche e ipotesi tossicologiche la scelta di considerare il particolato secondario inorganico un potenziale rischio per la salute.
  4. Centrale tra le più grandi di Europa. Entrata in funzione negli anni 90. 2006 anno intermedio
  5. La modellistica stima e riproduce solfati e nitrati
  6. Io la toglierei ( vedi commenti slide 10)
  7. Nello studio che è stato presentato a voi oggi, abbiamo raccolto ulteriori riferimenti scientifici ancora più recenti di quelli riportati in REVIHAAP. In questa sede ne richiamo solo alcuni. Il più importante per il nostro studio è la pubblicazione di Beleen e colleghi (2014) intitolata “Effetti dell’esposizione a lungo termine all’inquinamento sulla mortalità per cause naturali: un’analisi di 22 coorti europee all’interno del progetto multicentrico ESCAPE.” Di questo studio, abbiamo utilizzato il coefficiente di rischio relativo. Per incrementi nell’aria ambiente di 5 microgrammi al metro cubo di PM2.5, è stato stimato un rischio relativo rappresentativo di tutti i 22 gruppi di popolazione in esame. Si tratta dunque di un valore con una variabilità ineliminabile, rappresentata dal cosiddetto intervallo di confidenza: una forchetta statistica con un minimo e un massimo entro la quale si confida situarsi il valore vero con una certa probabilità (95%). Questa variabilità è stata utilizzata per una valutazione dell’incertezza della stima dei decessi attribuibili.