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Mario Pireddu [email_address]
“ The Machine is Us/ing Us” by Michael Wesch Assistant Professor of Cultural Anthropology Kansas State University  http://www.youtube.com/user/mwesch http://mediatedcultures.net
…  new media pedagogies (as with other emergent pedagogies) often lead to forms of learning that do not neatly fit into traditional frameworks of disciplinary learning and cognitive and critical skills, such as emotional and affective dimensions, capacities for risk-taking and uncertainty, creativity and invention, blurred boundaries between personal and public expression, or the importance of self-identity and self-understanding to the development of disciplinary understanding, etc.. http://www.academiccommons.org/issue/january-2009 learning e-learning lifelong learning FaD online education
Formazione a distanza [FaD] Tre distinte generazioni: formazione per corrispondenza [prima generazione] fine del XIX secolo: nuove tecniche di stampa e trasporto ferroviario rendono possibile la produzione e la distribuzione estensiva di materiale di insegnamento su vaste aree geografiche; scambio di elaborati e questionari di valutazione, rari incontri in presenza. formazione pluri/multimediale [seconda generazione] dagli anni Sessanta: uso integrato di materiale a stampa, trasmissioni televisive, registrazioni sonore, primi software didattici (courseware). Aggiunta di assistenza telefonica attività tutoriali in presenza, fax e posta elettronica formazione in rete [terza generazione] oggi: processi formativi in rete (online education), interazione tra partecipanti, comunità di apprendimento; superamento dell’isolamento del singolo e valorizzazione dei suoi rapporti con il gruppo
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Da McLuhan alle dimensioni della partecipazione online I mass media cedono il passo a  tecnologie più personali  e a  forme di comunicazione e apprendimento insieme sociali e fortemente individuali . La crescente esigenza di comunicazioni più personali e più situate - più decentrate e interattive - rivela  le qualità di uno scambio che proprio gli stessi mass media avevano suggerito  nelle performance dei loro consumatori. La comunicazione di flusso della radio e della televisione si è prodotta in decenni di conflitti e integrazione tra comunicazione collettiva e consumo individuale, in un  processo dialettico di rimandi tra massa e individuo , tra omologazione e diversificazione. Se i media sono “matrici e tessuto dell’esperienza” (Silverstone 2002), allora le piattaforme espressive e i nuovi media in grado di dare alle persone più controllo, più spazio, e più iniziativa – tecnologie come quelle che consentono l’editing, il remixing e la condivisione di materiali audio-video, i wiki, i social network, gli ambienti immersivi, i videogames,  etc. – vanno interpretate per quello che sono: media connessi a percorsi di apprendimento diffusi che sarebbe insensato lasciare ai margini delle esperienze educative istituzionali .
Un sistema educativo che dipende esclusivamente dalla tecnologia della scrittura e della stampa non può e non riesce così a dare risposte alle sollecitazioni di una dimensione fortemente orale come quella delle trasmissioni radiofoniche e televisive, e così potentemente interattiva e immersiva come quella della rete. Eppure  l’educazione viene ancora organizzata secondo l’ordine sequenziale [fordista]  di una divisione asettica e schematica della conoscenza, che oltre a risultare non di rado lontana dagli interessi, dai desideri e dai sentimenti delle persone coinvolte nel processo d’apprendimento, comporta perfino una organizzazione in compartimenti stagni del sapere, spesso non comunicanti tra loro. Ancora McLuhan:  “l’ordinamento scolastico, in cui le informazioni sono scarse ma ordinate e strutturate secondo modi, argomenti e orari frammentari e classificati […] è per natura un ambiente molto simile a qualsiasi organizzazione di fabbrica, coi suoi depositi di materie prime e le sue catene di montaggio” .
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Rethinking didactics: towards i-learning Moodle International Conference, Rome 2008 http://www.moodlemoot.it esercitazione e dimostrazione: http://moodle.org
E-learning Secondo le definizioni correnti, i materiali didattici dovrebbero essere costruiti in modo da garantire alcune caratteristiche della formazione online: modularità il materiale didattico deve essere composto da moduli didattici, chiamati anche Learning object (LO) in modo che l'utente possa dedicare alla formazione brevi lassi di tempo (indicativamente 15/20 minuti di tempo), personalizzando così tempi e modalità di approccio ai contenuti. interattività l'utente deve interagire con il materiale didattico, che deve rispondere efficacemente alle necessità motivazionali dell'interazione uomo-macchina. esaustività ogni Learning Object deve rispondere a un obiettivo formativo e portare l'utente al completamento di tale obiettivo. interoperabilità i materiali didattici devono essere predisposti per poter essere distribuiti su qualsiasi piattaforma tecnologica e per garantire la tracciabilità dell'azione formativa. Sono stati individuati degli standard (AICC, SCORM, IMS) che devono essere implementati per garantire la comunicazione fra diversi sistemi.
E-learning LEARNING OBJECT Un learning object è ogni risorsa digitale che può essere riutilizzata per supportare l’apprendimento. Tecnicamente, una unità di istruzione per l'e-learning, riutilizzabile. I LO sono risorse di apprendimento autoconsistenti, dotate di modularità, reperibilità (tramite metadati), riusabilità e interoperabilità, che ne consentono la possibilità di impiego in contesti diversi. SCORM Lo SCORM (“Shareable Content Object Reference Model”, ovvero “Modello di Riferimento per gli Oggetti di Contenuto Condivisibili”) è tecnicamente un “modello virtuale” ( reference model ), una raccolta di particolari tecniche che consente lo scambio di contenuti digitali in maniera indipendente dalla piattaforma. SCORM definisce, nell'e-Learning, le specifiche relative al riutilizzo, al tracciamento e alla catalogazione learning object con i quali vengono strutturati i corsi. La piattaforma di e-learning (LMS) ha il compito di “dialogare” con l’oggetto, interpretando i messaggi che gli vengono passati.
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E-learning 2.0? «Web 2.0 è  la rete come piattaforma , comprendente tutti i dispositivi interconnessi; le applicazioni Web 2.0 sono quelle che sfruttano maggiormente i vantaggi specifici di tale piattaforma: la distribuzione di  software come servizio continuamente aggiornato che diventa migliore quanto più viene utilizzato , con il  consumo  e il  remix  di dati da molteplici fonti, inclusi i singoli utenti, che mettono a disposizione i propri dati e servizi in una forma che consente ad altri di remixarli,  producendo effetti di rete attraverso una “architettura della partecipazione” , e oltrepassando la metafora della pagina del Web 1.0 per offrire esperienze utente sempre più ricche». http://radar.oreilly.com/archives/2005/10/web_20_compact_definition.html - passaggio da una prima articolazione in senso reticolare a organizzazioni e strutture prettamente connettive (mettono strettamente in relazione contenuti e utenti) - web come piattaforma: importanza della  decentralizzazione  e della  partecipazione  nell’attuale regime di scambio comunicazionale.
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],L’apporto produttivo di ogni ‘nodo’ riveste un ruolo fondamentale per l’organizzazione, lo scambio e più in generale per la crescita del sapere condiviso dagli utenti che fanno parte del processo comunicativo e formativo.
E-learning 2.0? Il “web come piattaforma” è alla base della formulazione del concetto di  architettura della partecipazione : contenuti, servizi, funzionalità ed efficienza di programmi e applicazioni migliorano con l’aumentare costante degli utenti che li utilizzano. In quest’ottica  sono gli utenti ad aggiungere valore agli strumenti e ai prodotti degli scambi comunicativi . Yochai Benkler (Yale University):  social sharing  come modalità economico-produttiva  Alla produzione fondata sui prezzi di mercato e a quella legata all’intervento statale, si sta affiancando una  terza modalità produttiva  legata alle trasformazioni tecnologiche e basata sulla condivisione.
E-learning 2.0? Social bookmarking ,  tagging  e  folksonomy  sono realtà che si fanno spazio, seppur timidamente, all’interno dei programmi delle istituzioni educative. Le logiche del 2.0 e della rete tendono a “rimediare” e a ristrutturare potentemente le logiche su cui si fondano i sistemi educativi istituzionali. social bookmarking Condivisione in rete dei segnalibri, i riferimenti a siti visitati e ritenuti degni di interesse (e scambio). Popolarità e classificazione sociale dei contenuti attraverso elenchi pubblici: utilità maggiore rispetto ai motori di ricerca che si basano su logiche di fatto più quantitative che qualitative. tagging Attribuzione di una o più parole chiave, dette  tag , che individuano l’argomento di cui si sta trattando, a documenti o, più in generale, file e risorse della rete. Le persone collaborano spontaneamente per organizzare in categorie “dal basso” le informazioni disponibili.
E-learning 2.0? Folksonomy Neologismo attribuito a Thomas Vander Wal, da “folk” e “taxonomy”: una folksonomy è una tassonomia (dal greco -  taxis  e  nomos , ‘ordine’ e ‘amministrazione’) generata dagli utenti in modo partecipato e non ricevuta dall’alto (es. Flickr, YouTube, etc.).  Si distingue dai metodi di classificazione formale (tassonomie classiche,  top-down taxonomies ), e prende corpo in modo particolare in comunità non gerarchiche (o diversamente gerarchiche) legate ad applicazioni web attraverso le quali vengono diffusi contenuti testuali o multimediali. Implicazioni per l’apprendimento:  “esperti” e “non esperti” nel 2.0 La logica del sapere e dell’apprendimento tradizionale e le logiche della partecipazione possono convivere? Dal ‘wiki’ a Wikipedia passando per la costruzione della scienza moderna
Wiki, Wikipedia, le logiche della conoscenza Quali connessioni tra e-learning, web 2.0 e ampliamento delle logiche della scienza moderna? Wiki “ wiki” viene da un termine in lingua hawaiiana che significa “rapido”, “molto veloce”. Ward Cunningham (il padre del primo wiki, Portland Pattern Repository del 1995) si ispirò al nome  wiki wiki  usato per i bus navetta dell’aeroporto di Honolulu. Sito (o serie di documenti ipertestuali in rete) che  può essere modificato dai suoi utilizzatori  e i cui  contenuti sono sviluppati in collaborazione  da tutti coloro che vi hanno accesso. La modifica dei contenuti è aperta, nel senso che  il testo può essere modificato da tutti gli utenti  (a volte soltanto se registrati, altre volte anche anonimi) procedendo  non solo per aggiunte, ma anche cambiando e cancellando  ciò che hanno scritto gli autori precedenti.
Wiki, Wikipedia, le logiche della conoscenza Ogni modifica è registrata in una  cronologia che permette in caso di necessità di riportare il testo alla versione precedente ; lo scopo è quello di condividere, scambiare, immagazzinare e ottimizzare la conoscenza in modo collaborativo. “wiki” indica anche il software collaborativo utilizzato per creare il sito web. Un wiki permette di scrivere collettivamente dei documenti in un semplice linguaggio di  markup  usando un web browser. Una singola pagina in un wiki è chiamata “pagina wiki”, mentre l'insieme delle pagine, che sono usualmente strettamente interconnesse, è chiamato “il wiki”. Una caratteristica distintiva della tecnologia wiki è la facilità con cui le pagine possono essere create e aggiornate. wiki:  documentazione, knowledge base (anche d’impresa), enciclopedie, wiki comunitarie, wiki personali, wiki aziendali, etc.
Wiki, Wikipedia, le logiche della conoscenza Wikipedia Il progetto:  la creazione collettiva della enciclopedia libera e affidabile più grande della storia, in termini sia di ampiezza che profondità degli argomenti trattati . Condivisione da parte dei wikipedians della filosofia «open» alla base dell’intero progetto, la partecipazione attiva – e in continua crescita – dei membri, la creazione di progetti “fratelli” non più legati esclusivamente al sapere enciclopedico, nonché l’architettura del software (wiki). Wikipedia (2001) nacque come piano di lavoro complementare di Nupedia (2000), un progetto con scopo analogo la cui redazione era affidata ad  esperti  che lavoravano seguendo processi formali di revisione. Da Wikipedia e Nupedia fu creata la Fondazione Wikimedia il 20 giugno 2003: Wikipedia e i progetti fratelli operano da allora sotto questa organizzazione.
Wiki, Wikipedia, le logiche della conoscenza La cultura  free knowledge/open source  cerca di concretizzare nella produzione di software i valori e i metodi propri della ricerca scientifica: libertà, partecipazione, efficienza, diffusione delle acquisizioni, condivisione della conoscenza. La diffusione libera della conoscenza è considerata in quest’ottica un elemento chiave per la costruzione di una cultura libera. La comunità di Wikipedia accoglie in modo originale l’eredità dell’avventura enciclopedica settecentesca, con la costruzione nel tempo di un’enciclopedia che si vuole ‘libera’ da pregiudizi e ‘libera’ da vincoli legislativi legati alla riproduzione e alla diffusione del sapere. A muovere gli enciclopedisti era la volontà di seguire una  philosophie pratique , un pensiero che fosse ‘pratico’ ma anche «staccato e distante» di fronte alla politica dei re, dei principi, dei ricchi. La forma che questo atteggiamento («l’indipendenza da tutti i poteri») assume in Wikipedia è il Neutral Point Of View (NPOV).
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Wiki, Wikipedia, le logiche della conoscenza La conoscenza proviene sia dall’esterno che dall’interno: nasce dal confronto di testi e documenti e dalla libera rielaborazione degli stessi, attraverso la cooperazione alla creazione delle voci e delle pagine. La  riformulazione  è alla base della maggior parte dei contenuti di Wikipedia: dalle letture di saggi, articoli di enciclopedie, ricerche o altri materiali, i membri rielaborano le informazioni necessarie per creare gli articoli e pubblicarli. L’informazione su Wikipedia è libera, e quel che la licenza GFDL assicura è proprio la libertà dell’informazione e della circolazione del sapere. La conoscenza non è mai data una volta per tutte: Wikipedia è concepita dai propri membri come un lavoro in corso, una bozza, una eterna “versione beta”.
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Wiki, Wikipedia, le logiche della conoscenza Wikipedia ha la sua parte di lavoro amatoriale, «bene intenzionato ma male informato». Il lavoro dei dilettanti è il benvenuto, perché per scelta si preferisce avere un articolo amatoriale su un argomento (che può essere in seguito migliorato), piuttosto che lasciare l’argomento scoperto. Di norma, poi, il lavoro amatoriale viene col tempo corretto, come viene spiegato nel sito:  «Gli errori macroscopici vengono sistemati rapidamente dalle tante persone che leggono Wikipedia ogni giorno. […] Wikipedia beneficia dei dilettanti e degli esperti, che lavorano assieme. Questo può rendere i nostri articoli di matematica più comprensibili del libro di testo medio» . Si ritiene che più persone ci saranno ad abusare di Wikipedia, più ce ne saranno ad evitare gli abusi: con l’aumentare del traffico aumenterà il numero di persone che lavorano o si prendono cura del progetto. In quest’ottica, un maggior numero di articoli e partecipanti porterà a una qualità maggiore: più utenti vedono un articolo, più evidenti diverranno gli errori nel tempo.
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Moodle  ( http://moodle.org ): pacchetto software per la produzione di siti web e corsi “internet-based”, un progetto di sviluppo in continua evoluzione creato e gestito in maniera volontaria e collaborativa da una comunità di insegnanti e addetti ai lavori di diverse nazioni, e pensato per un’educazione di impostazione socio-costruttivista. Il nome è l’acronimo per Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment: si tratta di un course management system (CMS) open source rilasciato su licenza GNU. Moodle è nato per aiutare gli educatori a creare vere e proprie  online learning communities .  Dietro l’idea di  «social constructionist pedagogy»  vi è un richiamo seppur rapido ai concetti di  constructivism ,  constructionism ,  social constructivism,   separated/connected behaviour : la costruzione di qualcosa di cui altri possano fruire, la condivisione di una cultura che produca «shared artifacts with shared meanings», e dunque la  costruzione di nuova conoscenza attraverso l’interazione in un ambiente dinamico e in continuo cambiamento
 
Obiettivo: coniugare l’approccio ‘oggettivo’ e fattuale tipico dell’istruzione tradizionale e del ragionamento scientifico con un approccio più aperto allo scambio e alla costruzione di sapere condiviso. La prospettiva costruttivista di Moodle prevede  studenti attivamente impegnati nella creazione di significati, coinvolti nella ricerca e nella produzione di conoscenza , in base anche a ciò che già conoscono, e non solo sulla scorta di nozioni e processi che possono ripetere in maniera meccanica. Oltre che dagli insegnanti, gli studenti imparano gli uni dagli altri, in un percorso non più unidirezionale e decisamente meno gerarchico. Moodle ha una struttura modulare (PHP con interfaccia grafica basata su fogli di stile CSS), per cui  aggiungere le ‘attività’ che formano un corso è un’operazione relativamente semplice ; la responsabilità della creazione dei corsi è attribuita agli insegnanti, e di norma i corsi sono divisi in corsi settimanali, per argomento, o relazionali.
Cinque livelli di utenza Amministratori gestiscono di norma l’intera piattaforma, e si occupano dei corsi, dei moduli e dell’assegnazione agli utenti di ruoli, livelli e poteri di controllo; possono creare, eliminare e modificare pressoché tutti i materiali presenti sul sistema Insegnanti hanno poteri di gestione (creazione, eliminazione, modifica) solo sui corsi in cui sono docenti: si occupano della gestione degli utenti iscritti (attribuzione di livello all’interno dei corsi, valutazione e controllo) come delle attività e dei vari moduli, dell’impaginazione e della collocazione delle risorse e dei materiali. Insegnanti senza poteri di modifica vengono accreditati ai corsi senza la funzione di editor, e possono moderare i forum, attribuire valutazioni e consultare i rapporti delle attività dei corsisti, ma non possono intervenire sulla gestione vera e propria della piattaforma. Utenti normali di solito sono gli studenti, possono intervenire in alcuni moduli e non in altri, e non possono creare, eliminare o modificare materiali; gli studenti non possono accedere ai resoconto delle attività di altri utenti. Ospiti utenti non registrati ai quali amministratori e insegnanti permettono l’accesso ai corsi per semplice consultazione.
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L’insegnante non si limita a creare contenuti didattici, ma si occupa della gestione degli studenti, delle informazioni su ogni allievo, dei calendari (di siti, corsi, utenti), dei voti, delle scale di valutazione, delle registrazioni e degli accessi di ogni utente, così come del caricamento sulla piattaforma di files e documentazione varia, ecc. Gli studenti hanno diversi gradi di libertà, a seconda del tipo di attività in cui sono coinvolti (tutti hanno la possibilità di creare il proprio profilo inserendo dati, foto, ecc.), e partecipano a uno o più gruppi di attività. Sia gli studenti che gli insegnanti possono essere iscritti manualmente a un corso o venirne cancellati dagli amministratori (la gestione avviene attraverso un pannello di controllo di Amministrazione). I  Log  di Moodle registrano e mostrano nel dettaglio l’attività di ogni studente, archiviando tempi e tipi di risorse utilizzate, ‘attività’ a cui si è preso parte, ecc. Naturalmente gli studenti possono collegarsi «a qualunque ora di qualunque giorno, da qualunque computer, per interagire con il proprio corso».
La comunità di Moodle è attiva anche su Second Life (http://secondlife.com), l’ambiente multiutente e tridimensionale creato nel 2003 dalla società americana Linden Lab. Il progetto in corso si chiama  Sloodle  (Second Life Object Oriented Distributed Learning Environment), e grazie ad esso i residenti di Second Life interagiscono con servizi e contenuti di learning management sincroni e asincroni (oggetti e risorse distribuiti nell’ambiente virtuale, meeting, conferenze, lezioni, etc.). Oggetti didattici di Sloodle (http://sloodle.com) possono essere ad esempio delle presentazioni, visualizzate o proiettate su lavagne di classi virtuali.
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Formale e informale e-learning e facebook [da una discussione su forum di corso moodle per master online] Giuseppe: Mi sono iscritto su facebook e l'ho detto ai miei allievi del quinto. Mi pongo un problema: alcuni di loro mi hanno chiesto di diventare loro amico, cosa devo fare? Con i miei allievi ho sempre cercato di mantenere un rapporto basato sul rispetto dei ruoli e delle regole, ma ora la nuova piazza virtuale della rete dove tutti passano e possono interagire mette in discussione il mio assunto. Cerco consigli. Marco: Se mi posso permettere di rispondere, credo tu solo debba scegliere che cosa vuoi fare sempre secondo la tua personalità. Io su FaceBook, oltre agli amici di pari età, sono letteralmente invaso dai miei allievi attuali, post-diploma, laureandi e laureati. Mi fa solo piacere. Se vuoi puoi vedere da me, cerco il tuo nome e ti aggiungo alla lista dei miei amici, così potrai osservare da vicino. PS: una cosa sola però devo aggiungere, lì, su FB, non sono più solo il loro professore, sono fuori, in piazza e come tale devo comportarmi.
Formale e informale e-learning e facebook? Peter: Come collega mi permetto di scriverti anche io raccontando la mia esperienza. Ho iniziato a usare Facebook da diversi mesi e ho "fatto amico" molti studenti, presenti e passati. Non credo di aver perso rispetto per questo, poiche' ritengo che siano altri i comportamenti che minano la fiducia e il rispetto degli studenti verso i docenti. Piuttosto Facebook mi da' un canale ulteriore per conoscere meglio i ragazzi che in classe risultano sfuggenti, diffidenti e talora ostili. E' vero che le comunicazioni su FB si riverberano in modo incontrollato e incontrollabile in direzioni inaspettate e ignote, e che occorre pesare con saggezza cio' che si scrive o che non si scrive. Ovvero meglio rinviare l'invio di una mail o di un messaggio di mezza ora piuttosto che fare velocemente una sciocchezza. Fra l'altro: nulla è più duraturo della volatilita' di internet. Una foto inadeguata che resta in rete per 12 ore può restare per la vita sull'hard-disk di qualcuno a noi ignoto. Un aspetto a cui presto attenzione e' la privacy dei miei studenti. SU FB è facile conoscere una grande quantità di cose su abitudini, trasgressioni, delusioni e quant'altro dei miei studenti/studentesse. Comportamenti che occorre trattare con sensibilita' e rispetto delle persone. In questi casi una mail inviata in privato o un colloquio nel “mondo reale” sono utili. Aggiungerei che FB è stato utile in alcune situazioni difficili per i ragazzi, molto di piu' della mail. Soprattutto e' stato possibile parlare di argomenti che "in the real life" mai e poi mai sarebbero stati trattati. Un secondo aspetto sono le sorprese sulla personalità e sulle virtù degli studenti. Il ruolo recitato in classe spesso è diverso da quello che si rivela in FB. E come puoi immaginare, molte volte le persone che in classe danno più problemi, fuori dalla classe, e quindi anche su Facebook, rivelano intelligenza e sensiblita'. Lasciati stupire. L'importante è non fare la lezione su FB come fai in classe, questo ti rende stucchevole. FB piuttosto è una cartina di tornasole della qualità dei rapporti. Con questo non intendo dire che FB sia la VERITA' che risolve tutti i problemi; più semplicemente credo che se la qualità dei rapporti è buona nella vita reale, FB rifletta tale bontà. Questo non assicura che i rapporti migliorino per il solo fatto di usare FB.
“ Information R/evolution” by Michael Wesch Assistant Professor of Cultural Anthropology Kansas State University  http://www.youtube.com/user/mwesch http://mediatedcultures.net
“ A Vision of Students Today” by Michael Wesch Assistant Professor of Cultural Anthropology Kansas State University  http://www.youtube.com/user/mwesch http://mediatedcultures.net
Riferimenti Abruzzese A., Maragliano R ., Educare e comunicare. Spazi e azioni dei media , Mondadori, Milano, 2008. Benkler Y., 2006,  The Wealth of Networks: How Social Production Transforms Markets and Freedom , New Haven and London, Yale University Press. Benkler Y., 2004, «“Sharing Nicely”: on shareable goods and the emergence of sharing as a modality of economic production»,  The Yale Law Journal , Vol. 114, pp. 273-358. Bonaiuti G.,  E-learning 2.0. Il futuro dell'apprendimento in rete, tra formale e informale , Erickson, TN, 2006. Jenkins H.,  Cultura convergente , Apogeo, Milano, 2007. Maragliano R., a cura di,  Pedagogie dell'e-learning , Laterza, Roma-Bari, 2004. McLuhan M.,  Gli strumenti del comunicare , Milano, Il Saggiatore, 2008. Papert S.,  I bambini e il computer. Nuove idee per i nuovi strumenti dell’educazione , Rizzoli, Milano, 1994. Tapscott D., Williams A.D., 2007,  Wikinomics: How Mass Collaboration Changes Everything , New York, Portfolio. Trentin G.,  Dalla formazione a distanza all'apprendimento in rete , FrancoAngeli, Milano, 2004. Wenger E.,  Comunità di pratica. Apprendimento, significato e identità , Raffaello Cortina, Milano, 2006. Wesch M.,  From Knowledgable to Knowledge-able: Learning in New Media Environments , Academic Commons, January 2009. URL: http://www.academiccommons.org/commons/essay/knowledgable-knowledge-able Siemens G.,  Knowing knowledge , Lulu.com, 2006. Web http://moodle.org   http://www.moodlemoot.it   http://en.wikiversity.org/wiki/Moodle   http://www.eduspaces.net   http://mediatedcultures.net   http://www.diigo.com   http://ltaonline.uniroma3.it   http://www.academiccommons.org/issue/january-2009   http://en.wikipedia.org/wiki/History_of_personal_learning_environments   http://www.britannica.com/blogs/2008/10/a-vision-of-students-today-what-teachers-must-do/   http://www.google.com/a/help/intl/it/admins/resources/setup/step_six.html
contatti: Mario Pireddu email: mario.pireddu@gmail.com Università RomaTre [LTA] |  ltaonline.uniroma3.it personal weblog |  www.mariopireddu.net fb:  http://www.facebook.com/profile.php?id=1127047038   Sardigna in Second Life |  www.sardignasl.com

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E Learning @ Social Media Lab - Mario Pireddu

  • 2. “ The Machine is Us/ing Us” by Michael Wesch Assistant Professor of Cultural Anthropology Kansas State University http://www.youtube.com/user/mwesch http://mediatedcultures.net
  • 3. … new media pedagogies (as with other emergent pedagogies) often lead to forms of learning that do not neatly fit into traditional frameworks of disciplinary learning and cognitive and critical skills, such as emotional and affective dimensions, capacities for risk-taking and uncertainty, creativity and invention, blurred boundaries between personal and public expression, or the importance of self-identity and self-understanding to the development of disciplinary understanding, etc.. http://www.academiccommons.org/issue/january-2009 learning e-learning lifelong learning FaD online education
  • 4. Formazione a distanza [FaD] Tre distinte generazioni: formazione per corrispondenza [prima generazione] fine del XIX secolo: nuove tecniche di stampa e trasporto ferroviario rendono possibile la produzione e la distribuzione estensiva di materiale di insegnamento su vaste aree geografiche; scambio di elaborati e questionari di valutazione, rari incontri in presenza. formazione pluri/multimediale [seconda generazione] dagli anni Sessanta: uso integrato di materiale a stampa, trasmissioni televisive, registrazioni sonore, primi software didattici (courseware). Aggiunta di assistenza telefonica attività tutoriali in presenza, fax e posta elettronica formazione in rete [terza generazione] oggi: processi formativi in rete (online education), interazione tra partecipanti, comunità di apprendimento; superamento dell’isolamento del singolo e valorizzazione dei suoi rapporti con il gruppo
  • 5.
  • 6.
  • 7.
  • 8.
  • 9.
  • 10.
  • 11.
  • 12. Da McLuhan alle dimensioni della partecipazione online I mass media cedono il passo a tecnologie più personali e a forme di comunicazione e apprendimento insieme sociali e fortemente individuali . La crescente esigenza di comunicazioni più personali e più situate - più decentrate e interattive - rivela le qualità di uno scambio che proprio gli stessi mass media avevano suggerito nelle performance dei loro consumatori. La comunicazione di flusso della radio e della televisione si è prodotta in decenni di conflitti e integrazione tra comunicazione collettiva e consumo individuale, in un processo dialettico di rimandi tra massa e individuo , tra omologazione e diversificazione. Se i media sono “matrici e tessuto dell’esperienza” (Silverstone 2002), allora le piattaforme espressive e i nuovi media in grado di dare alle persone più controllo, più spazio, e più iniziativa – tecnologie come quelle che consentono l’editing, il remixing e la condivisione di materiali audio-video, i wiki, i social network, gli ambienti immersivi, i videogames, etc. – vanno interpretate per quello che sono: media connessi a percorsi di apprendimento diffusi che sarebbe insensato lasciare ai margini delle esperienze educative istituzionali .
  • 13. Un sistema educativo che dipende esclusivamente dalla tecnologia della scrittura e della stampa non può e non riesce così a dare risposte alle sollecitazioni di una dimensione fortemente orale come quella delle trasmissioni radiofoniche e televisive, e così potentemente interattiva e immersiva come quella della rete. Eppure l’educazione viene ancora organizzata secondo l’ordine sequenziale [fordista] di una divisione asettica e schematica della conoscenza, che oltre a risultare non di rado lontana dagli interessi, dai desideri e dai sentimenti delle persone coinvolte nel processo d’apprendimento, comporta perfino una organizzazione in compartimenti stagni del sapere, spesso non comunicanti tra loro. Ancora McLuhan: “l’ordinamento scolastico, in cui le informazioni sono scarse ma ordinate e strutturate secondo modi, argomenti e orari frammentari e classificati […] è per natura un ambiente molto simile a qualsiasi organizzazione di fabbrica, coi suoi depositi di materie prime e le sue catene di montaggio” .
  • 14.
  • 15. Rethinking didactics: towards i-learning Moodle International Conference, Rome 2008 http://www.moodlemoot.it esercitazione e dimostrazione: http://moodle.org
  • 16. E-learning Secondo le definizioni correnti, i materiali didattici dovrebbero essere costruiti in modo da garantire alcune caratteristiche della formazione online: modularità il materiale didattico deve essere composto da moduli didattici, chiamati anche Learning object (LO) in modo che l'utente possa dedicare alla formazione brevi lassi di tempo (indicativamente 15/20 minuti di tempo), personalizzando così tempi e modalità di approccio ai contenuti. interattività l'utente deve interagire con il materiale didattico, che deve rispondere efficacemente alle necessità motivazionali dell'interazione uomo-macchina. esaustività ogni Learning Object deve rispondere a un obiettivo formativo e portare l'utente al completamento di tale obiettivo. interoperabilità i materiali didattici devono essere predisposti per poter essere distribuiti su qualsiasi piattaforma tecnologica e per garantire la tracciabilità dell'azione formativa. Sono stati individuati degli standard (AICC, SCORM, IMS) che devono essere implementati per garantire la comunicazione fra diversi sistemi.
  • 17. E-learning LEARNING OBJECT Un learning object è ogni risorsa digitale che può essere riutilizzata per supportare l’apprendimento. Tecnicamente, una unità di istruzione per l'e-learning, riutilizzabile. I LO sono risorse di apprendimento autoconsistenti, dotate di modularità, reperibilità (tramite metadati), riusabilità e interoperabilità, che ne consentono la possibilità di impiego in contesti diversi. SCORM Lo SCORM (“Shareable Content Object Reference Model”, ovvero “Modello di Riferimento per gli Oggetti di Contenuto Condivisibili”) è tecnicamente un “modello virtuale” ( reference model ), una raccolta di particolari tecniche che consente lo scambio di contenuti digitali in maniera indipendente dalla piattaforma. SCORM definisce, nell'e-Learning, le specifiche relative al riutilizzo, al tracciamento e alla catalogazione learning object con i quali vengono strutturati i corsi. La piattaforma di e-learning (LMS) ha il compito di “dialogare” con l’oggetto, interpretando i messaggi che gli vengono passati.
  • 18.
  • 19. E-learning 2.0? «Web 2.0 è la rete come piattaforma , comprendente tutti i dispositivi interconnessi; le applicazioni Web 2.0 sono quelle che sfruttano maggiormente i vantaggi specifici di tale piattaforma: la distribuzione di software come servizio continuamente aggiornato che diventa migliore quanto più viene utilizzato , con il consumo e il remix di dati da molteplici fonti, inclusi i singoli utenti, che mettono a disposizione i propri dati e servizi in una forma che consente ad altri di remixarli, producendo effetti di rete attraverso una “architettura della partecipazione” , e oltrepassando la metafora della pagina del Web 1.0 per offrire esperienze utente sempre più ricche». http://radar.oreilly.com/archives/2005/10/web_20_compact_definition.html - passaggio da una prima articolazione in senso reticolare a organizzazioni e strutture prettamente connettive (mettono strettamente in relazione contenuti e utenti) - web come piattaforma: importanza della decentralizzazione e della partecipazione nell’attuale regime di scambio comunicazionale.
  • 20.
  • 21. E-learning 2.0? Il “web come piattaforma” è alla base della formulazione del concetto di architettura della partecipazione : contenuti, servizi, funzionalità ed efficienza di programmi e applicazioni migliorano con l’aumentare costante degli utenti che li utilizzano. In quest’ottica sono gli utenti ad aggiungere valore agli strumenti e ai prodotti degli scambi comunicativi . Yochai Benkler (Yale University): social sharing come modalità economico-produttiva Alla produzione fondata sui prezzi di mercato e a quella legata all’intervento statale, si sta affiancando una terza modalità produttiva legata alle trasformazioni tecnologiche e basata sulla condivisione.
  • 22. E-learning 2.0? Social bookmarking , tagging e folksonomy sono realtà che si fanno spazio, seppur timidamente, all’interno dei programmi delle istituzioni educative. Le logiche del 2.0 e della rete tendono a “rimediare” e a ristrutturare potentemente le logiche su cui si fondano i sistemi educativi istituzionali. social bookmarking Condivisione in rete dei segnalibri, i riferimenti a siti visitati e ritenuti degni di interesse (e scambio). Popolarità e classificazione sociale dei contenuti attraverso elenchi pubblici: utilità maggiore rispetto ai motori di ricerca che si basano su logiche di fatto più quantitative che qualitative. tagging Attribuzione di una o più parole chiave, dette tag , che individuano l’argomento di cui si sta trattando, a documenti o, più in generale, file e risorse della rete. Le persone collaborano spontaneamente per organizzare in categorie “dal basso” le informazioni disponibili.
  • 23. E-learning 2.0? Folksonomy Neologismo attribuito a Thomas Vander Wal, da “folk” e “taxonomy”: una folksonomy è una tassonomia (dal greco - taxis e nomos , ‘ordine’ e ‘amministrazione’) generata dagli utenti in modo partecipato e non ricevuta dall’alto (es. Flickr, YouTube, etc.). Si distingue dai metodi di classificazione formale (tassonomie classiche, top-down taxonomies ), e prende corpo in modo particolare in comunità non gerarchiche (o diversamente gerarchiche) legate ad applicazioni web attraverso le quali vengono diffusi contenuti testuali o multimediali. Implicazioni per l’apprendimento: “esperti” e “non esperti” nel 2.0 La logica del sapere e dell’apprendimento tradizionale e le logiche della partecipazione possono convivere? Dal ‘wiki’ a Wikipedia passando per la costruzione della scienza moderna
  • 24. Wiki, Wikipedia, le logiche della conoscenza Quali connessioni tra e-learning, web 2.0 e ampliamento delle logiche della scienza moderna? Wiki “ wiki” viene da un termine in lingua hawaiiana che significa “rapido”, “molto veloce”. Ward Cunningham (il padre del primo wiki, Portland Pattern Repository del 1995) si ispirò al nome wiki wiki usato per i bus navetta dell’aeroporto di Honolulu. Sito (o serie di documenti ipertestuali in rete) che può essere modificato dai suoi utilizzatori e i cui contenuti sono sviluppati in collaborazione da tutti coloro che vi hanno accesso. La modifica dei contenuti è aperta, nel senso che il testo può essere modificato da tutti gli utenti (a volte soltanto se registrati, altre volte anche anonimi) procedendo non solo per aggiunte, ma anche cambiando e cancellando ciò che hanno scritto gli autori precedenti.
  • 25. Wiki, Wikipedia, le logiche della conoscenza Ogni modifica è registrata in una cronologia che permette in caso di necessità di riportare il testo alla versione precedente ; lo scopo è quello di condividere, scambiare, immagazzinare e ottimizzare la conoscenza in modo collaborativo. “wiki” indica anche il software collaborativo utilizzato per creare il sito web. Un wiki permette di scrivere collettivamente dei documenti in un semplice linguaggio di markup usando un web browser. Una singola pagina in un wiki è chiamata “pagina wiki”, mentre l'insieme delle pagine, che sono usualmente strettamente interconnesse, è chiamato “il wiki”. Una caratteristica distintiva della tecnologia wiki è la facilità con cui le pagine possono essere create e aggiornate. wiki: documentazione, knowledge base (anche d’impresa), enciclopedie, wiki comunitarie, wiki personali, wiki aziendali, etc.
  • 26. Wiki, Wikipedia, le logiche della conoscenza Wikipedia Il progetto: la creazione collettiva della enciclopedia libera e affidabile più grande della storia, in termini sia di ampiezza che profondità degli argomenti trattati . Condivisione da parte dei wikipedians della filosofia «open» alla base dell’intero progetto, la partecipazione attiva – e in continua crescita – dei membri, la creazione di progetti “fratelli” non più legati esclusivamente al sapere enciclopedico, nonché l’architettura del software (wiki). Wikipedia (2001) nacque come piano di lavoro complementare di Nupedia (2000), un progetto con scopo analogo la cui redazione era affidata ad esperti che lavoravano seguendo processi formali di revisione. Da Wikipedia e Nupedia fu creata la Fondazione Wikimedia il 20 giugno 2003: Wikipedia e i progetti fratelli operano da allora sotto questa organizzazione.
  • 27. Wiki, Wikipedia, le logiche della conoscenza La cultura free knowledge/open source cerca di concretizzare nella produzione di software i valori e i metodi propri della ricerca scientifica: libertà, partecipazione, efficienza, diffusione delle acquisizioni, condivisione della conoscenza. La diffusione libera della conoscenza è considerata in quest’ottica un elemento chiave per la costruzione di una cultura libera. La comunità di Wikipedia accoglie in modo originale l’eredità dell’avventura enciclopedica settecentesca, con la costruzione nel tempo di un’enciclopedia che si vuole ‘libera’ da pregiudizi e ‘libera’ da vincoli legislativi legati alla riproduzione e alla diffusione del sapere. A muovere gli enciclopedisti era la volontà di seguire una philosophie pratique , un pensiero che fosse ‘pratico’ ma anche «staccato e distante» di fronte alla politica dei re, dei principi, dei ricchi. La forma che questo atteggiamento («l’indipendenza da tutti i poteri») assume in Wikipedia è il Neutral Point Of View (NPOV).
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  • 33. Wiki, Wikipedia, le logiche della conoscenza La conoscenza proviene sia dall’esterno che dall’interno: nasce dal confronto di testi e documenti e dalla libera rielaborazione degli stessi, attraverso la cooperazione alla creazione delle voci e delle pagine. La riformulazione è alla base della maggior parte dei contenuti di Wikipedia: dalle letture di saggi, articoli di enciclopedie, ricerche o altri materiali, i membri rielaborano le informazioni necessarie per creare gli articoli e pubblicarli. L’informazione su Wikipedia è libera, e quel che la licenza GFDL assicura è proprio la libertà dell’informazione e della circolazione del sapere. La conoscenza non è mai data una volta per tutte: Wikipedia è concepita dai propri membri come un lavoro in corso, una bozza, una eterna “versione beta”.
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  • 36. Wiki, Wikipedia, le logiche della conoscenza Wikipedia ha la sua parte di lavoro amatoriale, «bene intenzionato ma male informato». Il lavoro dei dilettanti è il benvenuto, perché per scelta si preferisce avere un articolo amatoriale su un argomento (che può essere in seguito migliorato), piuttosto che lasciare l’argomento scoperto. Di norma, poi, il lavoro amatoriale viene col tempo corretto, come viene spiegato nel sito: «Gli errori macroscopici vengono sistemati rapidamente dalle tante persone che leggono Wikipedia ogni giorno. […] Wikipedia beneficia dei dilettanti e degli esperti, che lavorano assieme. Questo può rendere i nostri articoli di matematica più comprensibili del libro di testo medio» . Si ritiene che più persone ci saranno ad abusare di Wikipedia, più ce ne saranno ad evitare gli abusi: con l’aumentare del traffico aumenterà il numero di persone che lavorano o si prendono cura del progetto. In quest’ottica, un maggior numero di articoli e partecipanti porterà a una qualità maggiore: più utenti vedono un articolo, più evidenti diverranno gli errori nel tempo.
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  • 40. Moodle ( http://moodle.org ): pacchetto software per la produzione di siti web e corsi “internet-based”, un progetto di sviluppo in continua evoluzione creato e gestito in maniera volontaria e collaborativa da una comunità di insegnanti e addetti ai lavori di diverse nazioni, e pensato per un’educazione di impostazione socio-costruttivista. Il nome è l’acronimo per Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment: si tratta di un course management system (CMS) open source rilasciato su licenza GNU. Moodle è nato per aiutare gli educatori a creare vere e proprie online learning communities . Dietro l’idea di «social constructionist pedagogy» vi è un richiamo seppur rapido ai concetti di constructivism , constructionism , social constructivism, separated/connected behaviour : la costruzione di qualcosa di cui altri possano fruire, la condivisione di una cultura che produca «shared artifacts with shared meanings», e dunque la costruzione di nuova conoscenza attraverso l’interazione in un ambiente dinamico e in continuo cambiamento
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  • 42. Obiettivo: coniugare l’approccio ‘oggettivo’ e fattuale tipico dell’istruzione tradizionale e del ragionamento scientifico con un approccio più aperto allo scambio e alla costruzione di sapere condiviso. La prospettiva costruttivista di Moodle prevede studenti attivamente impegnati nella creazione di significati, coinvolti nella ricerca e nella produzione di conoscenza , in base anche a ciò che già conoscono, e non solo sulla scorta di nozioni e processi che possono ripetere in maniera meccanica. Oltre che dagli insegnanti, gli studenti imparano gli uni dagli altri, in un percorso non più unidirezionale e decisamente meno gerarchico. Moodle ha una struttura modulare (PHP con interfaccia grafica basata su fogli di stile CSS), per cui aggiungere le ‘attività’ che formano un corso è un’operazione relativamente semplice ; la responsabilità della creazione dei corsi è attribuita agli insegnanti, e di norma i corsi sono divisi in corsi settimanali, per argomento, o relazionali.
  • 43. Cinque livelli di utenza Amministratori gestiscono di norma l’intera piattaforma, e si occupano dei corsi, dei moduli e dell’assegnazione agli utenti di ruoli, livelli e poteri di controllo; possono creare, eliminare e modificare pressoché tutti i materiali presenti sul sistema Insegnanti hanno poteri di gestione (creazione, eliminazione, modifica) solo sui corsi in cui sono docenti: si occupano della gestione degli utenti iscritti (attribuzione di livello all’interno dei corsi, valutazione e controllo) come delle attività e dei vari moduli, dell’impaginazione e della collocazione delle risorse e dei materiali. Insegnanti senza poteri di modifica vengono accreditati ai corsi senza la funzione di editor, e possono moderare i forum, attribuire valutazioni e consultare i rapporti delle attività dei corsisti, ma non possono intervenire sulla gestione vera e propria della piattaforma. Utenti normali di solito sono gli studenti, possono intervenire in alcuni moduli e non in altri, e non possono creare, eliminare o modificare materiali; gli studenti non possono accedere ai resoconto delle attività di altri utenti. Ospiti utenti non registrati ai quali amministratori e insegnanti permettono l’accesso ai corsi per semplice consultazione.
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  • 45. L’insegnante non si limita a creare contenuti didattici, ma si occupa della gestione degli studenti, delle informazioni su ogni allievo, dei calendari (di siti, corsi, utenti), dei voti, delle scale di valutazione, delle registrazioni e degli accessi di ogni utente, così come del caricamento sulla piattaforma di files e documentazione varia, ecc. Gli studenti hanno diversi gradi di libertà, a seconda del tipo di attività in cui sono coinvolti (tutti hanno la possibilità di creare il proprio profilo inserendo dati, foto, ecc.), e partecipano a uno o più gruppi di attività. Sia gli studenti che gli insegnanti possono essere iscritti manualmente a un corso o venirne cancellati dagli amministratori (la gestione avviene attraverso un pannello di controllo di Amministrazione). I Log di Moodle registrano e mostrano nel dettaglio l’attività di ogni studente, archiviando tempi e tipi di risorse utilizzate, ‘attività’ a cui si è preso parte, ecc. Naturalmente gli studenti possono collegarsi «a qualunque ora di qualunque giorno, da qualunque computer, per interagire con il proprio corso».
  • 46. La comunità di Moodle è attiva anche su Second Life (http://secondlife.com), l’ambiente multiutente e tridimensionale creato nel 2003 dalla società americana Linden Lab. Il progetto in corso si chiama Sloodle (Second Life Object Oriented Distributed Learning Environment), e grazie ad esso i residenti di Second Life interagiscono con servizi e contenuti di learning management sincroni e asincroni (oggetti e risorse distribuiti nell’ambiente virtuale, meeting, conferenze, lezioni, etc.). Oggetti didattici di Sloodle (http://sloodle.com) possono essere ad esempio delle presentazioni, visualizzate o proiettate su lavagne di classi virtuali.
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  • 50. Formale e informale e-learning e facebook [da una discussione su forum di corso moodle per master online] Giuseppe: Mi sono iscritto su facebook e l'ho detto ai miei allievi del quinto. Mi pongo un problema: alcuni di loro mi hanno chiesto di diventare loro amico, cosa devo fare? Con i miei allievi ho sempre cercato di mantenere un rapporto basato sul rispetto dei ruoli e delle regole, ma ora la nuova piazza virtuale della rete dove tutti passano e possono interagire mette in discussione il mio assunto. Cerco consigli. Marco: Se mi posso permettere di rispondere, credo tu solo debba scegliere che cosa vuoi fare sempre secondo la tua personalità. Io su FaceBook, oltre agli amici di pari età, sono letteralmente invaso dai miei allievi attuali, post-diploma, laureandi e laureati. Mi fa solo piacere. Se vuoi puoi vedere da me, cerco il tuo nome e ti aggiungo alla lista dei miei amici, così potrai osservare da vicino. PS: una cosa sola però devo aggiungere, lì, su FB, non sono più solo il loro professore, sono fuori, in piazza e come tale devo comportarmi.
  • 51. Formale e informale e-learning e facebook? Peter: Come collega mi permetto di scriverti anche io raccontando la mia esperienza. Ho iniziato a usare Facebook da diversi mesi e ho "fatto amico" molti studenti, presenti e passati. Non credo di aver perso rispetto per questo, poiche' ritengo che siano altri i comportamenti che minano la fiducia e il rispetto degli studenti verso i docenti. Piuttosto Facebook mi da' un canale ulteriore per conoscere meglio i ragazzi che in classe risultano sfuggenti, diffidenti e talora ostili. E' vero che le comunicazioni su FB si riverberano in modo incontrollato e incontrollabile in direzioni inaspettate e ignote, e che occorre pesare con saggezza cio' che si scrive o che non si scrive. Ovvero meglio rinviare l'invio di una mail o di un messaggio di mezza ora piuttosto che fare velocemente una sciocchezza. Fra l'altro: nulla è più duraturo della volatilita' di internet. Una foto inadeguata che resta in rete per 12 ore può restare per la vita sull'hard-disk di qualcuno a noi ignoto. Un aspetto a cui presto attenzione e' la privacy dei miei studenti. SU FB è facile conoscere una grande quantità di cose su abitudini, trasgressioni, delusioni e quant'altro dei miei studenti/studentesse. Comportamenti che occorre trattare con sensibilita' e rispetto delle persone. In questi casi una mail inviata in privato o un colloquio nel “mondo reale” sono utili. Aggiungerei che FB è stato utile in alcune situazioni difficili per i ragazzi, molto di piu' della mail. Soprattutto e' stato possibile parlare di argomenti che "in the real life" mai e poi mai sarebbero stati trattati. Un secondo aspetto sono le sorprese sulla personalità e sulle virtù degli studenti. Il ruolo recitato in classe spesso è diverso da quello che si rivela in FB. E come puoi immaginare, molte volte le persone che in classe danno più problemi, fuori dalla classe, e quindi anche su Facebook, rivelano intelligenza e sensiblita'. Lasciati stupire. L'importante è non fare la lezione su FB come fai in classe, questo ti rende stucchevole. FB piuttosto è una cartina di tornasole della qualità dei rapporti. Con questo non intendo dire che FB sia la VERITA' che risolve tutti i problemi; più semplicemente credo che se la qualità dei rapporti è buona nella vita reale, FB rifletta tale bontà. Questo non assicura che i rapporti migliorino per il solo fatto di usare FB.
  • 52. “ Information R/evolution” by Michael Wesch Assistant Professor of Cultural Anthropology Kansas State University http://www.youtube.com/user/mwesch http://mediatedcultures.net
  • 53. “ A Vision of Students Today” by Michael Wesch Assistant Professor of Cultural Anthropology Kansas State University http://www.youtube.com/user/mwesch http://mediatedcultures.net
  • 54. Riferimenti Abruzzese A., Maragliano R ., Educare e comunicare. Spazi e azioni dei media , Mondadori, Milano, 2008. Benkler Y., 2006, The Wealth of Networks: How Social Production Transforms Markets and Freedom , New Haven and London, Yale University Press. Benkler Y., 2004, «“Sharing Nicely”: on shareable goods and the emergence of sharing as a modality of economic production», The Yale Law Journal , Vol. 114, pp. 273-358. Bonaiuti G., E-learning 2.0. Il futuro dell'apprendimento in rete, tra formale e informale , Erickson, TN, 2006. Jenkins H., Cultura convergente , Apogeo, Milano, 2007. Maragliano R., a cura di, Pedagogie dell'e-learning , Laterza, Roma-Bari, 2004. McLuhan M., Gli strumenti del comunicare , Milano, Il Saggiatore, 2008. Papert S., I bambini e il computer. Nuove idee per i nuovi strumenti dell’educazione , Rizzoli, Milano, 1994. Tapscott D., Williams A.D., 2007, Wikinomics: How Mass Collaboration Changes Everything , New York, Portfolio. Trentin G., Dalla formazione a distanza all'apprendimento in rete , FrancoAngeli, Milano, 2004. Wenger E., Comunità di pratica. Apprendimento, significato e identità , Raffaello Cortina, Milano, 2006. Wesch M., From Knowledgable to Knowledge-able: Learning in New Media Environments , Academic Commons, January 2009. URL: http://www.academiccommons.org/commons/essay/knowledgable-knowledge-able Siemens G., Knowing knowledge , Lulu.com, 2006. Web http://moodle.org http://www.moodlemoot.it http://en.wikiversity.org/wiki/Moodle http://www.eduspaces.net http://mediatedcultures.net http://www.diigo.com http://ltaonline.uniroma3.it http://www.academiccommons.org/issue/january-2009 http://en.wikipedia.org/wiki/History_of_personal_learning_environments http://www.britannica.com/blogs/2008/10/a-vision-of-students-today-what-teachers-must-do/ http://www.google.com/a/help/intl/it/admins/resources/setup/step_six.html
  • 55. contatti: Mario Pireddu email: mario.pireddu@gmail.com Università RomaTre [LTA] | ltaonline.uniroma3.it personal weblog | www.mariopireddu.net fb: http://www.facebook.com/profile.php?id=1127047038 Sardigna in Second Life | www.sardignasl.com