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Notizie 02/SA/2018
Lunedì, 08 gennaio 2018
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Nella settimana n.01 del 2018 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 47 (3 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
Tra i lotti respinti alla frontiera si segnalano notificati: dall’Italia per aflatossine in
nocciole sgusciate provenienti dall’Azerbaijan e per migrazione di nickel e livello
troppo alto di migrazione generale dalla macchina per la pasta proveniente dalla
Cina; dalla Finlandia per sostanza non autorizzata dinotefuran in tè verde
proveniente dal Giappone e per fenvalerato e esfenvalerato in fagioli di giacinto
(Lablab purpureus) provenienti dal Bangladesh; da Latvia per irradiazione non
autorizzata di estratto di lievito di riso rosso proveniente dalla Cina; dalla Francia per
aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia; dall’Olanda per Salmonella in
semi di sesamo biologici provenienti dalla Nigeria, per sostanza proibita nitrofurano
(metabolite) furazolidone (AOZ) in gamberetti congelati (Penaeus vannamei)
provenienti dall’ India e per aflatossine in arachidi provenienti dalla Cina; dal Regno
Unito per Salmonella enterica ser. Enteritidis in filetti di petto di pollo crudo congelato
provenienti dalla Tailandia, per assenza di rapporto analitico certificato per for
confetto al pistacchio ricoperto di cioccolato al latte proveniente dalla Turchia, per
assenza di documento di entrata comune (DEC) per uvetta proveniente dall’Iran,
per aflatossine in arachidi per uccelli provenienti dall’Argentina, per assenza di
certificati sanitari, di rapporto analitico certificato e di documento di entrata
comune (DEC) per pistacchi salati e tostati provenienti dall’ Iran e per assenza di
certificati sanitari per gombo congelato proveniente dall’India; dalla Bulgaria per
aflatossine in chicchi di nocciola provenienti dalla Georgia, per contenuto troppo
alto di solfiti in albicocche provenienti dalla Turchia e per ocratossina A in uvetta
proveniente dalla Turchia; dalla Slovenia per assenza di rapporto analitico
certificato per vermicelli di riso provenienti dalla Cina; dalla Spagna per cattivo
stato igienico della sardina pilchardus e dello scomber colias provenienti dal
Marocco con confezione difettosa.
Allerta notificati dall’ Italia: per Listeria monocytogenes in crema di zucca e carota
biologica congelata proveniente dall’Italia.
Allerta notificati: dalla Spagna per sostanze non autorizzate sildenafil e tadalafil in
integratore alimentare proveniente dal Regno Unito; dall’Irlanda per Salmonella
enterica ser. Infantis in bastoncini di pollo impanati con sale e peperoncino
congelati provenienti dalla Polonia, via Regno Unito; dal Belgio per alcaloidi
pirrolizidinici in tè alle erbe (Borago officinalis) proveniente dalla Francia; dalla Svezia
per frammenti di plastica in pane congelato proveniente dalla Svezia; dalla
Germania per ossido di etilene in polvere di pepe nero proveniente dall’India, via
Regno Unito; dalla Polonia per migrazione di cadmio e di piombo da set di bicchieri
provenienti dalla Cina, via Repubblica Ceca.
Nella lista delle informative troviamo notificate: dalla Germania per Salmonella in
mangime composto per bovini e suini proveniente dalla Germania, per ocratossina
A in fichi secchi provenienti dalla Turchia, per alto contenuto di caffeina in bevanda
energetica con caffeina e guaranà proveniente dalla Svizzera, per metalli pesanti
(alluminio, cobalto, litio, nickel, cromo e ferro) in teiera in ghisa, per sostanze proibite
nitrofurano (metabolita) furaltadone (AMOZ) e nitrofurano (metabolita) furazolidone
(AOZ) in gamberetti congelati (Litopenaeus vannamei) provenienti dal Vietnam e
per Salmonella in espulsore di colza proveniente dalla Germania; dalla Danimarca
per deterioramento e odore anormale di tubi di calamaro congelati provenienti
dalla Spagna; dalla Repubblica Ceca per clorpirifos in mele provenienti dalla
Polonia; dalla Grecia per contenuto troppo alto di solfiti in albicocche secche
provenienti dalla Turchia; dalla Francia per istamina in tonno refrigerato (Thunnus
albacares) proveniente dallo Sri Lanka, per Vibrio vulnificus in gamberi tigre giganti
crudi selvaggi congelati (Penaeus monodon) provenienti dall’ Indonesia e per data
di scadenza errata di terrina di salmone in crosta refrigerata proveniente dalla
Francia; dalla Svezia per Salmonella in rifilature di manzo refrigerate provenienti
dalla Polonia; dal Belgio per Listeria monocytogenes in formaggio a base di latte
crudo proveniente dalla Francia; dalla Spagna per mercurio in pesce spada
congelato (Xiphias gladius) proveniente da Panama e per contenuto troppo alto di
colorante E 124 - Ponceau 4R / rosso cocciniglia A e di colorante E 129 – Rosso Allura
AC in pasta di zucchero proveniente dal Portogallo; dall’Olanda per Salmonella in
salsicce di maiale e vitello provenienti dall’Olanda.
Fonte: rasff.eu
Smartphone a tavola, uno studio del Ministero Salute.
Nuove tecnologie e stili alimentari: questo il nome del recente studio commissionato
dal Ministero della Salute, gestito dall’Ordine degli Psicologi del Lazio e condotto da
un pool multidisciplinare di professionisti. Studio che ha analizzato il modo in cui le
condotte alimentari e l’approccio al cibo possano essere correlati alle nuove
tecnologie digitali.
Cellulari
Smartphone a tavola, principalmente, ma anche televisioni, tablet e device
elettronici. Il campione su cui si è basata l’analisi dei dati è rappresentato da
adolescenti e pre-adolescenti di età compresa tra 11 e 15 anni, tutti
provenienti dagli istituti secondari di primo grado e nel biennio degli istituti secondari
di secondo grado della Regione Lazio.
Dalla ricerca è emerso come l’utilizzo giornaliero dei device tecnologici influenzi la
condotta alimentare a rischio. Nello specifico, al maggiore utilizzo dello strumento è
connesso un più alto consumo calorico.
Rispetto al campione analizzato, 9 ragazzi su 10 dichiarano di utilizzare uno
smartphone durante almeno uno dei pasti della giornata; mentre sono 7 i ragazzi su
10, che considerano l’utilizzo dello smartphone durante il pasto un bisogno positivo
di socializzazione (Social Network).
Dati che possono anche allarmare, se rapportati con i numeri associati all’utilizzo dei
dispositivi elettronici nel nostro paese: l’87,4% della popolazione tra 11 e 74 anni,
infatti, accede ad internet da qualsiasi luogo e strumento. Parliamo di 42 milioni di
persone. Tra questi, 11,4 milioni accedono da smartphone e tablet. Un trend che
mostra una crescita del 2,2% annuo.
Aspetti psicologici dell’alimentazione
Come già citato, il dato più concreto dello studio è quello che conferma la
correlazione tra utilizzo del dispositivo elettronico e maggior assunzione di calorie. In
particolare, c’è un’evidenza significativa tra l’utilizzo di tali strumenti e la possibilità di
generare condotte alimentari a rischio clinico.
Anche il ruolo dei genitori, inteso come controllo dell’utilizzo dei dispositivi durante il
pasto, sembra avere un impatto sullo stile alimentare dei ragazzi: sia l’eccessivo
controllo che l’assenza di regole possono infatti concorrere a generare condotte
alimentari disfunzionali.
Fonte: www.tuttohaccp.com
Info: Nuove tecnologie e stili alimentari
L’obesità infantile è in diminuzione, ma l’Italia è ancora tra i peggiori in Europa. Un
bambino su tre è obeso o in sovrappeso. Intervista all’esperta Margherita Caroli.
L’obesità, ormai lo sappiamo bene, è una condizione che favorisce l’insorgenza di
patologie cardiovascolari, diabete e alcuni tipi di cancro. L’Oms parla di epidemia,
perché negli ultimi 40 anni il numero di persone sovrappeso e obese, nel mondo, ha
visto un notevole aumento. Il problema è particolarmente grave quando riguarda
bambini e adolescenti, perché più del 60% dei ragazzi obesi rimane tale in età
adulta.
In novembre si è svolto a Roma il 27° convegno annuale dello European Childhood
Obesity Group (Ecog), gruppo di pediatri, nutrizionisti ed esperti di altre discipline
che, a livello europeo, si occupano di obesità infantile. Nel corso del convegno sono
stati illustrati i risultati di 10 anni di monitoraggio effettuato sui bambini dai 6 ai 9 anni:
in questi anni si è registrata una leggera diminuzione del numero di bambini e
adolescenti sovrappeso e obesi che ha interessato alcuni Paesi, fra cui l’Italia.
In tutte le rilevazioni si nota una notevole differenza fra una nazione e l’altra, per cui
la prevalenza media del sovrappeso (compresi i bambini obesi) va dal 20% circa in
Belgio al 50% abbondante della Grecia. In questa classifica i bambini italiani si
piazzano piuttosto male: con il 42% circa di sovrappeso, fanno meglio solo dei greci
e degli spagnoli. La tendenza comunque è positiva perché nella prima rilevazione il
problema interessava più del 45% dei bambini.
I numeri usati per questa indagine europea sono elaborati in base a standard diversi
da quelli utilizzati comunemente in Italia, dove i dati sull’obesità sono raccolti ogni
due anni, insieme a diversi indicatori della salute, dal programma del Ministero della
salute OKkio alla salute. Secondo questo monitoraggio, nel 2008 il sovrappeso
interessava il 23,2% e l’obesità il 12% dei ragazzi, il 35% circa in totale. Numeri che nel
2016 sono scesi a 21,3% (sovrappeso) e 9,3% (obesi).
Secondo gli ultimi dati del Ministero della salute, il 31% circa dei bambini e adolescenti italiani è in sovrappeso o obeso
Abbiamo chiesto un commento a Margherita Caroli, esperta in nutrizione pediatrica,
past president dell’Ecog. “Nel 2002 i bambini sovrappeso e obesi, in Italia erano
circa il 38%, mentre oggi ci avviciniamo al 31%. La diminuzione indica una tendenza
positiva ma non possiamo certo abbassare la guardia, perché si parla ancora di un
bambino su tre! E il quadro è aggravato dal fatto che la diminuzione ha interessato
le famiglie a reddito più alto e non quelle in difficoltà economica.” Le famiglie a
reddito più basso sono di solito quelle meno “educate” a distinguere cibi sani da
cibo spazzatura, e quindi più facile preda del marketing; inoltre il junk food costa
poco e piace ai ragazzi, quindi è comprensibile che abbia successo.
“Questo aspetto – sottolinea Caroli – è molto grave, perché se tutti i bambini hanno
gli stessi diritti, anche il diritto a una sana alimentazione deve essere rispettato. Lo
Stato deve intervenire perché il suo ruolo è proprio quello di proteggere le fasce di
popolazione più deboli. Le azioni dovrebbero riguardare due aspetti: innanzitutto un
maggior controllo del marketing per limitare la pubblicità degli alimenti troppo dolci
e grassi, infatti le immagini di felicità e amore che accompagnano gli spot di dolci e
merendine influenzano pesantemente le scelte delle famiglie. In secondo luogo
sarebbe necessaria una tassazione che penalizzasse gli alimenti non salutari e
premiasse quelli più sani”.
Il ruolo delle famiglie è fondamentale: le mamme – sono loro che di solito si
occupano di nutrire i bambini – vedono spesso il cibo come un mezzo per
scambiare affetto e d’altra parte non sempre giudicano i figli con obbiettività.
Secondo le rilevazioni di OKkio alla salute, il 38% delle mamme di bambini
sovrappeso o obesi pensa che il proprio figlio abbia un peso adeguato (o addirittura
che sia sottopeso) e solo il 30% pensa che il proprio bambino mangi troppo. La
famiglia inoltre è il luogo in cui si formano le abitudini più radicate, quelle che ci
accompagnano per tutta la vita.
Il 38% delle mamme di bambini sovrappeso o obesi, pensa che il proprio figlio abbia un peso adeguato o addirittura
troppo basso
Per affrontare questo aspetto cruciale, a gennaio partirà un’indagine, elaborata
insieme all’associazione Make Mothers Matter, sulla percezione che le famiglie
hanno dell’obesità infantile. Il progetto, cui hanno già aderito 15 Paesi europei,
prevede la distribuzione di un questionario con domande sulle convinzioni relative
dell’obesità infantile, paure, speranze e accorgimenti da usare perché i bambini
non ingrassino eccessivamente.
Nel frattempo a Napoli è stato sperimentato un programma di educazione
alimentare in cui le madri sono parte attiva. Partito da una scuola elementare di
Scampia, adesso coinvolge 22 scuole. In questo caso le madri più presenti a scuola
sono state coinvolte dai coordinatori per individuare i problemi e le possibili soluzioni.
Hanno studiato alternative sane alle merende che molti bambini portavano a
scuola, poi hanno coinvolto altre madri, con momenti di incontro organizzati
spontaneamente o attraverso i social. In 16 mesi il numero di bambini che portano a
scuola una merenda “accettabile” è passato dal 46% al 78%.
Contemporaneamente è aumentato il numero di bambini che in mensa mangia
tutto il primo piatto e il numero di quelli che consumano anche il contorno.
Le nazioni a basso reddito sono gravate dal doppio fardello dato da malnutrizione da un lato e obesità dall’altro
Le azioni da intraprendere sono numerose e urgenti, come ha sottolineato anche
Francesco Branca, direttore del Dipartimento della nutrizione dell’Oms, notando che
ormai anche le nazioni a basso reddito sono gravate dal doppio fardello dato da
malnutrizione da un lato e obesità dall’altro. Le Nazioni Unite hanno dichiarato il
periodo 2016-2025 “Decade della nutrizione”, in questo periodo è quindi necessario
intraprendere impegni e politiche mirati. Fra le azioni da mettere in atto sono state
ricordate: presenza di cibo sano nelle istituzioni pubbliche, introduzione di etichette
“interpretative” (come quelle con i colori), oltre alle già citate misure di tassazione
delle bevande dolci e alla limitazione del marketing destinato ai bambini. (Articolo
di Valeria Balboni)
Fonte: www.ilfattoalimentare.it
Come ti nascondo lo zucchero in etichetta: 40 modi per addolcire i cibi utilizzando
soluzioni alternative che confondono le idee.
Lo zucchero è considerato il nemico numero uno della salute. Un apporto eccessivo
può contribuire allo sviluppo di sovrappeso e diabete di tipo 2 oltre che provocare
seri danni ai denti. Per questo motivo, secondo l’Organizzazione mondiale della
sanità, sarebbe opportuno limitare l’assunzione degli zuccheri aggiunti a 25 g al
giorno. Secondo le raccomandazioni italiane gli zuccheri semplici – contenuti
naturalmente nei cibi e quelli aggiunti agli alimenti – non devono superare il 15%
delle calorie quotidiane, che in una dieta da 2000 kcal, corrispondono a 75 g.
Il problema è che lo zucchero si trova in un gran numero di alimenti insospettabili,
come il pane, le salse di pomodoro e i piatti pronti, e per di più con moltissimi nomi
diversi. Sono tantissimi anche gli edulcoranti, naturali e artificiali, usati per ridurre
l’apporto calorico di alimenti e bevande, ma che, secondo recenti studi, oltre a
rinforzare la nostra abitudine al gusto dolce, possono alterare la flora intestinale. In
totale, sono più di 40 le sostanze che le aziende usano per addolcire gli alimenti, o
per migliorarne il gusto, tant’è che alcune sono presenti anche nei prodotti salati.
Cominciamo dallo zucchero da tavola, il saccarosio, che spesso viene proposto in
altre forme, come zucchero di canna o zucchero invertito. A volte per addolcire si
usano altri zuccheri, come il fruttosio (zucchero della frutta), il glucosio, chiamato
anche destrosio, e il lattosio (zucchero del latte). Poi ci sono i derivati dell’amido:
maltosio, maltodestrine, destrine, sciroppo di glucosio, sciroppo di fruttosio
concentrato, sciroppo di glucosio-fruttosio, sciroppo di amido con fruttosio, sciroppo
di malto, succo zuccherato disidratato e succo zuccherato evaporato.
Una sezione sempre più importante è quella delle alternative “naturali” che
comprendono: miele, succo di frutta concentrato, melassa, zucchero d’uva, succo
di mele concentrato, succo di pera concentrato, sciroppo d’acero, sciroppo di riso,
sciroppo di sorgo, sciroppo d’agave e zucchero di betulla. Le alternative, sebbene
naturali, non sono migliori per la salute. Si tratta sempre di zucchero, anche se
spesso i consumatori non se ne rendono cont0. Certo, miele, melassa e altre
sostanze alternative contengono anche minerali, ma le quantità sono così piccole
che apportano un beneficio limitato sulla salute.
Non tutte le alternative naturali allo zucchero da tavola sono migliori per la salute (clicca per ingrandire la tabella)
In alcuni casi bisogna le sostanze alternative vanno assunte con attenzione. Ad
esempio, lo sciroppo d’agave, il miele e il succo di pera concentrato devono essere
consumati con moderazione per l’elevato contenuto di fruttosio, che secondo
alcuni studi potrebbe alterare il metabolismo e ridurre la sensibilità del fegato
all’insulina, aumentando quindi il rischio di diabete. C’è solo un’alternativa
“naturale” con un profilo migliore rispetto allo zucchero: si tratta dello zucchero di
betulla, che contiene meno calorie rispetto al quello da tavola e influenza solo
marginalmente la glicemia.
Chiudiamo infine con i dolcificanti. La stevia (presente in etichetta anche come
glicosidi stevolioci o stevioside) è un edulcorante naturale molto in voga negli ultimi
anni. Si tratta di un estratto ottenuto dalle foglie dell’arbusto sudamericano Stevia
rebaudiana, con un ottimo potere dolcificante e un apporto calorico pari a zero. Ci
sono poi gli zuccheri derivati dal glucosio, con un potere calorico inferiore: si tratta di
sorbitolo, xilitolo, mannitolo, isomalto, maltitolo. In fondo alla lista troviamo i
dolcificanti artificiali usati per bevande e alcuni alimenti. Nell’elenco troviamo la
saccarina, l’aspartame, l’acesulfame K, e i meno conosciuti ciclammati e sucralosio.
Fonte: www.ilfattoalimentare.it
Relazione sul controllo ufficiale alimenti e bevande, i dati del 2016.
Il 15 dicembre 2017 è stata trasmessa a Camera e Senato la relazione Vigilanza e
controllo degli alimenti e delle bevande in Italia - anno 2016
(http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2683_allegato.pdf)
Il controllo ufficiale degli alimenti e delle bevande ha la finalità di verificare e
garantire la conformità dei prodotti alle disposizioni dirette a prevenire i rischi per la
salute pubblica, a proteggere gli interessi dei consumatori ed assicurare la lealtà
delle transizioni commerciali.
Il controllo riguarda sia i prodotti alimentari, indipendentemente dall’origine e
provenienza, destinati ad essere commercializzati sul territorio nazionale che quelli
destinati ad essere spediti in un altro Stato dell'Unione europea oppure esportati in
uno Stato terzo.
I controlli ufficiali sono eseguiti in qualsiasi fase della produzione, della
trasformazione, della distribuzione, del magazzinaggio, del trasporto, del commercio
e della somministrazione.
Nel corso del 2016:
le unità controllate sono state 279.897 pari al 19,9%, più o meno come nel
2015, quando le unità controllate sono state il 19,3%.
417.496 il numero complessivo delle ispezioni effettuate
i laboratori del controllo ufficiale hanno sottoposto all’analisi 39.944 campioni
ed effettuato complessivamente 98.995 analisi, riscontrando 931 non
conformità.
il 72,25% delle analisi effettuate ha riguardato la ricerca di microrganismi sia
patogeni che indicatori di igiene dei processi di lavorazione.
sul totale delle irregolarità microbiologiche la percentuale più alta si è
registrata per il genere Salmonella (33,5%), seguito da L. monocytogenes (21,
41%) ed E. coli (14,73%), incluso il gruppo degli E. coli STEC
il maggior numero di non conformità risulta essere di natura
microbiologica, riscontrabili principalmente su campioni di carne e latte.
Fonte: www.salute.gov.it
L’arte del pizzaiuolo napoletano diventa patrimonio dell’Unesco.
L’Arte della pizzaiuolo napoletano è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dal
Comitato per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’umanità
dell’Unesco. A renderlo noto, il comunicato stampa rilasciato dal Ministero delle
politiche agricole alimentari e forestali il 7 dicembre 2017.
Lo stesso Mipaaf aveva avviato nel 2009 la candidatura al celebre riconoscimento
Unesco per l’arte del pizzaiuolo napoletano, ribadendo così il valore dell’identità
gastronomica Italiana.
Con la conferma da parte di Unesco, sale a quota sei il numero di elementi italiani
riconosciuti dalla prestigiosa organizzazione, tre dei quali (dieta mediterranea, vite
ad alberello e pizza) si rifanno alla sfera agroalimentare.
Il Ministro Maurizio Martina “Il Made in Italy ottiene un altro grande successo. È la
prima volta che l’Unesco riconosce quale patrimonio dell’umanità un mestiere
legato ad una delle più importanti produzioni alimentari, confermando come
questa sia una delle più alte espressioni culturali del nostro Paese. L’arte del
pizzaiuolo napoletano racchiude in sé il saper fare italiano costituito da esperienze,
gesti e, soprattutto, conoscenze tradizionali che si tramandano da generazione in
generazione”.
Fonte: www.tuttohaccp.com
Info: arte pizza napoletana Patrimonio Unesco comunicato Mipaaf

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Notizie SA 02 2018

  • 1. Notizie 02/SA/2018 Lunedì, 08 gennaio 2018 Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi Nella settimana n.01 del 2018 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 47 (3 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). Tra i lotti respinti alla frontiera si segnalano notificati: dall’Italia per aflatossine in nocciole sgusciate provenienti dall’Azerbaijan e per migrazione di nickel e livello troppo alto di migrazione generale dalla macchina per la pasta proveniente dalla Cina; dalla Finlandia per sostanza non autorizzata dinotefuran in tè verde proveniente dal Giappone e per fenvalerato e esfenvalerato in fagioli di giacinto (Lablab purpureus) provenienti dal Bangladesh; da Latvia per irradiazione non autorizzata di estratto di lievito di riso rosso proveniente dalla Cina; dalla Francia per aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia; dall’Olanda per Salmonella in semi di sesamo biologici provenienti dalla Nigeria, per sostanza proibita nitrofurano (metabolite) furazolidone (AOZ) in gamberetti congelati (Penaeus vannamei) provenienti dall’ India e per aflatossine in arachidi provenienti dalla Cina; dal Regno Unito per Salmonella enterica ser. Enteritidis in filetti di petto di pollo crudo congelato provenienti dalla Tailandia, per assenza di rapporto analitico certificato per for confetto al pistacchio ricoperto di cioccolato al latte proveniente dalla Turchia, per assenza di documento di entrata comune (DEC) per uvetta proveniente dall’Iran, per aflatossine in arachidi per uccelli provenienti dall’Argentina, per assenza di certificati sanitari, di rapporto analitico certificato e di documento di entrata comune (DEC) per pistacchi salati e tostati provenienti dall’ Iran e per assenza di certificati sanitari per gombo congelato proveniente dall’India; dalla Bulgaria per aflatossine in chicchi di nocciola provenienti dalla Georgia, per contenuto troppo alto di solfiti in albicocche provenienti dalla Turchia e per ocratossina A in uvetta proveniente dalla Turchia; dalla Slovenia per assenza di rapporto analitico certificato per vermicelli di riso provenienti dalla Cina; dalla Spagna per cattivo stato igienico della sardina pilchardus e dello scomber colias provenienti dal Marocco con confezione difettosa. Allerta notificati dall’ Italia: per Listeria monocytogenes in crema di zucca e carota
  • 2. biologica congelata proveniente dall’Italia. Allerta notificati: dalla Spagna per sostanze non autorizzate sildenafil e tadalafil in integratore alimentare proveniente dal Regno Unito; dall’Irlanda per Salmonella enterica ser. Infantis in bastoncini di pollo impanati con sale e peperoncino congelati provenienti dalla Polonia, via Regno Unito; dal Belgio per alcaloidi pirrolizidinici in tè alle erbe (Borago officinalis) proveniente dalla Francia; dalla Svezia per frammenti di plastica in pane congelato proveniente dalla Svezia; dalla Germania per ossido di etilene in polvere di pepe nero proveniente dall’India, via Regno Unito; dalla Polonia per migrazione di cadmio e di piombo da set di bicchieri provenienti dalla Cina, via Repubblica Ceca. Nella lista delle informative troviamo notificate: dalla Germania per Salmonella in mangime composto per bovini e suini proveniente dalla Germania, per ocratossina A in fichi secchi provenienti dalla Turchia, per alto contenuto di caffeina in bevanda energetica con caffeina e guaranà proveniente dalla Svizzera, per metalli pesanti (alluminio, cobalto, litio, nickel, cromo e ferro) in teiera in ghisa, per sostanze proibite nitrofurano (metabolita) furaltadone (AMOZ) e nitrofurano (metabolita) furazolidone (AOZ) in gamberetti congelati (Litopenaeus vannamei) provenienti dal Vietnam e per Salmonella in espulsore di colza proveniente dalla Germania; dalla Danimarca per deterioramento e odore anormale di tubi di calamaro congelati provenienti dalla Spagna; dalla Repubblica Ceca per clorpirifos in mele provenienti dalla Polonia; dalla Grecia per contenuto troppo alto di solfiti in albicocche secche provenienti dalla Turchia; dalla Francia per istamina in tonno refrigerato (Thunnus albacares) proveniente dallo Sri Lanka, per Vibrio vulnificus in gamberi tigre giganti crudi selvaggi congelati (Penaeus monodon) provenienti dall’ Indonesia e per data di scadenza errata di terrina di salmone in crosta refrigerata proveniente dalla Francia; dalla Svezia per Salmonella in rifilature di manzo refrigerate provenienti dalla Polonia; dal Belgio per Listeria monocytogenes in formaggio a base di latte crudo proveniente dalla Francia; dalla Spagna per mercurio in pesce spada congelato (Xiphias gladius) proveniente da Panama e per contenuto troppo alto di colorante E 124 - Ponceau 4R / rosso cocciniglia A e di colorante E 129 – Rosso Allura AC in pasta di zucchero proveniente dal Portogallo; dall’Olanda per Salmonella in salsicce di maiale e vitello provenienti dall’Olanda. Fonte: rasff.eu
  • 3. Smartphone a tavola, uno studio del Ministero Salute. Nuove tecnologie e stili alimentari: questo il nome del recente studio commissionato dal Ministero della Salute, gestito dall’Ordine degli Psicologi del Lazio e condotto da un pool multidisciplinare di professionisti. Studio che ha analizzato il modo in cui le condotte alimentari e l’approccio al cibo possano essere correlati alle nuove tecnologie digitali. Cellulari Smartphone a tavola, principalmente, ma anche televisioni, tablet e device elettronici. Il campione su cui si è basata l’analisi dei dati è rappresentato da adolescenti e pre-adolescenti di età compresa tra 11 e 15 anni, tutti provenienti dagli istituti secondari di primo grado e nel biennio degli istituti secondari di secondo grado della Regione Lazio. Dalla ricerca è emerso come l’utilizzo giornaliero dei device tecnologici influenzi la condotta alimentare a rischio. Nello specifico, al maggiore utilizzo dello strumento è connesso un più alto consumo calorico. Rispetto al campione analizzato, 9 ragazzi su 10 dichiarano di utilizzare uno smartphone durante almeno uno dei pasti della giornata; mentre sono 7 i ragazzi su 10, che considerano l’utilizzo dello smartphone durante il pasto un bisogno positivo di socializzazione (Social Network).
  • 4. Dati che possono anche allarmare, se rapportati con i numeri associati all’utilizzo dei dispositivi elettronici nel nostro paese: l’87,4% della popolazione tra 11 e 74 anni, infatti, accede ad internet da qualsiasi luogo e strumento. Parliamo di 42 milioni di persone. Tra questi, 11,4 milioni accedono da smartphone e tablet. Un trend che mostra una crescita del 2,2% annuo. Aspetti psicologici dell’alimentazione Come già citato, il dato più concreto dello studio è quello che conferma la correlazione tra utilizzo del dispositivo elettronico e maggior assunzione di calorie. In particolare, c’è un’evidenza significativa tra l’utilizzo di tali strumenti e la possibilità di generare condotte alimentari a rischio clinico. Anche il ruolo dei genitori, inteso come controllo dell’utilizzo dei dispositivi durante il pasto, sembra avere un impatto sullo stile alimentare dei ragazzi: sia l’eccessivo controllo che l’assenza di regole possono infatti concorrere a generare condotte alimentari disfunzionali. Fonte: www.tuttohaccp.com Info: Nuove tecnologie e stili alimentari L’obesità infantile è in diminuzione, ma l’Italia è ancora tra i peggiori in Europa. Un bambino su tre è obeso o in sovrappeso. Intervista all’esperta Margherita Caroli. L’obesità, ormai lo sappiamo bene, è una condizione che favorisce l’insorgenza di patologie cardiovascolari, diabete e alcuni tipi di cancro. L’Oms parla di epidemia, perché negli ultimi 40 anni il numero di persone sovrappeso e obese, nel mondo, ha visto un notevole aumento. Il problema è particolarmente grave quando riguarda bambini e adolescenti, perché più del 60% dei ragazzi obesi rimane tale in età
  • 5. adulta. In novembre si è svolto a Roma il 27° convegno annuale dello European Childhood Obesity Group (Ecog), gruppo di pediatri, nutrizionisti ed esperti di altre discipline che, a livello europeo, si occupano di obesità infantile. Nel corso del convegno sono stati illustrati i risultati di 10 anni di monitoraggio effettuato sui bambini dai 6 ai 9 anni: in questi anni si è registrata una leggera diminuzione del numero di bambini e adolescenti sovrappeso e obesi che ha interessato alcuni Paesi, fra cui l’Italia. In tutte le rilevazioni si nota una notevole differenza fra una nazione e l’altra, per cui la prevalenza media del sovrappeso (compresi i bambini obesi) va dal 20% circa in Belgio al 50% abbondante della Grecia. In questa classifica i bambini italiani si piazzano piuttosto male: con il 42% circa di sovrappeso, fanno meglio solo dei greci e degli spagnoli. La tendenza comunque è positiva perché nella prima rilevazione il problema interessava più del 45% dei bambini. I numeri usati per questa indagine europea sono elaborati in base a standard diversi da quelli utilizzati comunemente in Italia, dove i dati sull’obesità sono raccolti ogni due anni, insieme a diversi indicatori della salute, dal programma del Ministero della salute OKkio alla salute. Secondo questo monitoraggio, nel 2008 il sovrappeso interessava il 23,2% e l’obesità il 12% dei ragazzi, il 35% circa in totale. Numeri che nel 2016 sono scesi a 21,3% (sovrappeso) e 9,3% (obesi). Secondo gli ultimi dati del Ministero della salute, il 31% circa dei bambini e adolescenti italiani è in sovrappeso o obeso Abbiamo chiesto un commento a Margherita Caroli, esperta in nutrizione pediatrica, past president dell’Ecog. “Nel 2002 i bambini sovrappeso e obesi, in Italia erano circa il 38%, mentre oggi ci avviciniamo al 31%. La diminuzione indica una tendenza positiva ma non possiamo certo abbassare la guardia, perché si parla ancora di un
  • 6. bambino su tre! E il quadro è aggravato dal fatto che la diminuzione ha interessato le famiglie a reddito più alto e non quelle in difficoltà economica.” Le famiglie a reddito più basso sono di solito quelle meno “educate” a distinguere cibi sani da cibo spazzatura, e quindi più facile preda del marketing; inoltre il junk food costa poco e piace ai ragazzi, quindi è comprensibile che abbia successo. “Questo aspetto – sottolinea Caroli – è molto grave, perché se tutti i bambini hanno gli stessi diritti, anche il diritto a una sana alimentazione deve essere rispettato. Lo Stato deve intervenire perché il suo ruolo è proprio quello di proteggere le fasce di popolazione più deboli. Le azioni dovrebbero riguardare due aspetti: innanzitutto un maggior controllo del marketing per limitare la pubblicità degli alimenti troppo dolci e grassi, infatti le immagini di felicità e amore che accompagnano gli spot di dolci e merendine influenzano pesantemente le scelte delle famiglie. In secondo luogo sarebbe necessaria una tassazione che penalizzasse gli alimenti non salutari e premiasse quelli più sani”. Il ruolo delle famiglie è fondamentale: le mamme – sono loro che di solito si occupano di nutrire i bambini – vedono spesso il cibo come un mezzo per scambiare affetto e d’altra parte non sempre giudicano i figli con obbiettività. Secondo le rilevazioni di OKkio alla salute, il 38% delle mamme di bambini sovrappeso o obesi pensa che il proprio figlio abbia un peso adeguato (o addirittura che sia sottopeso) e solo il 30% pensa che il proprio bambino mangi troppo. La famiglia inoltre è il luogo in cui si formano le abitudini più radicate, quelle che ci accompagnano per tutta la vita. Il 38% delle mamme di bambini sovrappeso o obesi, pensa che il proprio figlio abbia un peso adeguato o addirittura
  • 7. troppo basso Per affrontare questo aspetto cruciale, a gennaio partirà un’indagine, elaborata insieme all’associazione Make Mothers Matter, sulla percezione che le famiglie hanno dell’obesità infantile. Il progetto, cui hanno già aderito 15 Paesi europei, prevede la distribuzione di un questionario con domande sulle convinzioni relative dell’obesità infantile, paure, speranze e accorgimenti da usare perché i bambini non ingrassino eccessivamente. Nel frattempo a Napoli è stato sperimentato un programma di educazione alimentare in cui le madri sono parte attiva. Partito da una scuola elementare di Scampia, adesso coinvolge 22 scuole. In questo caso le madri più presenti a scuola sono state coinvolte dai coordinatori per individuare i problemi e le possibili soluzioni. Hanno studiato alternative sane alle merende che molti bambini portavano a scuola, poi hanno coinvolto altre madri, con momenti di incontro organizzati spontaneamente o attraverso i social. In 16 mesi il numero di bambini che portano a scuola una merenda “accettabile” è passato dal 46% al 78%. Contemporaneamente è aumentato il numero di bambini che in mensa mangia tutto il primo piatto e il numero di quelli che consumano anche il contorno. Le nazioni a basso reddito sono gravate dal doppio fardello dato da malnutrizione da un lato e obesità dall’altro Le azioni da intraprendere sono numerose e urgenti, come ha sottolineato anche Francesco Branca, direttore del Dipartimento della nutrizione dell’Oms, notando che ormai anche le nazioni a basso reddito sono gravate dal doppio fardello dato da malnutrizione da un lato e obesità dall’altro. Le Nazioni Unite hanno dichiarato il periodo 2016-2025 “Decade della nutrizione”, in questo periodo è quindi necessario
  • 8. intraprendere impegni e politiche mirati. Fra le azioni da mettere in atto sono state ricordate: presenza di cibo sano nelle istituzioni pubbliche, introduzione di etichette “interpretative” (come quelle con i colori), oltre alle già citate misure di tassazione delle bevande dolci e alla limitazione del marketing destinato ai bambini. (Articolo di Valeria Balboni) Fonte: www.ilfattoalimentare.it Come ti nascondo lo zucchero in etichetta: 40 modi per addolcire i cibi utilizzando soluzioni alternative che confondono le idee. Lo zucchero è considerato il nemico numero uno della salute. Un apporto eccessivo può contribuire allo sviluppo di sovrappeso e diabete di tipo 2 oltre che provocare seri danni ai denti. Per questo motivo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sarebbe opportuno limitare l’assunzione degli zuccheri aggiunti a 25 g al giorno. Secondo le raccomandazioni italiane gli zuccheri semplici – contenuti naturalmente nei cibi e quelli aggiunti agli alimenti – non devono superare il 15% delle calorie quotidiane, che in una dieta da 2000 kcal, corrispondono a 75 g. Il problema è che lo zucchero si trova in un gran numero di alimenti insospettabili, come il pane, le salse di pomodoro e i piatti pronti, e per di più con moltissimi nomi diversi. Sono tantissimi anche gli edulcoranti, naturali e artificiali, usati per ridurre l’apporto calorico di alimenti e bevande, ma che, secondo recenti studi, oltre a rinforzare la nostra abitudine al gusto dolce, possono alterare la flora intestinale. In totale, sono più di 40 le sostanze che le aziende usano per addolcire gli alimenti, o per migliorarne il gusto, tant’è che alcune sono presenti anche nei prodotti salati. Cominciamo dallo zucchero da tavola, il saccarosio, che spesso viene proposto in
  • 9. altre forme, come zucchero di canna o zucchero invertito. A volte per addolcire si usano altri zuccheri, come il fruttosio (zucchero della frutta), il glucosio, chiamato anche destrosio, e il lattosio (zucchero del latte). Poi ci sono i derivati dell’amido: maltosio, maltodestrine, destrine, sciroppo di glucosio, sciroppo di fruttosio concentrato, sciroppo di glucosio-fruttosio, sciroppo di amido con fruttosio, sciroppo di malto, succo zuccherato disidratato e succo zuccherato evaporato. Una sezione sempre più importante è quella delle alternative “naturali” che comprendono: miele, succo di frutta concentrato, melassa, zucchero d’uva, succo di mele concentrato, succo di pera concentrato, sciroppo d’acero, sciroppo di riso, sciroppo di sorgo, sciroppo d’agave e zucchero di betulla. Le alternative, sebbene naturali, non sono migliori per la salute. Si tratta sempre di zucchero, anche se spesso i consumatori non se ne rendono cont0. Certo, miele, melassa e altre sostanze alternative contengono anche minerali, ma le quantità sono così piccole che apportano un beneficio limitato sulla salute. Non tutte le alternative naturali allo zucchero da tavola sono migliori per la salute (clicca per ingrandire la tabella) In alcuni casi bisogna le sostanze alternative vanno assunte con attenzione. Ad esempio, lo sciroppo d’agave, il miele e il succo di pera concentrato devono essere consumati con moderazione per l’elevato contenuto di fruttosio, che secondo alcuni studi potrebbe alterare il metabolismo e ridurre la sensibilità del fegato all’insulina, aumentando quindi il rischio di diabete. C’è solo un’alternativa “naturale” con un profilo migliore rispetto allo zucchero: si tratta dello zucchero di betulla, che contiene meno calorie rispetto al quello da tavola e influenza solo
  • 10. marginalmente la glicemia. Chiudiamo infine con i dolcificanti. La stevia (presente in etichetta anche come glicosidi stevolioci o stevioside) è un edulcorante naturale molto in voga negli ultimi anni. Si tratta di un estratto ottenuto dalle foglie dell’arbusto sudamericano Stevia rebaudiana, con un ottimo potere dolcificante e un apporto calorico pari a zero. Ci sono poi gli zuccheri derivati dal glucosio, con un potere calorico inferiore: si tratta di sorbitolo, xilitolo, mannitolo, isomalto, maltitolo. In fondo alla lista troviamo i dolcificanti artificiali usati per bevande e alcuni alimenti. Nell’elenco troviamo la saccarina, l’aspartame, l’acesulfame K, e i meno conosciuti ciclammati e sucralosio. Fonte: www.ilfattoalimentare.it Relazione sul controllo ufficiale alimenti e bevande, i dati del 2016. Il 15 dicembre 2017 è stata trasmessa a Camera e Senato la relazione Vigilanza e controllo degli alimenti e delle bevande in Italia - anno 2016 (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2683_allegato.pdf) Il controllo ufficiale degli alimenti e delle bevande ha la finalità di verificare e garantire la conformità dei prodotti alle disposizioni dirette a prevenire i rischi per la salute pubblica, a proteggere gli interessi dei consumatori ed assicurare la lealtà delle transizioni commerciali. Il controllo riguarda sia i prodotti alimentari, indipendentemente dall’origine e provenienza, destinati ad essere commercializzati sul territorio nazionale che quelli destinati ad essere spediti in un altro Stato dell'Unione europea oppure esportati in uno Stato terzo. I controlli ufficiali sono eseguiti in qualsiasi fase della produzione, della trasformazione, della distribuzione, del magazzinaggio, del trasporto, del commercio e della somministrazione. Nel corso del 2016: le unità controllate sono state 279.897 pari al 19,9%, più o meno come nel 2015, quando le unità controllate sono state il 19,3%. 417.496 il numero complessivo delle ispezioni effettuate i laboratori del controllo ufficiale hanno sottoposto all’analisi 39.944 campioni ed effettuato complessivamente 98.995 analisi, riscontrando 931 non conformità. il 72,25% delle analisi effettuate ha riguardato la ricerca di microrganismi sia
  • 11. patogeni che indicatori di igiene dei processi di lavorazione. sul totale delle irregolarità microbiologiche la percentuale più alta si è registrata per il genere Salmonella (33,5%), seguito da L. monocytogenes (21, 41%) ed E. coli (14,73%), incluso il gruppo degli E. coli STEC il maggior numero di non conformità risulta essere di natura microbiologica, riscontrabili principalmente su campioni di carne e latte. Fonte: www.salute.gov.it L’arte del pizzaiuolo napoletano diventa patrimonio dell’Unesco. L’Arte della pizzaiuolo napoletano è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dal Comitato per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco. A renderlo noto, il comunicato stampa rilasciato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il 7 dicembre 2017.
  • 12. Lo stesso Mipaaf aveva avviato nel 2009 la candidatura al celebre riconoscimento Unesco per l’arte del pizzaiuolo napoletano, ribadendo così il valore dell’identità gastronomica Italiana. Con la conferma da parte di Unesco, sale a quota sei il numero di elementi italiani riconosciuti dalla prestigiosa organizzazione, tre dei quali (dieta mediterranea, vite ad alberello e pizza) si rifanno alla sfera agroalimentare. Il Ministro Maurizio Martina “Il Made in Italy ottiene un altro grande successo. È la prima volta che l’Unesco riconosce quale patrimonio dell’umanità un mestiere legato ad una delle più importanti produzioni alimentari, confermando come questa sia una delle più alte espressioni culturali del nostro Paese. L’arte del pizzaiuolo napoletano racchiude in sé il saper fare italiano costituito da esperienze, gesti e, soprattutto, conoscenze tradizionali che si tramandano da generazione in generazione”. Fonte: www.tuttohaccp.com Info: arte pizza napoletana Patrimonio Unesco comunicato Mipaaf