3. • Nasce a Venezia nel 1791 da una famiglia povera che,
ben presto, lo affida allo zio Giovanni Binasco, amatore e
mercante d’arte di origine genovese. In questo ambiente
Hayez si accosta alla pittura, divenendo allievo dei pittori
Francesco Magiotto e Teodoro Matteini.
• Dopo aver vinto, nel 1809, il concorso per l’alunnato di
Roma, si trasferirà presto nella capitale e verrà affidato
ad Antonio Canova. Comincia a farsi conoscere
nell’ambiente artistico romano, accostandosi, in
particolare, a quello neoclassicista e purista come
dimostrano le sue prime opere importanti: Rinaldo e
Armida (1813) e Ulisse alla corte di Alcinoo (1814-1816).
Il soggiorno romano consentì al veneto di conoscere l’
opera di Ingres e Raffaello.
4. • Con L’atleta trionfante (1816) Hayez vince il concorso
dell’Accademia di San Luca, mentre il 1817 è l’anno del
suo ritorno a Venezia.
• A Milano Hayez ereditò la cultura neoclassica creando
una maniera accademica di grande mestiere e nobile
pathos. Qui il Veneto raggiunse una compiuta maturazione
e trovò un ambiente liberale e patriottico, maturando così
un certo spirito nazionalistico. Molti i capolavori di questo
periodo - come i Vespri siciliani (1821-22), Pietro
l’Eremita predica la crociata (1829) e i Profughi di Parga
(1831) - saranno dedicati a temi storici che alludono, in
realtà, a fatti e aspirazioni del Risorgimento, in una
dimensione sentimentale e passionale.
• Seguendo sempre il proprio rigoroso ideale formale,
Hayez affronterà alcuni soggetti amorosi o patetico-
religiosi: L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo (1823), La
Maddalena penitente (1832), Betsabea al bagno (1834),
dipinti che suscitavano scalpore e scandalo per l’esplicita
sensualità cui alludevano.
5. • Grazie ai buoni rapporti instaurati con il governo austriaco,
nel 1837 Hayez realizza in Palazzo reale il grande affresco
con l’Allegoria dell’ordine politico di Ferdinando I.
• Amico di personaggi come Manzoni, Rosmini, Rossini, ci ha
lasciato di loro e di grandi famiglie lombarde un gran numero
di ritratti caratterizzati da un misurato equilibrio e un
aristocratico decoro che tengono sotto controllo le emozioni
e la psicologia del soggetto.
• Dal 1850 insegna all’Accademia di Brera e nel 1852 espone
a Verona la Meditazione, commosso ricordo del martirio
delle Cinque giornate.
• Nel 1859 Hayez presenta il Bacio all’esposizione allestita a
Brera per l’ingresso di Vittorio Emanuele e Napolene III, il
suo quadro forse più famoso e popolare, mentre la seconda
versione sarà inviata all’esposizione di Parigi del 1867.
6. • Del 1867 sono le ultime due opere monumentali, la
Distruzione del tempio di Gerusalemme e Marin Faliero, che
furono presentate a Brera come testamento artistico
destinato alle due accademie di Venezia e di Milano, dove
sono ancora conservate.
• Il suo ultimo capolavoro, Un vaso di fiori sulla finestra di
un harem, è eseguito un anno prima della morte, che avverrà
a Milano il 21 dicembre del 1882.
11. Un vaso di fiori sulla
finestra di un harem
(1881)
12. Movimento artistico sviluppatosi in Europa nella seconda
metà XVIII sec, per azione del pensiero illuminista in
contrapposizione all’ rococò e al barocco;è
caratterizzato dal ritorno a forme classiche greche e
romane studiate criticamente e assunte come norma di
perfezione estetica e morale e dalla ricerca teorica di
un fondamento razionale e universale del bello.
13. • Laoconte (1812)
• Rinaldo e Armida (1813)
• Ulisse alla corte di Alcinoo (1814-1816)
• L’atleta trionfante (1816)
• I Vespri siciliani (1821-22)
• L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo (1823)
• La Maddalena penitente (1833)
• Betsabea al bagno (1834)
• Pensiero malinconico (1842)
• Il bacio (1859)
•Un vaso di fiori sulla finestra di un harem (1881)
Ritratto di Alessandro Manzoni
14. Alla salda impostazione della figura Hayez affianca un
‘ ottima soavità di pennello e un morbido chiaroscuro.
Manzoni appare severo e composto in atteggiamento
pensoso, immortalato in un’ immagine intensa fatta di
pochi colori che sfumano alle sue spalle in un vago
chiarore.
Si può notare una certa sobrietà nel dipinto: il vestito
del Manzoni è sobrio e la sedia è semplice e austera.
16. • L’ atleta, che tiene nella destra la palma della vittoria, è
in primo piano ed collocato in ambiente composto da un
carro e da un edificio classico con colonne doriche. La quasi
frontalità è mezzo per dimostrare la perfetta conoscenza
dell’ anatomia e delle regole proporzionali che stanno alla
base dello studio del nudo.
• La posizione dell’ atleta è resa meno statica e più dolce
dall’ incedere verso destra e dalla rotazione della testa
verso il lato opposto.
• L’efficace chiaro scuro, invece, è dovuto all’ illuminazione
da sinistra e dall’ atteggiarsi del corpo, appena sinuoso,con
un braccio sollevato e l’ altro avvolto in mantello
ondeggiante che offre il necessario contrasto all’ incarnato
chiaro.
18. • Rappresenta una fanciulla presa dalla malinconia.
• Nella dolcissima malinconica fanciulla dai grandi occhi
scuri, l’ aspetto quasi discinto sta a sottolineare, nell’
imperfetto stato esteriore, una caduta di equilibrio
emotivo, spostandosi verso la tristezza sognante e la
depressione. A rafforzare la sensazione di perdita
Hayez ha collocato sulla sinistra un vaso di fiori in
parte appassiti. Dei petali ed una foglia caduta ci
suggeriscono, con la loro definitiva scomparsa dalla
vita, la scomparsa della gioia.
20. • Sicuramente la più famosa creazione dell’ artist, il
dipinto godè di un ampia e meritata popolarità.
• Il bacio dolce e furtivo venne interpretato come l’
addio del cospiratore all’ amata. Favorivano tale
interpretazione il volto coperto del giovane, il suo
piede sinistro poggiante su uno scalino -come se
avesse gran fretta di andare via-il pugnale che preme
sulla fanciulla e l’ombra di un uomo nell’ atto di spiare
gli amati.
• Le figure dei due giovani si stagliano nitide contro
una parete di pietre squadrate. La fanciulla è
completamente abbandonata nell’ abbraccio. La
flessuosa figura è impreziosita dai riflessi cangianti e
lucenti della veste di seta che sembra aggiungere luce
alla scena.
22. • Il quadro raffigurante «Rinaldo e Armida» realizzato
da Hayez a soli 22 anni è un’opera pienamente
neoclassica. Di grande qualità cromatica e tonale,
l’opera è del tutto aderente ai principi stilistici
neoclassici, sia per la perfezione esecutiva sia per il
grande equilibrio compositivo, anche se in maniera
decisamente accademica. Tuttavia lo stile neoclassico,
che in quest’opera appare già maturamente
padroneggiato, di fatto non scompare mai nei quadri di
Hayez, portando a quel dualismo, già evidenziato, di
molti pittori dell’Ottocento italiano che sono romantici
solo per scelte poetiche alla moda, ma stilisticamente
rimangono dei pittori di matrice neoclassica.
25. La vicenda tragica dei due amanti shakespeariani, divenuta poi
emblema del sentimento romantico, deve proprio ad Hayez la
sua immensa fortuna popolare. A Giulietta e Romeo sono
ispirate, infatti, anche altre opere eseguite successivamente
dall’artista (tre dipinti del 1825 e due del 1830) sino alla
trasposizione, a partire dal 1859, di questo motivo nella serie
del Bacio. Il dipinto del 1823 divenne una delle opere di culto
dell’Ottocento romantico. Erano molti gli elementi del quadro
che suscitavano ammirazione: la fedele ricostruzione
dell’ambiente, i riferimenti formali all’Adultera di Tiziano, la
sontuosa resa dei costumi, oltre che, naturalmente, il senso
poeticamente romantico che ispirava tutta la composizione. In
effetti, l’opera risulta assai preziosa per l’evidenza realistica
dei dettagli dell’interno “fiammingo” e per la naturalezza di
aspetto e di atteggiamento della protagonista femminile, che
riproduce la fisionomia di Carolina Zucchi, amante di Hayez,
utilizzata come modella anche in altre opere.
26. L’ultimo bacio dato a
Giulietta da Romeo
1823
olio su tela; 291 x
201,8
Tremezzo (Como),
Villa Carlotta
27. L’iconografia biblica è appena riconoscibile attraverso la
piccola figura sfumata del re David, nascosto dalle
fronde sull’estremo margine superiore, e gli abiti egizi
dell’ancella che accentuano, in realtà, il carattere
esotico della scena. Il tema della bella Betsabea al
bagno, comprensibilmente gradito ai committenti, ebbe
molta fortuna in Hayez (che lo affrontò quattro volte) e
presso altri artisti del tempo poiché univa generi
differenti: il nudo, il quadro storico–religioso e quello di
gusto erotico e disimpegnato della bagnante. Tutta la
composizione ruota intorno al nudo levigato di Betsabea,
plasmato dalla luce che piove dall’alto lasciando in ombra
solo il paesaggio e certe parti delle figure. Alla partitura
grafica, particolarmente precisa e raffinata, corrisponde
una stesura cromatica dai toni generalmente smorzati e
freddi, a eccezione dei costumi delle ancelle accesi di un
rosso vivo.
29. Il dipinto è entrato all’Accademia di Brera poiché inviato
dallo stesso pittore come saggio del concorso di pittura
bandito nel 1812 sul tema di “Laocoonte, figlio di Priamo
e sacerdote di Apollo, vittima, coi figli, della vendetta
di Minerva, per cui partirono due grossi serpenti da
Tenedo per avvinghiarli a morte nelle loro spire”,
concorso del quale l’opera di Hayez risultò vincitrice ex-
aequo insieme a quella di Antonio De Antoni, un protetto
di Andrea Appiani. Hayez, infatti, rinuncia all’isolamento
eroico e plastico dei protagonisti del dramma, ossia
Laocoonte e i due figli, scegliendo di inserirli, invece, in
un ambiente scenografico di ampio respiro, abitato anche
da altri personaggi che si muovono in un ritmo incalzante
e corale sottolineando la dimensione collettiva e civile
dell’evento.
31. L’esplicito riferimento formale per questo bellissimo e
sensuale dipinto è la Maddalena penitente (1790) del
Canova. L’inconsueto realismo di questa Maddalena,
evidentemente apprezzato dal committente, suscitò
reazioni moralistiche da parte della critica contemporanea,
che sottolineò l’impudicizia e il senso di profanazione
derivante da una nudità così esplicita e conturbante.
Mentre il fondo paesistico risulta assolutamente decorativo
e convenzionale, la figura nuda della Maddalena, che si
offre in tutta la sua “scandalosa” sensualità, sembra
palpitare di vita reale nella posa morbida e naturale, nella
mirabolante cascata di capelli e nello sguardo fisso e
malinconico che sembra colto dal vero. L’impostazione
essenziale e diretta del soggetto diverrà una
caratteristica sempre più presente nelle opere di Hayez,
che fu, tra l’altro, un grande interprete della bellezza
femminile.
33. I Vespri siciliani fu una rivolta popolare scoppiata a Palermo
nel 1282. L’episodio dei Vespri siciliani acquistava il significato
simbolico, nell’ottica risorgimentale, di rivolta contro lo
straniero. Il quadro di Hayez illustra l’episodio in maniera
molto letteraria ma poco emozionante. Le figure sono scandite
secondo pose molto teatrali che risentono ancora dei quadri
storici neoclassici del David. Lo stile di esecuzione è anch’esso
fondamentalmente neoclassico, fatto di precisione di disegno,
rilievo chiaroscurale, fattura molto levigata, chiarezza di
visione. L’unica cosa che fa collocare questo quadro nell’ottica
del romanticismo è solo il soggetto ed il contenuto: il
riferimento ad una storia del medioevo che ha come messaggio
un contenuto patriottico e risorgimentale