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Diversity in Political Parties’ ­Programmes, 
­Organisation 
and ­Representation 
La Diversità all’Interno dei Partiti 
­Politici 
CJD Hamburg + Eutin 
EUROPEAN UNION 
European Fund for the Integration 
of Third-Country Nationals
DIVPOL 
Diversity in Political Parties’ Programmes, Organisation 
and Representation 
Il progetto UE DIVPOL “Diversità tra i Programmi, l’Organizzazione e la 
Rappresentazione dei Partiti Politici” è stato creato per intraprendere, valutare, 
sostenere ed esaminare i processi di sviluppo della diversità, in particolaredella 
diversità etnica all’interno dei partiti politici di sette Stati membri europei tra 
il 2012 e il 2014. Il progetto mirava alla presa di coscienza e allo sviluppo di 
raccomandazioni e strumenti pratici per promuovere lo sviluppo della diversità 
all’interno dei partiti e migliorare le possibilità di partecipazione per i cittadini di 
Paesi terzi. Nell’ambito di questo progetto, sviluppatosi nell’arco di 20 mesi, sono 
stati coinvolti istituti di ricerca, università, ONG e organi ministeriali, nonché 
organizzazioni di migranti e partiti politici di otto Stati membri europei.1 Oltre 500 
politici di background migratorio e autoctono, rappresentanti di org anizzazioni di 
migranti ed esperti nel campo sono stati intervistati e hanno preso parte a laboratori 
e a eventi di diffusione. Il progetto è stato co-finanziato dalla Commissione Europea 
per mezzo del Fondo Europeo per l’Integrazione dei Cittadini di Paesi Terzi. 
1 I partner del progetto DIVPOL sono: 
ACIDI – High Commission for Immigration and Intercultural Dialogue (Portogallo) 
CJD Hamburg + Eutin – Christian Association of Youth Villages (Germania, coordinatore) 
Department of Political Science, Università di Stoccolma (Svezia) 
GRITIM – Interdisciplinary Research Group on Immigration, Università di Pompeu Fabra (Spagna), 
IPRS – Istituto Psicoanalistico per le Ricerche Sociali (Italia) 
Università Łazarskidi Varsavia (Polonia) 
MPG – Migration Policy Group (Belgio) 
The Integration Centre (Irlanda) 
Ciascun partner ha coinvolto partiti politici e organizzazioni di migranti negli Stati membri come 
partner associati.
Imprint 
Coordinator of DIVPOL 
CJD Hamburg + Eutin 
Annelies Wiesner 
Glockengießerwall 17 
20095 Hamburg, Germany 
+49 40 21 11 18 10 
anne.wiesner@cjd-eutin.de 
www.cjd-eutin.eu 
DIVPOL partners 
ACIDI 
High Commission for 
­Immigration 
and Intercultural 
Dialogue 
Catarina Reis Oliveira 
Rua dos Anjos, nº66, 1º 
1150-039 Lisboa, Portugal 
+351 2 18 10 61 25 
catarina.oliveira@acm.gov.pt 
IPRS 
Psychoanalytic Institute for 
Social Research 
Raffaele Bracalenti 
Passeggiata di Ripetta, 11 
00186 Roma, Italy 
+39 06 32 65 24 01 
iprs@iprs.it 
MPG 
Migration Policy Group 
Jan Niessen 
205 Rue Belliard, Box 1 
1040 Bruxelles, Belgium 
+32 2 2 30 59 30 
info@migpolgroup.com 
University Pompeu Fabra 
GRITIM 
Interdisciplinary ­Research 
Group on ­Immigration 
Ricard Zapata-Barrero 
Ramon Trias Fargas, 25-27 
08005 Barcelona, Spain 
+39 06 32 65 24 01 
ricard.zapata@upf.edu 
Authors of the report 
Iris Dähnke 
Lea Markard 
Annelies Wiesner 
Ricard Zapata-Barrero 
in ­collaboration 
with the DIVPOL 
partnership 
Editing 
Iris Dähnke 
Glenn Green 
Lea Markard 
Graphic Design 
Christian Chladny 
www.chladny.com 
Hamburg, 2014 
The DIVPOL partners would like 
to thank all ­interviewees 
and 
­supporters 
of the project. 
DIVPOL was ­co- 
financed by 
the European ­Commission 
(EC) 
in the European Fund for the 
­Integration 
of Third-Country 
Nationals (EIF). 
The views expressed in this 
publication are solely that of the 
authors and do not necessarily 
reflect the position or opinion of 
the European Commis­sion. 
This publication is not for sale. 
© CJD Hamburg + Eutin 
and the authors 
The Integration Centre 
Killian Forde 
20 Mountjoy Square East 
Dublin 1, Ireland 
+353 16 45 30 70 
info@integrationcentre.ie 
Lazarski University 
Krystyna Iglicka 
43 Świeradowska St. 
02-662 Warsaw, Poland 
+48 2 25 43 54 05 
k.iglicka@lazarski.edu.pl 
Stockholm University 
Department of Political Science 
Maritta Soininen 
SE-106 91 Stockholm, Sweden 
+46 8 16 26 41 
maritta.soininen@statsvet.su.se
Indice 
1. Introduzione 6 
2. Realizzare uno Studio di Caso Quantitativo per l’Inclusione degli Immigrati nella Vita Politica 10 
Una Panoramica sulla Situazione della Migrazione nei Paesi DIVPOL 
3. Perché i Partiti Dovrebbero Includere gli Immigrati? 14 
La Dimensione Normativa 
4. Riepilogo del Progetto 19 
Delineare i Fattori che Ostacolano o Promuovono la Partecipazione degli Immigrati e lo Sviluppo della 
Diversità all’Interno dei Partiti Politici in Sette Paesi Europei 
5. Raccomandazioni ai Partiti Politici 29 
Allegato I 32 
Tables 
Allegato II 36 
The Diversity Assessment Tool 
Allegato III 48 
DIVPOL Methodology 
Exemplary Interview Guideline 
Allegato IV 49 
National Theses Papers 
Factors which Hinder and Support Party-Political Participation of Immigrants 
Germany 49 
Ireland 54 
Italy 58 
Poland 62 
Portugal 65 
Spain 69 
Sweden 74
1. Introduzione 
6 
Anche se il discorso sulla crisi delle democrazie risale ai tempi delle loro prime 
istituzioni, è indubbio che nel XXI secolo le società democratiche si trovano ad 
affrontare sfide difficili soprattutto dal punto di vista della partecipazione e della 
rappresentanza. La migrazione mondiale alimenta la diversificazione delle società 
europee in costante cambiamento, mentre le democrazie sono messe alla prova nel 
guadagnarsi i cuori e le menti di società sempre più diversificate. I partiti politici 
hanno un ruolo fondamentale in questo processo: il loro compito è integrare il 
volere della popolazione di fronte allo Stato e incoraggiare gli sviluppi in tutti gli 
strati della società. Come organizzazioni e come detentori di poteri legislativi e 
governativi ai partiti spetta il compito di integrare la diversità e di incoraggiare 
la partecipazione di una popolazione sempre più diversificata. Migliorare la 
partecipazione degli immigrati all’interno dei partiti politici è essenziale per 
promuoverli come rappresentanti nel sistema democratico e, a lungo andare, per 
sostenere la coesione sociale. 
L’ostacolo principale al coinvolgimento politico degli immigrati e di chi è di origine 
straniera è la rappresentanza elettorale. I partiti politici tardano a rappresentare 
all’interno delle loro strutture la diversità delle società europee. In tutti i Paesi 
partner del progetto DIVPOL i politici con background migratorio non vengono 
rappresentati pienamente in parlamento sia a livello locale che nazionale. A 
causa dei dati scarsi sulle pari opportunità, nessuno dei partiti coinvolti in questo 
progetto può affermare con certezza che la proporzione di cittadini extraeuropei 
tra i membri rifletta il numero di tali cittadini all’interno della popolazione; non 
è quindi possibile una valutazione complessiva in termini quantitativi. Pochi 
partiti registrano le informazioni sulla nazionalità o sulla provenienza etnica 
dei loro membri, benché alcuni dati pubblicati suggeriscano che questo gruppo 
sia sottorappresentato.2 Il secondo capitolo di questo studio approfondisce la 
questione della sotto rappresentanza degli individui con background migratorio 
all’interno dei partiti politici dei Paesi che hanno preso parte al progetto DIVPOL. 
Nel presente studio il termine “individui con background migratorio” (BM) sarà 
utilizzato per definire individui di discendenza non europea, spesso descritti 
2 Ad esempio, secondo il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) la proporzione di membri stranieri 
era circa dell’1% nel 2004, mentre la proporzione di stranieri tra la popolazione tedesca era di 8,9% 
(dati Eurostat, 2004).
7 
come cittadini di Paesi terzi (CPT) o individui con discendenza di Paesi terzi.3 
Nell’utilizzare questa espressione va sottolineato che spesso è proprio chi viene 
“indicato come immigrato”4 ad essere emarginato. La discriminazione trasversale 
e multipla, determinata da una serie di indicatori di identità, influenza le pratiche 
esclusioniste in diversi contesti. 
All’inizio del progetto DIVPOL ciascun partner ha preparato una panoramica sui 
dibattiti accademici e pubblici correnti includendo i risultati di studi empirici più 
recenti. Sono state inoltre condotte delle ricerche sugli sviluppi dei partiti e della 
politica rispetto alla loro apertura all’interculturalità e agli sforzi per approfondire 
o affrontare la crescente diversità etnica tra i membri dell’elettorato. 
Nello scegliere gli intervistati, il progetto DIVPOL ha mirato a creare una 
rappresentazione bilanciata dei partiti, dei livelli politici, degli attori politici con 
background migratorio, nonché dei rappresentanti di organizzazioni di migranti. 
Per coinvolgere in modo equo i partiti politici a livello nazionale, sono state inviate 
lettere formali alle sedi centrali di ciascun partito rappresentato nel parlamento 
nazionale e in alcuni casi anche alle direzioni regionali. Inoltre, gli intervistati sono 
stati scelti secondo il sistema “della palla di neve” che si è espanso, tramite contatti 
diretti, a rappresentanti politici o di organizzazioni. 
Molti tra i partiti scelti nei Paesi partner si sono dimostrati interessati a questo 
argomento. Dal punto di vista pratico, tuttavia, il coinvolgimento e l’impegno 
dei partiti è stato molto vario. In alcuni casi, le segreterie regionali dei partiti e 
i singoli politici si sono dimostrati più aperti alla partecipazione rispetto alle 
direzioni generali. Con alcune eccezioni quali l’Irlanda, la Svezia e la Polonia, si 
è riscontrato che alcuni noti partiti di centrosinistra sono sottorappresentati nel 
progetto DIVPOL. Ne risulta che gli esiti – a prescindere dall’approccio qualitativo 
dello studio empirico – non possono essere considerati come rappresentativi dello 
spettro politico del partito in relazione alla situazione generale della maggioranza. 
Nel complesso, nel 2013 sono stati intervistati 276 tra politici, membri dello staff 
e del personale della dirigenza (responsabili alla comunicazione) dei partiti 
e rappresentanti delle organizzazioni di migranti in sette Paesi europei (DE - 
Germania, ES - Spagna, IE - Irlanda, IT - Italia, PL - Polonia, PT - Portogallo, SE - 
Svezia). 
3 La definizione “background migratorio” deriva dalla definizione Microcensus di 
“Migrationshintergrund” dell’Ufficio Statistico Federale Tedesco, che si riferisce a un individuo o 
immigrato in Germania dopo il 1949, o nato in Germania come straniero o avente almeno un 
genitore immigrato o nato come straniero (Statistisches Bundesamt, 2011). Il progetto DIVPOL si 
focalizza sulle persone che sono migrate in uno Stato-membro europeo da un “Paese terzo”. 
4 Gli individui identificati come migranti sono coloro che a causa della loro apparenza fisica (colore 
della pelle, dei capelli o degli occhi), il loro nome o la loro pronuncia vengono considerati come 
migranti dagli altri.
Tabella 1 
Partecipanti alle interviste e ai Focus Group del progetto DIVPOL 
8 
22 intervistati sono CPT e 102 sono CPT naturalizzati (cfr. Tabella 6 dell’Allegato I). 
Tutti gli intervistati sono impiegati politicamente attivi o volontari in contesti locali, 
regionali e/o nazionali nei loro rispettivi partiti o organizzazioni. Come membri 
singoli dei partiti, i politici intervistati rappresentano i principali schieramenti 
dei loro Paesi d’origine. Le organizzazioni di migranti (OM) che hanno preso parte 
sono attive su scala regionale o nazionale come “organizzazioni ombrello”. Nel 
complesso, sono stati coinvolti in questo progetto 38 partiti e 53 organizzazioni di 
migranti (cfr. tabella 8 e tabella 9 nell’Allegato I). Tra tutti i politici intervistati, nel 
2013 45 (cioè il 40%) erano membri del parlamento nazionale (MP). 
Le interviste hanno avuto come scopo l’individuazione del ruolo di un eventuale 
background migratorio nella carriera politica degli intervistati, nonché degli ostacoli 
e degli elementi a sostegno e di come essi si relazionano o meno con l’eventuale 
background migratorio. L’intervista iniziava con domande sul percorso politico, 
sulla motivazione del coinvolgimento nel partito e sul modo in cui l’intervistato 
era stato ricevuto quando si era iscritto. Ai politici sono state fatte domande 
sulle questioni principali che affrontavano all’interno del loro partito e sulla loro 
esperienza nelle strutture partitiche, il ruolo delle reti, i processi di nomina e i 
percorsi di carriera tipici degli attori politici. Nella seconda metà dell’intervista le 
questioni affrontate sono state il processo di apertura interculturale, lo sviluppo 
della diversità e la rappresentanza dei migranti all’interno dei partiti. Tutti gli 
intervistati infine hanno risposto a domande sulle funzioni degli attori politici 
con background migratorio come rappresentanti politici e sulla loro opinione su 
come (e da chi) i CPT erano rappresentati dalla politica (cfr. la guida sulle interviste 
nell’Allegato III). 
L’analisi che deriva dalle interviste è stata condotta in conformità con fattori 
qualitativi ed euristici. I risultati dettagliati della ricerca nazionale e empirica 
Paese Politici (BM) 
Politici 
(senza BM) 
Staff e segretari di 
partito 
(di cui: con BM) 
Rappresentanti 
di organizzazioni 
di migranti 
Altri (accademici, 
­rappresentanti 
statali) Totale 
Germania 13 10 9 (3) 11 — 43 
Irlanda 12 11 6 9 1 39 
Italia 8 6 15 (10) 16 — 45 
Polonia 4 17 — 9 3 33 
Portogallo 4 12 9 (6) 18 3 46 
Spagna 3 1 18 (10) 8 — 30 
Svezia 5 5 15 15 — 40 
Totale 49 62 72 (29) 86 7 276 
Fonte: DIVPOL 2013
9 
possono essere reperiti nelle relazioni nazionali sul sito www.iprs.it e sul sito 
www.cjd-eutin.eu/149.0.html. I sommari si trovano nell’Allegato IV di questo studio. 
È stato messo a punto un questionario che prevedeva un processo di autovalutazione 
da parte dei partiti politici. Si basa su valori di riferimento per misurare il livello di 
apertura interculturale raggiunto da un partito, indicando i passi da seguire per un 
approccio strategico. È diviso in varie parti e comprende domande sul monitoraggio 
della diversità e sulla disponibilità di dati, sull’opportunità di accesso e su alcune 
pubblicazioni strategiche. Si focalizza sui partiti come organizzazioni e affronta 
diversi livelli di concezione dello sviluppo strategico della diversità: la leadership, 
i membri, l’elettorato del partito e i suoi offerenti e funzionari. Il questionario 
completo si trova nell’Allegato II di questo studio e sul sito www.migpolgroup.com/ 
publications_detail.php?id=338. 
Gli esiti significativi dello studio empirico e il questionario sono stati presentati 
e discussi nei workshop nazionali in ciascun Paese e alla conferenza finale a 
Bruxelles (cfr. tabella 7 nell’Allegato I). Gli eventi hanno coinvolto 255 tra politici, 
investitori politici, rappresentanti delle organizzazioni di migranti e esperti di 
tutti i Paesi partecipanti. Si sono raccolte le esperienze su candidatura, adesione, 
e implementazione della diversità e i partecipanti hanno sottolineato la continua 
sfida per sostenere la diversità e i processi di apertura in modo pratico e tangibile a 
ogni livello all’interno dei partiti politici. 
Nel presente studio sarà offerta una breve panoramica sulla trasformazione 
dell’elettorato europeo, seguita da una discussione sulla dimensione teorico-normativa 
sui fondamenti logici dei partiti perché si aprano alla diversità etnica. 
Infine, il riepilogo del progetto presenterà i risultati empirici del progetto DIVPOL 
in una prospettiva transnazionale. Le raccomandazioni finali ai partiti politici 
affrontano gli aspetti centrali delle analisi a livello europeo che ne derivano. Alcune 
raccomandazioni sulle linee politiche specifiche da seguire, destinate ai partiti a 
livello nazionale, sono reperibili nelle relazioni nazionali dei Paesi partner, i cui 
riassunti si trovano nell’Allegato IV.
2. Realizzare uno Studio di Caso Quantitativo per 
l’Inclusione degli Immigrati nella Vita Politica 
Una Panoramica sulla Situazione della Migrazione nei 
Paesi DIVPOL e sull’Elettorato Potenziale Europeo e la sua 
­Rappresentanza 
Politica 
10 
Esistono degli argomenti validi dal punto di vista qualitativo e quantitativo per 
coinvolgere gli individui con background migratorio nella vita politica e includerli 
nelle operazioni dei partiti. In questo breve capitolo verranno presentati alcuni 
dati statistici per illustrare il deficit di democrazia che predomina in Europa, con 
l’obiettivo di perorare la causa dell’eliminazione delle barriere che impediscono la 
partecipazione politica. I dati proposti riguarderanno i Paesi DIVPOL (DE, ES, IE, 
IT, PL, PT, SE), in modo da inquadrare la questione in una prospettiva europea e 
comparativa. 
La migrazione e la globalizzazione hanno segnato profondamente la composizione 
della popolazione europea nel secondo dopoguerra. Questi cambiamenti 
demografici hanno inoltre portato una diversificazione dell’elettorato. I cittadini 
dei sette Paesi inclusi in questo progetto generalmente detengono pieni diritti civili 
e politici; possono votare e candidarsi alle elezioni locali, regionali, nazionali ed 
europee. I cittadini dell’UE che risiedono in altri Stati membro possono partecipare 
alle elezioni locali ed europee. I cittadini di Paesi terzi (CPT) non possono né votare 
né candidarsi nella maggior parte dei Paesi inclusi in questo progetto (cfr. capitolo 
4, e tabella 10 nell’Allegato I). La seguente tabella mostra i dati della popolazione 
suddivisi per nazionalità. 
Tabella 2 
Popolazione suddivisa per cittadinanza (2013) 
Paese 
Popolazione 
complessiva 
Popolazione 
straniera 
Percentuale 
di stranieri Popolazione CPT 
Percentuale 
di CPT 
Germania 80,523,746 7,696,413 9.6% 4,674,021 5.8% 
Irlanda 4,591,087 543,636 11.8% 164,435 3.6% 
Italia 59,685,227 4,387,721 7.4% 3,100,517 5.2% 
Polonia 38,533,299 58,859 0.2% 40,229 0.1% 
Portogallo 10,487,289 417,042 4.0% 316,112 3.0% 
Spagna 46,727,890 5,072,680 10.9% 3,012,027 6.4% 
Svezia 9,555,893 659,374 6.9% 377,399 3.9% 
Fonte: Eurostat 2013
11 
Mentre Spagna, Portogallo, Italia e Irlanda sono Paesi di immigrazione relativamente 
recenti, in cui la migrazione netta è diventata significativamente positiva alla svolta 
del millennio, la storia dell’immigrazione in Germania e Svezia è iniziata con il 
reclutamento istituzionalizzato di “lavoratori ospiti” stranieri nella metà degli anni 
’50 (Germania) e ’60 (Svezia). Il processo di immigrazione si arrestò nei primi anni 
’70 ma riprese più tardi con i ricongiungimenti familiari e la migrazione di rifugiati. 
Per questo la Svezia ha soprattutto una popolazione di immigrati di prima e seconda 
generazione, mentre in Germania la terza generazione ha già raggiunto l’età adulta. 
In entrambi i Paesi la popolazione con background migratorio rappresenta quasi un 
quinto dell’intera popolazione. La Polonia è chiaramente un’eccezione all’interno 
dei Paesi DIVPOL poiché l’immigrazione del dopoguerra non ha ancora raggiunto 
un livello significativo. 
I gruppi di CPT principali dei Paesi DIVPOL provengono dall’Europa dell’Est 
(Irlanda, Italia, Polonia), dall’Africa settentrionale e occidentale (Italia, Spagna, 
Irlanda) e dall’Asia (Irlanda, Italia, Polonia). Le principali comunità di migranti con 
background CPT in Spagna sono latinoamericani e in Portogallo cittadini PALOP5 
e brasiliani; ciò è dovuto al passato colonialista di questi due Paesi. La popolazione 
CPT principale in Germania è costituita da turchi come risultato della migrazione 
di lavoratori ospiti; secondo il Micro-Census del 2012, il 18,3% della popolazione 
con background migratorio ha origini turche (circa 3 milioni). In Svezia, i principali 
gruppi di CPT sono composti soprattutto da rifugiati del Medio Oriente (soprattutto 
dall’Iraq), ex Jugoslavia e Somalia.6 
La seguente tabella illustra i dati del potenziale elettorato e del modo in cui la 
popolazione di migranti è cresciuta nell’ultimo decennio. È una tendenza che 
probabilmente continuerà nei prossimi anni. 
Tabella 3 
Popolazione di origini straniere (0+), 2000-1 e 2009-10 come percentuale della popolazione complessiva 
2009-2010 2000-2001 
Fonte: Database dell’OECD sulla Migrazione Internazionale e Sondaggio sulla Forza Lavoro dell’UE 
5 Cittadini di Paesi africani di lingua portoghese 
6 La Svezia è tra i Paesi europei che accolgono il numero più elevato di rifugiati in proporzione alla 
popolazione.
Tabella 4 
Gruppi più numerosi che hanno acquisito la cittadinanza negli Stati Membro dell’UE27, 2010 
12 
Questa crescita rappresenta un cambiamento dell’elettorato, che in pratica 
avviene soltanto quando gli immigrati acquisiscono la cittadinanza o il diritto di 
voto. Secondo i dati Eurostat, il tasso di acquisizione della cittadinanza è stato 
relativamente alto in Portogallo (5,6%, ovvero 5,6 cittadinanze acquisite su 100 
residenti stranieri), Polonia (5,0%) e Svezia (4,9%) e molto basso in Irlanda (1,0%), 
Germania (1,3%), Italia (1,4%) e Spagna (1,4%).7 È significativo che i principali gruppi 
di CPT in ciascun Paese abbiano più probabilità di acquisire la cittadinanza del loro 
Paese di residenza. La tabella seguente fornisce una panoramica sui principali 
gruppi di residenti stranieri che sono diventati naturalizzati e la loro percentuale 
del numero complessivo di stranieri che hanno acquisito la cittadinanza in tale 
Paese nel 2010. 
Gruppo più numeroso 
Secondo gruppo 
più numeroso 
Terzo gruppo 
più numeroso 
Quarto gruppo 
più numeroso 
Gli ostacoli legali alla partecipazione politica possono essere superati tramite 
politiche di naturalizzazione inclusiva. La cittadinanza conferisce agli immigranti 
e agli individui con background migratorio pieni diritti civili e politici; li protegge 
inoltre dall’espulsione e fornisce una migliore protezione legale contro la 
discriminazione, allontanando i timori di coinvolgimento nella politica. In un 
numero limitato di Paesi i non cittadini hanno diritto di voto a livello locale e in un 
numero ancora inferiore detengono diritti di voto a livello nazionale (cfr. capitolo 
4, e tabella 10 nell’Allegato I). 
Per quantificare la sottorappresentanza degli individui con background di CPT 
nei parlamenti nazionali si sono esaminate le liste dei Membri del Parlamento 
analizzando i nomi e le biografie disponibili al pubblico. La seguente tabella illustra 
la sottorappresentanza dei CPT all’interno dei parlamenti nazionali. Considerando 
il fatto che solo i cittadini naturalizzati (“individui con background migratorio” 
Paese 
Cittadini 
provenienti da % 
Cittadini 
provenienti da % 
Cittadini 
provenienti da % 
Cittadini 
provenienti da % 
Germania Turkey 25.1 Iraq 5.0 Russia 4.0 Poland 3.7 
Irlanda Nigeria 15.8 Philippines 9.9 India 6.9 South Africa 5.4 
Italia Morocco 17.2 Albania 13.8 Romania 7.1 Peru 3.4 
Polonia Ukraine 33.9 Belarus 14.3 Russia 7.3 Armenia 3.5 
Portogallo Brazil 18.4 Cape Verde 18.3 Moldova 12.3 Angola 9.0 
Spagna Ecuador 34.8 Colombia 19.4 Morocco 8.7 Peru 6.7 
Svezia Iraq 13.5 Finland 9.2 Poland 4.6 Thailand 4.4 
Source: Eurostat 2010 
7 http://europa.eu/rapid/press-release_STAT-12-162_en.pdf
13 
che hanno la cittadinanza) possono essere eletti in parlamento, va osservato che 
le percentuali della tabella non sono direttamente confrontabili. Questo significa 
che la proporzione della popolazione di individui con background di CPT – inclusi 
i CPT e i CPT naturalizzati – è difatto più alta e quindi la sottorappresentanza è 
maggiore ingran parte dei Paesi rispetto a quanto indicato dalla tabella. 
Tabella 5 
Rappresentanza dei cittadini di Paesi terzi (CPT) nei parlamenti nazionali 
Paese 
Popolazione di CPT in %8 
(Popolazione con background 
migratorio) 
MP con background di CPT/­numero 
complessivo di MP 
(che hanno la cittadinanza)9 
MP con background CPT al 
­parlamento 
nazionale in % 
Germania 5.8 (19.2%) 10 21 / 631 (36/631)* 3.3 (5.7) * 
Irlanda 3.6 2 / 226 0.9 
Italia 5.2 2 / 630 0.3 
Polonia 0.1 2 / 460 0.4 
Portogallo 3.0 3 / 230 11 1.3 
Spagna 6.4 1 / 616 0.2 
Svezia 3.9 (20.1%) 12 14 / 349 (33/349) * 4.0 (9.5) * 
* (incl. MP con background UE e background norvegese) 
8 Fonte: Eurostat 2013 
9 Fonte: National Reports of project partners. 
10 Fonte: German Census 2011. www.zensus2011.de/SharedDocs/Aktuelles/Ergebnisse/PM_ 
Destatis_20140603.html?nn=3065474 
11 Il luogo di nascita dei MP non è riportato formalmente dal Parlamento portoghese, quindi potrebbero 
esisterne di più di quanto è pubblicamente noto. 
12 Fonte: Statistics Sweden 2012. 
Fonte: DIVPOL, giugno 2014
3. Perché i Partiti Dovrebbero Includere gli Immigrati? 
La Dimensione Normativa 
14 
Nel contesto del progetto DIVPOL, l’obiettivo del “perché” è di fornire ai partiti 
politici ragioni convincenti sugli aspetti positivi dell’inclusione degli immigrati. Per 
delineare le principali argomentazioni normative che sono al fulcro del rapporto 
tra partiti politici e integrazione della diversità, è necessario dapprima tenere in 
considerazione due premesse fondamentali. 
Premessa 1: le caratteristiche specifiche dei partiti possono influenzare il modo 
di pensare normativo. La questione può essere inserita nella discussione generale 
sull’integrazione degli immigrati nelle organizzazioni pubbliche (amministrazione, 
settori dell’istruzione, polizia, servizi sanitari, ecc.). Tuttavia, i partiti politici del 
sistema democratico hanno alcune caratteristiche distintive: 
• Come organizzazioni che detengono poteri legislativi e governativi e che sono 
rappresentanti centrali dello sviluppo sociale, ai partiti spetta il compito di 
integrare la diversità. 
• Influenzano inoltre questo sviluppo in tutti gli strati sociali costituendo un 
quadro di riferimento per legittimare l’azione sociale. 
• La diversità è vista come un obiettivo del dibattito politico (politicizzazione della 
diversità), e l’integrazione della diversità è parte integrante di queste politiche di 
dibattito. 
Premessa 2: la motivazione dei due principali attori è diversa: partiti politici e 
immigrati. Dal punto di vista della teoria dei giochi si può affermare che le ragioni 
per l’integrazione degli immigrati seguite dai partiti sono diverse dalle ragioni degli 
immigrati che pretendono l’integrazione. Dal punto di vista della motivazione, le 
ragioni dei due attori sono diverse perché hanno una logica d’azione differente. I 
migranti possono avere un obiettivo individuale (ad esempio la promozione e il 
riconoscimento individuale) o comunitario (come la rappresentanza della diversità 
degli immigrati in generale). Come è risaputo, i partiti possono avere ragioni 
politiche per integrare gli immigrati, sia nel rispetto dei loro elettori che della 
società in generale. Il pensiero normativo deve quindi tener conto di entrambe le 
prospettive e fa inoltre emergere alcune domande cruciali:
15 
• La questione della sottorappresentanza degli immigrati all’interno dei partiti 
politici può essere equiparata alla sottorappresentanza delle donne?13 Se sì, 
perché? Quali sono i criteri da considerare? (chi, quanti). Nazionalità? Età? 
Religione? Lingua? Si tratta di una domanda fondamentale, visto che il modo in 
cui viene gestita la diversità ha conseguenze dirette sul modo in cui viene 
percepita come categoria politica. 
• Per quale motivo ad altri gruppi (come le persone disabili, omosessuali, classi 
sociali, categorie di settore) non si dedicano attenzioni e sforzi speciali perché 
siano coinvolti nella vita di un partito? 
• Perché l’integrazione dovrebbe costituire un vantaggio per i cittadini di Paesi 
terzi? Come mai si tratta di un’argomentazione legittima? Può essere una richiesta 
o persino una rivendicazione di un movimento sociale? 
Considerate queste due premesse chiave, in questa sede si dimostrerà che 
esistono due contesti di riferimento che possono aiutare a far emergere diverse 
argomentazioni normative: un approccio di tipo utilitaristico, e un approccio basato 
sui diritti (umani). 
Il primo approccio può avere diverse interpretazioni a seconda della prospettiva del 
fattore motivazionale. Per i partiti, esso è legato alle strategie elettorali e alla logica 
di dibattito politico simbolico, in relazione ai propri elettori in particolare e alla 
società in generale. Dal punto di vista dei migranti invece può essere relazionato 
alla promozione individuale e all’avanzamento di carriera, ma anche più in generale 
alle rivendicazioni sulla cittadinanza (partecipazione politica e rappresentanza 
all’interno dei partiti). 
Il secondo approccio si basa su un’argomentazione che riguarda il deficit 
di democrazia. È legata alla parità di principi, disponibilità di strutture e ad 
argomentazioni generali sulla partecipazione e rappresentanza democratica. 
L’Approccio di Tipo Utilitaristico – Logica Simbolica: Distinzione Specifica 
Questo approccio riguarda la politicizzazione della diversità (integrazione della 
diversità nel dibattito politico), e convive con la logica di pensiero e con l’azione 
13 Tra gli studi recenti in quest’ambito si segnalano: 
Celis, K.: Representativity in Times of Diversity: The Political Representation of Women. Women’s 
Studies International Forum 41(3): 179–186, 2013. 
Celis, K., Erzeel, S., Mügge, L. and Damstra, A.: Quotas and Intersectionality: Ethnicity and Gender in 
Candidate Selection. International Political Science Review 35(1): 41–54, 2014. 
Krook, M. L. and O’Brien, D. Z.: The Politics of Group Representation: Quotas for Women and 
Minorities Worldwide. Comparative Politics 42(3): 253–72, 2010.
16 
strategica dei partiti.14 La logica d’azione principale consiste nell’affrontare la 
diversità senza perdere potenziali elettori e persino cercando di guadagnarne 
altri proponendo una linea d’azione sulla diversità. I partiti che seguono questo 
approccio sono consci che le politiche che danno visibilità alla diversità all’interno 
della loro organizzazione e le politiche che rendono visibili le differenze hanno un 
impatto diretto sulle scelte degli elettori e possono far perdere o guadagnare voti al 
partito. 
Questo approccio presuppone inoltre che i partiti si preoccupino di più del dibattito 
e della narrazione che di fornire ai migranti opportunità per la promozione interna 
e una mobilità che permetta loro di avere potere decisionale. Ancora una volta, gli 
effetti sull’elettorato prevalgono su tutte le argomentazioni basate sulla giustizia 
globale o sull’uguaglianza democratica. Anche laddove tale approccio fa un passo 
avanti e integra la diversità, si osserva che le strategie dei partiti continuano 
ad essere guidate da una logica simbolica. La principale spaccatura normativa, 
di orientazione empirica, consiste nell’individuare la presenza e il grado di 
simbolismo. A questo punto, si possono identificare due fattori principali alla radice 
del comportamento simbolico dei partiti. In primo luogo, quello che si può definire 
il “paradosso del divario di partecipazione”, dacché molti immigrati integrati nei 
partiti, non avendo (ancora) la cittadinanza, non possono votare per i candidati 
all’interno del loro partito. L’unico modo per comprendere questo paradosso è 
ricorrere alla logica simbolica. Il secondo fattore è legato alla narrazione sulla 
diversità dei partiti politici e cioè al fatto che durante le campagne elettorali alcuni 
partiti politici decidono di comunicare con i migranti nel linguaggio di questi ultimi 
attraverso discorsi circostanziali o persino riassumendo manifesti e brochure. 
L’approccio Basato sui Diritti (Umani) 
Costituendo il fulcro del “perché”, anche questo approccio è legato alla questione 
dell’uguaglianza e focalizza l’attenzione su come l’integrazione degli immigrati nei 
partiti sia essenziale dal punto di vista democratico. 
14 Si consultino i seguenti studi sulla partecipazione e rappresentanza politica dei migranti: 
Bird, K., Saalfeld, T., & Wüst, A. M. (2010): The Political Representation of Immigrants and Minorities: 
Voters, Parties and Parliaments in Liberal Democracies. Taylor & Francis. 
González-Ferrer, A. (2010): The Electoral participation of Naturalised Immigrants in Ten European 
Cities. In: L. Morales y M. Giugni (eds.) Social Capital, Political Participation and Migration in Europe. 
Making Multicultural Democracy Work? ­Basingstoke: 
Palgrave Macmillan 
Mollenkopf, J. and Hochschild, J. (2010): Immigrant Political Incorporation: Comparing Success in 
the United States and Western Europe. Ethnic and Racial Studies 33(1): 19–38. 
Rocha, R. R., Tolbert, C. J., Bowen, D. C., and Clark, C. J. (2010): Race and Turnout: Does Descriptive 
Representation in State Legislatures Increase Minority Voting? Political Research Quarterly 63(4): 
890–907. 
Soininen, M. (1999): The ‘Swedish Model’ as an Institutional Framework for Immigrant Membership 
Rights’. Journal of Ethnic and Migration Studies 25(4): 685-702. 
Zapata-Barrero, R. and Gropas, R. (2012): Active Immigrants in Multicultural Contexts: 
Democratic Challenges in Europe. In: A. Triandafyllidou, T. Modood, and N. Meer (eds.): European 
Multiculturalism(s): Cultural, religious and ethnic challenges. Edinburgh: Edinburgh University 
Press, 167-191.
17 
L’insieme delle argomentazioni normative include i processi che indirizzano 
questioni sull’uguaglianza e sulle opportunità, conflitti legati ai rapporti di diversità, 
diversità e esclusione politica/sociale, e segregazione. Implica una riduzione delle 
diseguaglianze di potere che sfidi i rapporti di potere tradizionali, eurocentrici 
o etnocentrici e il dualismo sociale del “noi/gli altri” o del rapporto minoranza/ 
maggioranza legato alla diversità. 
L’approccio basato sui diritti (umani) mira a rafforzare l’abilità dei partiti di 
adempiere ai loro obblighi come detentori di doveri e di accrescere le opportunità di 
dialogo costruttivo con tutti i membri della società, senza nessuna discriminazione, 
seguendo una logica d’azione basata sulla cittadinanza e dando la priorità ai diritti 
dei migranti piuttosto che alle preferenze di voto degli elettori. 
È già noto il problema o dilemma normativo di base degli Stati-nazione, i quali 
affermano di essere democrazie ma separano i diritti umani da quelli civili:15 
ci si chiede se a questi Stati, che s’impegnano a rispettare l’assoluta priorità dei 
diritti umani e vogliono essere democrazie, sia concesso o meno di definire la 
partecipazione politica come un diritto civile specifico, piuttosto che come un 
diritto umano universale, e di definire il “demos” esclusivo a priori. In tal senso, la 
democrazia e le sue istituzioni sembrerebbero basarsi su una logica di antagonismo 
che rivendica l’universalità e l’accesso esclusivo alla partecipazione politica.16 
Questo dilemma della distinzione tra diritti umani e civili si riflette nei partiti 
politici ma proprio da questi viene trascurato. 
Secondo tale approccio devono essere integrate alcune dimensioni chiave in questo 
dibattito di base. Tre in particolare vanno evidenziate: 
1. L’approccio a specchio: una prospettiva basata sulla coerenza. I partiti politici 
devono riflettere la società. 
2. L’approccio ideologico: I partiti politici seguono la loro ideologia e i loro interessi: 
così si spiegano le diverse politiche sull’integrazione della diversità seguite dai 
diversi partiti. 
3. L’approccio di potere/strutturale: partiti politici diversificati possono contribuire 
a ridurre la xenofobia e il razzismo, i pregiudizi e le opinioni pubbliche negative. 
15 Per approfondire la questione su diritti umani e immigrazione, si rimanda ai seguenti studi recenti: 
Anderson, B. (2013): Us and Them? The Dangerous Politics of Immigration Control. Oxford: Oxford 
University Press. 
Rubio-Marín, R. (ed.) (2014): Human Rights and Immigration. Oxford University Press. 
Zapata-Barrero, R. and Pecoud, A. (eds.) (2012): New Perspectives on the Ethics of International 
Migration. Special Issue of American Behavioral Scientist 56 (9). 
16 Sul tema della logica antagonista in democrazia: 
Birsl, U. (forthcoming): Demokratie in der Migrationsgesellschaft. In: P. Massing and M. Niehoff 
(eds.): Politische Bildung in der Migrationsgesellschaft. Schwalbach/Ts.: Wochenschau Verlag. 
Fijalkowski, J. (2000): Erfordernisse und Grenzen der Entwicklung eines transnationalen Bürgerstatus 
in Europa. Demokratietheoretische Reflexionen zur Zuwanderungs- und Integrationspolitik in der 
Europäischen Union und den Mitgliedstaaten. In: H.-D. Klingemann and F. Neidhardt (eds.): Zur 
Zukunft der Demokratie. Herausforderungen im Zeitalter der Globalisierung. WZB-Jahrbuch. Berlin: 
Ed. Sigma, 363-390.
18 
Per concludere questo breve sommario sulle questioni fondamentali del progetto 
DIVPOL, è opportuno sottolineare alcune Domande Fondamentali cui bisogna 
fornire una risposta. 
• In che modo l’integrazione della diversità influenza i programmi e il cambiamento 
politico? Il fatto che i partiti integrino la diversità non significa che includeranno 
politiche migliori e più inclusive nei loro programmi sull’integrazione e sulla 
cittadinanza, nemmeno per quanto riguarda le questioni “scottanti” sulla 
gestione dei confini e sulle politiche migratorie. 
• Il fatto che i migranti siano inclusi nelle liste elettorali e all’interno delle strutture 
di potere non è sufficiente, poiché l’integrazione della diversità non sempre 
risulta in una promozione interna per i migranti. È quindi necessaria un’analisi 
sulla promozione interna e sul percorso di carriera dei politici con background 
migratorio. 
L’inclusione di politici con background migratorio come rappresentanti visibili o 
“portavoce” della diversità non implica necessariamente che la loro esperienza 
come immigrati – che può differire dalle tendenze correnti dei membri del partito 
– sia inclusa a pari condizioni. Un’inclusione al di là dei simboli porta a mettere in 
discussione i discorsi dominanti, i rapporti di potere assodati all’interno dei partiti 
e l’inclusione di voci ed esperienze diverse nei dibattiti dei partiti (ad esempio le 
esperienze come rifugiati o come vittime di discriminazione).
19 
4. Riepilogo del Progetto 
Delineare i Fattori che Ostacolano o Promuovono 
la ­Partecipazione 
degli Immigrati e lo Sviluppo 
della ­Diversità 
all’Interno dei Partiti Politici in Sette 
Paesi ­Europei 
Per il presente studio empirico del progetto DIVPOL nel 2013 sono stati intervistati 
269 rappresentanti di partiti e organizzazioni di migranti e sette esperti in sette 
Paesi europei (Germania, Spagna, Irlanda, Italia, Polonia, Portogallo, Svezia). Nel 
complesso, sono stati coinvolti 38 partiti e 53 organizzazioni di migranti. 
4.1 Restrizioni Legislative per i Cittadini di Paesi Terzi all’Interno dei Partiti 
In quasi tutti i Paesi europei coinvolti nel progetto solo i cittadini detengono diritti 
di voto per le elezioni nazionali. Le eccezioni sono costituite dai brasiliani in 
Portogallo e dai britannici in Irlanda, che possono votare ed essere eletti a livello 
nazionale. 
Per quanto riguarda invece le elezioni locali, la situazione per i CPT è più varia: le 
legislazioni più restrittive tra i Paesi DIVPOL si trovano in Italia, Germania e Polonia, 
dove i CPT sono esclusi dai diritti di voto alle elezioni locali. In Polonia l’adesione 
a un partito da parte di un non cittadino è anticostituzionale. In Portogallo e in 
Spagna il principio di reciprocità prevede che alcuni CPT possano partecipare nei 
processi decisionali a livello locale e altri no. Le normative più favorevoli si trovano 
in Irlanda, dove chiunque sia residente da più di sei mesi può votare e candidarsi 
alle elezioni locali (diritto di voto passivo per i CPT dal 1963, attivo dal 1974) e in 
Svezia, dove qualsiasi cittadino che risiede legalmente da 3 anni può partecipare sia 
come votante che come candidato alle elezioni locali (dal 1975). 
La legislazione sui diritti di voto e gli approcci alla naturalizzazione e alla doppia 
cittadinanza sono molto progressisti in alcuni Paesi (Irlanda, Portogallo, Svezia) e 
molto restrittivi in altri (Germania, Italia, Spagna). Ne risulta che la partecipazione 
politica dei CPT in Europa sia non solo molto limitata, ma sia anche distribuita in 
modo molto irregolare. 
Questo accesso limitato e ingiusto ai diritti politici è visto come un problema 
da alcuni politici e dalla maggior parte delle organizzazioni di migranti, le quali 
sottolineano l’importanza di una lotta politica da parte dei partiti in favore dei 
diritti di voto per gli immigrati. Alcuni ritengono che il diritto di voto locale sia 
soltanto un passaggio intermedio e sottolineano l’importanza dell’accesso facilitato 
alla cittadinanza, incluso il diritto alla doppia cittadinanza. Curiosamente, nel 
presente studio si è osservato che esiste una scarsa correlazione tra una legislazione 
progressista sul diritto di voto e cittadinanza e una reale partecipazione degli 
immigrati nelle politiche (locali): sia in Irlanda che in Svezia gli immigrati sono
20 
spesso sottorappresentati a livello locale. Sembrerebbe che persino l’abbattimento 
delle barriere formali non sia abbastanza dal momento che esistono ancora molte 
barriere informali. 
Aderire a un partito politico: In quasi tutti i Paesi DIVPOL (eccetto la Polonia) 
non esistono ostacoli legali perché i CPT possano aderire ai partiti politici. In 
Germania, Spagna, Svezia e Irlanda i CPT possono associarsi a qualsiasi partito, 
sebbene alcuni abbiano requisiti minimi di residenza. In Italia i partiti di sinistra 
permettono l’adesione, al contrario di quelli di destra. In Portogallo, i CPT possono 
aderire alla maggior parte dei partiti; in un partito esistono delle restrizioni ai 
CPT non contemplate dall’accordo di reciprocità. In molti partiti in Europa quindi 
esiste un divario di partecipazione: i CPT possono aderire a un partito ma la legge 
non consente loro di votare o di candidarsi. All’interno di molti partiti tuttavia 
i CTP possono ricoprire degli incarichi. Gli intervistati naturalizzati che prima 
avevano nazionalità non europee considerano quest’aspetto come molto positivo e 
sostengono che essere in grado di partecipare alle elezioni interne del partito come 
CPT li fa sentire “accolti” dalla struttura del partito. 
Gruppi locali del Partito dei Verdi tedesco organizzano elezioni doppie per 
consentire ai CPT di avere almeno una forma simbolica di co-determinazione. 
Alcuni partiti hanno istituito forum, gruppi e campagne speciali indirizzate in 
modo specifico agli individui con background migratorio per incoraggiare la loro 
partecipazione e il loro coinvolgimento. Purtroppo, alcuni di questi gruppi sono 
al momento inattivi, le loro attività non sono ancora organizzate e le loro reti sono 
volatili o dipendono da singoli individui. 
4.2 Accesso/Ingresso nei Partiti Politici e Vita Politica all’Interno dei Partiti 
Raggio d’azione: Molti partiti politici in Europa si trovano a fronteggiare una base 
di adesione sempre più scarsa a causa di una generale disillusione nei confronti 
della politica. Nonostante gli incentivi per cercare di raggiungere nuovi gruppi, i 
partiti si dimostrano poco abili ad attrarre membri con background migratorio. 
Benché i partiti stiano al momento seguendo varie linee d’azione per rivolgersi agli 
immigrati e alle loro comunità (come in Germania, Irlanda e Spagna), il numero 
di campagne strutturate su larga scala che li invita esplicitamente ad associarsi 
al partito è insignificante. Un esempio di buona pratica è il programma mirato 
“Opening Power to Diversity” (Aprire il potere alla Diversità), che è iniziato in 
Irlanda nel 2011 e ha previsto l’inserimento di CPT in stage lavorativi di sei mesi 
affiancando dei politici. 
Cultura di Partito: Di solito, la competizione e le reti efficaci sono due aspetti 
principali del lavoro interno di un partito. Le strutture di potere tradizionali, 
combinate alla resistenza o all’atteggiamento sospettoso nei confronti di nuovi 
membri da parte di membri anziani, sono fenomeni comuni. 
Non puoi dire, unisciti a noi, se non ci sono abbastanza posti da sedere in salotto 
o se i posti a sedere sono disposti in modo tale che il nuovo arrivato non può 
sedersi. [Germania]
21 
Secondo molti intervistati (Germania, Polonia, Portogallo) i partiti spesso risultano 
poco invitanti e sono visti come organizzazioni chiuse, omogenee o “elitiste”. 
Al giorno d’oggi esiste un forte legame tra cittadini e politica, ma anche una grande 
insoddisfazione per la performance dei rappresentanti politici. [Portogallo] 
Il termine partito politico significa “interessi di parte”. A livello linguistico il 
termine “partito” è associato a corruzione, potere e terrore. [Polonia] 
Cultura di Accoglienza: In un Paese è stato sottolineato che la struttura di 
accoglienza cambia drasticamente se “il segretario locale è una persona gentile 
e aperta, o se invece è un ‘maschio alfa’” [Germania]. Dal fatto che il segretario 
mantenga un’atmosfera dove le dinamiche di gruppo sono aperte ed egualitarie, e i 
nuovi membri sono bene accolti, può dipendere l’esistenza o meno di una cultura 
di accoglienza. Gli intervistati in Svezia, Spagna e Germania spesso menzionavano 
l’ostacolo di avere “troppi meeting” [Svezia] con orari e location sconvenienti 
(ad esempio in pub). Dover partecipare a troppi incontri a settimana – solo per 
organizzare il lavoro all’interno del partito – è difficile se ci si sta ambientando in un 
nuovo Paese, o si è impegnati con la carriera e la famiglia. I partiti non adattano le 
loro organizzazioni alla diversità dei loro membri, per esempio cambiando gli orari 
o i luoghi d’incontro. Il fatto che gli incontri siano spesso organizzati in strutture 
locali informali e influenzati da pratiche di esclusione non fa che aggravare il 
problema. 
Adesione: Molti dei politici intervistati (con o senza background migratorio) 
avevano aderito al partito attraverso contatti personali. La maggior parte dei politici 
con background migratorio in Germania, Italia e Spagna erano stati avvicinati e 
incoraggiati ad associarsi da funzionari di partito. È stato osservato che molti dei 
politici italiani e spagnoli con background migratorio sono stati attivi per anni 
in associazioni e sindacati. In Germania, politici con background migratorio che 
ricoprono incarichi importanti e di spicco sono visti come esempio, e quindi sono 
in una posizione privilegiata per motivare alla partecipazione politica. 
Reti e Introduzione: Al contrario, in Svezia e Germania per gli intervistati senza 
background migratorio la socializzazione politica attraverso le organizzazioni 
giovanili dei partiti rappresenta uno strumento importante di accesso all’arena 
politica. Nelle prime fasi di impegno all’interno di un partito si stringono dei legami 
personali che diventano importanti per la carriera politica. Questo aspetto può 
essere più complicato per nuovi membri di un partito che si trovano ad affrontare 
reti già stabilite, informali e storiche. L’assenza di una prima socializzazione 
all’interno di un partito può risultare ancora più intimidatoria per i membri 
che, a causa del loro background migratorio, non hanno le doti linguistiche, la 
conoscenza delle strutture o le abitudini che contano nella via politica. Inoltre, 
esistono poche misure di orientamento sistematico come l’affiancamento di un 
mentore e i programmi di accoglienza o di formazione che aiutano i nuovi membri 
a capire la struttura, le questioni o le politiche del partito.
22 
4.3 Percorsi di Carriera e Incarichi per Politici con background migratorio 
L’indicatore “immigrato” in teoria non dovrebbe limitare l’incarico di un politico 
all’interno di un partito; in pratica però è rilevante.17 
Nel processo di nomina, il fattore più importante a sostegno del successo di un 
candidato è costituito dalle reti, che, sia all’interno che all’esterno del partito, 
sono spesso di tipo informale e sono state stabilite nel corso di un lungo periodo 
di tempo, ad esempio nell’organizzazione giovanile di un partito o a livello locale 
(Germania, Svezia, Irlanda). Questo può costituire un ostacolo per gli immigrati 
che aderiscono al partito in un’età già più avanzata. Altri criteri individuali che 
influenzano le possibilità di successo di un candidato includono la competenza 
su un tema importante per il partito, l’esperienza politica e i criteri di identità 
(sesso, età, etnia, ad esempio). Negli ambiti dove ci si vuole rivolgere a elettori con 
background migratorio si osserva una tendenza, da parte dei partiti, a inserire nelle 
liste un maggior numero di candidati con tale background. 
In molti partiti i funzionari e i leader hanno potere nel processo di formazione della 
lista. In Italia, la cooptazione è il principio fondamentale per promuovere individui 
con background migratorio all’interno del partito: 
La cooptazione soggettiva può avere i suoi vantaggi in quanto rivela personalità 
che, se dovessero avanzare nel processo di elezione, potrebbero non avere la 
possibilità di emergere. E, in un sistema che non è interamente democratico, 
questo potrebbe essere un percorso necessario da seguire. [Italia] 
In Germania, in Italia e in Spagna molti intervistati con background migratorio 
sono stati inseriti nelle liste di leader del partito. Se da una parte questo dimostra 
l’importanza della leadership per aumentare la rappresentanza dei migranti, 
dall’altra c’è spesso una scarsa trasparenza nel processo di formazione delle liste, 
a causa del conflitto di interessi e di criteri di nomina spesso competitivi. La 
mancanza di trasparenza può rappresentare un ostacolo per l’accoglienza di nuovi 
politici con background diversi all’interno del partito. L’inserimento nelle liste di 
una rappresentanza di immigrati esterni al partito, in un processo in cui gli ordini 
arrivano dall’alto, può far sì che essi siano visti come “quote immigrati” e che non 
siano riconosciute le loro competenze. 
Gli intervistati di diversi Paesi hanno sottolineato la probabilità che i membri del 
partito di background migratorio siano inseriti in coda alle liste senza possibilità 
di assumere un incarico all’interno del partito. Un politico portoghese ha fatto 
l’esempio di quelle che lui ha definito “false inclusioni”: i partiti invitano cittadini 
neri per incarichi per cui non è prevista l’elezione in liste locali di candidati, 
usando però le loro foto personali nei volantini elettorali in modo da fuorviare 
gli elettori, facendo loro credere che questi candidati saranno eletti e avranno 
possibilità di esprimere le loro opinioni. In Spagna, Germania e Irlanda si osserva 
un ricambio elevato di funzionari con background migratorio, molti dei quali 
17 Gli individui indicati come immigrati sono coloro che, per la loro apparenza fisica (colore della pelle, 
dei capelli e degli occhi), il nome e la pronuncia vengono visti come immigrati dagli altri.
23 
ricoprono incarichi solo durante un periodo legislativo. È stato suggerito che la loro 
mancanza di sostegno dalle reti alla base del partito li renda più vulnerabili alle 
pressioni politiche interne da parte dei concorrenti. 
Quote rappresentative trasparenti per individui con background migratorio nelle 
liste di partito, simili alle quote rosa che esistono in molti partiti, sono sempre più 
viste dalle organizzazioni di immigrati e da alcuni rappresentanti politici come 
una soluzione al problema della sottorappresentanza. Tuttavia, le quote sono 
un tema controverso. Se alcuni intervistati hanno la ferma convinzione di dover 
guadagnarsi il posto grazie al proprio impegno e attraverso quote “di quantità, 
non qualità” [Italia], altri invece hanno osservato che, con decine di persone che 
concorrono alla candidatura, “includere gli immigrati nelle liste… non può essere 
una priorità” [Portogallo]. In Svezia, i Socialdemocratici hanno introdotto delle 
quote per candidati con background migratorio in alcune zone del Paese a livello 
locale, indirizzate specificatamente ai migranti che non provengono da altri Paesi 
nordici. A Stoccolma è stata istituita una quota in proporzione alla popolazione 
con background migratorio nel distretto (25%). L’istituzione della quota richiede 
inoltre che la rappresentanza sia nella parte della lista dove è molto probabile 
che i candidati siano eletti. Le quote possono essere viste come uno strumento 
che assicura l’impegno gestibile da parte dei partiti ad aumentare il numero di 
politici con background migratorio e come una risposta strutturale alla presa di 
coscienza sulla discriminazione strutturale. A Stoccolma, questo sistema di quote 
è diventato “ampiamente accettato” [Svezia] come un mezzo per rettificare la 
sottorappresentanza politica. Un politico ha affermato: 
Non l’abbiamo fatto per gentilezza. Le strutture di potere all’interno del partito 
andavano cambiate. […] Da politico, devo ancora conoscere un politico che 
rinuncia volontariamente al potere. [Svezia] 
Argomenti di carriera politica: Molti politici con background migratorio hanno 
riferito di aver dovuto occuparsi del tema della migrazione e dell’integrazione 
durante il loro percorso politico. Alcuni di loro erano già interessati all’argomento, 
mentre altri sono stati incoraggiati ad occuparsene dai colleghi. In Italia e Spagna, 
dove la vasta maggioranza di politici con background migratorio ha iniziato a 
dedicarsi alla politica attraverso un coinvolgimento in associazioni “etniche”, la 
loro opera “di partito” si è limitata esclusivamente al tema dell’immigrazione. 
Alcuni rappresentanti si sono dimostrati scontenti e hanno espresso il desiderio di 
non essere “soggetti a stereotipi” e “relegati” a questo tema [Germania]. 
L’Irlanda e la Polonia rappresentano delle eccezioni. In Polonia i pochissimi MP 
naturalizzati sono diventati politici “non come migranti che rappresentavano altri 
migranti” [Polonia], ma in qualità di esperti nel loro campo e rappresentanti delle 
loro comunità locali. In Irlanda, le organizzazioni partitiche locali (“rami”) hanno 
un ruolo fondamentale: i candidati per essere eletti devono essere visti come 
rappresentanti della comunità locale. Quasi tutti i candidati migranti nel 2009 e 
nel 2014 hanno basato le loro campagne sul miglioramento delle condizioni locali. 
Questa focalizzazione offre inoltre l’occasione di centrare l’attenzione sull’identità 
locale dei candidati e distoglierla dalla loro etnia.
24 
Nella gran parte dei Paesi DIVPOL, la migrazione e l’integrazione sono da una parte 
argomenti di nicchia a partire dai quali gli aspiranti politici possono sviluppare 
le loro carriere politiche più facilmente che all’interno di un ambito politico più 
popolare e competitivo. Allo stesso tempo, tuttavia, queste posizioni di nicchia 
limitano la possibilità per i migranti di accrescere la loro influenza e gradimento 
nei confronti di un elettorato più vasto nel caso in cui si candidassero alle elezioni. 
Un ruolo di collegamento con le comunità di immigrati è stato portato da un 
elevato numero di politici intervistati con background migratorio. Questo ruolo 
di mediatore è considerato molto importante e soddisfacente da molti intervistati 
– sia politici che membri di organizzazioni di immigrati – in Spagna, Italia, 
Portogallo e Germania. I politici con background migratorio sono descritti come 
“aventi posizioni migliori all’interno dei partiti e all’interno delle loro comunità” 
perché “capiscono meglio i bisogni e esigenze della comunità” [Portogallo]. Alcuni 
intervistati, tuttavia, hanno trovato questo ruolo problematico, dovendo soddisfare 
sia le aspettative delle comunità di migranti sia quelle del partito. Alcuni hanno 
rifiutato “l’atteggiamento d’ufficio” col quale è stato loro suggerito e si sono ribellati 
al ruolo scontato di mediatore “naturale” cui venivano relegati. 
Un’etnicizzazione prende perciò vita nel momento in cui un individuo è visto come 
rappresentante di un gruppo etnico (che si suppone omogeneo) sulla base delle 
sue origini presunte o reali. Un’etnicizzazione è riferita da altri membri del partito, 
(potenziali) elettori con o senza background migratorio e cittadini di Paesi terzi, e 
può portare a una auto-etnicizzazione. 
L’ambivalenza della ruolo di collegamento e l’etnicizzazione dei rappresentanti 
politici è considerata ambigua da alcuni membri di partito e rappresentanti di 
comunità di migranti. Da un lato, la mobilitazione degli elettori migranti è vista 
dal partito come un successo, ma dall’altro, può diventare una base d’attacco 
per i concorrenti all’interno del partito nel momento in cui un rappresentante 
politico con background migratorio viene accusato da altri membri di aver ottenuto 
l’incarico “solo grazie ai voti dei migranti” [Germania]. 
Dal punto di vista delle comunità dei migranti e delle “minoranze”, i politici con 
background migratorio hanno un ruolo determinante nel proporre al partito temi 
importanti per le comunità di migranti. D’altra parte, le comunità stesse sospettano 
che i partiti usino i politici con background migratorio solo per guadagnarsi il voto 
degli immigrati. I rappresentanti dei migranti accusano i partiti di “concessioni 
solo simboliche” [Germania] e di includere politici con questo background come 
rappresentanti di etnia, senza includere le altre loro esperienze nei programmi del 
partito. I discorsi dominanti e le relazioni di potere assodate all’interno del partito 
spesso rimangono indiscusse. 
4.4 La Diversità all’interno dei Partiti e il Dibattito Politico sulla Diversità 
L’atteggiamento dei partiti nei confronti della diversità: Alla luce dei cambiamenti 
demografici, i partiti vedono sempre più gli individui con background migratorio 
come un gruppo troppo numeroso per essere ignorato. Un’eccezione all’interno
25 
dei Paesi DIVPOL è costituita dalla Polonia dove, a causa del numero esiguo di 
immigrati, il tema della loro partecipazione politica non è ancora entrato nei 
dibattiti politici pubblici e interni al partito. In Italia, la questione della diversità 
viene affrontata, almeno con la retorica, da tutti i partiti politici. In questo Paese 
l’immigrazione è diventata una questione elettorale. Punti di vista polarizzati sono 
evidenti e sono visti da chi si schiera a favore o contro l’immigrazione come un 
modo per guadagnare voti. Al contrario, in Portogallo sono numerose le opinioni 
positive dominanti sulla presenza di immigrati e molti dei politici intervistati, 
provenienti da vari schieramenti, hanno affermato che l’immigrazione non è una 
questione controversa. Eppure nonostante il consenso politico sulle questioni 
dell’immigrazione e sulle politiche di integrazione, i partiti non riescono a chiarire 
quanto gli immigrati abbiano rilevanza dal punto di vista elettorale. 
In Svezia e Germania tutti i partiti concordano nell’affermare che la diversità è 
importante quando si parla di rappresentanza e partecipazione. La loro logica si 
basa sia sulle argomentazioni strategiche che su quelle democratiche. Nel caso 
dei partiti popolari tedeschi e di alcuni partiti spagnoli, la rappresentanza della 
popolazione migrante rientra nell’autodefinizione dei partiti come “Specchio della 
Società”. Perciò, i partiti dovrebbero riflettere la diversità che esiste all’interno 
della società in termini quantitativi e in tutte le sfere del potere. Ciò si basa sul 
presupposto che una “massa critica” di membri e staff del partito aiuterà a pareggiare 
la partecipazione e rappresentanza di persone con background migratorio. Alcuni 
intervistati in Svezia e Germania hanno chiarito che la diversità è una norma per 
i partiti ed è vista all’unanimità come un vantaggio. Paradossalmente, questo può 
portare a una riluttanza nel riconoscere episodi di razzismo e barriere strutturali 
all’interno del partito. 
In Germania, ad esempio, il dibattito sulla diversità che gode di una connotazione 
positiva è più volte spezzato da punti di vista deficitari, che si riflettono in 
dichiarazioni forti con significato simbolico, per esempio attribuzioni influenti nel 
contesto del discorso sull’integrazione: 
[Lei ha detto] il multiculturalismo è fallito – questo è simbolico. Punto e a capo. 
Ti resta in mente. Va bene, hanno detto che il multiculturalismo è fallito. Noi 
abbiamo fallito. Questo non è il posto per noi. [Germania] 
In Portogallo, l’appartenenza a un’etnia o razza, nonché “l’Alterità”, sono spesso 
menzionati da intervistati neri. Un intervistato ha sottolineato il fatto che il Paese 
subisce ancora l’influenza negativa di un’eredità colonialista che non accetta 
che i neri possano avere incarichi di potere. Secondo molti rappresentanti di 
organizzazioni di migranti (ad esempio in Germania) per i partiti il concetto di 
diversità serve come strumento di facciata per le campagne elettorali ma non è 
sufficientemente integrato nella cultura e nelle strutture di partito. 
Fare i conti con razzismo e discriminazione: Da un lato, dichiarazioni pubbliche 
che esprimono emarginazione, discriminazione o razzismo possono allontanare 
completamente le persone dal partito, soprattutto gli individui con background 
migratorio, se – com’è successo in Germania – i leader del partito non prendono le 
distanze o non intraprendono misure disciplinari al riguardo. In generale, è posta
26 
poca enfasi sul razzismo e gli episodi di discriminazione sono spesso minimizzati o 
presi alla leggera dai partiti interessati. Dall’altro, le commissioni dei partiti a livello 
locale e distrettuale si sono trovate a dover rendere i processi di trasformazione 
“comprensibili” [Germania] per la base elettorale autoctona. “Ondate” [ibid] 
di nuovi membri con background migratorio possono suscitare tra gli elettori 
autoctoni la paura di un’infiltrazione straniera: 
Se qualcuno arriva portandosi con sé altre dieci persone e hanno tutte un aspetto 
diverso da noi – qualcosa non va, sicuramente stanno tramando qualcosa. 
[Germania] 
In Irlanda, l’atteggiamento positivo nei confronti della diversità appartiene 
al passato da quando è iniziata la recessione e la discussione si è spostata su 
questioni economiche. I partiti si sono dimostrati cauti poiché “non volevano essere 
trascinati in un dibattito che poteva diventare controverso e sgradevole” [Irlanda]. 
In altri Paesi si può osservare che i partiti sono riluttanti ad occuparsi di questioni 
sull’immigrazione giudicate controverse, perché temono di fare il gioco dei partiti 
della destra più estrema. 
Reti di diversità nei partiti: In Svezia esiste una certa riluttanza ad organizzare i 
partiti in modo da considerare le esigenze dei membri con background migratorio. 
In Spagna e Germania ci sono continui dibattiti per decidere se sia meglio integrarli 
nelle strutture di partecipazione già esistenti o sia preferibile creare strutture 
specifiche di partecipazione e riconoscimento. Da un lato, i cosiddetti “spazi sicuri” 
possono offrire un ambiente accogliente e accelerare la promozione dei membri in 
funzionari di partito o candidati. Inoltre, queste reti possono essere un modo per 
riconoscere la diversità interna e per avere una piattaforma in difesa della diversità 
all’interno dell’organizzazione. Dall’altro, alcuni membri vedono queste strutture 
come “spazi senza potere”, il che può portare alla segregazione dalle strutture 
principali del partito. In aggiunta, temono di essere visti solo come membri / 
politici con background migratorio e non riconosciuti per le loro capacità e per i 
loro interessi. 
Tuttavia, avere delle reti che incoraggiano, sostengono e delineano il profilo di 
candidati con background migratorio in modo analogo a quelle per le donne, 
può forse essere utile a progredire nella sfida di proporre la diversità come norma 
e di riconoscere l’esistenza di episodi di razzismo. Un esempio è il comitato di 
immigrati dei Socialdemocratici a Stoccolma. Grazie alla sua forza organizzativa 
e alla collaborazione con altre strutture, come con l’organizzazione giovanile, 
riesce ad esercitare la sua influenza sulla linea politica del partito e, attraverso 
pressioni per aumentare il numero di quote rappresentative, anche sul numero di 
rappresentanti con background migratorio. 
In Germania i partiti hanno istituito organizzazioni affiliate al partito, gruppi 
di lavoro o comitati politici che si occupano di immigrazione e possono essere 
delle basi di partenza per l’apertura interculturale dei partiti. In contesti diversi 
funzionano come organizzazioni di lobby e forum di accoglienza.
27 
In Spagna un partito ha creato una fondazione connessa al partito, alla quale gli 
individui possono partecipare sulla base della loro area di origine. Nei suoi quartieri 
generali ospita inoltre molte organizzazioni di immigrati e non è necessario essere 
affiliati al partito per partecipare alle attività della fondazione. Un altro partito ha 
istituito diverse strutture di partecipazione che riflettono la diversità all’interno del 
partito, includendo individui LGBTI, disabili e minoranze, su scala nazionale. 
In Irlanda, due partiti hanno un funzionario che si occupa delle pari opportunità 
il cui compito è promuovere la collaborazione con le comunità dei migranti e 
sostenerle all’interno del partito. Il funzionario inoltre dirige gli sforzi per l’impegno 
sociale in collaborazione con un sottocomitato speciale del partito, il quale offre in 
particolare uno spazio per formulare proposte di linee politiche rilevanti e favorire 
la comunicazione. 
4.5 Le Reti tra i Partiti e le Comunità di Migranti e le loro Associazioni 
Il ruolo delle organizzazioni di migranti: in molti Paesi le organizzazioni di 
migranti (OM) si considerano organizzazioni di lobby per gli immigrati. Molti 
ritengono che i partiti non garantiscano un’adeguata rappresentanza o inclusione 
dei migranti e che “la rappresentanza dei diritti e degli interessi viene praticamente 
lasciata alle associazioni” [Portogallo, rappresentante di un’OM]. In qualità di 
organizzazioni di lobby, le OM “esistono non per divertimento ma per necessità” 
[ibid]. Le OM fanno anche un ricorso strategico ai membri del partito che prendono 
parte ai loro comitati per organizzare linee di comunicazione con i partiti. Spesso le 
OM su scala nazionale mantengono un dialogo costante con i partiti (per esempio 
in Germania e Spagna). In Svezia, Germania, Portogallo e Spagna si sottolinea 
che le OM vogliano avere un ruolo attivo in ambito politico. In Italia, ci sono 
continue battaglie per definire il ruolo delle associazioni, alcuni le considerano 
come importanti strumenti di integrazione, mentre altri temono la loro eccessiva 
frammentarietà. In Polonia, le OM sono molto recenti e non agiscono ancora come 
lobby politiche. 
Rapporti tra partiti e organizzazioni di migranti esistono in Svezia, Spagna, 
Italia, Germania e Irlanda, anche se variano come intensità e stabilità. In Spagna 
lo stretto rapporto tra partiti socialisti e di sinistra e OM è stato molto importante 
per entrare in contatto con gli immigrati. Tuttavia, nel momento in cui le relazioni 
di potere del governo cambiano, lo stretto legame con le famiglie politiche e il 
conseguente clientelismo possono risultare problematici e causare alle OM un 
grave deterioramento del loro sostegno sia finanziario (tagli al budget) che politico 
(esclusione dai corpi consultivi). 
I partiti hanno una relazione strumentale con le OM e spesso i funzionari di partito 
cercano di conquistare i leader di queste organizzazioni, per assicurarsi la loro 
competenza e avere allo stesso tempo accesso a nuovi elettori: 
[Questa persona] voleva che la diversità della società si riflettesse nella politica, e 
per questo mi contattò, anche se ero solo un membro base… Ma ha cercato quali 
fossero le associazioni più significative e rappresentative e mi ha contattato per
28 
chiedermi di unirmi alla sua lista, perché voleva un collegamento tra il partito 
e l’immigrazione, per portare nel partito le idee degli immigrati. [Spagna] 
In Italia e Germania, i rappresentanti delle OM hanno affermato che i partiti 
utilizzano le loro reti soprattutto durante il periodo elettorale. In sette Paesi, le OM 
ricoprono un ruolo importante per la formazione politica, in qualità di mediatori 
e di fornitori di strumenti per la formazione, ma ritengono che i partiti non le 
considerino come partner ugualmente capaci o che non sfruttino al massimo il loro 
potenziale. In Svezia, per esempio, alcune OM sostengono che nonostante il loro 
grande impegno per la formazione politica dei propri membri, i partiti sono lenti 
nell’accettare i loro inviti e si dimostrano perlopiù disinteressati nel mantenere una 
collaborazione. Un MP a livello locale riferisce una pratica importante durante le 
visite a piccole OM della sua zona: 
Benché [i nostri] MP a livello locale sappiano che con queste organizzazioni 
non si va da nessuna parte…. Non possono votare. Ma la politica vive anche 
di esempi… Se vogliamo vivere in una società che… vuole restare unita, è 
importante andare lì, per verificare che queste organizzazioni esistono e che il 
lavoro venga fatto. [Germania]
29 
5. Raccomandazioni ai Partiti Politici 
Restrizioni Legislative per i Cittadini di Paesi Terzi (CPT) all’Interno dei Partiti 
Politici 
• I Partiti Politici dovrebbero consentire ai CPT di diventare membri senza 
restrizioni e aprire le posizioni all’interno del partito ai non cittadini. 
• I Partiti dovrebbero valutare attività e iniziative sociali di successo già esistenti, 
soprattutto quelle che si rivolgono a nuovi gruppi, per attrarre membri con 
background migratorio che di solito non frequentano i partiti. Gruppi e strategie 
regionali – considerati come modelli da seguire – dovrebbero essere 
strutturalmente stabili e applicati su scala nazionale. Ai CPT andrebbero fornite 
opportunità di partecipazione, e stabiliti degli accessi facilitati. Se già esistenti, 
vanno promossi e pubblicizzati all’interno e al di fuori del partito. 
• Gli effetti della pratica delle elezioni doppie all’interno del partito come una 
forma di codeterminazione simbolica sull’integrazione dei CPT dovrebbero 
essere esaminati per determinare se questo approccio va applicato su una scala 
più ampia o se deve essere fisso alla struttura di base. 
Accesso / Adesione ai Partiti Politici e Vita Politica all’Interno dei Partiti 
• Strutture di orientamento e d’accoglienza sono requisiti essenziali per un’apertura 
sostenibile del partito. Bisogna cercare di raggiungere un clima in cui ciascun 
membro, a prescindere da età, sesso, condizioni socio-economiche, formazione, 
occupazione, religione e etnia è il benvenuto ed è riconosciuto per le sue 
competenze e per la sua esperienza (cultura e riconoscimento). I partiti 
dovrebbero sostenere le iniziative e le strutture locali, come è il caso dei forum di 
integrazione locali in Irlanda, che attraggono l’interesse dei migranti. 
• Programmi di affiancamento di un mentore strutturati e pacchetti di affiliazione 
potrebbero garantire che nuovi membri trovino il loro posto all’interno del 
partito. Eventi sociali o di accoglienza connessi alle riunioni di partito 
aiuterebbero a rendere queste ultime più invitanti. Inoltre, in ogni organizzazione 
locale un funzionario (responsabile per le pari opportunità) potrebbe essere 
incaricato ad attrarre e accogliere nuovi membri tra gli immigrati (come accade 
in alcuni partiti in Irlanda e Germania). 
• All’interno dei partiti la competenza interculturale e la presa di coscienza della 
diversità deve essere promossa a tutti i livelli. Devono essere incluse in questo 
processo le organizzazioni facilmente accessibili (organizzazioni giovanili, 
gruppi locali) e le attività di impegno sociale (stand di informazione, ecc). Gli 
eventi stabiliti dal partito, come gli orari dei incontri, dovrebbero essere rivisti e
30 
adattati alla diversità dei membri. Queste misure dovrebbero garantire che le 
parti interessate provenienti da diversi background siano valorizzate e accolte 
dentro il partito. 
Percorsi di Carriera e Ruoli di Politici con background migratorio 
• In termini di riconoscimento è importante che politici con background migratorio 
o persone “identificate” come immigrati occupino incarichi pubblici e siano 
conosciuti dalla popolazione. Politici con background migratorio di una certa 
fama rendono possibile che altri si identifichino con loro, spianando la strada 
alla partecipazione politica di altri individui. 
• I leader di partito dovrebbero essere consci del proprio ruolo e della loro 
responsabilità nei processi di nomina, le cui decisioni devono essere chiare e 
essere sottoposte a un processo di elezione dalla base del partito. Se da una parte 
i simboli e i modelli da seguire sono molto importanti, dall’altra l’integrazione di 
candidati con background migratorio deve andare oltre le mere azioni simboliche 
e permettere che i discorsi dominanti siano ispirati da nuove prospettive. Le 
concessioni solo simboliche e l’etnicizzazione sono fenomeni da evitare. 
• Alle azioni centrate sul singolo, sono preferibili programmi a lungo termine e 
“misure di sicurezza” per raggiungere un livello minimo di rappresentanza. Le 
misure di sicurezza possono includere il ricorso a quote per diversi gruppi 
sottorappresentati in modo da aumentare la diversità nelle liste di nomina. Si 
può far riferimento ad esempi riusciti nei Paesi partner e all’esperienza con le 
quote rosa interne, che in Svezia negli ultimi quindici anni sono state largamente 
accettate. 
• Laddove i gruppi di diversità interni al partito – spazi che organizzano la 
partecipazione di persone con background migratorio – danno raccomandazioni 
al comitato elettivo, come in Spagna, queste raccomandazioni devono essere di 
carattere vincolante per la leadership di tale comitato. La leadership di partito 
dovrebbe concordare su posizioni fisse e favorevoli per candidati raccomandati 
all’interno delle liste, nonché promuovere la trasparenza. 
• Il partito può offrire workshop informativi e l’affiancamento di un mentore ai 
nuovi candidati, includendogli immigrati. I partiti possono trovare dei modi per 
aiutare la raccolta di fondi per i candidati immigrati (una misura adottata in 
Irlanda). I partiti dovrebbero esplorare dei modi per trovare nuovi talenti 
collaborando con forum di integrazione locali e gruppi comunitari. Esempi 
rilevanti sono i programmi per lo sviluppo dei talenti e della leadership all’interno 
del partito. 
La Diversità all’interno dei Partiti e i Discorsi sulla Diversità 
• Poiché i partiti sono organizzati in conformità con il principio di “anarchia 
blandamente radicata” è necessaria una duplice strategia per lo sviluppo della 
diversità (dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto). Ciò richiede che ci siano 
chiari concetti di leadership che possono essere insegnati in corsi appositi (come 
nel caso di un partito tedesco) e cambiamenti nell’equilibrio di potere dalla base 
stessa.
31 
• Per controbilanciare la discriminazione razziale devono sussistere strumenti di 
reclamo all’interno del partito, concetti chiari di leadership e leader con 
personalità forti capaci di promuovere un dialogo aperto e onesto e un cambio di 
atteggiamento (clima di riconoscimento, eliminazione del razzismo quotidiano). 
Un sistema disciplinare più efficace e delle dichiarazioni positive da parte dei 
leader di partito potrebbero lanciare un messaggio forte agli elettori. 
• È importante che le reti, i gruppi di lavoro e i funzionari che si occupano delle 
pari opportunità agiscono come rappresentanti della diversità accrescendone la 
consapevolezza, operando all’interno di una struttura e ricevendo il sostegno del 
consiglio dei leader di partito. 
• Per valutare lo sviluppo della diversità in modo sistematico è consigliabile la 
raccolta e l’analisi di informazioni di monitoraggio sui membri e i segretari di 
partito. 
Reti tra Partiti Politici e Comunità di Migranti e le loro Associazioni 
• I partiti dovrebbero stabilire e mantenere delle collaborazioni strutturate con le 
organizzazioni di migranti che non si limitino al periodo elettorale. Alcune 
misure per mantenere delle collaborazioni gestibili sono l’organizzazione di 
eventi in cooperazione, gli inviti reciproci e gli scambi regolari. La cooperazione 
deve aver luogo in condizioni di parità e le OM devono essere in grado di 
dimostrare la loro competenza nella proposta di programmi e linee politiche. 
L’inclusione delle OM può facilitare l’entrata in gioco di nuove prospettive sulla 
discriminazione o sul razzismo e riformulare alcune opinioni deficitarie sugli 
immigrati. 
• Le organizzazioni di migranti possono rafforzare il loro ruolo promuovendo e 
sostenendo il coinvolgimento politico e votando all’interno delle loro comunità. 
Tale processo dovrebbe avere il sostegno dei partiti.
Table 6 
Third-country nationals (TCN) among the 
­interviewees 
32 
Among the interviewees 
Country naturalised TCN TCN 
Germany 10 1 
Ireland 14 5 
Italy 20 9 
Poland 5 7 
Portugal 21 — 
Spain 20 — 
Sweden 12 — 
Total 102 22 
Table 7 
Participants of interviews, focus groups & 
­workshops 
of DIVPOL 
Country 
Individual 
interviews 
Focus group 
participants 
Participants of 
workshops 
Germany 33 10 25 
Ireland 34 5 87 
Italy 29 16 25 
Poland 24 9 14 
Portugal 29 17 23 
Spain 25 5 37 
Sweden 25 15 13 
Total 199 77 224 
Table 8 
Political parties involved in DIVPOL 
Country Political parties 
Germany 
Social Democratic Party (SPD), Green Party (Bündnis 90/Die Grünen), Left Party (DIE LINKE), Free 
Democratic Party (FDP), Christian Democratic Union (CDU), Christian Social Union in Bavaria 
(CSU) 
6 
Ireland Fine Gael, The Labour Party, Green Party, Fianna Fail, Sinn Fein 5 
Italy Popolo della Libertà (PDL), Partito Democratico (PD), Sinistra Ecologia Libertà (SEL), Partito della 
Rifondazione Comunista (PRC), Italia dei Valori (IDV) 5 
Poland 
Polska jest Najważniejsza/Poland Comes First (PJN), Prawo i Sprawiedliwość/Law and Justice 
(PiS), Platform Obywatelska/ Civic Platform (PO), Polskie Stronictwo Ludowe/Polish People’s 
Party (PSL), Sojusz Lewicy Demokratycznej/Democratic Left Aliance (SLD), Polska Partia Pracy/ 
Polish Labour Party (PPP), Ruch Palikota (Polikot’s Movement) 
7 
Portugal Left Bloc (BE), Portuguese Communist Party (PCP), Green Party (PEV), Socialist Party (PS, centre-left), 
Social Democrat Party (PSD, centre-right), Popular Party (CDS-PP, Christian-democratic) 6 
Allegato I 
Tables
33 
Table 8 
Political parties involved in DIVPOL 
Country Political parties 
Spain 
People‘s Party (PP), The Spanish Socialist Workers’ party (Partido Socialista Obrero Español – 
PSOE), Catalan socialists’ party (Partit dels socialistes catalans – PSC), Convergence and Union 
(Convergencia I Unió – CiU), United Left (Izquierda Unida – IU), Iniciativa per Catalunya-Verds 
(ICV) 
Sweden Socialdemokraterna (Social democrats), Miljöpartiet (Green), Moderaterna (Conservative/liberal) 3 
Total no. of parties 38 
Table 9 
Migrant organisations involved in DIVPOL 
Country Migrant Organisations 
Germany 
Association of Binational Families and Partnerships (iaf – Verband binationaler Familien und 
Partnerschaften e.V.); Each One Teach One (EOTO e.V.); Every Vote (Jede Stimme e.V.); Initiative of 
Black People in Germany (ISD – Initiative Schwarze Menschen in Deutschland e. V.); Intercultural 
Migrant Integration Centre – (IMIC Interkulturelles Migranten Integrations-center e.V.; Network of 
Member of Parliaments with a Descent from Turkey (Netzwerk türkeistämmiger MandatsträgerIn-nen; 
New German Media Maker (Neue Deutsche Medienmacher e.V.); Turkish Community (TGH / 
TGD – ­Türkische 
Gemeinde in Hamburg / in Deutschland e.V.) 
6 
8 
Ireland 
Africa Centre, Crosscare Migrant Project, Doras Luimni, Immigrant Council of Ireland, Islamic 
Cultural Centre, Migrant Rights Centre, Nasc, New Communities Partnership, Forum Polonia, The 
Integration Centre 
10 
Italy 
Associazione culturale islamica in Italia (Italian Islamic Cultural Association); Associazione 
Spirit Romanesc (Spirit Romanesc Association); Associazione Eurolatina (Eurolatin ­Association); 
­Villaggio 
Esquilino; Associazione Albanese (Albanian Associa-tion); Comunità palestinese del 
Lazio ­( 
Palestinian Community Lazio); Associazione QuestaèRoma (This is Rome ­Association); 
­Associazione 
Donne Capoverdiane in Italia (Cape Verdean Women Association); Cambiare 
­Davvero 
(Association for Real Change); Associazione No.Di. (No.Di. Association); Associazione 
Stranieri ­lavoratori 
in Italia (Foreign Workers in Italy association); Phrala Europa (Phrala Europe); 
­Associazione 
Beza (Beza Association); Associazione Griot (Griot Association) 
14 
Poland Stowarzyszenie dla Somalii (Foundation for Somalia), Stowarzyszenie Nasz Wybór (Foundation 
Our Choise), Fundacja SMOUŻ (SMOUZ Foundation) 3 
Portugal 
AGUINENSO, Associação Cabo-Verdiana, Associação do Talude, Casa do Brasil, Federação das 
­organizações 
cabo-verdianas, Moinho da Juventude, Morabeza, Olho Vivo, Solidariedade Imig-rante 
9 
Spain 
Trade Union Workers’ Commissions – Centres for the integration of foreign workers (Comisiones 
obreras – Centro para la integración de trabajadores extranjeros, CCOO-CITE); America-Spain 
­Solidarity 
and Cooperation (America – España Solida-ridad y Cooperación, AESCO), Federation 
of Latin-American associations (Federación de las asociaciones Latino-Americanas, Fedelatina), 
­Catalan 
Federation of Pakistanese entities (Federación Catalana de entidades Pakistanies – 
­FEDE- 
PAK Catala), Association of Senegalese Residents of Catalonia (Asociación de ­residentes 
senegaleses de Cataluña -ARSC), Association of Peruvian citizens in Spain (Association de 
­ciudadanos 
Peruanos en España, Ari-Peru), Socio-Cultural associa-tion Ibn Batuta (Asociación 
socio-cultural Ibn Batuta, Ascib), Association Colombian Centre (Asociación Casal Colombiano, 
ASOCASCOL) 
8 
Sweden SIOS (umbrella organization gathering fifteen ethnic associations, e.g. immigrants from China, 
Kurdistan, Turkey, Finland, Chile, Greece) 1 
Total 53
Table 10 
Legal prerequisites and regulations for third-country nationals’ political participation 
EU 28 + TCN (after 3-years-residency, introduced in 
1975) Swedish citizens only * Residency period before naturalisation refers to the usual process for immigrants; reduced residency periods often apply for 
matrimony and/or in cases of special civic engagement 
34 
Active and passive right to vote at national 
Country Active and passive right to vote at local level 
level Germany EU 28 German citizens only 
Ireland 
every resident that is registered 
(possible after 6 months; introduced for non-Irish 
­nationals 
in 1963 (active) / 1974 (passive); Garda 
(Irish Police Force) needs to stamp registration 
forms in ­respect 
of the Supplementary Register) 
Irish and UK citizens only Italy EU 28 Italian citizens only Poland EU 28 Polish citizens only Portugal 
EU 28 + some TCNs 
Reciprocity agreements with Brazil and Cape Verde 
(after 2 years = right to vote; after 3 years = right to 
be elected) 
Reciprocity agreements with Norway, Iceland, 
­Argentina, 
Peru, Uruguay, Vene-zuela and Chile 
(after 2 years = right to vote but not be elected) 
Portuguese citizens, Brazilians who request 
status of equal political rights (after 3-years-residency; 
except: Prime-minister (has to be 
Portuguese ­citizen) 
and ­President 
of the Repub-lic 
­(„ 
Portuguese by origin“) 
Spain 
EU 28 + some TCNs 
Reciprocity agreement with Norway, Ecuador, New 
­Zealand, 
Colombia, Chile, Peru, Paraguay, Iceland, 
Bolivia, Cape Verde, Korea, Trinidad and Tobago 
(after 5 years of continuous legal ­residence 
+ 
inscription to CERE – Electoral census of ­Foreign 
Residents) 
Spanish citizens only 
Sweden
35 
Citizenship / Naturalisation* Right to dual ­citizenship 
Prerequisites to become 
a party member 
jus sanguinis and jus soli (since 2000); 
­naturalization 
possible after 8-years-residency 
No, but many exceptions 
(e.g. for children born in Germany, 
­reform 
of the option obligation in 2014) 
left up to internal regulation: CDU min. 
3-years-residency, FDP min. 2-years-­residency, 
no restriction in Green & SPD 
Naturalisation possible after 5-years-residency 
Yes no limitations through political parties 
jus sanguinis; naturalisation possible after 
10-year-residency Yes 
left to internal regulation: 
left wing parties (some require long-­­­term- 
­residency 
/ residence permit) vs. right wing 
parties (Italian citizenship / only „certain“ 
nationals) 
new law (since 2012): naturalisation ­possible 
after 3-/5-years-residency Yes Polish citizens only 
jus sanguine and jus soli (since 2006); 
­naturalisation 
possible after 6-years-­residency 
Yes 
left up to internal regulation: In major 
parties only these TCNs that hold voting 
rights have the right to join political 
parties (other TCNs are ex-cluded from 
membership). 
The left wing parties declare that 
­everybody 
may become a member who 
accepts their programmes and statutes. 
jus sanguinis (mainly); nat.poss. after 
10-year-residency; 5-years with refugee 
status; 2-years for Spanish + Portuguese-speaking 
American countries + Andorra, 
Filipinos, Equatorial Guinea, Portugal, 
Sephardic origin; 1-year for born in Spain or 
to Spanish parents. 
Yes for Spanish + Portuguese-speaking 
American countries, Filipinos, Guinea 
Equatorial, Sephardic origin; other spe-cific 
exceptions 
no specific legal requisite, 
no limitations through political parties 
(exc.: People’s party migrants need to prove 
their authorization) 
Foreigners are not allowed to create 
­political 
parties. 
jus sanguinis; naturalisation possible after 
ca. 5-years-residency Yes no specific legal requisite; no limitations 
through political parties 
Source: DIVPOL, June 2014
Allegato II 
The Diversity Assessment Tool 
36 
The diversity assessment tool is designed to assess to what extent political parties 
adopt measures to integrate people with an immigrant background into the life of 
the party. Parties are organisations that are to a greater or lesser extent professional 
organisations operating at local, regional, national and European levels. In order to 
achieve their overall goals, parties aim to: 
• seek the support of voters 
• recruit members 
• select candidates for representative office 
• select leaders 
• employ staff 
• purchase goods and services 
As part of a broader strategy to achieve these goals, parties can adopt and implement 
equal opportunity, anti-discrimination and diversity principles. This would make 
parties more representative and effective to mobilise the population. The tool is 
primarily meant for the national level where general rules are set for the party as a 
whole. However, the tool can also be used for party operations at sub-national level 
and by party affiliated organisations such as training institutes. 
For the design of the tool we made use of a compendium of benchmarks and 
indicators on diversity in political parties.18 We shaped the tool as a user-friendly 
questionnaire. A first draft was introduced and discussed with political parties, civil 
society organisations and academics at workshops organised in seven European 
countries during the last months of 2013 and the first months of 2014.19 Clearly, the 
situation in these countries varies considerably in the way parties are structured 
and organise their work. These differences notwithstanding, the similarities are 
significant enough to draw up this international and comparative tool. 
In this paper we first briefly deal with issues of terminology before turning to 
explaining who can use the tool and how. This is followed by the six sections of the 
questionnaire. 
18 www.migpolgroup.com/publications_detail.php?id=338 
19 These workshops were organised in the context of a European Integration Fund supported 
project that was carried out by CJD Hamburg + Eutin (Germany), Stockholm University, ACIDI 
(Portugal), Psychoanalytical Institute for Social Research Institute (Italy), Gritim (Spain), Lazarski 
University (Poland), the Integration Centre (Ireland) and the Migration Policy Group (Belgium). 
www.migpolgroup.com/diversity-integration/divpol-diversity-in-political-parties-programmes-organisation- 
and-representation 
Alex Kirchberger 
Jan Niessen 
Migration Policy Group
37 
Terminology 
For the purpose of this questionnaire, diversity is defined as the differences among 
members of the population in terms of their immigrant background. 
People with an immigrant background include: 
• Non-EU nationals who can be born within the EU or outside the EU (they are 
often referred to as third-country nationals) 
• Persons with at least one non EU parent 
• Former non-EU nationals who have acquired your country’s citizenship. 
EU nationals from other Member States are not considered as persons with an 
immigrant background but as EU citizens exercising their free movement rights. 
They have the right to vote and stand for election at local and European level. In 
some countries immigrants have a privileged position when it comes to political 
participation, for example, when reciprocity agreements are signed between 
countries of origin and destination. 
Dual citizenship For the purpose of this questionnaire dual citizenship means 
citizenship of more than one country, including a non-EU country. 
Equality refers to the equal treatment of persons irrespective of their (perceived or 
actual) race, ethnicity, religion, belief, nationality or national origin – in accordance 
with European and national legislation. 
For the purpose of this questionnaire, publically available data refers to objective 
data such as the nationality and place of birth of a person and his or her parents. 
Such data is collected by national statistical offices through census and by municipal 
registers. Such data is also collected from European sources, such as the European 
statistical office (Eurostat) and through specialised surveys such as the Labour 
Force Survey, the Survey on Income and Living Conditions, the European Values 
Survey, etc. 
Single-winner systems use electoral districts or constituencies that return one 
office-holder to a body with multiple members such as a local, regional or national 
legislature, e.g. ‘first past the post’ and run-off systems. In list-based multiple-winner 
systems, parties draw up lists of candidates for election and seats are 
allocated to each party in proportion to the number of votes the party receives 
(proportional representation). There are variations to both systems. 
Reflection of the diverse population 
There are different ways to establish whether the population’s diversity is reflected 
in a party’s voters, members, candidates, leaders, employees and suppliers. The 
best way is using publically available data or data otherwise gathered. The use of 
personal data is governed by European and national legislation on data protection.
38 
Who can use the tool 
Political parties as well as persons or organisations outside political parties can use 
the tool. 
In the former case the questionnaire serves the purpose of a self-assessment. The 
questionnaire is filled out by persons in management positions (for example, a 
party secretary, or a board member responsible for membership affairs, or diversity, 
etc.). Decentralised parties may wish to use it in a few regions or big cities and ask 
party leaders at those levels to answer the questionnaire. Taking them together 
may provide an interesting picture of the national situation. The party can use the 
results to set goals and targets and set up a monitoring mechanism to measure 
progress. The party may invite an independent expert to verify the answers in which 
case one can speak of a reviewed self-assessment. This will give the assessment 
more credibility in particular when it is then published. 
In the latter case the questionnaire serves the purpose of an external assessment. 
The questionnaire is filled out by organisations or persons who are concerned about 
the quality of our democracy and the legitimacy of political parties (for example, 
immigrant associations, anti-discrimination, equality and diversity organisations, 
or scholars). They may do so after they have tried and failed to convince parties to 
undertake a self-assessment. They have to rely on publically available information 
about political parties and may focus on national parties or local branches. They 
may also ask for an interview with a party official. The results may be discussed with 
the parties before publishing them. This may put pressure on parties to become 
more open to immigrants. 
The questionnaire has been kept rather short and simple with most questions in 
the six sections to be answered by yes, or by no. In addition, the respondents are 
asked to provide links to relevant documents that the party has made public. These 
could be party manifestos, statutes, etc. Where these documents are not public, 
the respondents are asked to state the status of the source and briefly summarise 
its essence. In this way the questionnaire not only gives a picture of what parties 
publically state, but also what parties’ good practices are.
39 
Section I: your details 
Name of political party: 
Country: 
Name of the person who responded to the questionnaire: 
Function of the person who responded to the questionnaire: 
Contact email address: 
Section II: the party’s aspiration to reflect the diversity of the population 
Do key party documents (such as manifestos etc.) recognise the importance of 
voters with an immigrant background? 
Yes 
No 
If yes, please give an example and provide a link to the most recent party document: 
Is party membership open to all residents, without nationality requirements? 
Yes 
No 
Please provide the relevant reference to the party statutes 
(even if your response is no): 
Are candidate applications open to holders of dual citizenship? 
Yes 
No
40 
Please provide the relevant reference to the party statutes 
(even if your response is no): 
Are leadership positions and membership of the party’s executive structure open to 
holders of dual citizenship? 
Yes 
No 
Pease provide the relevant reference to the party statutes 
(even if your response is no): 
Does the party have an internal mechanism in place for handling discrimination 
complaints? 
Yes 
No 
If yes, please provide a link to or excerpts of the relevant document and describe how 
the mechanism works: 
Does the party have an internal rule for dealing with members who express racist 
views? 
Yes 
No 
If yes, please provide a link to or excerpts of the relevant document and describe the 
rule: 
Section III: using demographic data 
Are publically available population data used by the party to map the composition 
of the potential electorate? 
Yes 
No 
If yes, please give a recent example of such use:
41 
Are publically available population data used to assess the party’s attractiveness 
for particular groups in the population (including people with an immigrant 
background)? 
Yes 
No 
If yes, please give a recent example of such use: 
Does the party register the following characteristics of its members? 
Age 
Gender 
Education Level 
Profession 
Income 
Nationality 
Place of birth 
Ethnicity 
Other, please specify 
If yes, please provide the relevant reference to the party’s registration form or website: 
Are the internal data collected under the previous question used to inform the 
party’s strategy for and/or to set targets for: 
Recruiting members Selecting candidates for election 
Selecting leaders and members of the party’s executive structure 
If yes, please give an example of how such data helped to inform party strategy and/ 
or give an example of targets based on such data: 
Does the party register the following characteristics of its employees? 
Age 
Gender 
Education Level 
Profession 
Income 
Nationality 
Place of birth 
Ethnicity 
Other, please specify 
If yes, please provide a link to or the excerpt of relevant documents describing your 
HR monitoring system:
42 
Are the internal data collected under the previous question used to inform the 
party’s recruitment strategy and/or to set targets for recruiting staff? 
Yes 
No 
If yes, please give a recent example of such use: 
Does the party monitor the following characteristics of tenderers? 
Immigrant background of the company owner 
Employment practices (equal opportunities policy, competences-based 
recruitment process, etc) 
If yes, please provide a link to or the excerpt of relevant documents describing your 
procurement monitoring system: 
Are the internal data collected under the previous question used to inform the 
party’s procurement strategy and/or to set targets for procurement? 
Yes 
No 
If yes, please give a recent example of such use: 
Section IV: targeting voters and recruiting members 
Does the party maintain a structured and systemic dialogue with immigrant 
associations? 
Yes 
No 
If yes, please give examples of such associations and describe the dialogue 
maintained with them: 
Are meetings regularly organised with immigrant communities in areas with large 
populations of people with an immigrant background; and are such meetings 
regularly attended by these people? 
Yes 
No
43 
If yes, please give examples of such meetings and describe their frequency and 
average attendance: 
Does the party proactively and explicitly target voters with an immigrant background 
through voter registration campaigns (in countries with voter registration), and/or 
to actually vote? 
Yes 
No 
If yes, please give examples of such campaigns and specify how they are carried out 
(e.g. in partnership with immigrant associations, using community media, etc.): 
Do party voters with an immigrant background feel that their needs and aspirations 
are considered by the party on an equal footing with other voters’ needs and 
aspirations? 
Yes 
No 
If yes, please provide evidence such as results of post-electoral surveys; consultations 
with immigrant associations and voters with an immigrant background; etc.: 
Are members with an immigrant background welcomed and supported upon 
joining the party? 
Yes 
No 
If yes, please provide evidence such as the existence of a specific support network; a 
specific working group or other structure where they can meet within the party; a 
person responsible for welcoming and supporting new members with an immigrant 
background etc.: 
Does the party have an explicit and proactive membership recruitment policy (or 
action plans) towards persons with an immigrant background? 
Yes 
No 
If yes, please provide a link to the relevant document and specify how such 
membership recruitment efforts are carried out (e.g. in partnership with immigrant 
associations or community centres, through specialised media outlets, etc.):
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La diversità all'interno dei partiti politici

  • 1. Diversity in Political Parties’ ­Programmes, ­Organisation and ­Representation La Diversità all’Interno dei Partiti ­Politici CJD Hamburg + Eutin EUROPEAN UNION European Fund for the Integration of Third-Country Nationals
  • 2.
  • 3. DIVPOL Diversity in Political Parties’ Programmes, Organisation and Representation Il progetto UE DIVPOL “Diversità tra i Programmi, l’Organizzazione e la Rappresentazione dei Partiti Politici” è stato creato per intraprendere, valutare, sostenere ed esaminare i processi di sviluppo della diversità, in particolaredella diversità etnica all’interno dei partiti politici di sette Stati membri europei tra il 2012 e il 2014. Il progetto mirava alla presa di coscienza e allo sviluppo di raccomandazioni e strumenti pratici per promuovere lo sviluppo della diversità all’interno dei partiti e migliorare le possibilità di partecipazione per i cittadini di Paesi terzi. Nell’ambito di questo progetto, sviluppatosi nell’arco di 20 mesi, sono stati coinvolti istituti di ricerca, università, ONG e organi ministeriali, nonché organizzazioni di migranti e partiti politici di otto Stati membri europei.1 Oltre 500 politici di background migratorio e autoctono, rappresentanti di org anizzazioni di migranti ed esperti nel campo sono stati intervistati e hanno preso parte a laboratori e a eventi di diffusione. Il progetto è stato co-finanziato dalla Commissione Europea per mezzo del Fondo Europeo per l’Integrazione dei Cittadini di Paesi Terzi. 1 I partner del progetto DIVPOL sono: ACIDI – High Commission for Immigration and Intercultural Dialogue (Portogallo) CJD Hamburg + Eutin – Christian Association of Youth Villages (Germania, coordinatore) Department of Political Science, Università di Stoccolma (Svezia) GRITIM – Interdisciplinary Research Group on Immigration, Università di Pompeu Fabra (Spagna), IPRS – Istituto Psicoanalistico per le Ricerche Sociali (Italia) Università Łazarskidi Varsavia (Polonia) MPG – Migration Policy Group (Belgio) The Integration Centre (Irlanda) Ciascun partner ha coinvolto partiti politici e organizzazioni di migranti negli Stati membri come partner associati.
  • 4. Imprint Coordinator of DIVPOL CJD Hamburg + Eutin Annelies Wiesner Glockengießerwall 17 20095 Hamburg, Germany +49 40 21 11 18 10 anne.wiesner@cjd-eutin.de www.cjd-eutin.eu DIVPOL partners ACIDI High Commission for ­Immigration and Intercultural Dialogue Catarina Reis Oliveira Rua dos Anjos, nº66, 1º 1150-039 Lisboa, Portugal +351 2 18 10 61 25 catarina.oliveira@acm.gov.pt IPRS Psychoanalytic Institute for Social Research Raffaele Bracalenti Passeggiata di Ripetta, 11 00186 Roma, Italy +39 06 32 65 24 01 iprs@iprs.it MPG Migration Policy Group Jan Niessen 205 Rue Belliard, Box 1 1040 Bruxelles, Belgium +32 2 2 30 59 30 info@migpolgroup.com University Pompeu Fabra GRITIM Interdisciplinary ­Research Group on ­Immigration Ricard Zapata-Barrero Ramon Trias Fargas, 25-27 08005 Barcelona, Spain +39 06 32 65 24 01 ricard.zapata@upf.edu Authors of the report Iris Dähnke Lea Markard Annelies Wiesner Ricard Zapata-Barrero in ­collaboration with the DIVPOL partnership Editing Iris Dähnke Glenn Green Lea Markard Graphic Design Christian Chladny www.chladny.com Hamburg, 2014 The DIVPOL partners would like to thank all ­interviewees and ­supporters of the project. DIVPOL was ­co- financed by the European ­Commission (EC) in the European Fund for the ­Integration of Third-Country Nationals (EIF). The views expressed in this publication are solely that of the authors and do not necessarily reflect the position or opinion of the European Commis­sion. This publication is not for sale. © CJD Hamburg + Eutin and the authors The Integration Centre Killian Forde 20 Mountjoy Square East Dublin 1, Ireland +353 16 45 30 70 info@integrationcentre.ie Lazarski University Krystyna Iglicka 43 Świeradowska St. 02-662 Warsaw, Poland +48 2 25 43 54 05 k.iglicka@lazarski.edu.pl Stockholm University Department of Political Science Maritta Soininen SE-106 91 Stockholm, Sweden +46 8 16 26 41 maritta.soininen@statsvet.su.se
  • 5. Indice 1. Introduzione 6 2. Realizzare uno Studio di Caso Quantitativo per l’Inclusione degli Immigrati nella Vita Politica 10 Una Panoramica sulla Situazione della Migrazione nei Paesi DIVPOL 3. Perché i Partiti Dovrebbero Includere gli Immigrati? 14 La Dimensione Normativa 4. Riepilogo del Progetto 19 Delineare i Fattori che Ostacolano o Promuovono la Partecipazione degli Immigrati e lo Sviluppo della Diversità all’Interno dei Partiti Politici in Sette Paesi Europei 5. Raccomandazioni ai Partiti Politici 29 Allegato I 32 Tables Allegato II 36 The Diversity Assessment Tool Allegato III 48 DIVPOL Methodology Exemplary Interview Guideline Allegato IV 49 National Theses Papers Factors which Hinder and Support Party-Political Participation of Immigrants Germany 49 Ireland 54 Italy 58 Poland 62 Portugal 65 Spain 69 Sweden 74
  • 6. 1. Introduzione 6 Anche se il discorso sulla crisi delle democrazie risale ai tempi delle loro prime istituzioni, è indubbio che nel XXI secolo le società democratiche si trovano ad affrontare sfide difficili soprattutto dal punto di vista della partecipazione e della rappresentanza. La migrazione mondiale alimenta la diversificazione delle società europee in costante cambiamento, mentre le democrazie sono messe alla prova nel guadagnarsi i cuori e le menti di società sempre più diversificate. I partiti politici hanno un ruolo fondamentale in questo processo: il loro compito è integrare il volere della popolazione di fronte allo Stato e incoraggiare gli sviluppi in tutti gli strati della società. Come organizzazioni e come detentori di poteri legislativi e governativi ai partiti spetta il compito di integrare la diversità e di incoraggiare la partecipazione di una popolazione sempre più diversificata. Migliorare la partecipazione degli immigrati all’interno dei partiti politici è essenziale per promuoverli come rappresentanti nel sistema democratico e, a lungo andare, per sostenere la coesione sociale. L’ostacolo principale al coinvolgimento politico degli immigrati e di chi è di origine straniera è la rappresentanza elettorale. I partiti politici tardano a rappresentare all’interno delle loro strutture la diversità delle società europee. In tutti i Paesi partner del progetto DIVPOL i politici con background migratorio non vengono rappresentati pienamente in parlamento sia a livello locale che nazionale. A causa dei dati scarsi sulle pari opportunità, nessuno dei partiti coinvolti in questo progetto può affermare con certezza che la proporzione di cittadini extraeuropei tra i membri rifletta il numero di tali cittadini all’interno della popolazione; non è quindi possibile una valutazione complessiva in termini quantitativi. Pochi partiti registrano le informazioni sulla nazionalità o sulla provenienza etnica dei loro membri, benché alcuni dati pubblicati suggeriscano che questo gruppo sia sottorappresentato.2 Il secondo capitolo di questo studio approfondisce la questione della sotto rappresentanza degli individui con background migratorio all’interno dei partiti politici dei Paesi che hanno preso parte al progetto DIVPOL. Nel presente studio il termine “individui con background migratorio” (BM) sarà utilizzato per definire individui di discendenza non europea, spesso descritti 2 Ad esempio, secondo il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) la proporzione di membri stranieri era circa dell’1% nel 2004, mentre la proporzione di stranieri tra la popolazione tedesca era di 8,9% (dati Eurostat, 2004).
  • 7. 7 come cittadini di Paesi terzi (CPT) o individui con discendenza di Paesi terzi.3 Nell’utilizzare questa espressione va sottolineato che spesso è proprio chi viene “indicato come immigrato”4 ad essere emarginato. La discriminazione trasversale e multipla, determinata da una serie di indicatori di identità, influenza le pratiche esclusioniste in diversi contesti. All’inizio del progetto DIVPOL ciascun partner ha preparato una panoramica sui dibattiti accademici e pubblici correnti includendo i risultati di studi empirici più recenti. Sono state inoltre condotte delle ricerche sugli sviluppi dei partiti e della politica rispetto alla loro apertura all’interculturalità e agli sforzi per approfondire o affrontare la crescente diversità etnica tra i membri dell’elettorato. Nello scegliere gli intervistati, il progetto DIVPOL ha mirato a creare una rappresentazione bilanciata dei partiti, dei livelli politici, degli attori politici con background migratorio, nonché dei rappresentanti di organizzazioni di migranti. Per coinvolgere in modo equo i partiti politici a livello nazionale, sono state inviate lettere formali alle sedi centrali di ciascun partito rappresentato nel parlamento nazionale e in alcuni casi anche alle direzioni regionali. Inoltre, gli intervistati sono stati scelti secondo il sistema “della palla di neve” che si è espanso, tramite contatti diretti, a rappresentanti politici o di organizzazioni. Molti tra i partiti scelti nei Paesi partner si sono dimostrati interessati a questo argomento. Dal punto di vista pratico, tuttavia, il coinvolgimento e l’impegno dei partiti è stato molto vario. In alcuni casi, le segreterie regionali dei partiti e i singoli politici si sono dimostrati più aperti alla partecipazione rispetto alle direzioni generali. Con alcune eccezioni quali l’Irlanda, la Svezia e la Polonia, si è riscontrato che alcuni noti partiti di centrosinistra sono sottorappresentati nel progetto DIVPOL. Ne risulta che gli esiti – a prescindere dall’approccio qualitativo dello studio empirico – non possono essere considerati come rappresentativi dello spettro politico del partito in relazione alla situazione generale della maggioranza. Nel complesso, nel 2013 sono stati intervistati 276 tra politici, membri dello staff e del personale della dirigenza (responsabili alla comunicazione) dei partiti e rappresentanti delle organizzazioni di migranti in sette Paesi europei (DE - Germania, ES - Spagna, IE - Irlanda, IT - Italia, PL - Polonia, PT - Portogallo, SE - Svezia). 3 La definizione “background migratorio” deriva dalla definizione Microcensus di “Migrationshintergrund” dell’Ufficio Statistico Federale Tedesco, che si riferisce a un individuo o immigrato in Germania dopo il 1949, o nato in Germania come straniero o avente almeno un genitore immigrato o nato come straniero (Statistisches Bundesamt, 2011). Il progetto DIVPOL si focalizza sulle persone che sono migrate in uno Stato-membro europeo da un “Paese terzo”. 4 Gli individui identificati come migranti sono coloro che a causa della loro apparenza fisica (colore della pelle, dei capelli o degli occhi), il loro nome o la loro pronuncia vengono considerati come migranti dagli altri.
  • 8. Tabella 1 Partecipanti alle interviste e ai Focus Group del progetto DIVPOL 8 22 intervistati sono CPT e 102 sono CPT naturalizzati (cfr. Tabella 6 dell’Allegato I). Tutti gli intervistati sono impiegati politicamente attivi o volontari in contesti locali, regionali e/o nazionali nei loro rispettivi partiti o organizzazioni. Come membri singoli dei partiti, i politici intervistati rappresentano i principali schieramenti dei loro Paesi d’origine. Le organizzazioni di migranti (OM) che hanno preso parte sono attive su scala regionale o nazionale come “organizzazioni ombrello”. Nel complesso, sono stati coinvolti in questo progetto 38 partiti e 53 organizzazioni di migranti (cfr. tabella 8 e tabella 9 nell’Allegato I). Tra tutti i politici intervistati, nel 2013 45 (cioè il 40%) erano membri del parlamento nazionale (MP). Le interviste hanno avuto come scopo l’individuazione del ruolo di un eventuale background migratorio nella carriera politica degli intervistati, nonché degli ostacoli e degli elementi a sostegno e di come essi si relazionano o meno con l’eventuale background migratorio. L’intervista iniziava con domande sul percorso politico, sulla motivazione del coinvolgimento nel partito e sul modo in cui l’intervistato era stato ricevuto quando si era iscritto. Ai politici sono state fatte domande sulle questioni principali che affrontavano all’interno del loro partito e sulla loro esperienza nelle strutture partitiche, il ruolo delle reti, i processi di nomina e i percorsi di carriera tipici degli attori politici. Nella seconda metà dell’intervista le questioni affrontate sono state il processo di apertura interculturale, lo sviluppo della diversità e la rappresentanza dei migranti all’interno dei partiti. Tutti gli intervistati infine hanno risposto a domande sulle funzioni degli attori politici con background migratorio come rappresentanti politici e sulla loro opinione su come (e da chi) i CPT erano rappresentati dalla politica (cfr. la guida sulle interviste nell’Allegato III). L’analisi che deriva dalle interviste è stata condotta in conformità con fattori qualitativi ed euristici. I risultati dettagliati della ricerca nazionale e empirica Paese Politici (BM) Politici (senza BM) Staff e segretari di partito (di cui: con BM) Rappresentanti di organizzazioni di migranti Altri (accademici, ­rappresentanti statali) Totale Germania 13 10 9 (3) 11 — 43 Irlanda 12 11 6 9 1 39 Italia 8 6 15 (10) 16 — 45 Polonia 4 17 — 9 3 33 Portogallo 4 12 9 (6) 18 3 46 Spagna 3 1 18 (10) 8 — 30 Svezia 5 5 15 15 — 40 Totale 49 62 72 (29) 86 7 276 Fonte: DIVPOL 2013
  • 9. 9 possono essere reperiti nelle relazioni nazionali sul sito www.iprs.it e sul sito www.cjd-eutin.eu/149.0.html. I sommari si trovano nell’Allegato IV di questo studio. È stato messo a punto un questionario che prevedeva un processo di autovalutazione da parte dei partiti politici. Si basa su valori di riferimento per misurare il livello di apertura interculturale raggiunto da un partito, indicando i passi da seguire per un approccio strategico. È diviso in varie parti e comprende domande sul monitoraggio della diversità e sulla disponibilità di dati, sull’opportunità di accesso e su alcune pubblicazioni strategiche. Si focalizza sui partiti come organizzazioni e affronta diversi livelli di concezione dello sviluppo strategico della diversità: la leadership, i membri, l’elettorato del partito e i suoi offerenti e funzionari. Il questionario completo si trova nell’Allegato II di questo studio e sul sito www.migpolgroup.com/ publications_detail.php?id=338. Gli esiti significativi dello studio empirico e il questionario sono stati presentati e discussi nei workshop nazionali in ciascun Paese e alla conferenza finale a Bruxelles (cfr. tabella 7 nell’Allegato I). Gli eventi hanno coinvolto 255 tra politici, investitori politici, rappresentanti delle organizzazioni di migranti e esperti di tutti i Paesi partecipanti. Si sono raccolte le esperienze su candidatura, adesione, e implementazione della diversità e i partecipanti hanno sottolineato la continua sfida per sostenere la diversità e i processi di apertura in modo pratico e tangibile a ogni livello all’interno dei partiti politici. Nel presente studio sarà offerta una breve panoramica sulla trasformazione dell’elettorato europeo, seguita da una discussione sulla dimensione teorico-normativa sui fondamenti logici dei partiti perché si aprano alla diversità etnica. Infine, il riepilogo del progetto presenterà i risultati empirici del progetto DIVPOL in una prospettiva transnazionale. Le raccomandazioni finali ai partiti politici affrontano gli aspetti centrali delle analisi a livello europeo che ne derivano. Alcune raccomandazioni sulle linee politiche specifiche da seguire, destinate ai partiti a livello nazionale, sono reperibili nelle relazioni nazionali dei Paesi partner, i cui riassunti si trovano nell’Allegato IV.
  • 10. 2. Realizzare uno Studio di Caso Quantitativo per l’Inclusione degli Immigrati nella Vita Politica Una Panoramica sulla Situazione della Migrazione nei Paesi DIVPOL e sull’Elettorato Potenziale Europeo e la sua ­Rappresentanza Politica 10 Esistono degli argomenti validi dal punto di vista qualitativo e quantitativo per coinvolgere gli individui con background migratorio nella vita politica e includerli nelle operazioni dei partiti. In questo breve capitolo verranno presentati alcuni dati statistici per illustrare il deficit di democrazia che predomina in Europa, con l’obiettivo di perorare la causa dell’eliminazione delle barriere che impediscono la partecipazione politica. I dati proposti riguarderanno i Paesi DIVPOL (DE, ES, IE, IT, PL, PT, SE), in modo da inquadrare la questione in una prospettiva europea e comparativa. La migrazione e la globalizzazione hanno segnato profondamente la composizione della popolazione europea nel secondo dopoguerra. Questi cambiamenti demografici hanno inoltre portato una diversificazione dell’elettorato. I cittadini dei sette Paesi inclusi in questo progetto generalmente detengono pieni diritti civili e politici; possono votare e candidarsi alle elezioni locali, regionali, nazionali ed europee. I cittadini dell’UE che risiedono in altri Stati membro possono partecipare alle elezioni locali ed europee. I cittadini di Paesi terzi (CPT) non possono né votare né candidarsi nella maggior parte dei Paesi inclusi in questo progetto (cfr. capitolo 4, e tabella 10 nell’Allegato I). La seguente tabella mostra i dati della popolazione suddivisi per nazionalità. Tabella 2 Popolazione suddivisa per cittadinanza (2013) Paese Popolazione complessiva Popolazione straniera Percentuale di stranieri Popolazione CPT Percentuale di CPT Germania 80,523,746 7,696,413 9.6% 4,674,021 5.8% Irlanda 4,591,087 543,636 11.8% 164,435 3.6% Italia 59,685,227 4,387,721 7.4% 3,100,517 5.2% Polonia 38,533,299 58,859 0.2% 40,229 0.1% Portogallo 10,487,289 417,042 4.0% 316,112 3.0% Spagna 46,727,890 5,072,680 10.9% 3,012,027 6.4% Svezia 9,555,893 659,374 6.9% 377,399 3.9% Fonte: Eurostat 2013
  • 11. 11 Mentre Spagna, Portogallo, Italia e Irlanda sono Paesi di immigrazione relativamente recenti, in cui la migrazione netta è diventata significativamente positiva alla svolta del millennio, la storia dell’immigrazione in Germania e Svezia è iniziata con il reclutamento istituzionalizzato di “lavoratori ospiti” stranieri nella metà degli anni ’50 (Germania) e ’60 (Svezia). Il processo di immigrazione si arrestò nei primi anni ’70 ma riprese più tardi con i ricongiungimenti familiari e la migrazione di rifugiati. Per questo la Svezia ha soprattutto una popolazione di immigrati di prima e seconda generazione, mentre in Germania la terza generazione ha già raggiunto l’età adulta. In entrambi i Paesi la popolazione con background migratorio rappresenta quasi un quinto dell’intera popolazione. La Polonia è chiaramente un’eccezione all’interno dei Paesi DIVPOL poiché l’immigrazione del dopoguerra non ha ancora raggiunto un livello significativo. I gruppi di CPT principali dei Paesi DIVPOL provengono dall’Europa dell’Est (Irlanda, Italia, Polonia), dall’Africa settentrionale e occidentale (Italia, Spagna, Irlanda) e dall’Asia (Irlanda, Italia, Polonia). Le principali comunità di migranti con background CPT in Spagna sono latinoamericani e in Portogallo cittadini PALOP5 e brasiliani; ciò è dovuto al passato colonialista di questi due Paesi. La popolazione CPT principale in Germania è costituita da turchi come risultato della migrazione di lavoratori ospiti; secondo il Micro-Census del 2012, il 18,3% della popolazione con background migratorio ha origini turche (circa 3 milioni). In Svezia, i principali gruppi di CPT sono composti soprattutto da rifugiati del Medio Oriente (soprattutto dall’Iraq), ex Jugoslavia e Somalia.6 La seguente tabella illustra i dati del potenziale elettorato e del modo in cui la popolazione di migranti è cresciuta nell’ultimo decennio. È una tendenza che probabilmente continuerà nei prossimi anni. Tabella 3 Popolazione di origini straniere (0+), 2000-1 e 2009-10 come percentuale della popolazione complessiva 2009-2010 2000-2001 Fonte: Database dell’OECD sulla Migrazione Internazionale e Sondaggio sulla Forza Lavoro dell’UE 5 Cittadini di Paesi africani di lingua portoghese 6 La Svezia è tra i Paesi europei che accolgono il numero più elevato di rifugiati in proporzione alla popolazione.
  • 12. Tabella 4 Gruppi più numerosi che hanno acquisito la cittadinanza negli Stati Membro dell’UE27, 2010 12 Questa crescita rappresenta un cambiamento dell’elettorato, che in pratica avviene soltanto quando gli immigrati acquisiscono la cittadinanza o il diritto di voto. Secondo i dati Eurostat, il tasso di acquisizione della cittadinanza è stato relativamente alto in Portogallo (5,6%, ovvero 5,6 cittadinanze acquisite su 100 residenti stranieri), Polonia (5,0%) e Svezia (4,9%) e molto basso in Irlanda (1,0%), Germania (1,3%), Italia (1,4%) e Spagna (1,4%).7 È significativo che i principali gruppi di CPT in ciascun Paese abbiano più probabilità di acquisire la cittadinanza del loro Paese di residenza. La tabella seguente fornisce una panoramica sui principali gruppi di residenti stranieri che sono diventati naturalizzati e la loro percentuale del numero complessivo di stranieri che hanno acquisito la cittadinanza in tale Paese nel 2010. Gruppo più numeroso Secondo gruppo più numeroso Terzo gruppo più numeroso Quarto gruppo più numeroso Gli ostacoli legali alla partecipazione politica possono essere superati tramite politiche di naturalizzazione inclusiva. La cittadinanza conferisce agli immigranti e agli individui con background migratorio pieni diritti civili e politici; li protegge inoltre dall’espulsione e fornisce una migliore protezione legale contro la discriminazione, allontanando i timori di coinvolgimento nella politica. In un numero limitato di Paesi i non cittadini hanno diritto di voto a livello locale e in un numero ancora inferiore detengono diritti di voto a livello nazionale (cfr. capitolo 4, e tabella 10 nell’Allegato I). Per quantificare la sottorappresentanza degli individui con background di CPT nei parlamenti nazionali si sono esaminate le liste dei Membri del Parlamento analizzando i nomi e le biografie disponibili al pubblico. La seguente tabella illustra la sottorappresentanza dei CPT all’interno dei parlamenti nazionali. Considerando il fatto che solo i cittadini naturalizzati (“individui con background migratorio” Paese Cittadini provenienti da % Cittadini provenienti da % Cittadini provenienti da % Cittadini provenienti da % Germania Turkey 25.1 Iraq 5.0 Russia 4.0 Poland 3.7 Irlanda Nigeria 15.8 Philippines 9.9 India 6.9 South Africa 5.4 Italia Morocco 17.2 Albania 13.8 Romania 7.1 Peru 3.4 Polonia Ukraine 33.9 Belarus 14.3 Russia 7.3 Armenia 3.5 Portogallo Brazil 18.4 Cape Verde 18.3 Moldova 12.3 Angola 9.0 Spagna Ecuador 34.8 Colombia 19.4 Morocco 8.7 Peru 6.7 Svezia Iraq 13.5 Finland 9.2 Poland 4.6 Thailand 4.4 Source: Eurostat 2010 7 http://europa.eu/rapid/press-release_STAT-12-162_en.pdf
  • 13. 13 che hanno la cittadinanza) possono essere eletti in parlamento, va osservato che le percentuali della tabella non sono direttamente confrontabili. Questo significa che la proporzione della popolazione di individui con background di CPT – inclusi i CPT e i CPT naturalizzati – è difatto più alta e quindi la sottorappresentanza è maggiore ingran parte dei Paesi rispetto a quanto indicato dalla tabella. Tabella 5 Rappresentanza dei cittadini di Paesi terzi (CPT) nei parlamenti nazionali Paese Popolazione di CPT in %8 (Popolazione con background migratorio) MP con background di CPT/­numero complessivo di MP (che hanno la cittadinanza)9 MP con background CPT al ­parlamento nazionale in % Germania 5.8 (19.2%) 10 21 / 631 (36/631)* 3.3 (5.7) * Irlanda 3.6 2 / 226 0.9 Italia 5.2 2 / 630 0.3 Polonia 0.1 2 / 460 0.4 Portogallo 3.0 3 / 230 11 1.3 Spagna 6.4 1 / 616 0.2 Svezia 3.9 (20.1%) 12 14 / 349 (33/349) * 4.0 (9.5) * * (incl. MP con background UE e background norvegese) 8 Fonte: Eurostat 2013 9 Fonte: National Reports of project partners. 10 Fonte: German Census 2011. www.zensus2011.de/SharedDocs/Aktuelles/Ergebnisse/PM_ Destatis_20140603.html?nn=3065474 11 Il luogo di nascita dei MP non è riportato formalmente dal Parlamento portoghese, quindi potrebbero esisterne di più di quanto è pubblicamente noto. 12 Fonte: Statistics Sweden 2012. Fonte: DIVPOL, giugno 2014
  • 14. 3. Perché i Partiti Dovrebbero Includere gli Immigrati? La Dimensione Normativa 14 Nel contesto del progetto DIVPOL, l’obiettivo del “perché” è di fornire ai partiti politici ragioni convincenti sugli aspetti positivi dell’inclusione degli immigrati. Per delineare le principali argomentazioni normative che sono al fulcro del rapporto tra partiti politici e integrazione della diversità, è necessario dapprima tenere in considerazione due premesse fondamentali. Premessa 1: le caratteristiche specifiche dei partiti possono influenzare il modo di pensare normativo. La questione può essere inserita nella discussione generale sull’integrazione degli immigrati nelle organizzazioni pubbliche (amministrazione, settori dell’istruzione, polizia, servizi sanitari, ecc.). Tuttavia, i partiti politici del sistema democratico hanno alcune caratteristiche distintive: • Come organizzazioni che detengono poteri legislativi e governativi e che sono rappresentanti centrali dello sviluppo sociale, ai partiti spetta il compito di integrare la diversità. • Influenzano inoltre questo sviluppo in tutti gli strati sociali costituendo un quadro di riferimento per legittimare l’azione sociale. • La diversità è vista come un obiettivo del dibattito politico (politicizzazione della diversità), e l’integrazione della diversità è parte integrante di queste politiche di dibattito. Premessa 2: la motivazione dei due principali attori è diversa: partiti politici e immigrati. Dal punto di vista della teoria dei giochi si può affermare che le ragioni per l’integrazione degli immigrati seguite dai partiti sono diverse dalle ragioni degli immigrati che pretendono l’integrazione. Dal punto di vista della motivazione, le ragioni dei due attori sono diverse perché hanno una logica d’azione differente. I migranti possono avere un obiettivo individuale (ad esempio la promozione e il riconoscimento individuale) o comunitario (come la rappresentanza della diversità degli immigrati in generale). Come è risaputo, i partiti possono avere ragioni politiche per integrare gli immigrati, sia nel rispetto dei loro elettori che della società in generale. Il pensiero normativo deve quindi tener conto di entrambe le prospettive e fa inoltre emergere alcune domande cruciali:
  • 15. 15 • La questione della sottorappresentanza degli immigrati all’interno dei partiti politici può essere equiparata alla sottorappresentanza delle donne?13 Se sì, perché? Quali sono i criteri da considerare? (chi, quanti). Nazionalità? Età? Religione? Lingua? Si tratta di una domanda fondamentale, visto che il modo in cui viene gestita la diversità ha conseguenze dirette sul modo in cui viene percepita come categoria politica. • Per quale motivo ad altri gruppi (come le persone disabili, omosessuali, classi sociali, categorie di settore) non si dedicano attenzioni e sforzi speciali perché siano coinvolti nella vita di un partito? • Perché l’integrazione dovrebbe costituire un vantaggio per i cittadini di Paesi terzi? Come mai si tratta di un’argomentazione legittima? Può essere una richiesta o persino una rivendicazione di un movimento sociale? Considerate queste due premesse chiave, in questa sede si dimostrerà che esistono due contesti di riferimento che possono aiutare a far emergere diverse argomentazioni normative: un approccio di tipo utilitaristico, e un approccio basato sui diritti (umani). Il primo approccio può avere diverse interpretazioni a seconda della prospettiva del fattore motivazionale. Per i partiti, esso è legato alle strategie elettorali e alla logica di dibattito politico simbolico, in relazione ai propri elettori in particolare e alla società in generale. Dal punto di vista dei migranti invece può essere relazionato alla promozione individuale e all’avanzamento di carriera, ma anche più in generale alle rivendicazioni sulla cittadinanza (partecipazione politica e rappresentanza all’interno dei partiti). Il secondo approccio si basa su un’argomentazione che riguarda il deficit di democrazia. È legata alla parità di principi, disponibilità di strutture e ad argomentazioni generali sulla partecipazione e rappresentanza democratica. L’Approccio di Tipo Utilitaristico – Logica Simbolica: Distinzione Specifica Questo approccio riguarda la politicizzazione della diversità (integrazione della diversità nel dibattito politico), e convive con la logica di pensiero e con l’azione 13 Tra gli studi recenti in quest’ambito si segnalano: Celis, K.: Representativity in Times of Diversity: The Political Representation of Women. Women’s Studies International Forum 41(3): 179–186, 2013. Celis, K., Erzeel, S., Mügge, L. and Damstra, A.: Quotas and Intersectionality: Ethnicity and Gender in Candidate Selection. International Political Science Review 35(1): 41–54, 2014. Krook, M. L. and O’Brien, D. Z.: The Politics of Group Representation: Quotas for Women and Minorities Worldwide. Comparative Politics 42(3): 253–72, 2010.
  • 16. 16 strategica dei partiti.14 La logica d’azione principale consiste nell’affrontare la diversità senza perdere potenziali elettori e persino cercando di guadagnarne altri proponendo una linea d’azione sulla diversità. I partiti che seguono questo approccio sono consci che le politiche che danno visibilità alla diversità all’interno della loro organizzazione e le politiche che rendono visibili le differenze hanno un impatto diretto sulle scelte degli elettori e possono far perdere o guadagnare voti al partito. Questo approccio presuppone inoltre che i partiti si preoccupino di più del dibattito e della narrazione che di fornire ai migranti opportunità per la promozione interna e una mobilità che permetta loro di avere potere decisionale. Ancora una volta, gli effetti sull’elettorato prevalgono su tutte le argomentazioni basate sulla giustizia globale o sull’uguaglianza democratica. Anche laddove tale approccio fa un passo avanti e integra la diversità, si osserva che le strategie dei partiti continuano ad essere guidate da una logica simbolica. La principale spaccatura normativa, di orientazione empirica, consiste nell’individuare la presenza e il grado di simbolismo. A questo punto, si possono identificare due fattori principali alla radice del comportamento simbolico dei partiti. In primo luogo, quello che si può definire il “paradosso del divario di partecipazione”, dacché molti immigrati integrati nei partiti, non avendo (ancora) la cittadinanza, non possono votare per i candidati all’interno del loro partito. L’unico modo per comprendere questo paradosso è ricorrere alla logica simbolica. Il secondo fattore è legato alla narrazione sulla diversità dei partiti politici e cioè al fatto che durante le campagne elettorali alcuni partiti politici decidono di comunicare con i migranti nel linguaggio di questi ultimi attraverso discorsi circostanziali o persino riassumendo manifesti e brochure. L’approccio Basato sui Diritti (Umani) Costituendo il fulcro del “perché”, anche questo approccio è legato alla questione dell’uguaglianza e focalizza l’attenzione su come l’integrazione degli immigrati nei partiti sia essenziale dal punto di vista democratico. 14 Si consultino i seguenti studi sulla partecipazione e rappresentanza politica dei migranti: Bird, K., Saalfeld, T., & Wüst, A. M. (2010): The Political Representation of Immigrants and Minorities: Voters, Parties and Parliaments in Liberal Democracies. Taylor & Francis. González-Ferrer, A. (2010): The Electoral participation of Naturalised Immigrants in Ten European Cities. In: L. Morales y M. Giugni (eds.) Social Capital, Political Participation and Migration in Europe. Making Multicultural Democracy Work? ­Basingstoke: Palgrave Macmillan Mollenkopf, J. and Hochschild, J. (2010): Immigrant Political Incorporation: Comparing Success in the United States and Western Europe. Ethnic and Racial Studies 33(1): 19–38. Rocha, R. R., Tolbert, C. J., Bowen, D. C., and Clark, C. J. (2010): Race and Turnout: Does Descriptive Representation in State Legislatures Increase Minority Voting? Political Research Quarterly 63(4): 890–907. Soininen, M. (1999): The ‘Swedish Model’ as an Institutional Framework for Immigrant Membership Rights’. Journal of Ethnic and Migration Studies 25(4): 685-702. Zapata-Barrero, R. and Gropas, R. (2012): Active Immigrants in Multicultural Contexts: Democratic Challenges in Europe. In: A. Triandafyllidou, T. Modood, and N. Meer (eds.): European Multiculturalism(s): Cultural, religious and ethnic challenges. Edinburgh: Edinburgh University Press, 167-191.
  • 17. 17 L’insieme delle argomentazioni normative include i processi che indirizzano questioni sull’uguaglianza e sulle opportunità, conflitti legati ai rapporti di diversità, diversità e esclusione politica/sociale, e segregazione. Implica una riduzione delle diseguaglianze di potere che sfidi i rapporti di potere tradizionali, eurocentrici o etnocentrici e il dualismo sociale del “noi/gli altri” o del rapporto minoranza/ maggioranza legato alla diversità. L’approccio basato sui diritti (umani) mira a rafforzare l’abilità dei partiti di adempiere ai loro obblighi come detentori di doveri e di accrescere le opportunità di dialogo costruttivo con tutti i membri della società, senza nessuna discriminazione, seguendo una logica d’azione basata sulla cittadinanza e dando la priorità ai diritti dei migranti piuttosto che alle preferenze di voto degli elettori. È già noto il problema o dilemma normativo di base degli Stati-nazione, i quali affermano di essere democrazie ma separano i diritti umani da quelli civili:15 ci si chiede se a questi Stati, che s’impegnano a rispettare l’assoluta priorità dei diritti umani e vogliono essere democrazie, sia concesso o meno di definire la partecipazione politica come un diritto civile specifico, piuttosto che come un diritto umano universale, e di definire il “demos” esclusivo a priori. In tal senso, la democrazia e le sue istituzioni sembrerebbero basarsi su una logica di antagonismo che rivendica l’universalità e l’accesso esclusivo alla partecipazione politica.16 Questo dilemma della distinzione tra diritti umani e civili si riflette nei partiti politici ma proprio da questi viene trascurato. Secondo tale approccio devono essere integrate alcune dimensioni chiave in questo dibattito di base. Tre in particolare vanno evidenziate: 1. L’approccio a specchio: una prospettiva basata sulla coerenza. I partiti politici devono riflettere la società. 2. L’approccio ideologico: I partiti politici seguono la loro ideologia e i loro interessi: così si spiegano le diverse politiche sull’integrazione della diversità seguite dai diversi partiti. 3. L’approccio di potere/strutturale: partiti politici diversificati possono contribuire a ridurre la xenofobia e il razzismo, i pregiudizi e le opinioni pubbliche negative. 15 Per approfondire la questione su diritti umani e immigrazione, si rimanda ai seguenti studi recenti: Anderson, B. (2013): Us and Them? The Dangerous Politics of Immigration Control. Oxford: Oxford University Press. Rubio-Marín, R. (ed.) (2014): Human Rights and Immigration. Oxford University Press. Zapata-Barrero, R. and Pecoud, A. (eds.) (2012): New Perspectives on the Ethics of International Migration. Special Issue of American Behavioral Scientist 56 (9). 16 Sul tema della logica antagonista in democrazia: Birsl, U. (forthcoming): Demokratie in der Migrationsgesellschaft. In: P. Massing and M. Niehoff (eds.): Politische Bildung in der Migrationsgesellschaft. Schwalbach/Ts.: Wochenschau Verlag. Fijalkowski, J. (2000): Erfordernisse und Grenzen der Entwicklung eines transnationalen Bürgerstatus in Europa. Demokratietheoretische Reflexionen zur Zuwanderungs- und Integrationspolitik in der Europäischen Union und den Mitgliedstaaten. In: H.-D. Klingemann and F. Neidhardt (eds.): Zur Zukunft der Demokratie. Herausforderungen im Zeitalter der Globalisierung. WZB-Jahrbuch. Berlin: Ed. Sigma, 363-390.
  • 18. 18 Per concludere questo breve sommario sulle questioni fondamentali del progetto DIVPOL, è opportuno sottolineare alcune Domande Fondamentali cui bisogna fornire una risposta. • In che modo l’integrazione della diversità influenza i programmi e il cambiamento politico? Il fatto che i partiti integrino la diversità non significa che includeranno politiche migliori e più inclusive nei loro programmi sull’integrazione e sulla cittadinanza, nemmeno per quanto riguarda le questioni “scottanti” sulla gestione dei confini e sulle politiche migratorie. • Il fatto che i migranti siano inclusi nelle liste elettorali e all’interno delle strutture di potere non è sufficiente, poiché l’integrazione della diversità non sempre risulta in una promozione interna per i migranti. È quindi necessaria un’analisi sulla promozione interna e sul percorso di carriera dei politici con background migratorio. L’inclusione di politici con background migratorio come rappresentanti visibili o “portavoce” della diversità non implica necessariamente che la loro esperienza come immigrati – che può differire dalle tendenze correnti dei membri del partito – sia inclusa a pari condizioni. Un’inclusione al di là dei simboli porta a mettere in discussione i discorsi dominanti, i rapporti di potere assodati all’interno dei partiti e l’inclusione di voci ed esperienze diverse nei dibattiti dei partiti (ad esempio le esperienze come rifugiati o come vittime di discriminazione).
  • 19. 19 4. Riepilogo del Progetto Delineare i Fattori che Ostacolano o Promuovono la ­Partecipazione degli Immigrati e lo Sviluppo della ­Diversità all’Interno dei Partiti Politici in Sette Paesi ­Europei Per il presente studio empirico del progetto DIVPOL nel 2013 sono stati intervistati 269 rappresentanti di partiti e organizzazioni di migranti e sette esperti in sette Paesi europei (Germania, Spagna, Irlanda, Italia, Polonia, Portogallo, Svezia). Nel complesso, sono stati coinvolti 38 partiti e 53 organizzazioni di migranti. 4.1 Restrizioni Legislative per i Cittadini di Paesi Terzi all’Interno dei Partiti In quasi tutti i Paesi europei coinvolti nel progetto solo i cittadini detengono diritti di voto per le elezioni nazionali. Le eccezioni sono costituite dai brasiliani in Portogallo e dai britannici in Irlanda, che possono votare ed essere eletti a livello nazionale. Per quanto riguarda invece le elezioni locali, la situazione per i CPT è più varia: le legislazioni più restrittive tra i Paesi DIVPOL si trovano in Italia, Germania e Polonia, dove i CPT sono esclusi dai diritti di voto alle elezioni locali. In Polonia l’adesione a un partito da parte di un non cittadino è anticostituzionale. In Portogallo e in Spagna il principio di reciprocità prevede che alcuni CPT possano partecipare nei processi decisionali a livello locale e altri no. Le normative più favorevoli si trovano in Irlanda, dove chiunque sia residente da più di sei mesi può votare e candidarsi alle elezioni locali (diritto di voto passivo per i CPT dal 1963, attivo dal 1974) e in Svezia, dove qualsiasi cittadino che risiede legalmente da 3 anni può partecipare sia come votante che come candidato alle elezioni locali (dal 1975). La legislazione sui diritti di voto e gli approcci alla naturalizzazione e alla doppia cittadinanza sono molto progressisti in alcuni Paesi (Irlanda, Portogallo, Svezia) e molto restrittivi in altri (Germania, Italia, Spagna). Ne risulta che la partecipazione politica dei CPT in Europa sia non solo molto limitata, ma sia anche distribuita in modo molto irregolare. Questo accesso limitato e ingiusto ai diritti politici è visto come un problema da alcuni politici e dalla maggior parte delle organizzazioni di migranti, le quali sottolineano l’importanza di una lotta politica da parte dei partiti in favore dei diritti di voto per gli immigrati. Alcuni ritengono che il diritto di voto locale sia soltanto un passaggio intermedio e sottolineano l’importanza dell’accesso facilitato alla cittadinanza, incluso il diritto alla doppia cittadinanza. Curiosamente, nel presente studio si è osservato che esiste una scarsa correlazione tra una legislazione progressista sul diritto di voto e cittadinanza e una reale partecipazione degli immigrati nelle politiche (locali): sia in Irlanda che in Svezia gli immigrati sono
  • 20. 20 spesso sottorappresentati a livello locale. Sembrerebbe che persino l’abbattimento delle barriere formali non sia abbastanza dal momento che esistono ancora molte barriere informali. Aderire a un partito politico: In quasi tutti i Paesi DIVPOL (eccetto la Polonia) non esistono ostacoli legali perché i CPT possano aderire ai partiti politici. In Germania, Spagna, Svezia e Irlanda i CPT possono associarsi a qualsiasi partito, sebbene alcuni abbiano requisiti minimi di residenza. In Italia i partiti di sinistra permettono l’adesione, al contrario di quelli di destra. In Portogallo, i CPT possono aderire alla maggior parte dei partiti; in un partito esistono delle restrizioni ai CPT non contemplate dall’accordo di reciprocità. In molti partiti in Europa quindi esiste un divario di partecipazione: i CPT possono aderire a un partito ma la legge non consente loro di votare o di candidarsi. All’interno di molti partiti tuttavia i CTP possono ricoprire degli incarichi. Gli intervistati naturalizzati che prima avevano nazionalità non europee considerano quest’aspetto come molto positivo e sostengono che essere in grado di partecipare alle elezioni interne del partito come CPT li fa sentire “accolti” dalla struttura del partito. Gruppi locali del Partito dei Verdi tedesco organizzano elezioni doppie per consentire ai CPT di avere almeno una forma simbolica di co-determinazione. Alcuni partiti hanno istituito forum, gruppi e campagne speciali indirizzate in modo specifico agli individui con background migratorio per incoraggiare la loro partecipazione e il loro coinvolgimento. Purtroppo, alcuni di questi gruppi sono al momento inattivi, le loro attività non sono ancora organizzate e le loro reti sono volatili o dipendono da singoli individui. 4.2 Accesso/Ingresso nei Partiti Politici e Vita Politica all’Interno dei Partiti Raggio d’azione: Molti partiti politici in Europa si trovano a fronteggiare una base di adesione sempre più scarsa a causa di una generale disillusione nei confronti della politica. Nonostante gli incentivi per cercare di raggiungere nuovi gruppi, i partiti si dimostrano poco abili ad attrarre membri con background migratorio. Benché i partiti stiano al momento seguendo varie linee d’azione per rivolgersi agli immigrati e alle loro comunità (come in Germania, Irlanda e Spagna), il numero di campagne strutturate su larga scala che li invita esplicitamente ad associarsi al partito è insignificante. Un esempio di buona pratica è il programma mirato “Opening Power to Diversity” (Aprire il potere alla Diversità), che è iniziato in Irlanda nel 2011 e ha previsto l’inserimento di CPT in stage lavorativi di sei mesi affiancando dei politici. Cultura di Partito: Di solito, la competizione e le reti efficaci sono due aspetti principali del lavoro interno di un partito. Le strutture di potere tradizionali, combinate alla resistenza o all’atteggiamento sospettoso nei confronti di nuovi membri da parte di membri anziani, sono fenomeni comuni. Non puoi dire, unisciti a noi, se non ci sono abbastanza posti da sedere in salotto o se i posti a sedere sono disposti in modo tale che il nuovo arrivato non può sedersi. [Germania]
  • 21. 21 Secondo molti intervistati (Germania, Polonia, Portogallo) i partiti spesso risultano poco invitanti e sono visti come organizzazioni chiuse, omogenee o “elitiste”. Al giorno d’oggi esiste un forte legame tra cittadini e politica, ma anche una grande insoddisfazione per la performance dei rappresentanti politici. [Portogallo] Il termine partito politico significa “interessi di parte”. A livello linguistico il termine “partito” è associato a corruzione, potere e terrore. [Polonia] Cultura di Accoglienza: In un Paese è stato sottolineato che la struttura di accoglienza cambia drasticamente se “il segretario locale è una persona gentile e aperta, o se invece è un ‘maschio alfa’” [Germania]. Dal fatto che il segretario mantenga un’atmosfera dove le dinamiche di gruppo sono aperte ed egualitarie, e i nuovi membri sono bene accolti, può dipendere l’esistenza o meno di una cultura di accoglienza. Gli intervistati in Svezia, Spagna e Germania spesso menzionavano l’ostacolo di avere “troppi meeting” [Svezia] con orari e location sconvenienti (ad esempio in pub). Dover partecipare a troppi incontri a settimana – solo per organizzare il lavoro all’interno del partito – è difficile se ci si sta ambientando in un nuovo Paese, o si è impegnati con la carriera e la famiglia. I partiti non adattano le loro organizzazioni alla diversità dei loro membri, per esempio cambiando gli orari o i luoghi d’incontro. Il fatto che gli incontri siano spesso organizzati in strutture locali informali e influenzati da pratiche di esclusione non fa che aggravare il problema. Adesione: Molti dei politici intervistati (con o senza background migratorio) avevano aderito al partito attraverso contatti personali. La maggior parte dei politici con background migratorio in Germania, Italia e Spagna erano stati avvicinati e incoraggiati ad associarsi da funzionari di partito. È stato osservato che molti dei politici italiani e spagnoli con background migratorio sono stati attivi per anni in associazioni e sindacati. In Germania, politici con background migratorio che ricoprono incarichi importanti e di spicco sono visti come esempio, e quindi sono in una posizione privilegiata per motivare alla partecipazione politica. Reti e Introduzione: Al contrario, in Svezia e Germania per gli intervistati senza background migratorio la socializzazione politica attraverso le organizzazioni giovanili dei partiti rappresenta uno strumento importante di accesso all’arena politica. Nelle prime fasi di impegno all’interno di un partito si stringono dei legami personali che diventano importanti per la carriera politica. Questo aspetto può essere più complicato per nuovi membri di un partito che si trovano ad affrontare reti già stabilite, informali e storiche. L’assenza di una prima socializzazione all’interno di un partito può risultare ancora più intimidatoria per i membri che, a causa del loro background migratorio, non hanno le doti linguistiche, la conoscenza delle strutture o le abitudini che contano nella via politica. Inoltre, esistono poche misure di orientamento sistematico come l’affiancamento di un mentore e i programmi di accoglienza o di formazione che aiutano i nuovi membri a capire la struttura, le questioni o le politiche del partito.
  • 22. 22 4.3 Percorsi di Carriera e Incarichi per Politici con background migratorio L’indicatore “immigrato” in teoria non dovrebbe limitare l’incarico di un politico all’interno di un partito; in pratica però è rilevante.17 Nel processo di nomina, il fattore più importante a sostegno del successo di un candidato è costituito dalle reti, che, sia all’interno che all’esterno del partito, sono spesso di tipo informale e sono state stabilite nel corso di un lungo periodo di tempo, ad esempio nell’organizzazione giovanile di un partito o a livello locale (Germania, Svezia, Irlanda). Questo può costituire un ostacolo per gli immigrati che aderiscono al partito in un’età già più avanzata. Altri criteri individuali che influenzano le possibilità di successo di un candidato includono la competenza su un tema importante per il partito, l’esperienza politica e i criteri di identità (sesso, età, etnia, ad esempio). Negli ambiti dove ci si vuole rivolgere a elettori con background migratorio si osserva una tendenza, da parte dei partiti, a inserire nelle liste un maggior numero di candidati con tale background. In molti partiti i funzionari e i leader hanno potere nel processo di formazione della lista. In Italia, la cooptazione è il principio fondamentale per promuovere individui con background migratorio all’interno del partito: La cooptazione soggettiva può avere i suoi vantaggi in quanto rivela personalità che, se dovessero avanzare nel processo di elezione, potrebbero non avere la possibilità di emergere. E, in un sistema che non è interamente democratico, questo potrebbe essere un percorso necessario da seguire. [Italia] In Germania, in Italia e in Spagna molti intervistati con background migratorio sono stati inseriti nelle liste di leader del partito. Se da una parte questo dimostra l’importanza della leadership per aumentare la rappresentanza dei migranti, dall’altra c’è spesso una scarsa trasparenza nel processo di formazione delle liste, a causa del conflitto di interessi e di criteri di nomina spesso competitivi. La mancanza di trasparenza può rappresentare un ostacolo per l’accoglienza di nuovi politici con background diversi all’interno del partito. L’inserimento nelle liste di una rappresentanza di immigrati esterni al partito, in un processo in cui gli ordini arrivano dall’alto, può far sì che essi siano visti come “quote immigrati” e che non siano riconosciute le loro competenze. Gli intervistati di diversi Paesi hanno sottolineato la probabilità che i membri del partito di background migratorio siano inseriti in coda alle liste senza possibilità di assumere un incarico all’interno del partito. Un politico portoghese ha fatto l’esempio di quelle che lui ha definito “false inclusioni”: i partiti invitano cittadini neri per incarichi per cui non è prevista l’elezione in liste locali di candidati, usando però le loro foto personali nei volantini elettorali in modo da fuorviare gli elettori, facendo loro credere che questi candidati saranno eletti e avranno possibilità di esprimere le loro opinioni. In Spagna, Germania e Irlanda si osserva un ricambio elevato di funzionari con background migratorio, molti dei quali 17 Gli individui indicati come immigrati sono coloro che, per la loro apparenza fisica (colore della pelle, dei capelli e degli occhi), il nome e la pronuncia vengono visti come immigrati dagli altri.
  • 23. 23 ricoprono incarichi solo durante un periodo legislativo. È stato suggerito che la loro mancanza di sostegno dalle reti alla base del partito li renda più vulnerabili alle pressioni politiche interne da parte dei concorrenti. Quote rappresentative trasparenti per individui con background migratorio nelle liste di partito, simili alle quote rosa che esistono in molti partiti, sono sempre più viste dalle organizzazioni di immigrati e da alcuni rappresentanti politici come una soluzione al problema della sottorappresentanza. Tuttavia, le quote sono un tema controverso. Se alcuni intervistati hanno la ferma convinzione di dover guadagnarsi il posto grazie al proprio impegno e attraverso quote “di quantità, non qualità” [Italia], altri invece hanno osservato che, con decine di persone che concorrono alla candidatura, “includere gli immigrati nelle liste… non può essere una priorità” [Portogallo]. In Svezia, i Socialdemocratici hanno introdotto delle quote per candidati con background migratorio in alcune zone del Paese a livello locale, indirizzate specificatamente ai migranti che non provengono da altri Paesi nordici. A Stoccolma è stata istituita una quota in proporzione alla popolazione con background migratorio nel distretto (25%). L’istituzione della quota richiede inoltre che la rappresentanza sia nella parte della lista dove è molto probabile che i candidati siano eletti. Le quote possono essere viste come uno strumento che assicura l’impegno gestibile da parte dei partiti ad aumentare il numero di politici con background migratorio e come una risposta strutturale alla presa di coscienza sulla discriminazione strutturale. A Stoccolma, questo sistema di quote è diventato “ampiamente accettato” [Svezia] come un mezzo per rettificare la sottorappresentanza politica. Un politico ha affermato: Non l’abbiamo fatto per gentilezza. Le strutture di potere all’interno del partito andavano cambiate. […] Da politico, devo ancora conoscere un politico che rinuncia volontariamente al potere. [Svezia] Argomenti di carriera politica: Molti politici con background migratorio hanno riferito di aver dovuto occuparsi del tema della migrazione e dell’integrazione durante il loro percorso politico. Alcuni di loro erano già interessati all’argomento, mentre altri sono stati incoraggiati ad occuparsene dai colleghi. In Italia e Spagna, dove la vasta maggioranza di politici con background migratorio ha iniziato a dedicarsi alla politica attraverso un coinvolgimento in associazioni “etniche”, la loro opera “di partito” si è limitata esclusivamente al tema dell’immigrazione. Alcuni rappresentanti si sono dimostrati scontenti e hanno espresso il desiderio di non essere “soggetti a stereotipi” e “relegati” a questo tema [Germania]. L’Irlanda e la Polonia rappresentano delle eccezioni. In Polonia i pochissimi MP naturalizzati sono diventati politici “non come migranti che rappresentavano altri migranti” [Polonia], ma in qualità di esperti nel loro campo e rappresentanti delle loro comunità locali. In Irlanda, le organizzazioni partitiche locali (“rami”) hanno un ruolo fondamentale: i candidati per essere eletti devono essere visti come rappresentanti della comunità locale. Quasi tutti i candidati migranti nel 2009 e nel 2014 hanno basato le loro campagne sul miglioramento delle condizioni locali. Questa focalizzazione offre inoltre l’occasione di centrare l’attenzione sull’identità locale dei candidati e distoglierla dalla loro etnia.
  • 24. 24 Nella gran parte dei Paesi DIVPOL, la migrazione e l’integrazione sono da una parte argomenti di nicchia a partire dai quali gli aspiranti politici possono sviluppare le loro carriere politiche più facilmente che all’interno di un ambito politico più popolare e competitivo. Allo stesso tempo, tuttavia, queste posizioni di nicchia limitano la possibilità per i migranti di accrescere la loro influenza e gradimento nei confronti di un elettorato più vasto nel caso in cui si candidassero alle elezioni. Un ruolo di collegamento con le comunità di immigrati è stato portato da un elevato numero di politici intervistati con background migratorio. Questo ruolo di mediatore è considerato molto importante e soddisfacente da molti intervistati – sia politici che membri di organizzazioni di immigrati – in Spagna, Italia, Portogallo e Germania. I politici con background migratorio sono descritti come “aventi posizioni migliori all’interno dei partiti e all’interno delle loro comunità” perché “capiscono meglio i bisogni e esigenze della comunità” [Portogallo]. Alcuni intervistati, tuttavia, hanno trovato questo ruolo problematico, dovendo soddisfare sia le aspettative delle comunità di migranti sia quelle del partito. Alcuni hanno rifiutato “l’atteggiamento d’ufficio” col quale è stato loro suggerito e si sono ribellati al ruolo scontato di mediatore “naturale” cui venivano relegati. Un’etnicizzazione prende perciò vita nel momento in cui un individuo è visto come rappresentante di un gruppo etnico (che si suppone omogeneo) sulla base delle sue origini presunte o reali. Un’etnicizzazione è riferita da altri membri del partito, (potenziali) elettori con o senza background migratorio e cittadini di Paesi terzi, e può portare a una auto-etnicizzazione. L’ambivalenza della ruolo di collegamento e l’etnicizzazione dei rappresentanti politici è considerata ambigua da alcuni membri di partito e rappresentanti di comunità di migranti. Da un lato, la mobilitazione degli elettori migranti è vista dal partito come un successo, ma dall’altro, può diventare una base d’attacco per i concorrenti all’interno del partito nel momento in cui un rappresentante politico con background migratorio viene accusato da altri membri di aver ottenuto l’incarico “solo grazie ai voti dei migranti” [Germania]. Dal punto di vista delle comunità dei migranti e delle “minoranze”, i politici con background migratorio hanno un ruolo determinante nel proporre al partito temi importanti per le comunità di migranti. D’altra parte, le comunità stesse sospettano che i partiti usino i politici con background migratorio solo per guadagnarsi il voto degli immigrati. I rappresentanti dei migranti accusano i partiti di “concessioni solo simboliche” [Germania] e di includere politici con questo background come rappresentanti di etnia, senza includere le altre loro esperienze nei programmi del partito. I discorsi dominanti e le relazioni di potere assodate all’interno del partito spesso rimangono indiscusse. 4.4 La Diversità all’interno dei Partiti e il Dibattito Politico sulla Diversità L’atteggiamento dei partiti nei confronti della diversità: Alla luce dei cambiamenti demografici, i partiti vedono sempre più gli individui con background migratorio come un gruppo troppo numeroso per essere ignorato. Un’eccezione all’interno
  • 25. 25 dei Paesi DIVPOL è costituita dalla Polonia dove, a causa del numero esiguo di immigrati, il tema della loro partecipazione politica non è ancora entrato nei dibattiti politici pubblici e interni al partito. In Italia, la questione della diversità viene affrontata, almeno con la retorica, da tutti i partiti politici. In questo Paese l’immigrazione è diventata una questione elettorale. Punti di vista polarizzati sono evidenti e sono visti da chi si schiera a favore o contro l’immigrazione come un modo per guadagnare voti. Al contrario, in Portogallo sono numerose le opinioni positive dominanti sulla presenza di immigrati e molti dei politici intervistati, provenienti da vari schieramenti, hanno affermato che l’immigrazione non è una questione controversa. Eppure nonostante il consenso politico sulle questioni dell’immigrazione e sulle politiche di integrazione, i partiti non riescono a chiarire quanto gli immigrati abbiano rilevanza dal punto di vista elettorale. In Svezia e Germania tutti i partiti concordano nell’affermare che la diversità è importante quando si parla di rappresentanza e partecipazione. La loro logica si basa sia sulle argomentazioni strategiche che su quelle democratiche. Nel caso dei partiti popolari tedeschi e di alcuni partiti spagnoli, la rappresentanza della popolazione migrante rientra nell’autodefinizione dei partiti come “Specchio della Società”. Perciò, i partiti dovrebbero riflettere la diversità che esiste all’interno della società in termini quantitativi e in tutte le sfere del potere. Ciò si basa sul presupposto che una “massa critica” di membri e staff del partito aiuterà a pareggiare la partecipazione e rappresentanza di persone con background migratorio. Alcuni intervistati in Svezia e Germania hanno chiarito che la diversità è una norma per i partiti ed è vista all’unanimità come un vantaggio. Paradossalmente, questo può portare a una riluttanza nel riconoscere episodi di razzismo e barriere strutturali all’interno del partito. In Germania, ad esempio, il dibattito sulla diversità che gode di una connotazione positiva è più volte spezzato da punti di vista deficitari, che si riflettono in dichiarazioni forti con significato simbolico, per esempio attribuzioni influenti nel contesto del discorso sull’integrazione: [Lei ha detto] il multiculturalismo è fallito – questo è simbolico. Punto e a capo. Ti resta in mente. Va bene, hanno detto che il multiculturalismo è fallito. Noi abbiamo fallito. Questo non è il posto per noi. [Germania] In Portogallo, l’appartenenza a un’etnia o razza, nonché “l’Alterità”, sono spesso menzionati da intervistati neri. Un intervistato ha sottolineato il fatto che il Paese subisce ancora l’influenza negativa di un’eredità colonialista che non accetta che i neri possano avere incarichi di potere. Secondo molti rappresentanti di organizzazioni di migranti (ad esempio in Germania) per i partiti il concetto di diversità serve come strumento di facciata per le campagne elettorali ma non è sufficientemente integrato nella cultura e nelle strutture di partito. Fare i conti con razzismo e discriminazione: Da un lato, dichiarazioni pubbliche che esprimono emarginazione, discriminazione o razzismo possono allontanare completamente le persone dal partito, soprattutto gli individui con background migratorio, se – com’è successo in Germania – i leader del partito non prendono le distanze o non intraprendono misure disciplinari al riguardo. In generale, è posta
  • 26. 26 poca enfasi sul razzismo e gli episodi di discriminazione sono spesso minimizzati o presi alla leggera dai partiti interessati. Dall’altro, le commissioni dei partiti a livello locale e distrettuale si sono trovate a dover rendere i processi di trasformazione “comprensibili” [Germania] per la base elettorale autoctona. “Ondate” [ibid] di nuovi membri con background migratorio possono suscitare tra gli elettori autoctoni la paura di un’infiltrazione straniera: Se qualcuno arriva portandosi con sé altre dieci persone e hanno tutte un aspetto diverso da noi – qualcosa non va, sicuramente stanno tramando qualcosa. [Germania] In Irlanda, l’atteggiamento positivo nei confronti della diversità appartiene al passato da quando è iniziata la recessione e la discussione si è spostata su questioni economiche. I partiti si sono dimostrati cauti poiché “non volevano essere trascinati in un dibattito che poteva diventare controverso e sgradevole” [Irlanda]. In altri Paesi si può osservare che i partiti sono riluttanti ad occuparsi di questioni sull’immigrazione giudicate controverse, perché temono di fare il gioco dei partiti della destra più estrema. Reti di diversità nei partiti: In Svezia esiste una certa riluttanza ad organizzare i partiti in modo da considerare le esigenze dei membri con background migratorio. In Spagna e Germania ci sono continui dibattiti per decidere se sia meglio integrarli nelle strutture di partecipazione già esistenti o sia preferibile creare strutture specifiche di partecipazione e riconoscimento. Da un lato, i cosiddetti “spazi sicuri” possono offrire un ambiente accogliente e accelerare la promozione dei membri in funzionari di partito o candidati. Inoltre, queste reti possono essere un modo per riconoscere la diversità interna e per avere una piattaforma in difesa della diversità all’interno dell’organizzazione. Dall’altro, alcuni membri vedono queste strutture come “spazi senza potere”, il che può portare alla segregazione dalle strutture principali del partito. In aggiunta, temono di essere visti solo come membri / politici con background migratorio e non riconosciuti per le loro capacità e per i loro interessi. Tuttavia, avere delle reti che incoraggiano, sostengono e delineano il profilo di candidati con background migratorio in modo analogo a quelle per le donne, può forse essere utile a progredire nella sfida di proporre la diversità come norma e di riconoscere l’esistenza di episodi di razzismo. Un esempio è il comitato di immigrati dei Socialdemocratici a Stoccolma. Grazie alla sua forza organizzativa e alla collaborazione con altre strutture, come con l’organizzazione giovanile, riesce ad esercitare la sua influenza sulla linea politica del partito e, attraverso pressioni per aumentare il numero di quote rappresentative, anche sul numero di rappresentanti con background migratorio. In Germania i partiti hanno istituito organizzazioni affiliate al partito, gruppi di lavoro o comitati politici che si occupano di immigrazione e possono essere delle basi di partenza per l’apertura interculturale dei partiti. In contesti diversi funzionano come organizzazioni di lobby e forum di accoglienza.
  • 27. 27 In Spagna un partito ha creato una fondazione connessa al partito, alla quale gli individui possono partecipare sulla base della loro area di origine. Nei suoi quartieri generali ospita inoltre molte organizzazioni di immigrati e non è necessario essere affiliati al partito per partecipare alle attività della fondazione. Un altro partito ha istituito diverse strutture di partecipazione che riflettono la diversità all’interno del partito, includendo individui LGBTI, disabili e minoranze, su scala nazionale. In Irlanda, due partiti hanno un funzionario che si occupa delle pari opportunità il cui compito è promuovere la collaborazione con le comunità dei migranti e sostenerle all’interno del partito. Il funzionario inoltre dirige gli sforzi per l’impegno sociale in collaborazione con un sottocomitato speciale del partito, il quale offre in particolare uno spazio per formulare proposte di linee politiche rilevanti e favorire la comunicazione. 4.5 Le Reti tra i Partiti e le Comunità di Migranti e le loro Associazioni Il ruolo delle organizzazioni di migranti: in molti Paesi le organizzazioni di migranti (OM) si considerano organizzazioni di lobby per gli immigrati. Molti ritengono che i partiti non garantiscano un’adeguata rappresentanza o inclusione dei migranti e che “la rappresentanza dei diritti e degli interessi viene praticamente lasciata alle associazioni” [Portogallo, rappresentante di un’OM]. In qualità di organizzazioni di lobby, le OM “esistono non per divertimento ma per necessità” [ibid]. Le OM fanno anche un ricorso strategico ai membri del partito che prendono parte ai loro comitati per organizzare linee di comunicazione con i partiti. Spesso le OM su scala nazionale mantengono un dialogo costante con i partiti (per esempio in Germania e Spagna). In Svezia, Germania, Portogallo e Spagna si sottolinea che le OM vogliano avere un ruolo attivo in ambito politico. In Italia, ci sono continue battaglie per definire il ruolo delle associazioni, alcuni le considerano come importanti strumenti di integrazione, mentre altri temono la loro eccessiva frammentarietà. In Polonia, le OM sono molto recenti e non agiscono ancora come lobby politiche. Rapporti tra partiti e organizzazioni di migranti esistono in Svezia, Spagna, Italia, Germania e Irlanda, anche se variano come intensità e stabilità. In Spagna lo stretto rapporto tra partiti socialisti e di sinistra e OM è stato molto importante per entrare in contatto con gli immigrati. Tuttavia, nel momento in cui le relazioni di potere del governo cambiano, lo stretto legame con le famiglie politiche e il conseguente clientelismo possono risultare problematici e causare alle OM un grave deterioramento del loro sostegno sia finanziario (tagli al budget) che politico (esclusione dai corpi consultivi). I partiti hanno una relazione strumentale con le OM e spesso i funzionari di partito cercano di conquistare i leader di queste organizzazioni, per assicurarsi la loro competenza e avere allo stesso tempo accesso a nuovi elettori: [Questa persona] voleva che la diversità della società si riflettesse nella politica, e per questo mi contattò, anche se ero solo un membro base… Ma ha cercato quali fossero le associazioni più significative e rappresentative e mi ha contattato per
  • 28. 28 chiedermi di unirmi alla sua lista, perché voleva un collegamento tra il partito e l’immigrazione, per portare nel partito le idee degli immigrati. [Spagna] In Italia e Germania, i rappresentanti delle OM hanno affermato che i partiti utilizzano le loro reti soprattutto durante il periodo elettorale. In sette Paesi, le OM ricoprono un ruolo importante per la formazione politica, in qualità di mediatori e di fornitori di strumenti per la formazione, ma ritengono che i partiti non le considerino come partner ugualmente capaci o che non sfruttino al massimo il loro potenziale. In Svezia, per esempio, alcune OM sostengono che nonostante il loro grande impegno per la formazione politica dei propri membri, i partiti sono lenti nell’accettare i loro inviti e si dimostrano perlopiù disinteressati nel mantenere una collaborazione. Un MP a livello locale riferisce una pratica importante durante le visite a piccole OM della sua zona: Benché [i nostri] MP a livello locale sappiano che con queste organizzazioni non si va da nessuna parte…. Non possono votare. Ma la politica vive anche di esempi… Se vogliamo vivere in una società che… vuole restare unita, è importante andare lì, per verificare che queste organizzazioni esistono e che il lavoro venga fatto. [Germania]
  • 29. 29 5. Raccomandazioni ai Partiti Politici Restrizioni Legislative per i Cittadini di Paesi Terzi (CPT) all’Interno dei Partiti Politici • I Partiti Politici dovrebbero consentire ai CPT di diventare membri senza restrizioni e aprire le posizioni all’interno del partito ai non cittadini. • I Partiti dovrebbero valutare attività e iniziative sociali di successo già esistenti, soprattutto quelle che si rivolgono a nuovi gruppi, per attrarre membri con background migratorio che di solito non frequentano i partiti. Gruppi e strategie regionali – considerati come modelli da seguire – dovrebbero essere strutturalmente stabili e applicati su scala nazionale. Ai CPT andrebbero fornite opportunità di partecipazione, e stabiliti degli accessi facilitati. Se già esistenti, vanno promossi e pubblicizzati all’interno e al di fuori del partito. • Gli effetti della pratica delle elezioni doppie all’interno del partito come una forma di codeterminazione simbolica sull’integrazione dei CPT dovrebbero essere esaminati per determinare se questo approccio va applicato su una scala più ampia o se deve essere fisso alla struttura di base. Accesso / Adesione ai Partiti Politici e Vita Politica all’Interno dei Partiti • Strutture di orientamento e d’accoglienza sono requisiti essenziali per un’apertura sostenibile del partito. Bisogna cercare di raggiungere un clima in cui ciascun membro, a prescindere da età, sesso, condizioni socio-economiche, formazione, occupazione, religione e etnia è il benvenuto ed è riconosciuto per le sue competenze e per la sua esperienza (cultura e riconoscimento). I partiti dovrebbero sostenere le iniziative e le strutture locali, come è il caso dei forum di integrazione locali in Irlanda, che attraggono l’interesse dei migranti. • Programmi di affiancamento di un mentore strutturati e pacchetti di affiliazione potrebbero garantire che nuovi membri trovino il loro posto all’interno del partito. Eventi sociali o di accoglienza connessi alle riunioni di partito aiuterebbero a rendere queste ultime più invitanti. Inoltre, in ogni organizzazione locale un funzionario (responsabile per le pari opportunità) potrebbe essere incaricato ad attrarre e accogliere nuovi membri tra gli immigrati (come accade in alcuni partiti in Irlanda e Germania). • All’interno dei partiti la competenza interculturale e la presa di coscienza della diversità deve essere promossa a tutti i livelli. Devono essere incluse in questo processo le organizzazioni facilmente accessibili (organizzazioni giovanili, gruppi locali) e le attività di impegno sociale (stand di informazione, ecc). Gli eventi stabiliti dal partito, come gli orari dei incontri, dovrebbero essere rivisti e
  • 30. 30 adattati alla diversità dei membri. Queste misure dovrebbero garantire che le parti interessate provenienti da diversi background siano valorizzate e accolte dentro il partito. Percorsi di Carriera e Ruoli di Politici con background migratorio • In termini di riconoscimento è importante che politici con background migratorio o persone “identificate” come immigrati occupino incarichi pubblici e siano conosciuti dalla popolazione. Politici con background migratorio di una certa fama rendono possibile che altri si identifichino con loro, spianando la strada alla partecipazione politica di altri individui. • I leader di partito dovrebbero essere consci del proprio ruolo e della loro responsabilità nei processi di nomina, le cui decisioni devono essere chiare e essere sottoposte a un processo di elezione dalla base del partito. Se da una parte i simboli e i modelli da seguire sono molto importanti, dall’altra l’integrazione di candidati con background migratorio deve andare oltre le mere azioni simboliche e permettere che i discorsi dominanti siano ispirati da nuove prospettive. Le concessioni solo simboliche e l’etnicizzazione sono fenomeni da evitare. • Alle azioni centrate sul singolo, sono preferibili programmi a lungo termine e “misure di sicurezza” per raggiungere un livello minimo di rappresentanza. Le misure di sicurezza possono includere il ricorso a quote per diversi gruppi sottorappresentati in modo da aumentare la diversità nelle liste di nomina. Si può far riferimento ad esempi riusciti nei Paesi partner e all’esperienza con le quote rosa interne, che in Svezia negli ultimi quindici anni sono state largamente accettate. • Laddove i gruppi di diversità interni al partito – spazi che organizzano la partecipazione di persone con background migratorio – danno raccomandazioni al comitato elettivo, come in Spagna, queste raccomandazioni devono essere di carattere vincolante per la leadership di tale comitato. La leadership di partito dovrebbe concordare su posizioni fisse e favorevoli per candidati raccomandati all’interno delle liste, nonché promuovere la trasparenza. • Il partito può offrire workshop informativi e l’affiancamento di un mentore ai nuovi candidati, includendogli immigrati. I partiti possono trovare dei modi per aiutare la raccolta di fondi per i candidati immigrati (una misura adottata in Irlanda). I partiti dovrebbero esplorare dei modi per trovare nuovi talenti collaborando con forum di integrazione locali e gruppi comunitari. Esempi rilevanti sono i programmi per lo sviluppo dei talenti e della leadership all’interno del partito. La Diversità all’interno dei Partiti e i Discorsi sulla Diversità • Poiché i partiti sono organizzati in conformità con il principio di “anarchia blandamente radicata” è necessaria una duplice strategia per lo sviluppo della diversità (dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto). Ciò richiede che ci siano chiari concetti di leadership che possono essere insegnati in corsi appositi (come nel caso di un partito tedesco) e cambiamenti nell’equilibrio di potere dalla base stessa.
  • 31. 31 • Per controbilanciare la discriminazione razziale devono sussistere strumenti di reclamo all’interno del partito, concetti chiari di leadership e leader con personalità forti capaci di promuovere un dialogo aperto e onesto e un cambio di atteggiamento (clima di riconoscimento, eliminazione del razzismo quotidiano). Un sistema disciplinare più efficace e delle dichiarazioni positive da parte dei leader di partito potrebbero lanciare un messaggio forte agli elettori. • È importante che le reti, i gruppi di lavoro e i funzionari che si occupano delle pari opportunità agiscono come rappresentanti della diversità accrescendone la consapevolezza, operando all’interno di una struttura e ricevendo il sostegno del consiglio dei leader di partito. • Per valutare lo sviluppo della diversità in modo sistematico è consigliabile la raccolta e l’analisi di informazioni di monitoraggio sui membri e i segretari di partito. Reti tra Partiti Politici e Comunità di Migranti e le loro Associazioni • I partiti dovrebbero stabilire e mantenere delle collaborazioni strutturate con le organizzazioni di migranti che non si limitino al periodo elettorale. Alcune misure per mantenere delle collaborazioni gestibili sono l’organizzazione di eventi in cooperazione, gli inviti reciproci e gli scambi regolari. La cooperazione deve aver luogo in condizioni di parità e le OM devono essere in grado di dimostrare la loro competenza nella proposta di programmi e linee politiche. L’inclusione delle OM può facilitare l’entrata in gioco di nuove prospettive sulla discriminazione o sul razzismo e riformulare alcune opinioni deficitarie sugli immigrati. • Le organizzazioni di migranti possono rafforzare il loro ruolo promuovendo e sostenendo il coinvolgimento politico e votando all’interno delle loro comunità. Tale processo dovrebbe avere il sostegno dei partiti.
  • 32. Table 6 Third-country nationals (TCN) among the ­interviewees 32 Among the interviewees Country naturalised TCN TCN Germany 10 1 Ireland 14 5 Italy 20 9 Poland 5 7 Portugal 21 — Spain 20 — Sweden 12 — Total 102 22 Table 7 Participants of interviews, focus groups & ­workshops of DIVPOL Country Individual interviews Focus group participants Participants of workshops Germany 33 10 25 Ireland 34 5 87 Italy 29 16 25 Poland 24 9 14 Portugal 29 17 23 Spain 25 5 37 Sweden 25 15 13 Total 199 77 224 Table 8 Political parties involved in DIVPOL Country Political parties Germany Social Democratic Party (SPD), Green Party (Bündnis 90/Die Grünen), Left Party (DIE LINKE), Free Democratic Party (FDP), Christian Democratic Union (CDU), Christian Social Union in Bavaria (CSU) 6 Ireland Fine Gael, The Labour Party, Green Party, Fianna Fail, Sinn Fein 5 Italy Popolo della Libertà (PDL), Partito Democratico (PD), Sinistra Ecologia Libertà (SEL), Partito della Rifondazione Comunista (PRC), Italia dei Valori (IDV) 5 Poland Polska jest Najważniejsza/Poland Comes First (PJN), Prawo i Sprawiedliwość/Law and Justice (PiS), Platform Obywatelska/ Civic Platform (PO), Polskie Stronictwo Ludowe/Polish People’s Party (PSL), Sojusz Lewicy Demokratycznej/Democratic Left Aliance (SLD), Polska Partia Pracy/ Polish Labour Party (PPP), Ruch Palikota (Polikot’s Movement) 7 Portugal Left Bloc (BE), Portuguese Communist Party (PCP), Green Party (PEV), Socialist Party (PS, centre-left), Social Democrat Party (PSD, centre-right), Popular Party (CDS-PP, Christian-democratic) 6 Allegato I Tables
  • 33. 33 Table 8 Political parties involved in DIVPOL Country Political parties Spain People‘s Party (PP), The Spanish Socialist Workers’ party (Partido Socialista Obrero Español – PSOE), Catalan socialists’ party (Partit dels socialistes catalans – PSC), Convergence and Union (Convergencia I Unió – CiU), United Left (Izquierda Unida – IU), Iniciativa per Catalunya-Verds (ICV) Sweden Socialdemokraterna (Social democrats), Miljöpartiet (Green), Moderaterna (Conservative/liberal) 3 Total no. of parties 38 Table 9 Migrant organisations involved in DIVPOL Country Migrant Organisations Germany Association of Binational Families and Partnerships (iaf – Verband binationaler Familien und Partnerschaften e.V.); Each One Teach One (EOTO e.V.); Every Vote (Jede Stimme e.V.); Initiative of Black People in Germany (ISD – Initiative Schwarze Menschen in Deutschland e. V.); Intercultural Migrant Integration Centre – (IMIC Interkulturelles Migranten Integrations-center e.V.; Network of Member of Parliaments with a Descent from Turkey (Netzwerk türkeistämmiger MandatsträgerIn-nen; New German Media Maker (Neue Deutsche Medienmacher e.V.); Turkish Community (TGH / TGD – ­Türkische Gemeinde in Hamburg / in Deutschland e.V.) 6 8 Ireland Africa Centre, Crosscare Migrant Project, Doras Luimni, Immigrant Council of Ireland, Islamic Cultural Centre, Migrant Rights Centre, Nasc, New Communities Partnership, Forum Polonia, The Integration Centre 10 Italy Associazione culturale islamica in Italia (Italian Islamic Cultural Association); Associazione Spirit Romanesc (Spirit Romanesc Association); Associazione Eurolatina (Eurolatin ­Association); ­Villaggio Esquilino; Associazione Albanese (Albanian Associa-tion); Comunità palestinese del Lazio ­( Palestinian Community Lazio); Associazione QuestaèRoma (This is Rome ­Association); ­Associazione Donne Capoverdiane in Italia (Cape Verdean Women Association); Cambiare ­Davvero (Association for Real Change); Associazione No.Di. (No.Di. Association); Associazione Stranieri ­lavoratori in Italia (Foreign Workers in Italy association); Phrala Europa (Phrala Europe); ­Associazione Beza (Beza Association); Associazione Griot (Griot Association) 14 Poland Stowarzyszenie dla Somalii (Foundation for Somalia), Stowarzyszenie Nasz Wybór (Foundation Our Choise), Fundacja SMOUŻ (SMOUZ Foundation) 3 Portugal AGUINENSO, Associação Cabo-Verdiana, Associação do Talude, Casa do Brasil, Federação das ­organizações cabo-verdianas, Moinho da Juventude, Morabeza, Olho Vivo, Solidariedade Imig-rante 9 Spain Trade Union Workers’ Commissions – Centres for the integration of foreign workers (Comisiones obreras – Centro para la integración de trabajadores extranjeros, CCOO-CITE); America-Spain ­Solidarity and Cooperation (America – España Solida-ridad y Cooperación, AESCO), Federation of Latin-American associations (Federación de las asociaciones Latino-Americanas, Fedelatina), ­Catalan Federation of Pakistanese entities (Federación Catalana de entidades Pakistanies – ­FEDE- PAK Catala), Association of Senegalese Residents of Catalonia (Asociación de ­residentes senegaleses de Cataluña -ARSC), Association of Peruvian citizens in Spain (Association de ­ciudadanos Peruanos en España, Ari-Peru), Socio-Cultural associa-tion Ibn Batuta (Asociación socio-cultural Ibn Batuta, Ascib), Association Colombian Centre (Asociación Casal Colombiano, ASOCASCOL) 8 Sweden SIOS (umbrella organization gathering fifteen ethnic associations, e.g. immigrants from China, Kurdistan, Turkey, Finland, Chile, Greece) 1 Total 53
  • 34. Table 10 Legal prerequisites and regulations for third-country nationals’ political participation EU 28 + TCN (after 3-years-residency, introduced in 1975) Swedish citizens only * Residency period before naturalisation refers to the usual process for immigrants; reduced residency periods often apply for matrimony and/or in cases of special civic engagement 34 Active and passive right to vote at national Country Active and passive right to vote at local level level Germany EU 28 German citizens only Ireland every resident that is registered (possible after 6 months; introduced for non-Irish ­nationals in 1963 (active) / 1974 (passive); Garda (Irish Police Force) needs to stamp registration forms in ­respect of the Supplementary Register) Irish and UK citizens only Italy EU 28 Italian citizens only Poland EU 28 Polish citizens only Portugal EU 28 + some TCNs Reciprocity agreements with Brazil and Cape Verde (after 2 years = right to vote; after 3 years = right to be elected) Reciprocity agreements with Norway, Iceland, ­Argentina, Peru, Uruguay, Vene-zuela and Chile (after 2 years = right to vote but not be elected) Portuguese citizens, Brazilians who request status of equal political rights (after 3-years-residency; except: Prime-minister (has to be Portuguese ­citizen) and ­President of the Repub-lic ­(„ Portuguese by origin“) Spain EU 28 + some TCNs Reciprocity agreement with Norway, Ecuador, New ­Zealand, Colombia, Chile, Peru, Paraguay, Iceland, Bolivia, Cape Verde, Korea, Trinidad and Tobago (after 5 years of continuous legal ­residence + inscription to CERE – Electoral census of ­Foreign Residents) Spanish citizens only Sweden
  • 35. 35 Citizenship / Naturalisation* Right to dual ­citizenship Prerequisites to become a party member jus sanguinis and jus soli (since 2000); ­naturalization possible after 8-years-residency No, but many exceptions (e.g. for children born in Germany, ­reform of the option obligation in 2014) left up to internal regulation: CDU min. 3-years-residency, FDP min. 2-years-­residency, no restriction in Green & SPD Naturalisation possible after 5-years-residency Yes no limitations through political parties jus sanguinis; naturalisation possible after 10-year-residency Yes left to internal regulation: left wing parties (some require long-­­­term- ­residency / residence permit) vs. right wing parties (Italian citizenship / only „certain“ nationals) new law (since 2012): naturalisation ­possible after 3-/5-years-residency Yes Polish citizens only jus sanguine and jus soli (since 2006); ­naturalisation possible after 6-years-­residency Yes left up to internal regulation: In major parties only these TCNs that hold voting rights have the right to join political parties (other TCNs are ex-cluded from membership). The left wing parties declare that ­everybody may become a member who accepts their programmes and statutes. jus sanguinis (mainly); nat.poss. after 10-year-residency; 5-years with refugee status; 2-years for Spanish + Portuguese-speaking American countries + Andorra, Filipinos, Equatorial Guinea, Portugal, Sephardic origin; 1-year for born in Spain or to Spanish parents. Yes for Spanish + Portuguese-speaking American countries, Filipinos, Guinea Equatorial, Sephardic origin; other spe-cific exceptions no specific legal requisite, no limitations through political parties (exc.: People’s party migrants need to prove their authorization) Foreigners are not allowed to create ­political parties. jus sanguinis; naturalisation possible after ca. 5-years-residency Yes no specific legal requisite; no limitations through political parties Source: DIVPOL, June 2014
  • 36. Allegato II The Diversity Assessment Tool 36 The diversity assessment tool is designed to assess to what extent political parties adopt measures to integrate people with an immigrant background into the life of the party. Parties are organisations that are to a greater or lesser extent professional organisations operating at local, regional, national and European levels. In order to achieve their overall goals, parties aim to: • seek the support of voters • recruit members • select candidates for representative office • select leaders • employ staff • purchase goods and services As part of a broader strategy to achieve these goals, parties can adopt and implement equal opportunity, anti-discrimination and diversity principles. This would make parties more representative and effective to mobilise the population. The tool is primarily meant for the national level where general rules are set for the party as a whole. However, the tool can also be used for party operations at sub-national level and by party affiliated organisations such as training institutes. For the design of the tool we made use of a compendium of benchmarks and indicators on diversity in political parties.18 We shaped the tool as a user-friendly questionnaire. A first draft was introduced and discussed with political parties, civil society organisations and academics at workshops organised in seven European countries during the last months of 2013 and the first months of 2014.19 Clearly, the situation in these countries varies considerably in the way parties are structured and organise their work. These differences notwithstanding, the similarities are significant enough to draw up this international and comparative tool. In this paper we first briefly deal with issues of terminology before turning to explaining who can use the tool and how. This is followed by the six sections of the questionnaire. 18 www.migpolgroup.com/publications_detail.php?id=338 19 These workshops were organised in the context of a European Integration Fund supported project that was carried out by CJD Hamburg + Eutin (Germany), Stockholm University, ACIDI (Portugal), Psychoanalytical Institute for Social Research Institute (Italy), Gritim (Spain), Lazarski University (Poland), the Integration Centre (Ireland) and the Migration Policy Group (Belgium). www.migpolgroup.com/diversity-integration/divpol-diversity-in-political-parties-programmes-organisation- and-representation Alex Kirchberger Jan Niessen Migration Policy Group
  • 37. 37 Terminology For the purpose of this questionnaire, diversity is defined as the differences among members of the population in terms of their immigrant background. People with an immigrant background include: • Non-EU nationals who can be born within the EU or outside the EU (they are often referred to as third-country nationals) • Persons with at least one non EU parent • Former non-EU nationals who have acquired your country’s citizenship. EU nationals from other Member States are not considered as persons with an immigrant background but as EU citizens exercising their free movement rights. They have the right to vote and stand for election at local and European level. In some countries immigrants have a privileged position when it comes to political participation, for example, when reciprocity agreements are signed between countries of origin and destination. Dual citizenship For the purpose of this questionnaire dual citizenship means citizenship of more than one country, including a non-EU country. Equality refers to the equal treatment of persons irrespective of their (perceived or actual) race, ethnicity, religion, belief, nationality or national origin – in accordance with European and national legislation. For the purpose of this questionnaire, publically available data refers to objective data such as the nationality and place of birth of a person and his or her parents. Such data is collected by national statistical offices through census and by municipal registers. Such data is also collected from European sources, such as the European statistical office (Eurostat) and through specialised surveys such as the Labour Force Survey, the Survey on Income and Living Conditions, the European Values Survey, etc. Single-winner systems use electoral districts or constituencies that return one office-holder to a body with multiple members such as a local, regional or national legislature, e.g. ‘first past the post’ and run-off systems. In list-based multiple-winner systems, parties draw up lists of candidates for election and seats are allocated to each party in proportion to the number of votes the party receives (proportional representation). There are variations to both systems. Reflection of the diverse population There are different ways to establish whether the population’s diversity is reflected in a party’s voters, members, candidates, leaders, employees and suppliers. The best way is using publically available data or data otherwise gathered. The use of personal data is governed by European and national legislation on data protection.
  • 38. 38 Who can use the tool Political parties as well as persons or organisations outside political parties can use the tool. In the former case the questionnaire serves the purpose of a self-assessment. The questionnaire is filled out by persons in management positions (for example, a party secretary, or a board member responsible for membership affairs, or diversity, etc.). Decentralised parties may wish to use it in a few regions or big cities and ask party leaders at those levels to answer the questionnaire. Taking them together may provide an interesting picture of the national situation. The party can use the results to set goals and targets and set up a monitoring mechanism to measure progress. The party may invite an independent expert to verify the answers in which case one can speak of a reviewed self-assessment. This will give the assessment more credibility in particular when it is then published. In the latter case the questionnaire serves the purpose of an external assessment. The questionnaire is filled out by organisations or persons who are concerned about the quality of our democracy and the legitimacy of political parties (for example, immigrant associations, anti-discrimination, equality and diversity organisations, or scholars). They may do so after they have tried and failed to convince parties to undertake a self-assessment. They have to rely on publically available information about political parties and may focus on national parties or local branches. They may also ask for an interview with a party official. The results may be discussed with the parties before publishing them. This may put pressure on parties to become more open to immigrants. The questionnaire has been kept rather short and simple with most questions in the six sections to be answered by yes, or by no. In addition, the respondents are asked to provide links to relevant documents that the party has made public. These could be party manifestos, statutes, etc. Where these documents are not public, the respondents are asked to state the status of the source and briefly summarise its essence. In this way the questionnaire not only gives a picture of what parties publically state, but also what parties’ good practices are.
  • 39. 39 Section I: your details Name of political party: Country: Name of the person who responded to the questionnaire: Function of the person who responded to the questionnaire: Contact email address: Section II: the party’s aspiration to reflect the diversity of the population Do key party documents (such as manifestos etc.) recognise the importance of voters with an immigrant background? Yes No If yes, please give an example and provide a link to the most recent party document: Is party membership open to all residents, without nationality requirements? Yes No Please provide the relevant reference to the party statutes (even if your response is no): Are candidate applications open to holders of dual citizenship? Yes No
  • 40. 40 Please provide the relevant reference to the party statutes (even if your response is no): Are leadership positions and membership of the party’s executive structure open to holders of dual citizenship? Yes No Pease provide the relevant reference to the party statutes (even if your response is no): Does the party have an internal mechanism in place for handling discrimination complaints? Yes No If yes, please provide a link to or excerpts of the relevant document and describe how the mechanism works: Does the party have an internal rule for dealing with members who express racist views? Yes No If yes, please provide a link to or excerpts of the relevant document and describe the rule: Section III: using demographic data Are publically available population data used by the party to map the composition of the potential electorate? Yes No If yes, please give a recent example of such use:
  • 41. 41 Are publically available population data used to assess the party’s attractiveness for particular groups in the population (including people with an immigrant background)? Yes No If yes, please give a recent example of such use: Does the party register the following characteristics of its members? Age Gender Education Level Profession Income Nationality Place of birth Ethnicity Other, please specify If yes, please provide the relevant reference to the party’s registration form or website: Are the internal data collected under the previous question used to inform the party’s strategy for and/or to set targets for: Recruiting members Selecting candidates for election Selecting leaders and members of the party’s executive structure If yes, please give an example of how such data helped to inform party strategy and/ or give an example of targets based on such data: Does the party register the following characteristics of its employees? Age Gender Education Level Profession Income Nationality Place of birth Ethnicity Other, please specify If yes, please provide a link to or the excerpt of relevant documents describing your HR monitoring system:
  • 42. 42 Are the internal data collected under the previous question used to inform the party’s recruitment strategy and/or to set targets for recruiting staff? Yes No If yes, please give a recent example of such use: Does the party monitor the following characteristics of tenderers? Immigrant background of the company owner Employment practices (equal opportunities policy, competences-based recruitment process, etc) If yes, please provide a link to or the excerpt of relevant documents describing your procurement monitoring system: Are the internal data collected under the previous question used to inform the party’s procurement strategy and/or to set targets for procurement? Yes No If yes, please give a recent example of such use: Section IV: targeting voters and recruiting members Does the party maintain a structured and systemic dialogue with immigrant associations? Yes No If yes, please give examples of such associations and describe the dialogue maintained with them: Are meetings regularly organised with immigrant communities in areas with large populations of people with an immigrant background; and are such meetings regularly attended by these people? Yes No
  • 43. 43 If yes, please give examples of such meetings and describe their frequency and average attendance: Does the party proactively and explicitly target voters with an immigrant background through voter registration campaigns (in countries with voter registration), and/or to actually vote? Yes No If yes, please give examples of such campaigns and specify how they are carried out (e.g. in partnership with immigrant associations, using community media, etc.): Do party voters with an immigrant background feel that their needs and aspirations are considered by the party on an equal footing with other voters’ needs and aspirations? Yes No If yes, please provide evidence such as results of post-electoral surveys; consultations with immigrant associations and voters with an immigrant background; etc.: Are members with an immigrant background welcomed and supported upon joining the party? Yes No If yes, please provide evidence such as the existence of a specific support network; a specific working group or other structure where they can meet within the party; a person responsible for welcoming and supporting new members with an immigrant background etc.: Does the party have an explicit and proactive membership recruitment policy (or action plans) towards persons with an immigrant background? Yes No If yes, please provide a link to the relevant document and specify how such membership recruitment efforts are carried out (e.g. in partnership with immigrant associations or community centres, through specialised media outlets, etc.):