2. Non sarò mai
felice - non
merito di
essere felice
sono un
falso - un
guscio
vuoto
E se vedessero
veramente come
sono inadeguato?
La vergogna e il disprezzo per se stessi sono costantemente
rinforzati dagli schemi cognitivi basati sulla vergogna.
3. Psicoterapia Sensomotoria
La Psicoterapia Sensomotoria è una terapia verbale
orientata al corpo che è stata sviluppata negli anni 80 da
Pat Ogden, Ph.D., ed arricchita dai contributi dei lavori di
Alan Schore, Bessel van der Kolk, Daniel Siegel, ed Ellert
Nijenhuis. La psicoterapia sensomotoria combina le
tradizionali tecniche della terapia verbale con
interventi centrati sul corpo in grado di affrontare
direttamente l’apprendimento procedurale e gli effetti
neurobiologici del trauma. Servendosi «appena» delle
narrazioni per evocare esperienze somatiche irrisolte, ci
occupiamo prima di tutto di come il corpo “ha
ricordato” il trauma, e i fallimenti dell’attaccamento
attribuendogli poi un significato a livello cognitivo ed
emotivo. Ogden, 2002; Fisher, 2006
Sensorimotor Psychotherapy Institute
4. “Piccoli gesti e cambiamenti nella
respirazione sono certe volte più significativi
dell’albero genealogico”
(Christine Caldwell, 1997)
• La Psicoterapia Sensomotoria non si focalizza molto sulla
narrazione di ciò che è successo in passato
• Al contrario, la narrazione è utilizzata per evocare le memorie
implicite non verbali: reazioni automatiche, movimenti,
cambiamenti posturali, emozioni, credenze, etc.
• Il terapeuta cerca di identificare i pattern, le reazioni abituali:
espressione delle emozioni eccessiva o insufficiente, movimento o
immobilità, cognizioni negative, pattern relativi a gestualità o
movimento.
• Il terapeuta osserva il cliente nel“qui e ora: in che modo si
organizza internamente in risposta alla narrazione? Come viene
espressa la memoria somaticamente?
Fay, 2004: Fisher, 2007Sensorimotor Psychotherapy Institute
5. Trasformare l’apprendimento
procedurale con l’attenzione focalizzata
e l’azione
•Notare le risposte ripetitive del cliente: cambiamenti nell’attivazione
autonoma, nel linguaggio del corpo, nelle tensioni, nei movimenti o nei
gesti
•Interrompere i pattern legati al trauma: fornire psicoeducazione sui
sintomi traumatici e sull’apprendimento procedurale, sfidare i vecchi
schemi incoraggiando la pratica di nuovi pattern
•Incoraggiare l’osservazione non giudicante di quei pattern come come
“attivanti” or “solo” esperienze di sensazioni corporee, apprezzare
l’apprendimento procedurale come una ‘risorsa per la sopravvivenza’
•Diventare curiosi e incoraggiare la curiosità del cliente su come il corpo
ricorda il trauma. Invitare il cliente a focalizzare la propria attenzione su
come il corpo risponde ora ai ricordi del trauma
Fisher, 2011
Sensorimotor Psychotherapy Institute
6. L’ingrediente chiave = la
Mindfulness
“Il cambiamento avviene scoprendo
come il cliente abitualmente organizza
l’esperienza in risposta a stimoli
specifici e poi cambiando
l’organizzazione dell’esperienza... Lo
‘strumento’che usiamo per scoprire e
poi (trasformare) l’organizzazione
abituale dell’esperienza è la
mindfulness.” Ogden, 2005
Sensorimotor Psychotherapy Institute
7. Abilità Mindfulness
• “Nota . . .”
• “Sii curioso, non giudicare. . . “
• “Notiamo semplicemente la reazione che
avviene dentro di te quando parliamo del tuo
fidanzato”
• “Nota la sequenza: eri a casa da solo, annoiato
e ti sentivi solo, poi hai cominciato ad agitarti, a
sentirti in trappola, e poi hai sentito che dovevi
assolutamente uscire di casa. . .”
• “Quale può essere stato l’evento attivante?
Torniamo a quel giorno, facciamo un passo
indietro” Fisher, 2004Sensorimotor Psychotherapy Institute
8. Incrementare la presenza mentale
(Mindful Awarness) e la consapevolezza
•La mindfulness (consapevolezza) in terapia dipende da
quanto il terapeuta riesce a diventare più consapevole:
rallentando il passo della conversazione e dei pensieri,
osservando senza interpretare, aiutando il paziente a portare
l’attenzione sul flusso dei pensieri, delle emozioni e delle
sensazioni corporee
•Coltivare la curiosità come accesso alla mindfulness:
“Possiamo essere curiosi della vergogna? E’così interessante
vederla apparire proprio ora…
•Osservare l’impatto sul corpo:“Nota cosa la vergogna fa
fare al tuo corpo….Stai più dritto o stai collassando? Hai più o
meno energia?”
Fisher, 2012
9. Distinguere Pensieri, Emozioni
ed Esperienze Corporee
Nei trattamenti tradizionali basati sulla parola, non sempre si
riesce a distinguere chiaramente cognizione, emozione e
risposte del corpo. Per esempio, quando il cliente dice , “Mi
vergogno”,
•Potrebbe rispecchiare una cognizione: “Penso di essere
difettoso, inadeguato”
•Potrebbe comunicare un’emozione: “sento un’emozione
dolorosa ”
•Potrebbe indicare una sensazione corporea: “mi sento
arrossire -un senso di malessere allo stomaco- voglia di
nascondermi” Fisher, 2007
10. Il terapeuta deve rispondere in modo
consapevole (mindful) ad affermazioni
che non sono mindful
Comunicazioni non
mindful:
“Mia mamma aveva dei confini terribili”
“Mi sento così arrabbiata quando i
miei confini vengono invasi”
“Mi sento una persona cattiva
quando metto dei confini ”
“Anche mio fratello tendeva a
invadere i miei confini...”
Risposte Mindful:
“Lo stai ricordando proprio ora? ”
“Da cosa ti accorgi di essere
arrabbiata?”
“Quindi c’è una convinzione,
‘Se dico No, sono una
persona cattiva?”
“Cosa succede quando lo
ricordi??”
Ogden, 2004; Fisher, 2006Sensorimotor Psychotherapy Institute, 2006
11. Aumentare la concentrazione
consapevole: offrire un ventaglio
di possibilità
•“Quando senti arrivare la vergogna, cosa succede? La
senti nel tuo stomaco? Sul viso? O più come un impulso
fisico?”
•“Quando senti quella rabbia, è più come un’energia? O
una tensione muscolare? O vuole fare qualcosa?”
•“Quando dici di non sentire ‘niente’, a cosa assomiglia
questo ‘niente’? Sembra ’ più calma,? O ottundimento?
O congelamento?” Ogden 2004
Sensorimotor Psychotherapy Institute
12. Rendere la mindfulness ancora
più semplice: fare domande
discordanti
•“Quel (pensiero/sentimento/azione) ti fa sentire
bene o male? E’ più piacevole o spiacevole?”
•“Quel pericolo lo senti come qualcosa che può
farti male dall’interno o dall’esterno?”
•“Quando pronunci quelle parole, ‘E’ colpa mia –
ci deve essere qualcosa di sbagliato in me’, ti fa
sentire meglio o peggio?”
Ogden 2004
Sensorimotor Psychotherapy Institute
13. Principi di trattamento della
Psicoterapia Sensomotoria
•La regolazione dell’arousal è un pre-requisito fondamentale per il
successo del trattamento. Quando l’attivazione del cliente è eccessiva
(iper) o insufficiente (ipo), il lobo frontale si disattiva istintivamente,
interferendo con la collaborazione terapeutica e l’integrazione. Qualunque
sia l’intervento utilizzato dal terapeuta, è necessario che regoli l’arousal del
cliente
•Mantenere ‘attivi’ i lobi frontali deve essere una priorità. Sia l’utilizzo
della mindfulness che della psicoeducazione rende il tutto più facile
•I pattern acquisiti attraverso l’apprendimento procedurale devono
essere identificati come i ‘colpevoli’ che mantengono ‘in vita’ il
‘trauma ’ all’interno del corpo del cliente. Che l’identificazione di questi
pattern venga condivisa con il cliente o meno, essi devono essere posti al
centro del trattamento terapeutico Fisher, 2010
14. Principi di trattamento della
terapia sensomotoria, cont.
•L’osservazione e la rottura degli schemi procedurali appresi deve
essere fatta senza disregolare il cliente! Se disregoliamo il cliente,
non ci potrà essere un nuovo apprendimento
•Quando osserviamo il cliente, dobbiamo sempre tenere presente che i
pattern di risposta abituali rappresentano una adattamento
creativo del passato alle esperienze traumatiche. Piuttosto che
diventare frustrati davanti a un cliente che non sente nulla, possiamo
diventare curiosi in merito a come lo ha aiutato a sopravvivere.
•Anche il comportamento autodistruttivo è visto come un tentativo
di soluzione non solo come un problema. L’ottundimento la messa in
atto, l’auto-critica, la vergogna sono tutte ‘risorse per la
sopravvivenza’. Fisher, 2010
16. Dopo la seduta,
“In seguito ho trovato che la seduta mi ha aiutato a
sentirmi più a mio agio nel fare il lavoro di volontaria
e anche nel delimitare i confini e dire cosa voglio
nelle relazioni personali. Il movimento fisico che
abbiamo praticato è rimasto con me e mi aiuta a
ricordare di centrarmi e di non sentirmi in dovere di
essere subito d’accordo con quello che le altre
persone suggeriscono. Ora faccio parte di un
programma di certificazione per musicisti di chiesa,
presiedo il comitato musicale della mia chiesa, e lì
sono un membro del gruppo che si occupa di
risolvere i conflitti.”
Annie
17. I pensieri che aumentano le nostre
risorse vs pensieri che ci privano delle
nostre risorse
•Alcuni dei nostri pensieri sono creativi, illuminanti, incoraggianti
ci danno una sensazione di espansione. Altri pensieri attivano delle
risposte corporee apprese in modo procedurale che ci «privano»
delle nostre risorse
•Un pensiero che aumenta le proprie risorse crea un senso di
maggiore vitalità, leggerezza dell’essere, solidità, senso di
confidenza, giocosità. Un pensiero che priva delle proprie risorse è
pesante, soffocante, paralizzante, ansiogeno e automatico
•I clienti possono imparare a porre attenzione ai pensieri e ad
etichettarli come “potenzianti “ o “depotenzianti” a partire dal loro
impatto sul corpo. I pensieri potenzianti possono essere esercitati, i
pensieri depotenzianti «lasciati andare»
Fisher, 2011
18. “Lasciar cadere il contenuto”
Un’importante abilità sensomotoria per diminuire la vergogna è
imparare a “lasciar cadere il contenuto” : spostare l’attenzione
dai pensieri, interpretazioni e sentimenti basati sulla vergogna e
invece focalizzarsi sulle sensazioni corporee o anche solamente su
stimoli esterni.
Per clienti consapevoli, lasciar cadere il contenuto e portare
l’attenzione all’interno sulla consapevolezza corporea può essere
molto regolante. Per clienti meno consapevoli o più instabili,
lasciar cadere il «contenuto» è possibile solo se possono
focalizzarsi su qualcosa di molto concreto , come i propri piedi.
Lasciar cadere il contenuto e focalizzarsi sul corpo mette alla
prova le credenze negative: le parole perdono il loro potere
Fisher, 2008
Sensorimotor Psychotherapy Institute
19. Riformulare la vergogna
•Sottolineando l’ipotesi neurobiologica che ogni sintomo
rappresenta una preziosa informazione su come il cliente sia
sopravvissuto, la vergogna può essere affrontata
riformulandola, e diventa un coraggioso tentativo di farcela in
un mondo pericoloso
•Fate attenzione a cosa il sintomo sta ancora cercando di
compiere adesso: Mantenere l’obbedienza? Combattere
rabbia e assertività? Impedire al cliente di andarsene “nel
mondo”? Cementare le relazioni rinforzando adattamento e
autosacrificio? Dobbiamo ammirare come la vergogna sia una
risorsa per la sopravvivenza!
Fisher, 2007
20. Dis-identificazione e riformulazione
Sintomi
e crisi
del paziente
Curiosità
consapevole
Rispecchiare
e
validare
riformulare
studiare la
finalità
difensiva
Paziente: “non
voglio nemmeno
che mi guardi-
ho troppa
vergogna- non
posso affrontare
nessuno”
Terapeuta:
“Possiamo lasciarci
incuriosire dalla
vergogna? Cosa
succede se la
guardiamo come
una ‘memoria
corporea’?
Terapeuta: “Noto
che quando la
vergogna fa si che tu
tenga la testa bassa,
diventi molto calmo e
ti impedisce di dire
una parola di troppo.
Molto intelligente!
Terapeuta:
“Lasciamoci
incuriosire ora:
quando la vergogna
ti porta giù, giù, giù
che cosa ottiene ?
Qual’e la sua
missione? E’così
potente!”
21. Combattere la vergogna
attraverso il corpo
•Se la vergogna è rinforzata o esacerbata da esperienze corporee
di collasso, perdita di energia, sensazioni di repulsione, impulso
a raggomitolarsi o ad allontanarsi, allora la vergogna può essere
mitigata cambiando la postura corporea
•Sia allungare la colonna vertebrale, che radicarsi con i piedi
a terra può aiutare a contrastare la vergogna. Se la testa del
cliente è abbassata o voltata, chiedere al cliente di portare la testa
eretta o di iniziare lentamente a voltare la testa e alzare il mento
può aumentare le sensazioni di sicurezza e confidenza. Se questi
movimenti risultano attivanti, possono essere eseguiti poco alla
volta nel tempo
Fisher, 2009
Sensorimotor Psychotherapy Institute
22. Usare le risorse corporee per
superare la vergogna
Risorse:
Respiro profondo o sospiro
Movimenti di orientamento
Il terapeuta chiude gli occhi
Allungare la spina dorsale
Mano sul cuore
“Lasciar cadere il
contenuto , praticare parole
nuove
Reazioni legate alla vergogna:
Arrossire
Testa distolta
Occhi chiusi:”sono invisibile”
Spina dorsale collassata
Giudizio, autocritica
Ruminazione vs sentirsi senza
valore
Ogden, 2000; Fisher, 2011Sensorimotor Psychotherapy Institute
23. Sperimentazione
consapevole=interventi non minacciosi
di cambiamento [Ogden, 1999]
•Piuttosto che dare suggerimenti o pianificare strategie di
coping, il terapeuta sensomotorio utilizza “esperimenti” per
provare nuove opzioni. L’atteggiamento sperimentale
incoraggia “tentativi” consapevoli (meditati) di nuove
abilità o risposte con un’osservazione non giudicante del
loro impatto.
•Gli esperimenti sono intrinsecamente mindful: sono condotti
senza investire in un particolare esito. E’ irrilevante che le
risposte siano “giuste” o “sbagliate”. Una volta deciso di
tentare un esperimento, il terapeuta e il cliente «conducono»
l’esperimento nello studio con l’intento primario di osservarne
gli effetti.
Sensorimotor Psychotherapy Institute
24. In un mondo pericoloso, è
adattivo compartimentalizzare
[Van der Hart, Nijenhuis & Steele, 2006]
“Parte della personalità
che va avanti con la
vita normale”
Parte della personalità
connessa al trauma
attaccamento:
Grido di aiuto
sottomissione:
collasso,
vergogna
congelamento:
paura
fuga:
evitamento
attacco:
Auto
-protezione
Fisher, 2006
25. I conflitti interni fra le parti
inaspriscono la vergogna
“Parte che va avanti
con la vita normale” Parte connessa al trauma
attaccamentoresacongelamentofugaattacco
Fisher, 2012Vita normale ristretta, evita visibilità,
vive una vita controllata dalla
vergogna
“sei debole, fai schifo,
stupido, fallito. . .”
Aumenta
l’ansia
sociale
“mi odio—
voglio farla
finita”
Cerca aiuto e
rassicurazione
senza successo
26. Insegnare ai clienti a usare la loro mente
saggia per portare speranza alle parti
Cervello sinistro: parte che va
avanti con la vita normale
Cervello destro: parte
della personalità emotiva o
limbica
Poichè la parte che va avanti con la vita
normale, spesso scambia la vergogna
come propria , questa personalità
connessa al cervello sinistro può
beneficiare della psicoeducazione per
rafforzare la propria empatia per la
parte che si vergogna
Quando le parti che provano vergogna
sentono di essere protette da una figura
più matura e più saggia, non sopno più
così disperate. Quando l’intensità delle
loro emozioni diminuisce diviene più
semplice, anche per loro, continuare a
condurre una vita normale
La corteccia prefrontale mediana ci da la
capacità di essere consapevoli in modo non
e perciò compassionevoli.
“mente saggia:”
Curiosa,
compassionevole,calma,
creativa, chiara,
coraggiosa
Fisher, 2012
27. Vantaggi clinici di lavorare con la
vergogna come una parte
•Quando riformuliamo la vergogna o l’odio per noi stessi o gli
schemi come «parte» del sé, noi interrompiamo le risposte di
vergogna apprese in modo automatico e rafforziamo la
curiosità.
•Il linguaggio delle parti rafforza la consapevolezza
(mindfulness): “Io” è la prima parola in un racconto di
vergogna, mentre il linguaggio delle parti incoraggia a notare
l’esperienza interiore.
•Se il cliente può notare la parte che contiene la vergogna e la
parte che giudica, c’è una parte che ‘vede’ queste altre parti
(ego che osserva). Ci possono essere anche parti che contengono
una visione più aggiornata di “chi” è veramente il cliente
28. Aiutare il cliente a relazionarsi alla
propria vergogna come al sentimento
di una parte bambina
•Cliente: “mi vergogno talmente tanto. Non voglio guardarti” .
Terapeuta: “Quindi, in questo momento, c’è una parte di te che
si vergogna perché mi hai detto qualcosa di molto personale.
Possiamo lasciarci incuriosire da questa parte che si
vergogna?”
•“C’è un’altra parte di te che umilia quella parte che si
vergogna? Una parte che giudica te o altre parti? O è la parte
che si vergogna che si ricorda di essere stata giudicata? ”
(Dove c’è una parte che si vergogna, generalmente c’è una parte
che la umilia.)
•Il lavoro del terapeuta è aiutare il cliente a ‘separarsi’ dalla
vergogna e a rinominarla come una parte bambina Fisher, 2011
29. Lavorare con le parti che
provano vergogna
•Vergogna: Il modo migliore per rivolgersi alla vergogna della
parte che prova vergogna è considerarla una risorsa corporea.
Esplorare il suo ruolo nella sopravvivenza del cliente: come è
stata utile per regolare la paura? O la rabbia? Non poteva riuscire a
fermare il persecutore, ma come ha protetto il bambino? Ha sostenuto
il bambino che doveva essere “visto ma non sentito”?
Credenze legate alla vergogna e al disprezzo per se stessi:
quando vengono riformulati come cognizioni legate alla
sopravvivenza contenuti dalle parti, le credenze basate sulla vergogna
perdono il loro potere. “In che modo ha aiutato la parte che si
vergogna a credere di essersi meritata l’abuso?” “Cosa sarebbe
potuto succedere se avesse creduto che lui era il colpevole? Che
cosa sarebbe potuto succedere? ”
Fisher, 2013
30. Creare relazioni fra il Sé adulto e
le parti
•Il trauma ci aliena da noi stessi e aliena le nostre parti tra loro.
Combattere la vergogna richiede di «accogliere» le parti che si
vergognano e provare una curiosità mindful nei confronti delle loro
emozioni, pensieri e impulsi.
•Farle rivivere rafforza naturalmente l’empatia nei loro
confronti: “Quanti anni potrebbe avere questa parte? Molto
giovane? Mezza età? Una teenager? Questa parte è di natura più
emotiva o razionale?”
•Man mano che la curiosità mette in discussione l’avversione
automatica verso le parti , permettendo al cliente di comprenderle
meglio, il terapeuta può formulare una domanda tipica del modello
IFS (Internal family System ) (Schwartz, 2001) : “E che cosa provi
per quella parte adesso?” Fisher, 2012
31. Creare relazione tra le parti, cont.
•“Cosa prova nei confronti di questa parte adesso?” (Schwartz,
2001) è una domanda che induce naturalmente a provare compassione,
verificando così se il cliente ha acquisito una consapevolezza mindful:
ha preso sufficientemente le distanze – in modo mindful – da
quella parte per poter provare curiosità o compassione nei suoi
confronti?
•Se il cliente risponde con ostilità, possiamo presumere che vi sia
ancora “mescolanza” (Schwartz, 2001) con una parte che giudica la
parte che si vergogna come “debole” o “vergognosa.” Se il cliente
risponde, “Sto male per lei” o “Voglio aiutarlo,” capiamo che una
relazione sta iniziando a formarsi.
•La chiave per instillare compassione per le parti che provano
vergogna è l’apprezzamento per il loro ruolo nella sopravvivenza
Fisher, 2012
32. Il Sistema di Impegno Sociale [Porges,
2005]
•Se il legame di attaccamento è sicuro, il soddisfacimento dei bisogni
e la formazione dell’identità hanno luogo nell’ambito del cosiddetto
“sistema di impegno sociale”
•Il sistema di impegno sociale è innato in ogni essere umano ed è
connesso al nervo vago, che regola i movimenti delle palpebre, dei
muscoli facciali, dei muscoli dell’orecchio medio, della laringe,
nonché dei muscoli che consentono di inclinare e girare la testa.
•Interagendo con il neonato in modo responsivo, il caregiver ne elicita
il sistema di impegno sociale o, in ogni caso, sfrutta al meglio ogni
occasione in cui quest’ultimo si attiva spontaneamente. Lo sviluppo
del sistema di impegno sociale del neonato dipende dalla capacità
del caregiver di stimolare e regolare, in modo interattivo, le
interazioni sociali
Ogden, 2006; Fisher, 2007
33. Aumentare la capacità di impegno
sociale nell’ambito della terapia, cont.
•Per stimolare il sistema di coinvolgimento sociale del cliente, il
terapeuta può servirsi dei muscoli alla base del sistema di
impegno sociale, accertandosi di utilizzare l’espressione facciale, i
movimenti della testa, l’intonazione della voce e lo sguardo per
attivare il sistema di impegno sociale del paziente.
•Quando è presente la vergogna , dobbiamo evitare di portare
l’attenzione direttamente a questi pattern e cercare invece di
usare i nostri corpi per regolare socialmente la vergogna. Ogni
volta che rispondiamo alla vergogna, all’autocritica o all’odio
modificando l’espressione o il linguaggio corporeo noi
determiniamo un cambiamento più grande rispetto a ciò che
potremo fare con le sole parole.
Ogden, 2004; Fisher, 2011
34. “Il terapeuta deve agire come una
corteccia ausiliaria e un regolatore
affettivo degli stati privi di regolazione
del paziente per fornire un ambiente
che faciliti la maturazione del sistema
di regolazione degli affetti del
paziente”
Schore, 2001
Regolare neurobiologicamente gli
stati di vergogna in psicoterapia
35. Essere un“regolatore
neurobiologico”
•Non significa che la responsabilità del terapeuta è
convincere il paziente a “non vergognarsi”
•Ciò che significa è che il terapeuta “regola” o
“ripara” la vergogna, proprio come un genitore sano
dovrebbe aver fatto: per esempio, esperimenti di entrare in
contatto con il paziente in modo da mitigare la vergogna, come il tono
di voce, livello di energia, empatia vs curiosità, fornire
psicoeducazione, attivare i lobi frontali, riformulare la vergogna come
attiva ed eroica
•Una regolazione neurobiologica efficace richiede di portare
più attenzione sul come stiamo affrontando la vergogna
piuttosto che alle parole o alle tematiche Fisher, 2009
36. Regolare neurobiologicamente
gli stati di vergogna
•Il cliente ha bisogno del nostro aiuto per ‘lasciar cadere il
contenuto’ invece di approvarlo? Nota che succede alla vergogna
quando chiedete al paziente di ‘lasciar cadere il contenuto’ e portate
l’attenzione ai suoi piedi
•Il cliente ha bisogno di aiuto nel cambiare di stato? Nota cosa
succede se usi l’umorismo?? o incoraggi il movimento?
•La vergogna è legata a eventi relazionali attivanti? Invitate il
cliente a raccogliere informazioni su ciò che attiva la vergogna e
su“ciò che compie la vergogna”?
•Il cliente ha bisogno di aiuto per dis-identificarsi da convinzioni
basate sulla vergogna? Utilizzate la psicoeducazione per abbassare
l’identificazione con le credenze ed evocare una maggiore curiosità
Fisher, 2010
37. Regolare neurobiologicamente
gli stati di vergogna, cont.
•Il cliente ha bisogno di modificare pattern autonomi o posturali che
rinforzano la vergogna? Usate le sedute terapeutiche per aiutare il
cliente a mettere in pratica nuovi pattern autonomi (SNA) o
posturali.
•Il cliente persiste con l’ansia perfezionistica, la colpa o la vergogna?
“Disturbate” l’ossessione della vergogna appresa proceduralmente
interrompendo empaticamente le ruminazioni. Non lasciate che il
cliente scavi sempre più a fondo nella vergogna. Usate esperimenti
per mettere in discussione, interrompere e re-indirizzare l’attenzione.
•Il cliente ha bisogno di aiuto per rilassare il perfezionismo?
Sperimentate facendo confusione o un errore durante le sedute di
terapia e studiate le risposte corporee o la memoria corporea.
Giocate a cambiare i pattern fisici. Fisher, 2010
38. Il Sistema di Impegno Sociale del
terapeuta, cont.
•Mentre i nostri“occhi scintillanti” comunicano al cliente che
intendiamo accogliere e dare importanza a ogni sua parte, la capacità
di quest’ultimo di guardare, a sua volta, le proprie parti più
giovani con «occhi scintillanti» inizia ad aumentare.
•Con il nostro aiuto, il Sé adulto del cliente può imparare ad ascoltare
le parti, favorendo l’integrazione della nostra empatia con una
comprensione delle parti «dall’interno»: «No, quella parte non ha
paura di essere sola; è la possibilità di essere rifiutata che la
spaventa.»
•Mentre la nostra espressione diviene più rilassata e il nostro
tono di voce più gentile, il cliente si «ammorbidisce» a sua volta,
rilassando il corpo e avvertendo una sensazione pervasiva di calore.
L’accettazione del terapeuta nei confronti del paziente permette a
quest’ultimo di accettare sé stesso. Fisher, 2012
39. Lavorare “Cervello con Cervello”
•Le esperienze di attaccamento precoce e di regolazione degli
affetti sono un esperienza del cervello destro, non un esperienza
verbale: il bambino è calmato dai toni caldi del genitore, è distratto
dalla giocosità, contenuto nel contatto degli sguardi.
•“Analizziamo” raramente gli stati di vergogna con un bambino:
parliamo un pochino di ciò che fa vergognare il bambino in quel
momento, ma la nostra attenzione è focalizzata nel cercare di
aiutare il bambino a cambiare stato: distraendolo, rassicurandolo,
confortandolo, dando informazioni
•Se possiamo sentirci a nostro agio con la terapia come “danza
diadica” piuttosto che “osservazione” possiamo trarre giovamento da
questa capacità. Quando siamo co-regolatori oltre che terapeuti,
raggiungiamo il corpo, la mente e il cuore
Fisher, 2011
40. “Sono convinta che si impara con la pratica.
Che si tratti di imparare a danzare facendo
esperienza di ballo oppure imparare a vivere
facendo esperienze di vita , il principio non
cambia …Praticare significa eseguire
ripetutamente, a dispetto di tutti gli ostacoli,
un qualche atto di visione, di fede di
desiderio. L’esercizio è un modo di invitare
ciò che si desidera.”
Martha Graham
La vergogna si supera attraverso
l’esercizio, non il riscatto
42. Trauma-Informed
Stabilization Treatment
Understanding Self-Harm, Suicidality and Addictive
Behavior from a trauma-informed perspective
Using the ‘Fragmented Selves’ treatment model,
participants will learn how to address suicide, self-harm,
and addiction as instinctive attempts by traumatized parts
of the personality to “flee” unbearable feelings and
impulses.
This training will be offered in a three-weekend format: the first two
weekends in Milano and the last in Armeno.
For more information or to register, email Dr. Fisher or go
to www.janinafisher.com
43. Cape Cod Institute Summer Series
“Healing the Fragmented Selves of Trauma
Survivors: Overcoming Self-Alienation”
Janina Fisher
August 20-24, 2018
Eastham, Massachusetts
A weeklong summer
seminar that meets from 9-
12:30 each morning,
leaving the afternoons free
to enjoy the beaches and
ponds of Cape Cod
To register, go to:
www.cape.org
44. For further information:
Janina Fisher, Ph.D.
5665 College Avenue, Suite 220C
Oakland, CA 94611 USA
DrJJFisher@aol.com
www.janinafisher.com
Sensorimotor Psychotherapy Institute
Pat Ogden, Founder and Director
www.sensorimotor.org