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Rete Carburanti - Convegno Nov14 su razionalizzazione e bonifiche
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Rete Carburanti venerdì 14 novembre 2014
di Gabriele Masini
Rete carburanti, l'accordo possibile
Uno scivolo per facilitare le bonifiche, non solo dal punto di vista
procedurale ma soprattutto per quanto riguarda la certezza dei costi, e
un'attuazione reale ed efficace delle regole sugli impianti incompatibili.
Sembrano questi i due punti minimi su cui potrebbe coagularsi un
consenso al tavolo ministeriale per la razionalizzazione della rete
carburanti.
Un anno fa, quando il ministero dello Sviluppo economico presentò
agli operatori il ddl sulla razionalizzazione, furono i rappresentanti dei retisti
a bloccarne l'iter, contrari all'introduzione di nuove fattispecie di
incompatibilità e all'introduzione di nuovi contributi per le chiusure. Un
anno dopo il ministero ha di nuovo chiamato tutti i protagonisti attorno a un tavolo. E, per quanto le
posizioni siano ancora distanti, alcune novità potrebbero facilitare la strada verso una soluzione
condivisa. A partire da quelle messe sul tavolo dal ministero.
Nell'ultimo anno sono state presentate 660 domande per l'accesso al Fondo indennizzi – e c'è
ancora tempo fino alla fine dell'anno per chiudere gli impianti e per i successivi sei mesi per fare
richiesta dei finanziamenti. Partiamo dunque da una base di almeno 660 impianti in meno. Si tratta
solo di un decimo dell'obiettivo di 5-7.000 impainti dichiarato dal ministero un anno fa, ma è pur
sempre un inizio. La secondo novità è il decreto che il ministero dell'Ambiente sta elaborando per
semplificare le procedure di bonifica dei punti vendita. La terza è il completamento dell'anagrafe degli
impianti, che consentirà al ministero di non procedere a tastoni e, anzi, di poter calibrare le misure su
una realtà molto articolata e differenziata.
Anche il mercato ha continuato a mandare segnali importanti, chiusure a parte. L'ultimo anno ha
visto andare in porto più di una transazione significativa, dall'acquisto della rete Erg in Sicilia da parte
della Grs Petroli all'operazione Ludoil-Italpetroli, dalla costituzione del consorzio Camelot
all'operazione Kupit-Shell, all'espansione di Repsol con la sparizione del marchio Fly. Cui nelle ultime
settimane si sono aggiunte le notizie provenienti dai bilanci delle compagnie. Eni e TotalErg
continuano a veder calare la propria quota di mercato e a perdere nel business della distribuzione,
mentre Saras torna ad aumentare volumi e guadagni vendendo agli indipendenti e a “rivenditori e
grossisti”. La stessa Erg, uscita completamente dalla raffinazione costiera, dal primo gennaio opera
con una propria società nel trading di greggi e prodotti petroliferi. Nei primi nove mesi dell'anno ha
acquistato e venduto circa 5 milioni di tonnellate. Mentre sono sempre più numerosi i piccoli
distributori con i conti in rosso.
Tornando al tavolo ministeriale, la dissonanza più rilevante è stata quella del Consorzio grandi
Reti, rappresentato da Giuseppe Gatti, che si è scagliato contro qualsiasi ipotesi di nuovo intervento
legislativo, sostenendo che, essendo le compagnie petrolifere “titolari” dell'80% della rete (tra impianti
di proprietà e convenzionati) la razionalizzazione è una questione che riguarda solo loro. Una
posizione più sfumata è stata invece assunta da Mario Vincenzi, vice presidente di Assopetroli per la
rete, in occasione di un convegno svoltosi la scorsa settimana a Padova su razionalizzazione e
bonifiche, organizzato dalla società di consulenza Golder Associates e da Assoindipendenti. Vincenzi
ha espresso l'auspicio che “sia possibile evitare una liberalizzazione selvaggia e accompagnare le
chiusure con un accordo unitario”. La chiave è nell'abbassare i costi delle bonifiche – oltre che le
procedure amministrative – e per questo Assopetroli ha chiesto al Mise di invitare al tavolo anche il
ministero dell'Ambiente per apportare le opportune modifiche al decreto in materia. I retisti
propongono una soluzione in due step: la messa in sicurezza dell'impianto con la rimozione delle
strutture di superficie e l'inertizzazione serbatoi, lasciando la vera e propria bonifica al momento di
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- 2. riutilizzo del sito. Senza, al contempo, introdurre nuovi contributi per le chiusure che, in un mercato
disastroso e senza margini, sarebbero “devastanti”. Quanto agli incompatibili, la proposta è quella di
cercare uno strumento cogente in collaborazione con le Regioni.
Sullo sfondo restano le questioni della moratoria sulle nuove aperture, che in molti vedrebbero
con favore ma che si scontra con le regole Ue sulla libertà di stabilimento; il nodo del “nero”, che
varrebbe il 10% del mercato e costituisce una concorrenza imbattibile per gli operatori onesti;
l'accesso dei retisti al mercato cargo, che però richiede l'aggregazione di operatori con volumi,
capillarità, esperienza e capacità finanziaria sufficiente.
Lo Stacco Italia ai minimi e la presenza di un numero elevatissimo di impianti con prezzi al di
sotto della media europea testimoniano che uno sforzo per rendere efficiente la rete si sta facendo,
anche se a costi elevatissimi per gli operatori. Nel contempo, la crisi dell'intera filiera richiede anche
una certa unità di intenti su fronti, come quello della fiscalità, che possono vedere tutti i protagonisti
sulla stessa lunghezza d'onda.
Detto tutto questo, nessun intervento potrà garantire una soluzione magica a tutti i problemi del
settore. Una volta finita la guerra dei prezzi, ormai allineati al ribasso, la differenza la farà la capacità
di ridare valore al brand, con la tecnologia, l'innovazione nei processi, la disponibilità di carburanti
alternativi, la qualità del servizio. Dopo la distruzione di valore di questi anni, è necessario cominciare
a ricostruire.
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