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AGCOM PUBBLICA I RISULTATI DELL’INDAGINE CONOSCITIVA
SUL SETTORE DELLA PRODUZIONE AUDIOVISIVA
Ernesto Apa e Fabiana Bisceglia
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) ha pubblicato il documento conclusivo
dell’indagine conoscitiva sul settore della produzione audiovisiva, avviata il 13 gennaio 2015 con Delibera n.
20/15/CONS e conclusa con Delibera n. 582/15/CONS.
L’indagine conoscitiva si riproponeva di effettuare una ricognizione del settore della produzione
audiovisiva, approfondendo le molteplici fasi del processo produttivo dell’opera audiovisiva nonché dei
meccanismi sottostanti al funzionamento del mercato. Quest’analisi ha permesso all’Autorità da un lato di
avere una maggiore comprensione del settore di riferimento, dall’altro di mettere meglio a fuoco le
principali problematiche del sistema.
Gli esiti sono stati resi pubblici il 25 febbraio 2016 con la pubblicazione, sul sito dell’AGCOM, di un report di
circa 170 pagine, recante una disamina articolata degli aspetti legali ed economici del settore. I soggetti che
maggiormente hanno contribuito all’indagine sono i rappresentanti dei due versanti del settore di
riferimento, ovvero produttori da un lato e fornitori di servizi di media audiovisivi dall’altro. Ne è emerso un
quadro complesso e variegato.
Secondo l’AGCOM, i produttori e i fornitori di servizi media audiovisivi operano in un mercato disomogeneo
a causa di diversi fattori: le condizioni strutturali tipiche del mercato nazionale di riferimento, i mutamenti
verificatisi nel contesto tecnologico in ragione dell’erompere della convergenza, le endemiche differenze
delle fasi produttive della catena del valore a seconda della natura, del formato e del genere del prodotto
audiovisivo preso in considerazione e, infine, il quadro normativo e regolamentare molto complesso e
frastagliato, caratterizzato da interventi plurimi a livello nazionale e comunitario. Questi fattori hanno
portato all’inadeguatezza, sottocapitalizzazione e scarsa propensione al rischio di diverse società operanti
nel settore.
I fornitori di servizi media audiovisivi ritengono che la causa principale di tali criticità sia da individuare
nell’eccessiva invasività del quadro normativo di riferimento, con particolare riguardo all’imposizione di
obblighi di investimento, suscettibili di alterare la capacità competitiva dei soggetti sul mercato. I
broadcaster, infatti, rilevano come gli obblighi di investimento siano calcolati su una base più ampia
rispetto a quanto strettamente previsto dalla normativa europea, mentre gli obblighi di programmazione
richiedano una revisione del sistema di sotto-quote previste per particolari tipologie di opere audiovisive
(per esempio i programmi destinati ai minori). Questo meccanismo delle sotto-quote, infatti, appare come
un retaggio del mondo analogico (per esempio le quote relative alla programmazione rivolta ai minori
sembrano essere non più necessarie da quando si sono diffusi i palinsesti tematici).
D’altro canto i produttori individuano la causa principale dell’attuale assetto del mercato nello squilibrio del
sistema di gestione dei diritti sulle opere prodotte, che vede l’attività creativa soccombere a vantaggio delle
dinamiche negoziali. Essi sottolineano la necessità di un ripensamento strutturale della disciplina relativa ai
diritti primari e secondari sulle opere audiovisive e sulla negoziazione delle stesse.
2/2
Le emittenti e i produttori, però, non hanno vedute discordanti su tutto, ma vi sono punti convergenti,
come l’inadeguatezza della regolamentazione della figura degli operatori cosiddetti “over-the-top” (OTT).
Entrambi ritengono che gli operatori OTT godano di un trattamento privilegiato rispetto agli altri, in quanto
oltre ad essere sottratti all’ambito di applicazione soggettivo della direttiva 2010/13/UE sui servizi di media
audiovisivi, c.d. “direttiva SMAV” (il riferimento è, evidentemente, agli OTT che non esercitano controllo
editoriale sui contenuti che distribuiscono), non essendo soggetti agli obblighi di programmazione e
investimento in opere europee, godono anche di un regime fiscale favorevole. Queste diversità portano alla
condivisa opinione delle parti che le risorse siano quindi diversamente ripartite, con un’alterazione nelle
dinamiche competitive.
L’indagine conoscitiva ha inoltre evidenziato con dovizia di particolari diversi aspetti della produzione
audiovisiva in generale, descrivendone le fasi di produzione, nonché la domanda e l’offerta del prodotto
audiovisivo. Nell’analizzare il mercato, l’indagine si è soffermata sui dati di bilancio e i costi della
produzione nazionale, prospettando anche soluzioni future alle criticità riscontrare, sia dal punto di vista
legislativo che regolamentare. L’AGCOM, però, ha tenuto conto anche dello scenario internazionale, quello
europeo in particolare, analizzando il modo in cui la direttiva SMAV sia stata recepita dagli stati membri,
adattata ai diversi contesti e quali impatti essa abbia avuto sui diversi mercati audiovisivi.
La comparazione coinvolge diversi paesi, quali Regno Unito, Francia, Spagna, Germania e ovviamente
l’Italia, soprattutto in relazione a come gli obblighi di investimento e programmazione in opere europee e
opere realizzate da produttori indipendenti siano stati recepiti.
L’AGCOM è consapevole della necessità di individuare un giusto bilanciamento tra le diverse esigenze degli
attori che si trovano ad operare nella filiera produttiva, al fine di garantire, da un lato, il pieno rispetto del
principio di libertà di iniziativa economica, favorendo dinamiche concorrenziali di incontro tra domanda e
offerta, e, dall’altro, di assicurare una sempre maggior diffusione delle opere prodotte a livello europeo. Un
tale equilibrio dovrebbe essere ricercato mediante un approccio legislativo semplificato e flessibile, che
coniughi il rispetto della tutela accordata alla produzione europea ed indipendente con le peculiarità del
settore televisivo odierno.
La matrice europea della direttiva SMAV non consente all’Autorità un’autonoma riforma del settore, ma la
Commissione europea ha iniziato una condivisa riflessione con la consultazione pubblica che si è conclusa il
30 settembre 2015, in vista di un intervento riformatore della direttiva medesima.
Per maggiori informazioni, di seguito il link al testo completo della delibera n. 582/15/CONS “Conclusione
dell'Indagine conoscitiva avviata con delibera n. 20/15/CONS sul settore della produzione audiovisiva”.

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  • 1. Via Rasella, 155 - 00187 Roma Via dell’Orso, 2 - 20121 Milano Tel +39 06 696661 Fax +39 06 69666544 Tel +39 02 722341 Fax +39 02 72234545 AGCOM PUBBLICA I RISULTATI DELL’INDAGINE CONOSCITIVA SUL SETTORE DELLA PRODUZIONE AUDIOVISIVA Ernesto Apa e Fabiana Bisceglia L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) ha pubblicato il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sul settore della produzione audiovisiva, avviata il 13 gennaio 2015 con Delibera n. 20/15/CONS e conclusa con Delibera n. 582/15/CONS. L’indagine conoscitiva si riproponeva di effettuare una ricognizione del settore della produzione audiovisiva, approfondendo le molteplici fasi del processo produttivo dell’opera audiovisiva nonché dei meccanismi sottostanti al funzionamento del mercato. Quest’analisi ha permesso all’Autorità da un lato di avere una maggiore comprensione del settore di riferimento, dall’altro di mettere meglio a fuoco le principali problematiche del sistema. Gli esiti sono stati resi pubblici il 25 febbraio 2016 con la pubblicazione, sul sito dell’AGCOM, di un report di circa 170 pagine, recante una disamina articolata degli aspetti legali ed economici del settore. I soggetti che maggiormente hanno contribuito all’indagine sono i rappresentanti dei due versanti del settore di riferimento, ovvero produttori da un lato e fornitori di servizi di media audiovisivi dall’altro. Ne è emerso un quadro complesso e variegato. Secondo l’AGCOM, i produttori e i fornitori di servizi media audiovisivi operano in un mercato disomogeneo a causa di diversi fattori: le condizioni strutturali tipiche del mercato nazionale di riferimento, i mutamenti verificatisi nel contesto tecnologico in ragione dell’erompere della convergenza, le endemiche differenze delle fasi produttive della catena del valore a seconda della natura, del formato e del genere del prodotto audiovisivo preso in considerazione e, infine, il quadro normativo e regolamentare molto complesso e frastagliato, caratterizzato da interventi plurimi a livello nazionale e comunitario. Questi fattori hanno portato all’inadeguatezza, sottocapitalizzazione e scarsa propensione al rischio di diverse società operanti nel settore. I fornitori di servizi media audiovisivi ritengono che la causa principale di tali criticità sia da individuare nell’eccessiva invasività del quadro normativo di riferimento, con particolare riguardo all’imposizione di obblighi di investimento, suscettibili di alterare la capacità competitiva dei soggetti sul mercato. I broadcaster, infatti, rilevano come gli obblighi di investimento siano calcolati su una base più ampia rispetto a quanto strettamente previsto dalla normativa europea, mentre gli obblighi di programmazione richiedano una revisione del sistema di sotto-quote previste per particolari tipologie di opere audiovisive (per esempio i programmi destinati ai minori). Questo meccanismo delle sotto-quote, infatti, appare come un retaggio del mondo analogico (per esempio le quote relative alla programmazione rivolta ai minori sembrano essere non più necessarie da quando si sono diffusi i palinsesti tematici). D’altro canto i produttori individuano la causa principale dell’attuale assetto del mercato nello squilibrio del sistema di gestione dei diritti sulle opere prodotte, che vede l’attività creativa soccombere a vantaggio delle dinamiche negoziali. Essi sottolineano la necessità di un ripensamento strutturale della disciplina relativa ai diritti primari e secondari sulle opere audiovisive e sulla negoziazione delle stesse.
  • 2. 2/2 Le emittenti e i produttori, però, non hanno vedute discordanti su tutto, ma vi sono punti convergenti, come l’inadeguatezza della regolamentazione della figura degli operatori cosiddetti “over-the-top” (OTT). Entrambi ritengono che gli operatori OTT godano di un trattamento privilegiato rispetto agli altri, in quanto oltre ad essere sottratti all’ambito di applicazione soggettivo della direttiva 2010/13/UE sui servizi di media audiovisivi, c.d. “direttiva SMAV” (il riferimento è, evidentemente, agli OTT che non esercitano controllo editoriale sui contenuti che distribuiscono), non essendo soggetti agli obblighi di programmazione e investimento in opere europee, godono anche di un regime fiscale favorevole. Queste diversità portano alla condivisa opinione delle parti che le risorse siano quindi diversamente ripartite, con un’alterazione nelle dinamiche competitive. L’indagine conoscitiva ha inoltre evidenziato con dovizia di particolari diversi aspetti della produzione audiovisiva in generale, descrivendone le fasi di produzione, nonché la domanda e l’offerta del prodotto audiovisivo. Nell’analizzare il mercato, l’indagine si è soffermata sui dati di bilancio e i costi della produzione nazionale, prospettando anche soluzioni future alle criticità riscontrare, sia dal punto di vista legislativo che regolamentare. L’AGCOM, però, ha tenuto conto anche dello scenario internazionale, quello europeo in particolare, analizzando il modo in cui la direttiva SMAV sia stata recepita dagli stati membri, adattata ai diversi contesti e quali impatti essa abbia avuto sui diversi mercati audiovisivi. La comparazione coinvolge diversi paesi, quali Regno Unito, Francia, Spagna, Germania e ovviamente l’Italia, soprattutto in relazione a come gli obblighi di investimento e programmazione in opere europee e opere realizzate da produttori indipendenti siano stati recepiti. L’AGCOM è consapevole della necessità di individuare un giusto bilanciamento tra le diverse esigenze degli attori che si trovano ad operare nella filiera produttiva, al fine di garantire, da un lato, il pieno rispetto del principio di libertà di iniziativa economica, favorendo dinamiche concorrenziali di incontro tra domanda e offerta, e, dall’altro, di assicurare una sempre maggior diffusione delle opere prodotte a livello europeo. Un tale equilibrio dovrebbe essere ricercato mediante un approccio legislativo semplificato e flessibile, che coniughi il rispetto della tutela accordata alla produzione europea ed indipendente con le peculiarità del settore televisivo odierno. La matrice europea della direttiva SMAV non consente all’Autorità un’autonoma riforma del settore, ma la Commissione europea ha iniziato una condivisa riflessione con la consultazione pubblica che si è conclusa il 30 settembre 2015, in vista di un intervento riformatore della direttiva medesima. Per maggiori informazioni, di seguito il link al testo completo della delibera n. 582/15/CONS “Conclusione dell'Indagine conoscitiva avviata con delibera n. 20/15/CONS sul settore della produzione audiovisiva”.