Parlare d'ambiente nella transizione verso un nuovo modello di sviluppo
1. “Parlare d’ambiente nella transizione
verso il nuovo modello di sviluppo”
Alessandro Bratti
Perugia 18 Maggio 2018
2. “Politiche di sostenibilità ambientale dell'Unione Europea”: INDICE
• La nascita dell’ambientalismo
scientifico
• I limiti della crescita e dell’economia
lineare
• Lo sviluppo sostenibile e gli accordi
internazionali
• Le politiche per il clima e il modello
energetico
• L’economia circolare
•Il Sistema delle Agenzie ambientali
3. Silent Spring (1961)
Il libro è frutto di un lavoro sul
campo e in laboratorio per valutare
gli impatti sino a quel momento
ignorati del uso massiccio del Ddt
in agricoltura.
Il titolo dell'opera, riferito al
decadimento nella popolazione di
volatili provocata dagli insetticidi, è
infatti uno dei casi emblematici di
come attraverso la catena
alimentare l'uso indiscriminato
della chimica può arrivare a
produrre effetti apparentemente
imprevedibili
4. Aurelio Peccei e il Club di Roma
(1968)
“La mia attività era varia,
interessante e
soddisfacente […] ciò non
pertanto, sentivo di non
esprimere veramente e
pienamente me stesso […]
Ero ben convinto che
bonificare un deserto o
erigere un’industria, […]
sono attività indispensabili.”
5. Aurelio Peccei e il Club
di Roma (1968)
“…Ma mi ero reso anche conto
che concentrare praticamente
ogni sforzo su progetti […]
specifici, mentre il contesto
più ampio in cui questi sono
inseriti […] si va rapidamente
deteriorando, poteva risolversi
in pura perdita.
Mi pareva che non sarei stato
in pace con me stesso se non
avessi almeno cercato di dire
che bisognava fare ancora
qualche cosa di più e di
diverso ….”
6. THE LIMITS OF GROWTH
(1972)
Oggi, a distanza di
quaranta anni, è evidente
l'attualità delle questioni
sollevate in quel rapporto.
Con il senno di poi,
sosteneva nel 2000 lo
studioso di economia
energetica Matthew
Simmons, “The Club of
Rome turned out to be
right. We simply wasted 30
important years by
ignoring this work”
8. LA COMMISSIONE
BRUNDTLAND (1987)
Nel 1983, in seguito a una
risoluzione dell’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite,
fu istituita la Commissione
mondiale per l’ambiente e lo
sviluppo, che aveva l’obiettivo
di elaborare un “agenda
globale per il cambiamento”.
La Commissione era
presieduta dalla norvegese
Gro Harlem Brundtland, e nel
1987 pubblicò un rapporto, il
Rapporto Brundtland, che
introduce la teoria dello
sviluppo sostenibile.
9. SVILUPPO SOSTENIBILE
Our Common Future
(1987)
Lo sviluppo sostenibile
è quello sviluppo che
soddisfa i bisogni
attuali, senza
compromettere la
possibilità di
soddisfare i bisogni
delle generazioni
future.
10. SVILUPPO SOSTENIBILE
• Dimensione
ambientale,sociale ed
economica
• Visione di lungo
termine(Generazioni future)
• Qualità della vita
• Equità/Opportunità (inter,
intra)
• Prevenzione
• Approccio sistemico ai
problemi e alle risposte
11. SVILUPPO SOSTENIBILE
Nuovo paradigma: non
più un’economia
basata su 2 parametri:
il lavoro e il capitale ma
un economia ecologica
che riconosce
l’esistenza di tre
parametri:il lavoro, “il
capitale naturale”, e il
“capitale prodotto
dall’uomo”
12. Sviluppo sostenibile
Capitale naturale: l’insieme
dei sistemi naturali (mari,
fiumi, laghi, foreste, flora,
fauna, territorio) ma anche
i prodotti agricoli, della
pesca, della caccia e il
patrimonio artistico
culturale presente nel
territorio
.
14. La Conferenza di Rio de
Janeiro
Nel 1992 gran parte
delle nazioni del pianeta
si riunisce a Rio de
Janeiro dove vengono
presi in considerazione i
problemi che lo sviluppo
delle società occidentali
sta creando
15. I documenti approvati a Rio (1992)
La dichiarazione di
Rio
L’Agenda 21
La Convenzione
sulla Biodiversità
La Convenzione sul
Clima
I principi della
foresta.
16. Integrazione fra ambiente e sviluppo.
Dichiarazione di Rio(1992)
Equità ambientale
intergenerazionale.
Soddisfacimento dei bisogni
primari dell’umanità.
Principio precauzionale
Responsabilità comune, ma
differenziata (secondo i danni
provocati e secondo le
disponibilità economiche).
Concertazione e consenso.
Riduzione delle disparità
economiche, cooperazione.
Prevenzione.
17. The Seventh Environmental Program (2012-2020)
“Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta “
1.proteggere, conservare e
migliorare il capitale naturale
dell’Unione; 2. trasformare
l’Unione in un’economia a basse
emissioni di carbonio, efficiente
nell’impiego delle risorse, verde
e competitiva; 3. proteggere i
cittadini dell’Unione da pressioni
legate all’ambiente e da rischi
per la salute e il benessere; 4.
sfruttare al massimo i vantaggi
della legislazione dell’Unione in
materia di ambiente
migliorandone l’attuazione; 5.
migliorare le basi di conoscenza
e le basi scientifiche della
politica ambientale dell’Unione
18. The Seventh Environmental Program (2012-2020)
“Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta “
6. garantire investimenti a
sostegno delle politiche in
materia di ambiente e
clima e tener conto delle
esternalità ambientali; 7.
migliorare l’integrazione
ambientale e la coerenza
delle politiche; 8.
migliorare la sostenibilità
delle città dell’Unione; 9.
aumentare l’efficacia
dell’azione unionale
nell’affrontare le sfide
ambientali e climatiche a
livello internazionale
19. Le politiche per il Clima (1992)
La Convenzione sul
clima affronta invece
il tema dei CFC, i cui
livelli attuali sono
decisamente inferiori
a quelli di allora, e
quello dei
cambiamenti climatici
determinati
dall’aumento dei gas
serra
20. Il Protocollo di Kyoto al 2009
ll protocollo è
diventato vincolante a
livello internazionale
il 16 febbraio 2005 in
seguito al deposito
dello strumento di
ratifica da parte della
Russia. In Italia la
ratifica avviene nel
2002
21. Da Kyoto a Parigi (2015)
L'obiettivo di fermare il
riscaldamento “ben al di sotto dei
2 °C” dai livelli preindustriali ma
cita anche la volontà di contenerlo
entro gli 1,5 °C;
Gli impegni nazionali saranno
rivisti ogni 5 anni, ma solo per
renderli più ambiziosi; sempre ogni
5 anni si farà il punto sui progressi
fatti;
Si rafforza il meccanismo Loss &
Damage, cioè le compensazioni
economiche per aiutare in Paesi in
via di sviluppo in mitigazione e
adattamento: i 100 miliardi di
dollari all'anno saranno solo una
base di partenza.
22. Crisi economica e crisi climatica: un
nuovo modello di sviluppo
“Tuttavia, se guardiamo
contemporaneamente a tutte
e tre queste sfide,
apparentemente intrattabili,
possiamo vedere un filo
comune che le collega,
profondamente ironico nella
sua semplicità: la nostra
pericolosa ed eccessiva
dipendenza dai combustibili
fossili è al cuore di tutt’e tre
queste sfide: la crisi
economica, ambientale e
della sicurezza nazionale”Al
Gore (2008)
23. Un nuovo modello di sviluppo: la “green economy”
Secondo la definizione
della Commissione
Europea la green economy
è “un’economia che genera
crescita, crea lavoro e
sradica la povertà
investendo e
salvaguardando le risorse
del capitale naturale da cui
dipende la sopravvivenza
del nostro pianeta”
24. Un nuovo modello di sviluppo: la “green economy”
L'UNEP considera la green
economy un’economia a
basse emissioni di anidride
carbonica, efficiente
nell’utilizzo delle risorse e
socialmente inclusiva, che
produce benessere umano
ed equità sociale,
riducendo allo stesso
tempo i rischi ambientali.
25. Perché una nuova Politica Energetica
Europea ?
▪ In teoria:
Ridurre la
dipendenza
energetica
dell’Europa
Ridurre le emissioni
(i cambiamenti
climatici)
Certo non a ridurre i
prezzi dell’energia
(lo dice anche la
Commissione)
26. Perché una nuova Politica Energetica
Europea ?
In potenza …
Una nuova
rivoluzione industriale
“verde” per l’Europa a
partire dall’energia e
dall’ambiente
28. Perché una nuova Politica Energetica
Europea ?
L’impegno dell’UE a
trasformare l’Europa in
un’economia dal profilo
energetico altamente
efficiente e a basse
emissioni di CO2, ha
trovato conferma nella
strategia “Europa 2020
per una crescita
intelligente, sostenibile
e inclusiva” , approvata
dal Consiglio europeo
del giugno 2010
29. Perché una nuova Politica Energetica
Europea ?
Il Consiglio ha inserito
l’energia tra i settori
d’intervento prioritari
integrandovi gli
obiettivi UE fissati dal
pacchetto clima-
energia per il 2020:
ridurre le emissioni di
gas a effetto serra del
20%, aumentare la
quota di energie
rinnovabili al 20% e
migliorare l'efficienza
energetica del 20%.
30. !30
Obiettivi paese
Paesi
Quota di FER sui
consumi finali Δ 2005 -
2020
Paesi
Quota di FER sui
consumi finali Δ 2005 -
2020
2005 2020 2005 2020
Regno Unito 1,3% 15% 13,7% Malta 0,0% 10% 10,0%
Danimarca 17,0% 30% 13,0% Finlandia 28,5% 38% 9,5%
Irlanda 3,1% 16% 12,9% Svezia 39,8% 49% 9,2%
Francia 10,3% 23% 12,7% Slovenia 16,0% 25% 9,0%
Germania 5,8% 18% 12,2% Ungheria 4,3% 13% 8,7%
Italia 5,2% 17% 11,8% Lituania 15,0% 23% 8,0%
Paesi Bassi 2,4% 14% 11,6% Polonia 7,2% 15% 7,8%
Spagna 8,7% 20% 11,3% Rep. slovacca 6,7% 14% 7,3%
Grecia 6,9% 18% 11,1% Lettonia 34,9% 42% 7,1%
Belgio 2,2% 13% 10,8% Estonia 18,0% 25% 7,0%
Austria 23,3% 34% 10,7% Repubblica ceca 6,1% 13% 6,9%
Portogallo 20,5% 31% 10,5% Bulgaria 9,4% 16% 6,6%
Cipro 2,9% 13% 10,1% Romania 17,8% 24% 6,2%
Lussemburgo 0,9% 11% 10,1% Ue 8,5% 20% 11,5%
31. Meno energia dai fossili
Il quadro per il clima e
l’energia 2030 fissa tre
obiettivi principali :una
riduzione almeno del 40%
delle emissioni di gas a effetto
serra (rispetto ai livelli del
1990) una quota almeno del
27% di energia rinnovabile un
miglioramento almeno del 27%
dell'efficienza energetica . Il
quadro è stato adottato
nell'ottobre 2014 e si basa su
il pacchetto per il clima e
l’energia 2020.
32. tabella di marcia verso un'economia
competitiva a basse emissioni di carbonio nel
2050 (COM(2011)112)
rappresenta
un’ulteriore
contributo per
raggiungere, in
maniera
economicamente
sostenibile, l’obiettivo
di riduzione di CO2
dell’80-95%.
33. Obiettivi Europa Solare 2050
Ridurre le emissioni di anidride carbonica
del 80-100%
energie rinnovabili all’ 80-100% sul
consumo finale
costerà 256 euro a famiglia ogni anno
Rinnovabili
Nucleare
Combustibili
fossili
ROAD-MAP AL 2050
European Climate Foundation
34. Economia circolare
Economia circolare, in
cui i materiali e l'energia
utilizzati per fabbricare i
prodotti mantengono il
loro valore il più a lungo
possibile, i rifiuti sono
ridotti al minimo e si
utilizzano quante meno
risorse possibili
!34
35. Economia circolare
Il pacchetto è composto
dalla comunicazione
“L'anello mancante -
Piano d'azione
dell'Unione europea per
l'economia circolare
COM(2015) 614 fin con
annesso crono
programma,
accompagnata da
proposte legislative
!35
36. Economia circolare
Sul versante dell’occupazione
:Worldwide Responsible
Accredited
Production (WRAP). in attività
connesse con l’economia
circolare
(riparazioni, rifiuti e ricilaggio,
settori noleggio e leasing)
sono già
impiegate almeno 3.4 milioni
di persone.
!36
37. Economia circolare e lavoro
Entro il 2030, la
diffusione dell’economia
circolare ha il
potenziale per creare da
1.2 a 3 milioni di posti di
lavoro in Europa e di
ridurre i disoccupati
dalle 250.000 alle
520.000 unità
!37
38. Il Sistema Nazionale a rete per la protezione dell'ambiente (SNPA)
•Sito ISPRA: sezione SNPA
•Contesto: L. 132/16
•Obiettivi, Vision e Mission
•Il nuovo Programma Triennale
(2018-20)
•Consiglio SNPA
•Regolamento
•Tavoli Istruttori del Consiglio (TIC)
39. Perché i “controlli ambientali “ sono determinanti per le politiche
di green economy
Tutela dell’ambiente e contrasto agli illeciti ambientali
Semplificazione e tutela per Imprese virtuose e innovative
Legge 68/2015 Ecoreati (parte VI)
Legge Madia legge 7 agosto 2015, n.
124 (Nuova struttura dentro Arma
Carabinieri per Tutela ambientale,
gestione biodiversità , controlli
ambientali e lotta alla contraffazione)
controlli “ex
post”
controlli “ex
ante”: VIA-AIA
Legge riforma Agenzie ambientali
(Lepta) 132/2016
Unificazione in unico Ente
Amministrazione attiva e supporto
tecnico: Legge regionale ER L
13/2015