2. Il 1945 ruolo nuovo dell’intellettuale
(orientamento gramsciano)
Nuovo legame tra politica e cultura
Periodizzazione tra l’immediato dopoguerra
(Uomini e no, Cristo si è fermato…) ai primi anni
Cinquanta
Polemica contro l’ermetismo
Una corrente spontanea, “involontaria” (Calvino)
3. Luchino Visconti, Giuseppe De Santis e Marcello Pagliero. Giorni di Goria
(1945): gli avvenimenti che portarono alla liberazione di Roma tra i quali vi
sono la strage delle Fosse Ardeatine
https://www.youtube.com/watch?v=3EiwkxNw0zo (min. 2°’)
Rossellini, Roma città aperta (1945)
https://www.youtube.com/watch?v=f_OesvC9M1A&index=6&list=PL1hyl-
6PVnGd14Jj1um-rYM3NMxmmm5BJ: l’eroe (comunista o sacerdote)
Rossellini, Paisà (1946) Episodio di Firenze
https://www.youtube.com/watch?v=qkc405kry8g (cfr. Min 10’)
De Sica, Sciuscià (1946)
https://www.youtube.com/watch?v=XgJt5Xz7FJM&list=PL12638F2BC569331
9&index=1 (cfr. Min. 4’)
Visconti, La terra trema – Episodio del mare (1948)
https://www.youtube.com/watch?v=Wjl8uFYrbhA
4. Limiti del neorealismo: apologia e
oleografia della resistenza
Personaggi eroi in un mondo permeato
dall’ideologia (fascisti vs comunisti)La
terra trema vs Rocco e i suoi fratelli
I nuovi equilibri del ’48 (Marshall-Patto
Atlantico-etc.) crisi del cinema neorealista
5. Il Politecnico: dal
settimanale al
mensile
Richiamo all’eclettismo enciclopedico
dell’omonima testata di Cattaneo
Intento divulgativo antiaccademico
(settimanale)
La polemica di Vittorini con Alicata e
Togliatti e la rottura
Vs la rivista «Società» (1945)di Bilenchi,
Luporini, Chiesi: espressione della
politica culturale del PCI (educazione del
proletariato; crescita/rivoluzione del
movimento operaio)
6. Origine siciliana
Firenza: la frequentazione degli ambienti del
“fascismo di sinistra” ; «Solaria»
Svolta dopo la Guerra in spagna (’36-’39)
L’esperienza di Americana (1941) con Pavese
Conversazione in Sicilia: gli astratti furori
«Il Politecnico»: cfr. art. “Una nuova cultura”
Uomini e no: l’esperienza della Resistenza
Gli anni Sessanta: «Il menabò»
7. critica al linguaggio critico dell’accademia
(divulgativo e democratico);
critica all’isolamento intellettuale;
posizione politica “imprecisa”: contro il canone
ufficiale del «realismo socialista», contro le tesi
zdanoviane (realismo prescrittivo e di ispirazione
pedagogica contro gli eccessi di individualismo e
falsificazione della realtà)
«Il Contemporaneo» (1954): Levi è accusato di
qualunquismo, Alvaro di egocentrismo lirico-
decadente, stesso vale per Pavese; Vittorini è
defnitp inaffidabile ideologicamente e Pasolini un
irrazionalista
8. La prima
edizione
L’esperienza della guerra
partigiana a Milano (esp.
autobiografica— Varese 1944)
Il titolo l’argomento del
romanzo
Confronto tra uomini e “non
uomini” (i nazisti)
Berta e Enne 2 un partigiano
problematico
L’alternanza dei tondi (114) e dei
corsivi (29)
Terza persona / prima persona
La scena finale: la speranza nel
non gesto dell’operaio
9. La nota finale
«Il titolo italiano di questo romanzo Uomini e
no significa esattamente che noi, gli uomini,
possiamo anche essere “non uomini”. Mira
cioè a ricordare che vi sono, nell’uomo, molte
possibilità umane. Ma non divide l’umanità in
due parti, una delle quali sia tutta umana e
l’altra tutta inumana.»(Lettera a M. Arnaud)
10. L’uomo, si dice. E noi pensiamo a chi cade, a chi è
perduto, a chi piange e ha fame, a chi ha freddo, a
chi è malato, e a chi è perseguitato, a chi viene
ucciso. Pensiamo all’offesa che gli è fatta, e la dignità
di lui. Anche a tutto quello che in lui è offeso, e
ch’era, in lui, per renderlo felice. Questo è l’uomo. Ma
l’offesa che cos’è? È fatta all’uomo e al mondo. Da chi
è fatta? E il sangue che è sparso? La persecuzione?
L’oppressione? Chi è caduto anche si alza. Offeso,
oppresso, anche prende su le catene dai suoi piedi e
si arma di esse: è perché vuol liberarsi, non per
vendicarsi. Questo anche è l’uomo. […] Ma l’offesa in
se stessa? È altro dall’uomo? È fuori dall’uomo?
11. Questo è il punto in cui sbagliamo.
Noi presumiamo che sia nell’uomo solo quello che è
sofferto, e che in noi è scontato. Aver fame. Questo
diciamo che è nell’uomo. Aver freddo. E uscire dalla fame,
lasciare indietro il freddo, respirare l’aria della terra, e
averla, avere la terra, gli alberi, i fiumi, il grano, le città,
vincere il lupo e guardare in faccia il mondo. Questo
diciamo che è nell’uomo.
[…] Ma l’uomo può anche fare senza che vi sia nulla in lui,
né patito, né scontato, né fame, né freddo, e noi diciamo
che non è l’uomo.
Noi lo vediamo. È lo stesso del lupo. Egli attacca e offende.
E noi diciamo: questo non è l’uomo. Egli fa con freddezza
come fa il lupo. Ma toglie questo che sia l’uomo? Noi non
pensiamo che agli offesi. O uomini! O uomo! Appena vi sia
l’offesa, subito noi siamo con chi è offeso, e diciamo che è
l’uomo. Sangue? Ecco l’uomo. Lagrime? Ecco l’uomo. E chi
ha offeso che cos’è? Mai pensiamo che anche lui sia
l’uomo.
13. Una risposta alla crisi dell’estetica realistica e
dell’impostazione storicistica
opposizione alla tradizione ermetico-novecentesca
ritorno a Pascoli per “l’abbassamento linguistico” (63);
poetica degli oggetti
contro il neorealismo (impegno storicistico) vs militanza
Piccola antologia neo-sperimentale : Sanguineti vs Pasolini
contro
Pasolini contro lo sperimentalismo fine a se stesso
segna la fase di trapasso (1955-1959): dall’impegno alla
crisi del 1956 all’avvento del neocapitalismo
La fine della rivista (1959): legata a soluzioni
preindustriali: eclettismo, letterarietà, mancanza di
“gruppo” di critici, mancata produzione di opere collettive,
antologie
15. 1934: il Congresso degli Scrittori Sovietici di
Mosca
Lo Zdanovismo (1945-1954)
I principi del Realismo socialista:educare i
lavoratori secondo gli ideali del partito -
grande guerra patriottica, il futuro glorioso
dell'Urss e la vittoria del Comunismo
16. “Fa peccato grave e non può essere assolto
1) Chi è iscritto al Partito Comunista.
2) Chi ne fa propaganda in qualsiasi modo.
3) Chi vota per esso e per i suoi candidati.
4) Chi scrive, legge e diffonde la stampa comunista.
5) Chi rimane nelle organizzazioni comuniste: Camera del Lavoro,
Federterra, Fronte della Gioventù, CGIL, UDI, API, ecc…
È scomunicato e apostata
Chi, iscritto o no al Partito Comunista, ne accetta la dottrina atea e
anticristiana; chi la difende e chi la diffonde. Queste sanzioni sono
estese anche a quei partiti che fanno causa comune con il comunismo.
Decreto del Sant'Uffizio - 28 giugno 1949
N.B. Chi in confessione tace tali colpe fa sacrilegio: può invece essere
assolto chi sinceramente pentito rinuncia alle sue false posizioni. ”
18. L’utopia della letteratura nazional-popolare
(ideale gramsciano)
Il superamento del Neorealismo attraverso il
passaggio dalla Cronaca (obiettività del
documento) alla Storia (giudizio dell’autore)
Il personaggio tipico: il momento in cui il
proletariato incontra il socialismo e appronta gli
strumenti della sua lotta (coscienza di classe)
vs eroe tipico (real. zdanivista)le “debolezze” di
Metello
La premessa: le ambizioni di tipicità (64), il
problema del giudizio sul mondo attuale,
l’esistenza di valori indistruttibili dell’uomo (67)
19. Il riferimento al realismo ottocentesco:
popolarità e forza-oggettivante del passato
Il tono saggistico
Lo stile popolare: Il calco del parlato, sintassi
semplice, iterazione, similitudine prevale
sulla metafora, uso del dialetto ridotto al
minimo
20. Carlo Salinari, in “Il
Contemporaneo”, 12 febbraio 2015
Carlo Muscetta, in “Società”, agosto
1955
“Questo romanzo
segna nella nostra
narrativa
contemporanea, la fine
del neorealismo o, per
essere precisi, la fase
di sviluppo del
neorealismo in
realismo”
“Metello agisce più in
camera da letto che
alla Camera del Lavoro”
22. La lingua: il romanesco
Lo scenario: la borgata
L’intreccio: il pastiche (l’avventura)
dispersione narrativa
L’azione: dal dopoguerra (estate ‘46) - al 50
(cap. V) – anni 60 (finale)
RdV: romanzo romano Roma non è
semplice ambientazione ma soggetto
narrativo che si “incarna nei personaggi”
28. La tradizione Otto-novecentesca:
Visione oggettiva, dall’alto (Manzoni-
Flaubert)
Regressione allo stato del personaggio, dal
basso (Verga)
Costruzione irregolare per “blocchi” (Proust)
Pastiche linguistico (Gadda)
Dove si trova il narratore? L’effetto di realtà
(vs realismo) nasconde l’occhio (e il giudizio)
del narratore
29. Prospettiva dall’alto: zozzeria-verminaio-
formicolava
Prospettiva dal basso:
«“A Marcè, bada, a marcé”. Era quel fijo de na
mignotta del riccetto con degli amici.»
30. L’azione di Riccetto: dalla moralità
all’immoralità vs formazione e vs sviluppo
(vs Agostino e L’isola di Arturo)
Riccetto personaggio tipico: “prodotto” del
genocidio culturale che Pasolini coglie nelle
borgate dal ’55 al ’63
Cap, IX: il rientro alla borgata di Donna
Olimpia: una “crisi di presenza”
Gli scarti, i materiali in disuso: correlativi
oggettivi dei ragazzi
L’idea del possesso borghese è capovolta il
denaro non viene mai capitalizzato
31. Dirò subito, e l’avrete già intuito, che la mia tesi è molto più
pessimistica, più acremente e dolorosamente critica di quella di
Napolitano. Essa ha come tema conduttore il genocidio: ritengo
cioè che la distruzione e sostituzione di valori nella società
italiana di oggi porti, anche senza carneficine e fucilazioni di
massa, alla soppressione di larghe zone della società stessa. C’è
già nel Manifesto di Marx un passo che descrive con chiarezza e
precisione estreme il genocidio ad opera della borghesia nei
riguardi di determinati strati delle classi dominate, soprattutto
non operai, ma sottoproletari o certe popolazioni coloniali. Oggi
l’Italia sta vivendo in maniera drammatica per la prima volta
questo fenomeno: larghi strati, che erano rimasti per così dire
fuori della storia - la storia del dominio borghese e della
rivoluzione borghese - hanno subito questo genocidio, ossia
questa assimilazione al modo e alla qualità di vita della
borghesia.
Come avviene questa sostituzione di valori? Io sostengo che oggi
essa avviene clandestinamente, attraverso una sorta di
persuasione occulta.[…]
32. C’è un determinato modello di vita messo lì di
soppiatto dal potere, al quale soprattutto i
giovani, e più ancora i ragazzi, che vivono nella
strada, si adeguano rapidamente. Essi hanno
perduto il loro antico modello di vita, quello che
realizzavano vivendo e di cui in qualche modo
erano contenti e persino fieri anche se implicava
tutte le miserie e i lati negativi che c’erano ed
erano - sono d’accordo - quelli qui elencati da
Napolitano: e adesso
cercano di imitare il modello nuovo messo lì dalla
classe dominante di nascosto
33. Perché questa tragedia in almeno due terzi d’Italia? Perché
questo genocidio dovuto all’acculturazione imposta
subdolamente dalle classi dominanti? Ma perché la classe
dominante ha scisso nettamente «progresso» e «sviluppo». Ad
essa interessa solo lo sviluppo, perché solo da lì trae i suoi
profitti. Bisogna farla una buona volta una distinzione drastica
tra i due termini: «progresso» e «sviluppo». Si può concepire uno
sviluppo senza progresso, cosa mostruosa che è quella che
viviamo in circa due terzi d’Italia; ma in fondo si può concepire
anche un progresso senza sviluppo, come accadrebbe se in certe
zone contadine si applicassero nuovi modi di vita culturale e
civile anche senza, o con un minimo di sviluppo materiale.
Quello che occorre - ed è qui a mio parere il ruolo del partito
comunista e degli intellettuali progressisti - è prendere
coscienza di questa dissociazione atroce e renderne coscienti le
masse popolari perché appunto essa scompaia, e sviluppo e
progresso coincidano
34. È in corso nel nostro paese, come ho detto, una
sostituzione di valori e di modelli, sulla quale hanno avuto
grande peso i mezzi di comunicazione di massa e in primo
luogo la televisione. Con questo non sostengo affatto che
tali mezzi siano in sé negativi: sono anzi d’accordo che
potrebbero costituire un grande strumento di progresso
culturale; ma finora sono stati, così come li hanno usati,
un mezzo di spaventoso regresso, di sviluppo appunto
senza progresso, di genocidio culturale per due terzi
almeno degli italiani.[…]
Di fatto, avveniva invece, almeno a livello inconscio, un
profondo processo di laicizzazione, che consegnava le
masse del centro-sud al potere dei mass-media e
attraverso questi all’ideologia reale del potere:
all’edonismo del potere consumistico
35. Quando vedo intorno a me i giovani che stanno
perdendo gli antichi valori popolari e assorbono i
nuovi modelli imposti dal capitalismo, rischiando così
una forma di disumanità, una forma di atroce afasia,
una brutale assenza di capacità critiche, una faziosa
passività, ricordo che queste erano appunto le forme
tipiche delle ss: e vedo così stendersi sulle nostre
città l’ombra orrenda della croce uncinata. Una
visione apocalittica, certamente, la mia. Ma se
accanto ad essa e all’angoscia che la produce, non vi
fosse in me anche un elemento di ottimismo, il
pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro
tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a
parlare
36. Il dominio dell’avventura vs la costruzione
per episodi
37. La forma della città (1973)
https://www.youtube.com/watch?v=btJ-
EoJxwr4
Orte: min. 1’-6’; 9’-fine
Sabaudia: min. 11’- fine
39. Ia censura
la confusione delle coscienze:
l’eroe vile (La grande guerra-Il generale
Della Rovere, 1959 )
L’intellettuale smarrito (La dolce vita, 1960)
https://www.youtube.com/watch?v=tq3_Qidl
x50
L’antiapologia del proletariato (Rocco e i
suoi fratelli, 1960)
40. «Il Verri» di Anceschi (1956)
polemica antiermetica e antineorealistica
confluiscono Sanguineti, Pagliarani, Giuliani
la scelta del campo linguistico come perno
della sperimentazione poetica
ritorno alla cosa (poesia che vive nelle
relazione con la poesia stessa e con le altre
attività umane:
doppia relazionalità della poesia: con le
attività umane ma anche con la poesia
stessarapporto di tipo autoriflessivo
41. Menabò, n.2
Una collana-rivista: 10
numeri, a cadenza imprecisa
su temi generali e non
strettamente monografici
i temi: lingua e dialetto; la
narrativa di guerra; la
narrativa meridionale; il
romanzo di fabbrica
alcuni titoli: Parlato e
metafora 1; Il mare
dell’oggettività 1; Del modo
di formare come impegno
sulla realtà 5; Le
contestazioni di Alain
Robbe-Grillet
42. vs l’ École du regard», «scuola dello
sguardo». Corrente letteraria nata in Francia
negli anni Cinquanta, che ha dato vita
al nouveau roman. (Alain Robbe-Grillet,
Michel Butor, Nathalie Sarraute).
Tale corrente si contraddistingue per una
narrazione ricca di descrizioni
dettagliatissime, al limite dell’ossessione. Il
narratore non è che uno sguardo, e si limita
ad annotare le cose che lo circondano
43. Non mi pare che ci siamo ancora resi conto della svolta che si è
operata, negli ultimi sette o otto anni, nella letteratura, nell’arte,
nelle attività conoscitive più varie e nel nostro stesso
atteggiamento verso il mondo. Da una cultura basata sul
rapporto e contrasto tra due termini, da una parte la coscienza la
volontà il giudizio individuali e dall’altra il mondo oggettivo,
stiamo passando o siamo passati a una cultura in cui quel primo
termine è sommerso dal mare dell’oggettività, dal flusso
ininterrotto di ciò che esiste. […]La resa all’oggettività, fenomeno
storico di questo dopoguerra, nasce in un periodo in cui
all’uomo viene meno la fiducia nell’indirizzare il corso delle cose,
non perché sia reduce da una bruciante sconfitta, ma al contrario
perché vede le cose (la grande politica dei due contrapposti
sistemi di forze, lo sviluppo della tecnica e del dominio delle
forze naturali) vanno avanti da sole, fanno parte d’un insieme
così complesso che lo sforzo più eroico può essere applicato
solo al cercar di avere un’idea di come è fatto, al comprenderlo,
all’accettarlo. […]
44. "Ossessivamente sogno di un labirinto piccolo,
pulito, al cui centro c'è un'anfora che ho quasi
toccato con le mani, che ho visto con i miei
occhi, ma le strade erano così contorte, così
confuse, che una cosa mi apparve chiara: sarei
morto prima di arrivarci".
(Labyrinthes J.L.Borges)
"Un labirinto è un edificio costruito per
confondere gli uomini; la sua architettura, ricca
di simmetrie, è subordinata a tale fine".
(L'immortale J.L.Borges)
45. Il protagonista: Dino, un borghese in crisi
ossessionato dal bisogno di realtà (cfr. l’esempio
del bicchiere)
Le origini della “malattia”: la cultura borghese del
possesso (marxismo e psicoanalisi)
La cura: la lucidità non è garanzia di salvezza
Le caratteristiche di Dino: lucidità, dissociazione,
estraneità rispetto a se stesso e rispetto alla
realtà (cfr. il primo rapporto erotico con Rita)
La soluzione: la Pittura e l’ossessione erotica
Cecilia: da donna oggetto a donna-arpia (“lei si
offre come qualunque oggetto”)
Cecilia: Realtà la noia/nausea di Dino
La ricerca impossibile della verità
46. Penso che, a questo punto, sarà forse opportuno che io spenda qualche
parola sulla noia, un sentimento di cui mi accadrà di parlare spesso in
queste pagine. Dunque, per quanto io mi spinga indietro negli anni con
la memoria, ricordo di aver sempre sofferto della noia. Ma bisogna
intendersi su questa parola. Per molti la noia è il contrario del
divertimento; e divertimento è distrazione, dimenticanza. Per me, invece,
la noia non è il contrario del divertimento; potrei dire, anzi, addirittura,
che per certi aspetti essa rassomiglia al divertimento in quanto,
appunto, provoca distrazione e dimenticanza, sia pure di un genere
molto particolare. La noia, per me, è propriamente una specie di
insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà. Per adoperare una
metafora, la realtà, quando mi annoio, mi ha sempre fatto l’effetto
sconcertante che fa una coperta troppo corta, ad un dormiente, in una
notte d’inverno: la tira sui piedi e ha freddo al petto, la tira sul petto e
ha freddo ai piedi; e così non riesce mai a prender sonno veramente.
Oppure, altro paragone, la mia noia rassomiglia all’interruzione
frequente e misteriosa della corrente elettrica in una casa: un momento
tutto è chiaro ed evidente, qui sono le poltrone, li i divani, più in là gli
armadi, le consolle, i quadri, i tendaggi, i tappeti, le finestre, le porte; un
momento dopo non c’è più che buio e vuoto
47. Oppure, terzo paragone, la mia noia potrebbe essere definita una malattia degli
oggetti, consistente in un avvizzimento o perdita di vitalità quasi repentina;
come a vedere in pochi secondi, per trasformazioni successive e rapidissime,
un fiore passare dal boccio all’appassimento e alla polvere. Il sentimento
della noia nasce in me da quello dell’assurdità di una realtà, come ho detto,
insufficiente ossia incapace di persuadermi della propria effettiva esistenza.
Per esempio, può accadermi di guardare con una certa attenzione un
bicchiere. Finché mi dico che questo bicchiere è un recipiente di cristallo o di
metallo fabbricato per metterci un liquido e portarlo alle labbra senza che si
spanda, finché, cioè, sono in grado di rappresentarmi con convinzione il
bicchiere, mi sembrerà di avere con esso un rapporto qualsiasi, sufficiente a
farmi credere alla sua esistenza e, in linea subordinata, anche alla mia. Ma
fate che il bicchiere avvizzisca e perda la sua vitalità al modo che ho detto,
ossia che mi si palesi come qualche cosa di estraneo, col quale non ho alcun
rapporto, cioè, in una parola, mi appaia come un oggetto assurdo, e allora
da questa assurdità scaturirà la noia la quale, in fin dei conti, è giunto il
momento di dirlo, non è che incomunicabilità e incapacità di uscirne. Ma
questa noia, a sua volta, non mi farebbe soffrire tanto se non sapessi che,
pur non avendo rapporti con il bicchiere, potrei forse averne, cioè che il
bicchiere esiste in qualche paradiso sconosciuto nel quale gli oggetti non
cessano un solo istante di essere oggetti. Dunque la noia, oltre alla
incapacità di uscire da me stesso, è la consapevolezza teorica che potrei
forse uscirne, grazie a non so quale miracolo.
48. Luoghi: San Remo, Torino, Parigi, Roma
Amici: Pavese e Vittorini
Letture: Letteratura americana, Queneau,
Borges, Ariosto
49. L’esordio: Il sentiero dei nidi di ragno (1947)
I racconti (anni 50): la tematica industriale (La
speculazione edilizia, La nuvola di smog)
I nostri antenati (1960): il comico e la fiaba
(Ariosto)
Il visconte dimezzato: Medardo e il doppio
Il barone rampante:Cosimo Piovasco e il
distacco dell’intellettuale moderno
Il cavaliere inesistente: Agilulfo e il peso
dell’armatura/razionalità astratta
50. “la letteratura è in ritardo rispetto alle
tematiche industriali perché di esse coglie il
dato contenutistico, e non trae da questa
nuova ambientazione l’occasione per una più
globale innovazione della scrittura” cfr.
Vittorini vs Ottieri (78)
51. Il castello dei Pirenei di
Magritte
La copertina:
un'interpretazione della
postmodernità il
pensiero (castello)
fondato (roccia)
nell'infondatezza
(cielo) non da risposte
(mare)
Vd. la sfida al labirinto:
spinta etica supera la
presa di coscienza
dell’arbitrarietà e
transitorietà della
conoscenza
52. Una sceneggiatura sul viaggio di Marco Polo
(1960) testo coevo alla Trilogia dei N.A.
La svolta del ’64: “non posso più nascondermi la
sproporzione tra la complessità del mondo e i
miei mezzi d’interpretazione”
Il tema della città: il superamento del binomio
natura e storia dopo la “traversata degli anni
sessanta”: da Marcovaldo alle Città passando per
il mare dell’oggettività (1959) e La sfida al
labirinto (1962)
La narrativa come processo combinatorio Parigi
anni sessanta
53. Il tema della città
La sfiducia nelle parole (I corsivo): “Non è detto che
Kublai creda a tutto quel che dice Marco Polo” ogni
discorso è un inganno (Le città e i segni)
Crisi della verbalizzazione della realtà possibilità di
una nuova comunicazione basata su altri sensi che
Kublai deve interpretare la narrazione diventa una
partita a scacchi
La memoria (Le città e la memoria)
Il viaggio come esperienza che modifica passato e
presente
Il tramonto della ragione cartografica: i limiti della
mappa in Smeraldina
54. “Le città invisibili sono un sogno che nasce
dal cuore delle città invivibili” (I. C. 1972)
Non spiegare il mondo ma provare a
descriverlo
55. 11 serie
55 città (tondi) + 18 corsivi della cornice ₌ 64
testi narrativi (caselle della scacchierail
modello dell’impero di Kublai)
I corsivi: Il dialogo tra Marco Polo e Kublai
Kan luogo della metanarrazione
I tondi: luogo della fabulazione
56. “se ogni città è come una partita a scacchi, il
giorno in cu arriverò a conoscere le regole
possiederò finalmente il mio impero, anche
se mai riuscirò a conoscerne tutte le città che
contiene”
Gli atlanti del Gran Kan dove tutte le città
conservano le loro differenze e dove Marco
colloca le sue fabulazioni
57. La letteratura combinatoria (cfr. La
disparition, 1969)
Borges (scrittura come riscrittura: Pierre
Menard autore del Chisciotte)
Ariosto (il fantastico), Galileo (la scienza), la
poesia (Leopardi)
Il Milione: il libro delle meraviglie
Le mille e una notte: il racconto a cornice,
funzione salvifica della letteratura
58. “Il raffronto tra la pagina di Cervantes e quella di Menard è
senz’altro rivelatore. Il primo, per esempio, scrisse (Don
Chisciotte, parte I, capitolo IX):
“… la verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito
delle azioni, testimone del passato, esempio e notizia
del presente, avviso dell’avvenire“.
Scritta nel secolo XVII, scritta dall’ingenio lego Cervantes,
quest’enumerazione è un mero elogio retorico della storia.
Menard, per contro, scrive:
”…la verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito
delle azioni, testimone del passato, esempio e notizia del
presente, avviso dell’avvenire”.
La storia, madre della verità; l’idea è meravigliosa. Menard,
contemporaneo di William James, non vede nella storia l’indagine
della realtà, ma la sua origine. La verità storica, per lui, non è ciò
che avvenne, ma ciò che noi giudichiamo che avvenne.”
59. Una scrittura semplice e trasparente
Leggerezza del linguaggio
Esattezza lessicale al limite del virtuosismo
astrattezza poetica
60. A Smeraldina, città acquatica, un reticolo di canali e un reticolo di strade si
sovrappongono e s’intersecano. Per andare da un posto a un altro hai sempre la
scelta tra il percorso terrestre e quello in barca: e poiché la linea più breve tra due
punti a Smeraldina non è una retta ma uno zigzag che si ramifica in tortuose
varianti, le vie che s’aprono a ogni passante non sono soltanto due ma molte, e
ancora aumentano per chi alterna traghetti in barca e trasbordi1 all’asciutto. Così la
noia a percorrere ogni giorno le stesse strade è risparmiata agli abitanti di
Smeraldina. E non è tutto: la rete dei passaggi non è disposta su un solo strato, ma
segue un saliscendi di scalette, ballatoi , ponti a schiena d’asino, vie
pensili.Combinando segmenti dei diversi tragitti sopraelevati o in superficie, ogni
abitante si dà ogni giorno lo svago d’un nuovo itinerario per andare negli stessi
luoghi. Le vite più abitudinarie e tranquille a Smeraldina trascorrono senza ripetersi.
A maggiori costrizioni sono esposte, qui come altrove, le vie segrete e avventurose. I
gatti di Smeraldina, i ladri, gli amanti clandestini si spostano per vie più alte e
discontinue, saltando da un tetto all’altro, calandosi da un’altana a un verone,
contornando grondaie con passo da funamboli . Più in basso, i topi corrono nel buio
delle cloache l’uno dietro la coda dell’altro insieme ai congiurati e ai
contrabbandieri: fanno capolino da tombini e da chiaviche, scivolano per
intercapedini e chiassuoli, trascinano da un nascondiglio all’altro croste di
formaggio, mercanzie proibite, barili di polvere da sparo, attraversano la
compattezza della città traforata dalla raggera dei cunicoli sotterranei. Una mappa di
Smeraldina dovrebbe comprendere, segnati in inchiostri di diverso colore, tutti
questi tracciati, solidi e liquidi, palesi e nascosti. Più difficile è fissare sulla carta le
vie delle rondini, che tagliano l’aria sopra i tetti, calano lungo le parabole invisibili
ad ali ferme, scartano per inghiottire una zanzara, risalgono a spirale rasente un
pinnacolo, sovrastano da ogni punto dei loro sentieri d’aria tutti i punti della città.