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Il consolidamento del 270 tra specialismo e trasparenza
                          Rapporto di ricerca Scienze.com (a.a. 2010-2011)

                                                             Abstract


1. Obiettivi e metodi

A distanza di un triennio dall’attivazione dei primi corsi di laurea in regime 270, la transizione dal
precedente ordinamento (509/1999) è definitivamente conclusa e, nel corso dell’a.a 2010/2011, risultano
attivi 56 cdl di primo livello e 65 di secondo livello. Questi ultimi sono ripartiti in misura più consistente
nelle tre classi tradizionalmente più rappresentative dei saperi della comunicazione (28 nella LM-59
Comunicazione pubblica, d’impresa e della pubblicità, 17 nella LM-92 Teorie della comunicazio ne e 16 nella
LM-19 Informazione e sistemi editoriali) e, in misura residuale, nella LM-91 Tecniche e metodi per la società
dell’informazione e nella LM-93 Teorie e metodologie dell’e-learning e della media education (ciascuna
vede attivi solo due corsi).
Rispetto all’offerta del precedente ordinamento di studi, gli effetti della ridefinizione progettuale hanno
prodotto una contrazione del numero complessivo di corsi che si attesta al -14% per il primo livello e al -
20% per il secondo livello. Se da un lato, i dati segnalano la propensione a rimodulare la proliferazione che
aveva caratterizzato quella stagione accademica, dall’altro , si nota come nel caso comunicazione la
“contrazione” appaia piuttosto contenuta, a riprova della validità del progetto culturale confezionato dalla
conferenza e dalle varie sedi.


Tab. 1 – Il processo di attivazione de corsi in regime 270
  Corsi di laurea     a.a. 2008-2009        a.a. 2009-2010    a.a. 2010-2011



  Cdl 270             31                    47                56

  CdlM 270            36                    61                65

Fonte: Miur 2010



La composizione dell’offerta riflette abbastanza la domanda studentesca, orientata soprattutto verso la
comunicazione pubblica e d’impresa e l’informazione e i sistemi editoriali. Nonostante la flessione in
termini di iscritti al primo anno in tutte le classi di secondo livello, le scelte degli studenti sono guidate da
un profondo interesse verso l’acquisizione di competenze specialistiche e incardinate a pieno nelle Scienze
della Comunicazione.
Tab. 2 – I nuovi ingressi al 270

    Classi      Matricole e iscritti al   Matricole e iscritti al   Var. %
    di laurea   primo anno                primo anno
                a.a. 2009-2010            a.a. 2010-2011


    L 20        5.793                     8.224                     + 42%

    LM 19       1.517                     1.218                     -20%

    LM 59       3.431                     2.032                     -41%

    LM 91       43                        22                        -49%

    LM 92       1.237                     667                       -46%

    LM 93       377                       134                       -64%

    LM Tot.     6.605                     4.073                     -38%
Fonte: Miur 2011



È oramai possibile delineare un quadro puntuale dello stato dell’arte del progetto comunicazione, a partire
dalle politiche culturali e formative che ne hanno caratterizzato la “revisione” in questi anni. L’analisi
intende fornire indicazioni utili per individuare potenzialità e criticità emerse nel lavoro svolto sino ad oggi
dalle sedi, ma ancor più per comprendere e definire le prossime azioni da compiere al fine di mantenere
elevati standard di qualità e di efficienza. Ciò anche alla luce del clima d’opinione anti-comunicazione
alimentato dal battage mediatico, nonché della preoccupante flessione registrata nelle iscrizioni al primo
anno delle lauree magistrali. Per di più, si consideri che l’accademia è già sottoposta ad un nuovo “giro di
boa” nella ridefinizione degli ordinamenti didattici, come previsto dalle ultime disposizioni normative (legge
n. 240/10 del 30 dicembre 2010).
Il monitoraggio condotto dall’Osservatorio Scienze.com 1 ha raccolto una mole ingente di informazioni
relative ad ogni singolo corso a partire dall’analisi delle informazioni prodotte dal sito del Ministero
dell’Università, dai piani di studi e dai portali dei singoli corsi che hanno consentito di scattare una
fotografia dell’offerta formativa incentrata sullo studio dell’organizzazione dei corsi di laurea, sia in termini
di appeal nei riguardi della popolazione studentesca in ingresso, sia rispetto alla coerenza della proposta
formativa nei confronti della classe in cui si inscrivono e, ancor di più, del progetto presentato all’utenza.
Pertanto, le indagini si sono concentrate su tre dimensioni principali relative alla strutturazione dei percorsi
formativi:
      a) modalità e tipologie di accesso al fine di verificare la capacità di attrazione dei singoli corsi a partire
         dalla trasparenza delle informazioni erogate, dalla valutazione della numerosità minima degli
         immatricolati, nonché dei posti riservati dalla sede, ma anche in relazione al tasso di mobilità
         determinato dalla quota di studenti residenti fuori provincia, stranieri/Erasmus e provenienti da
         altre sedi universitarie;
      b) impianto della proposta formativa a partire da quanto dichiarato dai singoli corsi di laurea in
         merito a obiettivi, risultati di apprendimento, sbocchi e profili professionali;




1
 Quest’anno hanno partecipato al gruppo di ricerca i dottorandi afferenti i Dottorati di Scienze della Comunicazione e
di Linguaggi Politici e Comunicazione della Sapienza, XXVI ciclo, con il coordinamento di Rosanna Consolo e la
direzione scientifica di Mario Morcellini e Barbara Mazza. Componenti gruppo di ricerca: Nagat Aghela, Francesca
Belotti, Isabella Bruni, Claudio Foliti, Anna Angela Franchitto, Lamine Ghettas, Valentina Leotta, Raffaele Lombardi,
Donatella Poliandri.
                                                                                                                    2
c) articolazione delle attività didattiche del corso di laurea per analizzare il peso delle aree
       disciplinari e del relativo scostamento della composizione dell’offerta rispetto agli standard medi
       della classe, della quota di docenti afferenti a un settore disciplinare che insegnano materie
       incardinate in quel settore scientifico disciplinare (sdd), della quota di copertura dei docenti di
       ruolo, a partire dalle soglie minime indicate dalla normativa (DM 31/10/2007 n.544, DDL
       25/11/2009 n. 1905, D.M. 22/10/2010, n. 17).


2. I principali risultati

Perché studiare comunicazione e in quali sedi? Quali sono i maggiori i punti di forza e i fattori di appeal?
Come raccogliere le costanti sfide di autorevolezza formativa e qualità professionalizzante anche in risposta
agli attacchi alla comunicazione che in questi ultimi anni sono giunti da media e istituzioni? E il sistema
delle “pagelle” degli Atenei è la vera misura della qualità? Su cosa può basarsi la graduatoria di “buoni &
cattivi”?

Questi sono alcuni tra gli interrogativi principali che hanno mosso il lavoro dell’Osservatorio. A tal
proposito, vale la pena sottolineare che il monitoraggio di Scienze.com non punta a dare voti ai corsi,
quanto piuttosto a fornire strumenti per conoscere in modo approfondito e dettagliato la mappa formativa
della comunicazione in Italia, e a rintracciare così elementi atti a delineare strategie e linee di
miglioramento didattico e organizzativo.

Nel complesso, lo stato di salute dell’offerta formativa in comunicazione appare abbastanza buono, seppur
con alcuni fattori di difficoltà gestionale: i corsi hanno dimostrato di adeguarsi prontamente alle
disposizioni della riforma e di saper “aggiustare il tiro” in corso d’opera sugli aspetti per i quali hanno
mostrato negli anni scorsi qualche criticità. Ad esempio, rispetto all’anno precedente è migliorata la
capacità di erogare informazioni in maniera trasparente (il tasso di trasparenza ha oramai raggiunto il 90%
mentre lo scorso anno si attestava al 67%). Si tratta di una dimensione strategica che restituisce la cura del
patto formativo con gli studenti e la loro accoglienza nella fase di orientamento all’accesso e all’iscrizione.
Tale aspetto, anche se è lontano dal costituire una vertenza alla luce del netto miglioramento dei dati –
resta comunque inadeguato per alcuni casi resistenti: in 5 corsi di laurea triennale e in 10 magistrali non
compaiono informazioni specifiche relative all’accesso fra le pagine dei propri siti web. Per quanto riguarda
le strutture di orientamento, vale la pena notare l’assenza di iniziative specifiche di segreteria e tutoraggio
a distanza: nelle informazioni, reperite sia sui corsi sia sui curricula, non si fa cenno a sportelli telematici, in
favore invece di numerose iniziative in presenza destinate a strutture fisiche per l’orientamento e
all’organizzazione di incontri pubblici, scelte in 65 curricula per le triennali e in 68 per le magistrali.

Risulta in lieve crescita il numero di laboratori attivati (241 in 87 curricula triennali e 95 in 62 curricula
magistrali) soprattutto nelle lauree magistrali di quasi un punto percentuale. Un segnale c onfortante
all’interno di un percorso che tende a fornire competenze mirate e altamente qualificate.

Se si osserva la geografia della comunicazione in Italia, si conferma il primato della Lombardia (8 cdl
triennali e 27 magistrali) e del Lazio (6 cdl tiennali e 26 magistrali) che sono le regioni in cui si concentra
l’offerta di comunicazione. A differenza degli anni precedenti, si evidenzia inoltre un aumento consistente
di formazione al meridione, in cui primeggiano, in particolare le isole in cui sono attivi 9 cdl triennali e 5
magistrali. Un incremento che, del resto, si rileva anche rispetto alla capacità attrattiva dei corsi di laurea.
Accanto ai grandi Atenei, alle sedi che ospitano Facoltà in comunicazione e ad alcune sedi minori del
centro-nord – poli tradizionali di attrazione - aumenta l’appeal di alcuni centri del sud, specie nella
formazione di primo livello. Di contro, non stupisce come i tassi di mobilità studentesca continuino a
concentrarsi al secondo livello (risulta alta nel 24% dei cdl e nel 42% dei cdlm), quando la specificità della
proposta diviene una condizione imprescindibile per le scelte compiute dagli studenti.



                                                                                                                  3
In sostanza, dunque, l’offerta formativa appare piuttosto convincente e delineata in maniera pertinente alla
classe di appartenenza: i corsi triennali continuano a caratterizzarsi per un impianto formativo più
poliedrico e multidisciplinare, in grado di aprire a percorsi già professionali per chi lo voglia, ma allo stesso
tempo di fornire diversificate chiavi di accesso ad ambiti di approfondimento della comunicazione più
specifici e propri dei percorsi magistrali. L’articolazione dei corsi di secondo livello si presenta declinata in
maniera corrispondente agli obiettivi formativi di ciascuna classe e, in modo trasversale alle classi, lo
“zoccolo” del sapere si incentra – in media per un terzo dell’intera proposta formativa – intorno ai settori
disciplinari inscritti nell’area politico-sociale. Il primato in termini di coerenza garantita tra obiettivi
formativi e progetto didattico rimane alla comunicazione pubblica e d’impresa (LM-59, 78%).

Tra gli aspetti che evidenziano ancora qualche criticità da risolvere si continua a segnalare una significativa
perdita di appeal, registrata specie per un terzo delle lauree magistrali e per il 28% delle lauree triennali. Un
dato che, tra l’altro, fa riflettere ancor di più se si tiene in considerazione la flessione registrata nelle
iscrizioni al primo anno delle lauree magistrali. Ciò è, almeno in parte, dovuto al fatto che alcune sedi
mostrano elementi di incoerenza e inadeguatezza nella proposta formativa, specie se confrontata con le
promesse fatte agli studenti in sede di articolazione del progetto formativo, a partire dalla denominazione
del corso di laurea, sino ad arrivare alla valutazione di obiettivi, sbocchi e profili attesi. In tal senso, si
segnala che in alcune sedi – ma si tratta di casi abbastanza circoscritti, in particolare nel primo livello –
manca l’attivazione di insegnamenti specifici nella comunicazione e nei processi culturali o il loro peso
risulta del tutto marginale: si tratta del 13% di cdl di primo livello e di oltre un terzo dei corsi di secondo
livello. Nello specifico, le maggiori discrasie si riscontrano nelle classi LM-91, LM-93, LM-92 nelle quali
risulta una maggiore predilezione rispettivamente per l’area informatica, psico-pedagogica e storico
filosofica, a scapito però di un supporto specifico nel settore disciplinare tipico. Un maggiore equilibrio tra
le aree consentirebbe, al contrario, di garantire una preparazione più completa. Del resto, lo esprimono gli
stessi utenti con una mancata premialità di alcuni corsi.

A tal proposito, si auspica che la Comferenza continui a incentivare le azioni di autovalutazione e di
autoriflessione a partire dalla congruenza tra l’offerta formativa proposta ed espressa nelle declaratorie
rispetto a quella effettivamente erogata, al fine di stimarne l’impatto sull’utenza studentesca. Parimenti, si
ritiene necessario continuare a implementare le sinergie con il territorio, così da rafforzare l’appeal
dell’offerta in comunicazione a livello locale, individuando in maniera puntuale i fabbisogni, soprattutto
quelli relativi alla formazione di secondo livello.




                                                                                                               4

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  • 1. Il consolidamento del 270 tra specialismo e trasparenza Rapporto di ricerca Scienze.com (a.a. 2010-2011) Abstract 1. Obiettivi e metodi A distanza di un triennio dall’attivazione dei primi corsi di laurea in regime 270, la transizione dal precedente ordinamento (509/1999) è definitivamente conclusa e, nel corso dell’a.a 2010/2011, risultano attivi 56 cdl di primo livello e 65 di secondo livello. Questi ultimi sono ripartiti in misura più consistente nelle tre classi tradizionalmente più rappresentative dei saperi della comunicazione (28 nella LM-59 Comunicazione pubblica, d’impresa e della pubblicità, 17 nella LM-92 Teorie della comunicazio ne e 16 nella LM-19 Informazione e sistemi editoriali) e, in misura residuale, nella LM-91 Tecniche e metodi per la società dell’informazione e nella LM-93 Teorie e metodologie dell’e-learning e della media education (ciascuna vede attivi solo due corsi). Rispetto all’offerta del precedente ordinamento di studi, gli effetti della ridefinizione progettuale hanno prodotto una contrazione del numero complessivo di corsi che si attesta al -14% per il primo livello e al - 20% per il secondo livello. Se da un lato, i dati segnalano la propensione a rimodulare la proliferazione che aveva caratterizzato quella stagione accademica, dall’altro , si nota come nel caso comunicazione la “contrazione” appaia piuttosto contenuta, a riprova della validità del progetto culturale confezionato dalla conferenza e dalle varie sedi. Tab. 1 – Il processo di attivazione de corsi in regime 270 Corsi di laurea a.a. 2008-2009 a.a. 2009-2010 a.a. 2010-2011 Cdl 270 31 47 56 CdlM 270 36 61 65 Fonte: Miur 2010 La composizione dell’offerta riflette abbastanza la domanda studentesca, orientata soprattutto verso la comunicazione pubblica e d’impresa e l’informazione e i sistemi editoriali. Nonostante la flessione in termini di iscritti al primo anno in tutte le classi di secondo livello, le scelte degli studenti sono guidate da un profondo interesse verso l’acquisizione di competenze specialistiche e incardinate a pieno nelle Scienze della Comunicazione.
  • 2. Tab. 2 – I nuovi ingressi al 270 Classi Matricole e iscritti al Matricole e iscritti al Var. % di laurea primo anno primo anno a.a. 2009-2010 a.a. 2010-2011 L 20 5.793 8.224 + 42% LM 19 1.517 1.218 -20% LM 59 3.431 2.032 -41% LM 91 43 22 -49% LM 92 1.237 667 -46% LM 93 377 134 -64% LM Tot. 6.605 4.073 -38% Fonte: Miur 2011 È oramai possibile delineare un quadro puntuale dello stato dell’arte del progetto comunicazione, a partire dalle politiche culturali e formative che ne hanno caratterizzato la “revisione” in questi anni. L’analisi intende fornire indicazioni utili per individuare potenzialità e criticità emerse nel lavoro svolto sino ad oggi dalle sedi, ma ancor più per comprendere e definire le prossime azioni da compiere al fine di mantenere elevati standard di qualità e di efficienza. Ciò anche alla luce del clima d’opinione anti-comunicazione alimentato dal battage mediatico, nonché della preoccupante flessione registrata nelle iscrizioni al primo anno delle lauree magistrali. Per di più, si consideri che l’accademia è già sottoposta ad un nuovo “giro di boa” nella ridefinizione degli ordinamenti didattici, come previsto dalle ultime disposizioni normative (legge n. 240/10 del 30 dicembre 2010). Il monitoraggio condotto dall’Osservatorio Scienze.com 1 ha raccolto una mole ingente di informazioni relative ad ogni singolo corso a partire dall’analisi delle informazioni prodotte dal sito del Ministero dell’Università, dai piani di studi e dai portali dei singoli corsi che hanno consentito di scattare una fotografia dell’offerta formativa incentrata sullo studio dell’organizzazione dei corsi di laurea, sia in termini di appeal nei riguardi della popolazione studentesca in ingresso, sia rispetto alla coerenza della proposta formativa nei confronti della classe in cui si inscrivono e, ancor di più, del progetto presentato all’utenza. Pertanto, le indagini si sono concentrate su tre dimensioni principali relative alla strutturazione dei percorsi formativi: a) modalità e tipologie di accesso al fine di verificare la capacità di attrazione dei singoli corsi a partire dalla trasparenza delle informazioni erogate, dalla valutazione della numerosità minima degli immatricolati, nonché dei posti riservati dalla sede, ma anche in relazione al tasso di mobilità determinato dalla quota di studenti residenti fuori provincia, stranieri/Erasmus e provenienti da altre sedi universitarie; b) impianto della proposta formativa a partire da quanto dichiarato dai singoli corsi di laurea in merito a obiettivi, risultati di apprendimento, sbocchi e profili professionali; 1 Quest’anno hanno partecipato al gruppo di ricerca i dottorandi afferenti i Dottorati di Scienze della Comunicazione e di Linguaggi Politici e Comunicazione della Sapienza, XXVI ciclo, con il coordinamento di Rosanna Consolo e la direzione scientifica di Mario Morcellini e Barbara Mazza. Componenti gruppo di ricerca: Nagat Aghela, Francesca Belotti, Isabella Bruni, Claudio Foliti, Anna Angela Franchitto, Lamine Ghettas, Valentina Leotta, Raffaele Lombardi, Donatella Poliandri. 2
  • 3. c) articolazione delle attività didattiche del corso di laurea per analizzare il peso delle aree disciplinari e del relativo scostamento della composizione dell’offerta rispetto agli standard medi della classe, della quota di docenti afferenti a un settore disciplinare che insegnano materie incardinate in quel settore scientifico disciplinare (sdd), della quota di copertura dei docenti di ruolo, a partire dalle soglie minime indicate dalla normativa (DM 31/10/2007 n.544, DDL 25/11/2009 n. 1905, D.M. 22/10/2010, n. 17). 2. I principali risultati Perché studiare comunicazione e in quali sedi? Quali sono i maggiori i punti di forza e i fattori di appeal? Come raccogliere le costanti sfide di autorevolezza formativa e qualità professionalizzante anche in risposta agli attacchi alla comunicazione che in questi ultimi anni sono giunti da media e istituzioni? E il sistema delle “pagelle” degli Atenei è la vera misura della qualità? Su cosa può basarsi la graduatoria di “buoni & cattivi”? Questi sono alcuni tra gli interrogativi principali che hanno mosso il lavoro dell’Osservatorio. A tal proposito, vale la pena sottolineare che il monitoraggio di Scienze.com non punta a dare voti ai corsi, quanto piuttosto a fornire strumenti per conoscere in modo approfondito e dettagliato la mappa formativa della comunicazione in Italia, e a rintracciare così elementi atti a delineare strategie e linee di miglioramento didattico e organizzativo. Nel complesso, lo stato di salute dell’offerta formativa in comunicazione appare abbastanza buono, seppur con alcuni fattori di difficoltà gestionale: i corsi hanno dimostrato di adeguarsi prontamente alle disposizioni della riforma e di saper “aggiustare il tiro” in corso d’opera sugli aspetti per i quali hanno mostrato negli anni scorsi qualche criticità. Ad esempio, rispetto all’anno precedente è migliorata la capacità di erogare informazioni in maniera trasparente (il tasso di trasparenza ha oramai raggiunto il 90% mentre lo scorso anno si attestava al 67%). Si tratta di una dimensione strategica che restituisce la cura del patto formativo con gli studenti e la loro accoglienza nella fase di orientamento all’accesso e all’iscrizione. Tale aspetto, anche se è lontano dal costituire una vertenza alla luce del netto miglioramento dei dati – resta comunque inadeguato per alcuni casi resistenti: in 5 corsi di laurea triennale e in 10 magistrali non compaiono informazioni specifiche relative all’accesso fra le pagine dei propri siti web. Per quanto riguarda le strutture di orientamento, vale la pena notare l’assenza di iniziative specifiche di segreteria e tutoraggio a distanza: nelle informazioni, reperite sia sui corsi sia sui curricula, non si fa cenno a sportelli telematici, in favore invece di numerose iniziative in presenza destinate a strutture fisiche per l’orientamento e all’organizzazione di incontri pubblici, scelte in 65 curricula per le triennali e in 68 per le magistrali. Risulta in lieve crescita il numero di laboratori attivati (241 in 87 curricula triennali e 95 in 62 curricula magistrali) soprattutto nelle lauree magistrali di quasi un punto percentuale. Un segnale c onfortante all’interno di un percorso che tende a fornire competenze mirate e altamente qualificate. Se si osserva la geografia della comunicazione in Italia, si conferma il primato della Lombardia (8 cdl triennali e 27 magistrali) e del Lazio (6 cdl tiennali e 26 magistrali) che sono le regioni in cui si concentra l’offerta di comunicazione. A differenza degli anni precedenti, si evidenzia inoltre un aumento consistente di formazione al meridione, in cui primeggiano, in particolare le isole in cui sono attivi 9 cdl triennali e 5 magistrali. Un incremento che, del resto, si rileva anche rispetto alla capacità attrattiva dei corsi di laurea. Accanto ai grandi Atenei, alle sedi che ospitano Facoltà in comunicazione e ad alcune sedi minori del centro-nord – poli tradizionali di attrazione - aumenta l’appeal di alcuni centri del sud, specie nella formazione di primo livello. Di contro, non stupisce come i tassi di mobilità studentesca continuino a concentrarsi al secondo livello (risulta alta nel 24% dei cdl e nel 42% dei cdlm), quando la specificità della proposta diviene una condizione imprescindibile per le scelte compiute dagli studenti. 3
  • 4. In sostanza, dunque, l’offerta formativa appare piuttosto convincente e delineata in maniera pertinente alla classe di appartenenza: i corsi triennali continuano a caratterizzarsi per un impianto formativo più poliedrico e multidisciplinare, in grado di aprire a percorsi già professionali per chi lo voglia, ma allo stesso tempo di fornire diversificate chiavi di accesso ad ambiti di approfondimento della comunicazione più specifici e propri dei percorsi magistrali. L’articolazione dei corsi di secondo livello si presenta declinata in maniera corrispondente agli obiettivi formativi di ciascuna classe e, in modo trasversale alle classi, lo “zoccolo” del sapere si incentra – in media per un terzo dell’intera proposta formativa – intorno ai settori disciplinari inscritti nell’area politico-sociale. Il primato in termini di coerenza garantita tra obiettivi formativi e progetto didattico rimane alla comunicazione pubblica e d’impresa (LM-59, 78%). Tra gli aspetti che evidenziano ancora qualche criticità da risolvere si continua a segnalare una significativa perdita di appeal, registrata specie per un terzo delle lauree magistrali e per il 28% delle lauree triennali. Un dato che, tra l’altro, fa riflettere ancor di più se si tiene in considerazione la flessione registrata nelle iscrizioni al primo anno delle lauree magistrali. Ciò è, almeno in parte, dovuto al fatto che alcune sedi mostrano elementi di incoerenza e inadeguatezza nella proposta formativa, specie se confrontata con le promesse fatte agli studenti in sede di articolazione del progetto formativo, a partire dalla denominazione del corso di laurea, sino ad arrivare alla valutazione di obiettivi, sbocchi e profili attesi. In tal senso, si segnala che in alcune sedi – ma si tratta di casi abbastanza circoscritti, in particolare nel primo livello – manca l’attivazione di insegnamenti specifici nella comunicazione e nei processi culturali o il loro peso risulta del tutto marginale: si tratta del 13% di cdl di primo livello e di oltre un terzo dei corsi di secondo livello. Nello specifico, le maggiori discrasie si riscontrano nelle classi LM-91, LM-93, LM-92 nelle quali risulta una maggiore predilezione rispettivamente per l’area informatica, psico-pedagogica e storico filosofica, a scapito però di un supporto specifico nel settore disciplinare tipico. Un maggiore equilibrio tra le aree consentirebbe, al contrario, di garantire una preparazione più completa. Del resto, lo esprimono gli stessi utenti con una mancata premialità di alcuni corsi. A tal proposito, si auspica che la Comferenza continui a incentivare le azioni di autovalutazione e di autoriflessione a partire dalla congruenza tra l’offerta formativa proposta ed espressa nelle declaratorie rispetto a quella effettivamente erogata, al fine di stimarne l’impatto sull’utenza studentesca. Parimenti, si ritiene necessario continuare a implementare le sinergie con il territorio, così da rafforzare l’appeal dell’offerta in comunicazione a livello locale, individuando in maniera puntuale i fabbisogni, soprattutto quelli relativi alla formazione di secondo livello. 4