1. Scuola di Politica – Lezione XIV
Trasferimenti, Leva economica e Leva finanziaria
2. Trasferimenti
Si definiscono trasferimenti tutti quegli
emolumenti/contributi che dallo stato giungono ai
cittadini.
Essi sono:
Pensioni
Contributi a fondo perduto
Mutui a tasso agevolato
3. Effetti positivi dei Trasferimenti
I trasferimenti immettono liquidità nel mercato.
Circa la metà dei Trasferimenti (in un sistema
perfetto di raccolta fiscale) rientra nelle casse dello
Stato dopo aver generato movimenti di capitali.
4. Effetti negativi dei trasferimenti
Se i trasferimenti sono finanziamenti a fondo perduto
o a basso tasso di interesse per la realizzazione di
nuove imprese, possono finire in mano a persone
incapaci che in breve tempo sperperano il denaro
per incompetenza.
Una azienda fallita porta dietro di se debiti diffusi e
impossibilità di ottenimento di ulteriori crediti da
parte del mercato finanziario per i titolari.
I titolari di queste aziende fallite si trovano sul
mercato del lavoro ad età avanzata e senza accesso
al credito, nonostante la responsabilità del fallimento
non sia interamente imputabile a loro.
5. Redditività interna (ROI – Return on
Investiments)
Risultato operativo = Ricavi – Costi
Capitale investito netto = Capitale necessario per
l’attività al netto del costo del denaro.
6. Redditività delle azioni (ROE = Return on
Equities)
Reddito Netto di Esercizio = Reddito operativo – (il
costo del denaro + Tasse)
Mezzi Propri = Capitale investito dagli azionisti
7. Leva Finanziaria
Debito
LEVA
Capitaleproprio
Ne segue che la Redditività delle azioni diventa:
ROE ROI ROI rD LEVA 1 T
Dove r è il tasso di interesse del capitale e T la percentuale di
tasse.
Ne segue che
Se r è minore della redditività viene aumentato il guadagno
aziendale
Se r è maggiore della redditività si va in perdita
Se r è uguale alla redditività si lavora solo per pagare i debiti.
8. Mantenimento in essere delle attività
produttive.
Se il costo del denaro e le tasse sono bassi alcuni
investimenti diventano competitivi.
Se una azienda è “marginalistica”, ovvero il ROI copre
tutti i costi, ivi compresi gli stipendi e i contributi di legge
per i titolari, l’azienda resta sul mercato perché continua
a garantire il sostentamento al titolare liberandolo dallo
status di dipendente.
P.S. L’Italia del Boom economico era prevalentemente
marginalistica (numerose piccole aziende senza grandi
utili), quella della globalizzazione è prevalentemente
capitalistica (grandi aziende collegate al mercato del
denaro e distanti dalla realizzazione del prodotto)
9. Fattori negativi della riduzione dei tassi
Se la riduzione dei tassi viene decisa mediante un
intervento diretto di uno Stato, esso deve provvedere a
reperire i capitali mediante un recupero fiscale.
L’aumento di tasse però riduce il vantaggio competitivo
della nazione che vede bruciare buona parte degli utili
per finanziare le iniziative di sviluppo dello stato, senza
però avere voce in capito circa i requisiti per
l’assegnazione di detti finanziamenti.
A parità di Conoscenze Tecniche e in un mercato
globalizzato si assiste alla delocalizzazione della
produzione. Una minima differenza di tassazione e di
oneri aggiuntivi, non compensata da difficoltà di
trasporto, convince le aziende a produrre in luoghi diversi
(esportando tecnologie) e vendere in mercati vantaggiosi.
10. Impoverimento delle nazioni in un mercato
globale.
Le nazioni che hanno sostenuto costi per la ricerca e lo
sviluppo diventano sempre più ridotte a semplice mercato in
cui la produzione è alienata e si punta esclusivamente sul
terziario.
Nel tentativo di creare nuovi posti di lavoro si studiano
finanziamenti che incentivano soprattutto settori terziari
(attenzione a Turismo e Lungo degenza ospedaliera, ecc.).
L’acquisto di beni di consumo e prodotti primari e secondari
avviene presso aziende che sono solo formalmente nelle
nazioni di origine ma pagano stipendi e muovono capitali solo
in nazioni diverse dove tasse ed oneri sono molto inferiori.
L’economia risulta sbilanciata e, per reperire i fondi necessari
per mantenere in piedi il sistema si intaccano le
capitalizzazioni degli anni passati. (Imposte sulle case, sui
patrimoni anche se improduttivi, ecc.).
L’economia mondiale si assesta su un livello basso dove
spiccano solo pochi gruppi di finanzieri.
11. La politica del buon padre di famiglia
(ovvero dell’agricoltore)
Un Agricoltore sa che il suo scopo principale è produrre un
bene che possa dargli il sostentamento.
Nell’economa contadina tradizionale c’era:
l’agricoltore che gestiva la produzione (primario) e nei
tempi morti si occupava della trasformazione
(secondario);
La moglie che si occupava dell’economia domestica
(terziario).
Nessuno si sarebbe sognato di fare a meno del primario
per fare solo economia domestica.
Uno Stato è come una grande fattoria in cui devono essere
preseti tutti i settori produttivi con prevalenza del
primario, altrimenti si ha uno stato povero che non è in
grado di produrre le risorse che lo rendono
12. Il Mercantilismo
Il mercante opera nel mondo secondo criteri razionali e
consapevoli, dimostrando le proprie funzioni di
commerciante, imprenditore, banchiere. L'attività del
mercante si esplica in società fondate economicamente
sul sistema agricolo ma in cui c'è una stretta
connessione tra attività economica e Stato; i mercanti
operano accrescendo la ricchezza e il prestigio propri e
dello Stato, mentre quest'ultimo garantisce la stabilità,
l'ordine pubblico, l'allargamento del mercato. L'economia
è dunque finalizzata all'interesse dello Stato, il quale a
sua volta rappresenta un mezzo a disposizione
dell'economia mercantile, grazie alle politiche di crescita
economica e di espansione promosse ed alla capacità
del mercante di inserirsi in questo contesto.
In sintesi non ha senso comprare altrove quello
che si può produrre nello Stato in cui ci si
trova.
13. Il Protezionismo doganale
con l'applicazione di dazi protettivi ai prodotti importati,
che aumentano automaticamente di prezzo rispetto ai
prodotti nazionali che quindi vengono favoriti per il
consumo sul mercato interno rispetto alle merci straniere;
i dazi possono essere applicati anche alle materie prime
esportate per mettere in difficoltà l'economia di stati non
produttori.
Il valore dei dazi in ingresso ha come valore
minimo quello dei costi aggiuntivi che
sostengono le imprese interne (Tasse e oneri)
14. Protezionismo non doganale
vendita sottocosto sui mercati esteri di prodotti
nazionali per vincere la concorrenza, e prezzi
artificialmente alti degli stessi prodotti nazionali sul
mercato interno, per recuperare le perdite;
contingentamento delle merci vendute sui mercati di
stati esteri non produttori per tenerne alto il prezzo
al consumo;
premi,
agevolazioni fiscali e creditizie (tassi agevolati) ai
produttori nazionali esportatori;
controllo del mercato nazionale e internazionale
dei cambi delle monete e del movimento dei capitali.
15. Vantaggi del protezionismo
evitare l'uscita dal paese di valuta pregiata;
aumento dell'esportazione e diminuita dipendenza
dalla produzione estera;
protezione dei settori industriali nascenti per
impedirne il soffocamento da economie estere più
progredite (tesi condivisa anche dai liberoscambisti
come John Stuart Mill)
favorire la nascita di nuovi settori produttivi prima
trascurati o mal utilizzati con conseguente aumento
dell'occupazione;
indipendenza economica in alcuni settori produttivi
dello stato che, tutelati e stimolati, progredirebbero
nella ricerca di perfezionamenti tecnici industriali.