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Conservatorismo,Liberalismo e Teocrazia




« Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il
benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la felicità per la via che a lui sembra
buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo. »
(Immanuel Kant)
   In polemica con la Rivoluzione francese, i
    conservatori avversano i progetti utopistici di
    società perfette e i mutamenti troppo
    radicali, credono nella libertà individuale e nel
    mercato, sono severi in tema di ordine e
    legalità e nutrono un particolare rispetto per
    la tradizione, la famiglia e la religione.
Questa visione della storia come espressione
  della volontà divina ebbe,già prima della
  Restaurazione, come suoi principali teorici:
 l'anglo-irlandese Edmund Burke
 L’Italiano Joseph de Maistre
 I francesi :
   François-René de Chateaubriand
   Louis de Bonald
« Fare una rivoluzione significa sovvertire l'antico ordinamento
del proprio paese; e non si può ricorrere a ragioni comuni per
giustificare un così violento procedimento. […] Passando dai
principî che hanno creato e cementato questa costituzione
all'Assemblea Nazionale, che deve apparire e agire come potere
sovrano, vediamo qui un organismo costituito con ogni possibile
potere e senza alcuna possibilità di controllo esterno. Vediamo un
organismo senza leggi fondamentali, senza massime
stabilite, senza norme di procedura rispettate, che niente può
vincolare a un sistema qualsiasi. [...] Se questa mostruosa
costituzione continuerà a vivere, la Francia sarà interamente
governata da bande di agitatori, da società cittadine composte
da manipolatori di assegnati, da fiduciari per la vendita dei beni
della Chiesa, procuratori, agenti, speculatori, avventurieri tutti
che comporranno un'ignobile oligarchia, fondata sulla distruzione
della Corona, della Chiesa, della nobiltà e del popolo. Qui
finiscono tutti gli ingannevoli sogni e visioni di eguaglianza e di
diritti dell'uomo. Nella "palude Serbonia" di questa vile oligarchia
tutti saranno assorbiti, soffocati e perduti per sempre. »
(Edmund Burke, Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia)
   Chateaubriand immaginò il
    progetto di una epopea
    cristiana, in cui sarebbero stati
    presenti il paganesimo ormai
    agonizzante e la religione
    nascente
A suo parere la società trova origine dal
potere, che deriva da Dio e si incarna nel
sovrano; la monarchia è la forma migliore di
governo perché la più naturale, come è
dimostrato dalla storia.
 La società preesiste all'individuo poiché lo
costituisce e ne conserva l'esistenza, ed è
composta da tre distinte "persone sociali":
  potere,
  ministro,
  soggetto,
 che assumono nomi diversi secondo le
funzioni della società ( padre, madre, figli nella
società domestica; Dio, sacerdoti, fedeli nella
società religiosa; re, nobili o funzionarî, popolo
nella società pubblica) .
   La rivoluzione è il peccato (sociale) in
    quanto distruzione dell’ordine naturale -
    e, dunque, legittimo - voluto da Dio. In lui
    torna inoltre sia il concetto di centralità
    della Chiesa cattolica che l'unione del
    potere temporale e politico nelle sole mani
    del pontefice, inteso come vertice della
    piramide sociale e civile oltre che arbitro
    internazionale di ogni conflitto, in quanto
    ritenuto al di sopra di ogni particolarismo
    nazionale.
   De Maistre condivide poi l'analisi di Burke
    sulla falsa pretesa della maggioranza di
    prevalere sulla minoranza, mentre invece
    «dovunque il piccolissimo numero ha sempre
    condotto il grande» e per questo è diritto
    legittimo dell'aristocrazia l'assumere la
    guida del Paese.
 Il conservatorismo liberale è una variante che combina la
  preoccupazione per tradizione, rispetto per l'autorità e valori religiosi
  con idee liberali, specialmente in campo economico .
 Di solito il conservatorismo liberale è l'area politica dove si collocano i
  conservatori dei Paesi dove le idee economiche liberali sono
  considerate conservatrici.
 Esiste anche una tendenza del liberalismo, il liberalismo
  conservatore, che tende ad essere strettamente collegata con l'idea
  economica di liberismo e che quindi si colloca su un versante
  conservatore all'interno del movimento liberale.
 in alcuni Paesi i movimenti liberal-conservatori sono molto più grandi
  delle loro controparti liberali, e perciò i termini "liberali" e
  "conservatori" possono diventare sinonimi (come in Australia) o
  possono essere ridefiniti (come negli Stati Uniti, dove i conservatori
  utilizzano il termine conservative mentre il termine liberal è
  generalmente utilizzato per riferirsi a un movimento progressista che
  in Europa sarebbe definito liberale sociale).
 Il conservatorismo nazionale o nazional-conservatorismo è
  una variante che combina ad esso elementi di
  nazionalismo. Se i partiti conservatori fanno sovente della
  patria e dell'identità nazionale due temi importanti, quelli
  nazional-conservatori mettono questi concetti al centro
  della loro azione politica. Per questo, se i liberal-
  conservatori sono da considerarsi la "sinistra" del
  movimento conservatore, i nazional-conservatori ne sono
  la "destra“.
 I nazional-conservatori non sono in genere entusiasti
  sostenitori del mercato, così da essere, sul piano dei
  rapporti con l'esterno, più inclini al protezionismo e, su
  quello interno, ad un forte intervento dello Stato in
  economia, volto a favorire la coesione sociale
   Il Conservatorismo tradizionalista, conosciuto anche come
    "conservatorismo classico", "Tradizionalismo" o "Torismo", descrive
    una filosofia politica situdel Conservatorismo che sottolinea la
    necessità - filosofica, etica e pratica - dei principi della Legge
    naturale e dell'ordine morale trascendente, della
    tradizione, dell'unità organica e gerarchica, della vita rurale, del
    classicismo e della cultura elevata, e della Fedeltà. Alcuni
    tradizionalisti hanno abbracciato i termini di "Reazione" e di
    "Controrivoluzione", riferendosi alla decadenza della società
    provocata dall'Illuminismo. Poiché i conservatori tradizionalisti
    hanno una visione gerarchica della società essi difendono la struttura
    politica di tipo monarchico come l'assetto sociale più naturale e
    benefico. Il Tradizionalismo - sebbene non si incarni in un preciso
    modello politico - è esistito dacché è cominciata la civiltà; la sua
    espressione contemporanea, tuttavia, si sviluppò nel XVIII
    secolo, soprattutto in risposta alla Guerra civile inglese e alla
    Rivoluzione Francese.
   Il conservatorismo sociale è quella corrente
    del conservatorismo americano che si occupa
    prevalentemente delle tematiche etico-
    sociali, opponendosi strenuamente
    all'aborto, all'eutanasia e al matrimonio
    gay, e proponendo politiche generose nei
    confronti della famiglia, considerata cellula
    fondamentale della società.
   Con il termine teocon (theocon) ci si riferisce
    solitamente ad appartenenti a branche del
    mondo cristiano che sono schierati su
    posizioni considerate conservatrici, o che
    uniscono un'ideologia politicamente
    conservatrice con la difesa di alcuni temi
    sociali a forte impronta religiosa..
   Il neoconservatorismo è una corrente che si occupa
    prevalentemente di politica estera. Di origine liberal, i
    neoconservatori sono più aperti nel campo dei temi
    etici rispetto ad altre correnti conservatrici e non si
    oppongono più di tanto ai principi del big government
    e propongono solo limitate restrizioni alla spesa
    sociale. Dal punto di vista della politica estera, il
    movimento sostiene l'utilizzo della forza militare, se
    necessario in maniera unilaterale, per sostituire regimi
    dittatoriali con democrazie. Questa visione è contraria
    all'internazionalismo, al realismo e all'isolazionismo.
   Il paleoconservatorismo è quella corrente
    legata all'originale tradizione politica
    conservatrice, priva di ogni tratto liberale. I
    paleoconservatori, oltre a sostenere posizioni
    di stampo conservatore sociale, sono
    favorevoli all'isolazionismo e al
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    ragione del cosiddetto nativism.
Le matrici filosofiche del liberalismo sono:
 il giusnaturalismo,
 il contrattualismo
 l'illuminismo nella sua accezione
  individualistica e razionalistica
   Dall'inizio del XIX secolo, liberale cominciò a divenire
    equivalente di "favorevole al riconoscimento delle
    libertà individuali e politiche". La prima citazione in
    lingua inglese con questo significato risale al 1801. In
    senso moderno si ritiene che il termine liberalismo sia
    stato usato per la prima volta nel 1812 in Spagna nel
    parlamento regionale (Cortes) di Cadice. Le radici del
    liberalismo sono tuttavia molto più antiche. Possono
    essere trovate nelle dottrine giusnaturalistiche di
    John Locke, nelle teorie dei filosofi scozzesi David
    Hume e Adam Smith e nell'illuminismo francese
Nello Stato di natura tutti sono uguali ed esercitano i propri
diritti di natura (libertà, uguaglianza, proprietà e vita); egli
ritiene che lo Stato di natura non sia una condizione di continua
belligeranza ma di convivenza pacifica, in cui l'esercizio dei
diritti naturali è solo parziale poiché è limitato dal diritto
punitivo esercitato discrezionalmente da ogni individuo.
Perciò, nell'atto dell'istituire lo Stato civile, gli uomini non
cedono al corpo politico alcun diritto, ma lo rendono tutore dei
diritti di natura, delegando al Parlamento il potere di emanare
leggi positive che regolino l'esercizio della forza a difesa
d'ognuno. Le funzioni fondamentali dello Stato liberale sono:
   la tutela della libertà,
   l'uguaglianza,
   la vita
   la proprietà dell'individuo.
Inoltredefinisce una giustificazione etica della rivoluzione, il
diritto di resistenza che ciascun individuo può e deve esercitare
quando lo Stato agisce in contrasto con la volontà popolare od
in contraddizione con i principi costituzionali.
   Montesquieu (1689-1755) nella sua opera “Lo
    Spirito delle Leggi” fissa un punto fondamentale
    della dottrina politica liberale: la separazione dei
    poteri (potere legislativo, potere esecutivo e
    potere giudiziario) come garanzia contro
    l'arbitrio del potere statale.
    Immanuel Kant esprime il suo credo liberale
    parlando di "libertà, uguaglianza e
    indipendenza" come dei principi che devono
    reggere uno Stato civile.
    Voltaire non è interessato alla questione della
    rappresentanza politica e della divisione dei
    poteri: per lui l'ideale resta quello di un
    dispotismo illuminato retto da un re-filosofo
    saggio e tollerante.
   Rousseau rifiuta la democrazia rappresentativa
    preferendo la democrazia diretta. La sua
    concezione della volontà generale alla quale i
    cittadini devono sottomettersi non prevede la
    tutela delle minoranze.
Per John Locke, David Hume, Adam Smith e Immanuel
Kant le caratteristiche che le leggi devono avere per poter
essere rispettose della libertà sono:
  l'essere norme generali applicabili a tutti, in un numero
    indefinito di circostanze future;
  l'essere norme atte a circoscrivere la sfera protetta
    dell'azione individuale, assumendo con ciò il carattere di
    divieti piuttosto che di prescrizioni;
  l'essere norme inseparabili dall'istituto della proprietà
    individuale.
Si sviluppa la consuetudine di fissare in un documento solenne
questi diritti: le Carte dei diritti dei nuovi Stati americani
indipendenti e i primi emendamenti alla Costituzione degli
Stati Uniti d'America sono gli antenati degli elenchi di diritti
previsti dalle Costituzioni ottocentesche e da quelle attuali.
Lo Stato liberale classico è lo Stato minimo, le cui
  funzioni sono limitate a compiti di difesa e ordine
  pubblico. Per lo più il diritto di voto era ristretto a
  coloro che hanno un certo livello di reddito (suffragio
  censitario) e che sapevano leggere e scrivere.
La costituzione dello Stato liberale è tipicamente breve
  e flessibile.
Lo Stato liberale si trasforma in alcuni paesi (Inghilterra)
  in Stato democratico attraverso un processo graduale.
  In altri paesi (Francia) la resistenza delle classi
  dominanti porta a scontri violenti (moti del
  '48, repressione della Comune di Parigi)
"la libertà politica senza
  eguaglianza economica è un
  inganno, una frode, una
  bugia: e i lavoratori non
  vogliono bugie"
Ciò che contraddistingue il liberalismo politico è la fede nell'esistenza
     di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all'individuo e
     l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (eguaglianza formale).
     Il punto di vista dell'individuo e il godimento della libertà
     individuale è considerato il parametro valido per giudicare la bontà
     di un ordinamento politico/sociale. In quest'ottica i poteri dello
     Stato devono incontrare limiti ben precisi per non ledere i diritti e
     le libertà dei cittadini. Ne può derivare, di volta in volta, il rifiuto
     dell'assolutismo monarchico, del clericalismo, del totalitarismo e
     in generale di ogni dottrina che proclama il sacrificio dell'individuo
     in nome di fini esterni a esso.
Il risvolto del liberalismo in materia religiosa è la Laicità e la
     separazione tra Stato e Chiesa.
La dottrina liberale è da intendersi laica in quanto chiede allo Stato di
     non interferire nelle scelte specificamente morali, queste infatti
     sono attribuite al libero arbitrio del singolo individuo.
 John Stuart Mill riteneva che esiste una
  distinzione tra le due dottrine e considerò le
  proprie posizioni liberiste non il frutto di
  una posizione di principio ma della
  convinzione pragmatica che quel sistema
  economico fosse più efficiente e
  produttivo. Se tuttavia ciò fosse stato
  nell'interesse degli individui che
  compongono la società, lo Stato avrebbe
  avuto ogni diritto di intervenire
  nell'economia.
 Non considerava la proprietà privata un
  diritto naturale ma, influenzato dai suoi
  contemporanei socialisti riteneva che essa
  fosse storicamente frutto di un "furto"
   regimi liberisti da un punto di vista
    economico ma tutt'altro che liberali da un
    punto di vista politico (per esempio il Cile di
    Augusto Pinochet) mentre alcuni movimenti
    (come l'eurocomunismo) hanno sostenuto
    una visione economica collettivistica pur
    schierandosi per la salvaguardia dei diritti
    liberali.
Per il pensiero liberale l'integrazione economica tra i
diversi Stati nazionali (o globalizzazione economica) è
auspicabile, perché permette di disporre di più ampie
scelte. Non accetta, invece, l'integrazione politica (o
globalizzazione giuridica) perché considera l'intervento
dello Stato un arbitrio. Un presupposto del
liberalismo, infatti, è che lo Stato quando agisce può
limitare fortemente i seguenti diritti individuali:
  alla vita (attraverso la regolamentazione);
  alla libertà (col diritto positivo);
  e alla proprietà (attraverso la tassazione).
 Secondo i liberali, infatti, i diritti alla vita, alla proprietà e
    alla libertà appartengono solo all'uomo
   Nel senso più comune del termine teocrazia, in
    cui alcuni governanti civili coincidono con alcuni
    capi religiosi (per esempio l'imperatore bizantino
    come capo della Chiesa), le politiche governative
    coincidono con quelle religiose oppure sono
    fortemente influenzate dai principi di una
    religione (solitamente quella più diffusa) e il
    governo dichiara di comandare per volere di Dio
    o di un altro potere superiore, come specificato
    dalla religione locale
 Il concetto di teocrazia fu coniato dallo storico Giuseppe
  Flavio nel I secolo. Egli definì come teocrazia il governo
  tipico degli Ebrei. La definizione di Giuseppe Flavio fu
  ampiamente accettata fino all'età
  dell'Illuminismo, quando il termine cominciò a raccogliere
  connotazioni più universalistiche e spiccatamente
  negative, specialmente nelle opere di Hegel. Dopo di ciò il
  termine "teocrazia" venne usato soprattutto per
  etichettare alcune particolari forme politiche come
  qualcosa di "poco razionale" o "sottosviluppato".
 La teocrazia è concepita in antitesi alla democrazia, che
  fonda la legittimità del potere politico e la fonte del diritto
  nella volontà di popolo, e non nel volere di Dio (ovvero
  governo dei sacerdoti)
   Attualmente le nazioni che presentano aspetti teocratici sono:
   la Repubblica Islamica dell'Iran, dove un consiglio religioso approva le
    candidature alla presidenza. L'elezione del Presidente rimane comunque a
    suffragio universale, e suo è il potere esecutivo, mentre il legislativo è dato
    dalla sharia.
   la Santa Sede o Città del Vaticano. In virtù del suo particolare status
    diplomatico questo stato ha un seggio all'ONU come osservatore e nella
    stessa veste partecipa ad altre istituzioni sovranazionali ed internazionali.
   Il Regno Unito, dove il sovrano tecnicamente è un governante teocratico a
    causa del suo titolo di Supremo Governatore della Chiesa inglese. Tuttavia il
    monarca mantiene soprattutto un'autorità di tipo cerimoniale, per cui la
    grande maggioranza degli osservatori non considerano il Regno Unito come
    una teocrazia. E, fatto ancor più fondamentale, in Gran Bretagna è la chiesa
    ad essere sottoposta allo stato e non il contrario.
   La Norvegia, la cui situazione è simile a quella inglese, con un capo dello stato
    tecnicamente anche capo religioso.
   Andorra dove il vescovo di Urgell è uno dei capi di stato, almeno a livello
    cerimoniale.
   Israele dove l'interazione fra legge civile e legge religiosa ebraica è
    significativa.
 Nell'antico Egitto la teocrazia, era il "governo di un re -
  dio", con poteri assoluti sotto cui vivevano i sudditi, i
  quali, di qualunque condizione sociale fossero, erano
  considerati comunque un possesso del sovrano.
 Fino al 1959, anche il Tibet era una teocrazia, essendo
  insieme alla Mongolia un sistema di tipo lamaista, in cui il
  Dalai Lama era sovrano assoluto e massima autorità
  religiosa. Tra il 1959 e il 2011, quando si è dimesso dal suo
  ruolo politico in favore di un successore che venga eletto
  dal Parlamento esule, è stato capo del Governo tibetano in
  esilio.
 Recentemente, dal 1996 al 2001, il governo dei Talebani in
  Afghanistan può essere considerato una teocrazia

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Scuola di politica – lezione vi

  • 1. Conservatorismo,Liberalismo e Teocrazia « Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo. » (Immanuel Kant)
  • 2. In polemica con la Rivoluzione francese, i conservatori avversano i progetti utopistici di società perfette e i mutamenti troppo radicali, credono nella libertà individuale e nel mercato, sono severi in tema di ordine e legalità e nutrono un particolare rispetto per la tradizione, la famiglia e la religione.
  • 3. Questa visione della storia come espressione della volontà divina ebbe,già prima della Restaurazione, come suoi principali teorici:  l'anglo-irlandese Edmund Burke  L’Italiano Joseph de Maistre  I francesi :  François-René de Chateaubriand  Louis de Bonald
  • 4. « Fare una rivoluzione significa sovvertire l'antico ordinamento del proprio paese; e non si può ricorrere a ragioni comuni per giustificare un così violento procedimento. […] Passando dai principî che hanno creato e cementato questa costituzione all'Assemblea Nazionale, che deve apparire e agire come potere sovrano, vediamo qui un organismo costituito con ogni possibile potere e senza alcuna possibilità di controllo esterno. Vediamo un organismo senza leggi fondamentali, senza massime stabilite, senza norme di procedura rispettate, che niente può vincolare a un sistema qualsiasi. [...] Se questa mostruosa costituzione continuerà a vivere, la Francia sarà interamente governata da bande di agitatori, da società cittadine composte da manipolatori di assegnati, da fiduciari per la vendita dei beni della Chiesa, procuratori, agenti, speculatori, avventurieri tutti che comporranno un'ignobile oligarchia, fondata sulla distruzione della Corona, della Chiesa, della nobiltà e del popolo. Qui finiscono tutti gli ingannevoli sogni e visioni di eguaglianza e di diritti dell'uomo. Nella "palude Serbonia" di questa vile oligarchia tutti saranno assorbiti, soffocati e perduti per sempre. » (Edmund Burke, Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia)
  • 5. Chateaubriand immaginò il progetto di una epopea cristiana, in cui sarebbero stati presenti il paganesimo ormai agonizzante e la religione nascente
  • 6. A suo parere la società trova origine dal potere, che deriva da Dio e si incarna nel sovrano; la monarchia è la forma migliore di governo perché la più naturale, come è dimostrato dalla storia. La società preesiste all'individuo poiché lo costituisce e ne conserva l'esistenza, ed è composta da tre distinte "persone sociali":  potere,  ministro,  soggetto, che assumono nomi diversi secondo le funzioni della società ( padre, madre, figli nella società domestica; Dio, sacerdoti, fedeli nella società religiosa; re, nobili o funzionarî, popolo nella società pubblica) .
  • 7. La rivoluzione è il peccato (sociale) in quanto distruzione dell’ordine naturale - e, dunque, legittimo - voluto da Dio. In lui torna inoltre sia il concetto di centralità della Chiesa cattolica che l'unione del potere temporale e politico nelle sole mani del pontefice, inteso come vertice della piramide sociale e civile oltre che arbitro internazionale di ogni conflitto, in quanto ritenuto al di sopra di ogni particolarismo nazionale.  De Maistre condivide poi l'analisi di Burke sulla falsa pretesa della maggioranza di prevalere sulla minoranza, mentre invece «dovunque il piccolissimo numero ha sempre condotto il grande» e per questo è diritto legittimo dell'aristocrazia l'assumere la guida del Paese.
  • 8.  Il conservatorismo liberale è una variante che combina la preoccupazione per tradizione, rispetto per l'autorità e valori religiosi con idee liberali, specialmente in campo economico .  Di solito il conservatorismo liberale è l'area politica dove si collocano i conservatori dei Paesi dove le idee economiche liberali sono considerate conservatrici.  Esiste anche una tendenza del liberalismo, il liberalismo conservatore, che tende ad essere strettamente collegata con l'idea economica di liberismo e che quindi si colloca su un versante conservatore all'interno del movimento liberale.  in alcuni Paesi i movimenti liberal-conservatori sono molto più grandi delle loro controparti liberali, e perciò i termini "liberali" e "conservatori" possono diventare sinonimi (come in Australia) o possono essere ridefiniti (come negli Stati Uniti, dove i conservatori utilizzano il termine conservative mentre il termine liberal è generalmente utilizzato per riferirsi a un movimento progressista che in Europa sarebbe definito liberale sociale).
  • 9.  Il conservatorismo nazionale o nazional-conservatorismo è una variante che combina ad esso elementi di nazionalismo. Se i partiti conservatori fanno sovente della patria e dell'identità nazionale due temi importanti, quelli nazional-conservatori mettono questi concetti al centro della loro azione politica. Per questo, se i liberal- conservatori sono da considerarsi la "sinistra" del movimento conservatore, i nazional-conservatori ne sono la "destra“.  I nazional-conservatori non sono in genere entusiasti sostenitori del mercato, così da essere, sul piano dei rapporti con l'esterno, più inclini al protezionismo e, su quello interno, ad un forte intervento dello Stato in economia, volto a favorire la coesione sociale
  • 10. Il Conservatorismo tradizionalista, conosciuto anche come "conservatorismo classico", "Tradizionalismo" o "Torismo", descrive una filosofia politica situdel Conservatorismo che sottolinea la necessità - filosofica, etica e pratica - dei principi della Legge naturale e dell'ordine morale trascendente, della tradizione, dell'unità organica e gerarchica, della vita rurale, del classicismo e della cultura elevata, e della Fedeltà. Alcuni tradizionalisti hanno abbracciato i termini di "Reazione" e di "Controrivoluzione", riferendosi alla decadenza della società provocata dall'Illuminismo. Poiché i conservatori tradizionalisti hanno una visione gerarchica della società essi difendono la struttura politica di tipo monarchico come l'assetto sociale più naturale e benefico. Il Tradizionalismo - sebbene non si incarni in un preciso modello politico - è esistito dacché è cominciata la civiltà; la sua espressione contemporanea, tuttavia, si sviluppò nel XVIII secolo, soprattutto in risposta alla Guerra civile inglese e alla Rivoluzione Francese.
  • 11. Il conservatorismo sociale è quella corrente del conservatorismo americano che si occupa prevalentemente delle tematiche etico- sociali, opponendosi strenuamente all'aborto, all'eutanasia e al matrimonio gay, e proponendo politiche generose nei confronti della famiglia, considerata cellula fondamentale della società.
  • 12. Con il termine teocon (theocon) ci si riferisce solitamente ad appartenenti a branche del mondo cristiano che sono schierati su posizioni considerate conservatrici, o che uniscono un'ideologia politicamente conservatrice con la difesa di alcuni temi sociali a forte impronta religiosa..
  • 13. Il neoconservatorismo è una corrente che si occupa prevalentemente di politica estera. Di origine liberal, i neoconservatori sono più aperti nel campo dei temi etici rispetto ad altre correnti conservatrici e non si oppongono più di tanto ai principi del big government e propongono solo limitate restrizioni alla spesa sociale. Dal punto di vista della politica estera, il movimento sostiene l'utilizzo della forza militare, se necessario in maniera unilaterale, per sostituire regimi dittatoriali con democrazie. Questa visione è contraria all'internazionalismo, al realismo e all'isolazionismo.
  • 14. Il paleoconservatorismo è quella corrente legata all'originale tradizione politica conservatrice, priva di ogni tratto liberale. I paleoconservatori, oltre a sostenere posizioni di stampo conservatore sociale, sono favorevoli all'isolazionismo e al protezionismo, sono diffidenti rispetto al mercato e si oppongono strenuamente all'immigrazione, sia illegale che legale, in ragione del cosiddetto nativism.
  • 15. Le matrici filosofiche del liberalismo sono:  il giusnaturalismo,  il contrattualismo  l'illuminismo nella sua accezione individualistica e razionalistica
  • 16. Dall'inizio del XIX secolo, liberale cominciò a divenire equivalente di "favorevole al riconoscimento delle libertà individuali e politiche". La prima citazione in lingua inglese con questo significato risale al 1801. In senso moderno si ritiene che il termine liberalismo sia stato usato per la prima volta nel 1812 in Spagna nel parlamento regionale (Cortes) di Cadice. Le radici del liberalismo sono tuttavia molto più antiche. Possono essere trovate nelle dottrine giusnaturalistiche di John Locke, nelle teorie dei filosofi scozzesi David Hume e Adam Smith e nell'illuminismo francese
  • 17. Nello Stato di natura tutti sono uguali ed esercitano i propri diritti di natura (libertà, uguaglianza, proprietà e vita); egli ritiene che lo Stato di natura non sia una condizione di continua belligeranza ma di convivenza pacifica, in cui l'esercizio dei diritti naturali è solo parziale poiché è limitato dal diritto punitivo esercitato discrezionalmente da ogni individuo. Perciò, nell'atto dell'istituire lo Stato civile, gli uomini non cedono al corpo politico alcun diritto, ma lo rendono tutore dei diritti di natura, delegando al Parlamento il potere di emanare leggi positive che regolino l'esercizio della forza a difesa d'ognuno. Le funzioni fondamentali dello Stato liberale sono:  la tutela della libertà,  l'uguaglianza,  la vita  la proprietà dell'individuo. Inoltredefinisce una giustificazione etica della rivoluzione, il diritto di resistenza che ciascun individuo può e deve esercitare quando lo Stato agisce in contrasto con la volontà popolare od in contraddizione con i principi costituzionali.
  • 18. Montesquieu (1689-1755) nella sua opera “Lo Spirito delle Leggi” fissa un punto fondamentale della dottrina politica liberale: la separazione dei poteri (potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario) come garanzia contro l'arbitrio del potere statale.  Immanuel Kant esprime il suo credo liberale parlando di "libertà, uguaglianza e indipendenza" come dei principi che devono reggere uno Stato civile.
  • 19. Voltaire non è interessato alla questione della rappresentanza politica e della divisione dei poteri: per lui l'ideale resta quello di un dispotismo illuminato retto da un re-filosofo saggio e tollerante.  Rousseau rifiuta la democrazia rappresentativa preferendo la democrazia diretta. La sua concezione della volontà generale alla quale i cittadini devono sottomettersi non prevede la tutela delle minoranze.
  • 20. Per John Locke, David Hume, Adam Smith e Immanuel Kant le caratteristiche che le leggi devono avere per poter essere rispettose della libertà sono:  l'essere norme generali applicabili a tutti, in un numero indefinito di circostanze future;  l'essere norme atte a circoscrivere la sfera protetta dell'azione individuale, assumendo con ciò il carattere di divieti piuttosto che di prescrizioni;  l'essere norme inseparabili dall'istituto della proprietà individuale. Si sviluppa la consuetudine di fissare in un documento solenne questi diritti: le Carte dei diritti dei nuovi Stati americani indipendenti e i primi emendamenti alla Costituzione degli Stati Uniti d'America sono gli antenati degli elenchi di diritti previsti dalle Costituzioni ottocentesche e da quelle attuali.
  • 21. Lo Stato liberale classico è lo Stato minimo, le cui funzioni sono limitate a compiti di difesa e ordine pubblico. Per lo più il diritto di voto era ristretto a coloro che hanno un certo livello di reddito (suffragio censitario) e che sapevano leggere e scrivere. La costituzione dello Stato liberale è tipicamente breve e flessibile. Lo Stato liberale si trasforma in alcuni paesi (Inghilterra) in Stato democratico attraverso un processo graduale. In altri paesi (Francia) la resistenza delle classi dominanti porta a scontri violenti (moti del '48, repressione della Comune di Parigi)
  • 22. "la libertà politica senza eguaglianza economica è un inganno, una frode, una bugia: e i lavoratori non vogliono bugie"
  • 23. Ciò che contraddistingue il liberalismo politico è la fede nell'esistenza di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all'individuo e l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (eguaglianza formale). Il punto di vista dell'individuo e il godimento della libertà individuale è considerato il parametro valido per giudicare la bontà di un ordinamento politico/sociale. In quest'ottica i poteri dello Stato devono incontrare limiti ben precisi per non ledere i diritti e le libertà dei cittadini. Ne può derivare, di volta in volta, il rifiuto dell'assolutismo monarchico, del clericalismo, del totalitarismo e in generale di ogni dottrina che proclama il sacrificio dell'individuo in nome di fini esterni a esso. Il risvolto del liberalismo in materia religiosa è la Laicità e la separazione tra Stato e Chiesa. La dottrina liberale è da intendersi laica in quanto chiede allo Stato di non interferire nelle scelte specificamente morali, queste infatti sono attribuite al libero arbitrio del singolo individuo.
  • 24.  John Stuart Mill riteneva che esiste una distinzione tra le due dottrine e considerò le proprie posizioni liberiste non il frutto di una posizione di principio ma della convinzione pragmatica che quel sistema economico fosse più efficiente e produttivo. Se tuttavia ciò fosse stato nell'interesse degli individui che compongono la società, lo Stato avrebbe avuto ogni diritto di intervenire nell'economia.  Non considerava la proprietà privata un diritto naturale ma, influenzato dai suoi contemporanei socialisti riteneva che essa fosse storicamente frutto di un "furto"
  • 25. regimi liberisti da un punto di vista economico ma tutt'altro che liberali da un punto di vista politico (per esempio il Cile di Augusto Pinochet) mentre alcuni movimenti (come l'eurocomunismo) hanno sostenuto una visione economica collettivistica pur schierandosi per la salvaguardia dei diritti liberali.
  • 26. Per il pensiero liberale l'integrazione economica tra i diversi Stati nazionali (o globalizzazione economica) è auspicabile, perché permette di disporre di più ampie scelte. Non accetta, invece, l'integrazione politica (o globalizzazione giuridica) perché considera l'intervento dello Stato un arbitrio. Un presupposto del liberalismo, infatti, è che lo Stato quando agisce può limitare fortemente i seguenti diritti individuali:  alla vita (attraverso la regolamentazione);  alla libertà (col diritto positivo);  e alla proprietà (attraverso la tassazione). Secondo i liberali, infatti, i diritti alla vita, alla proprietà e alla libertà appartengono solo all'uomo
  • 27. Nel senso più comune del termine teocrazia, in cui alcuni governanti civili coincidono con alcuni capi religiosi (per esempio l'imperatore bizantino come capo della Chiesa), le politiche governative coincidono con quelle religiose oppure sono fortemente influenzate dai principi di una religione (solitamente quella più diffusa) e il governo dichiara di comandare per volere di Dio o di un altro potere superiore, come specificato dalla religione locale
  • 28.  Il concetto di teocrazia fu coniato dallo storico Giuseppe Flavio nel I secolo. Egli definì come teocrazia il governo tipico degli Ebrei. La definizione di Giuseppe Flavio fu ampiamente accettata fino all'età dell'Illuminismo, quando il termine cominciò a raccogliere connotazioni più universalistiche e spiccatamente negative, specialmente nelle opere di Hegel. Dopo di ciò il termine "teocrazia" venne usato soprattutto per etichettare alcune particolari forme politiche come qualcosa di "poco razionale" o "sottosviluppato".  La teocrazia è concepita in antitesi alla democrazia, che fonda la legittimità del potere politico e la fonte del diritto nella volontà di popolo, e non nel volere di Dio (ovvero governo dei sacerdoti)
  • 29. Attualmente le nazioni che presentano aspetti teocratici sono:  la Repubblica Islamica dell'Iran, dove un consiglio religioso approva le candidature alla presidenza. L'elezione del Presidente rimane comunque a suffragio universale, e suo è il potere esecutivo, mentre il legislativo è dato dalla sharia.  la Santa Sede o Città del Vaticano. In virtù del suo particolare status diplomatico questo stato ha un seggio all'ONU come osservatore e nella stessa veste partecipa ad altre istituzioni sovranazionali ed internazionali.  Il Regno Unito, dove il sovrano tecnicamente è un governante teocratico a causa del suo titolo di Supremo Governatore della Chiesa inglese. Tuttavia il monarca mantiene soprattutto un'autorità di tipo cerimoniale, per cui la grande maggioranza degli osservatori non considerano il Regno Unito come una teocrazia. E, fatto ancor più fondamentale, in Gran Bretagna è la chiesa ad essere sottoposta allo stato e non il contrario.  La Norvegia, la cui situazione è simile a quella inglese, con un capo dello stato tecnicamente anche capo religioso.  Andorra dove il vescovo di Urgell è uno dei capi di stato, almeno a livello cerimoniale.  Israele dove l'interazione fra legge civile e legge religiosa ebraica è significativa.
  • 30.  Nell'antico Egitto la teocrazia, era il "governo di un re - dio", con poteri assoluti sotto cui vivevano i sudditi, i quali, di qualunque condizione sociale fossero, erano considerati comunque un possesso del sovrano.  Fino al 1959, anche il Tibet era una teocrazia, essendo insieme alla Mongolia un sistema di tipo lamaista, in cui il Dalai Lama era sovrano assoluto e massima autorità religiosa. Tra il 1959 e il 2011, quando si è dimesso dal suo ruolo politico in favore di un successore che venga eletto dal Parlamento esule, è stato capo del Governo tibetano in esilio.  Recentemente, dal 1996 al 2001, il governo dei Talebani in Afghanistan può essere considerato una teocrazia