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Collana: I santI
Indice

Testi: Suor Anna

Maria Vissani
Alessandra Cervellati

© Editrice Shalom - 4.2.2010 Festa di santa Maria De Mattias

ISBN 9788884042415
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L’editrice Shalom non concede diritti d’autore (né patrimoniali né morali) all’Autore del presente libro e si riserva di
utilizzare ogni parte di questo testo per altre pubblicazioni.

PREFAZIONE .....................................................................8
BREVE PREMESSA ........................................................11
PROFILO DELLA VITA ...................................................13
I PARTE
IL PERCORSO INTERIORE
DI SANTA MARIA DE MATTIAS
INTRODUZIONE
UN FIUME IN PIENA ......................................................28
• Verso grandi orizzonti di vita ..........................................28
• Dentro il grande fiume della storia ..................................29
• La via del sangue .............................................................32
PER GRAZIA DI DIO .......................................................36
• Profonda umiltà ...............................................................37
CHIAMATA ALLA SEQUELA ........................................41
• Adolescente......................................................................42
• Prime emozioni interiori ..................................................43
• Su braccia sicure ..............................................................45
• Martirio del cuore ............................................................47
MATERIA GREZZA PER IL VASAIO.............................52
• Anima pura e ingenua ......................................................52
• Pronta a dare la vita .........................................................54
• Per il bene di tutta la Chiesa ............................................57
GESÙ SOLO......................................................................60
• Carattere vivo e ardente ...................................................60
• Donna soave e forte .........................................................62
• Sorella premurosa e amabile ...........................................67
• Cuore dilatato dalla Grazia ..............................................70
PER PURO AMORE .........................................................74
• Con Gesù Crocifisso ........................................................74
• Ferita d’Amore.................................................................78
• Plasmata dallo Spirito ......................................................83
• Sola con il Solo ................................................................85
I RIVI DEL DIVIN SANGUE ...........................................87
• Il Costato aperto ..............................................................88
• Zelo apostolico ................................................................90
CONCLUSIONE ...............................................................94

II Parte
INDAGINE GRAFOLOGICA
SUGLI SCRITTI DELLA SANTA
PERCHÉ UN APPROCCIO GRAFOLOGICO .................98
LA SANTITÀ NELLA LIBERTÀ ..................................104
• Breve profilo psicologico ...............................................104
• La vita di Maria dai suoi scritti......................................107
• I primi scritti del 1835: verbali e lettere ........................108
• Gli anni 1838-1839 ........................................................110
• Gli anni ‘50 ....................................................................111
• Seconda metà degli anni ‘50 fino al 1864......................114
• Gli ultimi anni: 1865-1866 ............................................118
GIOVANNI MERLINI E MARIA DE MATTIAS ..........120
• La fusione degli opposti ................................................120
MARIA DE MATTIAS E LE PRIME COMPAGNE ......123
• La faticosa avventura della relazione ............................123
6

SAGGI GRAFICI ............................................................126
• Maria De Mattias ...........................................................126
• Giovanni Merlini............................................................134
• Le prime compagne .......................................................137
APPENDICE
• Cronologia della Santa...................................................142
• Bibliografia ....................................................................145
• Note ...............................................................................145
DEDICATO A SANTA MARIA DE MATTIAS
CANTI E PREGHIERE ...................................................159
• Diamoci tutti le mani .....................................................159
• A Maria De Mattias .......................................................161
• Mio Gesù, Signore mio..................................................162
• Un grande cerchio..........................................................163
• Sia benedetto Dio ..........................................................164
• Nella coppa il sapore di Dio ..........................................165
• A Cristo sposo................................................................166
• Desiderio estremo ..........................................................167
• Preghiera a santa Maria De Mattias...............................168
• Triduo a santa Maria De Mattias ...................................169
PREFAZIONE
Mi è stata chiesta la prefazione a questa opera redatta da
suor Anna Maria Vissani e Alessandra Cervellati.
Sono lieto di accogliere l’invito. Ma per lo stile dell’opera, preferisco dare una testimonianza in linea con i sei capitoli
che compongono il libro.
Snello. Di facile lettura. Capace di mettere in contatto vitale il lettore con il carisma della De Mattias.
Questa testimonianza è un doveroso ringraziamento alle
Suore ASC [Adoratrici dal Sangue di Cristo] avendo io svolto
il ministero di cappellano per molto tempo nella Chiesa del
Preziosissimo Sangue in Roma, dove sono venerate le reliquie di santa Maria De Mattias.
Ho vissuto un periodo stupendo seguendo il lavoro delle
Suore Adoratrici nella preparazione alla proclamazione della
canonizzazione della Santa. Indimenticabile è ancora il momento quando il Santo Padre Giovanni Paolo II venne in visita pastorale nella Parrocchia della Natività a Roma e si recò
anche nella chiesa custodita dalle suore, inginocchiandosi davanti alle reliquie della beata Maria De Mattias.
La spiritualità e il carisma delle Adoratrici e dei Missionari
del Preziosissimo Sangue sono stati assorbiti anche da me,
tanto che, tale attenzione alla spiritualità al Sangue Prezioso
di Cristo, mi segue anche nel mio ministero episcopale.
Fin dall’inizio del mio servizio pastorale nell’Arcidiocesi
di Urbino, mi ha animato il desiderio di porre in risalto il
mistero pasquale del Sangue dell’alleanza nuova ed eterna.
Il mio stemma episcopale raffigura, infatti, un tralcio di vite
con grappoli d’uva e dei serti di spighe, segni della presenza
eucaristica del Risorto nella sua Chiesa. Il motto che ho scelto
riporta l’espressione “Pastore nel sangue dell’eterna alleanza”, tratta dalla Lettera agli Ebrei (1,20).
Ho voluto così ricordare il servizio da me prestato per
8

trent’anni nella chiesa del Preziosissimo Sangue a Roma. E
la mia famiglia: il mio bisavolo Alessandro, già dalla metà del
1800, nella parrocchia di san Pietro, situata un tempo all’ingresso della cittadina di Appignano del Tronto ed ora demolita, diede inizio alla pia pratica del “Mese di luglio consacrato
al Preziosissimo Sangue”. Tale pratica è stata onorata dalla
mia famiglia fino ai nostri giorni.
Mi piace ricordare che, tra i libri del mio antenato, ho trovato il trattato teologico “De sacrificio Missae” dello scrittore, teologo e liturgista cardinale Giovanni Bona (1609-1674);
dono del francescano Padre Filippo Pizzi ospitato in casa nostra dal 1866 al 1868, con delicata dedica.
Mistero di queste coincidenze!
Nel corso di questi anni di ministero, avvalendomi delle facoltà concesse dall’Ordinamento Generale del Messale
Romano (n. 28) ho dettato norme pastorali per la comunione
sacramentale al Corpo e al Sangue del Signore sotto le due
specie, valevoli per tutta la mia Arcidiocesi.
Questo volume esprime bene, sotto diversi aspetti, la preziosità del Sangue di Cristo come vissuta, presentata dalla
fondatrice Maria De Mattias e da comunicare a tutti i popoli
di Dio.
Al calice della mensa eucaristica beviamo il Sangue di
Cristo che riunisce nell’unità le nostre comunità diocesane
e, in esse, le nostre parrocchie e le nostre famiglie. Ne fa un
cuor solo e un’anima sola, sotto la guida del Pastore supremo delle nostre anime, che “con Spirito eterno offrì se stesso
senza macchia a Dio e con il suo sangue purifica la nostra
coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente” (cfr.
Eb 9,14).
Dall’alleanza stabilita da Cristo, che “col sangue versato
sulla croce pacificò il cielo e la terra”, scaturisce l’esigenza di
essere artefici di pace in famiglia, in parrocchia, nel territorio,
negli ambienti di lavoro, nella scuola, nella società civile.
9
Tanti sono i modi di essere costruttori di vera pace, quella
che non si nutre di facili sorrisi ma che si paga di persona a
caro prezzo. La pace tra Dio e gli uomini è costata il Sangue
di Gesù Cristo! Non vanifichiamo questo prezioso sangue,
che incessantemente ci fa figli dello stesso Padre e fratelli tra
noi e con Cristo.
La Chiesa è grata a santa Maria De Mattias per il carisma
che ha saputo trasmettere a tante persone.

 Francesco Marinelli
Arcivescovo di Urbino – Urbania –
Sant’Angelo in Vado

10

BREVE PREMESSA
Le autrici di questo libro entrano “in punta di piedi”
nell’interiorità di Santa Maria De Mattias. Una donna carica
di passione per il Signore Gesù Crocifisso, suo “sposo
adorabile”. Una donna vissuta nel 1800: tempo di devozioni e
di coraggio profetico nella Chiesa. Il Sangue della Croce e del
Costato trafitto del Signore è la sorgente a cui la santa attinge
e si disseta con brama e dolcezza. Ogni persona: povera o
ricca, giovane o adulta, vicina o lontana vale il Sangue di
Cristo. Per la loro salvezza è pronta a dare il sangue e la vita..
Anche dalla perizia grafologica dei suoi manoscritti,
nella seconda parte del libro, si evince una forza non comune
nell’attraversare con equilibrio umano e fede in Dio difficoltà
e lunghe notti dello spirito, sempre accompagnata dalla
guida spirituale Don Giovanni Merlini, missionario del
Preziosissimo Sangue. Nel 1834 in Acuto (FR) Maria De
Mattias dà inizio alla famiglia religiosa delle Adoratrici del
Sangue di Cristo, definendole “riflesso della Carità di Cristo”,
donne chiamate ad incarnare nella loro vita apostolica
l’ampiezza, l’altezza e la profondità dell’amore del Crocifisso
Signore. La particolare “identità pasquale” le impegna ad
essere “vere adoratrici”, in un mondo sempre meno attento a
coloro che Maria De Mattias chiama “caro prossimo”.
Il libro si apre con una breve biografia della Santa.
La prima parte percorre con timore e affetto filiale la sua
avventura spirituale, dagli inizi della chiamata ad essere
tutta per il Signore alla morte, avvenuta il 20 agosto del
1866. L’avventura di una vita avvolta dalla bruciante Carità
Divina, al seguito dello Sposo Crocifisso, è svelata dalle sue
stesse numerose lettere, scritte a parenti, Vescovi, direttore
spirituale, suore e autorità civili. Le testimonianze, deposte
al processo di beatificazione insieme alla vita di Maria De
Mattias scritta dal direttore spirituale Don Giovanni Merlini,
11
aprono un’ulteriore finestra nella stanza interiore della santa.
La lettura grafologica dei suoi manoscritti, nella seconda
parte del libro, ci dona tratti luminosi della personalità di
Maria De Mattias.
La Cronologia degli eventi principali che riguardano lei
e la fondazione della Congregazione delle Adoratrici del
Sangue di Cristo, posta in appendice, permette di conoscere
le tappe fondamentali della fedeltà alla sua vocazione di
fondatrice e delle opere apostoliche per la salvezza del “caro
prossimo”.

12

PROFILO DELLA VITA
DI SANTA MARIA DE MATTIAS
Figlia di Giovanni e Ottavia De Angelis, Maria
Matilde De Mattias è l’ottava di dodici figli, sei dei
quali morti in tenera età.
Maria nasce il 4 febbraio 1805 a Vallecorsa, in
provincia di Frosinone. Eredita dalla sua gente un
carattere forte e volitivo. Vivace e irrequieta, corre per casa mettendo a soqquadro l’ordine a cui la
mamma tiene tanto e, come è naturale, viene spesso sgridata e picchiata dalla signora Ottavia, che
avrebbe voluto vedere Maria quieta e assennata.
Il babbo è il suo prediletto. Nelle lunghe serate d’inverno, accanto al focolare, Maria rimane
tranquilla ai suoi piedi ad ascoltare i racconti della Sacra Scrittura; e, nella sua cameretta, prima di
addormentarsi, vuole che egli continui a parlare di
Abele, di Isacco, di Giuseppe.
A otto anni circa, il giorno della festa di Pasqua,
sente parlare in chiesa dell’Agnello pasquale.
Chiede al padre chi è mai quell’agnello. Quando
il padre le spiega che sia figura di Gesù, che come
agnello si sia immolato per noi peccatori, ella rimane molto impressionata. È questo il primo approccio al mistero della redenzione. Da allora sente più
vivamente di essere attratta dall’amore per Gesù.
A dieci anni riceve i Sacramenti della Cresima
e della Prima Comunione, ma lei dice che non le
13
sono di grande aiuto nella sua prima adolescenza,
perché ricevuti senza intendere cosa facesseI.
Come le altre ragazze del tempo, anche lei ama
curare la sua persona e adornarsi in maniera piacevole, prendere parte a qualche festicciola in casa o
presso famiglie amiche, ma tutto ciò non la lascia
soddisfatta, anzi provoca in lei un disgusto che le
amareggia la gioia provata.
Davanti all’immagine di Maria Santissima si
trattiene volentieri, ripetendo la preghiera insegnatale dal babbo: “Maria Santissima, datemi lume”.
E la Vergine non delude le sue attese; anzi inizia
a darle istruzione: “Tutto era nel segreto del cuore,
qui dava le istruzioni rimproverandola della vanità, mostrandole il suo caro Figlio e il desiderio che
Egli ha di farsi amare dalle anime da lui ricomprate col suo Prezioso Sangue”II.
È l’inizio di una graduale conversione che la
condurrà alla rinuncia di tutto ciò che non fosse
Gesù e la sua croce. Comincia a sentire le sue mancanze come tradimento all’amore di Dio, “e si meravigliava come non l’avesse mandata all’inferno
per le ingratitudini usategli”III; allora rivolgendosi
alla Vergine esclama: “Maria aiutatemi, fatemi ardere dell’amore di Gesù e di Voi; ditemi che ho da
fare per piacere al vostro Figlio”IV. Ingaggia una
dura battaglia per vincere i difetti e le ripugnanze del suo egoismo, con alterne vittorie e sconfitte.
“Gesù però le andava appresso, e con l’amabilità
14

infinita la tirava a séV”.
Vinta da questo amore e fiduciosa nell’aiuto di
Maria santissima, fa “una totale offerta a Dio con
un perfetto abbandono al Divin volere che… sentì il
cuore totalmente cambiato e pieno di coraggioVI».
Da circa tre mesi Maria vive in quest’alternarsi di speranza e di sconforto, quando la grazia di
Dio le viene incontro nel marzo 1822 con l’arrivo a
Vallecorsa di Gaspare del Bufalo e dei suoi compagni don Biagio Valentini e don Vincenzo Spaziani,
per la predicazione di una missione popolare.
Ella accorre puntualmente a tutte le prediche,
seguendo ogni parola senza batter ciglio. Un giorno ha l’impressione che Gaspare le rivolgesse “uno
sguardo penetrante”, indicandole il crocifisso che
aveva in mano. È questo sguardo a produrre in lei
un vivo sentimento di amore verso Gesù, un ardore
che si riaccende con la stessa intensità ogni volta
che l’episodio le torna alla mente.
Si sveglia in lei la brama di imitare i Missionari
e vuole collaborare con il Signore per la salvezza
delle anime, “come meglio avesse potuto”VII.
Intensifica la vita di preghiera e di penitenza, comincia a gustare la solitudine della sua cameretta
per portare avanti il colloquio con il Signore e poter
meglio comprendere la sua volontà. Ma vive nel timore di essere ingannata e “che le fosse impossibile durare in quello stato di vita nel quale sentivasi
fortemente chiamata”VIII.
15
Si trova in queste condizioni quando, nel maggio dello stesso 1822, viene a Vallecorsa un altro Missionario del Preziosissimo Sangue, Don
Turribio Lenta, per trattare della fondazione di una
casa di missione e per predicare il mese mariano.
Maria profondamente bisognosa di luce ricorre a
lui per consiglio. Il sacerdote intuisce subito nella
giovane la chiamata ad una vita di totale donazione e, come primo distacco, la esorta a rinunciare
agli ornamenti che indossa. Ella obbedisce prontamente, provocando i rimproveri della mamma e
le dicerie della gente; ma nel cuore sperimenta una
grande consolazione che l’aiuta a non recedere nel
passo fatto.
Quando Don Gaspare del Bufalo torna a
Vallecorsa, in seguito, Maria riesce a parlare con
lui e ad esporgli le titubanze circa la scelta di una
vita dedita alle attività apostoliche, di cui avverte
l’urgenza, o di una vita claustrale, alla quale si sente fortemente attirata.
Egli la dissuade dall’entrare in un convento di
clausura, assicurandole che può farsi santa in tutti
i luoghi; la esorta a recitare l’Ufficio della Beata
Vergine e a leggere il Padre Rodriguez; le suggerisce inoltre di consigliarsi con qualche persona dotta e saggia.
Don Giovanni Merlini, che riferisce la cosa, non
ci rivela il nome di quella persona, ma dice che
Maria sale al santuario della Civita, dove vive “un
16

gran servo di Dio”. Questi le assicura “che il pensiero di occuparsi della salvezza delle anime era da
Dio e le ingiunse che lo avesse quanto prima mandato ad esecuzione”IX.
Maria sente il bisogno di una direzione spirituale, per portare avanti il discernimento e l’impegno
di condurre una vita totalmente diversa.
Provvidenzialmente viene a Vallecorsa nel
1824 don Giovanni Merlini, Missionario del
Preziosissimo Sangue, per la predicazione del quaresimaleX. Maria, assidua alle sue prediche, prova
fin dall’inizio il desiderio di andare da lui ad aprirgli il cuore, ma, temendo che si tratti di una ricerca
di consolazione spirituale, esita per una ventina di
giorni. Finalmente, vinta la tentazione, chiede al
Missionario di potergli parlare. Manifesta, così,
con semplicità tutto il suo intimo.
Giovanni Merlini comprende che si tratta di una
giovane privilegiata; intravede in lei la disponibilità
a lasciarsi invadere dalla grazia di Dio e decide in
cuor suo di dover aiutare la giovane a percorrere
il sentiero della vita spirituale con assiduità e profondità. Chiede il permesso al suo direttore Don
Gaspare del Bufalo, e ne ottiene il consenso. Così
ha inizio la direzione spirituale alla quale, come
dice lo stesso Merlini, ella “fu così costante, che
soleva poi dire, che se un angelo le avesse suggerito l’opposto di quello che le diceva la guida, non
gli avrebbe affatto creduto, perché Iddio le aveva
17
data questa per farle conoscere la sua volontà. E
diceva ancora che era certa di averla ricevuta da
Dio, perché vi aveva trovato sempre spine, chiodi e
croci”XI.
Maria comincia ben presto a riunire in casa le
giovani del suo paese, “per istruirle e animarle a far
vita devota”XII. Nel frattempo attende un suo posto
di lavoro, per poter realizzare quella chiamata di
Dio e darsi tutta a tutti, per imitare i Missionari del
Preziosissimo Sangue. Arrivano da più parti richieste di alcuni Vescovi, ma le vicissitudini della storia
non permettono di realizzare il suo progetto.
Soltanto nel 1833 il Vescovo di Ferentino, Mons.
Giuseppe Maria Lais, scrive a Maria, chiedendole di recarsi a fare scuola o a Santo Stefano o ad
Acuto. Maria sceglie Acuto. Scrive a Mons. Lais
con semplicità filiale: “Dopo che vi avrà fatto un
poco di orazione, se si sente ispirato a mandarmici,
ci andrò volentieri”XIII.
In quella lettera Maria parla della futura opera,
e la chiama Pio Istituto, del quale indica il titolo
del Preziosissimo Sangue e il vestiario. E prosegue: “Le regole presso a poco le medesime delle
Maestre Pie, per ciò che riguarda la vita di spirito e la scuola, con questo di più di promuovere la
dottrina cristiana nelle figliole, e nelle più grandi l’orazione mentale nella medesima Scuola Pia.
Inoltre vi è luogo alle Convittrici, ossieno figliole
che volessero essere ritenute alla Scuola Pia an18

che la notte, onde dar loro più soda educazione,
tanto civile che morale, ed infine se vi è comodo, si
ritengano per 10 giorni in casa quelle donne che
amassero stare un poco ritirate, ed applicarsi un
poco allo spirito”XIV.
Di fronte ad un programma così ardito, ella stessa confessa al Vescovo: “Da ciò V.S. Rev.ma rivela
che l’impresa sembra un poco troppo complessa,
ma ciò vorrà dire che si andrà facendo quel che si
potrà, e crescendo i mezzi, crescendo ancora il numero delle Maestre, si farebbe quel di più che non
si potrà fare da una o da due”XV.
Ed ecco la chiave del suo ardimento: «lo confido
tanto in Dio, che se è sua Volontà, che faccia questo bene nel modo accennato, mi darà tutti i mezzi
necessari al fine”XVI.
È il primo giorno del mese di marzo del 1834,
quando Maria, dopo aver ottenuto la benedizione
del padre e di Gaspare del Bufalo, parte alla volta
di Acuto.
Arrivata ad Acuto, fa le visite di convenienza ai
primari del paese e viene ospitata in casa del priore
Antonio Longo.
“Accomodò la scuola come meglio poté, e nel
dì seguente 4 di marzo e primo della Novena del
patrocinio di San Francesco Saverio Protettore del
novello Istituto, diede incominciamento all’opera
di Dio. E fu questo il giorno natalizio dell’Istituto
delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue”XVII.
19
In Acuto si susseguono alterne vicende, anche
dure, per trovare una sede stabile alla nuova opera e
il sostentamento per la scuola.
Quando nel 1835 arriva in aiuto una maestra di
Albano, Anna Farotti, Maria vede che poteva realizzarsi quel progetto per il quale è partita da casa.
Il 5 luglio 1835 Maria De Mattias e Anna Farotti si
riuniscono in congresso. “Dopo aver invocato l’aiuto del Padre de’ Lumi ed aver innalzato fervide preghiere al Cielo, la prima Maestra Maria De Mattias
venne a comunicare i propri sentimenti sopra la
Fondazione dell’Istituto all’altra Maestra compagna Anna Farotti. Qui le fece conoscere il vantaggio, che sarebbe per riportarsi all’anime dall’ideato
Istituto a gloria grande di Dio; giacché si vedeva
questo onor di Dio vilipeso, e che molte anime correvano la via della perdizione. Per riparare sì l’uno,
che l’altro gran male, solo questo Istituto avrebbe
potuto far argine alla corrente precipitosa dei vizi.
Si unì la Farotti a tali Santi pensieri, e si venne
alla risoluzione scambievole di fondare questo pio
Istituto sotto lo stendardo del Divin Sangue, giacché al fine di questo bagno salutare si unisce il fine
dell’Istituto. Da tali pensieri e risoluzioni, si venne
anche all’altra del Titolo, che dovevano prendere
e dare all’Istituto, e fu dato il nome: ‘Istituto delle
Adoratrici del Divin Sangue’”XVIII.
Ben presto Maria apre altre fondazioni in diversi
paesi dello Stato Pontificio e fuori, per richiesta dei
20

Vescovi e degli stessi Missionari del Preziosissimo
Sangue. Dal 1839, quando apre una scuola in
Pescasseroli, nel Regno di Napoli, fino alla morte
(1866), Maria dà inizio a ben 60 case, in Italia e
all’estero.
Preferisce fondazioni nei paesi isolati, poveri,
dove è urgente il bisogno di aiuto; ella ama con
predilezione i poveri.
Nelle scuole le suore impartiscono alle ragazze
poche nozioni elementari, ma danno una formazione più ampia in campo religioso, come nella
pratica della preghiera e delle virtù cristiane. Esse
continuano l’opera delle associazioni, che di solito
istituiscono i Missionari del Preziosissimo Sangue
nelle missioni popolari, e le istruzioni e i ritiri spirituali per le donne, che la Fondatrice stessa inizia
ad Acuto.
Quando Maria si reca nei vari paesi per dare inizio a una nuova opera o per incoraggiare le suore, si
ferma alcune settimane e svolge il ministero apostolico diretto col popolo. Così Don Giovanni Merlini
la descrive nella omelia, non pronunciata, per il suo
funerale: “È un angelo che parla, con semplicità sì,
ma tutta ripiena di amor di Dio. Gli argomenti che
tratta sono per lo più della Passione di Gesù Cristo,
di Maria santissima o di qualche massima eterna, e
se ne investe totalmente che l’udienza commuove,
la fa lacrimare, e cercare un confessore... E notate
che non parla alla rinfusa, ma con ordine e come si
21
trattasse di cose imparate a memoria, e pur non erano che sentimenti li quali gli uscivano dal cuore, e
direste quasi che avesse il dono della parola... Non
parla di rado, ma talvolta fino a tre volte in un dl;
né per pochi istanti, perché spesso la dura fino ad
un’ora, ed anche di più. Non sa saziarsi, e tutto il
suo contento è parlare di Dio”XIX.
Il Merlini va avanti e dice ancora: “È consumata
dalle fatiche, ed è contenta di dar per Iddio anche
il sangue, la vita”XX.
Maria si spegne il 20 agosto 1866 a Roma, in
Via Rasella.
Nel 1936, Pio XI proclama solennemente le virtù eroiche di Maria De Mattias. Nel 1950, viene
proclamata Beata da Pio XII. Nel 2003 Giovanni
➨

Acuto (FR)

Paolo II la proclama Santa.
Lo spirito e la visione di fede di Maria De Mattias
sono focalizzati sul mistero del Preziosissimo
Sangue. Cristo è il centro della sua vita e delle sue
aspirazioni più profonde. Egli è il tutto, il suo unico
desiderio, il suo solo amore. Ella riconosce, nel mistero del Sangue Prezioso, la rivelazione dell’amore tenero del Padre per ogni singola persona umana: ogni creatura è preziosa, perché redenta dal
Sangue di Gesù.
Maria vede ora, dalla Dimora dei Santi, continuare nella Chiesa, attraverso le sue figlie, che pregano ed evangelizzano, l’opera redentiva di Gesù,
Agnello pasquale e Servo sofferente, che ha versato
tutto il suo Sangue per salvarci. La sua intuizione carismatica si sintetizza nella prefazione delle
Regole e Costituzioni da lei scritte nel 1857: “Il
Divin Redentore Gesù a trionfo di sua misericordia
e a manifestazione dell’infinito amore suo per noi,
si degnò spargere fra patimenti e umiliazioni tutto
il suo prezioso Sangue, prezzo di salute e di gloria.
Sì, tutto lo ha dato, lo ha dato per tutti, e non cessa
di darlo. Poiché qual fonte, anzi fiume vivifico, a
tutti accessibile, si stende e dilata a pro dei figli
tutti di Adamo; e li accompagna e li segue in ogni
passo dalla mortale carriera affin di santificarli,
per quindi sollevarli a beatitudine sempiterna”.
Nella prima parte di questo libro possiamo intravedere come la De Mattias ha saputo penetrare nel mistero di Cristo Crocifisso, Cristo Agnello,
Servo sofferente di Dio, e come tutta la sua vita di
preghiera, unita all’ansia apostolica è stata impregnata dalla forza sanante del Sangue Prezioso di
Cristo.
L’espressione di profonda e totale affidamento al
Sangue di Cristo, che spesso ripete - “le mie speranze le ho poste nei meriti del Sangue Preziosissimo
di Gesù Cristo” - è sempre stata la motivazione interiore che l’ha spinta a consumare tutta la sua vita
per la salvezza delle anime. Ella stava ai piedi del
suo Cristo e beveva a larghi sorsi dalla sorgente
inesauribile del Costato aperto del Crocifisso. Ha
speso molte ore notturne nell’adorazione del Suo
24

Signore.
L’eredità letteraria che Maria ci ha lasciato
è ricca di lettere (1300 circa), scritte al Sommo
Pontefice Pio IX, a Vescovi, a Suore, a Sacerdoti,
alle autorità civili, ai familiari, ecc., di verbali
dei Congressi, firmati da lei stessa fino al 1866;
di appunti di cronaca, di fogli di memoria, di eccitamenti alle suore, ecc.
Le lettere, da lei scritte, ci permettono di entrare
nel suo animo e di cogliere quegli elementi essenziali della sua maturazione interiore e la dinamicità misteriosa che il Sangue prezioso di Cristo ha
avuto nella sua esperienza spirituale e apostolica,
fino a condurla alle vette della santità. La stessa
perizia grafica dei suoi scritti ci fa entrare nel vivo
delle delicate e faticose tappe della conformazione
a Cristo Crocifisso e Risorto.

25
INTRODUZIONE

Un fiume in piena
Ci troviamo in un periodo storico, il 1800, tormentato da profonda crisi sociale e religiosa, in cui
la moralità cede il posto alla dispersione, l’educazione dei giovani sfocia in scorribande e in fughe
dall’arruolamento militare, la donna è costretta alla
segregazione e sottomissione all’uomo.
Nello Stato Pontificio dell’Italia centrale,
Vallecorsa è un piccolo paese della Ciociaria posto su di un colle roccioso. I suoi abitanti vivono
quotidianamente nella paura e nell’odio. In questo
humus di violenza e sangue umano, sparso per vendetta, cresce Maria De Mattias, nata il 4 febbraio
1805, come un fiore primaverile che spunta dalla
neve invernale.
Verso grandi orizzonti di vita
Adolescente sensibile e aperta alla grazia divina, spesso si affaccia alla finestra della sua camera
e scruta l’orizzonte lontano. Il sole scende presto
dietro le montagne rocciose che circondano il paese, e nel crepuscolo si sente stretta da un’angoscia mortale. Vorrebbe fare qualche cosa per quei
giovani nascosti sulle montagne, per le ragazze
segregate in casa, per quanti anelano alla salvez28

za operata dal Sangue di Cristo. Guarda lontano e
sussurra con voce tremante: “È impossibile per una
donna percorrere i sentieri che solcano queste dure
rocce! Quanto vorrei correre là dove la sofferenza
e l’ignoranza rendono l’uomo e la donna schiavi
della prepotenza della politica e dell’indifferenza
della Chiesa!”.
È l’ora del calar del sole; l’ora in cui i pastori
tornano a casa, dopo una giornata al pascolo con
le greggi. Avrebbe voglia di uscire e chiedere cosa
hanno visto su quelle colline o in mezzo ai boschi
e quanto sangue è stato sparso nella giornata. Ma a
un donna non è permesso uscire di sera e intrattenersi con gli uomini.
In Maria, il desiderio dell’ annuncio e l’angoscia della morte crescono e lottano: è l’inizio della sua pasqua. Infuocata d’amore per il Signore, si
vede costretta a dimorare tra le pareti domestiche,
in attesa di diventare missionaria per le strade del
mondo. Quell’orizzonte, che ogni sera scruta dalla finestra, le sembra sempre più chiuso mentre gli
alberi dei boschi vicini agitano minacciosi le loro
fronde. Si ripete quasi ogni giorno: “Debbo andare,
non posso più restare chiusa e pensare solo a me
stessa! La forza del Sangue di Cristo corre nelle
mie vene e non mi dà pace!”.

29
Dentro il grande fiume della storia
Dal suo cuore sgorga un desiderio infuocato di
misericordia, quasi paragonabile ad una vena d’acqua che emerge dalle rocce, inizia il suo corso verso la valle, e rientra pian piano nell’alveo del grande fiume. Maria sa già che il fiume dell’umanità,
in cui desidera immergersi, è melmoso, ingombro
di detriti e di peccato; ma ella, contemplando il costato aperto del Signore, vede riversarsi sulla storia
del suo tempo, come un torrente in piena, la forza
divina del Sangue di Cristo.
Lei, delicata fanciulla, amante della vita, assiste
a uccisioni e vede scorrere sangue umano lungo i
vicoli di Vallecorsa. Chiusa nella sua stanza, continua a sognare di poter uscire, attraversare i boschi
pericolosi per incontrare giovani, uomini e donne
assetati di pace e bisognosi di essere rigenerati alla
vita. Lacrime amare solcano il suo viso, di fronte
all’impotenza dell’essere donna, segregata tra le
mura domestiche ma pronta a viaggiare, predicare,
dare sollievo e a frapporsi come sposa di Sangue
fra le parti in conflitto.
La particolare forza interiore del Sangue di
Cristo si fa strada nel suo cuore come sorgente che
cerca un’ uscita e la rende docile alla voce del suo
Sposo Crocifisso. Si fa coraggio e, già missionaria,
a 29 anni esce dalla sua casa, attraversa la porta
principale del suo paesetto – detta Missoria – e si
avvia decisa verso le vallate della Ciociaria. La sor30

gente che si porta nel cuore acquisterà, pian piano,
la forma di un torrente fino a diventare un fiume
che, scorrendo lungo le terre aride dell’umanità,
sempre più dispersa, acquista una straordinaria
lunghezza.
Maria parte, benedetta da suo padre Giovanni,
e custodisce dentro di sé una speranza nascosta,
nata dalla forza del Sangue dell’Agnello pasquale.
Quell’Agnello Crocifisso e glorioso abita ormai le
profondità della sua anima e va plasmando la sua
mente, da quando, adolescente, nella sua parrocchia, ascoltava le prediche di Gaspare Del Bufalo,
ai piedi del grande crocifisso della missione.
Mentre si avvia verso Acuto, abbarbicata su di
un mulo, con le poche cose che può portarsi dietro,
avverte una profonda emozione ricordando le parole del missionario, che riecheggiano nel suo intimo: “Dio, nella sua infinita misericordia, ha voluto
salvare l’umanità lavandola con il Sangue del suo
Figlio crocifisso”.
E pensa: “Voglio dare tutta la mia esistenza, perché quella misericordia si sparga su queste terre
impregnate di sangue umano”.
Queste ed altre parole, divenute ormai convinzioni e tormento, le riempiono il cuore di compassione e la incoraggiano a non temere nessun pericolo. Anzi, sfiorando la temerarietà, che le deriva solo
dalla grazia divina, percorre i sentieri di montagna
anche di notte, non badando alla palese disapprova31
zione dei soldati che pattugliano le montagne.
Poiché sa di essere stata lavata e salvata da quello stesso Sangue divino che scorre insieme all’acqua melmosa della storia, entrando dentro i detriti
dell’umanità, Maria accoglie il sangue della vendetta e le ferite dell’odio, senza paura di sporcarsi le mani o di macchiare la propria reputazione.
Camminando dentro quell’acqua, segue il percorso
che Dio le traccia ogni giorno, per raggiungere ogni
luogo e ogni persona che aspetta i benefici della
Redenzione, perché ciascuno possa dare senso ad
una vita che non sembra più averne.
La via del sangue
Le intuizioni femminili, la passione d’amore per
la salvezza “del caro prossimo”, la vitalità e l’intelligenza della giovane vallecorsana, erano un prezioso patrimonio messo a servizio di quella volontà
di Dio che gli stava tanto a cuore; in caso contrario, avrebbero solamente contribuito ad alimentare le acque stagnanti della già tormentata terra di
Ciociaria.
Ricorda con emozione quanto Dio le aveva ispirato
agli inizi della chiamata: “Sentii dirmi che le grazie
a me concesse, non erano per me sola, ma per aiuto di altre anime... Sentivo dei forti impulsi, che se
volevo trovare la calma... mi dovevo dare al servizio di Dio e a una vita somigliante a Gesù Cristo”1.
32

Come acqua melmosa, ma attraversata dalla potenza salvifica del Sangue di Cristo, è capace di levigare le rocce appuntite e di sanare i cuori induriti.
Anche quelli degli uomini di Chiesa! Tutti coloro
che avrebbero accettato di entrare dentro questo
flusso di grazia, avrebbero contribuito a fecondare
paesi e campagne e a produrre frutti di riconciliazione e di pace. La parola e la presenza ablativa di
questa donna, maturata all’ombra della Croce, tra
i rivi scorrevoli del Divin Sangue, avrebbe ricondotto uomini, donne, giovani e fanciulli, all’unica
sorgente di grazia e di misericordia.
Non avrebbe potuto arrivare a tanto, se non
avesse trascorso lungo tempo inginocchiata ai piedi del Crocifisso, nella cappella della prima casa di
fondazione, per apprendere l’arte dell’ascolto della
voce del Signore e diventare una sposa adorna per
il suo Sposo.
Maria si lascia levigare dal Sangue redentore e
riempire l’anima di nuova forza divina, al punto da
trasformarsi, giorno dopo giorno, in donna coraggiosa ed educatrice di pace.
Sa di essere destinata a nuotare nel grande fiume
della misericordia di Dio, che sembra incunearsi
apposta tra le rocce pericolose e i sentieri più tortuosi dell’umanità. Il percorso è carico di speranza,
perché teso all’alleanza d’amore che Dio da sempre ha promesso a chi si lascia lavare dal Sangue
dell’Agnello.
33
Ai piedi della croce, fissando lo sguardo al
Costato aperto del Crocifisso, beve, come cerva
assetata, alla fonte della salvezza e ripete: “Il suo
Sangue è nostro”2.
Maria non propone se stessa alle giovani che
chiedono di seguirla, non confida nelle proprie forze quando porge la mano agli uomini e alle donne
che provano a risalire la china per trovare la sorgente; non impone le sue coraggiose intuizioni ad
una Chiesa troppo ripiegata su stessa, ma a tutti addita il Crocifisso. Da lei viene il richiamo a tornare
all’origine della salvezza, al luogo della redenzione operata da Cristo, dove germogli di vita eterna spuntano di nuovo nel deserto di una umanità
riarsa.
L
’amore, una volta trovato, genera vita nuova.
Ella intuisce presto, che “il nostro nascente istituto
Iddio lo vuole per il bene di tutta la Chiesa... e un
giorno si vedranno cose belle a gloria di esso”3.

Vallecorsa paese nativo di Maria De Mattias

34

➨
Per grazia di Dio
“Io sono un tronco immerso nella più profonda miseria; senza testa, senza occhi, senza lingua,
senza mani e senza piedi; ma per grazia di Dio mi
sento un coraggio grande e darei il sangue, e la vita
per l’Istituto delle Adoratrici”4.
Così Maria De Mattias, il 25 ottobre 1850, dopo
sedici anni dalla fondazione dell’Istituto, scrive
alla principessa Zenaide Wolkonsky in una lettera
che testimonia la sua grande fede e certezza di futuro. Non esita a manifestare il suo pensiero, anche
quando lo esprime in uno stile che, all’orecchio
moderno, può sembrare “lezioso”. Alla stessa dice
con coraggio: “La casa di Roma fiorirà quando
piacerà al Signore... Dovendo essere corresponsabile davanti a Dio, La prego per l’Amore che porta
al Divin Sangue di volermi dare la santa libertà
di richiamare le Religiose Adoratrici che sono in
Roma almeno per qualche tempo essendo necessario per la loro santificazione”5.
Essa è profondamente convinta, e lo ribadisce
con frequenza nelle sue lettere, che l’attività è efficace nella misura in cui è generata dall’intimo colloquio con Dio.
“Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio
che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi
irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere.
36

Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa:
ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo
il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di
Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.
Secondo la grazia di Dio che mi è stata data,
come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno
stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può
porre un fondamento diverso da quello che già vi
si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà
ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere,
perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno”6.
Anche a noi non appartiene il diritto di distruggere quello che è solido, per costruire il nuovo sulla
precarietà di una base instabile. Infatti Paolo ci ricorda che nessuno può gettare altro fondamento oltre
quello già posto, perché tutti abbiamo il dovere di
costruire “sopra” l’unico fondamento: Gesù Cristo.
Profonda umiltà
Maria De Mattias si definisce “Un tronco immerso nella più profonda miseria”.
Le radici di questo tronco, però, affondano nella
terra innaffiata dal Sangue di Cristo. “Per grazia di
Dio” – afferma la Santa!
37
Questa Grazia è la linfa che tiene in vita il “tronco vivo” che Maria è in realtà, al di là della miseria
in cui identifica se stessa. Su questo tronco vivo, le
generazioni presenti e future sono chiamate ad innestarsi, per diventare membra vive della Chiesa, e
testimoniare la loro devozione al Sangue di Cristo,
fonte della nostra salvezza, e al Cristo crocifisso.
Maria è un “tronco senza testa”, perché la testa
è Cristo. È “senza occhi, senza lingua, senza mani,
senza piedi”, perché questo siamo noi, tronchi da
“rivitalizzare” e far crescere fino alla pienezza del
disegno di Dio. “Le mie speranze le ho poste nei
meriti del Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo, e
spero di non restar confusa”7.
Ogni tralcio che non è attaccato alla vite secca e,
prima o poi, viene tagliato e gettato via.
L
’umiltà con cui Maria entra nell’intimo di se
stessa, le permette di vedersi, nella propria debolezza, come “ un tronco immerso nella più profonda miseria”; una sorta di mostro o, come si autodefinisce san Paolo, “un aborto”. In ogni caso, una
nullità nella grandezza dell’amore di Dio.
Il “Magnificat” di questa donna, consapevole
della missione che Dio le ha affidato, non è altro
che una lode all’Onnipotente Dio per le meraviglie
che è capace di operare anche attraverso la sua povertà e pochezza. La povertà avvicina a Dio e diventa ricchezza, la miseria si fa grandezza, l’ignoranza si trasforma in vera “sapienza”.
38

Questa Maria De Mattias, proprio perché “tronco vivo”, è un dono di Dio alla Chiesa.
Ella diventa con san Gaspare apostola e adoratrice del Sangue di Cristo; donna infaticabile, e
ansiosa di vedere propagate, in tutto il mondo, le
glorie del Divin Sangue, perché nessuna creatura
lasci che questo Sangue sia sparso invano.
“Si vede bene che Dio benedetto in questo secolo vuole che trionfi il Preziosissimo suo Sangue, e
lo vuole a bene di tutta la Chiesa”8.
Sono parole profetiche di Maria De Mattias!

39
Chiamata alla sequela
Don Giovanni Merlini, suo direttore spirituale,
scrivendo a Maria, le chiede, un giorno, di raccontargli la storia della sua vocazione. Ed ella, obbedendo, fa memoria di come il Signore si sia fatto
vicino al suo cuore e l’abbia chiamata a fare della sua vita una donazione totale a Lui e al “caro
prossimo”.
“Reverendissimo Padre,
con la sua ultima lettera mi chiede di farle conoscere come Dio mi ha chiamata alla sua sequela.
Eccomi pronta a manifestarle tutto e sinceramente,
così come posso.
All’età di 10 anni non ricordo di avere altra cognizione di me stessa se non quella di una fanciulla
sciocca e irrequieta. La sera, mio padre, per calmarmi, mi faceva prendere sonno sulle sue ginocchia e poi mi portava a letto, ma io non volevo che
partisse dalla mia camera senza raccontarmi qualcosa della storia sacra: di quelle storie non capivo
molto, ma le gustavo.
Mio padre, con santa pazienza, si metteva a passeggiare e a raccontare qualche fatto della Sacra Scrittura.
Il timore di offendere Dio, nella mia tenera età, mi
faceva versare molte lacrime e dicevo: “Oh Vergine

➨

Casa De Mattias, ingresso principale

41
Santissima, aiutami… che ne sarà di me! Quanto
invidio le anime innocenti. Gesù mio caro, quanti
colpi crudeli al tuo cuore con le mie infedeltà!”
Adolescente
A 13 anni fui cresimata, ma non conoscevo la
grazia di quel Sacramento e non ricordo se in quel
giorno mi fossi confessata, forse no; anzi ne sono
quasi certa.
Feci la prima comunione a 14 anni. In quella
circostanza, sebbene avessi fatto scrupolosamente
anche la confessione generale, non capivo ancora
il significato di quello che stavo facendo. Ero come
una ‘scema’; facevo quello che mi veniva detto, ed
eseguivo il tutto senza chiedermi tanti ‘perché’.
Verso i 15 anni iniziai ad imitare le altre giovani
nell’acconciatura dei capelli, nella vanità delle collane, degli abiti, ecc. Insomma tutto ciò che vedevo
nelle mie coetanee mi sembrava lecito allo scopo di
far bella figura. Non mi avevo scrupoli; e non credevo opportuno confessare queste cose, perché non
le ritenevo peccato. Ho trascorso un paio d’anni
con il gusto di questo modo di apparire.
Ma nonostante le vanità, tuttavia non desideravo sposarmi. Avvertivo in me una crescente riservatezza e il bisogno di un profondo rispetto come
donna. Il Signore già mi guidava a scegliere ciò
che era bello e buono per una giovane della mia
età. E lottavo dentro di me, perché avvertivo il contrasto tra le provocazioni del mondo e la delicatez42

za del mio intimo.
In questa battaglia interiore mi sentivo sola...
Verso la fine dei 15 anni, continuavo le mie vanità e passavo molto tempo davanti allo specchio ad
acconciarmi i capelli. Nella mia camera, appesa
al muro, vi era una bella immagine di Maria santissima. Spesso voltavo l’occhio verso di essa e mi
sentivo dire: “Vieni a me”.
E io rispondevo: “Madonna mia, aiutami”, e la
salutavo con l’Ave Maria.
Cominciai a prendere gusto nel visitare quella
cara immagine e spesso andavo a trattenermi ai
suoi piedi; lasciando lo specchio. Ma ancora volevo continuare la ricerca di me stessa.
Prime emozioni interiori
Iniziai pian piano ad avvertire una certa ‘affezione interiore’ a questa cara immagine; non potevo stare senza di essa. Quando la lasciavo, mi
restava nel cuore tanto vivamente da non vedere
l’ora di riaverla davanti.
Gustavo molto i discorsi spirituali di mio padre;
gli domandavo come dovevo pregare la Madonna e
lui mi diceva: ‘Di’ così: Maria santissima, dammi
luce’. Mi diceva ancora: ‘La preghiera deve essere
fatta con tutto il cuore’.
Allora io andavo davanti all’immagine della
Madonna e ripetevo molte volte le parole che lui
43
mi aveva insegnato. Non ero però mai contenta,
perché non mi sembrava di pronunciarle con tutto
il cuore, come mi era stato suggerito.
Io mi sforzavo a porre mente e cuore in ciò che
ripetevo, fino a quando, per un certo periodo di
tempo, non fu la Vergine stessa a darmi istruzioni.
Tutto avvenne nel segreto del cuore.
La Vergine santissima sembrava rimproverarmi
delle vanità e ‘mi mostrava il suo caro Figlio e il
desiderio che egli ha di farsi amare dalle anime da
Lui ricomprate col suo Prezioso Sangue’.
Restavo come senza parola, con gli occhi pieni
di lacrime fissi sulla cara immagine, e ogni tanto
dicevo: ‘Maria santissima, aiutami’.
Fino a quel tempo non sapevo leggere che poche lettere dell’alfabeto: quelle che avevo imparato a ricamare a punto croce. Un giorno presi un
libro: era di sant’Alfonso M. De Liguori. Mi capitò
sott’occhio una preghiera alla Vergine santissima.
Gridai di gioia: ‘Ma io so leggere questa
preghiera!’.
Da allora cominciai a gustare la lettura di buoni
libri. Continuai le visite alla mia cara immagine,
andando ai suoi piedi con il desiderio del paradiso.
L’inferno mi metteva paura e piangevo per la mia
esagerata ricerca di me stessa.
Rivolta alla Madre santissima dicevo: ‘Maria,
aiutami. Fammi ardere dell’amore di Gesù e
dell’amore per te. Dimmi che devo fare per piacere
44

a tuo Figlio’.
E lei, mostrandomi il Calvario e la Croce, mi
invitava a salire. Tutta tremante dicevo: ‘O Dio,
sono troppo debole, non ce la faccio’. La difficoltà
più grande per me era quella di dover fare a meno
anche dei piaceri leciti e di apparire strana agli
occhi del mondo; volevo, quindi, nascondere tutto
nel segreto del cuore. Quante lacrime versavo per
questa tensione interiore! La cara Madre Maria
santissima mi confortava dicendo: ‘Non temere, ti
aiuterò’.
Su braccia sicure
Un giorno (e non mi inganno), sentii portarmi
come leggermente e posarmi su certe braccia sicure. Scrivo queste cose non senza lacrime di gioia,
perché fu un’esperienza che mi rimase molto impressa, provandone una pace che non so spiegare
con le parole. In quel momento ricordo di aver fatto una totale offerta a Dio con un perfetto abbandono alla volontà divina, che in quella esperienza
avvertivo esigente e irrevocabile. Sentii il mio cuore cambiato e pieno di coraggio.
Così, nella vita ordinaria, cercavo in ogni modo
di mortificare me stessa e approfittavo di ogni
occasione.
Un giorno trovai per le scale di casa, un pezzetto di pane calpestato e sporco; la mia natura
45
umana ne sentì ripugnanza, ma volli vincerla. Lo
presi e lo mangiai. Altre mortificazioni scelsi di mia
volontà, per mettere alla prova la mia capacità di
amare il Signore.
Non ero mai contenta; temevo, piangevo e pregavo ai piedi di quella cara immagine. Un giorno, dovendo andare ad accompagnare il ‘santo
Viatico’, dovetti lottare molto contro me stessa,
perché non ero abituata ad uscire di casa se non
con la donna di servizio e con una certa proprietà
nel vestire. Quella volta ero sola e con una fiera
battaglia dello spirito; non dissi niente a nessuno,
perché volevo nascondere tutto. Alla fine dissi tra
me: ‘Ho bisogno di Dio e non dell’uomo: devo pensare a dar gusto a Dio e non al mondo’.
Detto questo, voltai l’abito e me lo misi al rovescio; attraversai la piazza e andai con molta leggerezza di spirito ad accompagnare il mio Gesù, che
mi fece gustare una soavità di paradiso. In questa
circostanza, temendo di aver sbagliato, e aver fatto tutto per compiacere me stessa, mi sfogavo allora davanti all’immagine della Vergine, perché il
Signore avesse pietà di me.
Così affrontavo ancora la lotta interiore che mi
accompagnava in quegli anni, ma con una nuova
fiducia nel Crocifisso, nel suo Sangue prezioso.
Si stava svegliando nel mio intimo una delle
battaglie più dure: temevo di essere ipocrita. E per
questo timore, quante lacrime! Durò a lungo que46

sto modo di sentire. Gelosa dell’amore di Dio, ardevo dal desiderio di avere un cuore sincero.
Pregavo la buona madre, Maria santissima davanti alla cara immagine e da lei mi sentivo ripeter: ‘Non ti abbandonerò’. Avvertii nel cuore come
la presenza di uno scudo di fortezza e compresi che
era il dolce Nome di Maria.
In futuro, ebbi sempre il Nome di Maria santissima in bocca: quasi ad ogni respiro mi trovavo un
Nome così bello sulle labbra. Nel mio comportamento esteriore acquistai una certa serietà e nel
fondo del cuore una forza che non so spiegare; non
ero però mai completamente libera dai contrasti
interiori. Non avevo ancora un direttore spirituale
e per custodire il cuore non parlavo a nessuno di
quello che vivevo dentro; mi confessavo in pochi
minuti e poi facevo ritorno al mio ritiro interiore. Era già venuto il venerabile (san Gaspare del
Bufalo) per la missione e perciò frequentavo di più
i Sacramenti, ma nel modo breve come ho detto.
Martirio del cuore
Iniziò allora una costante lotta interiore, perché
mi sembrava impossibile poter continuare a vivere in quel modo, anche se mi ci sentivo fortemente
attratta.
Non è possibile esprimere a parola il martirio
del mio cuore. Non bramavo più nessuna cosa sen47
sibile e umana, neppure spirituale, per timore che
mi attaccassi a queste realtà.
Tutta la mia persona avvertiva un tale scoraggiamento, che mi sembrava di non poter reggere
più umanamente. Caddi più volte malata.
Ero scrupolosissima nell’obbedire; non sapevo
allora che avrei potuto far presente, anche se con
rispetto, la difficoltà che stavo vivendo. Per questo
motivo mi ammalai. Ero influenzata negativamente
anche da alcune cose che credevo di non poter fare.
Cominciai ad avere problemi di salute e non ne
sono stata più un giorno perfettamente libera.
Un giorno, piangendo per questi miei contrasti
interiori, volli provare che cosa fosse l’inferno: misi
allora un dito sulla fiamma della lampada che tenevo accesa davanti all’immagine della Madonna e
me lo bruciai. Ero contenta di essere bruciata viva
piuttosto che offendere Dio. Cercai di nascondere
la ferita ai miei, perché temevo che pensassero che
volevo mettermi in mostra. Mi venne anche una
piaga in una spalla, non so come. Ero verso la fine
dei miei 17 anni di età.
Non avevo ancora una direzione spirituale; mi
pareva di fare tutto malissimo e di offendere Dio.
Che pena avevo dentro! Mi venne una grandissima malinconia, fino a ridurmi ad uno stato pietoso.
Raddoppiavo le preghiere e non potendo eliminare
la lotta che avevo dentro, restavo immobile con gli
occhi rivolti al Crocifisso e alla sua cara Madre,
48

ripetendo: ‘Gesù caro, vieni a me, non guardare ai
miei peccati; tu mi hai condotto ai tuoi piedi santissimi, mi dai forza per pronunciare il tuo Santissimo
Nome e quello della tua santissima Madre: che segno è questo? È segno che tu mi vuoi salva’.
Restavo abbandonata come su sicure braccia
e scoppiavo in un pianto dirotto. L’anima restava
come addormentata e il cuore si dilatava nella sicura speranza, tutta appoggiata in Dio Salvatore.
Provavo nel fondo del cuore una pace inalterabile, unita a una grande tranquillità. Ma anche a
questo volevo rinunciare; ed ecco ancora la lotta,
e la paura.
Dicevo: ‘Gesù mio, non voglio le consolazioni;
quelle dalle a chi ti pare. A me dona la grazia di
saper patire per amore tuo e di morire per te come
vuoi’.
Mi capitò tra le mani un libro che parlava
dell’anima desolata e lo presi come una lettera inviata a me dal paradiso. Mi consolò interiormente.
Il tentatore non smetteva di spaventarmi, ma
non lo ascoltavo più di tanto: iniziavo a fidarmi totalmente del mio Dio.
Così iniziavo ad avvertire nel cuore una grandissima pena per la perdita di tante anime; avrei voluto dare il sangue e la vita per loro. Mi struggevo
di lacrime, perché bramavo la salvezza del mondo
intero. Volevo nascondermi e ritirarmi come “l’ultima suora” in un monastero e… quante lacrime!.
49
➨

Un giorno, come addormentata, ebbi una visione che non so spiegare: c’era uno stuolo di monache che poi ho riconosciuto tra le mie compagne
e sentii dirmi che quella era la mia comunità; mi
pareva di stare con loro in un coro ben ordinato;
tutte protese in Dio. Io piangevo perché mi sembrava di non esserne degna; non ricordo i particolari. Questa visione mi è rimasta molto impressa. Le
monache erano poste in un grado più alto e io in
ginocchio ai loro piedi piangevo e dicevo: “Gesù
mio, fammi degna di stare con loro”. Infatti in quel
periodo della mia vita, la preghiera aveva questa
caratteristica: mi mettevo in ginocchio e rimanevo
per un tempo in silenzio; poi, raccolta e rapita alla
vista dell’Amore Crocifisso, mi scioglievo in lacrime. Le tentazioni non mi lasciavano in pace, ma
riuscivo a vincerle perché mi sentivo come fossi in
seno alla Maria santissima. Non so come spiegare.
Di’ ciò che ricordo ho scritto con verità e con la
consapevolezza che avverto nel fondo del mio cuore. Non si spaventi lei per la mia vita scellerata. Mi
aiuti perché io mi salvi. Preghi per me.
Mi benedica. Maria De Mattias”9.

50

Camera di Maria De Mattias in Acuto
Materia grezza per il vasaio
“Maria De Mattias è brillata in un’epoca di difficoltà e di ostilità verso la Chiesa, come un modello di fedeltà alla Sede Apostolica, e come coraggiosa realizzatrice di quell’azione a favore degli umili,
che la Chiesa stessa ha sempre avuto a cuore, e
che soprattutto nel secolo scorso doveva portare ad
una particolare fioritura di iniziative e di opere”10.
Come si è già detto, Maria sboccia a Vallecorsa
(FR), piccolo paese del Lazio, e inizia la sua vita il
4 febbraio 1805. Nasce in una famiglia distinta e
pia. Riceve la prima educazione cristiana soprattutto dal padre, che, raccontandole episodi della Sacra
Scrittura, le instilla un amore profondo per Gesù
Redentore e per la Vergine santissima. “Di carattere molto vivo e ardente e talvolta irrequieto, col
sopraggiungere della prima giovinezza cominciò a
desiderare le vanità e lo specchio…”, ma, “delicatissima di coscienza, si turbava al solo sentir nominare peccato”11.
Anima pura e ingenua
La grazia la spinge ai primi dolorosi distacchi
da ciò che per lei sa di vanità e opera un capovolgimento interiore di valori. Dio la prepara all’incontro con Gaspare Del Bufalo, nell’anno 1822.
52

Il Santo intravede subito in questa ragazza, la
giovane cui affidare la fondazione di quell’Istituto femminile, dedicato al culto del Preziosissimo
Sangue, per il quale, anni addietro, aveva tracciato,
con il canonico Francesco Albertini, gli “Articoli
Fondamentali”, ossatura delle future Costituzioni.
Due anni dopo, san Gaspare affida la direzione
di Maria a don Giovanni Merlini, il quale “si trovò
tra le mani un’anima pura, ingenua, però materia
grezza per la missione alla quale era destinata e
dovette cominciare a distruggere in lei tutto quello
che vi era ancora di umano: dovette ricostruirla;
lavoro di scalpello, dunque che più tardi farà dire
alla stessa Maria De Mattias che nella guida aveva
trovato sempre spine, chiodi e croci”12.
Dopo un lungo periodo di riflessione e di preghiera, presentatasi l’occasione, con “la desiderata
e aspettata benedizione” di Gaspare, “il quale le
fece dire che fosse pure andata con coraggio e fiducia in Dio, perché tutto sarebbe riuscito bene”13,
i primi di marzo dell’anno 1834 arriva in Acuto,
“ non per fare scuola soltanto, bensì per fondarvi
un Monastero”14, “sotto il titolo del Preziosissimo
Sangue”15.
Il Merlini ne segue, passo passo, gli sviluppi.
Grazie alla sua collaborazione, intelligente e ferma, essi sono rapidi e inattesi. Con il numero delle
fondazioni, crescono il lavoro e le preoccupazioni
che logorano il fisico già fiaccato della De Mattias,
53
tanto che negli ultimi anni di vita “lo scrivere continuo le si era reso pesante, la debolezza era estrema,
ed andatasi trascinando per il monastero a stento,
ed a fatica saliva e scendeva le scale. Alle volte non
potendosi più reggersi in piedi era costretta a gettarsi sul letto per riprendere un po’ di respiro”16.
Al finire dell’anno 1865, il suo spirito sembra
ancora più pronto a slanciarsi nel campo della carità, ma verso la fine di aprile dell’anno seguente
cade seriamente malata e il 20 agosto 1866 chiude
la sua giornata terrena in Roma, al sospiro di quella
strofa a lei tanto cara: “O Crux Ave! Spes unica!”.
Ha 61 anni.
Pronta a dare la vita
Da una profonda adorazione al Sangue di Cristo
scaturisce lo zelo e la dedizione al bene dei fratelli,
redenti, a così caro prezzo. Per questi fratelli, ella è
disposta a dare la vita!
Il Merlini, suo direttore spirituale, che conosce
Maria molto bene, può ben dire di lei: “si sentiva
Maria fortemente portata all’amore di Dio, e tutto
il suo gusto era di parlare di lui. Non potendo però
tener chiuso nel cuore l’ardore della sua carità, e
pel vivo desiderio che aveva di salvare le anime,
istituì delle Congregazioni… era tanto il concorso
che non bastava a contenerle la scuola e la cappella del luogo pio… Parlava con molta facilità di di54

scorso ed in pari tempo con insinuazione tale, che
guadagnava l’animo delle ascoltanti”17. Ancora:
“Tale era l’amore che portava a Dio che avrebbe voluto, se fosse stato possibile, togliere tutti i
peccati dal mondo, e vi avrebbe volentieri dato il
Sangue e la vita”18.
Incontriamo in lei una donna che, con la sua carica di umanità e santità, trascina le folle: “Predicava
delle ore intere al popolo, che in gran numero si
recava in Chiesa a udirla”19. “Siccome poi parlava
al cuore, così la comprensione era generale… talora tanto era il concorso al sacro tribunale della
penitenza, che conveniva chiamare confessori dai
paesi vicini”20. Questa forma di apostolato, tra le
più abituali della Santa, costituisce anche una croce pesante: “Mi trovo in grandi timori per vedermi
esposta a parlare di Dio a donne, uomini, preti, religiosi… È possibile che una donna, la quale dovrebbe vivere nascosta ad imitazione della Vergine
santissima a vivere così?”21.
Più volte la sentiamo esprimere l’ansia per la
salvezza delle anime: “…vorrei che tutti si fidassero di Gesù Cristo e che pensassero ad amarlo
con tutto il cuore e che si impegnassero per la sua
gloria”22.
Lo zelo le suggerisce mezzi del tutto eccezionali per una donna: “In Acuto, sul far della sera...,
raccoglieva i pastori che tornavano dal custodire il
gregge e passava con essi quasi due ore nell’istru55
irli nei rudimenti della Dottrina Cristiana, adoperandosi in tutti i modi per farsi capire ed adattarsi
alla intelligenza loro”23.
Non pensa mai a se stessa; vive solo per il
Signore e l’unica ansia che ha in cuore è di portare
tutti al suo costato trafitto. Suor Filomena Zaccardi,
al processo per la beatificazione della De Mattias,
testimonia: “L’amore così ardente verso Dio produceva nella nostra Fondatrice il naturale effetto
di un grande amore verso il prossimo in ordine alla
vita eterna, ed avrebbe fatto qualunque sacrificio
per salvare le anime”24. In tutto lo svolgimento del
processo tali testimonianze sono continue, come
sono continui gli elogi per questo singolarissimo
dono che Dio le concede. La possiamo paragonare
a S. Caterina da Siena, che per lo stesso impulso,
spessissimo parla al popolo. È una fedele seguace
di san Gaspare Del Bufalo, che lei ama chiamare “nostro padre”, per la sua predicazione fervorosa nella Chiesa annessa al monastero. Non aggiungiamo nulla alla realtà dei fatti se affermiamo
che Maria De Mattias è apostola e missionaria del
Sangue di Cristo.
Di fronte alle persecuzioni e incomprensioni,
sotto la spinta di un’ansia bruciante per la salvezza delle anime, apre così il suo cuore: “…mio Dio
vi ringrazio del bene che mi avete fatto. Il bene è
tutto vostro, il male è tutto mio. Oh, quante grazie
mi avete fatto, Gesù mio! Con queste grazie però
56

non voglio venir sola in Paradiso. Anime, anime,
anime Gesù mio caro; e aggiungeva: Oh quante
anime vanno all’inferno perché non vi è chi le coltivi. Preghiamo con grande umiltà e fiducia il buon
Gesù, perché provveda soggetti ripieni di carità e
di umiltà per la salvezza di tante povere anime. Mi
si strugge il cuore di pena per non essere capace di
salvarle tutte. - E conclude-: “Preghiamo con la fiducia in Gesù Cristo, nel suo Sangue Divino, unico
mezzo di nostra salvezza”25.
Per il bene di tutta la Chiesa
“La scuola alle figlie del popolo, santificata da
continue istruzioni morali e religiose e specialmente dalla considerazione dei tratti più dolorosi della
passione di Gesù Cristo; il richiamo, mediante le
figlie delle madri e anche dei padri alle pratiche
della vita cristiana; la parola di Dio spiegata continuamente e diffusamente a tutto il popolo sono il
mezzo più valido per ridestare la fede quasi spenta,
e con la fede la più bella fioritura di opere morali e
sante….. molti peccatori si convertono, tante famiglie ritrovano la pace nell’esercizio delle virtù, ed
ogni casa del novello Istituto è come un centro di
civiltà, sulla base del Vangelo”26.
Rimane a lungo in adorazione come Mosè, che,
nel roveto ardente, rimane affascinato e atterrito
dalla manifestazione di Dio. Rivive l’esperienza di
57
Abramo, che senza mettersi a “tu per tu” con Dio in
una sterile discussione per comprendere il mistero
dei suoi disegni, lascia tutto e si incammina verso
la terra “promessa”. Tutta l’opera di Maria nasce
dalla morte del chicco di grano, e cresce lentamente, naturalmente, sempre certa che “tutto è possibile” per i meriti del Sangue di Cristo.
Quell’opera che fin dai primi tempi della fondazione Maria profetizza con tanta chiarezza: “…in
questo Istituto troveranno tutti quegli aiuti necessari e questi in tutti i tempi”27 è ora la testimonianza di una creatura che ha creduto con piena libertà
e audacia in Dio, e si è donata “senza risparmio”
al “caro prossimo”. Possiamo affermare che veramente Dio realizza i suoi disegni attraverso strumenti umili e piccoli, attraverso persone “disposte
di sempre faticare e di dare anche la vita per la
salute delle anime”28.
Le Adoratrici del Sangue di Cristo (ASC) sulla
scia della loro fondatrice, continuano, anche oggi,
a vivere e proporre in tutto il mondo lo zelo apostolico e la santità di Maria De Mattias. Anche esse,
come la loro Fondatrice, instancabili e fiduciose
nel Sangue di Cristo, in molteplici ministeri collaborano “con amore integrale ed ablativo all’opera
redentiva di Cristo, mediante il servizio amorevole
ai fratelli più bisognosi”29.
Vallecorsa, costumi

58

➨
Gesù solo
La Grazia non distrugge la natura, ma la perfeziona; la sprona a sollevarsi, ad adornarsi, ad operare in direzione del trascendente. Quando la Grazia
trova un terreno buono si mette in movimento e,
subito, se ne avvertono gli effetti salutari, di sapore
profondamente diverso da quello umano.
L
’agire umano, investito dalla Grazia, acquista
nuova energia, garantisce più ampio raggio d’operazione, assicura esito favorevole e inconfondibile.
In altre parole, le azioni umane non sono più in balia della speculazione, perché irrorate dal Sangue
che scorre nelle vene nascoste della Grazia divina.
Entriamo nella vasta e ricca personalità di Maria
De Mattias, terreno nel quale la Grazia ha prodotto
frutti abbondanti.
Carattere vivo e ardente
Attesta don Giovanni Merlini, suo direttore
spirituale: “Era Maria di carattere molto vivo ed
ardente, e talora anche irrequieto, sicché andava
spesso saltando e correndo per la casa, e facendo pazzie”30. La sua intraprendenza si fa concreta
quando, dopo un chiaro e combattuto discernimento della chiamata di Dio a fondare un Istituto per la
sua Gloria, Maria parte dal suo paese natio: “Maria
60

fa forza a se stessa, perché si sente altamente commossa nel gran distacco, chiede la benedizione
(al Padre), e monta a cavallo; con animo grande
e intrepido, si mette in viaggio….”31. Arrivata a
Ferentino si presenta al Vescovo e, senza timore,
gli manifesta le sue intenzioni: “Io Monsignore
vado volentieri in Acuto, perché l’obbedienza mi ci
manda, ma ci vado non per fare la scuola soltanto,
bensì per fondarvi un monastero”32.
Lei sa fin dall’inizio, che le opere di Dio sono
frutto di lacrime, patimenti e lotte. Arrivata in
Acuto, Maria apre la scuola in una casa molto modesta: tre stanze con un centinaio di bambine. In
poco tempo deve cambiare tre sedi. Non è facile
trovare locali adatti ed essere capita nell’impresa
che si accinge ad iniziare. Finalmente, dopo tante
difficoltà, sorge il vero monastero delle Adoratrici
del Preziosissimo Sangue. Maria va avanti intrepida, confidando solo in Dio. Ella ama ripetere nelle
difficoltà: “L’opera è di Dio e Iddio ci penserà”.
Dopo due anni dalla sua partenza dal paese natio, nel vivo della fatica per l’inizio dell’Opera,
scrive al fratello: “Noi non abbiamo altro appoggio
che lui, il Sangue Preziosissimo del suo Figliolo e
la sua e nostra cara madre Maria santissima e però
viviamo in una bella pace; siamo otto, tutte risolute
di non abbandonare l’Istituto”33.
Dovendosi trattare dell’acquisto della casa, nel
1839, così scrive al suo direttore spirituale: “Io pen61
so di andare in persona dal vescovo e informarlo a
voce di tutto… Non è tempo da perdere; io mi sento
continuamente mossa di non risparmiare nessuna
fatica per vedere perfezionata quest’opera e di soffrire qualunque pena… è del tempo che il desiderio mi si è acceso di più… Se per provvedere ai
bisogni di quest’opera vi bisognasse che io uscissi
fuori per elemosina, con l’appoggio del Vescovo, io
lo farò, e mi sento incoraggiata sebbene vi senta
ripugnanza”34.
Donna soave e forte
Spesso Giovanni Merlini ricorda Maria come
“la donna forte”35. Ella fin da giovane deve molto
lottare con se stessa per vincere la sua “umanità”
e dire un sì generoso e totale a Dio che la chiama
ad eseguire un disegno di salvezza. Deve domare
il suo carattere ardente e focoso e acquistare una
certa gravità e sodezza, per discernere quale sia la
vera volontà di Dio su di lei. Mentre prova la difficoltà di doversi privare di ogni piacere anche lecito,
e di dover comparire singolare agli occhi del mondo, lotta alacremente con se stessa e contro ogni
tentazione del maligno, pregando, mortificandosi e
provando se stessa con tante piccole industrie, finché non riesce veramente a decidere secondo quanto Dio ha predisposto per lei.
“Ella non voleva più i gusti sensibili, né spi62

rituali, né corporali, per timore di attacco….
Raddoppiava le preghiere, e non potendo rimuovere la fierezza del suo travaglio, restava immobile
con gli occhi rivolti al suo Crocifisso…”36.
Nel trattare le sue figlie, usa “soavità e fortezza,
in modo che si faceva amare e temere”37.
Ella sa bene che le difficoltà devono essere superate con l’abbandono in Dio e fortezza d’animo.
A Suor Berenice Fanfani, nel 1849, così scrive:
“Siano da Dio benedette con benedizioni di spogliamento di tutta la propria volontà, e ripiene di
santo Amore… Sì, Iddio le riempia tutte di carità e
di santa Obbedienza. Ho lacrimato con lagrime di
puro affetto verso di loro e di tutte quelle che sono
nelle altre scuole per desiderio di vederle a me unite nell’insegnare a fanciullette le vie del Signore…
Oh! Quante anime! Svegliamo la nostra fede, figlia
mia cara e mi creda!”38.
La sua fermezza si dimostra in ogni lettera indirizzata alle suore. In esse non esita esprimere i
suoi più profondi sentimenti e l’affetto che nutre
per ognuna, ma le riporta sempre all’unico scopo:
Cristo e Cristo Crocifisso! Non deve esserci altra motivazione del loro agire. Non vuole illudere
nessuna: “Oh! Quanto sbagliamo quando fuggiamo la Croce! Scansandola da una parte, cadiamo
dall’altra…”39.
Le contrarietà le vengono da ogni parte. Sa affrontare un periodo di molta sofferenza nelle sue re63
lazioni con Pier Paolo Trucchi, vescovo di Anagni.
Questi esercita un rigido controllo sull’Istituto; il
suo modo di agire è per la fondatrice motivo di
profonda sofferenza. Dopo aver ricevuto da lui una
lettera piuttosto brusca, ella risponde: “Monsignore
mio, che posso rispondere? Non altro se non che
Dio mi umilia e sia pur benedetto. I miei peccati
meritano anche peggio, e buon per me, se saprò
mietere fascetti di mirra eletta per il caro Regno
dei Cieli. Ma quel vedermi contraddetta da tutte
le parti è troppo doloroso per la misera umanità.
Io sto cibandomi del pane di dolore, ma ripeto,
abbracciandomi volentieri alla Croce… Regge la
carica perché Iddio lo vuole, e se Iddio non volesse
oh! Quanto meglio mi piacerebbe di essere l’ultima
delle mie consorelle in una casa la più bisognosa.
Ma come si fa? Si ha da patire e patire così…”40.
In un’altra circostanza scrive: “Aspettavo la risposta di una mia che le inviai, ma non vedo niente.
Vedo però che il demonio cerca di togliere la nostra
pace, col far capire una cosa per un’altra. Se ciò è
io la prego di non dare ascolto ai falsi rapporti e di
calmare il suo spirito altrimenti un giorno (ciò dico
con tutta la venerazione e rispetto) le sarà oggetto
di lacrime. Io amo teneramente in Gesù Cristo V.
E., e cerco il vero bene nella sua diocesi: ma come
si fa?”41.
Dice di amare teneramente, ma non nasconde il
suo pensiero; è ferma e affabile anche con la sua
64

guida spirituale: “Gli parlo con schiettezza. Mi si
dice che Lei abbia detto fra le altre che io ho fatto
tutto di mia testa e che non sono voluta stare ai di
Lei consigli... Lascio a Lei considerare il travaglio,
la paura, il timore, il contrasto...! Posso per verità
dire che non si è mai diminuita la stima, ed il rispetto, ma il martirio interno lo sa Iddio, parendomi che questa non è Opera di Dio per essere stata
guidata dalla mia testa; o per dire meglio l’Opera del prezioso Sangue la vuole Iddio, ma non nel
modo da me operato... non lascio di operare con la
fiducia in Dio ed in Maria santissima, ma in alcuni momenti la misera umanità è talmente abbattuta
che appena regge... Ho scritto per obbedire, ed ho
fiducia che la mia Madre santissima mi aiuta...”42 .
In un’altra sua lettera, sempre diretta a don
Giovanni Merlini, si sfoga con lacrime amare, per
la mancanza di fiducia che avverte da parte della
sua guida; manifesta la sua sofferenza per sentirsi
abbandonata e non compresa anche dalla sue figlie,
perché non condividono il suo modo di regolarsi
nel ricevere le giovani all’Istituto. Con risolutezza così si esprime: “Il vescovo Annovazzi fece tanto per farsi ritenere una giovane, ma non ci volle altro; dissi: no, no: mi minacciò ancora, ma fu
l’istesso”43.
Con accutezza e discernimento il Merlini può
dire di Maria: “Ella è venduta per la gloria di Dio
a bene dei prossimi, né più pensa a se stessa, i suoi
65
giorni sono a Dio consacrati, e non vuol vivere che
per dargli gusto… la troverete sempre in faccende, in azione e se rivolgerete lo sguardo all’intero
Istituto vedrete che sola ne sta portandone il carico. Il governo è tutto nelle sue mani e deve vigilare
per tutto… Né questo era piccolo peso per una donna… Osservatela come si affatica per aprire, ordinare, e sostenere le scuole; nel distribuire i soggetti
con procurare di rendere tranquille e contente le
Religiose… quante e quali sofferenze deve sostenere…riserva per sé tutto l’amaro, e dà alle altre
tutto il dolce che può”44.
Riguardo alla scuola di Santa Anatolia, nella
diocesi di Camerino, vedendo che la benefattrice
Agnese Alberici non era stata ai patti di versare
gli scudi promessi per il mantenimento delle suore, scrive a don Giovanni Merlini: “In quanto alla
scuola di S. Anatolia, non se ne parli più, la cosa è
fatta… voglio esaminare bene la cosa per non sbagliare… L’esperienza mi ha fatto aprire gli occhi,
parlerò con più fortezza e con più chiarezza… perché sono risoluta di prendere la parte del Signore
con impegno, e sono contenta di patire”45.
E in merito ad una giovane, che voleva rientrare
per farsi suora, scrive risoluta al vescovo Trucchi di
Anagni: “Prego la V di non permetterlo mentre
.E.
si vede non essere pianta di questo terreno. Ella
è buonissima e mi è cara, ma per sua quiete e per
quiete delle altre, conviene che prenda altra stra66

da”46. Maria è una donna coi piedi per terra e la
testa sulle spalle – come suol dirsi – anche se a volte la vediamo sollevata da terra, perché Dio ama
attrarla a sé per amore!
Sorella premurosa e amabile
I biglietti brevissimi, scritti alle suore, nelle diverse circostanze, terminano con una frase caratteristica: “…sono in fretta”. In essi Maria manifesta tutta la grandezza e delicatezza del suo cuore
materno, che si china sulle altre, per proteggerle
e amarle: “Le raccomando di conservarsi la salute”47. “Voglio che stia allegra e contenta e che non
si ammali; sento che sta poco bene; per carità mi
faccia sentire che sta bene”48.
A suor Berenice Fanfani addita, con un pizzico d’umorismo, il segreto della pace comunitaria:
“Non tante ciarle, dunque silenzio… sappiamoci
compatire l’una con l’altra; dunque non più lamenti…impieghiamo le nostre fatiche per la scuola con
l’insegnare le vie del Signore alle giovinette; dunque più zelo… più esempio”49. A suor Maddalena
Capone, ricorda una grande verità: la molteplicità nell’unità. “L’Istituto del Preziosissimo Sangue
è formato di molte individue; ma deve essere un
cuor solo e un’anima sola, mentre vi deve essere
una sola volontà, che è quella di Dio, come ho detto sopra, e questa ci si manifesta per mezzo della S.
67
Obbedienza. Ma come? Ecco come: ‘Uno sia il tuo
consigliere – dice lo Spirito Santo – e questo deve
essere il Superiore al quale si appartiene”50.
Maria è veramente delicata: la santità non le fa
perdere la capacità di essere piena di premura. San
Paolo stesso, non perde nulla della sua alta spiritualità, quando, scrivendo a Timoteo, dice: “Non bere
soltanto acqua, ma bevi un po’ di vino, a causa dello stomaco e dei tuoi frequenti disturbi”51. E Maria:
“Raccomando a lei che mangi, e non si faccia indebolire lo stomaco”52. A suor Orsola Ricciardi, forse troppo zelante nelle mortificazioni corporali, la
Madre non esita a dire: “…mi dispiace che si senta
poco bene; si abbia cura e non vada alla scuola
senza aver preso prima qualche cosa; non va bene
andare a digiuno”53. Alle suore consiglia che prima di andare alla scuola prendano un po’ di caffè
nero, perché a digiuno è molto difficile insegnare.
Ha una premura tutta particolare per le inferme e
suggerisce ad ogni comunità di dar tempo per il
sostentamento delle sorelle malate. La lettera che
maggiormente ci rivela la grandezza d’animo della
De Mattias, il suo amore e la sua eccezionale comprensione è quella scritta a suor Federica Cipriani,
alla quale concede il permesso di secolarizzazione, per assistere la mamma. Ella precorre i tempi,
se pensiamo al rigorismo del momento storico. È
una delle ultime lettere della sua vita, in cui l’anima, dopo un cammino difficile di ascesa verso Dio,
68

sperimenta l’amore dello Sposo Gesù crocifisso,
dilata il suo cuore per divenire sempre più somigliante a lui. Si china, interiormente, su ogni esigenza e miseria umana, non per pronunciare parole
di condanna, ma solo parole di incoraggiamento:
“Rev.da Madre e figlia in Gesù,
sento la necessità che ha la buona madre di avere un aiuto nello stato in cui si trova. Alla medesima è molto di sollievo se lei resta con essa in tutto
il resto del suo vivere. Ella potrà restare e le do il
permesso di levarsi l’abito religioso, e di andare
con abito secolare, ma modesto. Di più le raccomando la santa Messa tutti i giorni per quanto si
può; la frequenza dei Sacramenti, la ritiratezza,
l’orazione di regola, alla meglio che potrà e il prestarsi in tutto ciò che occorre alla sua buona madre. Sia dunque con la benedizione di Dio, e faccia
del bene con pace. Iddio la benedica e benedica le
nostre sante intenzioni. Mille saluti alla sua buona
madre e tutti i suoi parenti. Mi scriva spesso e con
stima sono
U.ma Serva Maria De Mattias”.54
Nei volumi delle sue lettere troviamo molte sfumature di delicatezza femminile, non solo verso
le sue figlie, ma anche verso persone con le quali
Maria è a contatto.

69
Cuore dilatato dalla Grazia
Ancora Giovanni Merlini descrive la naturale disponibilità di Maria alla Grazia: “(Dio) gli donò un
cuore sensibile e facile all’impressione della grazia, uno Spirito pronto ed energico, una angelica
illibatezza di costumi… Miratela infatti alla età di
otto anni come gusta il racconto dei fatti scritturali
che il padre gli va narrando, e come si commuove
allorché sente che Abele, Isacco, Giacobbe ed altri erano figura di Gesù Cristo, che come Agnello
Innocente fu portato al Calvario…”55.
Sentiamola parlare dei suoi anni di giovinezza,
quando si sente chiamata da Dio a consacrare tutta
la sua persona a lui:
“La vista del Crocifisso era al mio cuore come
una dolce saetta che mi feriva, e questo mi accadeva alcune volte, non già ponendomi in orazione, ma
nel camminare per casa facendo qualche cosa…
Mi sentivo tirata con grande veemenza ad amare
Gesù e questo era unito al timore di perderlo… Non
cessando io di piangere e pregare, in un subito mi
venne il raccoglimento, e si presentò al mio intelletto un oggetto così bello, il quale mi ricolmò il
cuore di pace”56.
Mentre descrive il nascere della vocazione, ci
meraviglia la sua disponibilità nel lasciarsi aiutare a scrutare il disegno di Dio su di lei. Ciò non
è frutto di una preparazione culturale o teologica,
che certamente non possiede. Il desiderio di avere
70

una “guida” è legato in Maria, alla sua particolare sensibilità alla Grazia che sta lavorando in lei.
Un dono straordinario si radica nel cuore di Maria
De Mattias, la contemplazione: “Furono tante le
lacrime che versai ai piedi del Crocifisso, che mi
sentivo quasi crepare il cuore”57. Capacità di contemplare l’ Amore Crocifisso e capacità di piangere
per amore! Chi mai se lo sarebbe aspettato che una
ragazza di sedici/diciassette anni fosse in grado di
sperimentare una così forte commozione spirituale, di fronte alla sublime realtà del Mistero della
Redenzione!
Quelle lacrime dimostrano che Maria è giunta
alla conoscenza amorosa di Gesù Cristo e al tempo stesso alla consapevolezza della sua nullità: “…
sentiva in cuore grandissima pena per la perdita di
tante anime; avrebbe voluto dare il sangue e la vita
per esse”58.
Un pathos così forte indica in questa giovane
l’apertura d’animo senza confini.
È notevole la capacità di trovare mezzi adeguati
per rendere più chiara la sua vocazione: anzitutto
una guida, e, trovatala, esserle sottomessa con la
ferma convinzione che Dio parla attraverso i suoi
mediatori. Quando, nel mese di maggio 1822, va
a parlare ad un vecchio missionario per chiedere
luce, così ricorda: “Fui esaminata da lui, e senza
perder tempo mi disse, che andassi in casa, e subito
mi levassi alcune vanità che portavo… Io andiedi
71
e fei quanto mi disse…”59. La preghiera e la mortificazione, la pace e la consolazione sono il termometro della sua generosità e della conferma della
volontà di Dio su di lei. Racconta spesso come di
fronte a difficoltà e prove abbia sostenuto una dura
lotta fino a quando, ritrovata la pace e la tranquillità, si sente dilatare il cuore.
Si può concludere con le parole di Giovanni
Merlini: “Allorché Iddio elegge alcune onde servirsene per le opere di sua gloria è uso di preparar
le vie e dispensare quei doni di natura e di grazia
che sono necessari al conseguimento del fine”60.
Anima naturalmente mistica, Maria De Mattias è
scelta da Dio per fondare l’Istituto delle Adoratrici
del Preziosissimo Sangue! Con una personalità arricchita con molti doni di natura, collaborando con
Dio e abbandonata tra le braccia di Maria santissima, ella cammina verso la vetta della santità. Una
volta arrivata alla cima, guardando ai suoi 61 anni
di vita, la si può facilmente definire “donna mistica”, totalmente trasformata dallo Spirito, e paragonabile solo ad una santa Caterina da Siena o ad una
santa Teresa d’Avila!

Quadro raffigurante la Divina Maternità di Maria,
nella camera della Santa

72

➨
Per puro amore
Maria De Mattias, vera mistica del secolo scorso, nella sua ascesa alla santità, testimonia la sintesi
esistenziale di azione e contemplazione: “Iddio ci
riunisca sotto l’ombra della Croce, fra i rivi scorrevoli del Divin Sangue a tirare anime al Paradiso”61.
La sua santità sta nell’aver portato a pienezza
la conformazione a Cristo Signore, vivendo giorno
per giorno, ora per ora, in obbedienza al Vangelo.
Con Gesù Crocifisso
Secondo San Paolo tutta la storia dell’esistenza
umana è orientata verso un preciso “progetto” divino: divenire fedeli seguaci di Gesù Cristo e acquisire la morfologia caratteristica del “Figlio dilettissimo”, nel quale “ …abita corporalmente tutta la
pienezza della divinità,”62; “poiché quelli che egli
da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati
a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli”63.
Questa conformità è la nostra partecipazione
alla realtà stessa del Figlio Gesù Cristo. Maria De
Mattias esprime il suo desiderio di “conformazione”
a Gesù, ripetendo continuamente a se stessa e agli
altri di “voler essere crocifissa con Gesù Cristo”.
La sua vita è una continua e progressiva “trasfor74

mazione” nell’immagine dello Sposo Crocifisso.
Di questa trasformazione lo Spirito Santo è origine, agente e fine.
In un progresso permanente di “conformità”
sempre più vicina al Signore crocifisso, Maria procede “di gloria in gloria”, come afferma san Paolo.
Ascoltiamola mentre si esprime con fanciullesca semplicità: “Tutto il giorno vado spasimando
per trovare Gesù; lo cerco dalla Madonna, lo cerco da san Francesco Saverio; lo cerco dal nostro
Padre Del Bufalo; lo cerco da tutto il Paradiso, e
non l’ho trovato; fido nella sua parola e spero. Non
mi toglie questo né la pace, né il raccoglimento.
Nell’occorrenza canto, rido, suono l’organo con
serenità, ma con tutto questo non posso dire che
non soffra un vero martirio; mi pare di stare in carcere legata con catene troppo pesanti perché non
vedo il mio Bene”64.
Al processo per la sua beatificazione, una suora testimonia: “Al solo vederla si capiva che essa
era intimamente unita con Dio. Era assidua nella
meditazione dei divini misteri, e soprattutto della
Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, che cercava di avere sempre dinanzi agli occhi”65.
Giovanni Merlini, nell’elogio funebre, così descrive l’ardore cristiano della Fondatrice: “Ardeva
nel cuore di lei una carità verso Dio e verso il prossimo tale che non potendola tenere chiusa nel petto
era costretta manifestarla al di fuori. Sentitela in75
fatti nei privati discorsi come parla di Dio. Leggete
le sue lettere e troverete risplendere in esso lo spirito di Gesù Cristo… Ella è un Angelo che parla, con
semplicità, sì, ma tutta ripiena di amor di Dio…
Non sa saziarsi, e tutto il suo contento è parlare di
Dio. Sente la stanchezza e l’indebolimento del petto, e vorrebbe tacere, ma la carità non vi consente,
e si sforza. Comincia e più non sente l’incomodo.
Finisce ed eccola nella debolezza estrema. Soffre
ed è pronta a soffrire anche di più. È consumata
dalle fatiche, ed è contenta di dar per Iddio anche
il sangue e la vita”66.
Questa Santa si distingue particolarmente
nell’amore a Gesù Crocifisso, che ha versato il
Sangue Preziosissimo per tutti noi. La sua vita spirituale è prettamente cristocentrica: “Oh! Caro mio
Gesù… imprimi nel mio cuore un grande desiderio al patire e uno zelo grande di tirare anime alla
tua Croce, bagnata del tuo Preziosissimo Sangue,
Croce amata dal Figliolo dell’Altissimo Iddio”67.
“Le piaghe amabili del nostro Diletto Sposo
Crocifisso siano sempre nei nostri cuori”68. “Sotto
l’ombra della Croce io riposi col mio Gesù… e infine vi muoia con Lui per puro amore… Non si può
amare Gesù se non si ama la sua Croce”69. Sono
espressioni di amore escatologico, di consumazione perfetta, finale, unitiva a Dio. Sono parole che
esprimono il grido di un’anima che brama solo la
perfetta somiglianza al suo Signore Gesù Cristo, e,
76

come lui, vuole vivere di Croce!
San Paolo, nella sua gioiosa esperienza di progresso spirituale, confessa: “Sono stato crocifisso
con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo
vive in me”70. Per mezzo della fede, il Signore Gesù
diventa soggetto di tutte le azioni vitali del cristiano. Cristo, presenza costante e ininterrotta nel vivere quotidiano di Maria, è l’unico movente delle
sue scelte e dei suoi pensieri, lo scopo di ogni aspirazione e desiderio: “Egli sempre più m’impiaga il
cuore con il suo dolce amore: non trovo più riposo che in lui, non posso gustare di altra cosa che
lui… sento poi nel fondo del mio cuore una brama
di lui, che mi dà pace, ma mi fa spasimare; godo e
patisco”71.
Maria ama starsene ai piedi di Lui Crocifisso, in
affettuoso dialogo, e sperimenta quel contatto profondo e intimo che è tipico della relazione d’amore:
“Mi sento penetrare il cuore da una ardente brama
di amare assai Gesù; lui amorosamente mi va scoprendo i tratti amorosi di una bontà usati con me e
mi accende il desiderio di vivere solo per lui… Ho
allargato il mio cuore presentandolo spesso alla
sua misericordia, acciò lo riempia dei suoi doni e
di tutto sé e spero di non restare confusa”72.
In Maria la prova, la notte dei sensi, è così intensa, da procurarle tormento, pena e spasimo.
Giovanni Merlini, rispondendo ad una sua lettera,
così la esorta: “Iddio tiene l’anima sotto il tor77
chio, ma la tiene forte perché non ceda. Che misericordia di Dio è questa! Ringraziamolo di cuore… Iddio sparge assenzio, perché lo serva senza
consolazioni”73.
Ferita d’Amore
Il suo cammino verso le altezze della relazione
mistica è nutrito da profonda e costante preghiera.
Senza dubbio, Maria ha avuto da Dio il dono della contemplazione in età precoce. Nel 1841 scrive:
“In quanto all’orazione non so portare nessun punto preparato, ma mi presento solo con pensiero di
mostrare al mio Signore le mie miserie, i miei bisogni, onde muovere il suo amoroso cuore a darmi
i suoi aiuti per salvarmi. In questi sentimenti, in
queste accese brame, mi passa molte volte il tempo dell’orazione da solo a solo con Dio”74. Altrove
dice: “Il mio spirito in un subito, con un raccoglimento di pace si è riposato sulle braccia del suo
Signore. Il cuore si sente liquefare di amore verso
Gesù nel vedere le sue operazioni tutte dirette per
ferire sempre più”75.
La sua preghiera preferita è un susseguirsi di
monosillabi. È il tipico linguaggio dell’amore, che
rinunciando al superfluo, vive e si esprime solo
d’essenzialità: “Essa non sa dire altro. Gesù mio
aiutami, ti voglio amare… non ti voglio offendere,
oh, potessi amarti come ti amano le anime più in78

namorate, non invidio il loro godere, ma perché ti
sanno amare…!”76.
Altra caratteristica della vita interiore della De
Mattias è il dono delle lacrime. Talora, sembra angustiata da questa manifestazione mistica e diventa
inquieta; vorrebbe liberarsene, ma non ci riesce.
Ne parla con schiettezza al suo direttore spirituale: “L’orazione di questa mattina è andata li
stesso. Non posso fare altrimenti, è operazione del
cuore. Vado nascondendo, ma non posso, non è tutto in mio potere, mi turberebbe la quiete dell’anima, che allora vuole stare come le pare; non vuole
neanche le parole imparate o lette nei libri, ed a
me tante volte viene l’impazienza, ma una impazienza che nel profondo dell’anima non mi toglie
la pace. Sta in guardia perché l’umanità vorrebbe
entrare, e però piange come una bambina quando
vede che il cane o altro, che vorrebbe toglierle quel
che tiene in mano, non può da sé aiutarsi, e non potendosi aiutare resta in silenzio abbandonata nelle
mani di Dio e di Maria santissima. In questo quieto silenzio sta… infine, scoppia in lagrime, perché
il tumulto degli affetti non possono stare ristretti
e schiatterebbe se non fosse così. Da sé poi si ricompone, sebbene nel piangere non perde la sua
gravità, perché l’anima teme la leggerezza e vuole
anche in questo fare da sé. Da che la Vergine condusse l’anima nell’orazione non ha potuto fare mai
una preparazione; se vado preparata ad una medi79
tazione, all’anima non le accomoda vuole andare
ad un’altra, ed eccola come la suddetta bambina.
Qui vi deve essere qualche forte inganno. Mio Dio
aiutatemi. Non so se mi sono spiegata”77.
Già prima, a 34 anni, Maria racconta a don
Giovanni Merlini: “In quanto allo spirito la mattina
mi alzo circa un’ora prima delle altre per applicarmi all’orazione, mentre mi pare che il giorno non
posso avere tempo; in quest’ora o due circa, non fo
altro che starmene ai piedi di Gesù Cristo come il
povero del vangelo; in questi giorni, mi sono applicata a meditare i dolori della Vergine santissima;
alcune volte sul primo dell’orazione mi viene subito il raccoglimento con sentimenti di dolore dei
miei peccati, e dei peccati che si commettono nel
mondo;... e senza perdere la pace del cuore, resto
ferma con le mani e le braccia aperte guardando
il Signore; dopo di qualche tempo, appena posso
dire: ‘Miserere mei Filii David’, e mi viene subito
un gran pianto, dicendo: ‘Mio Gesù, io sto qui ai
piedi vostri, e ancorché mi cacciate con la spada
della vostra giustizia, voglio sempre sperare in voi
che siete il mio salvatore’. Io non so spiegarle ciò
che succede nel mio cuore in alcune di queste circostanze: ora mi pare di sentire il mio bene Gesù
nel mio povero cuore, che mi comunica un gran coraggio, ed ora non sento altro che timori, tenebre e
miserie; in mezzo a queste mi pare di non perdere il
coraggio, e con pace porto i miei difetti…”78.
80

In un’altra lettera, scritta in 16 punti e riguardante il suo interno, dice ancora: “(la sua orazione)
è quasi tutta nello sfogare i suoi affetti con il suo
Gesù che il cuore le ferì; e qui piange molto per il
timore di non aver corrisposto alle finezze del suo
amore, si ricorda di averlo offeso, una tal memoria
le toglie quasi il respiro, e il cuore si sente crepare
per la pena, va dicendo: ‘Gesù mio, e perché non ti
ho amato? Desidero amarti sempre sempre; ti amerò Gesù mio caro? Io spero!’”79.
La preghiera di Maria si può a ragione definire
“preghiera del cuore”, poiché nasce da una sintesi
tra pensiero, cuore, corpo e lacrime d’amore.
È la preghiera per eccellenza. Tutti i santi la vivono, e molti senza teorizzarla.
Quando siamo compenetrati da un grande
Mistero, riusciamo a balbettare solo poche parole:
“Gesù, Figlio di David, abbi pietà di me!” o, con
san Francesco: “Mio Dio, mio Tutto!”. È difficile
spiegare ciò che realmente si sperimenta quando si
è guidati dallo Spirito. Infatti, Maria dice: “Non so
spiegare ciò che mi accade!”. Le sue lettere ripetono spesso quella che per lei è una parola d’ordine: orazione. La risposta ad ogni dramma, ad ogni
problema e difficoltà è “orazione”. L’unica luce che
le sembra possa rischiarare un cammino oscuro e
difficile è quella dell’orazione.
Il suo stile di preghiera è un costante ed intimo
colloquio con Dio, suo Bene, nel quale le tenebre
81
diventano luce e le difficoltà sono semplicemente gradini di accesso al trono della Misericordia.
L
’amore verso Dio è per lei un dialogo continuo con
lo Sposo divino, unico e vero ospite del suo cuore.
In una lettera a Suor Carolina De Sanctis, utilizzando un binomio a lei caro, suggerisce la chiave
di lettura per recuperare il senso delle difficoltà che
si vivono: silenzio e preghiera: “Col silenzio e la
preghiera conosceremo meglio la preziosità della Croce consacrata dal Sangue prezioso di Gesù
Cristo… Persuadiamoci che la croce la porteremo
sempre con noi, in qualunque parte andiamo; anche in Paradiso per amore, ed ivi godremo i frutti
dolcissimi di essa eternamente… Le persone crocifisse… sono le più accette a Dio”80.
Maria sa, per averne fatto esperienza, che il
Signore parla al cuore delle creature umane, solo
attraverso il silenzio e la preghiera. Questa relazione amorosa con Dio, si esprime nel distacco dal
mondo e nella libertà interiore, che rendono capaci
di dialogare con Dio, con un cuore aperto e nella
Verità. Il dialogo non è fatto di sole parole, ma di
“silenzio e orazione”; “orazione e fiducia, fatica e
silenzio”81; “raccomando lo spirito di raccoglimento, di silenzio, di carità e di orazione”82; silenzio…..
silenzio… silenzio… orazione, orazione, orazione,
orazione”83.

82

Plasmata dallo Spirito
Maria De Mattias, donna che si lascia guidare e
purificare dallo Spirito Santo, pone particolare attenzione a tutto ciò che le viene da Dio, al fine di
uniformarsi a lui.
Vive l’ amore sensibile e spirituale, ad un grado così elevato, fino a gridare nel profondo del
suo cuore: “Anime, anime, anime al Paradiso!”84.
Siamo di fronte ad una donna che apre il “cuore”
e accetta di passare nel crogiolo della purificazione, pur di raggiungere la vera “conoscenza” di Dio.
“La Croce sia sempre con noi in tutta la nostra vita,
per poi goderne la gloria in Cielo con il nostro
amor Crocifisso”85. Ella passa così da una comunità all’altra come torcia accesa, col cuore aperto
ad ogni sofferenza umana: “Abbracciamo il patire
per Gesù Cristo nostro; stiamo in un Istituto che
non ha altro scopo che le glorie del Crocifisso”86;
è pronta a sacrificarsi ad imitazione del suo amato
Crocifisso Signore: “Oh, che grande onore morire
vittima tutta consumata di puro amore spremuto
dal Torchio della Croce, dir voglio dolori e pene a
sazietà”87.
Il signor Filippo Merluzzi, al processo per la beatificazione della Fondatrice, rivela la straordinaria
fede della Madre: “L’ho veduta più volte pregare
dinanzi al Santissimo Sacramento colle braccia
aperte e in ginocchio, senza appoggio, collo sguardo fisso al tabernacolo, e ciò faceva frequentemente e per lunghe ore”88. E ancora suor Nazarena
83
Longo: “Quando pregava, specialmente dopo la
Comunione, si vedeva nella Venerabile qualche
cosa di straordinario: il volto acceso ed infiammato, la persona immobile e come estatica, senza
accorgersi neppure delle persone che le passavano
davanti”89.
Il suo “sentire” con il cuore e la contemplazione
estatica del Mistero, la rendono consapevole della
presenza del Signore in ogni attimo della sua vita.
Le esperienze di emozioni interiori, inesprimibili,
suscitate dallo Spirito la trasformano velocemente
e precocemente “in donna spirituale”, guidata unicamente dalla Grazia divina: “Verso molte lagrime per ottenere la grazia di dare gusto in tutto a
Gesù; sì Gesù solo, solo Gesù voglio nel mio cuore
e niente più… il sentimento che provo, nel mentre
che dico così, ora è di amore, e ora di dolore per
averlo offeso”90.
Ascoltiamola ancora mentre racconta la presenza di Dio in lei, che la chiama ad amare con amore
totale. Un amore fino alle lacrime, perché toccata
nella più intima profondità: “Quando poi sto sola
do tutta libertà ai miei affetti, e prima mi viene in
un subito il raccoglimento, poi mi viene un’ardente
brama di amare Gesù che mi dà una gran pena ma
dolce; vi si unisce il timore di non arrivare a possederlo e così in mezzo al timore e amore mi viene un
torrente di lagrime senza poterle trattenere e questo mi succede… tutte le volte che posso ritirarmi
sola”91.
84

Nel raccontare le sue esperienze interiori, la parola che più spesso usa è “cuore”, “il mio cuore”.
Così si esprime: “Il mio cuore si sente mosso con
ardentissima brama di amare Gesù con amore netto, netto, puro, puro, che gli dia gusto; questa brama
non mi toglie la pace, che anzi mi cresce di giorno in giorno, ma solo sento una pena sensibile,che
nasce da una certa gelosia del cuore, temendo che
si attacchi a qualche cosa della terra. Il cuore per
questo di tanto in tanto si discioglie in un diretto
pianto, che viene dalla suddetta brama”92.
Sola con il Solo
In una sua lettera circolare del 1854, scritta alle
suore, confida: “Dobbiamo essere crocifisse con
Gesù Cristo… io non vorrei altro che predicare
Gesù Crocifisso per tutto il mondo. Amiamo Gesù
Crocifisso, sorelle, amiamo Gesù Crocifisso!... Io
sono disposta di morire per l’obbedienza, ho fiducia in Gesù Cristo, che mi darà la forza e il coraggio, desidero di essere distrutta per Gesù Crocifisso
e per la mia cara mamma Maria santissima”93.
Un anno prima di morire, nel 1865, a suor Tecla
Colonna scrive: “Passeremo per molte tribolazioni per entrare in Paradiso. Confidenza grande nel
Prezioso Sangue di Gesù. Chiediamo a Dio per
conoscere la preziosità dei patimenti. Ad un’anima
che ama Gesù Cristo il patire gl’è caro e gli sembra di non patire per chi tanto ha patito ed è morto
85
LUI SOLO, Santa Maria de Mattias, 2010_
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6 aprile 2014 religiose in convegno
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E' tempo dimisericordia, collana STUPORE, a cura del Centro di Spiritualità "...
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Invito 9 marzo 2014
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Coroncina sangue di cristo
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LUI SOLO, Santa Maria de Mattias, 2010_

  • 2.
  • 3. Indice Testi: Suor Anna Maria Vissani Alessandra Cervellati © Editrice Shalom - 4.2.2010 Festa di santa Maria De Mattias ISBN 9788884042415 Per ordinare questo libro citare il codice 8528 Per gli ordini rivolgersi alla: TOTUS TUUS Editrice Shalom Via Galvani, 1 (Zona Industriale) 60020 Camerata Picena (An) Tel. 071. 74 50 440 r.a. dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 Numero Verde solo ordini Fax 071. 74 50 140 sempre attivi in qualsiasi ora del giorno e della notte. e-mail: ordina@editriceshalom. it http://www.editriceshalom.it L’editrice Shalom non concede diritti d’autore (né patrimoniali né morali) all’Autore del presente libro e si riserva di utilizzare ogni parte di questo testo per altre pubblicazioni. PREFAZIONE .....................................................................8 BREVE PREMESSA ........................................................11 PROFILO DELLA VITA ...................................................13 I PARTE IL PERCORSO INTERIORE DI SANTA MARIA DE MATTIAS INTRODUZIONE UN FIUME IN PIENA ......................................................28 • Verso grandi orizzonti di vita ..........................................28 • Dentro il grande fiume della storia ..................................29 • La via del sangue .............................................................32 PER GRAZIA DI DIO .......................................................36 • Profonda umiltà ...............................................................37 CHIAMATA ALLA SEQUELA ........................................41 • Adolescente......................................................................42 • Prime emozioni interiori ..................................................43 • Su braccia sicure ..............................................................45 • Martirio del cuore ............................................................47 MATERIA GREZZA PER IL VASAIO.............................52 • Anima pura e ingenua ......................................................52 • Pronta a dare la vita .........................................................54 • Per il bene di tutta la Chiesa ............................................57 GESÙ SOLO......................................................................60 • Carattere vivo e ardente ...................................................60 • Donna soave e forte .........................................................62
  • 4. • Sorella premurosa e amabile ...........................................67 • Cuore dilatato dalla Grazia ..............................................70 PER PURO AMORE .........................................................74 • Con Gesù Crocifisso ........................................................74 • Ferita d’Amore.................................................................78 • Plasmata dallo Spirito ......................................................83 • Sola con il Solo ................................................................85 I RIVI DEL DIVIN SANGUE ...........................................87 • Il Costato aperto ..............................................................88 • Zelo apostolico ................................................................90 CONCLUSIONE ...............................................................94 II Parte INDAGINE GRAFOLOGICA SUGLI SCRITTI DELLA SANTA PERCHÉ UN APPROCCIO GRAFOLOGICO .................98 LA SANTITÀ NELLA LIBERTÀ ..................................104 • Breve profilo psicologico ...............................................104 • La vita di Maria dai suoi scritti......................................107 • I primi scritti del 1835: verbali e lettere ........................108 • Gli anni 1838-1839 ........................................................110 • Gli anni ‘50 ....................................................................111 • Seconda metà degli anni ‘50 fino al 1864......................114 • Gli ultimi anni: 1865-1866 ............................................118 GIOVANNI MERLINI E MARIA DE MATTIAS ..........120 • La fusione degli opposti ................................................120 MARIA DE MATTIAS E LE PRIME COMPAGNE ......123 • La faticosa avventura della relazione ............................123 6 SAGGI GRAFICI ............................................................126 • Maria De Mattias ...........................................................126 • Giovanni Merlini............................................................134 • Le prime compagne .......................................................137 APPENDICE • Cronologia della Santa...................................................142 • Bibliografia ....................................................................145 • Note ...............................................................................145 DEDICATO A SANTA MARIA DE MATTIAS CANTI E PREGHIERE ...................................................159 • Diamoci tutti le mani .....................................................159 • A Maria De Mattias .......................................................161 • Mio Gesù, Signore mio..................................................162 • Un grande cerchio..........................................................163 • Sia benedetto Dio ..........................................................164 • Nella coppa il sapore di Dio ..........................................165 • A Cristo sposo................................................................166 • Desiderio estremo ..........................................................167 • Preghiera a santa Maria De Mattias...............................168 • Triduo a santa Maria De Mattias ...................................169
  • 5. PREFAZIONE Mi è stata chiesta la prefazione a questa opera redatta da suor Anna Maria Vissani e Alessandra Cervellati. Sono lieto di accogliere l’invito. Ma per lo stile dell’opera, preferisco dare una testimonianza in linea con i sei capitoli che compongono il libro. Snello. Di facile lettura. Capace di mettere in contatto vitale il lettore con il carisma della De Mattias. Questa testimonianza è un doveroso ringraziamento alle Suore ASC [Adoratrici dal Sangue di Cristo] avendo io svolto il ministero di cappellano per molto tempo nella Chiesa del Preziosissimo Sangue in Roma, dove sono venerate le reliquie di santa Maria De Mattias. Ho vissuto un periodo stupendo seguendo il lavoro delle Suore Adoratrici nella preparazione alla proclamazione della canonizzazione della Santa. Indimenticabile è ancora il momento quando il Santo Padre Giovanni Paolo II venne in visita pastorale nella Parrocchia della Natività a Roma e si recò anche nella chiesa custodita dalle suore, inginocchiandosi davanti alle reliquie della beata Maria De Mattias. La spiritualità e il carisma delle Adoratrici e dei Missionari del Preziosissimo Sangue sono stati assorbiti anche da me, tanto che, tale attenzione alla spiritualità al Sangue Prezioso di Cristo, mi segue anche nel mio ministero episcopale. Fin dall’inizio del mio servizio pastorale nell’Arcidiocesi di Urbino, mi ha animato il desiderio di porre in risalto il mistero pasquale del Sangue dell’alleanza nuova ed eterna. Il mio stemma episcopale raffigura, infatti, un tralcio di vite con grappoli d’uva e dei serti di spighe, segni della presenza eucaristica del Risorto nella sua Chiesa. Il motto che ho scelto riporta l’espressione “Pastore nel sangue dell’eterna alleanza”, tratta dalla Lettera agli Ebrei (1,20). Ho voluto così ricordare il servizio da me prestato per 8 trent’anni nella chiesa del Preziosissimo Sangue a Roma. E la mia famiglia: il mio bisavolo Alessandro, già dalla metà del 1800, nella parrocchia di san Pietro, situata un tempo all’ingresso della cittadina di Appignano del Tronto ed ora demolita, diede inizio alla pia pratica del “Mese di luglio consacrato al Preziosissimo Sangue”. Tale pratica è stata onorata dalla mia famiglia fino ai nostri giorni. Mi piace ricordare che, tra i libri del mio antenato, ho trovato il trattato teologico “De sacrificio Missae” dello scrittore, teologo e liturgista cardinale Giovanni Bona (1609-1674); dono del francescano Padre Filippo Pizzi ospitato in casa nostra dal 1866 al 1868, con delicata dedica. Mistero di queste coincidenze! Nel corso di questi anni di ministero, avvalendomi delle facoltà concesse dall’Ordinamento Generale del Messale Romano (n. 28) ho dettato norme pastorali per la comunione sacramentale al Corpo e al Sangue del Signore sotto le due specie, valevoli per tutta la mia Arcidiocesi. Questo volume esprime bene, sotto diversi aspetti, la preziosità del Sangue di Cristo come vissuta, presentata dalla fondatrice Maria De Mattias e da comunicare a tutti i popoli di Dio. Al calice della mensa eucaristica beviamo il Sangue di Cristo che riunisce nell’unità le nostre comunità diocesane e, in esse, le nostre parrocchie e le nostre famiglie. Ne fa un cuor solo e un’anima sola, sotto la guida del Pastore supremo delle nostre anime, che “con Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio e con il suo sangue purifica la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente” (cfr. Eb 9,14). Dall’alleanza stabilita da Cristo, che “col sangue versato sulla croce pacificò il cielo e la terra”, scaturisce l’esigenza di essere artefici di pace in famiglia, in parrocchia, nel territorio, negli ambienti di lavoro, nella scuola, nella società civile. 9
  • 6. Tanti sono i modi di essere costruttori di vera pace, quella che non si nutre di facili sorrisi ma che si paga di persona a caro prezzo. La pace tra Dio e gli uomini è costata il Sangue di Gesù Cristo! Non vanifichiamo questo prezioso sangue, che incessantemente ci fa figli dello stesso Padre e fratelli tra noi e con Cristo. La Chiesa è grata a santa Maria De Mattias per il carisma che ha saputo trasmettere a tante persone.  Francesco Marinelli Arcivescovo di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado 10 BREVE PREMESSA Le autrici di questo libro entrano “in punta di piedi” nell’interiorità di Santa Maria De Mattias. Una donna carica di passione per il Signore Gesù Crocifisso, suo “sposo adorabile”. Una donna vissuta nel 1800: tempo di devozioni e di coraggio profetico nella Chiesa. Il Sangue della Croce e del Costato trafitto del Signore è la sorgente a cui la santa attinge e si disseta con brama e dolcezza. Ogni persona: povera o ricca, giovane o adulta, vicina o lontana vale il Sangue di Cristo. Per la loro salvezza è pronta a dare il sangue e la vita.. Anche dalla perizia grafologica dei suoi manoscritti, nella seconda parte del libro, si evince una forza non comune nell’attraversare con equilibrio umano e fede in Dio difficoltà e lunghe notti dello spirito, sempre accompagnata dalla guida spirituale Don Giovanni Merlini, missionario del Preziosissimo Sangue. Nel 1834 in Acuto (FR) Maria De Mattias dà inizio alla famiglia religiosa delle Adoratrici del Sangue di Cristo, definendole “riflesso della Carità di Cristo”, donne chiamate ad incarnare nella loro vita apostolica l’ampiezza, l’altezza e la profondità dell’amore del Crocifisso Signore. La particolare “identità pasquale” le impegna ad essere “vere adoratrici”, in un mondo sempre meno attento a coloro che Maria De Mattias chiama “caro prossimo”. Il libro si apre con una breve biografia della Santa. La prima parte percorre con timore e affetto filiale la sua avventura spirituale, dagli inizi della chiamata ad essere tutta per il Signore alla morte, avvenuta il 20 agosto del 1866. L’avventura di una vita avvolta dalla bruciante Carità Divina, al seguito dello Sposo Crocifisso, è svelata dalle sue stesse numerose lettere, scritte a parenti, Vescovi, direttore spirituale, suore e autorità civili. Le testimonianze, deposte al processo di beatificazione insieme alla vita di Maria De Mattias scritta dal direttore spirituale Don Giovanni Merlini, 11
  • 7. aprono un’ulteriore finestra nella stanza interiore della santa. La lettura grafologica dei suoi manoscritti, nella seconda parte del libro, ci dona tratti luminosi della personalità di Maria De Mattias. La Cronologia degli eventi principali che riguardano lei e la fondazione della Congregazione delle Adoratrici del Sangue di Cristo, posta in appendice, permette di conoscere le tappe fondamentali della fedeltà alla sua vocazione di fondatrice e delle opere apostoliche per la salvezza del “caro prossimo”. 12 PROFILO DELLA VITA DI SANTA MARIA DE MATTIAS Figlia di Giovanni e Ottavia De Angelis, Maria Matilde De Mattias è l’ottava di dodici figli, sei dei quali morti in tenera età. Maria nasce il 4 febbraio 1805 a Vallecorsa, in provincia di Frosinone. Eredita dalla sua gente un carattere forte e volitivo. Vivace e irrequieta, corre per casa mettendo a soqquadro l’ordine a cui la mamma tiene tanto e, come è naturale, viene spesso sgridata e picchiata dalla signora Ottavia, che avrebbe voluto vedere Maria quieta e assennata. Il babbo è il suo prediletto. Nelle lunghe serate d’inverno, accanto al focolare, Maria rimane tranquilla ai suoi piedi ad ascoltare i racconti della Sacra Scrittura; e, nella sua cameretta, prima di addormentarsi, vuole che egli continui a parlare di Abele, di Isacco, di Giuseppe. A otto anni circa, il giorno della festa di Pasqua, sente parlare in chiesa dell’Agnello pasquale. Chiede al padre chi è mai quell’agnello. Quando il padre le spiega che sia figura di Gesù, che come agnello si sia immolato per noi peccatori, ella rimane molto impressionata. È questo il primo approccio al mistero della redenzione. Da allora sente più vivamente di essere attratta dall’amore per Gesù. A dieci anni riceve i Sacramenti della Cresima e della Prima Comunione, ma lei dice che non le 13
  • 8. sono di grande aiuto nella sua prima adolescenza, perché ricevuti senza intendere cosa facesseI. Come le altre ragazze del tempo, anche lei ama curare la sua persona e adornarsi in maniera piacevole, prendere parte a qualche festicciola in casa o presso famiglie amiche, ma tutto ciò non la lascia soddisfatta, anzi provoca in lei un disgusto che le amareggia la gioia provata. Davanti all’immagine di Maria Santissima si trattiene volentieri, ripetendo la preghiera insegnatale dal babbo: “Maria Santissima, datemi lume”. E la Vergine non delude le sue attese; anzi inizia a darle istruzione: “Tutto era nel segreto del cuore, qui dava le istruzioni rimproverandola della vanità, mostrandole il suo caro Figlio e il desiderio che Egli ha di farsi amare dalle anime da lui ricomprate col suo Prezioso Sangue”II. È l’inizio di una graduale conversione che la condurrà alla rinuncia di tutto ciò che non fosse Gesù e la sua croce. Comincia a sentire le sue mancanze come tradimento all’amore di Dio, “e si meravigliava come non l’avesse mandata all’inferno per le ingratitudini usategli”III; allora rivolgendosi alla Vergine esclama: “Maria aiutatemi, fatemi ardere dell’amore di Gesù e di Voi; ditemi che ho da fare per piacere al vostro Figlio”IV. Ingaggia una dura battaglia per vincere i difetti e le ripugnanze del suo egoismo, con alterne vittorie e sconfitte. “Gesù però le andava appresso, e con l’amabilità 14 infinita la tirava a séV”. Vinta da questo amore e fiduciosa nell’aiuto di Maria santissima, fa “una totale offerta a Dio con un perfetto abbandono al Divin volere che… sentì il cuore totalmente cambiato e pieno di coraggioVI». Da circa tre mesi Maria vive in quest’alternarsi di speranza e di sconforto, quando la grazia di Dio le viene incontro nel marzo 1822 con l’arrivo a Vallecorsa di Gaspare del Bufalo e dei suoi compagni don Biagio Valentini e don Vincenzo Spaziani, per la predicazione di una missione popolare. Ella accorre puntualmente a tutte le prediche, seguendo ogni parola senza batter ciglio. Un giorno ha l’impressione che Gaspare le rivolgesse “uno sguardo penetrante”, indicandole il crocifisso che aveva in mano. È questo sguardo a produrre in lei un vivo sentimento di amore verso Gesù, un ardore che si riaccende con la stessa intensità ogni volta che l’episodio le torna alla mente. Si sveglia in lei la brama di imitare i Missionari e vuole collaborare con il Signore per la salvezza delle anime, “come meglio avesse potuto”VII. Intensifica la vita di preghiera e di penitenza, comincia a gustare la solitudine della sua cameretta per portare avanti il colloquio con il Signore e poter meglio comprendere la sua volontà. Ma vive nel timore di essere ingannata e “che le fosse impossibile durare in quello stato di vita nel quale sentivasi fortemente chiamata”VIII. 15
  • 9. Si trova in queste condizioni quando, nel maggio dello stesso 1822, viene a Vallecorsa un altro Missionario del Preziosissimo Sangue, Don Turribio Lenta, per trattare della fondazione di una casa di missione e per predicare il mese mariano. Maria profondamente bisognosa di luce ricorre a lui per consiglio. Il sacerdote intuisce subito nella giovane la chiamata ad una vita di totale donazione e, come primo distacco, la esorta a rinunciare agli ornamenti che indossa. Ella obbedisce prontamente, provocando i rimproveri della mamma e le dicerie della gente; ma nel cuore sperimenta una grande consolazione che l’aiuta a non recedere nel passo fatto. Quando Don Gaspare del Bufalo torna a Vallecorsa, in seguito, Maria riesce a parlare con lui e ad esporgli le titubanze circa la scelta di una vita dedita alle attività apostoliche, di cui avverte l’urgenza, o di una vita claustrale, alla quale si sente fortemente attirata. Egli la dissuade dall’entrare in un convento di clausura, assicurandole che può farsi santa in tutti i luoghi; la esorta a recitare l’Ufficio della Beata Vergine e a leggere il Padre Rodriguez; le suggerisce inoltre di consigliarsi con qualche persona dotta e saggia. Don Giovanni Merlini, che riferisce la cosa, non ci rivela il nome di quella persona, ma dice che Maria sale al santuario della Civita, dove vive “un 16 gran servo di Dio”. Questi le assicura “che il pensiero di occuparsi della salvezza delle anime era da Dio e le ingiunse che lo avesse quanto prima mandato ad esecuzione”IX. Maria sente il bisogno di una direzione spirituale, per portare avanti il discernimento e l’impegno di condurre una vita totalmente diversa. Provvidenzialmente viene a Vallecorsa nel 1824 don Giovanni Merlini, Missionario del Preziosissimo Sangue, per la predicazione del quaresimaleX. Maria, assidua alle sue prediche, prova fin dall’inizio il desiderio di andare da lui ad aprirgli il cuore, ma, temendo che si tratti di una ricerca di consolazione spirituale, esita per una ventina di giorni. Finalmente, vinta la tentazione, chiede al Missionario di potergli parlare. Manifesta, così, con semplicità tutto il suo intimo. Giovanni Merlini comprende che si tratta di una giovane privilegiata; intravede in lei la disponibilità a lasciarsi invadere dalla grazia di Dio e decide in cuor suo di dover aiutare la giovane a percorrere il sentiero della vita spirituale con assiduità e profondità. Chiede il permesso al suo direttore Don Gaspare del Bufalo, e ne ottiene il consenso. Così ha inizio la direzione spirituale alla quale, come dice lo stesso Merlini, ella “fu così costante, che soleva poi dire, che se un angelo le avesse suggerito l’opposto di quello che le diceva la guida, non gli avrebbe affatto creduto, perché Iddio le aveva 17
  • 10. data questa per farle conoscere la sua volontà. E diceva ancora che era certa di averla ricevuta da Dio, perché vi aveva trovato sempre spine, chiodi e croci”XI. Maria comincia ben presto a riunire in casa le giovani del suo paese, “per istruirle e animarle a far vita devota”XII. Nel frattempo attende un suo posto di lavoro, per poter realizzare quella chiamata di Dio e darsi tutta a tutti, per imitare i Missionari del Preziosissimo Sangue. Arrivano da più parti richieste di alcuni Vescovi, ma le vicissitudini della storia non permettono di realizzare il suo progetto. Soltanto nel 1833 il Vescovo di Ferentino, Mons. Giuseppe Maria Lais, scrive a Maria, chiedendole di recarsi a fare scuola o a Santo Stefano o ad Acuto. Maria sceglie Acuto. Scrive a Mons. Lais con semplicità filiale: “Dopo che vi avrà fatto un poco di orazione, se si sente ispirato a mandarmici, ci andrò volentieri”XIII. In quella lettera Maria parla della futura opera, e la chiama Pio Istituto, del quale indica il titolo del Preziosissimo Sangue e il vestiario. E prosegue: “Le regole presso a poco le medesime delle Maestre Pie, per ciò che riguarda la vita di spirito e la scuola, con questo di più di promuovere la dottrina cristiana nelle figliole, e nelle più grandi l’orazione mentale nella medesima Scuola Pia. Inoltre vi è luogo alle Convittrici, ossieno figliole che volessero essere ritenute alla Scuola Pia an18 che la notte, onde dar loro più soda educazione, tanto civile che morale, ed infine se vi è comodo, si ritengano per 10 giorni in casa quelle donne che amassero stare un poco ritirate, ed applicarsi un poco allo spirito”XIV. Di fronte ad un programma così ardito, ella stessa confessa al Vescovo: “Da ciò V.S. Rev.ma rivela che l’impresa sembra un poco troppo complessa, ma ciò vorrà dire che si andrà facendo quel che si potrà, e crescendo i mezzi, crescendo ancora il numero delle Maestre, si farebbe quel di più che non si potrà fare da una o da due”XV. Ed ecco la chiave del suo ardimento: «lo confido tanto in Dio, che se è sua Volontà, che faccia questo bene nel modo accennato, mi darà tutti i mezzi necessari al fine”XVI. È il primo giorno del mese di marzo del 1834, quando Maria, dopo aver ottenuto la benedizione del padre e di Gaspare del Bufalo, parte alla volta di Acuto. Arrivata ad Acuto, fa le visite di convenienza ai primari del paese e viene ospitata in casa del priore Antonio Longo. “Accomodò la scuola come meglio poté, e nel dì seguente 4 di marzo e primo della Novena del patrocinio di San Francesco Saverio Protettore del novello Istituto, diede incominciamento all’opera di Dio. E fu questo il giorno natalizio dell’Istituto delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue”XVII. 19
  • 11. In Acuto si susseguono alterne vicende, anche dure, per trovare una sede stabile alla nuova opera e il sostentamento per la scuola. Quando nel 1835 arriva in aiuto una maestra di Albano, Anna Farotti, Maria vede che poteva realizzarsi quel progetto per il quale è partita da casa. Il 5 luglio 1835 Maria De Mattias e Anna Farotti si riuniscono in congresso. “Dopo aver invocato l’aiuto del Padre de’ Lumi ed aver innalzato fervide preghiere al Cielo, la prima Maestra Maria De Mattias venne a comunicare i propri sentimenti sopra la Fondazione dell’Istituto all’altra Maestra compagna Anna Farotti. Qui le fece conoscere il vantaggio, che sarebbe per riportarsi all’anime dall’ideato Istituto a gloria grande di Dio; giacché si vedeva questo onor di Dio vilipeso, e che molte anime correvano la via della perdizione. Per riparare sì l’uno, che l’altro gran male, solo questo Istituto avrebbe potuto far argine alla corrente precipitosa dei vizi. Si unì la Farotti a tali Santi pensieri, e si venne alla risoluzione scambievole di fondare questo pio Istituto sotto lo stendardo del Divin Sangue, giacché al fine di questo bagno salutare si unisce il fine dell’Istituto. Da tali pensieri e risoluzioni, si venne anche all’altra del Titolo, che dovevano prendere e dare all’Istituto, e fu dato il nome: ‘Istituto delle Adoratrici del Divin Sangue’”XVIII. Ben presto Maria apre altre fondazioni in diversi paesi dello Stato Pontificio e fuori, per richiesta dei 20 Vescovi e degli stessi Missionari del Preziosissimo Sangue. Dal 1839, quando apre una scuola in Pescasseroli, nel Regno di Napoli, fino alla morte (1866), Maria dà inizio a ben 60 case, in Italia e all’estero. Preferisce fondazioni nei paesi isolati, poveri, dove è urgente il bisogno di aiuto; ella ama con predilezione i poveri. Nelle scuole le suore impartiscono alle ragazze poche nozioni elementari, ma danno una formazione più ampia in campo religioso, come nella pratica della preghiera e delle virtù cristiane. Esse continuano l’opera delle associazioni, che di solito istituiscono i Missionari del Preziosissimo Sangue nelle missioni popolari, e le istruzioni e i ritiri spirituali per le donne, che la Fondatrice stessa inizia ad Acuto. Quando Maria si reca nei vari paesi per dare inizio a una nuova opera o per incoraggiare le suore, si ferma alcune settimane e svolge il ministero apostolico diretto col popolo. Così Don Giovanni Merlini la descrive nella omelia, non pronunciata, per il suo funerale: “È un angelo che parla, con semplicità sì, ma tutta ripiena di amor di Dio. Gli argomenti che tratta sono per lo più della Passione di Gesù Cristo, di Maria santissima o di qualche massima eterna, e se ne investe totalmente che l’udienza commuove, la fa lacrimare, e cercare un confessore... E notate che non parla alla rinfusa, ma con ordine e come si 21
  • 12. trattasse di cose imparate a memoria, e pur non erano che sentimenti li quali gli uscivano dal cuore, e direste quasi che avesse il dono della parola... Non parla di rado, ma talvolta fino a tre volte in un dl; né per pochi istanti, perché spesso la dura fino ad un’ora, ed anche di più. Non sa saziarsi, e tutto il suo contento è parlare di Dio”XIX. Il Merlini va avanti e dice ancora: “È consumata dalle fatiche, ed è contenta di dar per Iddio anche il sangue, la vita”XX. Maria si spegne il 20 agosto 1866 a Roma, in Via Rasella. Nel 1936, Pio XI proclama solennemente le virtù eroiche di Maria De Mattias. Nel 1950, viene proclamata Beata da Pio XII. Nel 2003 Giovanni ➨ Acuto (FR) Paolo II la proclama Santa. Lo spirito e la visione di fede di Maria De Mattias sono focalizzati sul mistero del Preziosissimo Sangue. Cristo è il centro della sua vita e delle sue aspirazioni più profonde. Egli è il tutto, il suo unico desiderio, il suo solo amore. Ella riconosce, nel mistero del Sangue Prezioso, la rivelazione dell’amore tenero del Padre per ogni singola persona umana: ogni creatura è preziosa, perché redenta dal Sangue di Gesù. Maria vede ora, dalla Dimora dei Santi, continuare nella Chiesa, attraverso le sue figlie, che pregano ed evangelizzano, l’opera redentiva di Gesù, Agnello pasquale e Servo sofferente, che ha versato
  • 13. tutto il suo Sangue per salvarci. La sua intuizione carismatica si sintetizza nella prefazione delle Regole e Costituzioni da lei scritte nel 1857: “Il Divin Redentore Gesù a trionfo di sua misericordia e a manifestazione dell’infinito amore suo per noi, si degnò spargere fra patimenti e umiliazioni tutto il suo prezioso Sangue, prezzo di salute e di gloria. Sì, tutto lo ha dato, lo ha dato per tutti, e non cessa di darlo. Poiché qual fonte, anzi fiume vivifico, a tutti accessibile, si stende e dilata a pro dei figli tutti di Adamo; e li accompagna e li segue in ogni passo dalla mortale carriera affin di santificarli, per quindi sollevarli a beatitudine sempiterna”. Nella prima parte di questo libro possiamo intravedere come la De Mattias ha saputo penetrare nel mistero di Cristo Crocifisso, Cristo Agnello, Servo sofferente di Dio, e come tutta la sua vita di preghiera, unita all’ansia apostolica è stata impregnata dalla forza sanante del Sangue Prezioso di Cristo. L’espressione di profonda e totale affidamento al Sangue di Cristo, che spesso ripete - “le mie speranze le ho poste nei meriti del Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo” - è sempre stata la motivazione interiore che l’ha spinta a consumare tutta la sua vita per la salvezza delle anime. Ella stava ai piedi del suo Cristo e beveva a larghi sorsi dalla sorgente inesauribile del Costato aperto del Crocifisso. Ha speso molte ore notturne nell’adorazione del Suo 24 Signore. L’eredità letteraria che Maria ci ha lasciato è ricca di lettere (1300 circa), scritte al Sommo Pontefice Pio IX, a Vescovi, a Suore, a Sacerdoti, alle autorità civili, ai familiari, ecc., di verbali dei Congressi, firmati da lei stessa fino al 1866; di appunti di cronaca, di fogli di memoria, di eccitamenti alle suore, ecc. Le lettere, da lei scritte, ci permettono di entrare nel suo animo e di cogliere quegli elementi essenziali della sua maturazione interiore e la dinamicità misteriosa che il Sangue prezioso di Cristo ha avuto nella sua esperienza spirituale e apostolica, fino a condurla alle vette della santità. La stessa perizia grafica dei suoi scritti ci fa entrare nel vivo delle delicate e faticose tappe della conformazione a Cristo Crocifisso e Risorto. 25
  • 14.
  • 15. INTRODUZIONE Un fiume in piena Ci troviamo in un periodo storico, il 1800, tormentato da profonda crisi sociale e religiosa, in cui la moralità cede il posto alla dispersione, l’educazione dei giovani sfocia in scorribande e in fughe dall’arruolamento militare, la donna è costretta alla segregazione e sottomissione all’uomo. Nello Stato Pontificio dell’Italia centrale, Vallecorsa è un piccolo paese della Ciociaria posto su di un colle roccioso. I suoi abitanti vivono quotidianamente nella paura e nell’odio. In questo humus di violenza e sangue umano, sparso per vendetta, cresce Maria De Mattias, nata il 4 febbraio 1805, come un fiore primaverile che spunta dalla neve invernale. Verso grandi orizzonti di vita Adolescente sensibile e aperta alla grazia divina, spesso si affaccia alla finestra della sua camera e scruta l’orizzonte lontano. Il sole scende presto dietro le montagne rocciose che circondano il paese, e nel crepuscolo si sente stretta da un’angoscia mortale. Vorrebbe fare qualche cosa per quei giovani nascosti sulle montagne, per le ragazze segregate in casa, per quanti anelano alla salvez28 za operata dal Sangue di Cristo. Guarda lontano e sussurra con voce tremante: “È impossibile per una donna percorrere i sentieri che solcano queste dure rocce! Quanto vorrei correre là dove la sofferenza e l’ignoranza rendono l’uomo e la donna schiavi della prepotenza della politica e dell’indifferenza della Chiesa!”. È l’ora del calar del sole; l’ora in cui i pastori tornano a casa, dopo una giornata al pascolo con le greggi. Avrebbe voglia di uscire e chiedere cosa hanno visto su quelle colline o in mezzo ai boschi e quanto sangue è stato sparso nella giornata. Ma a un donna non è permesso uscire di sera e intrattenersi con gli uomini. In Maria, il desiderio dell’ annuncio e l’angoscia della morte crescono e lottano: è l’inizio della sua pasqua. Infuocata d’amore per il Signore, si vede costretta a dimorare tra le pareti domestiche, in attesa di diventare missionaria per le strade del mondo. Quell’orizzonte, che ogni sera scruta dalla finestra, le sembra sempre più chiuso mentre gli alberi dei boschi vicini agitano minacciosi le loro fronde. Si ripete quasi ogni giorno: “Debbo andare, non posso più restare chiusa e pensare solo a me stessa! La forza del Sangue di Cristo corre nelle mie vene e non mi dà pace!”. 29
  • 16. Dentro il grande fiume della storia Dal suo cuore sgorga un desiderio infuocato di misericordia, quasi paragonabile ad una vena d’acqua che emerge dalle rocce, inizia il suo corso verso la valle, e rientra pian piano nell’alveo del grande fiume. Maria sa già che il fiume dell’umanità, in cui desidera immergersi, è melmoso, ingombro di detriti e di peccato; ma ella, contemplando il costato aperto del Signore, vede riversarsi sulla storia del suo tempo, come un torrente in piena, la forza divina del Sangue di Cristo. Lei, delicata fanciulla, amante della vita, assiste a uccisioni e vede scorrere sangue umano lungo i vicoli di Vallecorsa. Chiusa nella sua stanza, continua a sognare di poter uscire, attraversare i boschi pericolosi per incontrare giovani, uomini e donne assetati di pace e bisognosi di essere rigenerati alla vita. Lacrime amare solcano il suo viso, di fronte all’impotenza dell’essere donna, segregata tra le mura domestiche ma pronta a viaggiare, predicare, dare sollievo e a frapporsi come sposa di Sangue fra le parti in conflitto. La particolare forza interiore del Sangue di Cristo si fa strada nel suo cuore come sorgente che cerca un’ uscita e la rende docile alla voce del suo Sposo Crocifisso. Si fa coraggio e, già missionaria, a 29 anni esce dalla sua casa, attraversa la porta principale del suo paesetto – detta Missoria – e si avvia decisa verso le vallate della Ciociaria. La sor30 gente che si porta nel cuore acquisterà, pian piano, la forma di un torrente fino a diventare un fiume che, scorrendo lungo le terre aride dell’umanità, sempre più dispersa, acquista una straordinaria lunghezza. Maria parte, benedetta da suo padre Giovanni, e custodisce dentro di sé una speranza nascosta, nata dalla forza del Sangue dell’Agnello pasquale. Quell’Agnello Crocifisso e glorioso abita ormai le profondità della sua anima e va plasmando la sua mente, da quando, adolescente, nella sua parrocchia, ascoltava le prediche di Gaspare Del Bufalo, ai piedi del grande crocifisso della missione. Mentre si avvia verso Acuto, abbarbicata su di un mulo, con le poche cose che può portarsi dietro, avverte una profonda emozione ricordando le parole del missionario, che riecheggiano nel suo intimo: “Dio, nella sua infinita misericordia, ha voluto salvare l’umanità lavandola con il Sangue del suo Figlio crocifisso”. E pensa: “Voglio dare tutta la mia esistenza, perché quella misericordia si sparga su queste terre impregnate di sangue umano”. Queste ed altre parole, divenute ormai convinzioni e tormento, le riempiono il cuore di compassione e la incoraggiano a non temere nessun pericolo. Anzi, sfiorando la temerarietà, che le deriva solo dalla grazia divina, percorre i sentieri di montagna anche di notte, non badando alla palese disapprova31
  • 17. zione dei soldati che pattugliano le montagne. Poiché sa di essere stata lavata e salvata da quello stesso Sangue divino che scorre insieme all’acqua melmosa della storia, entrando dentro i detriti dell’umanità, Maria accoglie il sangue della vendetta e le ferite dell’odio, senza paura di sporcarsi le mani o di macchiare la propria reputazione. Camminando dentro quell’acqua, segue il percorso che Dio le traccia ogni giorno, per raggiungere ogni luogo e ogni persona che aspetta i benefici della Redenzione, perché ciascuno possa dare senso ad una vita che non sembra più averne. La via del sangue Le intuizioni femminili, la passione d’amore per la salvezza “del caro prossimo”, la vitalità e l’intelligenza della giovane vallecorsana, erano un prezioso patrimonio messo a servizio di quella volontà di Dio che gli stava tanto a cuore; in caso contrario, avrebbero solamente contribuito ad alimentare le acque stagnanti della già tormentata terra di Ciociaria. Ricorda con emozione quanto Dio le aveva ispirato agli inizi della chiamata: “Sentii dirmi che le grazie a me concesse, non erano per me sola, ma per aiuto di altre anime... Sentivo dei forti impulsi, che se volevo trovare la calma... mi dovevo dare al servizio di Dio e a una vita somigliante a Gesù Cristo”1. 32 Come acqua melmosa, ma attraversata dalla potenza salvifica del Sangue di Cristo, è capace di levigare le rocce appuntite e di sanare i cuori induriti. Anche quelli degli uomini di Chiesa! Tutti coloro che avrebbero accettato di entrare dentro questo flusso di grazia, avrebbero contribuito a fecondare paesi e campagne e a produrre frutti di riconciliazione e di pace. La parola e la presenza ablativa di questa donna, maturata all’ombra della Croce, tra i rivi scorrevoli del Divin Sangue, avrebbe ricondotto uomini, donne, giovani e fanciulli, all’unica sorgente di grazia e di misericordia. Non avrebbe potuto arrivare a tanto, se non avesse trascorso lungo tempo inginocchiata ai piedi del Crocifisso, nella cappella della prima casa di fondazione, per apprendere l’arte dell’ascolto della voce del Signore e diventare una sposa adorna per il suo Sposo. Maria si lascia levigare dal Sangue redentore e riempire l’anima di nuova forza divina, al punto da trasformarsi, giorno dopo giorno, in donna coraggiosa ed educatrice di pace. Sa di essere destinata a nuotare nel grande fiume della misericordia di Dio, che sembra incunearsi apposta tra le rocce pericolose e i sentieri più tortuosi dell’umanità. Il percorso è carico di speranza, perché teso all’alleanza d’amore che Dio da sempre ha promesso a chi si lascia lavare dal Sangue dell’Agnello. 33
  • 18. Ai piedi della croce, fissando lo sguardo al Costato aperto del Crocifisso, beve, come cerva assetata, alla fonte della salvezza e ripete: “Il suo Sangue è nostro”2. Maria non propone se stessa alle giovani che chiedono di seguirla, non confida nelle proprie forze quando porge la mano agli uomini e alle donne che provano a risalire la china per trovare la sorgente; non impone le sue coraggiose intuizioni ad una Chiesa troppo ripiegata su stessa, ma a tutti addita il Crocifisso. Da lei viene il richiamo a tornare all’origine della salvezza, al luogo della redenzione operata da Cristo, dove germogli di vita eterna spuntano di nuovo nel deserto di una umanità riarsa. L ’amore, una volta trovato, genera vita nuova. Ella intuisce presto, che “il nostro nascente istituto Iddio lo vuole per il bene di tutta la Chiesa... e un giorno si vedranno cose belle a gloria di esso”3. Vallecorsa paese nativo di Maria De Mattias 34 ➨
  • 19. Per grazia di Dio “Io sono un tronco immerso nella più profonda miseria; senza testa, senza occhi, senza lingua, senza mani e senza piedi; ma per grazia di Dio mi sento un coraggio grande e darei il sangue, e la vita per l’Istituto delle Adoratrici”4. Così Maria De Mattias, il 25 ottobre 1850, dopo sedici anni dalla fondazione dell’Istituto, scrive alla principessa Zenaide Wolkonsky in una lettera che testimonia la sua grande fede e certezza di futuro. Non esita a manifestare il suo pensiero, anche quando lo esprime in uno stile che, all’orecchio moderno, può sembrare “lezioso”. Alla stessa dice con coraggio: “La casa di Roma fiorirà quando piacerà al Signore... Dovendo essere corresponsabile davanti a Dio, La prego per l’Amore che porta al Divin Sangue di volermi dare la santa libertà di richiamare le Religiose Adoratrici che sono in Roma almeno per qualche tempo essendo necessario per la loro santificazione”5. Essa è profondamente convinta, e lo ribadisce con frequenza nelle sue lettere, che l’attività è efficace nella misura in cui è generata dall’intimo colloquio con Dio. “Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. 36 Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno”6. Anche a noi non appartiene il diritto di distruggere quello che è solido, per costruire il nuovo sulla precarietà di una base instabile. Infatti Paolo ci ricorda che nessuno può gettare altro fondamento oltre quello già posto, perché tutti abbiamo il dovere di costruire “sopra” l’unico fondamento: Gesù Cristo. Profonda umiltà Maria De Mattias si definisce “Un tronco immerso nella più profonda miseria”. Le radici di questo tronco, però, affondano nella terra innaffiata dal Sangue di Cristo. “Per grazia di Dio” – afferma la Santa! 37
  • 20. Questa Grazia è la linfa che tiene in vita il “tronco vivo” che Maria è in realtà, al di là della miseria in cui identifica se stessa. Su questo tronco vivo, le generazioni presenti e future sono chiamate ad innestarsi, per diventare membra vive della Chiesa, e testimoniare la loro devozione al Sangue di Cristo, fonte della nostra salvezza, e al Cristo crocifisso. Maria è un “tronco senza testa”, perché la testa è Cristo. È “senza occhi, senza lingua, senza mani, senza piedi”, perché questo siamo noi, tronchi da “rivitalizzare” e far crescere fino alla pienezza del disegno di Dio. “Le mie speranze le ho poste nei meriti del Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo, e spero di non restar confusa”7. Ogni tralcio che non è attaccato alla vite secca e, prima o poi, viene tagliato e gettato via. L ’umiltà con cui Maria entra nell’intimo di se stessa, le permette di vedersi, nella propria debolezza, come “ un tronco immerso nella più profonda miseria”; una sorta di mostro o, come si autodefinisce san Paolo, “un aborto”. In ogni caso, una nullità nella grandezza dell’amore di Dio. Il “Magnificat” di questa donna, consapevole della missione che Dio le ha affidato, non è altro che una lode all’Onnipotente Dio per le meraviglie che è capace di operare anche attraverso la sua povertà e pochezza. La povertà avvicina a Dio e diventa ricchezza, la miseria si fa grandezza, l’ignoranza si trasforma in vera “sapienza”. 38 Questa Maria De Mattias, proprio perché “tronco vivo”, è un dono di Dio alla Chiesa. Ella diventa con san Gaspare apostola e adoratrice del Sangue di Cristo; donna infaticabile, e ansiosa di vedere propagate, in tutto il mondo, le glorie del Divin Sangue, perché nessuna creatura lasci che questo Sangue sia sparso invano. “Si vede bene che Dio benedetto in questo secolo vuole che trionfi il Preziosissimo suo Sangue, e lo vuole a bene di tutta la Chiesa”8. Sono parole profetiche di Maria De Mattias! 39
  • 21. Chiamata alla sequela Don Giovanni Merlini, suo direttore spirituale, scrivendo a Maria, le chiede, un giorno, di raccontargli la storia della sua vocazione. Ed ella, obbedendo, fa memoria di come il Signore si sia fatto vicino al suo cuore e l’abbia chiamata a fare della sua vita una donazione totale a Lui e al “caro prossimo”. “Reverendissimo Padre, con la sua ultima lettera mi chiede di farle conoscere come Dio mi ha chiamata alla sua sequela. Eccomi pronta a manifestarle tutto e sinceramente, così come posso. All’età di 10 anni non ricordo di avere altra cognizione di me stessa se non quella di una fanciulla sciocca e irrequieta. La sera, mio padre, per calmarmi, mi faceva prendere sonno sulle sue ginocchia e poi mi portava a letto, ma io non volevo che partisse dalla mia camera senza raccontarmi qualcosa della storia sacra: di quelle storie non capivo molto, ma le gustavo. Mio padre, con santa pazienza, si metteva a passeggiare e a raccontare qualche fatto della Sacra Scrittura. Il timore di offendere Dio, nella mia tenera età, mi faceva versare molte lacrime e dicevo: “Oh Vergine ➨ Casa De Mattias, ingresso principale 41
  • 22. Santissima, aiutami… che ne sarà di me! Quanto invidio le anime innocenti. Gesù mio caro, quanti colpi crudeli al tuo cuore con le mie infedeltà!” Adolescente A 13 anni fui cresimata, ma non conoscevo la grazia di quel Sacramento e non ricordo se in quel giorno mi fossi confessata, forse no; anzi ne sono quasi certa. Feci la prima comunione a 14 anni. In quella circostanza, sebbene avessi fatto scrupolosamente anche la confessione generale, non capivo ancora il significato di quello che stavo facendo. Ero come una ‘scema’; facevo quello che mi veniva detto, ed eseguivo il tutto senza chiedermi tanti ‘perché’. Verso i 15 anni iniziai ad imitare le altre giovani nell’acconciatura dei capelli, nella vanità delle collane, degli abiti, ecc. Insomma tutto ciò che vedevo nelle mie coetanee mi sembrava lecito allo scopo di far bella figura. Non mi avevo scrupoli; e non credevo opportuno confessare queste cose, perché non le ritenevo peccato. Ho trascorso un paio d’anni con il gusto di questo modo di apparire. Ma nonostante le vanità, tuttavia non desideravo sposarmi. Avvertivo in me una crescente riservatezza e il bisogno di un profondo rispetto come donna. Il Signore già mi guidava a scegliere ciò che era bello e buono per una giovane della mia età. E lottavo dentro di me, perché avvertivo il contrasto tra le provocazioni del mondo e la delicatez42 za del mio intimo. In questa battaglia interiore mi sentivo sola... Verso la fine dei 15 anni, continuavo le mie vanità e passavo molto tempo davanti allo specchio ad acconciarmi i capelli. Nella mia camera, appesa al muro, vi era una bella immagine di Maria santissima. Spesso voltavo l’occhio verso di essa e mi sentivo dire: “Vieni a me”. E io rispondevo: “Madonna mia, aiutami”, e la salutavo con l’Ave Maria. Cominciai a prendere gusto nel visitare quella cara immagine e spesso andavo a trattenermi ai suoi piedi; lasciando lo specchio. Ma ancora volevo continuare la ricerca di me stessa. Prime emozioni interiori Iniziai pian piano ad avvertire una certa ‘affezione interiore’ a questa cara immagine; non potevo stare senza di essa. Quando la lasciavo, mi restava nel cuore tanto vivamente da non vedere l’ora di riaverla davanti. Gustavo molto i discorsi spirituali di mio padre; gli domandavo come dovevo pregare la Madonna e lui mi diceva: ‘Di’ così: Maria santissima, dammi luce’. Mi diceva ancora: ‘La preghiera deve essere fatta con tutto il cuore’. Allora io andavo davanti all’immagine della Madonna e ripetevo molte volte le parole che lui 43
  • 23. mi aveva insegnato. Non ero però mai contenta, perché non mi sembrava di pronunciarle con tutto il cuore, come mi era stato suggerito. Io mi sforzavo a porre mente e cuore in ciò che ripetevo, fino a quando, per un certo periodo di tempo, non fu la Vergine stessa a darmi istruzioni. Tutto avvenne nel segreto del cuore. La Vergine santissima sembrava rimproverarmi delle vanità e ‘mi mostrava il suo caro Figlio e il desiderio che egli ha di farsi amare dalle anime da Lui ricomprate col suo Prezioso Sangue’. Restavo come senza parola, con gli occhi pieni di lacrime fissi sulla cara immagine, e ogni tanto dicevo: ‘Maria santissima, aiutami’. Fino a quel tempo non sapevo leggere che poche lettere dell’alfabeto: quelle che avevo imparato a ricamare a punto croce. Un giorno presi un libro: era di sant’Alfonso M. De Liguori. Mi capitò sott’occhio una preghiera alla Vergine santissima. Gridai di gioia: ‘Ma io so leggere questa preghiera!’. Da allora cominciai a gustare la lettura di buoni libri. Continuai le visite alla mia cara immagine, andando ai suoi piedi con il desiderio del paradiso. L’inferno mi metteva paura e piangevo per la mia esagerata ricerca di me stessa. Rivolta alla Madre santissima dicevo: ‘Maria, aiutami. Fammi ardere dell’amore di Gesù e dell’amore per te. Dimmi che devo fare per piacere 44 a tuo Figlio’. E lei, mostrandomi il Calvario e la Croce, mi invitava a salire. Tutta tremante dicevo: ‘O Dio, sono troppo debole, non ce la faccio’. La difficoltà più grande per me era quella di dover fare a meno anche dei piaceri leciti e di apparire strana agli occhi del mondo; volevo, quindi, nascondere tutto nel segreto del cuore. Quante lacrime versavo per questa tensione interiore! La cara Madre Maria santissima mi confortava dicendo: ‘Non temere, ti aiuterò’. Su braccia sicure Un giorno (e non mi inganno), sentii portarmi come leggermente e posarmi su certe braccia sicure. Scrivo queste cose non senza lacrime di gioia, perché fu un’esperienza che mi rimase molto impressa, provandone una pace che non so spiegare con le parole. In quel momento ricordo di aver fatto una totale offerta a Dio con un perfetto abbandono alla volontà divina, che in quella esperienza avvertivo esigente e irrevocabile. Sentii il mio cuore cambiato e pieno di coraggio. Così, nella vita ordinaria, cercavo in ogni modo di mortificare me stessa e approfittavo di ogni occasione. Un giorno trovai per le scale di casa, un pezzetto di pane calpestato e sporco; la mia natura 45
  • 24. umana ne sentì ripugnanza, ma volli vincerla. Lo presi e lo mangiai. Altre mortificazioni scelsi di mia volontà, per mettere alla prova la mia capacità di amare il Signore. Non ero mai contenta; temevo, piangevo e pregavo ai piedi di quella cara immagine. Un giorno, dovendo andare ad accompagnare il ‘santo Viatico’, dovetti lottare molto contro me stessa, perché non ero abituata ad uscire di casa se non con la donna di servizio e con una certa proprietà nel vestire. Quella volta ero sola e con una fiera battaglia dello spirito; non dissi niente a nessuno, perché volevo nascondere tutto. Alla fine dissi tra me: ‘Ho bisogno di Dio e non dell’uomo: devo pensare a dar gusto a Dio e non al mondo’. Detto questo, voltai l’abito e me lo misi al rovescio; attraversai la piazza e andai con molta leggerezza di spirito ad accompagnare il mio Gesù, che mi fece gustare una soavità di paradiso. In questa circostanza, temendo di aver sbagliato, e aver fatto tutto per compiacere me stessa, mi sfogavo allora davanti all’immagine della Vergine, perché il Signore avesse pietà di me. Così affrontavo ancora la lotta interiore che mi accompagnava in quegli anni, ma con una nuova fiducia nel Crocifisso, nel suo Sangue prezioso. Si stava svegliando nel mio intimo una delle battaglie più dure: temevo di essere ipocrita. E per questo timore, quante lacrime! Durò a lungo que46 sto modo di sentire. Gelosa dell’amore di Dio, ardevo dal desiderio di avere un cuore sincero. Pregavo la buona madre, Maria santissima davanti alla cara immagine e da lei mi sentivo ripeter: ‘Non ti abbandonerò’. Avvertii nel cuore come la presenza di uno scudo di fortezza e compresi che era il dolce Nome di Maria. In futuro, ebbi sempre il Nome di Maria santissima in bocca: quasi ad ogni respiro mi trovavo un Nome così bello sulle labbra. Nel mio comportamento esteriore acquistai una certa serietà e nel fondo del cuore una forza che non so spiegare; non ero però mai completamente libera dai contrasti interiori. Non avevo ancora un direttore spirituale e per custodire il cuore non parlavo a nessuno di quello che vivevo dentro; mi confessavo in pochi minuti e poi facevo ritorno al mio ritiro interiore. Era già venuto il venerabile (san Gaspare del Bufalo) per la missione e perciò frequentavo di più i Sacramenti, ma nel modo breve come ho detto. Martirio del cuore Iniziò allora una costante lotta interiore, perché mi sembrava impossibile poter continuare a vivere in quel modo, anche se mi ci sentivo fortemente attratta. Non è possibile esprimere a parola il martirio del mio cuore. Non bramavo più nessuna cosa sen47
  • 25. sibile e umana, neppure spirituale, per timore che mi attaccassi a queste realtà. Tutta la mia persona avvertiva un tale scoraggiamento, che mi sembrava di non poter reggere più umanamente. Caddi più volte malata. Ero scrupolosissima nell’obbedire; non sapevo allora che avrei potuto far presente, anche se con rispetto, la difficoltà che stavo vivendo. Per questo motivo mi ammalai. Ero influenzata negativamente anche da alcune cose che credevo di non poter fare. Cominciai ad avere problemi di salute e non ne sono stata più un giorno perfettamente libera. Un giorno, piangendo per questi miei contrasti interiori, volli provare che cosa fosse l’inferno: misi allora un dito sulla fiamma della lampada che tenevo accesa davanti all’immagine della Madonna e me lo bruciai. Ero contenta di essere bruciata viva piuttosto che offendere Dio. Cercai di nascondere la ferita ai miei, perché temevo che pensassero che volevo mettermi in mostra. Mi venne anche una piaga in una spalla, non so come. Ero verso la fine dei miei 17 anni di età. Non avevo ancora una direzione spirituale; mi pareva di fare tutto malissimo e di offendere Dio. Che pena avevo dentro! Mi venne una grandissima malinconia, fino a ridurmi ad uno stato pietoso. Raddoppiavo le preghiere e non potendo eliminare la lotta che avevo dentro, restavo immobile con gli occhi rivolti al Crocifisso e alla sua cara Madre, 48 ripetendo: ‘Gesù caro, vieni a me, non guardare ai miei peccati; tu mi hai condotto ai tuoi piedi santissimi, mi dai forza per pronunciare il tuo Santissimo Nome e quello della tua santissima Madre: che segno è questo? È segno che tu mi vuoi salva’. Restavo abbandonata come su sicure braccia e scoppiavo in un pianto dirotto. L’anima restava come addormentata e il cuore si dilatava nella sicura speranza, tutta appoggiata in Dio Salvatore. Provavo nel fondo del cuore una pace inalterabile, unita a una grande tranquillità. Ma anche a questo volevo rinunciare; ed ecco ancora la lotta, e la paura. Dicevo: ‘Gesù mio, non voglio le consolazioni; quelle dalle a chi ti pare. A me dona la grazia di saper patire per amore tuo e di morire per te come vuoi’. Mi capitò tra le mani un libro che parlava dell’anima desolata e lo presi come una lettera inviata a me dal paradiso. Mi consolò interiormente. Il tentatore non smetteva di spaventarmi, ma non lo ascoltavo più di tanto: iniziavo a fidarmi totalmente del mio Dio. Così iniziavo ad avvertire nel cuore una grandissima pena per la perdita di tante anime; avrei voluto dare il sangue e la vita per loro. Mi struggevo di lacrime, perché bramavo la salvezza del mondo intero. Volevo nascondermi e ritirarmi come “l’ultima suora” in un monastero e… quante lacrime!. 49
  • 26. ➨ Un giorno, come addormentata, ebbi una visione che non so spiegare: c’era uno stuolo di monache che poi ho riconosciuto tra le mie compagne e sentii dirmi che quella era la mia comunità; mi pareva di stare con loro in un coro ben ordinato; tutte protese in Dio. Io piangevo perché mi sembrava di non esserne degna; non ricordo i particolari. Questa visione mi è rimasta molto impressa. Le monache erano poste in un grado più alto e io in ginocchio ai loro piedi piangevo e dicevo: “Gesù mio, fammi degna di stare con loro”. Infatti in quel periodo della mia vita, la preghiera aveva questa caratteristica: mi mettevo in ginocchio e rimanevo per un tempo in silenzio; poi, raccolta e rapita alla vista dell’Amore Crocifisso, mi scioglievo in lacrime. Le tentazioni non mi lasciavano in pace, ma riuscivo a vincerle perché mi sentivo come fossi in seno alla Maria santissima. Non so come spiegare. Di’ ciò che ricordo ho scritto con verità e con la consapevolezza che avverto nel fondo del mio cuore. Non si spaventi lei per la mia vita scellerata. Mi aiuti perché io mi salvi. Preghi per me. Mi benedica. Maria De Mattias”9. 50 Camera di Maria De Mattias in Acuto
  • 27. Materia grezza per il vasaio “Maria De Mattias è brillata in un’epoca di difficoltà e di ostilità verso la Chiesa, come un modello di fedeltà alla Sede Apostolica, e come coraggiosa realizzatrice di quell’azione a favore degli umili, che la Chiesa stessa ha sempre avuto a cuore, e che soprattutto nel secolo scorso doveva portare ad una particolare fioritura di iniziative e di opere”10. Come si è già detto, Maria sboccia a Vallecorsa (FR), piccolo paese del Lazio, e inizia la sua vita il 4 febbraio 1805. Nasce in una famiglia distinta e pia. Riceve la prima educazione cristiana soprattutto dal padre, che, raccontandole episodi della Sacra Scrittura, le instilla un amore profondo per Gesù Redentore e per la Vergine santissima. “Di carattere molto vivo e ardente e talvolta irrequieto, col sopraggiungere della prima giovinezza cominciò a desiderare le vanità e lo specchio…”, ma, “delicatissima di coscienza, si turbava al solo sentir nominare peccato”11. Anima pura e ingenua La grazia la spinge ai primi dolorosi distacchi da ciò che per lei sa di vanità e opera un capovolgimento interiore di valori. Dio la prepara all’incontro con Gaspare Del Bufalo, nell’anno 1822. 52 Il Santo intravede subito in questa ragazza, la giovane cui affidare la fondazione di quell’Istituto femminile, dedicato al culto del Preziosissimo Sangue, per il quale, anni addietro, aveva tracciato, con il canonico Francesco Albertini, gli “Articoli Fondamentali”, ossatura delle future Costituzioni. Due anni dopo, san Gaspare affida la direzione di Maria a don Giovanni Merlini, il quale “si trovò tra le mani un’anima pura, ingenua, però materia grezza per la missione alla quale era destinata e dovette cominciare a distruggere in lei tutto quello che vi era ancora di umano: dovette ricostruirla; lavoro di scalpello, dunque che più tardi farà dire alla stessa Maria De Mattias che nella guida aveva trovato sempre spine, chiodi e croci”12. Dopo un lungo periodo di riflessione e di preghiera, presentatasi l’occasione, con “la desiderata e aspettata benedizione” di Gaspare, “il quale le fece dire che fosse pure andata con coraggio e fiducia in Dio, perché tutto sarebbe riuscito bene”13, i primi di marzo dell’anno 1834 arriva in Acuto, “ non per fare scuola soltanto, bensì per fondarvi un Monastero”14, “sotto il titolo del Preziosissimo Sangue”15. Il Merlini ne segue, passo passo, gli sviluppi. Grazie alla sua collaborazione, intelligente e ferma, essi sono rapidi e inattesi. Con il numero delle fondazioni, crescono il lavoro e le preoccupazioni che logorano il fisico già fiaccato della De Mattias, 53
  • 28. tanto che negli ultimi anni di vita “lo scrivere continuo le si era reso pesante, la debolezza era estrema, ed andatasi trascinando per il monastero a stento, ed a fatica saliva e scendeva le scale. Alle volte non potendosi più reggersi in piedi era costretta a gettarsi sul letto per riprendere un po’ di respiro”16. Al finire dell’anno 1865, il suo spirito sembra ancora più pronto a slanciarsi nel campo della carità, ma verso la fine di aprile dell’anno seguente cade seriamente malata e il 20 agosto 1866 chiude la sua giornata terrena in Roma, al sospiro di quella strofa a lei tanto cara: “O Crux Ave! Spes unica!”. Ha 61 anni. Pronta a dare la vita Da una profonda adorazione al Sangue di Cristo scaturisce lo zelo e la dedizione al bene dei fratelli, redenti, a così caro prezzo. Per questi fratelli, ella è disposta a dare la vita! Il Merlini, suo direttore spirituale, che conosce Maria molto bene, può ben dire di lei: “si sentiva Maria fortemente portata all’amore di Dio, e tutto il suo gusto era di parlare di lui. Non potendo però tener chiuso nel cuore l’ardore della sua carità, e pel vivo desiderio che aveva di salvare le anime, istituì delle Congregazioni… era tanto il concorso che non bastava a contenerle la scuola e la cappella del luogo pio… Parlava con molta facilità di di54 scorso ed in pari tempo con insinuazione tale, che guadagnava l’animo delle ascoltanti”17. Ancora: “Tale era l’amore che portava a Dio che avrebbe voluto, se fosse stato possibile, togliere tutti i peccati dal mondo, e vi avrebbe volentieri dato il Sangue e la vita”18. Incontriamo in lei una donna che, con la sua carica di umanità e santità, trascina le folle: “Predicava delle ore intere al popolo, che in gran numero si recava in Chiesa a udirla”19. “Siccome poi parlava al cuore, così la comprensione era generale… talora tanto era il concorso al sacro tribunale della penitenza, che conveniva chiamare confessori dai paesi vicini”20. Questa forma di apostolato, tra le più abituali della Santa, costituisce anche una croce pesante: “Mi trovo in grandi timori per vedermi esposta a parlare di Dio a donne, uomini, preti, religiosi… È possibile che una donna, la quale dovrebbe vivere nascosta ad imitazione della Vergine santissima a vivere così?”21. Più volte la sentiamo esprimere l’ansia per la salvezza delle anime: “…vorrei che tutti si fidassero di Gesù Cristo e che pensassero ad amarlo con tutto il cuore e che si impegnassero per la sua gloria”22. Lo zelo le suggerisce mezzi del tutto eccezionali per una donna: “In Acuto, sul far della sera..., raccoglieva i pastori che tornavano dal custodire il gregge e passava con essi quasi due ore nell’istru55
  • 29. irli nei rudimenti della Dottrina Cristiana, adoperandosi in tutti i modi per farsi capire ed adattarsi alla intelligenza loro”23. Non pensa mai a se stessa; vive solo per il Signore e l’unica ansia che ha in cuore è di portare tutti al suo costato trafitto. Suor Filomena Zaccardi, al processo per la beatificazione della De Mattias, testimonia: “L’amore così ardente verso Dio produceva nella nostra Fondatrice il naturale effetto di un grande amore verso il prossimo in ordine alla vita eterna, ed avrebbe fatto qualunque sacrificio per salvare le anime”24. In tutto lo svolgimento del processo tali testimonianze sono continue, come sono continui gli elogi per questo singolarissimo dono che Dio le concede. La possiamo paragonare a S. Caterina da Siena, che per lo stesso impulso, spessissimo parla al popolo. È una fedele seguace di san Gaspare Del Bufalo, che lei ama chiamare “nostro padre”, per la sua predicazione fervorosa nella Chiesa annessa al monastero. Non aggiungiamo nulla alla realtà dei fatti se affermiamo che Maria De Mattias è apostola e missionaria del Sangue di Cristo. Di fronte alle persecuzioni e incomprensioni, sotto la spinta di un’ansia bruciante per la salvezza delle anime, apre così il suo cuore: “…mio Dio vi ringrazio del bene che mi avete fatto. Il bene è tutto vostro, il male è tutto mio. Oh, quante grazie mi avete fatto, Gesù mio! Con queste grazie però 56 non voglio venir sola in Paradiso. Anime, anime, anime Gesù mio caro; e aggiungeva: Oh quante anime vanno all’inferno perché non vi è chi le coltivi. Preghiamo con grande umiltà e fiducia il buon Gesù, perché provveda soggetti ripieni di carità e di umiltà per la salvezza di tante povere anime. Mi si strugge il cuore di pena per non essere capace di salvarle tutte. - E conclude-: “Preghiamo con la fiducia in Gesù Cristo, nel suo Sangue Divino, unico mezzo di nostra salvezza”25. Per il bene di tutta la Chiesa “La scuola alle figlie del popolo, santificata da continue istruzioni morali e religiose e specialmente dalla considerazione dei tratti più dolorosi della passione di Gesù Cristo; il richiamo, mediante le figlie delle madri e anche dei padri alle pratiche della vita cristiana; la parola di Dio spiegata continuamente e diffusamente a tutto il popolo sono il mezzo più valido per ridestare la fede quasi spenta, e con la fede la più bella fioritura di opere morali e sante….. molti peccatori si convertono, tante famiglie ritrovano la pace nell’esercizio delle virtù, ed ogni casa del novello Istituto è come un centro di civiltà, sulla base del Vangelo”26. Rimane a lungo in adorazione come Mosè, che, nel roveto ardente, rimane affascinato e atterrito dalla manifestazione di Dio. Rivive l’esperienza di 57
  • 30. Abramo, che senza mettersi a “tu per tu” con Dio in una sterile discussione per comprendere il mistero dei suoi disegni, lascia tutto e si incammina verso la terra “promessa”. Tutta l’opera di Maria nasce dalla morte del chicco di grano, e cresce lentamente, naturalmente, sempre certa che “tutto è possibile” per i meriti del Sangue di Cristo. Quell’opera che fin dai primi tempi della fondazione Maria profetizza con tanta chiarezza: “…in questo Istituto troveranno tutti quegli aiuti necessari e questi in tutti i tempi”27 è ora la testimonianza di una creatura che ha creduto con piena libertà e audacia in Dio, e si è donata “senza risparmio” al “caro prossimo”. Possiamo affermare che veramente Dio realizza i suoi disegni attraverso strumenti umili e piccoli, attraverso persone “disposte di sempre faticare e di dare anche la vita per la salute delle anime”28. Le Adoratrici del Sangue di Cristo (ASC) sulla scia della loro fondatrice, continuano, anche oggi, a vivere e proporre in tutto il mondo lo zelo apostolico e la santità di Maria De Mattias. Anche esse, come la loro Fondatrice, instancabili e fiduciose nel Sangue di Cristo, in molteplici ministeri collaborano “con amore integrale ed ablativo all’opera redentiva di Cristo, mediante il servizio amorevole ai fratelli più bisognosi”29. Vallecorsa, costumi 58 ➨
  • 31. Gesù solo La Grazia non distrugge la natura, ma la perfeziona; la sprona a sollevarsi, ad adornarsi, ad operare in direzione del trascendente. Quando la Grazia trova un terreno buono si mette in movimento e, subito, se ne avvertono gli effetti salutari, di sapore profondamente diverso da quello umano. L ’agire umano, investito dalla Grazia, acquista nuova energia, garantisce più ampio raggio d’operazione, assicura esito favorevole e inconfondibile. In altre parole, le azioni umane non sono più in balia della speculazione, perché irrorate dal Sangue che scorre nelle vene nascoste della Grazia divina. Entriamo nella vasta e ricca personalità di Maria De Mattias, terreno nel quale la Grazia ha prodotto frutti abbondanti. Carattere vivo e ardente Attesta don Giovanni Merlini, suo direttore spirituale: “Era Maria di carattere molto vivo ed ardente, e talora anche irrequieto, sicché andava spesso saltando e correndo per la casa, e facendo pazzie”30. La sua intraprendenza si fa concreta quando, dopo un chiaro e combattuto discernimento della chiamata di Dio a fondare un Istituto per la sua Gloria, Maria parte dal suo paese natio: “Maria 60 fa forza a se stessa, perché si sente altamente commossa nel gran distacco, chiede la benedizione (al Padre), e monta a cavallo; con animo grande e intrepido, si mette in viaggio….”31. Arrivata a Ferentino si presenta al Vescovo e, senza timore, gli manifesta le sue intenzioni: “Io Monsignore vado volentieri in Acuto, perché l’obbedienza mi ci manda, ma ci vado non per fare la scuola soltanto, bensì per fondarvi un monastero”32. Lei sa fin dall’inizio, che le opere di Dio sono frutto di lacrime, patimenti e lotte. Arrivata in Acuto, Maria apre la scuola in una casa molto modesta: tre stanze con un centinaio di bambine. In poco tempo deve cambiare tre sedi. Non è facile trovare locali adatti ed essere capita nell’impresa che si accinge ad iniziare. Finalmente, dopo tante difficoltà, sorge il vero monastero delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue. Maria va avanti intrepida, confidando solo in Dio. Ella ama ripetere nelle difficoltà: “L’opera è di Dio e Iddio ci penserà”. Dopo due anni dalla sua partenza dal paese natio, nel vivo della fatica per l’inizio dell’Opera, scrive al fratello: “Noi non abbiamo altro appoggio che lui, il Sangue Preziosissimo del suo Figliolo e la sua e nostra cara madre Maria santissima e però viviamo in una bella pace; siamo otto, tutte risolute di non abbandonare l’Istituto”33. Dovendosi trattare dell’acquisto della casa, nel 1839, così scrive al suo direttore spirituale: “Io pen61
  • 32. so di andare in persona dal vescovo e informarlo a voce di tutto… Non è tempo da perdere; io mi sento continuamente mossa di non risparmiare nessuna fatica per vedere perfezionata quest’opera e di soffrire qualunque pena… è del tempo che il desiderio mi si è acceso di più… Se per provvedere ai bisogni di quest’opera vi bisognasse che io uscissi fuori per elemosina, con l’appoggio del Vescovo, io lo farò, e mi sento incoraggiata sebbene vi senta ripugnanza”34. Donna soave e forte Spesso Giovanni Merlini ricorda Maria come “la donna forte”35. Ella fin da giovane deve molto lottare con se stessa per vincere la sua “umanità” e dire un sì generoso e totale a Dio che la chiama ad eseguire un disegno di salvezza. Deve domare il suo carattere ardente e focoso e acquistare una certa gravità e sodezza, per discernere quale sia la vera volontà di Dio su di lei. Mentre prova la difficoltà di doversi privare di ogni piacere anche lecito, e di dover comparire singolare agli occhi del mondo, lotta alacremente con se stessa e contro ogni tentazione del maligno, pregando, mortificandosi e provando se stessa con tante piccole industrie, finché non riesce veramente a decidere secondo quanto Dio ha predisposto per lei. “Ella non voleva più i gusti sensibili, né spi62 rituali, né corporali, per timore di attacco…. Raddoppiava le preghiere, e non potendo rimuovere la fierezza del suo travaglio, restava immobile con gli occhi rivolti al suo Crocifisso…”36. Nel trattare le sue figlie, usa “soavità e fortezza, in modo che si faceva amare e temere”37. Ella sa bene che le difficoltà devono essere superate con l’abbandono in Dio e fortezza d’animo. A Suor Berenice Fanfani, nel 1849, così scrive: “Siano da Dio benedette con benedizioni di spogliamento di tutta la propria volontà, e ripiene di santo Amore… Sì, Iddio le riempia tutte di carità e di santa Obbedienza. Ho lacrimato con lagrime di puro affetto verso di loro e di tutte quelle che sono nelle altre scuole per desiderio di vederle a me unite nell’insegnare a fanciullette le vie del Signore… Oh! Quante anime! Svegliamo la nostra fede, figlia mia cara e mi creda!”38. La sua fermezza si dimostra in ogni lettera indirizzata alle suore. In esse non esita esprimere i suoi più profondi sentimenti e l’affetto che nutre per ognuna, ma le riporta sempre all’unico scopo: Cristo e Cristo Crocifisso! Non deve esserci altra motivazione del loro agire. Non vuole illudere nessuna: “Oh! Quanto sbagliamo quando fuggiamo la Croce! Scansandola da una parte, cadiamo dall’altra…”39. Le contrarietà le vengono da ogni parte. Sa affrontare un periodo di molta sofferenza nelle sue re63
  • 33. lazioni con Pier Paolo Trucchi, vescovo di Anagni. Questi esercita un rigido controllo sull’Istituto; il suo modo di agire è per la fondatrice motivo di profonda sofferenza. Dopo aver ricevuto da lui una lettera piuttosto brusca, ella risponde: “Monsignore mio, che posso rispondere? Non altro se non che Dio mi umilia e sia pur benedetto. I miei peccati meritano anche peggio, e buon per me, se saprò mietere fascetti di mirra eletta per il caro Regno dei Cieli. Ma quel vedermi contraddetta da tutte le parti è troppo doloroso per la misera umanità. Io sto cibandomi del pane di dolore, ma ripeto, abbracciandomi volentieri alla Croce… Regge la carica perché Iddio lo vuole, e se Iddio non volesse oh! Quanto meglio mi piacerebbe di essere l’ultima delle mie consorelle in una casa la più bisognosa. Ma come si fa? Si ha da patire e patire così…”40. In un’altra circostanza scrive: “Aspettavo la risposta di una mia che le inviai, ma non vedo niente. Vedo però che il demonio cerca di togliere la nostra pace, col far capire una cosa per un’altra. Se ciò è io la prego di non dare ascolto ai falsi rapporti e di calmare il suo spirito altrimenti un giorno (ciò dico con tutta la venerazione e rispetto) le sarà oggetto di lacrime. Io amo teneramente in Gesù Cristo V. E., e cerco il vero bene nella sua diocesi: ma come si fa?”41. Dice di amare teneramente, ma non nasconde il suo pensiero; è ferma e affabile anche con la sua 64 guida spirituale: “Gli parlo con schiettezza. Mi si dice che Lei abbia detto fra le altre che io ho fatto tutto di mia testa e che non sono voluta stare ai di Lei consigli... Lascio a Lei considerare il travaglio, la paura, il timore, il contrasto...! Posso per verità dire che non si è mai diminuita la stima, ed il rispetto, ma il martirio interno lo sa Iddio, parendomi che questa non è Opera di Dio per essere stata guidata dalla mia testa; o per dire meglio l’Opera del prezioso Sangue la vuole Iddio, ma non nel modo da me operato... non lascio di operare con la fiducia in Dio ed in Maria santissima, ma in alcuni momenti la misera umanità è talmente abbattuta che appena regge... Ho scritto per obbedire, ed ho fiducia che la mia Madre santissima mi aiuta...”42 . In un’altra sua lettera, sempre diretta a don Giovanni Merlini, si sfoga con lacrime amare, per la mancanza di fiducia che avverte da parte della sua guida; manifesta la sua sofferenza per sentirsi abbandonata e non compresa anche dalla sue figlie, perché non condividono il suo modo di regolarsi nel ricevere le giovani all’Istituto. Con risolutezza così si esprime: “Il vescovo Annovazzi fece tanto per farsi ritenere una giovane, ma non ci volle altro; dissi: no, no: mi minacciò ancora, ma fu l’istesso”43. Con accutezza e discernimento il Merlini può dire di Maria: “Ella è venduta per la gloria di Dio a bene dei prossimi, né più pensa a se stessa, i suoi 65
  • 34. giorni sono a Dio consacrati, e non vuol vivere che per dargli gusto… la troverete sempre in faccende, in azione e se rivolgerete lo sguardo all’intero Istituto vedrete che sola ne sta portandone il carico. Il governo è tutto nelle sue mani e deve vigilare per tutto… Né questo era piccolo peso per una donna… Osservatela come si affatica per aprire, ordinare, e sostenere le scuole; nel distribuire i soggetti con procurare di rendere tranquille e contente le Religiose… quante e quali sofferenze deve sostenere…riserva per sé tutto l’amaro, e dà alle altre tutto il dolce che può”44. Riguardo alla scuola di Santa Anatolia, nella diocesi di Camerino, vedendo che la benefattrice Agnese Alberici non era stata ai patti di versare gli scudi promessi per il mantenimento delle suore, scrive a don Giovanni Merlini: “In quanto alla scuola di S. Anatolia, non se ne parli più, la cosa è fatta… voglio esaminare bene la cosa per non sbagliare… L’esperienza mi ha fatto aprire gli occhi, parlerò con più fortezza e con più chiarezza… perché sono risoluta di prendere la parte del Signore con impegno, e sono contenta di patire”45. E in merito ad una giovane, che voleva rientrare per farsi suora, scrive risoluta al vescovo Trucchi di Anagni: “Prego la V di non permetterlo mentre .E. si vede non essere pianta di questo terreno. Ella è buonissima e mi è cara, ma per sua quiete e per quiete delle altre, conviene che prenda altra stra66 da”46. Maria è una donna coi piedi per terra e la testa sulle spalle – come suol dirsi – anche se a volte la vediamo sollevata da terra, perché Dio ama attrarla a sé per amore! Sorella premurosa e amabile I biglietti brevissimi, scritti alle suore, nelle diverse circostanze, terminano con una frase caratteristica: “…sono in fretta”. In essi Maria manifesta tutta la grandezza e delicatezza del suo cuore materno, che si china sulle altre, per proteggerle e amarle: “Le raccomando di conservarsi la salute”47. “Voglio che stia allegra e contenta e che non si ammali; sento che sta poco bene; per carità mi faccia sentire che sta bene”48. A suor Berenice Fanfani addita, con un pizzico d’umorismo, il segreto della pace comunitaria: “Non tante ciarle, dunque silenzio… sappiamoci compatire l’una con l’altra; dunque non più lamenti…impieghiamo le nostre fatiche per la scuola con l’insegnare le vie del Signore alle giovinette; dunque più zelo… più esempio”49. A suor Maddalena Capone, ricorda una grande verità: la molteplicità nell’unità. “L’Istituto del Preziosissimo Sangue è formato di molte individue; ma deve essere un cuor solo e un’anima sola, mentre vi deve essere una sola volontà, che è quella di Dio, come ho detto sopra, e questa ci si manifesta per mezzo della S. 67
  • 35. Obbedienza. Ma come? Ecco come: ‘Uno sia il tuo consigliere – dice lo Spirito Santo – e questo deve essere il Superiore al quale si appartiene”50. Maria è veramente delicata: la santità non le fa perdere la capacità di essere piena di premura. San Paolo stesso, non perde nulla della sua alta spiritualità, quando, scrivendo a Timoteo, dice: “Non bere soltanto acqua, ma bevi un po’ di vino, a causa dello stomaco e dei tuoi frequenti disturbi”51. E Maria: “Raccomando a lei che mangi, e non si faccia indebolire lo stomaco”52. A suor Orsola Ricciardi, forse troppo zelante nelle mortificazioni corporali, la Madre non esita a dire: “…mi dispiace che si senta poco bene; si abbia cura e non vada alla scuola senza aver preso prima qualche cosa; non va bene andare a digiuno”53. Alle suore consiglia che prima di andare alla scuola prendano un po’ di caffè nero, perché a digiuno è molto difficile insegnare. Ha una premura tutta particolare per le inferme e suggerisce ad ogni comunità di dar tempo per il sostentamento delle sorelle malate. La lettera che maggiormente ci rivela la grandezza d’animo della De Mattias, il suo amore e la sua eccezionale comprensione è quella scritta a suor Federica Cipriani, alla quale concede il permesso di secolarizzazione, per assistere la mamma. Ella precorre i tempi, se pensiamo al rigorismo del momento storico. È una delle ultime lettere della sua vita, in cui l’anima, dopo un cammino difficile di ascesa verso Dio, 68 sperimenta l’amore dello Sposo Gesù crocifisso, dilata il suo cuore per divenire sempre più somigliante a lui. Si china, interiormente, su ogni esigenza e miseria umana, non per pronunciare parole di condanna, ma solo parole di incoraggiamento: “Rev.da Madre e figlia in Gesù, sento la necessità che ha la buona madre di avere un aiuto nello stato in cui si trova. Alla medesima è molto di sollievo se lei resta con essa in tutto il resto del suo vivere. Ella potrà restare e le do il permesso di levarsi l’abito religioso, e di andare con abito secolare, ma modesto. Di più le raccomando la santa Messa tutti i giorni per quanto si può; la frequenza dei Sacramenti, la ritiratezza, l’orazione di regola, alla meglio che potrà e il prestarsi in tutto ciò che occorre alla sua buona madre. Sia dunque con la benedizione di Dio, e faccia del bene con pace. Iddio la benedica e benedica le nostre sante intenzioni. Mille saluti alla sua buona madre e tutti i suoi parenti. Mi scriva spesso e con stima sono U.ma Serva Maria De Mattias”.54 Nei volumi delle sue lettere troviamo molte sfumature di delicatezza femminile, non solo verso le sue figlie, ma anche verso persone con le quali Maria è a contatto. 69
  • 36. Cuore dilatato dalla Grazia Ancora Giovanni Merlini descrive la naturale disponibilità di Maria alla Grazia: “(Dio) gli donò un cuore sensibile e facile all’impressione della grazia, uno Spirito pronto ed energico, una angelica illibatezza di costumi… Miratela infatti alla età di otto anni come gusta il racconto dei fatti scritturali che il padre gli va narrando, e come si commuove allorché sente che Abele, Isacco, Giacobbe ed altri erano figura di Gesù Cristo, che come Agnello Innocente fu portato al Calvario…”55. Sentiamola parlare dei suoi anni di giovinezza, quando si sente chiamata da Dio a consacrare tutta la sua persona a lui: “La vista del Crocifisso era al mio cuore come una dolce saetta che mi feriva, e questo mi accadeva alcune volte, non già ponendomi in orazione, ma nel camminare per casa facendo qualche cosa… Mi sentivo tirata con grande veemenza ad amare Gesù e questo era unito al timore di perderlo… Non cessando io di piangere e pregare, in un subito mi venne il raccoglimento, e si presentò al mio intelletto un oggetto così bello, il quale mi ricolmò il cuore di pace”56. Mentre descrive il nascere della vocazione, ci meraviglia la sua disponibilità nel lasciarsi aiutare a scrutare il disegno di Dio su di lei. Ciò non è frutto di una preparazione culturale o teologica, che certamente non possiede. Il desiderio di avere 70 una “guida” è legato in Maria, alla sua particolare sensibilità alla Grazia che sta lavorando in lei. Un dono straordinario si radica nel cuore di Maria De Mattias, la contemplazione: “Furono tante le lacrime che versai ai piedi del Crocifisso, che mi sentivo quasi crepare il cuore”57. Capacità di contemplare l’ Amore Crocifisso e capacità di piangere per amore! Chi mai se lo sarebbe aspettato che una ragazza di sedici/diciassette anni fosse in grado di sperimentare una così forte commozione spirituale, di fronte alla sublime realtà del Mistero della Redenzione! Quelle lacrime dimostrano che Maria è giunta alla conoscenza amorosa di Gesù Cristo e al tempo stesso alla consapevolezza della sua nullità: “… sentiva in cuore grandissima pena per la perdita di tante anime; avrebbe voluto dare il sangue e la vita per esse”58. Un pathos così forte indica in questa giovane l’apertura d’animo senza confini. È notevole la capacità di trovare mezzi adeguati per rendere più chiara la sua vocazione: anzitutto una guida, e, trovatala, esserle sottomessa con la ferma convinzione che Dio parla attraverso i suoi mediatori. Quando, nel mese di maggio 1822, va a parlare ad un vecchio missionario per chiedere luce, così ricorda: “Fui esaminata da lui, e senza perder tempo mi disse, che andassi in casa, e subito mi levassi alcune vanità che portavo… Io andiedi 71
  • 37. e fei quanto mi disse…”59. La preghiera e la mortificazione, la pace e la consolazione sono il termometro della sua generosità e della conferma della volontà di Dio su di lei. Racconta spesso come di fronte a difficoltà e prove abbia sostenuto una dura lotta fino a quando, ritrovata la pace e la tranquillità, si sente dilatare il cuore. Si può concludere con le parole di Giovanni Merlini: “Allorché Iddio elegge alcune onde servirsene per le opere di sua gloria è uso di preparar le vie e dispensare quei doni di natura e di grazia che sono necessari al conseguimento del fine”60. Anima naturalmente mistica, Maria De Mattias è scelta da Dio per fondare l’Istituto delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue! Con una personalità arricchita con molti doni di natura, collaborando con Dio e abbandonata tra le braccia di Maria santissima, ella cammina verso la vetta della santità. Una volta arrivata alla cima, guardando ai suoi 61 anni di vita, la si può facilmente definire “donna mistica”, totalmente trasformata dallo Spirito, e paragonabile solo ad una santa Caterina da Siena o ad una santa Teresa d’Avila! Quadro raffigurante la Divina Maternità di Maria, nella camera della Santa 72 ➨
  • 38. Per puro amore Maria De Mattias, vera mistica del secolo scorso, nella sua ascesa alla santità, testimonia la sintesi esistenziale di azione e contemplazione: “Iddio ci riunisca sotto l’ombra della Croce, fra i rivi scorrevoli del Divin Sangue a tirare anime al Paradiso”61. La sua santità sta nell’aver portato a pienezza la conformazione a Cristo Signore, vivendo giorno per giorno, ora per ora, in obbedienza al Vangelo. Con Gesù Crocifisso Secondo San Paolo tutta la storia dell’esistenza umana è orientata verso un preciso “progetto” divino: divenire fedeli seguaci di Gesù Cristo e acquisire la morfologia caratteristica del “Figlio dilettissimo”, nel quale “ …abita corporalmente tutta la pienezza della divinità,”62; “poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli”63. Questa conformità è la nostra partecipazione alla realtà stessa del Figlio Gesù Cristo. Maria De Mattias esprime il suo desiderio di “conformazione” a Gesù, ripetendo continuamente a se stessa e agli altri di “voler essere crocifissa con Gesù Cristo”. La sua vita è una continua e progressiva “trasfor74 mazione” nell’immagine dello Sposo Crocifisso. Di questa trasformazione lo Spirito Santo è origine, agente e fine. In un progresso permanente di “conformità” sempre più vicina al Signore crocifisso, Maria procede “di gloria in gloria”, come afferma san Paolo. Ascoltiamola mentre si esprime con fanciullesca semplicità: “Tutto il giorno vado spasimando per trovare Gesù; lo cerco dalla Madonna, lo cerco da san Francesco Saverio; lo cerco dal nostro Padre Del Bufalo; lo cerco da tutto il Paradiso, e non l’ho trovato; fido nella sua parola e spero. Non mi toglie questo né la pace, né il raccoglimento. Nell’occorrenza canto, rido, suono l’organo con serenità, ma con tutto questo non posso dire che non soffra un vero martirio; mi pare di stare in carcere legata con catene troppo pesanti perché non vedo il mio Bene”64. Al processo per la sua beatificazione, una suora testimonia: “Al solo vederla si capiva che essa era intimamente unita con Dio. Era assidua nella meditazione dei divini misteri, e soprattutto della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, che cercava di avere sempre dinanzi agli occhi”65. Giovanni Merlini, nell’elogio funebre, così descrive l’ardore cristiano della Fondatrice: “Ardeva nel cuore di lei una carità verso Dio e verso il prossimo tale che non potendola tenere chiusa nel petto era costretta manifestarla al di fuori. Sentitela in75
  • 39. fatti nei privati discorsi come parla di Dio. Leggete le sue lettere e troverete risplendere in esso lo spirito di Gesù Cristo… Ella è un Angelo che parla, con semplicità, sì, ma tutta ripiena di amor di Dio… Non sa saziarsi, e tutto il suo contento è parlare di Dio. Sente la stanchezza e l’indebolimento del petto, e vorrebbe tacere, ma la carità non vi consente, e si sforza. Comincia e più non sente l’incomodo. Finisce ed eccola nella debolezza estrema. Soffre ed è pronta a soffrire anche di più. È consumata dalle fatiche, ed è contenta di dar per Iddio anche il sangue e la vita”66. Questa Santa si distingue particolarmente nell’amore a Gesù Crocifisso, che ha versato il Sangue Preziosissimo per tutti noi. La sua vita spirituale è prettamente cristocentrica: “Oh! Caro mio Gesù… imprimi nel mio cuore un grande desiderio al patire e uno zelo grande di tirare anime alla tua Croce, bagnata del tuo Preziosissimo Sangue, Croce amata dal Figliolo dell’Altissimo Iddio”67. “Le piaghe amabili del nostro Diletto Sposo Crocifisso siano sempre nei nostri cuori”68. “Sotto l’ombra della Croce io riposi col mio Gesù… e infine vi muoia con Lui per puro amore… Non si può amare Gesù se non si ama la sua Croce”69. Sono espressioni di amore escatologico, di consumazione perfetta, finale, unitiva a Dio. Sono parole che esprimono il grido di un’anima che brama solo la perfetta somiglianza al suo Signore Gesù Cristo, e, 76 come lui, vuole vivere di Croce! San Paolo, nella sua gioiosa esperienza di progresso spirituale, confessa: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”70. Per mezzo della fede, il Signore Gesù diventa soggetto di tutte le azioni vitali del cristiano. Cristo, presenza costante e ininterrotta nel vivere quotidiano di Maria, è l’unico movente delle sue scelte e dei suoi pensieri, lo scopo di ogni aspirazione e desiderio: “Egli sempre più m’impiaga il cuore con il suo dolce amore: non trovo più riposo che in lui, non posso gustare di altra cosa che lui… sento poi nel fondo del mio cuore una brama di lui, che mi dà pace, ma mi fa spasimare; godo e patisco”71. Maria ama starsene ai piedi di Lui Crocifisso, in affettuoso dialogo, e sperimenta quel contatto profondo e intimo che è tipico della relazione d’amore: “Mi sento penetrare il cuore da una ardente brama di amare assai Gesù; lui amorosamente mi va scoprendo i tratti amorosi di una bontà usati con me e mi accende il desiderio di vivere solo per lui… Ho allargato il mio cuore presentandolo spesso alla sua misericordia, acciò lo riempia dei suoi doni e di tutto sé e spero di non restare confusa”72. In Maria la prova, la notte dei sensi, è così intensa, da procurarle tormento, pena e spasimo. Giovanni Merlini, rispondendo ad una sua lettera, così la esorta: “Iddio tiene l’anima sotto il tor77
  • 40. chio, ma la tiene forte perché non ceda. Che misericordia di Dio è questa! Ringraziamolo di cuore… Iddio sparge assenzio, perché lo serva senza consolazioni”73. Ferita d’Amore Il suo cammino verso le altezze della relazione mistica è nutrito da profonda e costante preghiera. Senza dubbio, Maria ha avuto da Dio il dono della contemplazione in età precoce. Nel 1841 scrive: “In quanto all’orazione non so portare nessun punto preparato, ma mi presento solo con pensiero di mostrare al mio Signore le mie miserie, i miei bisogni, onde muovere il suo amoroso cuore a darmi i suoi aiuti per salvarmi. In questi sentimenti, in queste accese brame, mi passa molte volte il tempo dell’orazione da solo a solo con Dio”74. Altrove dice: “Il mio spirito in un subito, con un raccoglimento di pace si è riposato sulle braccia del suo Signore. Il cuore si sente liquefare di amore verso Gesù nel vedere le sue operazioni tutte dirette per ferire sempre più”75. La sua preghiera preferita è un susseguirsi di monosillabi. È il tipico linguaggio dell’amore, che rinunciando al superfluo, vive e si esprime solo d’essenzialità: “Essa non sa dire altro. Gesù mio aiutami, ti voglio amare… non ti voglio offendere, oh, potessi amarti come ti amano le anime più in78 namorate, non invidio il loro godere, ma perché ti sanno amare…!”76. Altra caratteristica della vita interiore della De Mattias è il dono delle lacrime. Talora, sembra angustiata da questa manifestazione mistica e diventa inquieta; vorrebbe liberarsene, ma non ci riesce. Ne parla con schiettezza al suo direttore spirituale: “L’orazione di questa mattina è andata li stesso. Non posso fare altrimenti, è operazione del cuore. Vado nascondendo, ma non posso, non è tutto in mio potere, mi turberebbe la quiete dell’anima, che allora vuole stare come le pare; non vuole neanche le parole imparate o lette nei libri, ed a me tante volte viene l’impazienza, ma una impazienza che nel profondo dell’anima non mi toglie la pace. Sta in guardia perché l’umanità vorrebbe entrare, e però piange come una bambina quando vede che il cane o altro, che vorrebbe toglierle quel che tiene in mano, non può da sé aiutarsi, e non potendosi aiutare resta in silenzio abbandonata nelle mani di Dio e di Maria santissima. In questo quieto silenzio sta… infine, scoppia in lagrime, perché il tumulto degli affetti non possono stare ristretti e schiatterebbe se non fosse così. Da sé poi si ricompone, sebbene nel piangere non perde la sua gravità, perché l’anima teme la leggerezza e vuole anche in questo fare da sé. Da che la Vergine condusse l’anima nell’orazione non ha potuto fare mai una preparazione; se vado preparata ad una medi79
  • 41. tazione, all’anima non le accomoda vuole andare ad un’altra, ed eccola come la suddetta bambina. Qui vi deve essere qualche forte inganno. Mio Dio aiutatemi. Non so se mi sono spiegata”77. Già prima, a 34 anni, Maria racconta a don Giovanni Merlini: “In quanto allo spirito la mattina mi alzo circa un’ora prima delle altre per applicarmi all’orazione, mentre mi pare che il giorno non posso avere tempo; in quest’ora o due circa, non fo altro che starmene ai piedi di Gesù Cristo come il povero del vangelo; in questi giorni, mi sono applicata a meditare i dolori della Vergine santissima; alcune volte sul primo dell’orazione mi viene subito il raccoglimento con sentimenti di dolore dei miei peccati, e dei peccati che si commettono nel mondo;... e senza perdere la pace del cuore, resto ferma con le mani e le braccia aperte guardando il Signore; dopo di qualche tempo, appena posso dire: ‘Miserere mei Filii David’, e mi viene subito un gran pianto, dicendo: ‘Mio Gesù, io sto qui ai piedi vostri, e ancorché mi cacciate con la spada della vostra giustizia, voglio sempre sperare in voi che siete il mio salvatore’. Io non so spiegarle ciò che succede nel mio cuore in alcune di queste circostanze: ora mi pare di sentire il mio bene Gesù nel mio povero cuore, che mi comunica un gran coraggio, ed ora non sento altro che timori, tenebre e miserie; in mezzo a queste mi pare di non perdere il coraggio, e con pace porto i miei difetti…”78. 80 In un’altra lettera, scritta in 16 punti e riguardante il suo interno, dice ancora: “(la sua orazione) è quasi tutta nello sfogare i suoi affetti con il suo Gesù che il cuore le ferì; e qui piange molto per il timore di non aver corrisposto alle finezze del suo amore, si ricorda di averlo offeso, una tal memoria le toglie quasi il respiro, e il cuore si sente crepare per la pena, va dicendo: ‘Gesù mio, e perché non ti ho amato? Desidero amarti sempre sempre; ti amerò Gesù mio caro? Io spero!’”79. La preghiera di Maria si può a ragione definire “preghiera del cuore”, poiché nasce da una sintesi tra pensiero, cuore, corpo e lacrime d’amore. È la preghiera per eccellenza. Tutti i santi la vivono, e molti senza teorizzarla. Quando siamo compenetrati da un grande Mistero, riusciamo a balbettare solo poche parole: “Gesù, Figlio di David, abbi pietà di me!” o, con san Francesco: “Mio Dio, mio Tutto!”. È difficile spiegare ciò che realmente si sperimenta quando si è guidati dallo Spirito. Infatti, Maria dice: “Non so spiegare ciò che mi accade!”. Le sue lettere ripetono spesso quella che per lei è una parola d’ordine: orazione. La risposta ad ogni dramma, ad ogni problema e difficoltà è “orazione”. L’unica luce che le sembra possa rischiarare un cammino oscuro e difficile è quella dell’orazione. Il suo stile di preghiera è un costante ed intimo colloquio con Dio, suo Bene, nel quale le tenebre 81
  • 42. diventano luce e le difficoltà sono semplicemente gradini di accesso al trono della Misericordia. L ’amore verso Dio è per lei un dialogo continuo con lo Sposo divino, unico e vero ospite del suo cuore. In una lettera a Suor Carolina De Sanctis, utilizzando un binomio a lei caro, suggerisce la chiave di lettura per recuperare il senso delle difficoltà che si vivono: silenzio e preghiera: “Col silenzio e la preghiera conosceremo meglio la preziosità della Croce consacrata dal Sangue prezioso di Gesù Cristo… Persuadiamoci che la croce la porteremo sempre con noi, in qualunque parte andiamo; anche in Paradiso per amore, ed ivi godremo i frutti dolcissimi di essa eternamente… Le persone crocifisse… sono le più accette a Dio”80. Maria sa, per averne fatto esperienza, che il Signore parla al cuore delle creature umane, solo attraverso il silenzio e la preghiera. Questa relazione amorosa con Dio, si esprime nel distacco dal mondo e nella libertà interiore, che rendono capaci di dialogare con Dio, con un cuore aperto e nella Verità. Il dialogo non è fatto di sole parole, ma di “silenzio e orazione”; “orazione e fiducia, fatica e silenzio”81; “raccomando lo spirito di raccoglimento, di silenzio, di carità e di orazione”82; silenzio….. silenzio… silenzio… orazione, orazione, orazione, orazione”83. 82 Plasmata dallo Spirito Maria De Mattias, donna che si lascia guidare e purificare dallo Spirito Santo, pone particolare attenzione a tutto ciò che le viene da Dio, al fine di uniformarsi a lui. Vive l’ amore sensibile e spirituale, ad un grado così elevato, fino a gridare nel profondo del suo cuore: “Anime, anime, anime al Paradiso!”84. Siamo di fronte ad una donna che apre il “cuore” e accetta di passare nel crogiolo della purificazione, pur di raggiungere la vera “conoscenza” di Dio. “La Croce sia sempre con noi in tutta la nostra vita, per poi goderne la gloria in Cielo con il nostro amor Crocifisso”85. Ella passa così da una comunità all’altra come torcia accesa, col cuore aperto ad ogni sofferenza umana: “Abbracciamo il patire per Gesù Cristo nostro; stiamo in un Istituto che non ha altro scopo che le glorie del Crocifisso”86; è pronta a sacrificarsi ad imitazione del suo amato Crocifisso Signore: “Oh, che grande onore morire vittima tutta consumata di puro amore spremuto dal Torchio della Croce, dir voglio dolori e pene a sazietà”87. Il signor Filippo Merluzzi, al processo per la beatificazione della Fondatrice, rivela la straordinaria fede della Madre: “L’ho veduta più volte pregare dinanzi al Santissimo Sacramento colle braccia aperte e in ginocchio, senza appoggio, collo sguardo fisso al tabernacolo, e ciò faceva frequentemente e per lunghe ore”88. E ancora suor Nazarena 83
  • 43. Longo: “Quando pregava, specialmente dopo la Comunione, si vedeva nella Venerabile qualche cosa di straordinario: il volto acceso ed infiammato, la persona immobile e come estatica, senza accorgersi neppure delle persone che le passavano davanti”89. Il suo “sentire” con il cuore e la contemplazione estatica del Mistero, la rendono consapevole della presenza del Signore in ogni attimo della sua vita. Le esperienze di emozioni interiori, inesprimibili, suscitate dallo Spirito la trasformano velocemente e precocemente “in donna spirituale”, guidata unicamente dalla Grazia divina: “Verso molte lagrime per ottenere la grazia di dare gusto in tutto a Gesù; sì Gesù solo, solo Gesù voglio nel mio cuore e niente più… il sentimento che provo, nel mentre che dico così, ora è di amore, e ora di dolore per averlo offeso”90. Ascoltiamola ancora mentre racconta la presenza di Dio in lei, che la chiama ad amare con amore totale. Un amore fino alle lacrime, perché toccata nella più intima profondità: “Quando poi sto sola do tutta libertà ai miei affetti, e prima mi viene in un subito il raccoglimento, poi mi viene un’ardente brama di amare Gesù che mi dà una gran pena ma dolce; vi si unisce il timore di non arrivare a possederlo e così in mezzo al timore e amore mi viene un torrente di lagrime senza poterle trattenere e questo mi succede… tutte le volte che posso ritirarmi sola”91. 84 Nel raccontare le sue esperienze interiori, la parola che più spesso usa è “cuore”, “il mio cuore”. Così si esprime: “Il mio cuore si sente mosso con ardentissima brama di amare Gesù con amore netto, netto, puro, puro, che gli dia gusto; questa brama non mi toglie la pace, che anzi mi cresce di giorno in giorno, ma solo sento una pena sensibile,che nasce da una certa gelosia del cuore, temendo che si attacchi a qualche cosa della terra. Il cuore per questo di tanto in tanto si discioglie in un diretto pianto, che viene dalla suddetta brama”92. Sola con il Solo In una sua lettera circolare del 1854, scritta alle suore, confida: “Dobbiamo essere crocifisse con Gesù Cristo… io non vorrei altro che predicare Gesù Crocifisso per tutto il mondo. Amiamo Gesù Crocifisso, sorelle, amiamo Gesù Crocifisso!... Io sono disposta di morire per l’obbedienza, ho fiducia in Gesù Cristo, che mi darà la forza e il coraggio, desidero di essere distrutta per Gesù Crocifisso e per la mia cara mamma Maria santissima”93. Un anno prima di morire, nel 1865, a suor Tecla Colonna scrive: “Passeremo per molte tribolazioni per entrare in Paradiso. Confidenza grande nel Prezioso Sangue di Gesù. Chiediamo a Dio per conoscere la preziosità dei patimenti. Ad un’anima che ama Gesù Cristo il patire gl’è caro e gli sembra di non patire per chi tanto ha patito ed è morto 85