1. Paola Casavola e Aline Pennisi / 29 April 2011 – Session 10 1
Workshop on the Enhancement and Social Responsibility of Official Statistics
2. implicazioni di 20 anni di internet e www
• non solo opportunità, ma nuovi standard in molte attività di
mercato e anche nel modo di agire del settore pubblico
• modifiche oggettive nel “diritto” all‟informazione su quello
che le amministrazioni fanno/sanno e l‟ “obbligo” alla
trasparenza da parte delle amministrazioni
• crescente domanda di disponibilità e pratica di costruzione
di “Open data”
• iniziative governative in USA (memorandum 2009) e UK
(http://data.gov.uk/), presto seguite da altri paesi (dibattito
sulla direttiva UE PSI)
3. open data e open government data
• informazioni strutturate rese disponibili sul web in modalità che
ne facilitino la comprensione e l‟utilizzo attraverso la possibilità di:
– ri-elaborazione
– lettura automatica da elaboratore (machine-readble)
– connessione con altra informazione
– indicizzazione
– redistribuzione
– accesso senza costi (monetari e procedurali) di accesso da
parte di chiunque sia interessato
• molta informazione è raccolta e organizzata da soggetti pubblici
a fini di missione istituzionale, ma è anche adatta a soddisfare
altre esigenze conoscitive di cittadini, ricercatori, politici, la
società civile ... e altri soggetti organizzati (anche spesso altri
soggetti pubblici) SE resa OPEN
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4. perché “aprire” i dati dell’amministrazione?
Nel dibattito internazionale, si insiste su due aspetti:
• il valore collettivo dei dati: legato ai concetti di democrazia,
trasparenza, accountability, partecipazione, public voice (l‟idea
è che dati grezzi sono “davvero trasparenti”, mentre dati
aggregati o già elaborati possono nascondere le “vere”
informazioni)
• la maggiore efficienza dell‟azione pubblica: coordinamento,
innovazione, scelta informata su domini privati (l‟idea è che
con i dati grezzi qualcun altro possa fornire dei servizi utili o
estrapolare una conoscenza nuova, cose che
l‟amministrazione non ha il tempo o le capacità di fare)
Si riconoscono alcuni limiti necessari, focalizzando l‟attenzione su
dati già “pubblici”di natura. Non si parla di aprire:
• né dati personali (con l‟eccezione di un folto dibattito sulle
persone con cariche pubbliche)
• né dati che possono compromettere la sicurezza nazionale 4
5. miti e realtà della maggiore trasparenza / 1
• Trasparenza / LikedOpenCamera: Collaborazioni e consulenze
della Camera dei deputati vigenti al 1° gennaio 2010
• Scelte di voto / OpenParlamento: Monitoraggio dell‟attività
parlamentare e dei politici
• Voice pubblica / Piano regolatore del comune La Cassa (TO)
• Self interest con contributo nullo o negativo sull‟azione pubblica /
Street crime on mobile phone / La Nera a Milano nel 2010 /
schede cliniche e rating di reparti ospedalieri (es. programmi di
intervento cardio-chirugico monitorati dal Duke clinical research
institute)
• Self interest “predatorio” / Dati digitalizzati sulle proprietà terriere
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a Bangalore
6. LikedOpenCamera: Collaborazioni e consulenze della Camera dei
deputati vigenti al 1° gennaio 2010
http://bsfortic2.altervista.org/wp/navigatore.html
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7. Cronaca nera a Milano. Cosa succede e dove, ogni
giorno su questa mappa.
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8. miti e realtà della maggiore trasparenza / 2
• Il dato grezzo è davvero più comprensibile / contiene davvero
più informazione ? (es. i capitoli di un bilancio pubblico)
• Tutti sono davvero in grado di elaborare dati grezzi ? (la
maggior parte dei cittadini non è geek, né davvero numerate)
• C‟è davvero una relazione tra informazioni disponibili e scelte
di voto ?
• Per migliorare i servizi pubblici è sufficiente maggiore
accountability e voice o sono altri i problemi da risolvere ?
• Chi dovrebbe prendersi in carico la responsabilità sul digital
divide? (che è tra l‟altro stratificato socialmente …)
open non risolve, ma comunque conviene
9. aprire dati: aspetti tecnologici
Standard che si sono affermati per:
– consentire l‟accesso ai dati da parte di individui e
macchine (formato, indirizzo web, API)
– facilitare l‟acquisizione (in bulk )
– razionalizzare il processo gestionale all‟origine
della creazione del dato
Richiedono:
– know how tecnico
– impegno organizzativo per applicarli
Sono relativamente generali e applicabili a dati di
natura diversa
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10. aprire i dati: aspetti di merito
Struttura informativa - consente davvero:
– la rielaborazione ?
– la trasformazione ?
– il collegamento con altri dati ?
Requisiti:
– Meta informazione
– Granularità
– Classificazioni e codifiche (standard)
– Licenza di riuso
Sono meno generali e vanno compresi e adattati
al caso specifico
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11. aprire i dati: aspetti di efficacia
• Curare la diffusione e la visibilità da web:
– unico punto d‟accesso
– evidenziazione amichevole per l‟utenza
– utilizzo del social networking / blog / links
• Curare la comprensione dei contenuti per un
pubblico non necessariamente esperto
– comunicati stampa
– note metodologiche chiare
– similarità e differenze con altri dati su temi analoghi)
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12. il caso italiano
• L‟Italia ha buone statistiche, ma ha pochi open data
• Open statistiche ? (i microdati sono sempre disponibili?)
• Pochi data set amministrativi sul web e non sempre davvero
open (riutilizzabilità dovrebbe implicare rielaborabilità)
• Non ci sono cataloghi ufficiali (spaghetti, ckan, data.gov.it ...
buona volontà, ma non sempre sufficiente screening)
• Eppur si muove anche il livello politico e istituzionale
(Ministro per l‟Innovazione, dati.piemonte.it, DDL Regione
Lazio,… )
• Confusione nel messaggio pubblico e assenza di sensibilità
alla trasparenza della politica
• Un mondo troppo poco „numerate‟
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13. Esempi di...fraintendimenti
• Non sufficiente screening di cos‟è open / la selezione di
datasets e le “stelline” dei cataloghi
• Non ri-elaborabilità per “sporcizia” del dato /
monitoraggio delle auto blu
• Non ri-elaborabilità per il livello di aggregazione del dato
/ esempio valido per qualsiasi indicatore (per il quale non
sono forniti separatamente numeratore e denominatore)
• Non ri-utilizzabilità per copyright o mancanza di licenza
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14. costi diretti per l’amministrazione
NON è vero che aprire i dati non implica costi aggiuntivi.
Aprire e diffondere i dati è costoso:
– l‟informatizzazione di molti processi amministrativi e gestionali è
lenta e/o parziale
– molti dati giacciono in formati quasi - cartacei e non sono
riutilizzabili nemmeno all‟interno della PA
– l‟utilizzo di classificazioni e codifiche standard non è diffuso
– la gestione dei siti internet spesso non ha ancora incorporato
una cultura di uso dell‟IT, ma di vetrina dell‟amministrazione
– l‟organizzazione non prevede adattamenti incrementali
QUINDI:
Aprire e diffondere i dati vuol dire spesso:
– Recuperarli
– Pulirli
– Tenerli “puliti” e fare manutenzioni straordinarie ( affrontare
nomi inintelligibili, alfanumerici problematici, codifiche non
omogenee, tracciabilità del dato nel tempo, necessità di
costruire metadati )
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15. percezione da parte dell’amministrazione
• lo sforzo di fare ordine e innovazione è orientato al
futuro, ma l‟organizzazione è tesa a risolvere problemi
di breve termine (e quindi spesso lasciato all‟iniziativa
individuale che viene raramente premiata)
• spesso i dati, una volta che hanno soddisfatto il loro
scopo immediato, “non servono più” a chi li produce !!
• utenti ulteriori non sono riconosciuti (nemmeno quando
sono altre amministrazioni)
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16. preoccupazioni dell’amministrazione
• Timore di perdita di autorevolezza (non essere più
“possessore e unico interprete” dei dati)
• Consapevolezza dei limiti intrinseci dei dati prodotti (non
esaustivi, imprecisi, “sporchi”)
• Scarsa fiducia nella capacità interpretativa esterna
• Timore degli equivoci e della necessità di dover rendere
spiegazioni
• Ambiguità delle norme sulla diffusione dei dati e
possibilità di problemi con l‟autorità garante dei dati
personali
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17. benefici per l’amministrazione
Un impegno più forte per la produzione di open data può
avvantaggiare direttamente l’amministrazione
– razionalizzazione dei processi gestionali e amministrativi
(“pratiche più ordinate”)
– miglioramento della fruibilità dei dati anche per uso interno
– maggiore raccordo e integrazione tra diversi insiemi di dati
– possibilità di individuare duplicazioni di attività e generare
risparmi (di tempo, di risorse)
– avvicinamento all‟utenza e maggiore comprensione della
domanda
E rafforzare le sue capacità di migliorare l’azione pubblica
– si può beneficiare del contributo di altri che interpretano i
dati
– si possono raccogliere benefici dall‟incremento di
collaborazione in rete e nel mondo reale 17
18. potenzialità e limiti dei movimenti dal basso
Esistono movimenti per open data in molti Paesi e anche in
Italia.
Potenzialità:
– aggregazione e diffusione interna dei termini della questione
– mobilitazione di expertise tecnica
– sperimentazione di pratiche di riutilizzo e offerta di strumenti
open
– organizzazione di sedi di confronto
Limiti:
– domanda generalista sui contenuti
– lavoro volontario e orientato agli aspetti tecnologici
– difficoltà a dialogare con l‟esterno, più forte in sistemi (come
il nostro) con scarsa tradizione di democrazia partecipativa
e limitato interesse pubblico ai dati oggettivi
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19. possibilità di un movimento intermedio e
benefici per la statistica
Nel caso italiano:
– improbabile che si attivi un interesse “politico nazionale”
sugli open data (scarsi rendimenti per la politica ... dato il
contesto)
– tuttavia, interesse e sforzi in alcuni punti
dell‟amministrazione e nella politica locale (per maggiori
rendimenti diretti e necessità di co-produrre servizi con gli
utenti per abbassare alcuni costi)
– possibile un movimento intermedio, dei potenziali
produttori di open government data nell‟amministrazione
– benefici anche per la statistica: più prodotti di base di
qualità da rielaborare, moltiplicazione delle fonti dirette di
dati a scala fine in formati più adatti alla trasformazione
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20. occasioni da cogliere e soluzioni
auspicabili
• Utilizzare l‟occasione della “Banca dati unitaria della
PA” (art. 13 della legge 196 del 2009/riforma della
contabilità pubblica)
• la P.A. dovrebbe richiedere contrattualmente dai propri
fornitori che tutte le informazioni acquisite in base a
contratti e appalti (pareri, carte geografiche,studi, etc.)
siano rese in formato digitale ed in formato aperto
• Cogliere l‟opportunità del crescente dibattito sulla
valutazione delle politiche pubbliche, rendendo open i
dati raccolti dai sistemi di monitoraggio già esistenti (su
politiche dei fondi strutturali, incentivi alle imprese,
politiche del lavoro, etc.)
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21. ruolo potenziale dell’ISTAT
Può aiutare i potenziali produttori di open data a:
– Non confondere open government data con la statistica
ufficiale
– Comprendere il valore e l‟utilità dell‟apertura del dato fine
e della sua cura
– Segnalare ambiti utili in cui avviare lo sforzo
– Diffondere metodi e pratiche di classificazione re-
utilization enhancing
– Costruire uno spazio di confronto e di formazione
implicito su questioni tecniche e di merito del dato
– Sostenere un maggiore investimento nella numeracy
della popolazione, a partire dai giovani
– Realizzare punti di coordinamento
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22. Per saperne di più….
– Lathrop D., Ruma L. (2010) Open Government. Collaboration,
Transparency, and Participation in Practice, O'Reilly Media
– McQuillan D. (2010), Open data doesn't empower communities,
http://www.internetartizans.co.uk/open_data_does_not_empower
– Opendatamanual http://opendatamanual.org/
– Pennisi A. (2010), Aprire i dati del bilancio dello Stato: prospettive e
implicazioni per open data e PA, Fammi sapere: un convegno sugli
open data - Senigallia, 20 novembre 2010
– Robinson, David G., Yu, Harlan, Zeller, William P. and Felten,
Edward W. (2009), Government Data and the Invisible Hand, Yale
Journal of Law & Technology, Vol. 11, p. 160.
– http://blog.p2pfoundation.net/from-the-digital-divide-to-the-data-
divide/2010/09/06
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