Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Righetto.Abitanza.Sociorurale
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Abitanza sociorurale
elementi utili per una lettura ecoumana di un fenomeno in mutamento
Gabriele Righetto
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Summary
Si offre un approccio di ecologia umana sul tema dell’Abitanza sociorurale,
indicando alcuni caratteri salienti del territorio aperto, secondo un orizzonte
di società glocale e biodigitale. L’attenzione è rivolta soprattutto agli aspetti
sociali e alle relazioni prossemiche tra l’abitare e l’offerta di servizi, con
osservazioni attinenti l’accessibilità, la viabilità e l’organizzazione territoriale.
Si fanno alcune considerazioni sulla rete dei luoghi glocali, ipotizzabili in
ambiente sociorurale e si avanza l’invito a non procedere per stereotipi
tardoindustriali, semmai a vedere i trend innovativi anche in contesto di
territorio aperto.
Ambiente agrario e territorio aperto: uno slittamento
semantico e operativo.
Un tempo si sarebbe parlato semplicemente di ambiente agrario e di paesaggio rurale,
perché l’agricoltura era l’attività egemone e quasi esclusiva e comunque caratterizzante il
tessuto sociale di tutto ciò che stava al di fuori della città. Ed era il territorio più vasto.
Oggi l’Abitanza non si gioca nella coppia urbano/rurale, ma semmai nella coppia denso-
reticolare, urbano/ disseminato. Coloro che abitano in luoghi diversi dall’urbano non sono
totalmente antiurbani e spesso vivono come pendolari tra l’urbano e l’insediato reticolare.
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Centro di Ecologia Umana – Università di Padova
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Per costoro il luogo dell’abitanza non è agrario, ma economicamente complesso e
plurifunzionale per cui, oltrepassando l’accezione di ambiente agrario secondo la sola
destinazione produttiva, è motivato parlare più correttamente di Territorio aperto.
Fenomenologia dell’ambiente rurale
Tramontata la monofunzionalità dell’ambiente agrario, non esiste più un’unica gamma di
definizione e individuazione dei caratteri del territorio aperto, semmai è individuabile una
variegata estensione di caratteristiche che implicano modi plurali di essere Abitanti e di
esprimere socialità insediata e produttività in territorio aperto.
Senza dilungarci in un’analisi dettagliata, basti dire che la fenomenologia dell’ambiente
rurale contemporaneo si declina in modo decisamente articolato e differenziato per quanto
riguarda la geografia e la morfologia, le espressioni architettonico-urbanistiche, le modalità
viabilistiche e di trasporto e le manifestazioni sociali ed antropiche.
La tendenza generale più riscontrabile è verso un’urbanizzazione spinta
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e quindi con
chiarezza va letta la prospettiva che vede il rurale residuo costituire sempre più una
propaggine dell’urbano.
Il processo non è però così lineare, perché si avvertono e colgono anche fenomeni di
neoruralizzzazione con emergenti stili di vita correlati. Quello che fino a non molto tempo fa
era indicato nelle cartografie urbanistiche come spazio bianco (ossia territorio privo di
funzioni e in specifico di edificazione), oggi comincia a colorarsi e a rappresentare presenze,
funzioni ed attività chiaramente diversificate. Anche il colorarsi delle carte urbanistiche, in
riferimento a contesti rurali, è un piccolo segno che la disattenzione per il territorio aperto
forse può essere rimossa.
Problemi di abitanza generale
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Il 6 giugno 2005, durante il World Environment Day a San Francisco, si è stipulato un’intesa tra le 51 principali estensioni urbane
per promuovere un ambiente urbano sano, dal momento che il trend è rivolto ad una urbanizzazione sempre più esplicita e pertanto le
città metropolitane devono contribuire all’elaborazione di uno stile urbano e metropolitano sostenibile, praticabile ed evolutivo che
non ignori le relazioni con l’ambiente più complessivo, compreso quello rurale.
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Vi è stata a lungo una lettura polarizzata su città-campagna, in realtà durante
l’industrialismo tale endiade è divenuta complessa e le due componenti si sono integrate e
composte, costituendo dei mix molto differenziati.
Un elemento sembrava mantenere chiara la distinzione città-campagna ed era il diverso
vissuto sociale. Il carattere delle relazioni esplicite, vissute, dirette e condivise nelle piccole
comunità rurali, contrapposte alla socialità tendenzialmente anonima, selettiva, impersonale
e aterritoriale delle città, sembrava un aspetto che sopravviveva al tempo e tale da poter
caratterizzare il sociale della ruralità.
In realtà anche queste sottigliezze non reggono, perché siamo in presenza di cospicui
fenomeni di privatizzazione dell’Abitanza, un’abitanza discriminante che non si connota
come vicinato ma come amicalità e prossimità di azioni di vita e lavoro senza un vero
tessuto territoriale di riferimento o, se territoriale è, lo è in forme policentriche e a rete.
In generale si può cogliere una riduzione di socialità pubblica: una progressiva ed estesa
gestione o regressione di socializzazione e di senso di appartenenza al sociale e al
pubblico.
Sono questi aspetti, assieme a molti altri, a costituire i caratteri diffusi, propri dell’urbano
reticolare
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; essi non si ritrovano o solo in città o solo in ambiente agrario, ma permeano il
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La città reticolare e diffusa è la conformazione urbana tipica della società glocale e biodigitale. L’industrialismo maturo ha immesso nelle
città un tasso elevato di macchine e impianti per sostenere i processi produttivi, ma ha anche differenziato i modi di produzione agraria legandoli ad
un uso massiccio di macchine più o meno semoventi e a sostanze biochimiche che hanno standardizzato il setting di produzione agraria.
L’industrialismo maturo ha inoltre favorito la diffusione di mezzi di trasporto motorizzati con una progressione sempre maggiore per i
mezzi di uso privato. Ciò ha consentito la massima diffusione del fenomeno dei city users. Essi sono un fenomeno di ‘abitanza ibrida’ in quanto
risiedono in contesto esterno o differenziato rispetto all’urbano denso (anzi spesso sono abitanti periurbani e perirurali), ma svolgono attività
lavorativa e produttiva nella città densa. Non solo. Per le attività ricreativo-sociali e commerciali si rivolgono per lo più a strutture, catene e
organizzazioni che stanno nella città densa. Pertanto esercitano una condizione strutturale di pendolari urbani: residenti in contesto periurbano e
perirurale e utilizzatori di servizi in contesto urbano denso.
La condizione di abitanza presenta anche delle reciprocità. I servizi commerciali e ricreativi tendono a dislocarsi nella cintura urbana per
questioni di reperimento di aree, assetto viabilistico un po’ meno intasato, reperimento moderatamente facilitato di parcheggi. Nella cintura urbana si
dislocano più agilmente ipercommercialità e centri ricreativi di scala territoriale (multisale cinematografiche, palasport e stadi anche per megaconcerti
e manifestazioni musicali e performances di star artistiche). Tutto ciò è usato anche dagli abitanti urbani e territoriali in genere.
La pratica del centro storico si sta dissolvendo e va costituendosi un centro anulare, posto tra gli insediamenti periurbani e perirurale e il
centro storico denso. Nel centro anulare convergono non solo gli abitanti del periurbano e perirurale, ma anche quote sempre più consistenti di
abitanti urbani in senso proprio. Ovviamente con un uso massiccio dei mezzi di trasporto motorizzati e per lo più privati. Il fenomeno
dell’insediamento nel perirurale e periurbano si condensa soprattutto lungo le radiali, per cui la città si diffonde per ogni dove e vista dalle strade
sembra una città pervasiva e presente per ogni dove, dati i fronti edificati ininterrotti. In realtà lo spessore edificatorio è relativamente contenuto
rispetto all’affaccio alle radiali, per cui tra radiale e radiale esiste per lo più un territorio aperto che non è considerabile come agrario in senso netto,
ma ha funzioni complesse e plurime in cui la funzione agraria non è però negata. Il problema socioambientale è riconoscibile nel fatto che il territorio
intraradiale, quanto più si avvicina alla città densa, induce processi di incremento incontrollato di edificazione, per cui si passa alla distruzione dei
corridoi ecologici, alla proliferazione della città espansa a macchia d’olio con il rivelarsi della questione di ecologia urbana compromessa. Il modello
reticolare presenta una figurazione con filamenti viari che si interconnettono l’uno con l’altro, nei punti di interconnessione formano dei nodi urbani,
ma all’interno dell’intreccio reticolare si mantengono quote significative di territorio aperto con funzione ecologica, ricreativa ed agraria secondo un
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vissuto dell’insediamento. Quindi è su altro piano che va rivolta la lettura della socialità
rurale, per individuare specificità che colgano la condizione contemporanea dell’Abitanza
sociorurale.
Socialità dell’abitanza rurale
Con Abitanza si ribadisce la forte interconnessione di persone, gruppi e comunità in luoghi
di intensa frequentazione, ma anche con apertura a rapporti significativi e non
compromessi, rallentati o impediti rispetto a contesti e comunità lontani.
L’Abitanza si declina come bene-essere e ben-stare, ossia con processi identitari vivi e in
continua fase evolutiva, con processi in cui l’appartenenza salvaguarda sia la riservatezza e
il diritto al vissuto privato e intimo, sia ancora la socializzazione e la crescita all’interno della
maturazione del pensiero e delle pratiche plurali.
Il Ben-stare è fortemente collegato all’esperienza dei luoghi e non all’impoverimento in
banali spazi. I luoghi si riconoscono perché sono identitari, relazionali, storici. Ossia per le
persone, pur avendo in loro stesse un principio interno di identità, l’identità si arricchisce e si
fa forte anche in conseguenza al fatto che le persone si esprimono interagendo con luoghi
di ricorrente frequentazione, dove i loro comportamenti, le loro emozioni, le loro propensioni
alle polarità solitudine-solidarietà, individualità-convivenza, imprenditività-collaborazione
trovano nei luoghi non solo il fondale della scena, ma la generale espressività facilitata per
le diverse manifestazioni di identità intima e sociale, di memoria e immaginazione, di attività
e aspettative.
I luoghi identitari facilitano e rendono più fluida la relazione tra l’identità propria e le relazioni
esterne.
I luoghi si fanno abito dei comportamenti e facilitatori del modo di sentirsi in sintonia.
modello innovativo e non ancorato ad una vetero ruralità.
La città reticolare è prefigurazione urbana della società glocale biodigitale, perché è compatibile con un ampio uso di tecnologie digitali e a
rete, nel sistema biodigitale infatti è possibile introdurre sempre più un tasso di teleoperatività e telelavoro. La teleoperatività e il telelavoro possono
manifestarsi tranquillamente anche in luoghi urbani non densi e cioè anche in contesti periurbani e perirurali, pertanto se correttamente applicate,
riducono il trasporto con mezzo motorizzato.
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Ma i luoghi sono del Ben-stare anche perchè dotati di quelle offerte di servizi, prestazioni,
risorse, opportunità che rendono la vita sicura, sana, attiva, interessante e non precaria.
L’Abitanza sociorurale rappresenta uno dei punti di verifica del modello egemone che fa
dell’abitante un soggetto urbano: motorizzato, disancorato da relazioni esplicite con una
comunità, poliappartenente a gruppi non connessi fra loro (identità plurima e non
necessariamente congruente), polipendolare (del luogo di lavoro, di leisure, di relazioni
sociali, di esperienze culturali), orientato ad un tessuto familiare mobile e con una rete
prossima ristretta, turista casuale e consumistico, estraneo ai rapporti con i luoghi,
consumatore di non luoghi e di assembramento di merci (ipercommercialità), onirico
mediatico dove la vita reale soccombe rispetto alla virtuale o rappresentata in fiction,
telepresente digitale soprattutto in forma radiomobile in specifico con protesi di cellulare,
deprivato progressivo dell’alfanumerico e ipertrofico di sequenze visive mediatiche,
espressione di fedi e fedeltà a gruppi televisivizzati, tendenzialmente aperto (al di sotto dei
quarant’anni) al supermercato della web, soprattutto per musica e immagini, ecc.
L’abitanza urbana e metropolitana conosce anche forme di neoaristocrazie: utilizzatori di
relazioni sociali selezionate da appartenenza a circoli esclusivi, frequentatori di club culturali
e di manifestazioni a rilevante specializzazione, utenti di viaggi più o meno estesi e non
troppo episodici per oltrepassare l’etnocentrismo, detentori di carte magnetiche ad
identificazione in codice e ad accesso esclusivo, abitanti di rioni o anfratti iperprotetti con
varchi elettronici e telecontrollo, frequentazione per appartenenza a etnie o forme selettive
presunte tali, gestori di forme elaborate di connessione glocale sia nella modalità digitale e
telematica, che nella modalità dei viaggi interculturali
L’abitanza urbana e metropolitana può conoscere inoltre vecchie e nuove marginalità: la
difficoltà di usufruire del bene casa, la perdita repentina del posto di lavoro e l’estromissione
dal mercato del lavoro, il rarefarsi della solidarietà familiare ma anche comunitaria, la
difficoltà a mantenere il senso dell’esistenza, l’insinuarsi del disagio mentale, la difficoltà a
gestire distinzioni di culto, genere, convinzioni, la condizione non nativa vissuta come
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estranea, l’abbandono della non autosufficienza, il pudore a dichiararsi economicamente
precari, il riaffermarsi di forme assistenziali collocabili nel modello delle istituzioni totali e
delle organizzazioni di ricovero segregato (questo fenomeno va a posizionarsi non poche
volte nel sociorurale, sotto forma di cliniche o centri terapeutici e di accoglienza e, in non
pochi casi, si attua effettiva emarginazione e non visibilità), ecc.
Queste vecchie e nuove marginalità non sono estranee al rurale, anzi per la strutturale
rarefazione delle vicinanze, nel sociorurale tali marginalità possono intensificarsi.
Prossemica estesa - accessibilità ed erogazione di
servizi
La socialità di un luogo è legata anche alle dinamiche di accessibilità, allontanamento e
ritorno, oltre che all’intensità e facilità dei rapporti fra le persone e i gruppi presenti e attivi in
una Comunità Insediata.
L’accessibilità dipende certamente dalla struttura viaria, ma anche dai mezzi di spostamento
e di veicolazione.
L’accessibilità rurale è mediamente lenta e i mezzi di trasporto pubblici non poche volte
sono rari. Per cui il ricorso allo spostamento privato è quasi d’obbligo oppure si traduce in
rarefazione della mobilità.
La prossemica estesa, ossia i rapporti sociali e territoriali con frequente ricorrenza, si rivela
problematica e va in genere ben al di là della prossemica di vicinato o di stretta contiguità.
Le distanze della prossimità più esplicita si esprimono attraverso spostamenti interni ad un
raggio di influenza tra i 150 e i 300 metri (prossimità stretta). Questa mobilità favorisce la
familiarità e frequentazione attorno alla propria abitazione e ai luoghi più praticati (la
centralità sociale e commerciale, la scuola e i luoghi ricreativi per i bambini - il luogo di
lavoro, dei servizi essenziali e delle relazioni di base per gli adulti.)
La prossimità dell’intorno arriva ad interessare i 600-800 metri. Tale prossimità viene
esercitata per le azioni consuete - ma non costanti - della quotidianità (il recarsi a luoghi
vicini che si frequentano ma non troppo, come un servizio di rione, un negozio con prodotti
ricorrenti ma non di stretta necessità, lo sportello di un servizio pubblico, ecc.)
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La prossimità limite è riconoscibile in quei punti del proprio rione-quartiere-borgo in cui ci si
reca con minore frequenza (3-4 volte al mese) e che possono essere raggiunti anche a piedi
in un raggio massimo di un chilometro e mezzo.
Per la struttura territoriale ampia dell’ambiente sociorurale la prossemica dell’intorno è
debole in quanto il territorio aperto è esteso e si fa sempre più debole quando volge verso le
dimensioni più dilatate. La prossemica estesa è problematica e in genere va ben al di là
della prossemica di vicinato
Nel territorio rurale i servizi sociali e sociosanitari difficilmente si trovano all’interno dei luoghi
della comunità, anche se i piani di zona dovrebbero prestare attenzione alle questioni di
prossemica di vicinato.
Nel territorio rurale i servizi sono invece, e di consueto, esterni alla prossemica di vicinato e
quindi nascono strutturalmente secondo una modesta o scarsa accessibilità. La prossemica
dei servizi del sociorurale è strutturalmente una prossemica problematica e la
partecipazione sociale non gode di un orizzonte facilitato. Non di rado i servizi vengono
offerti senza una motivata logica territoriale – propria dell’Abitanza – anzi sembra sufficiente
la risposta sostenuta secondo alcuni standard, purché erogati all’interno del perimetro
territoriale di pertinenza, perimetro che per lo più si estende e dilata in occasione di ambiti
rurali, in quanto gli standard rispondono più a parametri del tipo popolazione/numero utenti
piuttosto che numero utenti/ estensione e specificità territoriali.
Rurale glocale e biodigitale
Lo scenario industriale è declinato ormai come strutturalmente al tramonto. Sopravvive,
depotenziato, dentro lo scenario attuale di tipo Glocale e Biodigitale
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, prospettive in atto che
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La società glocale e biodigitale è una qualificazione in termini attivi della società postindustriale. Essa non soltanto viene dopo la
società industriale, ma si connota per alcune caratteristiche sociali e tecnologiche molto specifiche. Per la parte sociale si veda la
lettura molto penetrante che ne fa Zygmund Bauman con la chiave interpretativa della società liquida, specifica della società della
globalizzazione. Ma l’attenzione va rivolta anche ai fattori tecnologici che permeano la società glocale. E’ una società che fa ampio
uso di tecnologie a forte miniaturizzazione, anzi che sempre più agisce lungo il versante nanometrico. Le tecnologie più connotanti
sono quelle dei microprocessori con il contesto ampio del digitale (elaborativo e robotico) e quelle che operano su materiali connessi
al DNA e alle biomolecole (DNA mutante) in una accezione vasta di biotecnologie. Il mondo delle macchine biodigitali abbraccia
progressivamente lo scenario delle nanotecnologie in ambiente sempre più robotizzato e automatizzato. Dal punto di vista delle
relazioni e della mobilità la società biodigitale si avvale di mezzi di trasporto ad alta e veloce percorrenza. Per quanto riguarda
l’atmosfera i mezzi più usati sono gli aerei, per quanto riguarda invece l’ambiente extratmosferico ed esogeo, sono i mezzi a
tecnologia spaziale. Le tecnologie spaziali sostengono congiuntamente il mondo delle comunicazioni ed informazioni mediante
un’ampia rete satellitare. La rete satellitare organizza inoltre gran parte del flusso della telefonia, specialmente quella connessa ai
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presentano grandi innovazioni sociali a livello planetario e tecnologico per quanto riguarda
le comunicazioni, le modalità di produzione e di trasporto.
Il rurale immotivatamente viene considerato lontano e irraggiungibile dal glocale e
biodigitale. Per lo più si persiste nell’applicare il modello industriale e ancor più la mitologia
agrario-artigianale (tipo mitologia del ‘mulino bianco’). Ma l’analisi è del tutto obsoleta.
Occorre prendere atto che l’uso del tempo e dello spazio digitali, anche nelle persone
semplici, incentiva una serie di azioni espresse in una territorialità ben più vasta e flessibile
di quella locale, almeno con la connessione-protesi dei cellulari, dispositivi che incidono
notevolmente sulla differenziazione di postura spazio-temporale delle persone attuali che
hanno un raggio di azione e comunicazione una volta impensabili. Ovviamente le pratiche in
rete rendono la connettività ancora più estesa.
La prospettiva che si apre sempre più è la telepresenza e la teleoperatività, con ricadute, sul
piano dei servizi, ad esempio della telemedicina e del booking a distanza. Ciò dovrebbe
facilitare l’affermarsi di una neourbanistica delle relazioni, con supporti digitali, di cui la
Piazza Telematica ha la possibilità di costituire un fenomeno significativo, per le nuove
espressioni di socialità da declinare non solo nel locale prossimo, ma anche nel lontano
ravvicinato grazie al supporto delle tecnologie telematiche che sono in condizione di favorire
la configurazione di luoghi sociali con telepresenza. La Piazza Telematica è un luogo per la
gestione dei Siti. Ossia un evento di socialità reale che rivela, incentiva ed esplicita le
socialità in rete.
Vi sono categorie che possono esercitare una forte propensione alle operatività glocali.
Alcune l’esprimono in maniera più esplicita come gli imprenditori, gli enti locali, i servizi
sociosanitari, i sistemi scolastici e formativi, l’associazionismo esteso, i giovani acculturati
Tutti costoro possono costituire gli attori principali della Piazza Telematica e poiché tale
Luogo-Sito nasce e si configura all’insegna della logica e pratica della Connessione, è bene
che si formino i luoghi-Villaggi della connessione dove si mettono in facile accesso dati,
links, cooperazioni, senza per questo unificare in modo omologante. La piazza Telematica è
uno strumento per incentivare la pratica della Rete dei Luoghi Glocali e si rivela
mezzi telematici. Oggi pertanto è possibile la manifestazione dell’Abitante glocale, ossia un soggetto in grado di agire sia nel locale
che nel globale-planetario mediante i mezzi ad alta connessione.
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particolarmente adatta ai contesti sociorurali per agire in controtendenza al loro tendenziale
isolamento.
Rete dei luoghi glocali.
La rete dei Luoghi Glocali è fenomeno analogo e parallelo a quello dell’impronta ecologica.
L’impronta ecologica prende forma dalla consapevolezza che esistono molti luoghi con un
confine amministrativo circoscritto e magari compatto, ma con raggio di azione fisica esteso
in situazioni del pianeta anche assai lontane, contesti in cui si prelevano materie prime,
lavoro, semilavorati o lavorati. Un luogo (nei paesi cosiddetti sviluppati) estende
un’impronta ecologica ben più vasta del suo suolo reale e contiene al suo interno risorse e
materiali che naturalmente non gli apparterrebbero, ma che confluiscono con la dinamica
della globalizzazione e provengono da luoghi disparati.
Gli enti, i gruppi e i soggetti che operano in una molteplicità di luoghi del pianeta, non sono
egualmente attivi in tutto il pianeta, ma risultano presenti-agenti in tutte le parti del pianeta
che nell’insieme costituiscono la loro impronta ecologica.
In realtà nell’epoca glocale i rapporti non si tengono solo con la pratica dei trasporti
materiali, delle persone e dei messaggi materiali, ma si reggono all’interno di dinamiche
comunicative assai veloci che poggiano su trasporti immateriali di cui le connessioni con siti
e indirizzi elettronici costituiscono una nuova geografia.
Ogni ente, impresa, gruppo, persona digitali appartengono ad una propria geografia digitale.
Non di rado accade che le specifiche geografie digitali, se raffrontate fra loro, rispetto alla
dimensione e composizione della Comunità concreta e locale, rivelino come le singole e
specifiche geografie digitali abbiano numerosi eventi di comunanza di links e quindi di
relazionalità digitale.
La cosa strana è che, in un medesimo territorio, si fanno viaggi digitali simili, prossimi o
contigui senza che emerga tale carattere di nuova prossimità coordinata. Se invece la si
esplicita, soprattutto nella Piazza Telematica, allora si può scoprire una comunanza, una
co-appartenenza digitale e una Abitanza Digitale non frammentata. Vale a dire un’impronta
ecologica glocale. Avere conoscenza e gestione di tali nessi e appartenenze può produrre
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vantaggi per collaborazioni, sinergie, economie di scala, accordi e intese, scelte di strategie
operative glocali.
Se i territori agrari possono soffrire di marginalità fisica con conseguenze sociali, una
gestione attenta e lungimirante della rete di luoghi glocali, ossia dell’impronta ecologica
glocale, potrebbe aprire un nuovo capitolo di telepresenza e teleoperatività per i territori
rurali stessi, con una loro entrata nel mondo glocale da una porta di rilevanza e non da una
porta di servizio o peggio trovandosi con una porta relazionale chiusa.
L’ambiente rurale come valore nella cultura dei luoghi, delle
relazionalità, delle economie e dell’impiego energetico.
Esiste un valutazione positiva dell’ambiente rurale inteso come ambiente naturale.
La naturalezza dell’ambiente rurale è ben risaputo che non sussiste, ma che essa è l’esito di
un sovrapporsi di tecnologie agrarie succedutesi nei secoli.
Ciò non toglie che la forte prevalenza di vegetali e una presenza cospicua di forme animali,
sostenga l’idea di naturalità e induca ad un uso turistico del rurale o temporaneo o come
residenza alternativa all’urbano.
In realtà l’ambiente rurale è particolarmente aggiornato rispetto all’evoluzione tecnologica e
di certo non è più l’ambiente dei contadini.
Alcuni eventi si sono affermati in modo palese:
- le macchine hanno ampiamente sostituito l’uomo nella prevalenza delle trasformazioni
- i diserbanti chimici hanno spesso sostituito l’attività manuale
- la vegetazione secondaria tende a sparire con il consolidarsi delle monocolture
- si rivela un rischio di diminuzione della biomassa
- si cerca di sopperire alle carenze produttive con l’aumento degli additivi chimici
- le forme di vita si stanno riducendo nell’ambiente rurale (la profezia della Carson sulle
primavere silenziose)
- le biotecnologie agrarie stanno cambiando lo scenario
- è possibile un’egemonia dei nuovi ibridi con il cosiddetto problema della ‘convivenza’
fra ibridi e impollinati in maniera tradizionale
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- affiora un problema del nanoambiente che non può più affidarsi al controllo percettivo,
ma deve rifarsi a conoscenze scientifiche e tecnologiche sofisticate.
Esiste insomma un problema ambientale del territorio agrario e dei servizi per la tutela
dell’abitanza rurale.
E’ presente una propensione negativa che tende a considerare l’ambiente rurale come
vuoto a perdere (disinvoltamente si collocano le discariche, si passano gli elettrodotti
attraverso il territorio agrario e aperto, si aprono ampiamente cave, si collocano allevamenti
impattanti, s’inseriscono zone militari incontrollabili) come fosse un generico retrobottega
non visibile.
D’altro lato vi sono delle controtendenze: le produzioni di nicchia e le tipicizzazioni, la
riforestazione (anche urbana), la lettura energetica della biomassa, l’agricoltura intesa pure
come ‘manutenzione dell’ambiente’ (controllo del rinselvatichimento, aree a risanamento
ambientale, soprattutto idrico, rivitalizzazione del patrimonio edilizio architettonico con
l’agriturismo e gli ecomusei, borghi ripopolati da professionisti e persone di cultura), la
scoperta del ruolo delle green ways o corridoi ecologici come tutela non solo agraria ma
della sanità delle città reticolari, ecc.)
Insomma è da porre la contiguità dei problemi rurali con i problemi urbani
Adultità e anzianità: una transizione–trapasso
intragenerazionale
Siamo anche in presenza di un declino dell’adultità e una precarizzazione della condizione
anziana che in contesto rurale diventa ancora più esplicita.
Nelle altre transizioni epocali e paradigmatiche della storia umana (fase dei raccoglitori-
cacciatori, fase schiavista, marittimo-latifondista, agrario-artigianale, industriale) il transito
era tra generazioni differenti e comunque lento o lentissimo, pertanto smaltibile in modo più
mediato pur nella dialettica-conflitto novatori/tradizionalisti (ciò non toglie che la conflittualità
possa essere stata altissima).
Oggi la transizione/trapasso è intragenerazionale e il conflitto si sposta all’interno stesso di
molte esperienze individuali che hanno conosciuto un’identità predigitale e una postdigitale,
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oppure (e lo scenario è tutt’altro che minore) che oscilla tra un’identità integrata e un’identità
inadeguata.
Poiché nel rurale tende a concentrarsi un numero di persone anziane in incremento, la
situazione si sta posizionando pure in termini di rischio di marginalità sociale rispetto alle
nuove competenze e relazionalità che l’attuale paradigma socioculturale richiede.
Il territorio agrario e il paesaggio aperto sono gli ambiti in cui il biodigitale e glocale sono
esplosi nelle loro forme più eclatanti, proprio all’avanzare degli interventi nel nanoambiente
(biotecnologico, digitale e microprocessurato in genere) e con le pratiche satellitari. Ma è un
fenomeno che riguarda élites e frange sociali molto circoscritte. La città e la metropoli sono
divenute sicuramente glocali, ma essendo già in precedenza complesse e pluristratificate
hanno ampliato la loro complessità e compresenza di opzioni-stili. Le città in questo senso
sono più conviventi e tradizionali. Le campagne e i territori aperti invece costituiscono luoghi
delle contraddizioni palesi, dei tramonti bruschi, delle dismissioni rapide, dell’innovazione
spiazzante
Tutte le volte che un territorio transita drasticamente verso un diverso assetto, tutto ciò che
non transita, non rimane semplicemente convivente con uno stile e modalità diverse, ma
passa dal congruente all’emarginato e al regresso.
Occorre un’aggiunta di socialità e servizi per far fronte alla nuova situazione dell’abitanza
sociorurale contemporanea per contrastarne il declino.
Distribuzione del reddito e territorialità. Il ruolo degli
enti di credito
Tutte le implicanze descritte richiedono inoltre un riposizionamento delle aree produttive.
La prassi della disseminazione dei capannoncini, tipica non solo del nordest italiano, ma
anche dell’emiliano-romagnolo, delle Marche e di non poca Toscana, come pure di alcuni
strati della Campania e della Puglia, ha compromesso in non molti casi il valore e la
funzionalità del territorio aperto.
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Non poche volte l’espansione dell’impianto economico si è inserita in queste strutture
precarie e il rapporto tra primario e secondario si è fatto opaco.
Anche gli enti di credito e finanziari hanno talora rafforzato tale ambiguità e hanno drenato
capitali agrari per smistarli in operazioni tardo industriali o di finanza glocale (o forse meglio
globalizzata) senza senso di responsabilità e presa in carico dei territori da cui si drenava
ricchezza finanziaria.
Oggi occorre invece gestire finanzia e politiche di investimento per far transitare il mondo
agrario e il territorio aperto verso assetti sostenibili di tipo glocale e biodigitale.
E’ opportuno che nell’operazione non si trascuri la popolazione dell’Abitanza sociorurale. E’
da sondare però se tra finanza globalizzata e istanze di abitanza sociorurale vi sia
conciliabilità evolutiva. E’ domanda significativa, ma da porre agli economisti di contesto
agrario e agli esperti di finanza locale.
E’ difficile un’Abitanza sociorurale se la dimensione finanziaria sua propria abita poco con
lei.
Occorre una progettualità di più ampio respiro che non usi i territori, ma si metta anche al
servizi dell’Abitanza locale e in particolare di quella sociorurale.
Gabriele Righetto è architetto e filosofo, dottore di ricerca in scienze della
formazione in tematiche di educazione ambientale, attivo come urbanista
partecipativo in alcune amministrazioni locali venete, partecipa al gruppo
professionale Abitanzastudio, menzionato al premio di urbanistica Luigi Piccinato
2007, svolge attività culturale e di ricerca in ambito di Ecologia Umana ( è membro
del consiglio scientifico del Centro di Ecologia Umana dell’Università di Padova e
del direttivo dell’AIEU – società italiana di Ecologia Umana), coordina seminari su
architettura e paesaggio per studiosi e studenti di Università e istituzioni dello stato
brasiliano del Paranà. Conduce studi e seminari su tematiche socioambientali
presso la Fondazione Zancan, dove ha coordinato lavori di elaborazione della Carta
dell’Abitante. Partecipa con l’associazione culturali Nuovi Abitanti a lavori, ricerche e
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14. Nuovi Abitanti
www.nuoviabitanti.it
associazione culturale
seminari sui distretti formanti, la tecnoterritorialità digitale, la conoscenza dei luoghi
mediante approcci digitali. Ha scritto e pubblicato testi, saggi e articoli su temi
territoriali, tecnoterritoriali e sulle prospettive glocali della società contemporanea.
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