3. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 20132 3
Indice
Lettera dell’Amministratore Delegato 5
Executive summary 6
Introduzione 16
1. I piani europei per l’economia digitale 18
1.1. L’ICT per la crescita, l’innovazione e la competitività 18
1.2. L’avanzamento dell’ agenda digitale europea 29
1.3. I finanziamenti europei per lo sviluppo digitale 35
1.4. Le iniziative Europee per le Smart Cities 37
1.5. I progetti paese per l’economia digitale 38
2. L’agenda digitale italiana 49
2.1. Il posizionamento dell’italia nel contesto europeo 49
2.2. La governance dell’agenda digitale italiana 56
2.3. Dal decreto crescita 2.0 Al decreto del fare 58
2.4. L’evoluzione nella gestione dei fondi europei 61
2.5. Le politiche per lo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi 66
3. I piani digitali nelle regioni 77
3.1. L’innovazione nelle Regioni italiane 77
3.2. Le agende digitali regionali 96
3.3. Le best practice nell’attuazione dell’agenda digitale nelle regioni 108
4. L’esperienza dei check-up digitali regionali 113
4.1. Obiettivi del check-up digitale 113
4.2. Metodologia del check-up digitale 114
Bibliografia 119
Allegato: schede regionali 123
4. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 20134 5
Lettera dell’Amministratore Delegato
Il recente Consiglio europeo del 24-25 Ottobre 2013, nel
ribadire l’importanza dell’economia digitale e la sua centralità
nella strategia di crescita dell’Europa, ha confermato gli
obiettivi dell’Agenda Digitale Europea ed ha formulato una
serie di indirizzi per la promozione degli investimenti nelle reti di
nuova generazione, per incentivare l’uso del cloud computing,
per la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, per la
crescita delle competenze digitali.
L’Agenda Digitale Europea non è quindi più solo un documento
di analisi e indirizzo, ma è diventata uno strumento di politica
industriale comunitaria che individua obiettivi, definisce regole
e norme, rende disponibili risorse.
In questo contesto, l’Italia, come noto, deve recuperare ritardi rilevanti anche se, recentemente,
sono stati fatti passi in avanti con nuovi provvedimenti, una nuova governance, la definizione di
obiettivi prioritari, ma soprattutto con una nuova consapevolezza, come dimostra il fatto che il
Presidente del Consiglio ha definito l’Agenda Digitale come “la riforma dello Stato”.
La disponibilità di infrastrutture di rete a banda larga in linea con gli obiettivi indicati dall’Unione
Europea è certamente una priorità per il nostro Paese e Telecom Italia continuerà a fornire un
contributo decisivo in tale direzione. L’accelerazione prevista nel nuovo Piano nella realizzazione
delle reti di nuova generazione renderà infatti disponibili, già entro la fine del 2016, connessioni
ad alta velocità di rete fissa ad oltre il 50% delle unità immobiliari e, alla stessa data, oltre l’80%
della popolazione sarà raggiunto dalle reti mobili di quarta generazione.
Tuttavia, i ritardi più rilevanti del nostro Paese non riguardano le infrastrutture bensì l’uso dei
servizi digitali da parte di individui, aziende e pubblica amministrazione e, proprio per questo
motivo, le priorità indicate dal Governo riguardano soprattutto la modernizzazione della Pubblica
Amministrazione ed il miglioramento della relazione con cittadini ed imprese.
In questa opera di trasformazione il ruolo delle Regioni resta fondamentale, non solo perché
esse hanno responsabilità e competenze rilevanti nell’erogazione dei servizi pubblici e nelle
politiche industriali, ma soprattutto perché conoscono profondamente le specificità territoriali
e sanno mettere a fuoco le esigenze dei cittadini e delle imprese, intercettandone le istanze.
Con l’iniziativa Italia Connessa lanciata nel 2012, Telecom Italia ha contribuito ad innescare
una riflessione sui diversi livelli di sviluppo digitale dei territori e, nel corso del 2013, ha
affiancato alcune Amministrazioni Regionali che, proprio prendendo spunto dai dati comparati
presentati nel rapporto “Italia Connessa”, hanno realizzato un vero e proprio check up digitale,
identificando i principali gap, definendo le priorità di intervento e disegnando delle roadmap
concrete all’interno del processo di innovazione territoriale.
Questa seconda edizione presenta un aggiornamento dell’insieme delle tematiche relative allo
sviluppo digitale, arricchisce il quadro degli indicatori e riporta le principali iniziative a conferma
dell’intenzione di fare di “Italia Connessa” uno strumento di confronto e stimolo per favorire la
formulazione e l’attuazione delle Agende Digitali Regionali.
Marco Patuano
5. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 20136 7
Gli obiettivi prioritari toccano tutti gli ambiti dell’economia digitale, non soltanto quelli
infrastrutturali, con particolare riguardo alle tematiche dell’utilizzo dell’ICT nella vita quotidiana.
La successione temporale degli obiettivi evidenzia un primo traguardo di breve periodo, da
conseguire entro il 2013: garantire l’accesso a tutti i cittadini europei ai servizi a banda larga
di base. Nel medio periodo, entro il 2015, i Paesi europei sono chiamati a realizzare tutti gli
obiettivi connessi con la diffusione di Internet e l’utilizzo dei servizi in rete.
Entro il 2020, e quindi con un’ottica di più lungo periodo, l’Europa dovrà garantire a tutti la
possibilità di accedere a servizi a banda larga più performanti, avviandosi così a completare il
nuovo ciclo di investimenti per la realizzazione delle reti di nuova generazione, oltre che lavorare
con l’obiettivo di raddoppiare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nel settore dell’ICT e
ridurre i consumi energetici.
La Commissione Europea, attraverso la Digital Agenda Scoreboard, fornisce annualmente un
quadro di valutazione sui progressi compiuti dagli Stati membri verso la realizzazione degli
obiettivi fissati nell’ambito dell’Agenda Digitale.
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Fonte:
European
Commission
-‐
Digital
Agenda
Scoreboard,
2013
Figura 1, 15 Ð LÕ avanzamento UE27 rispetto agli obiettivi dellÕ Agenda Digitale
Europea Figura 1
L’avanzamento UE27 rispetto
agli obiettivi dell’Agenda
Digitale Europea
Fonte: European Commission
- Digital Agenda Scoreboard,
2013
Executive summary
La seconda edizione del Libro Bianco “Italia Connessa - Agende Digitali Regionali” intende
fornire una fotografia dell’attuazione dell’Agenda Digitale Europea a livello locale, a partire
dall’analisi dello stato dell’arte della pianificazione e delle risorse finanziarie per l’ICT, a livello
europeo, nazionale e regionale.
Nel documento si approfondiscono i Key Performance Indicator (KPI) più significativi su dati
regionali, ICT e Innovazione, compresi quelli della Digital Agenda, cercando di coprire un vasto
campo di osservazione, dall’innovazione alla dotazione infrastrutturale, dalla digitalizzazione
della PA alla diffusione delle dotazioni ICT e dei servizi digitali presso le famiglie e le imprese.
In Europa, a livello nazionale, pressoché tutti i Governi hanno iniziato una revisione dei loro
piani per la Società dell’Informazione, per allinearsi agli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea.
A livello locale, poi, si assiste, anche grazie all’avvio delle procedure per il nuovo ciclo di
programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020, ad un generale ripensamento
delle politiche territoriali per lo sviluppo del digitale.
Il ruolo dei territori - e delle Regioni in particolare - è importante per attivare anche una spinta
“dal basso”, con i singoli territori che sono molto diversi tra di loro, hanno vocazioni e priorità
diverse e partono da situazioni di partenza diverse.
Le Regioni hanno una conoscenza approfondita del proprio territorio e sono quindi in grado
di definire politiche adeguate alle aspettative ed alle esigenze locali. Le Regioni inoltre sono
in grado di attivare meccanismi di ascolto dei cittadini e delle imprese più efficaci rispetto
agli organismi centrali, e riescono così a mettere a fuoco delle azioni mirate a soddisfarne le
esigenze.
L’Agenda Digitale Europea
Tra le iniziative chiave per raggiungere gli obiettivi di crescita economica e sociale, la
Commissione ha proposto di adottare un’Agenda Digitale Europea, con cui accelerare la
diffusione di Internet e sfruttare appieno i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie
e imprese.
Per verificare i progressi nel raggiungimento degli obiettivi indicati nell’Agenda, la Commissione
ha definito gli indicatori di performance su cui i Paesi membri sono chiamati a confrontarsi
annualmente, al fine di verificare i progressi nel raggiungimento degli obiettivi prioritari.
Tabella 1
Obiettivi dell’Agenda Digitale
Europea
Fonte: European Commission
- A Digital Agenda for Europe,
2010
MANCA TABELLA
AMBITO OBIETTIVO
Banda larga
Copertura con banda larga di base per il 100% dei cittadini dell'UE, entro il 2013
Copertura con banda larga pari o superiore a 30 Mbps per il 100% dei cittadini UE, entro il 2020
Il 50% delle famiglie dovrebbe usare una connessione superiore a 100 Mbps, entro il 2020
Mercato unico digitale
Il 50% della popolazione dovrebbe fare acquisti on-line, entro il 2015
Il 20% della popolazione dovrebbe fare acquisti on-line all'estero, entro il 2015
Il 33% delle piccole e medie imprese dovrebbe effettuare vendite e acquisti on-line, entro il 2015
La differenza fra tariffe in roaming e tariffe nazionali dovrebbe essere inesistente, entro il 2015
Inclusione digitale
Portare l'uso regolare di Internet al 75% della popolazione (60% per categorie deboli), entro il 2015
Dimezzare il numero di persone che non hanno mai usato Internet (portandolo al 15%), entro il 2015
Servizi pubblici
Utilizzo dell'eGovernment da parte del 50% della popolazione, entro il 2015
Rendere disponibili in rete tutti i servizi pubblici fondamentali transfrontalieri, entro il 2015
Ricerca e innovazione Raddoppiare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo per l’ICT, entro il 2020
Economia a basse emissioni
di carbonio
Ridurre del 20% il consumo globale di energia per l’illuminazione, entro il 2020
6. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 20138 9
Successivamente, con decreto-legge n. 69/2013, recante “disposizioni urgenti per il rilancio
dell’economia”, noto come “Decreto Fare”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel giugno 2013,
sono state introdotte alcune novità sull’Agenda Digitale Italiana, ridefinendone la governance e
prevedendo che la cabina di regia sia presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri o da
un suo delegato.
La tabella seguente riporta le principali tematiche trattate dal decreto Crescita 2.0 e dal Decreto
Fare e i relativi contenuti.
Ad un anno dalla pubblicazione del Decreto Crescita 2.0, il Governo ha definito tre priorità
per dare avvio all’attuazione dell’Agenda Digitale: l’Anagrafe digitale, per rendere operativa
l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) entro il 2014, l’Identità digitale, per
rendere disponibile ai cittadini un unico strumento di identificazione per i servizi on-line, la
Fatturazione elettronica, importante strumento di controllo di gestione ed efficientamento
della spesa.
Aree Contenuti
Identità digitale
Documento digitale unico
Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) e
interoperabilità anagrafi di rilevanza nazionale
Censimento continuo della popolazione e delle abitazioni e
Archivio nazionale delle strade e dei numeri civici
PEC - Domicilio digitale cittadino
PEC - indice nazionale degli indirizzi delle imprese e dei
professionisti
P.A. digitale e Open
Data
Trasmissione di documenti per via telematica, contratti della
pubblica amministrazione e conservazione degli atti notarili
Trasmissione telematica delle certificazioni di malattia nel settore
pubblico
Sistemi di trasporto intelligenti (ITS) e Bigliettazione elettronica
Trasporto Pubblico Locale
Open data e inclusione digitale
Istruzione digitale
Anagrafe nazionale studenti e fascicolo elettronico studente
universitario
Libri e centri scolastici digitali
Sanità digitale
Fascicolo sanitario elettronico
Prescrizione medica digitale e cartella clinica digitale
Divario digitale e
pagamenti elettronici
Completamento Piano Nazionale per la Banda Larga
Semplificazioni normative (specifiche scavi, accesso edifici per
posa fibra)
Pagamenti elettronici
Giustizia digitale
Comunicazioni e notificazioni per via telematica
Notificazioni telematiche per procedure fallimentari
R&I e Comunità
intelligenti
Grandi progetti di ricerca e innovazione in sinergia con Horizon
2020
Piano Nazionale Comunità intelligenti
Ulteriori misure per la
crescita
Consolidamento e razionalizzazione dei siti e delle infrastrutture
digitali del Paese (Data Center)
Tabella 2
I contenuti del Decreto
Crescita 2.0/Decreto Fare
Fonte: Governo Italiano, 2013
L’Agenda Digitale Italiana
A seguito della definizione dell’Agenda Digitale Europea, ogni Stato membro dell’Unione Europea
è tenuto ad analizzare il contesto nazionale per elaborare una propria strategia di recepimento
dell’Agenda Digitale Europea, individuando le priorità e le modalità di intervento.
A tal fine il Governo italiano ha definito l’Agenda Digitale Italiana, per alimentare l’innovazione
e stimolare la crescita economica, incentivare la trasparenza, la responsabilità e l’efficienza del
settore pubblico, rendendo liberamente disponibili i dati delle pubbliche amministrazioni.
Per rispettare gli impegni stabiliti in sede europea e definire la strategia italiana sul digitale, nel
marzo 2012, con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, è stata istituita una Cabina
di Regia, per riunire in un’unica sede le diverse competenze di attuazione dell’Agenda Digitale
Italiana. In tale ambito sono stati creati sei gruppi di lavoro, ognuno dei quali cura alcuni dei
target dell’Agenda Digitale.
Per raggiungere gli obiettivi e attuare gli interventi definiti dalla Cabina di Regia, nel 2012 è
stata, inoltre, istituita l’Agenzia per l’Italia digitale, con l’obiettivo di promuovere gli interventi
in ambito ICT e monitorarne l’attuazione.
Nell’ambito della Cabina di Regia è stato successivamente istituito, con decreto-legge 69/2013
(“Decreto Fare”), il Tavolo Permanente per l’innovazione e l’Agenda Digitale Italiana,
organismo consultivo permanente composto da esperti in materia di innovazione tecnologica
e da esponenti delle imprese private e delle università, presieduto dal Commissario del
Governo per l’attuazione dell’Agenda Digitale (Francesco Caio), posto a capo di una struttura di
missione per l’attuazione dell’Agenda Digitale appositamente istituita presso la Presidenza
del Consiglio dei Ministri.
La figura seguente sintetizza ruoli e compiti degli organi di governo istituiti per l’attuazione
dell’Agenda Digitale Italiana.
A fine 2012 il Governo ha approvato un pacchetto normativo, il cosiddetto Decreto Crescita
2.0, contenente “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”, convertito nella Legge n.
221 del 17 dicembre 2012, che racchiude una serie di misure di incentivazione dello sviluppo
dell’economia e per la realizzazione dell’Agenda Digitale Italiana.
Tali norme puntano a far sì che l’innovazione rappresenti un fattore strutturale di crescita
sostenibile e di rafforzamento della competitività delle imprese, attraverso lo sviluppo del digitale
in alcuni settori prioritari e le disposizioni in tema di start-up innovative, per favorire lo sviluppo
di un sistema economico-sociale basato sulla condivisione delle informazioni pubbliche, su
standard aperti e interoperabili, sulla possibilità di sviluppare imprenditorialità facendo leva su
tecnologia e attività di Ricerca e Sviluppo, e diffondendo le nuove tecnologie digitali presso la
popolazione, attraverso la digitalizzazione della P.A. e la spinta al pagamento elettronico. Le
misure contenute nel Decreto toccano numerosi temi: dall’identità digitale all’adozione delle
nuove tecnologie nel campo dell’istruzione, della salute, della giustizia, dell’inclusione sociale,
all’accelerazione del loro impiego nel settore dei pagamenti.
3
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Agenzia
per lÕ Italia Digitale
Garantisce lo sviluppo dei temi
dell'Agenda Digitale Italiana
Coordina le iniziative per
lÕ erogazione dei servizi in rete
della PA a cittadini e imprese
Istituita con DL Sviluppo 2012
del 15 giugno 2012
Cabina
di Regia
Articolata in 6 gruppi di
lavoro sui principali target
dellÕ Agenda Digitale
Entro 90 giorni deve presentare un
quadro di norme, programmi avviati,
stato dÕ avanzamento e risorse
disponibili per lÕ Agenda Digitale
Istituita con Decreto MISE
il 1¡ marzo 2012
Rivitalizzata dal DL Ç FareÈ del
15 giugno 2013
Tavolo permanente
per lÕ innovazione e
lÕ ADI
Struttura di Missione
della Presidenza del
Consiglio
Commissario del
Governo per
lÕ attuazione dellÕ ADI
Figura 2, 40 Ð Gli organi di governo dellÕ Agenda Digitale Italiana
Fonte:
Between,
2013
Figura 2
Gli organi di governo
dell’Agenda Digitale Italiana
Fonte: Between, 2013
7. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201310 11
A seguire, attraverso il Decreto Crescita 2.0 è stato definito e costituito ufficialmente il Fascicolo
Sanitario Elettronico a livello nazionale, istituito da Regioni e Province Autonome a fini di
ricerca e studio, gestione, prevenzione, diagnosi e cura. Infine, il Decreto Fare, nel contesto
delle misure previste per il potenziamento dell’Agenda Digitale Italiana, ha modificato gli articoli
contenuti nel Decreto Crescita 2.0 e fissato scadenze temporali, investimenti e passaggi chiave
per arrivare all’effettiva realizzazione e diffusione del Fascicolo sul territorio.
Entro dicembre 2013 le Regioni e le Province Autonome dovranno presentare all’Agenzia
per l’Italia digitale e al Ministero della Salute un piano per la realizzazione del Fascicolo
Sanitario Elettronico. L’Agenzia per l’Italia digitale lavorerà congiuntamente con il Ministero
della Salute alla progettazione dell’infrastruttura centrale per il Fascicolo Sanitario Elettronico
ed all’approvazione dei piani di progetto presentati dalle Regioni e Province Autonome
monitorandone poi la realizzazione. Il Fascicolo, inoltre, dovrà essere istituito ufficialmente dalle
Regioni e dalle Province Autonome entro dicembre 2014.
Il rinnovamento della Scuola è da sempre un tema centrale delle politiche di livello europeo.
Anche l’Italia, come gli altri Stati membri, ha avviato negli ultimi anni diverse iniziative e progetti
per rinnovare il sistema scolastico nazionale e diffondere l’innovazione digitale nelle scuole.
In particolare, a partire dal 2008, il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca) ha realizzato il piano “Scuola Digitale”, che concentrava l’attenzione su tre obiettivi
chiave: la diffusione di Lavagne Interattive Multimediali (LIM) nelle scuole, l’allestimento di
classi tecnologicamente avanzate (progetto Cl@ssi 2.0) e la realizzazione di un modello di
didattica avanzato per le zone territorialmente disagiate attraverso il progetto “Isole in rete”.
Nel 2012 è stato introdotto il nuovo “Piano Nazionale Scuola Digitale”, che sviluppa le linee
d’azione precedentemente intraprese (LIM, Cl@ssi 2.0, “Isole in rete”) e ne introduce di nuove:
Scu@le 2.0 (per estendere il progetto Cl@ssi 2.0 ad interi istituti scolastici), “Centri Scolastici
Digitali” (programma per piccole scuole di zone disagiate), “Editoria Digitale scolastica”, “Il
Cloud nazionale della scuola” e “Scuola in chiaro”.
Infine, con il Decreto Crescita 2.0 è stata meglio definita la costituzione di centri scolastici
digitali per garantire l’offerta formativa anche in contesti territoriali svantaggiati, e l’introduzione
dei testi scolastici digitali, che saranno introdotti a partire dall’anno scolastico 2014/2015.
La digitalizzazione della Giustizia, in ottica sia di contenimento dei costi che di efficienza del
servizio e riduzione delle tempistiche dei processi, è un obiettivo sul quale il Ministero della
Giustizia ha iniziato a lavorare già da qualche anno.
I principali interventi avviati nell’ambito del Piano eGov2012 riguardavano l’adozione delle
notificazioni telematiche delle comunicazioni e degli atti processuali ad avvocati ed ausiliari dei
giudici nell’ambito del processo civile (Processo Civile Telematico, già sperimentato a partire
dal 2006), la trasmissione telematica delle notizie di reato tra forze di Polizia e Procure, la
registrazione telematica degli atti giudiziari presso l’Agenzia delle Entrate, il rilascio telematico
di certificati giudiziari.
Per accelerare ulteriormente il processo di innovazione avviato e ridurre i tempi di attivazione
di alcuni dei servizi digitali previsti, nel 2011 è stato poi varato il Piano straordinario per la
digitalizzazione della giustizia, pensato per favorire l’applicazione a regime delle soluzioni già
sperimentate e diffondere un approccio più integrato sul territorio.
Infine, nel Decreto Crescita 2.0 sono state inserite disposizioni dedicate alla riduzione dei tempi
di tutte le comunicazioni e le notificazioni delle cancellerie o delle segreterie degli uffici giudiziari,
che devono essere effettuate obbligatoriamente per via telematica nei procedimenti civili.
Sul tema delle città (Smart Cities & Communities), nel Decreto Crescita 2.0 sono delineati
i passaggi e la struttura amministrativa da realizzare per supportare lo sviluppo delle Smart
Communities in Italia, con un ruolo chiave svolto dall’Agenzia per l’Italia digitale.
Attraverso il Comitato Tecnico delle comunità intelligenti, l’Agenzia dovrà istituire la piattaforma
nazionale delle comunità intelligenti, articolata in almeno tre componenti: il catalogo del
riuso dei sistemi e delle applicazioni, il catalogo dei dati e dei servizi informativi, il sistema
Le politiche per lo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi
Il Piano Nazionale Banda Larga, avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2009, si
pone l’obiettivo di consentire a tutta la popolazione italiana di potersi dotare di una connessione
a banda larga ad almeno 2 Mbps, ricorrendo ad un mix di tecnologie fisse e mobili: la
realizzazione del piano è portata avanti grazie a risorse del Ministero dello Sviluppo Economico,
a fondi comunitari FEASR destinati allo sviluppo broadband nelle aree rurali e a fondi che le
Regioni hanno messo a disposizione del Ministero dello Sviluppo Economico, attraverso la
stipula di appositi accordi.
Per la chiusura del piano, sono state messe a disposizione risorse per circa 370 milioni di euro,
da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, delle Regioni o nell’ambito della quota del
Piano di Azione Coesione destinata al completamento del Piano Nazionale Banda Larga.
D’altro canto, per stimolare la realizzazione delle infrastrutture a banda ultra larga, il Ministero
dello Sviluppo Economico ha avviato un progetto per dare attuazione agli obiettivi sui servizi
broadband evoluti fissati dall’Agenda Digitale Europea. Il progetto nazionale è stato avviato
a partire dalle regioni del Sud, con particolare riguardo alle aree a fallimento di mercato,
con interventi quindi in non sovrapposizione con quelli previsti dagli operatori privati di
telecomunicazioni.
In particolare, il Progetto Strategico per la Banda Ultra Larga prevede interventi per il cablaggio
in fibra ottica, con l’utilizzo di fondi pubblici come leva per accelerare gli investimenti privati,
prioritariamente indirizzati ad aree maggiormente popolate, aree industriali strategiche, scuole,
strutture sanitarie, tribunali e aree strategiche per favorire la banda larga mobile.
L’avvio del progetto nelle regioni del Sud è stato reso possibile attraverso il Piano di Azione
Coesione, predisposto per accelerare l’attuazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali
europei 2007-2013, che programma complessivamente sulla banda ultra larga interventi per
circa 380 milioni di euro.
Il progetto intende finanziare la realizzazione di nuove infrastrutture ottiche passive abilitanti
alle reti NGAN per erogare servizi alle pubbliche amministrazioni, alle imprese e ai cittadini,
abilitando la popolazione a connessioni con velocità di 30 Mbps e 100 Mbps.
Obiettivo del progetto è portare la banda ultra larga a oltre 1,6 milioni di unità immobiliari (circa
il 25% del totale delle unità immobiliari nelle 5 regioni del progetto), distribuite su un totale di
circa 200 comuni.
Sul fronte della Sanità, il processo di digitalizzazione, già ben avviato dopo la pubblicazione
delle linee guida sul Fascicolo Sanitario Elettronico da parte del Ministero della Salute nel 2011,
ha subito nel corso dell’ultimo anno un’importante accelerazione: sono stati ben tre infatti i
decreti approvati in tema di sanità digitale, tutti con particolare riferimento proprio al Fascicolo
Sanitario Elettronico, identificato ormai come il collettore di tutte le iniziative nazionali e regionali
in tema di sanità elettronica.
Con il decreto Balduzzi (convertito in Legge n.189 dell’8 novembre 2012) era stato assegnato un
ruolo di rilevanza all’adozione delle tecnologie ICT in sanità attraverso l’introduzione dell’obbligo
per le Regioni di realizzare un’infrastruttura di rete per il collegamento tra professionisti ed enti
sanitari sul territorio.
Tabella 3
Risorse pubbliche per la
banda ultra larga nel Piano
di Azione Coesione
Fonte: Mise, 2013
REGIONI Banda Ultra Larga
Basilicata 54,8
Calabria 126,9
Campania 122,4
Molise 4,0
Sicilia 75,0
TOTALE 383,1
8. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201312 13
Regioni Nome
Periodo di
Riferimento
Abruzzo
Piano strategico di Sviluppo Regionale per l'Innovazione e la Società
dell’Informazione
2007 - 2013
Basilicata
Strategia Regionale per la Ricerca, l'Innovazione e la Società
dell’Informazione
2007 - 2013
Calabria Strategia Regionale per lo sviluppo della Società dell’Informazione 2007 - 2013
Campania
Le linee strategiche per la ricerca, l'innovazione e la diffusione della Società
dell’Informazione
2008 - 2013
Emilia-Romagna PiTER - Piano Telematico dell'Emilia-Romagna 2011 - 2013
Friuli Venezia Giulia Piano Triennale dei Sistemi Informativi 2012 - 2014
Lazio Piano Strategico Triennale 2011-2013 2011 - 2013
Liguria
PTsil - Programma Triennale di Sviluppo della Società dell’Informazione
2012-2014
2012 - 2014
Lombardia Agenda Digitale Lombarda 2012 - 2015
Marche Agenda Digitale Marche (*) 2013
Molise Piano STM – Sistema Telematico Molise 2004
Piemonte Piano Strategico ICT 2011 - 2013
Piano per la competitività 2011-2015 2011-2015
Prov. Aut. Bolzano Programma eGovernment 2009-2013 2009 - 2013
Prov. Aut. Trento
PSP - Piano di Sviluppo Provinciale 2008 - 2013
Piano degli Investimenti SIEP 2009 - 2013
Piano di miglioramento della PA 2012-2016
Piano 2012 delle iniziative ICT e di innovazione 2012
Puglia Documento Strategico della Regione Puglia 2007-2013 2007 - 2013
Sardegna Documento Strategico Regionale 2007-2013 2007 - 2013
Sicilia
Quadro di riferimento strategico regionale per lo sviluppo della Società
dell’Informazione
2007 - 2013
PITRE - Piano per l'Innovazione Tecnologica della Regione Siciliana 2011 - 2015
Toscana
Programma regionale per la promozione e lo sviluppo dell’amministrazione
elettronica e della Società dell’Informazione e della conoscenza nel sistema
regionale
2012 - 2015
Umbria
Piano Strategico per la Società dell’Informazione per la Regione Umbria 2007 - 2013
Agenda Digitale dell’Umbria 2012 - 2015
Valle d'Aosta
Piano pluriennale per il triennio 2010-2013 per lo sviluppo del sistema
informativo regionale
2010 - 2013
Veneto Agenda Digitale del Veneto 2013-2015
Tabella 45
Piani Regionali per la Società
dell’Informazione
Fonte: Between, 2013
*In pubblicazione
di monitoraggio. A partire da queste tre componenti dovrà essere poi sviluppato lo Statuto
Nazionale delle comunità intelligenti, da sottoscrivere obbligatoriamente dalle città per ottenere
la qualifica di comunità intelligente.
L’Agenzia per l’Italia digitale avrà inoltre il compito di catalogare i dati ed i servizi informativi
prodotti dalle comunità intelligenti sul territorio, con l’obiettivo di realizzare una mappa nazionale
delle soluzioni che ne renda più accessibile il riuso.
Le Agende Digitali Regionali
Le Regioni e le Province Autonome rappresentano uno snodo fondamentale per l’attuazione
dell’Agenda Digitale, perché hanno una competenza specifica di pianificazione territoriale,
gestiscono direttamente molte materie (ad esempio la sanità) e sono quindi in grado di
implementare processi importanti di digitalizzazione. Esse sono inoltre più vicine alle esigenze
dei cittadini e delle imprese, e sono quindi in grado di attivare meccanismi di ascolto, che
forniscono importanti stimoli e orientano le politiche.
Il processo di pianificazione è in corso di ri-orientamento in tutte le Regioni, nel momento in cui
i Piani per la Società dell’Informazione vengono rivisti ed aggiornati proprio per adeguarli alle
tematiche poste dall’Agenda Digitale Europea ed Italiana.
Le prime strategie regionali per la Società dell’Informazione e dell’eGovernment furono lanciate
all’inizio degli anni 2000, e successivamente aggiornate con la programmazione sui fondi
strutturali 2007-2013, con la finalità di riportare entro un quadro strategico di obiettivi e di
complementarietà di risorse l’intera programmazione sulla Società dell’Informazione.
L’attuale periodo coincide con la fase finale di questo ciclo di programmazione e
contemporaneamente con le fasi preliminari del nuovo ciclo 2014-20, che le Regioni stanno
iniziando a mettere in cantiere. Questo processo di pianificazione si sovrappone parzialmente
ai piani di legislatura regionale, che per la maggior parte delle Regioni riguarda il periodo 2010-
2015. Dall’incrocio di questi due processi deriva spesso uno sfasamento dei piani regionali, che
non sono tutti allineati tra di loro.
Inoltre, in molte Regioni il processo di pianificazione si è stratificato nel tempo, per piani aggiuntivi
che hanno varato nuovi interventi accanto agli interventi pre-esistenti. Molto diversificata
è anche l’articolazione dei piani: in alcune Regioni ad un piano strategico pluriennale sono
abbinati piani operativi annuali, molto più stringenti e dettagliati. In altre Regioni a documenti di
tipo generale si abbinano piani operativi settoriali (per esempio il piano eHealth).
Per alcuni filoni di intervento (ad esempio la scuola digitale), le politiche regionali si innestano
sulle politiche nazionali, potenziandole, attraverso la sottoscrizione di Protocolli di Intesa o
Accordi Quadro diversificati, ma che consentono comunque la ricostruzione di un quadro
complessivo di intervento.
Nella tabella seguente sono riportati i piani regionali per la Società dell’Informazione rilevati
nelle Regioni e Province Autonome, con particolare riguardo agli ultimi piani approvati o in corso
di approvazione.
9. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201314 15
Fase B: Aree Prioritarie e Gap Analysis; attraverso un’analisi più puntuale dei gap
e dei possibili interventi per colmarli, tale fase consente di individuare delle possibili
aree di intervento e quindi di focalizzare ed indirizzare le linee di azione. In questa fase
può essere condotto un momento di ascolto delle filiere, cioè dei sistemi amministrativi
o produttivi locali nelle aree prioritarie, in merito alle esigenze riguardo ai processi di
digitalizzazione in atto.
Fase C: “Roadmap Digitale”; tale fase identifica indirizzi e proposte di progetti finalizzati
a colmare i gap e a raggiungere i target fissati dall’Agenda Digitale, nelle aree individuate
nella Fase B, cercando il più possibile di inserirli nel processo di pianificazione della
Regione.
La Fase A, quella del “Check-up Digitale”, presuppone la conoscenza di alcuni elementi
chiave, tra i quali l’esistenza e l’avanzamento del processo di pianificazione dell’Agenda
Digitale Regionale, l’esistenza di progetti già avviati e/o pianificati in ogni area tematica,
l’entità dei fondi disponibili.
Il Check-up Digitale riguarda tutti gli ambiti dell’Agenda Digitale, dalle infrastrutture
di telecomunicazione (Digital Divide, NGAN, LTE, Distretti Industriali), ai servizi digitali
(eCommerce, eGovernment, alfabetizzazione digitale, servizi digitali nella Sanità,
nell’Education, nelle Smart Cities, etc.).
La Fase B, quella delle “Aree Prioritarie e Gap Analysis”, prevede l’identificazione delle aree
di intervento ritenute prioritarie dalla Regione tra quelle dell’ADI (eventualmente anche con
un momento approfondito di ascolto dei soggetti rilevanti delle varie filiere) e l’effettuazione
di una analisi dei gap rispetto ai target fissati, sia con riferimento alla situazione attuale, sia
in prospettiva futura, avendo valutato anche il contributo al miglioramento dei KPI derivante
dall’implementazione dei progetti in corso.
L’ultima fase, Fase C, è incentrata sulla “Roadmap Digitale” che finalizza il lavoro attraverso
l’individuazione di indirizzi e di proposte progettuali utili per l’impostazione del nuovo ciclo di
programmazione regionale (2014-2020), in coerenza con i nuovi orientamenti comunitari e le
iniziative governative sull’Agenda Digitale Italiana.
5
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Figura 4, 96 Ð Metodologia di analisi delle Agende Digitali Regionali
1. Benchmarking regionale
► Misurazione indicatori di
innovazione
► Focalizzazione su indicatori
dellÕ Agenda Digitale Europea
2. Analisi Piani per lÕ innovazione digitale
► Mappatura rispetto Agenda
Digitale Europea/Italiana
► Identificazione dei progetti
strategici regionali
1. Aree prioritarie di intervento
► Selezione delle aree prioritarie
di intervento
2. Analisi esigenze delle filiere
amministrative e produttive
► Incontri per la raccolta delle
esigenze delle amministrazioni
e delle imprese nelle aree
prioritarie
3. Gap Analysis
► Misurazione dei gap rispetto
agli obiettivi ADE/ADI
1. Progetti di innovazione digitale
► Individuazione e selezione
possibili progetti allÕ interno
delle aree tematiche ADE/ADI
2. Programmazione interventi
► Verifica fattibilitˆ progetti e
allineamento con le strutture
interne
3. Road Map digitale
► Definizione contenuti e
tempistica della nuova
programmazione
ATTIVITË
nnchmarking regionalenchmarking regionale
Check-Up
Digitale
Fase A
rree prioritarie di interventoree prioritarie di intervento
Aree Prioritarie
e Gap Analysis
Fase B
PProgetti di innovazione digitaleProgetti di innovazione digitale
Road Map
Digitale
Fase C
Fonte:
Telecom
Italia,
2013
Figura 4
Metodologia di analisi delle
Agende Digitali Regionali
Fonte: Telecom Italia, 2013
Le risorse complessivamente disponibili per la programmazione regionale nella Società
dell’Informazione superano i 5 miliardi di euro: oltre la metà delle risorse derivano da fondi
regionali, quasi un quarto da fondi nazionali, poco più di un quinto da fondi comunitari.
Per quanto riguarda le risorse allocate al 2012 nei diversi settori di intervento, sanità, enti locali
e Ricerca & Innovazione assorbono le quote maggiori, come riportato nella figura seguente.
4
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Figura 3, 89 Ð Risorse allocate al 2012 nei principali settori di intervento
Fonte:
CISIS,
2012
0
100
200
300
400
500
600
eHealth
Enti locali
Ricerca & Innovazione
ICT per le imprese
Infomobilitˆ
Digital inclusion
Interoperabilitˆ
Sistemi informativi territoriali
Dematerializzazione
Mln €
Il check-up digitale regionale
Le Regioni possono costruire la propria Agenda Digitale Regionale, o, dove questa già esista,
allinearla agli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea e dell’Agenda Digitale Italiana, attraverso
un percorso che parte dalla misura dello stato di digitalizzazione della regione e che punta ad
indirizzare le capacità e le risorse progettuali esistenti per meglio finalizzarle al raggiungimento
dei target dell’Agenda Digitale, pur sempre nel rispetto delle priorità regionali.
Vi è infatti la necessità, per le Regioni, di raccordare la propria pianificazione con quella indotta
sia dall’Agenda Digitale Europea (che fissa obiettivi sfidanti su varie aree) sia dall’Agenda
Digitale Italiana. Molte delle azioni e degli adempimenti che scaturiscono dall’Agenda Digitale
Europea ed Italiana ricadono infatti sul territorio, non solo sull’Ente Regione, ma anche sugli
Enti Locali.
Il ruolo delle Regioni diviene pertanto importante proprio come snodo tra la pianificazione
“top-down” indotta dall’ADE e dall’ADI, e la pianificazione “bottom-up” che proviene dall’analisi
e soddisfacimento delle specifiche esigenze del territorio.
Diventa quindi fondamentale l’utilizzo di una metodologia che supporti la Regione a rivedere la
propria pianificazione, allineandone target e azioni a quelle nazionali ed europee, aiutandola
a calarli sulle realtà locali, e consentendole di svolgere anche il ruolo di accompagnamento e
facilitazione nella diffusione delle tecnologie digitali nel proprio territorio.
Il percorso di costruzione/allineamento dell’Agenda Digitale Regionale prevede un lavoro di
analisi articolato in tre Fasi:
Fase A: Check-Up Digitale; attraverso la misura del livello attuale dei KPI della Digital
Agenda e l’analisi dei piani e progetti in essere relativi alle diverse aree, tale fase effettua
una valutazione prospettica di verifica di raggiungibilità dei target fissati, evidenziando
sia i gap da colmare sia il ranking rispetto alle altre Regioni italiane.
Figura 3
Risorse allocate al 2012 nei
principali settori di intervento
Fonte: CISIS, 2012
10. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201316 17
Vi è quindi spazio da un lato per un pieno sfruttamento della dotazione finanziaria ancora in
corso, accelerando l’utilizzo dei fondi non spesi per recuperare il gap rispetto all’Europa, e
dall’altro per inserire l’Agenda Digitale tra i temi prioritari della nuova programmazione.
L’edizione 2013 del Libro Bianco “Italia Connessa – Agende Digitali Regionali”
La seconda edizione del Libro Bianco “Italia Connessa - Agende Digitali Regionali” intende
fornire, come la prima, una fotografia dell’attuazione dell’Agenda Digitale a livello locale,
articolando i contenuti su due livelli:
Lo stato dell’arte della pianificazione e delle risorse finanziarie per l’ICT, a livello europeo,
nazionale e regionale;
L’analisi dei Key Performance Indicator (KPI) più significativi su dati regionali, ICT e
Innovazione, compresi quelli dell’Agenda Digitale Europea, cercando di coprire un
vasto campo di osservazione, dall’innovazione alla dotazione infrastrutturale, dalla
digitalizzazione della PA alla diffusione delle dotazioni ICT e dei servizi digitali presso le
famiglie e le imprese.
In particolare, questa seconda edizione costituisce da un lato l’aggiornamento della
prima edizione, con l’evidenziazione dei fatti salienti accaduti durante il 2013, dall’altro
l’approfondimento di alcuni aspetti specifici, come il punto sulle principali politiche settoriali
(sanità elettronica, scuola digitale, smart cities, etc.) a livello europeo, nazionale ed anche
regionale, utili per identificare best practice e modelli virtuosi di digitalizzazione delle filiere
amministrative.
Una particolare attenzione è stata posta sulla rivisitazione delle schede regionali, aggiornando
il quadro dei KPI, inglobando alcuni nuovi indicatori del 2013 (ad esempio i dati ISTAT sull’ICT
nella PAL) ed ampliando alcune sezioni come quella sull’Innovazione e sui servizi digitali per
le imprese.
Introduzione
L’attuazione dell’Agenda Digitale
Il processo di attuazione dell’Agenda Digitale è in pieno sviluppo a tutti i livelli. L’Agenda Digitale
Europea, che nel 2010 diede l’avvio a tale sviluppo, è ormai giunta alla prima “milestone”:
a fine 2013 infatti è posizionato l’obiettivo del 100% del broadband base per tutti. L’ultima
rilevazione, pubblicata a metà anno e che fa riferimento a fine 2012, indicava una copertura
del 95,5% della banda larga fissa, e la Commissione ha dichiarato che includendo anche il
satellite tra le tecnologie che abilitano la banda larga, l’obiettivo verrà raggiunto.
Più impegnativi appaiono gli obiettivi intermedi del 2015, riguardanti l’adozione di Internet da
parte di cittadini ed imprese, anche se alcuni Paesi li hanno già raggiunti con largo anticipo.
Mentre appaiono ancora molto ambiziosi gli obiettivi al 2020, in particolare sulla banda ultra
larga, con la copertura del 100% della popolazione con la banda larga superiore ai 30 Mbps
e il 50% di famiglie abbonate ai 100 Mbps.
In Europa, a livello nazionale, pressoché tutti i Governi hanno iniziato una revisione dei
loro piani per la Società dell’Informazione, per allinearsi agli obiettivi dell’Agenda Digitale
Europea. Alcuni dei Paesi più avanzati hanno già raggiunto gli obiettivi per alcuni indicatori
(alfabetizzazione e acquisti in rete), altri Paesi, tra cui, come vedremo, l’Italia, mostrano
consistenti ritardi e devono accelerare i loro piani nazionali.
E infine, a livello locale, si assiste, anche grazie all’avvio delle procedure per il nuovo ciclo di
programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020, ad un generale ripensamento
delle politiche territoriali per lo sviluppo del digitale.
Di fatto quindi l’Agenda Digitale Europea, indicando dei target quantitativi e pubblicando il
benchmark annuale, ha di per sé sollevato il dibattito e stimolato i Governi nazionali e locali
a muoversi nella direzione di un maggior impulso del digitale nella società e per la crescita
economica.
L’importanza delle politiche territoriali nell’attuazione dell’Agenda Digitale
Accanto a questa spinta propulsiva “dall’alto”, dalla Commissione verso i Governi nazionali e a
loro volta verso quelli locali, si registra anche una spinta “dal basso”, proveniente dai territori
locali. Anche la Commissione Europea ha riconosciuto l’importanza del territorio, attraverso
l’iniziativa “Digital Agenda going local”, che ha l’obiettivo di aumentare la sensibilità politica
degli amministratori locali ai temi dell’Agenda Digitale.
Il ruolo dei territori - e delle Regioni in particolare - è importante perché questi sono molto
diversi tra di loro, hanno vocazioni e priorità differenti e partono da situazioni di partenza
disomogenee. Le Regioni hanno una conoscenza approfondita del proprio territorio e sono
quindi in grado di definire politiche adeguate alle aspettative ed alle esigenze locali.
Le Regioni inoltre gestiscono direttamente alcuni dei servizi che hanno grande impatto sulla
vita dei cittadini (ad esempio la sanità) e governano le dinamiche territoriali di molti altri
settori ad elevato impatto sociale, come la mobilità. La digitalizzazione di questi settori è una
parte importante dell’Agenda Digitale ed è in grado di portare significativi benefici in termini
di riduzione dei costi e di miglioramento del livello dei servizi offerti. Le Regioni infine sono
in grado di attivare meccanismi di ascolto dei cittadini e delle imprese più efficaci rispetto
agli organismi centrali, e riescono così a mettere a fuoco delle azioni mirate a soddisfarne le
esigenze.
Per le Regioni, del resto, la fase attuale è una fase di riprogrammazione dei fondi europei,
essendo al termine del ciclo 2007-2013 ed all’inizio del ciclo 2014-2020: si stanno vedendo i
risultati degli interventi avviati in passato, ma ancora non è possibile intravedere chiaramente
le linee di azione future.
11. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201318 19
4. La salute e l’istruzione di base, in mancanza dei quali risulta difficile migliorare la
produttività e accrescere lo sviluppo economico;
Efficiency Enhancers:
5. L’elevato livello di istruzione e la formazione sono fondamentali per trasferire maggior
valore aggiunto ai prodotti e ai servizi e per mantenere il vantaggio competitivo nel tempo;
6. L’efficienza del mercato, che consente al Paese di produrre il giusto mix di prodotti e servizi
in grado di soddisfare la domanda (la “maturità” del consumatore è un fattore decisivo di
stimolo verso il miglioramento continuo del mercato);
7. Un mercato del lavoro efficiente e flessibile, che favorisce un incontro equilibrato tra
domanda e offerta di lavoro e migliora la capacità di un Paese di rispondere ai cambiamenti
macroeconomici globali;
8. Il settore finanziario, di fondamentale importanza per dare equilibrio all’intero sistema e
per garantire agli investitori privati un valido business climate;
9. L’ICT, sempre più indispensabile in un mondo globalizzato ed altamente competitivo per
garantire il diffondersi della conoscenza;
10. La dimensione complessiva del mercato (comprendente anche le esportazioni), che
determina la possibilità di raggiungere economie di scala;
Innovation and Sophistication Factors
11. La sofisticazione del business, che si evince dal sistema di relazioni d’affari nel suo insieme
(presenza di cluster produttivi, etc.) e dalle aziende più virtuose che lo compongono;
12. L’innovazione tecnologica, essenziale per generare valore e aumentare la produttività e il
processo di crescita di un Paese.
6
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
102
25
101
26
42
87
137
124
37
10
27
38
0
25
50
75
100
125
150
175
Institutions
Infrastructure
Macroeconomicenvironmrnt
Healthandprimaryeducation
Highereducationandtraining
Goodsmarketefficiency
Labormarketefficiency
Financialmarketdevelopment
Technologicalreadiness
Marketsize
Businesssophistication
Innovation
Fonte:
World
Economic
Forum,
2013
ITALIA
49
Figura 5 Ð Global Competitiveness Index: lÕ Italia rispetto ai 148 Paesi analizzati
Figura 5
Global Competitiveness
Index: l’Italia rispetto ai 148
Paesi analizzati
Fonte: World Economic Forum,
2013
1. I piani europei per l’economia digitale
1.1 L’ICT per la crescita, l’innovazione e la competitività
Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT, Information and Communication
Technologies) hanno un impatto sempre più rilevante sui differenziali nei tassi di crescita e
sull’accelerazione della produttività delle economie più virtuose nell’ultimo decennio. L’OCSE
(Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sostiene, ad esempio, che esistono
tre canali principali attraverso i quali l’ICT influenza la produttività e la crescita di un Paese:
Effetto produzione: è un impatto sul settore che produce queste stesse tecnologie e che,
con un’accelerazione della produttività, diventa più efficiente del resto dell’economia e
tende ad aumentare la produttività media del sistema;
Effetto utilizzo: le imprese degli altri settori, dotandosi di tecnologie digitali, aumentano lo
stock di capitale per addetto, facendo crescere, di conseguenza, la produttività del lavoro;
Effetto produttività totale: l’adozione di nuove tecnologie, migliorando il modo in cui le
aziende combinano i fattori produttivi, ha un effetto di ricaduta sulla produttività totale dei
fattori, grazie agli effetti di un loro migliore utilizzo.
L’innovazione tecnologica è un fattore determinante per lo sviluppo economico e sociale: la
banda larga in particolare, con la possibilità di fare accedere il maggior numero di persone a
un sistema di informazioni evoluto, è diventata essa stessa sinonimo di crescita economica ed
inclusione sociale.
L’analisi del ruolo dell’ICT sullo sviluppo economico dimostra infatti che questi investimenti
hanno significative ripercussioni sulla crescita di un Paese. Tali effetti, tuttavia, si manifestano
solo quando agli investimenti in infrastrutture si affiancano quelli per lo sviluppo degli assets
complementari, come la formazione e la riorganizzazione dei processi che l’ICT, come tecnologia
abilitante, richiede per dispiegare a pieno i propri effetti. In questo senso, gli interventi per
l’alfabetizzazione digitale dei cittadini rendono ancor più penetrante ed efficace l’impatto
economico positivo degli investimenti in nuove tecnologie ICT.
Numerosi sono gli indicatori proposti da autorità e istituti di ricerca, al fine di misurare le
performance economiche dei vari Paesi ed evidenziare il contributo dell’ICT alla crescita
economica, all’innovazione ed alla competitività.
Il Global Competitiveness Index, ad esempio, misura diversi aspetti microeconomici e
macroeconomici di 148 Paesi per determinarne il livello competitivo. La competitività è intesa
come un sistema di istituzioni, politiche e fattori che determinano la produttività di un Paese.
La classifica internazionale è stilata dal World Economic Forum tenendo in considerazione 12
fattori di competitività, raggruppati in 3 sotto indicatori, nonché un sondaggio d’opinione tra
gli imprenditori:
Basic Requirements
1. Il contesto istituzionale, che rappresenta lo scenario legale e amministrativo all’interno
del quale cittadini, imprese e istituzioni pubbliche interagiscono per creare ricchezza;
2. Le infrastrutture, fondamentali per ridurre i costi e i tempi di spostamento delle merci
e delle persone, per integrare i sistemi produttivi, per garantire la circolazione delle
informazioni;
3. Il quadro macroeconomico di riferimento, di vitale importanza per le imprese che possono
ben operare solo in presenza di tassi di interesse non troppo elevati, debito pubblico e
inflazione sotto controllo, politica fiscale equilibrata;
12. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201320 21
IL’Italia si posiziona al quarantaquattresimo posto della classifica globale (e al diciassettesimo in
Europa), perdendo alcune posizioni rispetto al 2012 (quando occupava il quarantesimo posto),
manifestando ancora un forte ritardo rispetto alla gran parte dei Paesi dell’Europa occidentale,
con una situazione meno critica solo sul fattore “infrastrutture”, che comprende le infrastrutture
di base, tecnologiche e scientifiche, il benessere e lo sviluppo, l’educazione.
Il Global Innovation Index (GII) realizzato da INSEAD classifica 142 Paesi/economie sulla base
della capacità di innovazione e dei risultati ottenuti. Il GII si basa su due sub-indici:
Innovation Input, costituito da cinque pilastri:
Istituzioni;
Capitale umano e ricerca;
Infrastrutture;
Evoluzione del mercato;
Evoluzione del business.
Innovation Output, costituito da due pilastri:
Conoscenza e tecnologia;
Creatività.
Figura 7
Global Innovation Index:
l’Italia rispetto ai 142 Paesi
analizzati
Fonte: INSEAD - WIPO, 2013
8
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
37 34
20
33 31
21
43
0
25
50
75
100
Institutions
Humancapital&research
Infrastrtucture
Marketsophistication
Businesssophistication
Knowledge&technology
outputs
Creativeoutputs
Fonte:
INDEAD
-‐
WIPO,
2013
ITALIA
29
Figura 7 Ð Global Innovation Index: lÕ Italia rispetto ai 142 Paesi analizzati
Rispetto al totale dei Paesi analizzati, la posizione occupata dall’Italia è la quarantanovesima. I
maggiori ostacoli riscontrati per fare business sono attribuiti all’elevato livello della tassazione,
alla burocrazia inefficiente e allo scarso accesso ai finanziamenti. Per quanto riguarda invece la
classifica dell’Italia rispetto ai Paesi europei, essa si colloca al diciottesimo posto.
I punti di forza del sistema Paese italiano sono rappresentati da:
Dimensione del mercato, che consente interessanti economie di scala;
Infrastrutture e sofisticazione del business che, grazie alla presenza di numerosi cluster
produttivi efficienti, permette la realizzazione di prodotti ad alto valore aggiunto;
Benessere ed educazione di base.
I punti di debolezza vengono invece ricondotti a tre fattori strutturali:
Rigidità del mercato del lavoro;
Arretratezza del mercato finanziario;
Diffusa corruzione, scarsa fiducia nell’indipendenza del sistema giudiziario e contesto
istituzionale che fa crescere i costi per le imprese e gli investitori.
L’IMD World Competitiveness misura la modalità con la quale l’ambiente nazionale sostiene
la competitività nazionale e globale delle imprese che operano nelle 60 nazioni più sviluppate.
L’analisi, realizzata dall’International Institute for Management Development, è incentrata sulla
valutazione degli indicatori economici fondamentali, dell’attitudine a competere sul mercato
globale, a essere innovativi e a implementare incisive riforme della struttura produttiva,
misurando come ciascun Paese utilizza le proprie risorse economiche e umane per aumentare
il grado di prosperità rispetto alle altre nazioni.
La graduatoria complessiva è calcolata combinando quattro fattori di competitività:
Performance economica;
Efficienza del Governo;
Efficienza del mercato;
Infrastrutture.
7
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
50
55
46
30
0
25
50
75
EconomicPerformance
GovernmentEfficirncy
BusinessEfficiency
Infrastrtucture
Fonte:
IMD,
2013
ITALIA
44
Figura 6 Ð IMD World Competitiveness: lÕ Italia rispetto ai 60 Paesi analizzati
Figura 6
IMD World Competitiveness:
l’Italia rispetto ai 60 Paesi
analizzati
Fonte: IMD, 2013
13. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201322 23
Secondo tale indicatore, l’Italia si colloca nel terzo cluster (Moderate Innovators), al quindicesimo
posto della classifica, ben al di sotto della media europea. Le maggiori criticità riguardano fattori
quali le risorse umane e gli investimenti in innovazione, mentre la proposta di prodotti e servizi
innovativi da parte delle aziende rappresenta un punto di forza relativo per il nostro Paese.
Il Networked Readiness Index (NRI) è invece un indice composito mediante cui si esaminano i
singoli Paesi in rapporto all’impatto che l’ICT ha sullo sviluppo economico di ogni Paese.
Questo indicatore combina dati statistici tratti da fonti pubbliche con i risultati dell’Executive
Opinion Survey, un’indagine annuale condotta dal World Economic Forum in collaborazione con
enti di ricerca leader e organizzazioni di imprese presenti nei 144 Paesi esaminati.
Il NRI valuta il relativo livello di sviluppo dell’ICT attraverso l’analisi di 56 indicatori eterogenei,
raggruppati in 10 pilastri, a loro volta riuniti in 4 sub-indici:
Il contesto generale economico, normativo e infrastrutturale per le ICT;
Il grado di preparazione di individui, imprese e pubblica amministrazione a utilizzare le ICT
e a trarne vantaggio;
L’effettivo uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione da parte di questi
tre soggetti chiave;
L’impatto delle ICT sul sistema Paese.
L’Italia si colloca al cinquantesimo posto della classifica mondiale e al ventitreesimo di quella
europea, in ritardo rispetto agli altri Paesi per via anche dello scarso sforzo del Governo di
spingere le ICT per aumentare la competitività, per la debolezza del settore regolamentare e dei
sistemi dell’istruzione e dell’innovazione. L’Italia è invece in buona posizione sugli indicatori di
utilizzo individuale, impatto economico ed infrastrutture e contenuti digitali.
Figura 9
Networked Readiness Index:
l’Italia rispetto ai 144 Paesi
analizzati
Fonte: World Economic Forum -
INSEAD, 2013
10
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
95
69
40
49 45
34
46
108
37
80
0
25
50
75
100
125
150
Politicalandregulatory
environment
Businessandinnovation
environment
Infrastructureanddigital
content
Affordability
Skills
Individualusage
Businessusage
Governmentusage
Economicimpacts
Socialimpacts
Fonte:
World
Economic
Forum
-‐
INSEAD,
2013
ITALIA
50
Figura 9 Ð Networked Readiness Index: lÕ Italia rispetto ai 144 Paesi analizzati
Nel ranking mondiale l’Italia si classifica al ventinovesimo posto, recuperando alcune posizioni
rispetto al 2012, mentre in quello dei Paesi europei occupa la diciassettesima posizione. Tra
i punti deboli del nostro Paese vi è la produzione creativa, la ricerca e capitale umano e la
sofisticazione del mercato. Punti di forza risultano invece le infrastrutture, la produzione di
tecnologia e conoscenza, come pure la sofisticazione del business.
L’Innovation Union Scoreboard, che rileva le performance in materia di innovazione da parte
degli Stati membri dell’Unione Europea, pubblica periodicamente il Summary Innovation Index,
con il quale vengono raggruppati gli indicatori che esprimono i progressi che i singoli Paesi
hanno ottenuto relativamente al capitale umano, ai finanziamenti pubblici e privati alla ricerca
e sviluppo, agli investimenti delle imprese, alle innovazioni introdotte dalle aziende innovatrici e
agli effetti economici dell’innovazione nei Paesi.
Sulla base di tale indice, i Paesi europei sono raggruppati in 4 cluster:
Innovation leaders;
Innovation followers;
Moderate Innovators;
Catching up/Modest Innovators.
Figura 8
Summary Innovation Index
Fonte: European Commission,
2013
9
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
SE
DE
DK
FI
NL
LU
BE
UK
AT
IE
FR
EU27
SI
CY
EE
IT
ES
PT
CZ
EL
SK
HU
MT
LT
PL
LV
RO
BG
Innovation Leaders
Innovation Followers
Moderate Innovators
Modest Innovators
Fonte:
European
Commission,
2013
Figura 8 Ð Summary Innovation Index
14. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201324 25
L’impatto di Internet sull’economia
Gli indicatori sopra descritti sono finalizzati a misurare sotto differenti profili il grado di
innovazione, competitività e utilizzo delle nuove tecnologie. Tutto ciò si traduce in un diverso
impatto di Internet sull’economia e sul PIL in particolare. Boston Consulting Group nel rapporto
“The $4.2 Trillion Opportunity – The Internet Economy in the G-20” del 2012, ha misurato la
Internet Economy nei 20 Paesi più sviluppati.
Nella figura seguente è riportato il confronto in merito al peso di Internet sul PIL (al 2010); in
tale contesto l’Italia si posiziona al quattordicesimo posto con una percentuale pari al 2,1%,
inferiore sia alla media del G-20 (4,1%) sia dell’EU27 (3,8%).
Secondo le proiezioni al 2016, l’Italia migliorerà leggermente la sua posizione portandosi al
dodicesimo posto (3,5% del PIL) e riducendo il gap sia rispetto al G-20 (5,3%) che rispetto
all’EU27 (5,7%).
Tabella 5 5
Indicatori di innovazione e
competitività: l’Italia rispetto
ai Paesi europei
Fonte: Analisi Between su fonti
varie, 2013
Figura 10
L’impatto di Internet nei
Paesi del G-20 (al 2010)
Fonte: Boston Consulting Group,
2012
Figura 11
L’impatto di Internet nei
Paesi del G-20 (al 2016)
Fonte: Boston Consulting Group,
2012
RANK
Global
Competitiveness
Index
2013-2014
IMD World
Competitiveness
2013
Global
Innovation Index
2013
Summary
Innovation Index
2013
Networked
Readiness
Index
2013
1 Finland Sweden Sweden Sweden Finland
2 Germany Germany U.K. Denmark Sweden
3 Sweden Denmark Netherlands Germany Netherlands
4 Netherlands Luxembourg Finland Finland U.K.
5 U.K. Netherlands Denmark Netherlands Denmark
6 Denmark Ireland Ireland Luxembourg Germany
7 Austria U.K. Luxembourg Belgium Luxembourg
8 Belgium Finland Germany U.K. Austria
9 Luxembourg Austria France Austria Estonia
10 France Belgium Belgium Ireland Belgium
11 Ireland France Austria France France
12 Estonia Lithuania Malta Slovenia Ireland
13 Spain Poland Estonia Cyprus Malta
14 Malta Czech Rep. Spain Estonia Lithuania
15 Poland Estonia Cyprus Italy Portugal
16 Czech Rep. Latvia Czech Rep. Spain Cyprus
17 Lithuania Italy Italy Portugal Slovenia
18 Italy Spain Slovenia Czech Rep. Spain
19 Portugal Portugal Hungary Greece Latvia
20 Latvia Slovak Rep. Latvia Slovak Rep. Czech Rep.
21 Bulgaria Hungary Portugal Hungary Hungary
22 Cyprus Slovenia Slovak Rep. Malta Poland
23 Slovenia Greece Croatia Lithuania Italy
24 Hungary Romania Lithuania Poland Croatia
25 Croatia Bulgaria Bulgaria Latvia Slovak Rep.
26 Romania Croatia Romania Romania Greece
27 Slovak Rep. - Poland Bulgaria Bulgaria
28 Greece - Greece - Romania
11
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Fonte:
Boston
ConsulHng
Group,
2012
Figura 10 Ð LÕ impatto di Internet nei Paesi del G-20 (al 2010)
12
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Figura 11 Ð LÕ impatto di Internet nei Paesi del G-20 (al 2016)
Fonte:
Boston
ConsulHng
Group,
2012
Nella tabella riepilogativa seguente viene evidenziata la posizione dell’Italia rispetto agli altri
Paesi dell’Unione Europea per i differenti indicatori di innovazione e competitività esaminati.
15. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201326 27
Il rapporto analizza anche la situazione nei singoli Paesi evidenziando per ciascuno di essi come
si articola il contributo di Internet nell’Economia.
Nel caso dell’Italia, lo studio valuta la spesa di Internet considerando le seguenti componenti:
Consumo: costituito da beni, servizi e contenuti digitali acquistati attraverso Internet e
spesa per accesso alla rete, sia in termini di mezzi che di canoni corrisposti a fornitori di
accesso, con un ammontare pari a circa 31 miliardi di dollari nel 2010;
Investimenti del settore privato: fanno riferimento agli investimenti relativi alle infrastrutture
a banda larga fissa e mobile, hardware, software, equipaggiamenti di telecomunicazione e
installazioneesviluppodisistemiinformativi,sostenutisiadallesocietàditelecomunicazioni
che dalle altre aziende, e ammontano nel 2010 a circa 14 miliardi di dollari;
Spesa istituzionale: composta dalla spesa in ICT effettuata delle amministrazioni centrali e
periferiche, vale nel 2010 circa 7 miliardi di dollari;
Esportazioni nette: sono costituite da beni e servizi on-line e prodotti ICT esportati, al netto
delle analoghe importazioni e ammontano ad un deficit di circa 9 miliardi di dollari nel
2010.
Considerando tali contributi, l’Internet economy in Italia nel 2010 ha raggiunto un valore di circa
43 miliardi di dollari.
13
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Figura 12 Ð LÕ Internet Economy in Italia
Fonte:
Boston
ConsulHng
Group,
2012
In termini di evoluzione attesa per i prossimi anni, si può ipotizzare uno scenario che vede un
significativo valore del contributo di Internet al PIL che al 2016 raggiungerà gli 83 miliardi di
dollari.
Il potenziale di crescita economica abilitato dall’Internet economy costituisce quindi un
motore di sviluppo e di efficienza per l’intero sistema economico. Se negli ultimi anni Internet
ha consentito la sopravvivenza per molte aziende, già oggi e sempre più nel prossimo futuro
rappresenterà l’unica opportunità per il rilancio e l’internazionalizzazione delle Piccole e Medie
Imprese (PMI) italiane.
La competizione fra Paesi sarà sempre più dominata dalle economie che meglio riusciranno ad
integrare risorse e competenze ICT nei rispettivi processi produttivi.
Inoltre, l’incremento nella diffusione delle tecnologie digitali e gli investimenti delle infrastrutture
telematiche hanno un elevato fattore moltiplicativo in termini di sviluppo, risultando un vero e
proprio fattore abilitante per la crescita di un Paese.
Un recente studio della Commissione Europea, “The socio-economic impact of bandwidth”, ha
un analizza l’impatto dell’adozione della banda larga sulla crescita economica (espresso in
impatto sul PIL) e i benefici sull’occupazione.
Per calcolare i benefici socio-economici, viene considerato lo sviluppo previsto delle reti a banda
ultra larga, tenendo conto anche del ruolo dei progetti finanziati con fondi pubblici, secondo tre
possibili scenari:
1. Do nothing. È lo scenario base, che fa affidamento esclusivamente al mercato per lo
sviluppo delle infrastrutture NGAN (Next Generation Access Network);
2. Modest intervention. Scenario che prevede investimenti pubblici in infrastrutture e una
stima conservativa dell’impatto di misure normative, che portano a una riduzione del 5%
del costo di realizzazione delle reti;
3. Major intervention. Scenario che prevede maggiori investimenti pubblici in infrastrutture e
una stima più ottimistica dell’impatto di misure normative, che portano a una riduzione del
10% del costo di realizzazione delle reti.
Per la valutazione dei benefici è stato messo a punto un modello di analisi input-output, basato
sulla considerazione che gli investimenti effettuati in un settore economico causano crescita
anche in altri settori attraverso i cosiddetti effetti moltiplicatori e grazie alle interdipendenze tra
i diversi settori.
Per ognuno dei tre scenari ipotizzati (Do nothing, Modest intervention e Major intervention)
si evidenziano gli importanti benefici generati dagli investimenti NGAN, con un fattore
moltiplicativo degli investimenti che, a seconda degli scenari, varia da 2,4 a 2,7. Gli investimenti
nella realizzazione di infrastrutture NGAN risultano in generale strettamente legati alla densità
di popolazione del paese considerato, soprattutto a causa degli alti livelli di investimento
necessari per la realizzazione di reti NGAN nelle aree rurali.
Inoltre, gli investimenti in NGAN creano benefici in termini di posti di lavoro creati. In media, la
crescita dei posti di lavoro nello scenario do nothing è dello 0,61% (pari a 1,35 milioni di posti
di lavoro creati), mentre negli scenari Modest intervention e Major intervention è invece pari
rispettivamente allo 0,89% (1,98 milioni) e 1,76% (3,94 milioni) sul totale dei posti di lavoro
creati nell’Europa a 27.
L’andamento negli anni delle previsioni sulla creazione di posti di lavoro dovuti alla realizzazione
di reti NGAN, relativamente al periodo 2012-2020 e a seconda degli scenari considerati, è di
seguito riportato.
Figura 12
L’Internet Economy in Italia
Fonte: Boston Consulting Group,
2012
Tabella 6
Benefici degli investimenti
NGAN in Europa
Fonte: European Commission,
2013
Scenario
Investimenti
NGAN
(Mld €)
Benefici
(modello
input-output)
(Mld €)
Posti di lavoro
creati
(Milioni)
Do nothing 76,4 181,2 1,35
Modest intervention 102,5 270,4 1,98
Major Intervention 211,2 569,4 3,94
16. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201328 29
I benefici in termini di creazione di posti di lavoro sono elevati ma in generale non immediati:
per tutti gli scenari i posti di lavoro creati sono inizialmente limitati, con il massimo dei benefici
in termini di creazione di posti di lavoro che si manifesterebbe dopo diversi anni dall’avvio delle
relative politiche, a causa di ritardi nella concessione dei finanziamenti e nello sviluppo delle
infrastrutture.
1.2. L’avanzamento dell’agenda digitale europea
All’inizio del 2010, la Commissione Europea ha presentato la strategia Europa 2020, con
l’obiettivo di rilanciare il sistema economico e sociale europeo, preparandolo ad affrontare
le sfide del nuovo decennio. Basata su un maggior coordinamento delle politiche nazionali e
comunitarie, la nuova strategia europea individua tre aree prioritarie d’intervento:
Crescita intelligente: per promuovere un’economia basata sulla conoscenza e
sull’innovazione;
Crescita sostenibile: per promuovere un’economia più efficiente, più verde e più
competitiva;
Crescita inclusiva: per promuovere un’economia che sostenga l’occupazione e favorisca
la coesione sociale e territoriale.
Tra le iniziative chiave per raggiungere gli obiettivi di crescita economica e sociale, la Commissione
ha proposto di adottare un’Agenda Digitale Europea, con cui accelerare la diffusione di Internet
e sfruttare appieno i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese.
Con l’adozione dell’Agenda Digitale, la Commissione Europea ha voluto tracciare un piano
d’azione concreto, con cui dare un contributo alla crescita economica e diffondere i benefici
derivanti da un’economia digitale a tutte le fasce sociali. L’Agenda Digitale Europea rappresenta
la prima delle “iniziative faro”, individuate nella strategia Europa 2020.
15
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Fonte:
European
Commission
-‐
A
Digital
Agenda
for
Europe,
2010
Mancanza di
investimenti nelle
reti
Ricerca e sviluppo
insufficienti
Risposte frammentate alle
sfide sociali
Mancanza dicapacitˆ
Mercati digitali
frammentati
Mancanza diinteroperabilitˆ
Figura 14 Ð Circolo virtuoso dellÕ economia digitale
Nell’Agenda Digitale vengono identificati gli ostacoli che impediscono all’Europa di sfruttare al
meglio le potenzialità dell’innovazione ICT. Tali potenzialità sono insite all’interno di un circolo
virtuoso in cui le componenti di domanda ed offerta si amplificano sinergicamente creando le
condizioni per uno sviluppo economico e sociale sostenibile.
L’Agenda indica sette aree prioritarie in cui intervenire e sulle quali si ritiene sia necessario
concentrare gli sforzi nei prossimi anni:
Creare un mercato unico digitale;
Migliorare l’interoperabilità tra prodotti e servizi ICT;
Stimolare la fiducia in Internet e la sicurezza on-line;
Garantire la disponibilità di un accesso a Internet veloce e superveloce;
Incoraggiare gli investimenti in ricerca e sviluppo;
Figura 13
Posti di lavoro creati
dalle reti NGAN nel periodo
2012-2020
Fonte: European Commission,
2013
Figura 14
Circolo virtuoso
dell’economia digitale
Fonte: European Commission
- A Digital Agenda for Europe,
2010
14
bro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Fonte:
European
Commission,
2013
17. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201330 31
Migliorare l’alfabetizzazione, le competenze e l’inclusione digitale;
Utilizzare l’ICT per affrontare i problemi sociali.
Solo intervenendo concretamente nelle sette aree indicate, il circolo virtuoso dell’economia
digitale potrà esplicare appieno i propri effetti favorendo lo sviluppo delle infrastrutture,
stimolando l’offerta di contenuti e promuovendo l’utilizzo dei servizi.
Per raggiungere gli obiettivi indicati nell’Agenda la Commissione ha, inoltre, individuato 101
azioni concrete da realizzare, incluse 31 proposte legislative. Sono stati definiti, infine, gli
indicatori di performance su cui i Paesi membri sono chiamati a confrontarsi annualmente, al
fine di verificare i progressi nel raggiungimento degli obiettivi prioritari.
Gli obiettivi prioritari toccano tutti gli ambiti dell’economia digitale, non soltanto quelli
infrastrutturali, con particolare riguardo alle tematiche dell’utilizzo dell’ICT nella vita quotidiana.
La successione temporale degli obiettivi evidenzia un primo traguardo di breve periodo, da
conseguire entro il 2013: garantire l’accesso a tutti i cittadini europei ai servizi a banda larga di
base. Nel medio periodo, entro il 2015, i Paesi europei sono chiamati a realizzare tutti gli obiettivi
connessi con la diffusione di Internet e l’utilizzo dei servizi in rete. Entro il 2020, e quindi con
un’ottica di più lungo periodo, l’Europa dovrà garantire a tutti la possibilità di accedere a servizi
a banda larga più performanti, avviandosi così a completare il nuovo ciclo di investimenti per la
realizzazione delle reti di nuova generazione, oltre che lavorare con l’obiettivo di raddoppiare gli
investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nel settore dell’ICT e ridurre i consumi energetici.
L’avanzamento dell’Agenda Digitale Europea
La Commissione Europea, attraverso la Digital Agenda Scoreboard, fornisce annualmente un
quadro di valutazione sui progressi compiuti dagli Stati membri verso la realizzazione degli
obiettivi fissati nell’ambito dell’Agenda Digitale.
La figura seguente evidenzia l’avanzamento dei singoli indicatori rispetto all’obiettivo fissato
dalla Commissione, secondo i diversi target temporali (2013, 2015 o 2020), evidenziando
il punto di partenza al 2009 e il miglioramento registrato negli ultimi 3 anni, in percentuale
rispetto all’obiettivo. Viene infine riportato il valore registrato a fine 2012 per ogni indicatore.
Libro Bianco Ð AGENDE DIGITALI REGIONALI 2013
Fonte:
European
Commission
-‐
Digital
Agenda
Scoreboard,
2013
Figura 1, 15 Ð LÕ avanzamento UE27 rispetto agli obiettivi dellÕ Agenda Digitale
Europea
Secondo il quadro di valutazione pubblicato nel 2013, i progressi compiuti sono positivi per:
Copertura broadband base: la copertura broadband base si è ormai diffusa in tutta Europa,
anche grazie all’evoluzione delle prestazioni dei collegamenti satellitari, che contribuiscono a
coprire il 4,5% della popolazione non ancora coperta dal broadband fisso base. La Commissione
Europea si sta impegnando per ottenere una maggiore adozione del satellite per colmare il gap
rimanente;
Copertura ultra broadband: al 2012 circa il 54% delle famiglie europee può accedere a servizi
a banda larga con velocità superiore a 30 Mbps, con un aumento di circa 4 punti percentuali
rispetto al 2011;
Accesso ad Internet Mobile: il 36% dei cittadini europei accede ad Internet tramite un PC
o un dispositivo mobile (l’accesso tramite cellulare è aumentato dal 7% del 2008 al 27%
del 2012), mentre la copertura delle reti di quarta generazione (LTE) è più che triplicata in
un anno passando al 26% nel 2012;
Tabella 7
Obiettivi dell’Agenda Digitale
Europea
Fonte: European Commission,
2010
Figura 15
L’avanzamento UE27 rispetto
agli obiettivi dell’Agenda
Digitale Europea
Fonte: European Commission
- Digital Agenda Scoreboard,
2013
Ambito Obiettivo
Banda larga
Copertura con banda larga di base per il 100% dei cittadini
dell'UE, entro il 2013
Copertura con banda larga pari o superiore a 30 Mbps per il
100% dei cittadini UE, entro il 2020
Il 50% delle famiglie dovrebbe usare una connessione superiore
a 100 Mbps, entro il 2020
Mercato unico digitale
Il 50% della popolazione dovrebbe fare acquisti on-line, entro il
2015
Il 20% della popolazione dovrebbe fare acquisti on-line all'estero,
entro il 2015
Il 33% delle piccole e medie imprese dovrebbe effettuare vendite
e acquisti on-line, entro il 2015
La differenza fra tariffe in roaming e tariffe nazionali dovrebbe
essere inesistente, entro il 2015
Inclusione digitale
Portare l'uso regolare di Internet al 75% della popolazione (60%
per categorie deboli), entro il 2015
Dimezzare il numero di persone che non hanno mai usato
Internet (portandolo al 15%), entro il 2015
Servizi pubblici
Utilizzo dell'eGovernment da parte del 50% della popolazione,
entro il 2015
Rendere disponibili in rete tutti i servizi pubblici fondamentali
transfrontalieri, entro il 2015
Ricerca e innovazione
Raddoppiare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo per
l’ICT, entro il 2020
Economia a basse
emissioni di carbonio
Ridurre del 20% il consumo globale di energia per
l’illuminazione, entro il 2020
18. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201332 33
Nessun uso di Internet: la percentuale di cittadini dell’Unione Europea che non ha mai
usato internet è in costante diminuzione. Tuttavia, circa 100 milioni di cittadini europei
non hanno ancora mai usato Internet, adducendo tra le motivazioni i costi troppo elevati,
l’assenza di interesse o il non saper usare Internet;
Uso regolare di Internet: si è assistito a un rapido incremento fino ad arrivare al 70%
della popolazione dell’Unione Europea (2 punti percentuali in più rispetto al 2011), rispetto
all’obiettivo di raggiungere il 75% entro il 2015. L’uso di Internet si sta diffondendo anche
tra le fasce più svantaggiate, come le persone meno istruite e gli anziani (dal 51% nel 2011
al 54% nel 2012);
Prezzi del roaming: con l’obiettivo di raggiungere la parità dei prezzi tra chiamate nazionali
e in roaming entro il 2015 nell’UE, i prezzi del roaming sono scesi di 5 €cent nel corso del
2012;
Acquistion-line: il progresso verso il conseguimento dell’obiettivo del 50% della popolazione
che utilizza Internet per acquistare beni e servizi on-line è costante: nel 2012 infatti il 45%
dei cittadini dell’UE fa acquisti on-line (2 punti percentuali in più rispetto al 2011);
Pubblica Amministrazione on-line (eGovernment): l’87% delle imprese attualmente
utilizza servizi di eGovernment (in aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2011), mentre
la percentuale di cittadini che ha interagito nel corso dell’ultimo anno on-line con la
Pubblica Amministrazione è passata dal 41% nel 2011 al 44% nel 2012;
Spesa per la Ricerca e Sviluppo: la spesa per gli investimenti in R&S è leggermente
aumentata nel corso del 2012; nel settore delle ICT la spesa pubblica è aumentata dello
0,4% (pari a 122 milioni di euro), mentre gli investimenti privati, che pur sono aumentati
rispetto all’anno precedente, risultano ancora insufficienti a recuperare il calo subito nel
2011.
Si osservano invece progressi insufficienti per i seguenti obiettivi:
Abbonamenti a banda ultra larga: solo il 2% delle abitazioni possiede abbonamenti ultra
broadband con velocità superiore ai 100 Mbps, ancora molto indietro rispetto all’obiettivo
del 50% da raggiungere entro il 2020;
Competenze informatiche: ancora circa il 50% della popolazione europea non possiede
adeguate competenze informatiche. Il 40% delle imprese che ricerca impiegati nel settore
delle ICT trova difficoltà nel reperire risorse adeguatamente competenti in materia e si
prevede che entro il 2015 saranno circa 900.000 i posti di lavoro disponibili nel settore
delle ICT;
Commercio elettronico transfrontaliero: Nel 2012 è passato solo dal 9,6% all’11%, a
fronte dell’obiettivo dell’Agenda Digitale che entro il 2015 il 20% dei cittadini facciano
acquisti on-line transnazionali.
Più recentemente, a fine 2012 la Commissione Europea ha definito sette nuove priorità per
l’economia e la società digitali, da attuarsi nel biennio 2013-2014:
1. La creazione di un nuovo contesto normativo stabile per la banda larga;
2. La creazione di nuove infrastrutture per servizi digitali pubblici attraverso il Connecting
Europe Facility (CEF)1
;
3. L’avvio di una grande coalizione sulle competenze e i posti di lavoro in ambito digitale;
4. La predisposizione di una strategia UE in materia di sicurezza informatica;
5. L’aggiornamento del quadro UE relativo al mercato unico del digitale con riferimento anche
ai diritti d’autore;
6. L’accelerazione del cloud computing sfruttando il potere d’acquisto del settore pubblico;
7. L’avvio una nuova strategia industriale per micro e nanoelettronica.
Tra le più recenti proposte e decisioni normative adottate dalla Commissione Europea sul tema
dell’Agenda Digitale, anche in attuazione delle priorità digitali appena citate, vi sono:
I nuovi orientamenti per l’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato in relazione
allo sviluppo rapido di reti a banda larga, adottati dalla Commissione Europea nel mese
di dicembre 2012, a seguito di una consultazione pubblica lanciata nel giugno 2012 allo
scopo di adattare le linee guida in vigore agli obiettivi dell’Agenda Digitale e per costruire un
quadro normativo dinamico che incentivi gli investimenti, razionalizzi le regole e favorisca
decisioni più rapide;
La strategia sulla sicurezza informatica per tutelare l’Internet aperta, la libertà e le
opportunità nella Rete, che rappresenta la visione dell’UE sul modo migliore per prevenire
e rispondere agli attacchi informatici, adottata dalla Commissione Europea a febbraio
2013 contestualmente alla proposta di direttiva in materia di sicurezza delle reti e
dell’informazione, che richiede che tutti gli Stati membri, i principali operatori di Internet e
di infrastrutture critiche si adoperino per garantire un ambiente digitale sicuro e affidabile
nell’intera Unione Europea;
La Grande coalizione per l’occupazione nel settore digitale, una partnership multi-
stakeholder lanciata nel marzo 2013, per contribuire a reperire i 900 000 posti vacanti
nel settore ICT previsti in Europa entro il 2015, attraverso impegni in settori cruciali quali:
La formazione dei cittadini, per colmare il divario tra domanda e offerta per i posti di
lavoro del settore digitale;
La mobilità per aiutare chi è in possesso delle competenze necessarie a recarsi dove
sono richieste ed evitare carenze o eccedenze nelle diverse aree urbane;
La certificazione, per rendere più facile certificare a un datore di lavoro le proprie
competenze, in qualsiasi Stato membro;
La sensibilizzazione, perché i cittadini sappiano che il settore digitale offre possibilità
di carriera gratificanti e ben retribuite sia agli uomini che alle donne;
Il ricorso a metodi didattici innovativi, per migliorare e ampliare i sistemi educativi e
formativi e offrire a sempre più persone le competenze necessarie ad inserirsi con
successo nel mondo del lavoro;
La proposta di regolamento sulla riduzione dei costi per le opere di ingegneria civile, che
rappresentano fino all’80% del costo di installazione di reti a banda larga, adottata nel
marzo 2013 dalla Commissione Europea, che porterebbe risparmi tra 40 e 60 miliardi di
euro o fino al 30% dei costi di investimento totali evitando o riducendo gli scavi. Attraverso
questa proposta, la Commissione intende garantire che gli immobili nuovi o ristrutturati
siano predisposti per la banda ultra larga, aprire l’accesso alle infrastrutture a condizioni
eque, consentire a qualsiasi gestore di rete di negoziare accordi con altri fornitori di
infrastrutture, semplificare le procedure autorizzative;
Il pacchetto legislativo per realizzare il mercato unico delle telecomunicazioni e costruire
così un Connected Continent, adottato dalla Commissione Europea nel settembre
2013, che prevede semplificazione e meno regolamentazione per le imprese, maggiore
coordinamento nell’assegnazione dello spettro, per incentivare la diffusione della banda
larga wireless e del 4G, abbattimento dei costi del roaming, nonché una protezione dei
consumatori, grazie a contratti più chiari e con informazioni più facilmente comparabili.
1 Connecting Europe Facility
rappresenta la strategia europea
per il finanziamento delle
infrastrutture digitali transeuropee
nel periodo finanziario 2014-2020,
con investimenti in reti a banda
larga e ultra larga e servizi digitali
paneuropei d’interesse pubblico quali
appalti pubblici elettronici, cartelle
cliniche elettroniche, servizi doganali,
con risorse tuttavia da definire.
19. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201334 35
16
DE DIGITALI REGIONALI 2013
Fonte:
European
Commission,
2013
Infine, a dimostrazione della sempre crescente considerazione in cui è tenuto il tema dello
sviluppo del digitale, nel mese di ottobre 2013 si è tenuta una riunione del Consiglio Europeo
in cui i leader dell’Unione Europea hanno discusso di economia digitale, innovazione e servizi.
Le conclusioni del Consiglio Europeo sono contenute in una dichiarazione che riconosce
l’importanza dell’innovazione digitale per la crescita e la competitività, sottolineando:
La necessità di nuovi investimenti in infrastrutture digitali e di un’accelerazione della
diffusione di nuove tecnologie;
L’impegno a completare un mercato unico digitale per consumatori e imprese entro il
2015, intervenendo sulla legislazione, sull’identificazione elettronica e la fatturazione
elettronica, modernizzando le pubbliche amministrazioni e adeguando la normativa
europea sul diritto d’autore;
L’esigenza di far fronte alla carenza di personale competente nel settore ICT, proponendo
misure concrete per migliorare le competenze digitali, quali l’utilizzo di parte dei fondi
strutturali e di investimento dell’Unione Europea (2014-2020) ai fini dell’istruzione e della
formazione professionale nel settore ICT;
L’importanza degli investimenti in ricerca e innovazione per alimentare la produttività
e la crescita e per la creazione di posti di lavoro, evidenziando quindi l’importanza
dell’innovazione e del completamento dello spazio europeo della ricerca entro il 2014;
L’importanza dei servizi, come componente fondamentale del mercato unico e del
commercio, in quanto motore della crescita e della creazione di posti di lavoro, spingendo
gli Stati membri a migliorare l’attuazione della direttiva sui servizi per accelerare l’apertura
dei mercati dei servizi.
1.3. I finanziamenti europei per lo sviluppo digitale
Con l’inizio del 2014 dovrà entrare in vigore il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale che definisce
le priorità di bilancio dell’Unione Europea per il periodo 2014-2020.
Il tema principale della nuova programmazione è rappresentato dalla “crescita intelligente,
sostenibile e inclusiva”. In base a questo principio le risorse verranno ridistribuite sia a settori
prioritari quali le infrastrutture paneuropee, la ricerca e l’innovazione, l’istruzione e la cultura,
la sicurezza delle frontiere e i rapporti con l’area mediterranea, sia alle priorità strategiche
trasversali, quali la protezione dell’ambiente e la lotta contro il cambiamento climatico, come
parte integrante di tutti i principali strumenti ed interventi.
Per la distribuzione delle risorse finanziarie l’Unione Europea si avvale di due diverse tipologie di
strumenti finanziari:
La gestione indiretta, che comprende i cosiddetti Fondi Strutturali;
La gestione diretta, che comprende i finanziamenti diretti UE noti anche come “programmi
tematici” o “programmi comunitari”.
I Fondi Strutturali (il Fondo europeo di sviluppo regionale - FESR e il Fondo sociale europeo - FSE)
e il Fondo di coesione (attualmente l’Italia non rientra tra i beneficiari di questo fondo) attuano la
politica di coesione nota anche come la “politica regionale” dell’Unione Europea. Il budget messo
a disposizione viene speso attraverso un sistema di “responsabilità condivisa” tra Commissione
Europea e le autorità degli Stati membri, autorità che gestiscono i programmi dai Fondi finanziati.
I Fondi diretti sono invece gestiti direttamente dalle diverse Direzioni Generali della Commissione
Europea e per la loro concessione devono essere integrati dalle risorse proprie dei beneficiari,
richiedendo inoltre la costituzione di un partenariato transnazionale tra due o più Paesi europei
(rientra in tale categoria ii nuovo programma europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon
2020).
In base alla regolamentazione europea, la politica di coesione riguarda l’intero territorio
nazionale, con una ripartizione delle risorse che, secondo quanto previsto dalla nuova proposta,
è differenziata in relazione a tre categorie differenti di regioni, avendo introdotto, rispetto
all’attuale programmazione, una categoria intermedia:
Regioni meno sviluppate con PIL pro capite inferiore al 75% della media UE-27;
rientrerebbero in tale categoria Campania, Calabria, Sicilia e Puglia;
Regioni in transizione con PIL pro capite compreso tra il 75% ed il 90% della media UE-27
(in tale categoria sarebbero ricomprese Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna);
Regioni più sviluppate (tutti i restanti territori).
Il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale prevede per l’Italia per l’attuazione della politica di
coesione circa 29 miliardi di euro di cui 28 miliardi dai Fondi Strutturali. Sulla base delle nuove
regole per la ripartizione territoriale, le regioni meno sviluppate dovrebbero ottenere 20 miliardi,
alle regioni in transizione sarebbero destinati 1 miliardo mentre alle regioni più sviluppate
sarebbero destinati 7 miliardi.
A tali cifre vanno aggiunti gli importi del cofinanziamento nazionale (obbligatorio per le politiche
di coesione europee), che dovrebbero essere pari agli stanziamenti comunitari, anche se, allo
stato attuale, la legge di stabilità mette in bilancio soltanto 24 miliardi, quattro meno di quelli
necessari per arrivare al tradizionale parametro del 50% dell’ammontare complessivo.
I Fondi Strutturali, in coerenza con i regolamenti comunitari, dovranno contribuire al
raggiungimento di tutti gli 11 obiettivi tematici del Quadro Strategico Comune (il Quadro
Strategico Comune costituisce il quadro di riferimento per tutti gli strumenti di finanziamento
della nuova programmazione 2014- 2020 - vedi par. 2.4) ed investiranno sulle imprese e sulle
aree territoriali, sulle persone e sulle infrastrutture leggere.
Ricerca, sviluppo e innovazione, cambiamento climatico e ambiente, sostegno alle Piccole e
Medie Imprese (PMI) e infrastrutture, energia e sviluppo urbano sono le aree strategiche su cui in
Figura 16
Grande coalizione per
l’occupazione nel settore
digitale
Fonte: European Commission,
2013
3
20. Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 2013 Agende Digitali Regionali Telecom Italia Dicembre 201336 37
particolare dovrà essere indirizzato il sostegno attraverso il FESR. Per garantire la concentrazione
degli investimenti sulle priorità indicate, così come richiesto dalla nuova regolamentazione
europea, sono stati definiti stanziamenti minimi per alcune tematiche prioritarie sulla base
della ripartizione territoriale, per cui le regioni in transizione e le regioni più sviluppate dovranno
destinare l’80% del budget del FESR all’efficienza energetica, alle energie rinnovabili (per queste
due voci almeno il 20%), all’innovazione ed alla competitività delle PMI, mentre le regioni meno
sviluppate potranno utilizzare la loro dotazione per un numero maggiore di obiettivi, facendo
scendere al 50% la quota da dedicare esclusivamente all’efficienza energetica e alle rinnovabili
(almeno il 6%), alle imprese e all’innovazione.
Coerentemente a quanto previsto dalla regolamentazione europea, la strategia italiana punta
a concentrare le risorse su obiettivi prioritari. Innovazione tecnologica, superamento del
digital divide ed economia sostenibile sono i tre filoni “protagonisti” della bozza elaborata dal
Dipartimento per le politiche di sviluppo (DPS) sulla ripartizione dei fondi europei. Il DPS dà
dunque la priorità all’innovazione e non più, come accaduto finora, alle grandi infrastrutture
che invece verranno finanziate con risorse nazionali. Da una prima simulazione del DPS, la
distribuzione dovrebbe prevedere circa il 47% per innovazione tecnologica, digitalizzazione,
sostegno alle PMI e riconversione dell’economia verso la sostenibilità.
Si vuole comunque evidenziare che l’Agenda digitale, proprio in ragione dell’architettura adottata
e della pervasività delle tecnologie ICT, si pone in modo trasversale all’insieme delle politiche di
sviluppo per il periodo 2014-2020. Gli interventi previsti in Agenda, rientrano quindi anche in altri
possibili finanziamenti europei come ad esempio in quelli previsti nel programma Horizon 2020.
Horizon 2020 è il nuovo programma europeo per la Ricerca e l’Innovazione, considerato dalla
Commissione fondamentale per la realizzazione degli obiettivi della strategia “Europa 2020”. Il
nuovo sistema di finanziamento integrerà in un’unica cornice le attuali opportunità di sovvenzione
UE destinate alle attività di Ricerca e innovazione, ovvero:
Il Programma Quadro per la ricerca e lo sviluppo (VII Programma Quadro);
Il Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione (CIP);
L’Istituto Europeo per l’Innovazione e la Tecnologia (EIT).
Il budget di Horizon 2020 proposto per il periodo 2014-2020 ammonta a oltre 70 miliardi di euro
e verrà suddiviso su tre obiettivi chiave:
Scienza di eccellenza: 24,3 miliardi di euro destinati alle eccellenze della ricerca scientifica
europea, primi fra tutti il Consiglio Europeo della Ricerca e le Azioni del Programma Marie
Curie che sostengono la formazione, la mobilità e lo sviluppo delle capacità dei ricercatori
europei;
Leadership industriale: contribuire ad affermare il primato industriale nell’innovazione
con un bilancio pari a 17 miliardi di euro, da investire nelle tecnologie di punta, in un più
ampio accesso al capitale e nel sostegno alle PMI;
Sfide della società: stanziamento di 31 miliardi di euro per affrontare i principali problemi
sociali dell’Unione Europea (sanità, evoluzione demografica e benessere, sicurezza
alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina, bioeconomia, energia sicura, trasporti
intelligenti, interventi per il clima).
1.4. Le iniziative europee per le smart cities
Oltre il 70% della popolazione europea vive nei grandi centri urbani, diventati ormai il volano della
crescita economica e dell’innovazione, e si stima che nei prossimi anni questo dato tenderà a
crescere ancora. Le aree urbane sono inoltre direttamente responsabili per circa il 60-70% delle
emissioni globali di CO2 e hanno dunque l’obbligo morale di investire risorse per lo sviluppo e
la diffusione di tecnologie a basse emissioni, garantendo in tal modo lo sviluppo di un ambiente
urbano energeticamente efficiente e sostenibile dal punto di vista ambientale.
Il coinvolgimento attivo delle città è indispensabile se l’Europa vuole raggiungere gli obiettivi
che si è data al 2020 (obiettivi noti come 20-20-20) e cioè di riduzione delle emissioni di gas
ad effetto serra del 20%, aumento della penetrazione delle rinnovabili al 20%, miglioramento
dell’efficienza energetica del 20%.
La Commissione Europea, e conseguentemente tutti gli stati membri, ha quindi focalizzato la sua
attenzione sul tema delle Smart Cities: nell’arco dei prossimi due anni la Commissione Europea
prevede di investire oltre 200 milioni di euro per rendere più Smart le città europee.
Le Smart Cities, o in una più ampia accezione, in termini di dimensioni del territorio, “Smart
Communities”, sono quelle città e quei territori che hanno realizzato una serie di progetti, spesso
caratterizzati dall’applicazione di nuove tecnologie o dallo sfruttamento della rete Internet,
in grado di migliorare la qualità della vita dei cittadini, di renderle più sostenibili, innovative,
connesse, partecipative, dotate di servizi utili.
Il concetto di Smart City nasce come detto nell’ambito delle iniziative per la riduzione delle
emissioni di CO2 nell’atmosfera; l’applicazione delle tecnologie ICT nelle città, in particolar modo
a tematiche come il trasporto pubblico locale, rappresenta un importante strumento in quella
direzione: rendere più efficiente il sistema di trasporto locale e consentire ai cittadini di ridurre gli
spostamenti necessari per accedere a determinati servizi sono ad esempio alcuni tra i passaggi
fondamentali per la riduzione dell’inquinamento prodotto dalle città.
A partire dal 2008 la Commissione Europea ha avviato molte iniziative focalizzate sulle città. In
origine, nello Strategic Energy Technology Plan, orientato prevalentemente al tema energetico,
le Smart Cities sono state identificate come una delle sette aree prioritarie di investimento; più in
dettaglio, la stima di investimenti previsti nella Smart City Industrial Initiative ammonta a 10-12
miliardi di euro.
A seguire, nel mese di novembre 2012, in sintonia con lo Strategic Energy Technology Plan, è
stato approvato il programma Joint Programme Smart Cities, un’ampia rete di ricerca dedicata
al tema delle Smart Cities caratterizzato da quattro aree di lavoro: Energy in cities, Urban Energy
Networks, Interactive Buildings, Urban City Related Supply Technologies.
Altre iniziative avviate a livello europeo sono la Smart City Member State Initiative, che unisce
i 27 stati membri per mettere a fattor comune le strategia di sviluppo delle Smart Cities avviate
nelle città dei vari paesi, ed il Joint Programming Initiative Urban Europe, dedicato all’avvio di
progetti di ricerca che coinvolgano più stati.
Infine una delle iniziative che ha riscosso più successo in Italia, il Covenant of Mayors (Patto dei
Sindaci), un’iniziativa dedicata alla gestione del cambiamento climatico ed alla riduzione dei
consumi energetici e delle emissioni di CO2 in ambito urbano. Nell’Agenda Digitale Europea sono
molte le tematiche trattate e le linee di indirizzo che fanno specifico riferimento o rimandano al
tema delle Smart Sities e Smart Communities, ad esempio per quanto riguarda gli interventi in
tema smart grids e smart meters, mobilità intelligente, etc.