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LAUREE ABILITANTI:
  LA NOSTRA SFIDA
    PER IL FUTURO




           Per info e approfondimenti:
           Comitato Organizzatore
           Julian Colabello - Tel. 393.3861952
           Carlo Mazzei - Tel. 320.9189862
           Lorenza Falcone - Tel. 339.3799823
           Davide Sardo – Tel. 329.0065233

           Comunicazione - Media Relations:
           Stefano Bellu - Tel. 320.0130071
           Sara De Marco - Tel. 328.2765560
           sara.demarco@uniroma1.it
Dopo quasi due anni di battaglie le richieste di “Studenti Democratici” cominciano ad essere
ascoltate. La possibilità di svolgere il praticantato abilitativo già durante gli studi universitari è stata
ipotizzata dal Rettore Frati nelle sue recenti dichiarazioni. Compito di “Studenti Democratici” è far
si che quella che ieri era una nostra battaglia ed oggi è un’ipotesi, domani divenga realtà. Per questo
abbiamo invitato il Magnifico Rettore Prof. Frati, il Preside di Giurisprudenza Prof. Caravale, il
Segretario Generale dell’ANF Avv. Perifano a discuterne con la nostra candidata al CNSU Elisa
Ljiljanic. La nostra è una richiesta di impegno concreto da parte delle istituzioni affinché il progetto
venga attuato, rendendone pubbliche le caratteristiche e i tempi di attuazione.

Ad ogni modo continueremo questa battaglia, ieri come oggi, nel CNSU come in tutti gli organi di
rappresentanza studentesca, perché siamo convinti che una vera formazione pubblica e di qualità
debba iniziare all'interno delle Università, auspicando un sistema che formi professionisti di livello
europeo.




Prof. Luigi Frati - Magnifico Rettore dell’Università de “La Sapienza”

Prof. Mario Caravale - Preside della Facoltà di Giurisprudenza de “La Sapienza”

Avv. Ester Perifano - Segretario Generale ANF(Associazione Nazionale Forense)

Elisa Ljiljanic – Candidata al CNSU
Via La Spezia, 79
                                                   00182 Roma
                                                   Tel. 320.9189862




           Comunicato stampa
Contatti: Julian Colabello                   RILASCIO IMMEDIATO DEL
Telefono: 393.3861952                        COMUNICATO
Contatti: Carlo Mazzei                       02 Maggio 2010
Telefono: 320.9189862
Contatti: Stefano Bellu
Telefono: 320.0130071
Contatti: Sara De Marco
Telefono: 328.2765560 - 329.8007130
sara.demarco@uniroma1.it



        LAUREE ABILITANTI:
   LA NOSTRA SFIDA PER IL FUTURO
ROMA, 02 MAGGIO 2010: “Dobbiamo immaginare un’Università più
vicina al mondo del lavoro”, dichiara Elisa Ljiljanic, candidata al CNSU
nelle liste dell’UDU per gli Studenti Democratici. “Dopo quasi due anni di
battaglie le richieste degli Studenti Democratici cominciano ad essere
ascoltate. La possibilità di svolgere il praticantato già durante gli studi
universitari è stata ipotizzata dal Rettore de “La Sapienza” Frati nelle sue
recenti affermazioni. Compito di Studenti Democratici è far si che quella che
ieri era una nostra battaglia ed oggi è un’ipotesi, domani divenga realtà. Per
questo – conclude la candidata - abbiamo invitato il Rettore, il Preside Prof.
Caravale e il Segretario Generale dell’ANF Avv. Perifano a discuterne
pubblicamente con noi martedì 4 Maggio alle 10, presso la Facoltà di
Giurisprudenza de “La Sapienza”.
Lauree Abilitanti: la nostra sfida per il futuro
Una nuova generazione in Italia esiste. Sarà per questo che essa è da considerarsi demagogica e provocatoria.
E’, nelle corde dell’analisi dei maggiorenti di questo paese, caratterizzata dall’incapacità di elaborare
proposte e da una spiccata critica ad ogni proposta di riforma del sistema. Essa è inerme o nel migliore dei
casi negativa. Saranno spunti, ma la discussione inerente alla Riforma Forense sembra suggerire molte delle
deformazioni che oggi attraversano la nostra nazione e che impediscono un reale dialogo intergenerazionale.
La critica sull’attuale progetto di riforma forense è ormai nota, a tal punto dall’aver influenzato anche la
discussione parlamentare. Come sono note le reazioni dei fautori della riforma, governo in testa, che hanno
candidamente ammesso che “non hanno nessuna intenzione di emendare il testo”.
La critica alla riforma partì ormai più di un anno fa dalle università e dai tribunali, dagli studenti e praticanti,
in modo addirittura trasversale in alcuni casi. Nessuno pretende che questo, come non accade, sia
riconosciuto e valorizzato. Sta alle nuove generazioni imporsi, e il percorso è lungo e difficoltoso, anche se
non privo di successi.
Quello su cui è utile ragionare è invece il livello di proposta. Quando, ormai più di un anno fa, vi fu il primo
confronto pubblico tra le istituzioni universitarie e dell’avvocatura e i giovani professionisti, studenti e
praticanti, l’argomento su cui più difficilmente i fautori della riforma forense argomentarono furono i tempi
di accesso alla professione. Già allora molti studenti e praticanti invitarono le Istituzioni a prendere in esame
la possibilità di effettuare almeno un anno di pratica durante il percorso universitario, prevedendo un corso di
studi professionalizzante, caratterizzato da uno studio maggiormente applicativo del diritto. Quella proposta
fu accolta e ulteriormente discussa ed elaborata dagli studenti e giovani Democratici, attraverso la rete e gli
incontri, prendendo la forma di un disegno di legge.
Cominciò quindi a divenire noto che una sperimentazione simile era già in atto nelle Facoltà di Economia in
relazione al percorso di abilitazione alla professione di Commercialista. Si è quindi cominciato a parlare di
“Lauree Abilitanti”, ovvero lauree che consentono di svolgere una parte del tirocinio professionale già
durante l’università. L’ultimo atto è stato quello del Rettore dell’Università de “La Sapienza”, Luigi Frati,
poco tempo fa durante un Consiglio di Facoltà a Giurisprudenza, in cui ha annunciato che alla Sapienza il
progetto delle Lauree Abilitanti era in cantiere anche per ciò che riguardava l’Avvocatura.
Anche qui, l’iniziativa della “base” si è a suo modo diffusa verso i vertici, anche senza che questo fosse
esplicito. Chi parla, dai politici agli esponenti delle istituzioni, di una mancanza di proposta dalle nuove
generazioni, chi lamenta un mancato contatto con le realtà generazionali, dovrebbe forse chiedersi se si pone
in ascolto di esse per depredarle o per valorizzarle. Alternativa forte, ma che sembra confermata dall’attuale
realtà in cui praticanti e giovani professionisti sono sub-precari e parasubordinati, tenuti a rimborso spese e
vaghe promesse. Dalla prospettiva di giovane praticante, mi verrebbe da dire, “Loro vogliono che ci
chiudiamo? E noi apriamo!”. Apriamo nuovamente alla discussione, al confronto, elaboriamo la protesta,
affermiamola come proposta. Da qui nasce l’incontro organizzato dagli studenti democratici per martedì
prossimo, 4 Maggio, ore 10 alla Sapienza – aula Calasso, Giurisprudenza, sulle lauree abilitanti. Sono stati
invitati il Rettore de “La Sapienza” Luigi Frati, il Preside della facoltà Mario Caravale, il Segretario
Generale dell’ANF, Ester Perifano e la studentessa candidata al CNSU per la lista “UDU” Elisa Lijlijanic.
L’obbiettivo è quello di rendere pubblici da parte delle istituzioni universitarie, come ancora non è accaduto,
i tempi di attuazione e le caratteristiche del progetto. Ciò al fine di confrontarli con le proposte dei giovani
praticanti e studenti. La volontà è quella di portare sul piano attuativo quella che non è una semplice ipotesi
ma una reale possibilità e speranza di migliorare il sistema.
Quella che poi dovrebbe essere una riforma. L’invito è esteso a tutti gli interessati.

Julian Gareth Colabello – 02-05-2010 - Mondoprofessionisti
Gd, Raciti: "Bloccare ddl sulla riforma dell'Avvocatura" 10/03/2010

“La forzatura dell’Ordine degli Avvocati, che chiede la discussione della riforma per il 18 Marzo, è
inaccettabile”, dichiara il Segretario Nazionale dei Giovani Democratici Fausto Raciti. “Mi appello
al Segretario Bersani, affinché il gruppo PD al Senato si impegni a bloccare un disegno di legge che
vessa i giovani praticanti e professionisti, e che non si pone minimamente il problema di rendere
l’avvocatura italiana più concorrenziale e in linea con gli standard europei e globali”. “ Siamo
sempre stati convinti che una riforma non solo dell’Avvocatura ma di tutte le professioni sia utile e
necessaria – spiega Raciti -, ma i nostri inviti al dialogo sono rimasti senza risposta. Di fatto il testo
di legge che il Senato si appresta a discutere è identico a quello per cui scendemmo in piazza a
Novembre.”. Raciti chiude ricordando e ammonendo “Il giorno della manifestazione ricevemmo
attestati di solidarietà da parte di molti esponenti del PD. Ora è il momento di dimostrare con i fatti
la vicinanza alla nostra battaglia. Il PD voti in maniera contraria al disegno di legge e spinga
affinché si riapra il tavolo di discussione sulla riforma.”



Gd, Raciti: “Aderiamo alla manifestazione di protesta del 28 Novembre contro la riforma
dell’accesso alla professione forense” 19/11/2009

“L'atteggiamento del Governo e di parte dell'opposizione sulla Riforma dell'Avvocatura è
inaccettabile. Non si può spingere per la rapida approvazione di un testo che non è stato in alcun
modo né presentato né discusso con chi subirà le conseguenze più pesanti della Riforma, ovvero gli
studenti universitari e i giovani praticanti ed avvocati. Come organizzazione giovanile ci sentiamo
in dovere di reagire per tutelare i loro interessi, per questo aderiamo con convinzione alla
manifestazione del 28 Novembre a Piazza Navona. Vogliamo dare un forte segnale sia al governo
che al nostro Partito, le nuove generazioni non devono essere abbandonate.” Così Fausto Raciti,
Segretario Nazionale dei GD che rilancia “ Saremo in tanti, da tutta Italia. Contestualmente
presenteremo un ddl di iniziativa popolare che raccolga le proposte che abbiamo elaborato in questi
mesi, dalla disciplina contrattuale del praticantato alla necessità di integrare la formazione
professionale con quella universitaria. La priorità è accorciare i tempi di accesso e garantire a tutti
le pari opportunità, in linea con i modelli adottati in tutto il resto di Europa. Su questi punti –
assicura - non resteremo in silenzio.”
La riforma per l'accesso alla professione non piace
ai giovani praticanti avvocati

di Massimiliano Nespola – Articolo 21.info

Gli avvocati italiani sono quasi 160.000. Ventimila in più di quelli tedeschi, 25.000 più che in
Spagna. L’unico dato particolarmente rilevante a livello comparativo è quello della Francia, dove
sono intorno ai 30.000. In realtà analizzando la situazione europea è più anomalo il dato francese di
quello italiano. Però questo non vuol dire che il problema non esista, sia per l’accesso che per
l´esercizio della professione. Il fatto è che l’intero sistema è rimasto invariato, salvo piccoli
accorgimenti, dal 1933. Un sistema che negli ultimi decenni ha prodotto un overload di formazione
ed accesso alla professione. Un difetto sistemico così marcato richiede di concepire ex novo sia le
logiche di accesso che di esercizio della professione. Ne abbiamo parlato con Julian Colabello,
praticante avvocato, esponente dei Giovani democratici.

Numero chiuso per l’accesso alla professione forense. Scuole private durante la pratica,
obbligatorie e a pagamento. Nuove modalità per l’esame di Stato: lo si può sostenere al
massimo 3 volte e fino a 50 anni, senza l’aiuto dei codici commentati. La riforma in
discussione cosa vuol cambiare?
La riforma che si sta portando avanti – come ammesso sia da Guido Alpa che da Giuseppe Sileci,
Presidente dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati – si ferma solo al livello post laurea. Non
c’è invece nessun intervento rispetto alla formazione universitaria. Una serie di interessi forti
impedisce di intervenire su questo aspetto. Una riforma vera avrebbe bisogno di un coraggio che
oggi non c’è, per cambiare veramente le cose. Per usare una metafora, la crisi dell’attuale
avvocatura richiederebbe un intervento che tracci un nuovo corso del fiume. L’attuale riforma
invece non fa che costruire una diga ancora più alta. Così facendo si danneggiano tanti ragazzi
meritevoli in modo indiscriminato e su base economica e classista. Al di là dei test di ingresso, che
ho sempre ritenuto uno strumento opinabile, come è possibile che non si tengano in nessun conto i
tempi di accesso alla professione? Tornando al dato comparativo, in Francia si diventa avvocati a 24
anni, addirittura in Inghilterra a 23, mentre oggi in Italia si vuole proporre che dopo essersi laureati
a 24, 25, o anche 26 anni, i ragazzi dovrebbero fare altri due anni di praticantato pagandosi le scuole
forensi e senza alcuna possibilità di percepire un reddito. È praticamente una falcidia che forse
otterrà gli effetti sperati a breve termine ma che alla lunga produrrà un blocco della mobilità sociale
all´interno della professione. Questo non potrà che abbassare il livello qualitativo dei giovani
avvocati.

Possibile che nessuno abbia sollevato la questione nelle sedi istituzionali?
Una delle poche norme che il Consiglio nazionale forense aveva proposto e che la Commissione
Giustizia del Senato ha bloccato è stata proprio quella sul compenso, previsto in via generica e dopo
un anno, per i praticanti. Il senatore Casson aveva chiesto di mantenerla, ma alla fine l’opposizione
si è astenuta e il testo è passato in Commissione con i voti favorevoli della maggioranza. In questo
senso la nostra battaglia ha anche lo scopo di chiedere a Partito democratico un’opposizione più
netta.

L’attuale proposta di riforma sembra voler cancellare anche le liberalizzazioni introdotte da
Bersani, reintroducendo ad esempio i minimi tariffari. Anche questo è un motivo della vostra
protesta?
Le norme volute da Bersani hanno avuto il pregio di muovere una situazione incancrenita e sono
comunque state deviate, eseguite a metà. Ad ogni modo, l’abbattimento completo dei minimi
tariffari e l’inserimento senza limiti del patto di quota lite – quello tra la parte e l´avvocato sulla
percentuale che verrà pagata al professionista in caso di successo della causa – è avvenuto in un
contesto, quello italiano, dove gli studi legali sono per la maggior parte piccoli o medi, a differenza
che in America o in Inghilterra. Il problema che si è creato riguarda il rapporto tra avvocati e i
grandi soggetti economici: banche e assicurazioni, per esempio. Un avvocato non ha un grande
potere contrattuale nei confronti dei grandi poteri economici, a meno che non abbia lui stesso
grande potere. Eliminati completamente i minimi tariffari, le parcelle degli avvocati sono state
decurtate del 20% da parte di molte banche e assicurazioni. E nessun avvocato si è opposto, perché
avrebbe perso un grosso cliente. L’avvocatura, e a maggior ragione i giovani avvocati, hanno
dovuto quindi subire il peso contrattuale dei clienti più importanti. In questo senso la reintroduzione
dei minimi tariffari potrebbe avere un senso. Ma…

Dica…
…Ma molto meno senso avrebbero se il rapporto non riguardasse grandi imprese o enti pubblici ma
singoli imprenditori e consumatori. Qui il mercato dovrebbe essere aperto alla competizione e
consentire lo sviluppo di una sana concorrenza anche al ribasso, visto che a parità di potere
contrattuale è più difficile che la situazione si sbilanci a favore di una piuttosto che di un’altra parte.
Il problema dell’attuale riforma, a mio avviso, è che reintroduce i minimi tariffari tout court. Una
norma che simboleggia tutto il disperato slancio di una parte dell’avvocatura che vorrebbe
conservare ed ampliare i propri privilegi corporativi.

Perché lo definisce disperato?
Perché molte parti di essa – mio modesto parere – saranno giudicate in contrasto con le normative
europee vigenti e ancor di più con quelle che entreranno a breve in vigore. Penso agli interventi che
riguarderanno in generale il mercato del lavoro.

Allora non c’è pericolo.
Vedi, il problema non è impedire la riforma. È farne una migliore.

Una riforma migliore è possibile?
Non solo, è necessaria. Ma per essere efficace e duratura deve essere coerente e fondata su principi
condivisi. Riprendendo il discorso sui minimi tariffari, se riconosciamo da un lato che il
professionista nei confronti delle grandi imprese può essere considerato un soggetto in un certo
senso debole, allora bisogna a maggior ragione riconoscere che i neolaureati non hanno nessun peso
contrattuale nei confronti degli studi dove svolgono la pratica. In ogni mercato sano ci vogliono
regole che favoriscano i soggetti più deboli. Senza regole vince sempre il più forte.

Voi proponete anche il contratto di praticantato.
Esatto. Il praticantato ha caratteristiche eterogenee, è insieme un lavoro ed un periodo di
formazione. Ciò non toglie che in entrambi i casi dovrebbe essere certificato da contratto. Sia per
una maggior serietà della pratica sia per fornire uno strumento che garantisca le tutele minime al
praticante, sia economiche, che previdenziali, che assicurative.

Non si rischia che molti studi legali smettano di prendere praticanti?
Sempre meglio di quello che accade oggi, dove gli studi licenziano le segretarie e le sostituiscono
con i praticanti a costo zero. Ripeto, io non credo nel numero chiuso, ma qualsiasi lavoro serio è
selettivo. Preferisco perciò pensare ad un sistema in cui vengo preso perché valgo che ad uno in cui
vengo scelto perché posso essere sfruttato. Ad ogni modo, nella bozza di legge che vorremmo
lanciare come iniziativa popolare prevediamo che tutte le spese degli studi a favore dei praticanti
siano fiscalmente detraibili nella loro complessità in quanto considerate contributi alla formazione.
In questo modo l’impatto non sarebbe così drammatico. E poi, parliamoci chiaro, se il problema è
dare 700-800 euro ad un praticante, vuol dire che c’è una volontà di fondo che mira a spremere il
più possibile le nuove generazioni. Inoltre bisognerebbe dare la possibilità ai ragazzi di fare la
pratica sia presso gli uffici giudiziari che presso la PA, oltre che presso gli studi legali. In questo
modo si migliorerebbe sia la formazione che la tutela dei giovani praticanti. L’Ordine degli
Avvocati di Roma ha mosso passi importanti in questo senso.

Insomma, più tutele e tempi di accesso più brevi…
Non solo, anche l’istituzione di borse di studio e finanziamenti per i più meritevoli. In questo il
ruolo delle università dovrebbe essere centrale. Garantire continuità tra gli studi universitari e la
formazione professionale è imprescindibile, sia per garantire i più deboli ma meritevoli che per fare
in modo che il percorso sia più celere e serio. Non si capisce perché non ci siano corsi universitari
ad indirizzo forense che consentano di svolgere una parte della pratica già durante l’università. Ad
economia si sta sperimentando con successo qualcosa del genere per i commercialisti, perché non
cogliere l’occasione per allargare la sperimentazione?

Crede che tutto ciò possa trovare spazio in parlamento come tra gli avvocati?
Penso che il fronte a favore dell’attuale riforma sia molto meno compatto di quanto sembri. Molti
riconoscono le criticità dell’attuale disegno di legge. Noi ci siamo mossi per primi in una nuova
direzione, ora staremo a vedere cosa succederà.
In piazza contro la riforma dell'Avvocatura
di Lorenzo De Cicco

In migliaia avevano aderito su internet, e ieri in piazza Farnese a Roma si sono riversati studenti di
tutta Italia per aderire alla manifestazione nazionale contro la riforma dell'Avvocatura indetta dai
Giovani Democratici, Cgil e Ugai (Unione Giovani Avvocati Italiani). Alla manifestazione hanno
aderito anche i Radicali Italiani, gli studenti Luca Coscioni, e decine di sigle di associazioni
studentesche dei principali atenei del Paese (Roma, Napoli e Milano in testa).

Gli studenti sono scesi in piazza contro il disegno di legge presentato dal senatore Mugnai (Pdl) per
il riordino della professione di avvocato, che il ministro Alfano vorrebbe inserire nella riforma della
Giustizia. Le novità principali della manovra sono l’introduzione, durante il periodo di pratica, di
scuole forensi obbligatorie e a pagamento, un test di preselezione al momento dell’iscrizione
all’albo dei praticanti, il reddito minimo per rimanere iscritti all'albo con la reintroduzione dei
minimi tariffari, il rafforzamento del ruolo degli ordini nei procedimenti disciplinari e nello
svolgimento dell'esame di abilitazione.

Universitari, praticanti e giovani avvocati di Roma, Salerno, Torre Annunziata, Milano, Lecce,
Urbino, hanno preso parte alla protesta nonostante il sindaco di Roma Alemanno avesse chiesto lo
spostamento della manifestazione (inizialmente convocata a Piazza Navona) a due giorni dal suo
svolgimento, nonostante l'autorizzazione della Questura.

“Come organizzazione giovanile – spiega il segretario nazionale dei Giovani del Pd, Fausto Raciti -
ci sentiamo in dovere di reagire. Vogliamo dare un forte segnale sia al governo che al nostro Partito:
le nuove generazioni non devono essere abbandonate”. “Presenteremo un ddl di iniziativa popolare
che raccolga le proposte che abbiamo elaborato in questi mesi: la priorità è accorciare i tempi di
accesso e garantire a tutti le pari opportunità, in linea con i modelli adottati in tutto il resto di
Europa. Su questi punti – assicura - non resteremo in silenzio.” Non solo “no” dunque dalla
manifestazione, ma anche proposte concrete per migliorare l'accesso alla professione: riduzione dei
tempi, formazione forense durante l'università, disciplina contrattuale del praticantato, sostegni
economici a studenti e tutele assicurative per i praticanti.

“I praticanti hanno mostrato il loro libretto della pratica, un libretto verde in cartoncino,
sventolandolo in aria come simbolo del loro stato di precarietà e malessere – racconta Julian
Colabello, praticante avvocato, uno dei promotori della protesta - Gli studenti invece hanno portato
il loro manuale di procedura civile, l’esame notoriamente più difficile del percorso universitario,
che hanno tenuto sopra la testa come metafora del peso e dei sacrifici che gli studenti devono
affrontare ogni giorno, già prima di intraprendere il duro percorso del praticantato”.

Anche il centro-destra è spaccato: “Non ci vengano a dire che siamo i soliti comunisti – alzano la
voce alcuni ragazzi di Libertiamo, il movimento politico vicino al deputato del Pdl Benedetto Della
Vedova, schieratosi contro il ddl Mugnai – Non è una riforma. È un attacco contro lo spirito del
Popolo della Libertà. Siamo sicuri che convenga portare a casa una legge che piace alla
corporazione forense, ma distrugge le premesse ideali e riformiste del berlusconismo classico,
quello che ha allevato una generazione di autonomi e partite Iva?”

Durante la manifestazione arriva anche la solidarietà del Partito Democratico: “Il disegno di legge –
si legge nella nota di Stefano Fassina, segreteria Pd – rappresenta un evidente passo indietro rispetto
alle norme introdotte nel 2006 dall’allora ministro Bersani. Se il testo diventerà legge, ne faranno le
spese i cittadini, le imprese ed i giovani avvocati. La contro-riforma peserà negativamente
sull'equità, sulla mobilità sociale, sulla distribuzione del reddito e sulla competitività dell'Italia. Il
Partito Democratico è per una riforma organica di tutti gli ordini professionali e di tutte le
professioni secondo i principi guida contenuti nelle misure di liberalizzazione realizzate nel 2006
dal Governo Prodi”.

29 novembre 2009 – L’Unità
PROFESSIONISTI - ORDINI E PENSIONI

Riforma degli avvocati , è polemica
No di Confindustria: è contro il mercato
Possibile slittamento dell’esame al 2010
ROMA - Parte al rallentatore la riforma dell’ordinamento forense il cui esame in aula al
Senato potrebbe slittare al 2010 per lasciare spazio al disegno di legge sul processo breve. La legge,
attesa da 236 mila avvocati, ridisegna la professione legale dalla A alla Z: confermati gli esami più
severi per l’accesso, l’albo selettivo e la reintroduzione delle tariffe minime mentre cade, almeno
per ora, la soglia minima di reddito per potersi iscrivere all’ordine.

Il provvedimento è passato in commissione Giustizia con un voto bipartisan. L’Udc, tuttavia,
ha scelto l’astensione perché, ha spiegato Gianpiero D’Alia, «la mancata calendarizzazione in aula
evidenzia l’esigenza della maggioranza di lasciare il campo libero all’approvazione, prima di Nata-
le, del ddl Gasparri sul processo breve». Invece Giuseppe Valentino (Pdl), relatore dei due
provvedimenti, minimizza. «Nell’affidare il mandato al relatore per l’aula c’è comunque l’impegno
ad accelerare i tempi». E anche il presidente della commissione, Filippo Berselli (Pdl) rassicura gli
avvocati pur non potendo offrire una data certa. Il testo di 65 articoli varato ieri ha incassato il
plauso del presidente del Consiglio nazionale forense, professor Guido Alpa, che ha parlato di «una
riforma senza spirito corporativo».

Alpa ha anche tentato di fugare le preoccupazioni della Confindustria che da tempo aveva
bocciato le norme sull’esclusività dell’attività legale: «Alcuni emendamenti approvati al Senato
sono contrari ai principi del libero mercato perché queste norme potrebbero impedire alle asso-
ciazioni d’imprese di assistere sul piano legale i propri associati ». Confindustria, quindi, è tornata a
chiedere una modifica in aula. Critiche, poi, arrivano dall’Associazione nazionale forense («La ri-
forma nasce già vecchia»), dai giovani avvocati dell’Ugai («Approvata una controriforma contro i
cittadini») e dalla senatrice del Pd Silvia Della Monica («Riforma carente e corporativa»). Invece,
per Maurizio De Tilla (Oua) «la commissione ha avuto coraggio »: ora «il prossimo passo è il
numero programmato dalle Università alla professione».

Dino Martirano
19 novembre 2009 – Corriere della Sera
L’Antitrust: “Ordini professionali agiscono
come caste”
Architetti, avvocati, consulenti del lavoro, farmacisti, geologi, geometri, giornalisti, ingegneri,
medici e odontoiatri, notai, periti industriali, psicologi, dottori commercialisti ed esperti contabili.
Ordini professionali che, secondo l’Antitrust, agiscono come delle “caste”. Con privilegi
ingiustificati e un’elevata resistenza al cambiamento. L’organismo che vigila sulla concorrenza ha
terminato un’indagine in corso dal 2007 sugli ordini professionali. E per il garante il risultato è
preoccupante: “Dall’indagine conoscitiva su 13 ordini professionali, avviata a gennaio 2007 e
emerge una scarsa propensione delle categorie, sia pur con positive eccezioni, ad accogliere nei
codici deontologici quelle innovazioni necessarie per aumentare la spinta competitiva all’interno dei
singoli comparti”. Anzi, ”la liberalizzazione della pattuizione del compenso del professionista, la
possibilità di fare pubblicità informativa e di costituire società multidisciplinari - si legge nelle
conclusioni - non sono state colte come importanti opportunità di crescita ma come un ostacolo allo
svolgimento della professione”. Gli ordini, secondo l’Antitrust, non possono più tardare
nell’adeguarsi alle normative europee. Così il garante invita ad agire con gli strumenti legislativi
contro l’immobilismo degli ordini. E propone alcune modifiche “necessarie”, come “prevedere
percorsi più agevoli di accesso alle professioni” attraverso corsi universitari e “tirocinii
proporzionati alle effettive esigenze di apprendimento”, non stage infiniti. Sarebbe poi giusto,
secondo l’organismo, che la nozione di “decoro professionale” sia “elemento che incentivi la
concorrenza tra professionisti e rafforzi i doveri di correttezza professionale nei confronti della
clientela e non per guidare i comportamenti economici dei professionisti”.
Secondo l’associazione dei consumatori Aduc, le parole dell’Antitrust “rendono giustizia di una
situazione sotto gli occhi di tutti: i tentativi di riforma degli ordini sono inutili. Quand’anche
qualcosa dovesse apparire, si tratterebbe comunque di fumo negli occhi. Solo la loro abolizione
potrebbe democratizzare offerte e domande”.

Emanuele Rossi

Sabato 21 Marzo 2009 – Panorama Canale Economia
Riforma forense: l’Ordine apre
Articolo Apertura News di Attualità | 16 Marzo 2009 |

Un primo passo verso l’ascolto è stato fatto. L’appello di un serio confronto tra studenti, praticanti,
istituzioni accademiche e forensi – lanciato dagli Studenti Democratici della Facoltà di
Giurisprudenza de la ”Sapienza”, la Rete Degli Studenti (RDS) di Roma3 e gli Studenti in
Movimento di ”Tor Vergata – è stato accolto da Guido Alpa, presidente del Consiglio Nazionale
Forense (CNF), e tra i principali redattori della bozza della riforma ora trasfusa nel ddl Mugnai.

Della riforma così se ne parla e se ne è parlato giovedì alla Facoltà di Giurisprudenza della
Sapienza durante un incontro organizzato per discutere i punti più caldi di un testo per l’accesso
alla carriera forense, che secondo i baby avvocati bloccherebbe l’ingresso a molti praticanti. Un
dibattito che ha visto anche un cambiamento di rotta e di apertura da parte di Guido Alpa.

Prima una prolusione sulla necessità di regolamentare la professione e poi una breve spiegazione
sulle proprie intenzioni. Al microfono – il presidente – ha ribadito più volte il suo intento di voler
tutelare e non colpire gli studenti e i praticanti senza un concreto supporto economico alle spalle. Il
pericolo, infatti, secondo gli Studenti Democratici è che possa profilarsi nella riforma una selezione
degli aspiranti su base economica, tramite maggiori spese e incombenze professionali.

Poi si passa a snocciolare una serie di numeri sugli avvocati presenti oggi in Italia e un confronto
con gli altri Paesi Europei. I dati, infatti, fanno un po’ paura specialmente quando sul tavolo sono
comparsi gli ultimi rapporti sulla professione: in Italia sono circa 200 mila gli iscritti all’ordine
forense, in Francia 47 mila.

Ma l’intento di un dietro front da parte degli studenti e futuri praticanti è fallito. L’immagine è
piuttosto quella di un ordine forense diviso, dove alcuni relatori plaudono alle battute dei ragazzi e
si schierano contro una riforma “che deve essere rivista in molte sue parti”.

A fare dietro front, invece, è stato proprio Alpa che, a conclusione del dibattito, ha dichiarato di non
avere alcuna “solidarietà politica” nei confronti del Governo dicendosi “disposto a recepire proposte
di modifica alla riforma” contenuta nel disegno di legge 1198”.

Al presidente del Cnf ha fatto eco Julian Colabello, promotore dell’incontro. “Ribadiamo il nostro
intento di non fermarci – ha dichiarato – costringendo al confronto chi finora pensava di poterne
fare a meno. Nessuno può prescindere dalla tutela delle nuove generazioni e delle pari opportunità”.

                                                          Anna Di Russo – Corriere dell’Università
Apc-Giustizia/Praticantato avvocati, Consiglio forense pronto dialogo
[1]Guido Alpa disposto ad accettare modifiche proposte da studenti

Roma, 12 mar. (Apcom) - Si è concluso con un dietro front del
Consiglio nazionale forense l'incontro sull'accesso alla
professione di avvocato, organizzato oggi all'università La
Sapienza di Roma dai giovani del Partito democratico. Il
presidente del Cnf, Guido Alpa ha dichiarato di non avere alcuna
"solidarietà politica" nei confronti del Governo dicendosi
"disposto a recepire proposte di modifica alla riforma" contenuta
nel disegno di legge 1198, a firma del senatore Franco Mugnai
(Pdl), attualmente in discussione al Senato e pronto a essere
recepito nella riforma Alfano sulla Giustizia.

   Al presidente del Cnf ha fatto eco Julian Colabello,
promotore dell'incontro. "Ribadiamo il nostro intento di non
fermarci - ha dichiarato - costringendo al confronto chi finora
pensava di poterne fare a meno. Nessuno può prescindere dalla
tutela delle nuove generazioni e delle pari opportunità". Secondo
i promotori dell`iniziativa, il convegno di oggi, al quale hanno
partecipato studenti, giuristi ed esperti del settore provenienti
da tutta Italia e anche dall'estero, ha evidenziato numerose
criticità sul testo, alla cui redazione aveva contribuito lo
stesso Cnf.

   La mobilitazione è partita dalla Sapienza lo scorso 10
febbraio e presto si è allargata ad altri atenei italiani. Gli
universitari contestano il disegno di legge nella parte in cui
prevede test d`ingresso a scuole forensi a pagamento obbligatorie
nel periodo di pratica, un esame conclusivo della scuola, una
pre-selezione per l`accesso all`esame di Stato e l`eliminazione,
in sede d`esame, dei codici commentati. Al contrario, le
modifiche di accesso alla professione forense sono ritenute
"necessarie" dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano per
"smaltire gli oltre 150mila avvocati italiani e per garantire al
pubblico professionisti più preparati e meglio selezionati".
PROFESSIONI: ATENEI ROMA IN PROTESTA CONTRO RIFORMA ALFANO
“PER MODIFICHE AD ACCESSO PROFESSIONE FORENSE ASCOLTI ANCHE
STUDENTI E ACCADEMICI”

Roma, 12 mar.(Adnkronos) - Sulla riforma dell'accesso alla
professione forense il ministro Alfano ascolti anche studenti,
accademici e professionisti. E' l'appello degli Studenti Democratici
della Facoltà di Giurisprudenza de la ''Sapienza'', la Rete Degli
Studenti (RDS) di Roma3 e gli Studenti in Movimento di ''Tor Vergata''
hanno lanciato un appello affinché la riforma sia rivista tramite un
serio confronto tra studenti, praticanti, istituzioni accademiche e
forensi.

Da questa mattina, infatti, sono già in opera banchetti
informativi in tutti e tre gli atenei per la sottoscrizione
dell'appello ed e' stato confermato l'incontro pubblico nella Facoltà
di Giurisprudenza de ''La Sapienza'' con Guido Alpa, presidente del
Consiglio Nazionale Forense (CNF), organo che si e' occupato di
redigere la bozza della riforma ora trasfusa nel ddl Mugnai. Il
pericolo, secondo gli Studenti Democratici e' che possa profilarsi
nella riforma una selezione degli aspiranti su base economica, tramite
maggiori spese e incombenze professionali e nel corso della pratica,
che nel migliore dei casi porteranno ad un aumento delle tariffe. Per
esempio, la previsione di una scuola forense a pagamento di due anni,
parallela al praticantato, obbligatoria per tutti coloro che vogliano
sostenere l'esame di Stato, con relative prove di accesso e di uscita
da essa e prova di preselezione per l'accesso all'esame di Stato.

Rimarrebbe disatteso, invece, l'avvio di una fondamentale
politica risolutoria volta a ridurre i tempi e a favorire i modi di
inserimento delle nuove leve nel sistema produttivo. Una delle
proposte maggiormente inascoltate e' infatti quella di introdurre
un obbligo di prepensionamento per gli avvocati
ultrasessantacinquenni, tale da liberare la gran parte del contenzioso
processuale in favore dei giovani avvocati e di quelli che lo stanno
per diventare.

(Sec/Ct/Adnkronos)
12-MAR-09 15:07
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  • 1. [Cartella Stampa] LAUREE ABILITANTI: LA NOSTRA SFIDA PER IL FUTURO Per info e approfondimenti: Comitato Organizzatore Julian Colabello - Tel. 393.3861952 Carlo Mazzei - Tel. 320.9189862 Lorenza Falcone - Tel. 339.3799823 Davide Sardo – Tel. 329.0065233 Comunicazione - Media Relations: Stefano Bellu - Tel. 320.0130071 Sara De Marco - Tel. 328.2765560 sara.demarco@uniroma1.it
  • 2. Dopo quasi due anni di battaglie le richieste di “Studenti Democratici” cominciano ad essere ascoltate. La possibilità di svolgere il praticantato abilitativo già durante gli studi universitari è stata ipotizzata dal Rettore Frati nelle sue recenti dichiarazioni. Compito di “Studenti Democratici” è far si che quella che ieri era una nostra battaglia ed oggi è un’ipotesi, domani divenga realtà. Per questo abbiamo invitato il Magnifico Rettore Prof. Frati, il Preside di Giurisprudenza Prof. Caravale, il Segretario Generale dell’ANF Avv. Perifano a discuterne con la nostra candidata al CNSU Elisa Ljiljanic. La nostra è una richiesta di impegno concreto da parte delle istituzioni affinché il progetto venga attuato, rendendone pubbliche le caratteristiche e i tempi di attuazione. Ad ogni modo continueremo questa battaglia, ieri come oggi, nel CNSU come in tutti gli organi di rappresentanza studentesca, perché siamo convinti che una vera formazione pubblica e di qualità debba iniziare all'interno delle Università, auspicando un sistema che formi professionisti di livello europeo. Prof. Luigi Frati - Magnifico Rettore dell’Università de “La Sapienza” Prof. Mario Caravale - Preside della Facoltà di Giurisprudenza de “La Sapienza” Avv. Ester Perifano - Segretario Generale ANF(Associazione Nazionale Forense) Elisa Ljiljanic – Candidata al CNSU
  • 3. Via La Spezia, 79 00182 Roma Tel. 320.9189862 Comunicato stampa Contatti: Julian Colabello RILASCIO IMMEDIATO DEL Telefono: 393.3861952 COMUNICATO Contatti: Carlo Mazzei 02 Maggio 2010 Telefono: 320.9189862 Contatti: Stefano Bellu Telefono: 320.0130071 Contatti: Sara De Marco Telefono: 328.2765560 - 329.8007130 sara.demarco@uniroma1.it LAUREE ABILITANTI: LA NOSTRA SFIDA PER IL FUTURO ROMA, 02 MAGGIO 2010: “Dobbiamo immaginare un’Università più vicina al mondo del lavoro”, dichiara Elisa Ljiljanic, candidata al CNSU nelle liste dell’UDU per gli Studenti Democratici. “Dopo quasi due anni di battaglie le richieste degli Studenti Democratici cominciano ad essere ascoltate. La possibilità di svolgere il praticantato già durante gli studi universitari è stata ipotizzata dal Rettore de “La Sapienza” Frati nelle sue recenti affermazioni. Compito di Studenti Democratici è far si che quella che ieri era una nostra battaglia ed oggi è un’ipotesi, domani divenga realtà. Per questo – conclude la candidata - abbiamo invitato il Rettore, il Preside Prof. Caravale e il Segretario Generale dell’ANF Avv. Perifano a discuterne pubblicamente con noi martedì 4 Maggio alle 10, presso la Facoltà di Giurisprudenza de “La Sapienza”.
  • 4. Lauree Abilitanti: la nostra sfida per il futuro Una nuova generazione in Italia esiste. Sarà per questo che essa è da considerarsi demagogica e provocatoria. E’, nelle corde dell’analisi dei maggiorenti di questo paese, caratterizzata dall’incapacità di elaborare proposte e da una spiccata critica ad ogni proposta di riforma del sistema. Essa è inerme o nel migliore dei casi negativa. Saranno spunti, ma la discussione inerente alla Riforma Forense sembra suggerire molte delle deformazioni che oggi attraversano la nostra nazione e che impediscono un reale dialogo intergenerazionale. La critica sull’attuale progetto di riforma forense è ormai nota, a tal punto dall’aver influenzato anche la discussione parlamentare. Come sono note le reazioni dei fautori della riforma, governo in testa, che hanno candidamente ammesso che “non hanno nessuna intenzione di emendare il testo”. La critica alla riforma partì ormai più di un anno fa dalle università e dai tribunali, dagli studenti e praticanti, in modo addirittura trasversale in alcuni casi. Nessuno pretende che questo, come non accade, sia riconosciuto e valorizzato. Sta alle nuove generazioni imporsi, e il percorso è lungo e difficoltoso, anche se non privo di successi. Quello su cui è utile ragionare è invece il livello di proposta. Quando, ormai più di un anno fa, vi fu il primo confronto pubblico tra le istituzioni universitarie e dell’avvocatura e i giovani professionisti, studenti e praticanti, l’argomento su cui più difficilmente i fautori della riforma forense argomentarono furono i tempi di accesso alla professione. Già allora molti studenti e praticanti invitarono le Istituzioni a prendere in esame la possibilità di effettuare almeno un anno di pratica durante il percorso universitario, prevedendo un corso di studi professionalizzante, caratterizzato da uno studio maggiormente applicativo del diritto. Quella proposta fu accolta e ulteriormente discussa ed elaborata dagli studenti e giovani Democratici, attraverso la rete e gli incontri, prendendo la forma di un disegno di legge. Cominciò quindi a divenire noto che una sperimentazione simile era già in atto nelle Facoltà di Economia in relazione al percorso di abilitazione alla professione di Commercialista. Si è quindi cominciato a parlare di “Lauree Abilitanti”, ovvero lauree che consentono di svolgere una parte del tirocinio professionale già durante l’università. L’ultimo atto è stato quello del Rettore dell’Università de “La Sapienza”, Luigi Frati, poco tempo fa durante un Consiglio di Facoltà a Giurisprudenza, in cui ha annunciato che alla Sapienza il progetto delle Lauree Abilitanti era in cantiere anche per ciò che riguardava l’Avvocatura. Anche qui, l’iniziativa della “base” si è a suo modo diffusa verso i vertici, anche senza che questo fosse esplicito. Chi parla, dai politici agli esponenti delle istituzioni, di una mancanza di proposta dalle nuove generazioni, chi lamenta un mancato contatto con le realtà generazionali, dovrebbe forse chiedersi se si pone in ascolto di esse per depredarle o per valorizzarle. Alternativa forte, ma che sembra confermata dall’attuale realtà in cui praticanti e giovani professionisti sono sub-precari e parasubordinati, tenuti a rimborso spese e vaghe promesse. Dalla prospettiva di giovane praticante, mi verrebbe da dire, “Loro vogliono che ci chiudiamo? E noi apriamo!”. Apriamo nuovamente alla discussione, al confronto, elaboriamo la protesta, affermiamola come proposta. Da qui nasce l’incontro organizzato dagli studenti democratici per martedì prossimo, 4 Maggio, ore 10 alla Sapienza – aula Calasso, Giurisprudenza, sulle lauree abilitanti. Sono stati invitati il Rettore de “La Sapienza” Luigi Frati, il Preside della facoltà Mario Caravale, il Segretario Generale dell’ANF, Ester Perifano e la studentessa candidata al CNSU per la lista “UDU” Elisa Lijlijanic. L’obbiettivo è quello di rendere pubblici da parte delle istituzioni universitarie, come ancora non è accaduto, i tempi di attuazione e le caratteristiche del progetto. Ciò al fine di confrontarli con le proposte dei giovani praticanti e studenti. La volontà è quella di portare sul piano attuativo quella che non è una semplice ipotesi ma una reale possibilità e speranza di migliorare il sistema. Quella che poi dovrebbe essere una riforma. L’invito è esteso a tutti gli interessati. Julian Gareth Colabello – 02-05-2010 - Mondoprofessionisti
  • 5.
  • 6.
  • 7.
  • 8. Gd, Raciti: "Bloccare ddl sulla riforma dell'Avvocatura" 10/03/2010 “La forzatura dell’Ordine degli Avvocati, che chiede la discussione della riforma per il 18 Marzo, è inaccettabile”, dichiara il Segretario Nazionale dei Giovani Democratici Fausto Raciti. “Mi appello al Segretario Bersani, affinché il gruppo PD al Senato si impegni a bloccare un disegno di legge che vessa i giovani praticanti e professionisti, e che non si pone minimamente il problema di rendere l’avvocatura italiana più concorrenziale e in linea con gli standard europei e globali”. “ Siamo sempre stati convinti che una riforma non solo dell’Avvocatura ma di tutte le professioni sia utile e necessaria – spiega Raciti -, ma i nostri inviti al dialogo sono rimasti senza risposta. Di fatto il testo di legge che il Senato si appresta a discutere è identico a quello per cui scendemmo in piazza a Novembre.”. Raciti chiude ricordando e ammonendo “Il giorno della manifestazione ricevemmo attestati di solidarietà da parte di molti esponenti del PD. Ora è il momento di dimostrare con i fatti la vicinanza alla nostra battaglia. Il PD voti in maniera contraria al disegno di legge e spinga affinché si riapra il tavolo di discussione sulla riforma.” Gd, Raciti: “Aderiamo alla manifestazione di protesta del 28 Novembre contro la riforma dell’accesso alla professione forense” 19/11/2009 “L'atteggiamento del Governo e di parte dell'opposizione sulla Riforma dell'Avvocatura è inaccettabile. Non si può spingere per la rapida approvazione di un testo che non è stato in alcun modo né presentato né discusso con chi subirà le conseguenze più pesanti della Riforma, ovvero gli studenti universitari e i giovani praticanti ed avvocati. Come organizzazione giovanile ci sentiamo in dovere di reagire per tutelare i loro interessi, per questo aderiamo con convinzione alla manifestazione del 28 Novembre a Piazza Navona. Vogliamo dare un forte segnale sia al governo che al nostro Partito, le nuove generazioni non devono essere abbandonate.” Così Fausto Raciti, Segretario Nazionale dei GD che rilancia “ Saremo in tanti, da tutta Italia. Contestualmente presenteremo un ddl di iniziativa popolare che raccolga le proposte che abbiamo elaborato in questi mesi, dalla disciplina contrattuale del praticantato alla necessità di integrare la formazione professionale con quella universitaria. La priorità è accorciare i tempi di accesso e garantire a tutti le pari opportunità, in linea con i modelli adottati in tutto il resto di Europa. Su questi punti – assicura - non resteremo in silenzio.”
  • 9. La riforma per l'accesso alla professione non piace ai giovani praticanti avvocati di Massimiliano Nespola – Articolo 21.info Gli avvocati italiani sono quasi 160.000. Ventimila in più di quelli tedeschi, 25.000 più che in Spagna. L’unico dato particolarmente rilevante a livello comparativo è quello della Francia, dove sono intorno ai 30.000. In realtà analizzando la situazione europea è più anomalo il dato francese di quello italiano. Però questo non vuol dire che il problema non esista, sia per l’accesso che per l´esercizio della professione. Il fatto è che l’intero sistema è rimasto invariato, salvo piccoli accorgimenti, dal 1933. Un sistema che negli ultimi decenni ha prodotto un overload di formazione ed accesso alla professione. Un difetto sistemico così marcato richiede di concepire ex novo sia le logiche di accesso che di esercizio della professione. Ne abbiamo parlato con Julian Colabello, praticante avvocato, esponente dei Giovani democratici. Numero chiuso per l’accesso alla professione forense. Scuole private durante la pratica, obbligatorie e a pagamento. Nuove modalità per l’esame di Stato: lo si può sostenere al massimo 3 volte e fino a 50 anni, senza l’aiuto dei codici commentati. La riforma in discussione cosa vuol cambiare? La riforma che si sta portando avanti – come ammesso sia da Guido Alpa che da Giuseppe Sileci, Presidente dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati – si ferma solo al livello post laurea. Non c’è invece nessun intervento rispetto alla formazione universitaria. Una serie di interessi forti impedisce di intervenire su questo aspetto. Una riforma vera avrebbe bisogno di un coraggio che oggi non c’è, per cambiare veramente le cose. Per usare una metafora, la crisi dell’attuale avvocatura richiederebbe un intervento che tracci un nuovo corso del fiume. L’attuale riforma invece non fa che costruire una diga ancora più alta. Così facendo si danneggiano tanti ragazzi meritevoli in modo indiscriminato e su base economica e classista. Al di là dei test di ingresso, che ho sempre ritenuto uno strumento opinabile, come è possibile che non si tengano in nessun conto i tempi di accesso alla professione? Tornando al dato comparativo, in Francia si diventa avvocati a 24 anni, addirittura in Inghilterra a 23, mentre oggi in Italia si vuole proporre che dopo essersi laureati a 24, 25, o anche 26 anni, i ragazzi dovrebbero fare altri due anni di praticantato pagandosi le scuole forensi e senza alcuna possibilità di percepire un reddito. È praticamente una falcidia che forse otterrà gli effetti sperati a breve termine ma che alla lunga produrrà un blocco della mobilità sociale all´interno della professione. Questo non potrà che abbassare il livello qualitativo dei giovani avvocati. Possibile che nessuno abbia sollevato la questione nelle sedi istituzionali? Una delle poche norme che il Consiglio nazionale forense aveva proposto e che la Commissione Giustizia del Senato ha bloccato è stata proprio quella sul compenso, previsto in via generica e dopo un anno, per i praticanti. Il senatore Casson aveva chiesto di mantenerla, ma alla fine l’opposizione si è astenuta e il testo è passato in Commissione con i voti favorevoli della maggioranza. In questo senso la nostra battaglia ha anche lo scopo di chiedere a Partito democratico un’opposizione più netta. L’attuale proposta di riforma sembra voler cancellare anche le liberalizzazioni introdotte da Bersani, reintroducendo ad esempio i minimi tariffari. Anche questo è un motivo della vostra protesta? Le norme volute da Bersani hanno avuto il pregio di muovere una situazione incancrenita e sono
  • 10. comunque state deviate, eseguite a metà. Ad ogni modo, l’abbattimento completo dei minimi tariffari e l’inserimento senza limiti del patto di quota lite – quello tra la parte e l´avvocato sulla percentuale che verrà pagata al professionista in caso di successo della causa – è avvenuto in un contesto, quello italiano, dove gli studi legali sono per la maggior parte piccoli o medi, a differenza che in America o in Inghilterra. Il problema che si è creato riguarda il rapporto tra avvocati e i grandi soggetti economici: banche e assicurazioni, per esempio. Un avvocato non ha un grande potere contrattuale nei confronti dei grandi poteri economici, a meno che non abbia lui stesso grande potere. Eliminati completamente i minimi tariffari, le parcelle degli avvocati sono state decurtate del 20% da parte di molte banche e assicurazioni. E nessun avvocato si è opposto, perché avrebbe perso un grosso cliente. L’avvocatura, e a maggior ragione i giovani avvocati, hanno dovuto quindi subire il peso contrattuale dei clienti più importanti. In questo senso la reintroduzione dei minimi tariffari potrebbe avere un senso. Ma… Dica… …Ma molto meno senso avrebbero se il rapporto non riguardasse grandi imprese o enti pubblici ma singoli imprenditori e consumatori. Qui il mercato dovrebbe essere aperto alla competizione e consentire lo sviluppo di una sana concorrenza anche al ribasso, visto che a parità di potere contrattuale è più difficile che la situazione si sbilanci a favore di una piuttosto che di un’altra parte. Il problema dell’attuale riforma, a mio avviso, è che reintroduce i minimi tariffari tout court. Una norma che simboleggia tutto il disperato slancio di una parte dell’avvocatura che vorrebbe conservare ed ampliare i propri privilegi corporativi. Perché lo definisce disperato? Perché molte parti di essa – mio modesto parere – saranno giudicate in contrasto con le normative europee vigenti e ancor di più con quelle che entreranno a breve in vigore. Penso agli interventi che riguarderanno in generale il mercato del lavoro. Allora non c’è pericolo. Vedi, il problema non è impedire la riforma. È farne una migliore. Una riforma migliore è possibile? Non solo, è necessaria. Ma per essere efficace e duratura deve essere coerente e fondata su principi condivisi. Riprendendo il discorso sui minimi tariffari, se riconosciamo da un lato che il professionista nei confronti delle grandi imprese può essere considerato un soggetto in un certo senso debole, allora bisogna a maggior ragione riconoscere che i neolaureati non hanno nessun peso contrattuale nei confronti degli studi dove svolgono la pratica. In ogni mercato sano ci vogliono regole che favoriscano i soggetti più deboli. Senza regole vince sempre il più forte. Voi proponete anche il contratto di praticantato. Esatto. Il praticantato ha caratteristiche eterogenee, è insieme un lavoro ed un periodo di formazione. Ciò non toglie che in entrambi i casi dovrebbe essere certificato da contratto. Sia per una maggior serietà della pratica sia per fornire uno strumento che garantisca le tutele minime al praticante, sia economiche, che previdenziali, che assicurative. Non si rischia che molti studi legali smettano di prendere praticanti? Sempre meglio di quello che accade oggi, dove gli studi licenziano le segretarie e le sostituiscono con i praticanti a costo zero. Ripeto, io non credo nel numero chiuso, ma qualsiasi lavoro serio è selettivo. Preferisco perciò pensare ad un sistema in cui vengo preso perché valgo che ad uno in cui vengo scelto perché posso essere sfruttato. Ad ogni modo, nella bozza di legge che vorremmo lanciare come iniziativa popolare prevediamo che tutte le spese degli studi a favore dei praticanti siano fiscalmente detraibili nella loro complessità in quanto considerate contributi alla formazione.
  • 11. In questo modo l’impatto non sarebbe così drammatico. E poi, parliamoci chiaro, se il problema è dare 700-800 euro ad un praticante, vuol dire che c’è una volontà di fondo che mira a spremere il più possibile le nuove generazioni. Inoltre bisognerebbe dare la possibilità ai ragazzi di fare la pratica sia presso gli uffici giudiziari che presso la PA, oltre che presso gli studi legali. In questo modo si migliorerebbe sia la formazione che la tutela dei giovani praticanti. L’Ordine degli Avvocati di Roma ha mosso passi importanti in questo senso. Insomma, più tutele e tempi di accesso più brevi… Non solo, anche l’istituzione di borse di studio e finanziamenti per i più meritevoli. In questo il ruolo delle università dovrebbe essere centrale. Garantire continuità tra gli studi universitari e la formazione professionale è imprescindibile, sia per garantire i più deboli ma meritevoli che per fare in modo che il percorso sia più celere e serio. Non si capisce perché non ci siano corsi universitari ad indirizzo forense che consentano di svolgere una parte della pratica già durante l’università. Ad economia si sta sperimentando con successo qualcosa del genere per i commercialisti, perché non cogliere l’occasione per allargare la sperimentazione? Crede che tutto ciò possa trovare spazio in parlamento come tra gli avvocati? Penso che il fronte a favore dell’attuale riforma sia molto meno compatto di quanto sembri. Molti riconoscono le criticità dell’attuale disegno di legge. Noi ci siamo mossi per primi in una nuova direzione, ora staremo a vedere cosa succederà.
  • 12. In piazza contro la riforma dell'Avvocatura di Lorenzo De Cicco In migliaia avevano aderito su internet, e ieri in piazza Farnese a Roma si sono riversati studenti di tutta Italia per aderire alla manifestazione nazionale contro la riforma dell'Avvocatura indetta dai Giovani Democratici, Cgil e Ugai (Unione Giovani Avvocati Italiani). Alla manifestazione hanno aderito anche i Radicali Italiani, gli studenti Luca Coscioni, e decine di sigle di associazioni studentesche dei principali atenei del Paese (Roma, Napoli e Milano in testa). Gli studenti sono scesi in piazza contro il disegno di legge presentato dal senatore Mugnai (Pdl) per il riordino della professione di avvocato, che il ministro Alfano vorrebbe inserire nella riforma della Giustizia. Le novità principali della manovra sono l’introduzione, durante il periodo di pratica, di scuole forensi obbligatorie e a pagamento, un test di preselezione al momento dell’iscrizione all’albo dei praticanti, il reddito minimo per rimanere iscritti all'albo con la reintroduzione dei minimi tariffari, il rafforzamento del ruolo degli ordini nei procedimenti disciplinari e nello svolgimento dell'esame di abilitazione. Universitari, praticanti e giovani avvocati di Roma, Salerno, Torre Annunziata, Milano, Lecce, Urbino, hanno preso parte alla protesta nonostante il sindaco di Roma Alemanno avesse chiesto lo spostamento della manifestazione (inizialmente convocata a Piazza Navona) a due giorni dal suo svolgimento, nonostante l'autorizzazione della Questura. “Come organizzazione giovanile – spiega il segretario nazionale dei Giovani del Pd, Fausto Raciti - ci sentiamo in dovere di reagire. Vogliamo dare un forte segnale sia al governo che al nostro Partito: le nuove generazioni non devono essere abbandonate”. “Presenteremo un ddl di iniziativa popolare che raccolga le proposte che abbiamo elaborato in questi mesi: la priorità è accorciare i tempi di accesso e garantire a tutti le pari opportunità, in linea con i modelli adottati in tutto il resto di Europa. Su questi punti – assicura - non resteremo in silenzio.” Non solo “no” dunque dalla manifestazione, ma anche proposte concrete per migliorare l'accesso alla professione: riduzione dei tempi, formazione forense durante l'università, disciplina contrattuale del praticantato, sostegni economici a studenti e tutele assicurative per i praticanti. “I praticanti hanno mostrato il loro libretto della pratica, un libretto verde in cartoncino, sventolandolo in aria come simbolo del loro stato di precarietà e malessere – racconta Julian Colabello, praticante avvocato, uno dei promotori della protesta - Gli studenti invece hanno portato il loro manuale di procedura civile, l’esame notoriamente più difficile del percorso universitario, che hanno tenuto sopra la testa come metafora del peso e dei sacrifici che gli studenti devono affrontare ogni giorno, già prima di intraprendere il duro percorso del praticantato”. Anche il centro-destra è spaccato: “Non ci vengano a dire che siamo i soliti comunisti – alzano la voce alcuni ragazzi di Libertiamo, il movimento politico vicino al deputato del Pdl Benedetto Della Vedova, schieratosi contro il ddl Mugnai – Non è una riforma. È un attacco contro lo spirito del Popolo della Libertà. Siamo sicuri che convenga portare a casa una legge che piace alla corporazione forense, ma distrugge le premesse ideali e riformiste del berlusconismo classico, quello che ha allevato una generazione di autonomi e partite Iva?” Durante la manifestazione arriva anche la solidarietà del Partito Democratico: “Il disegno di legge – si legge nella nota di Stefano Fassina, segreteria Pd – rappresenta un evidente passo indietro rispetto alle norme introdotte nel 2006 dall’allora ministro Bersani. Se il testo diventerà legge, ne faranno le
  • 13. spese i cittadini, le imprese ed i giovani avvocati. La contro-riforma peserà negativamente sull'equità, sulla mobilità sociale, sulla distribuzione del reddito e sulla competitività dell'Italia. Il Partito Democratico è per una riforma organica di tutti gli ordini professionali e di tutte le professioni secondo i principi guida contenuti nelle misure di liberalizzazione realizzate nel 2006 dal Governo Prodi”. 29 novembre 2009 – L’Unità
  • 14. PROFESSIONISTI - ORDINI E PENSIONI Riforma degli avvocati , è polemica No di Confindustria: è contro il mercato Possibile slittamento dell’esame al 2010 ROMA - Parte al rallentatore la riforma dell’ordinamento forense il cui esame in aula al Senato potrebbe slittare al 2010 per lasciare spazio al disegno di legge sul processo breve. La legge, attesa da 236 mila avvocati, ridisegna la professione legale dalla A alla Z: confermati gli esami più severi per l’accesso, l’albo selettivo e la reintroduzione delle tariffe minime mentre cade, almeno per ora, la soglia minima di reddito per potersi iscrivere all’ordine. Il provvedimento è passato in commissione Giustizia con un voto bipartisan. L’Udc, tuttavia, ha scelto l’astensione perché, ha spiegato Gianpiero D’Alia, «la mancata calendarizzazione in aula evidenzia l’esigenza della maggioranza di lasciare il campo libero all’approvazione, prima di Nata- le, del ddl Gasparri sul processo breve». Invece Giuseppe Valentino (Pdl), relatore dei due provvedimenti, minimizza. «Nell’affidare il mandato al relatore per l’aula c’è comunque l’impegno ad accelerare i tempi». E anche il presidente della commissione, Filippo Berselli (Pdl) rassicura gli avvocati pur non potendo offrire una data certa. Il testo di 65 articoli varato ieri ha incassato il plauso del presidente del Consiglio nazionale forense, professor Guido Alpa, che ha parlato di «una riforma senza spirito corporativo». Alpa ha anche tentato di fugare le preoccupazioni della Confindustria che da tempo aveva bocciato le norme sull’esclusività dell’attività legale: «Alcuni emendamenti approvati al Senato sono contrari ai principi del libero mercato perché queste norme potrebbero impedire alle asso- ciazioni d’imprese di assistere sul piano legale i propri associati ». Confindustria, quindi, è tornata a chiedere una modifica in aula. Critiche, poi, arrivano dall’Associazione nazionale forense («La ri- forma nasce già vecchia»), dai giovani avvocati dell’Ugai («Approvata una controriforma contro i cittadini») e dalla senatrice del Pd Silvia Della Monica («Riforma carente e corporativa»). Invece, per Maurizio De Tilla (Oua) «la commissione ha avuto coraggio »: ora «il prossimo passo è il numero programmato dalle Università alla professione». Dino Martirano 19 novembre 2009 – Corriere della Sera
  • 15. L’Antitrust: “Ordini professionali agiscono come caste” Architetti, avvocati, consulenti del lavoro, farmacisti, geologi, geometri, giornalisti, ingegneri, medici e odontoiatri, notai, periti industriali, psicologi, dottori commercialisti ed esperti contabili. Ordini professionali che, secondo l’Antitrust, agiscono come delle “caste”. Con privilegi ingiustificati e un’elevata resistenza al cambiamento. L’organismo che vigila sulla concorrenza ha terminato un’indagine in corso dal 2007 sugli ordini professionali. E per il garante il risultato è preoccupante: “Dall’indagine conoscitiva su 13 ordini professionali, avviata a gennaio 2007 e emerge una scarsa propensione delle categorie, sia pur con positive eccezioni, ad accogliere nei codici deontologici quelle innovazioni necessarie per aumentare la spinta competitiva all’interno dei singoli comparti”. Anzi, ”la liberalizzazione della pattuizione del compenso del professionista, la possibilità di fare pubblicità informativa e di costituire società multidisciplinari - si legge nelle conclusioni - non sono state colte come importanti opportunità di crescita ma come un ostacolo allo svolgimento della professione”. Gli ordini, secondo l’Antitrust, non possono più tardare nell’adeguarsi alle normative europee. Così il garante invita ad agire con gli strumenti legislativi contro l’immobilismo degli ordini. E propone alcune modifiche “necessarie”, come “prevedere percorsi più agevoli di accesso alle professioni” attraverso corsi universitari e “tirocinii proporzionati alle effettive esigenze di apprendimento”, non stage infiniti. Sarebbe poi giusto, secondo l’organismo, che la nozione di “decoro professionale” sia “elemento che incentivi la concorrenza tra professionisti e rafforzi i doveri di correttezza professionale nei confronti della clientela e non per guidare i comportamenti economici dei professionisti”. Secondo l’associazione dei consumatori Aduc, le parole dell’Antitrust “rendono giustizia di una situazione sotto gli occhi di tutti: i tentativi di riforma degli ordini sono inutili. Quand’anche qualcosa dovesse apparire, si tratterebbe comunque di fumo negli occhi. Solo la loro abolizione potrebbe democratizzare offerte e domande”. Emanuele Rossi Sabato 21 Marzo 2009 – Panorama Canale Economia
  • 16. Riforma forense: l’Ordine apre Articolo Apertura News di Attualità | 16 Marzo 2009 | Un primo passo verso l’ascolto è stato fatto. L’appello di un serio confronto tra studenti, praticanti, istituzioni accademiche e forensi – lanciato dagli Studenti Democratici della Facoltà di Giurisprudenza de la ”Sapienza”, la Rete Degli Studenti (RDS) di Roma3 e gli Studenti in Movimento di ”Tor Vergata – è stato accolto da Guido Alpa, presidente del Consiglio Nazionale Forense (CNF), e tra i principali redattori della bozza della riforma ora trasfusa nel ddl Mugnai. Della riforma così se ne parla e se ne è parlato giovedì alla Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza durante un incontro organizzato per discutere i punti più caldi di un testo per l’accesso alla carriera forense, che secondo i baby avvocati bloccherebbe l’ingresso a molti praticanti. Un dibattito che ha visto anche un cambiamento di rotta e di apertura da parte di Guido Alpa. Prima una prolusione sulla necessità di regolamentare la professione e poi una breve spiegazione sulle proprie intenzioni. Al microfono – il presidente – ha ribadito più volte il suo intento di voler tutelare e non colpire gli studenti e i praticanti senza un concreto supporto economico alle spalle. Il pericolo, infatti, secondo gli Studenti Democratici è che possa profilarsi nella riforma una selezione degli aspiranti su base economica, tramite maggiori spese e incombenze professionali. Poi si passa a snocciolare una serie di numeri sugli avvocati presenti oggi in Italia e un confronto con gli altri Paesi Europei. I dati, infatti, fanno un po’ paura specialmente quando sul tavolo sono comparsi gli ultimi rapporti sulla professione: in Italia sono circa 200 mila gli iscritti all’ordine forense, in Francia 47 mila. Ma l’intento di un dietro front da parte degli studenti e futuri praticanti è fallito. L’immagine è piuttosto quella di un ordine forense diviso, dove alcuni relatori plaudono alle battute dei ragazzi e si schierano contro una riforma “che deve essere rivista in molte sue parti”. A fare dietro front, invece, è stato proprio Alpa che, a conclusione del dibattito, ha dichiarato di non avere alcuna “solidarietà politica” nei confronti del Governo dicendosi “disposto a recepire proposte di modifica alla riforma” contenuta nel disegno di legge 1198”. Al presidente del Cnf ha fatto eco Julian Colabello, promotore dell’incontro. “Ribadiamo il nostro intento di non fermarci – ha dichiarato – costringendo al confronto chi finora pensava di poterne fare a meno. Nessuno può prescindere dalla tutela delle nuove generazioni e delle pari opportunità”. Anna Di Russo – Corriere dell’Università
  • 17. Apc-Giustizia/Praticantato avvocati, Consiglio forense pronto dialogo [1]Guido Alpa disposto ad accettare modifiche proposte da studenti Roma, 12 mar. (Apcom) - Si è concluso con un dietro front del Consiglio nazionale forense l'incontro sull'accesso alla professione di avvocato, organizzato oggi all'università La Sapienza di Roma dai giovani del Partito democratico. Il presidente del Cnf, Guido Alpa ha dichiarato di non avere alcuna "solidarietà politica" nei confronti del Governo dicendosi "disposto a recepire proposte di modifica alla riforma" contenuta nel disegno di legge 1198, a firma del senatore Franco Mugnai (Pdl), attualmente in discussione al Senato e pronto a essere recepito nella riforma Alfano sulla Giustizia. Al presidente del Cnf ha fatto eco Julian Colabello, promotore dell'incontro. "Ribadiamo il nostro intento di non fermarci - ha dichiarato - costringendo al confronto chi finora pensava di poterne fare a meno. Nessuno può prescindere dalla tutela delle nuove generazioni e delle pari opportunità". Secondo i promotori dell`iniziativa, il convegno di oggi, al quale hanno partecipato studenti, giuristi ed esperti del settore provenienti da tutta Italia e anche dall'estero, ha evidenziato numerose criticità sul testo, alla cui redazione aveva contribuito lo stesso Cnf. La mobilitazione è partita dalla Sapienza lo scorso 10 febbraio e presto si è allargata ad altri atenei italiani. Gli universitari contestano il disegno di legge nella parte in cui prevede test d`ingresso a scuole forensi a pagamento obbligatorie nel periodo di pratica, un esame conclusivo della scuola, una pre-selezione per l`accesso all`esame di Stato e l`eliminazione, in sede d`esame, dei codici commentati. Al contrario, le modifiche di accesso alla professione forense sono ritenute "necessarie" dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano per "smaltire gli oltre 150mila avvocati italiani e per garantire al pubblico professionisti più preparati e meglio selezionati".
  • 18. PROFESSIONI: ATENEI ROMA IN PROTESTA CONTRO RIFORMA ALFANO “PER MODIFICHE AD ACCESSO PROFESSIONE FORENSE ASCOLTI ANCHE STUDENTI E ACCADEMICI” Roma, 12 mar.(Adnkronos) - Sulla riforma dell'accesso alla professione forense il ministro Alfano ascolti anche studenti, accademici e professionisti. E' l'appello degli Studenti Democratici della Facoltà di Giurisprudenza de la ''Sapienza'', la Rete Degli Studenti (RDS) di Roma3 e gli Studenti in Movimento di ''Tor Vergata'' hanno lanciato un appello affinché la riforma sia rivista tramite un serio confronto tra studenti, praticanti, istituzioni accademiche e forensi. Da questa mattina, infatti, sono già in opera banchetti informativi in tutti e tre gli atenei per la sottoscrizione dell'appello ed e' stato confermato l'incontro pubblico nella Facoltà di Giurisprudenza de ''La Sapienza'' con Guido Alpa, presidente del Consiglio Nazionale Forense (CNF), organo che si e' occupato di redigere la bozza della riforma ora trasfusa nel ddl Mugnai. Il pericolo, secondo gli Studenti Democratici e' che possa profilarsi nella riforma una selezione degli aspiranti su base economica, tramite maggiori spese e incombenze professionali e nel corso della pratica, che nel migliore dei casi porteranno ad un aumento delle tariffe. Per esempio, la previsione di una scuola forense a pagamento di due anni, parallela al praticantato, obbligatoria per tutti coloro che vogliano sostenere l'esame di Stato, con relative prove di accesso e di uscita da essa e prova di preselezione per l'accesso all'esame di Stato. Rimarrebbe disatteso, invece, l'avvio di una fondamentale politica risolutoria volta a ridurre i tempi e a favorire i modi di inserimento delle nuove leve nel sistema produttivo. Una delle proposte maggiormente inascoltate e' infatti quella di introdurre un obbligo di prepensionamento per gli avvocati ultrasessantacinquenni, tale da liberare la gran parte del contenzioso processuale in favore dei giovani avvocati e di quelli che lo stanno per diventare. (Sec/Ct/Adnkronos) 12-MAR-09 15:07