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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI

                  DI MESSINA
             FACOLTÀ DI SCIENZE MM.FF.NN.
                 Corso di Laurea in Matematica




             SPAZI DI HILBERT


Tesina di:
SANTI CALTABIANO




                ANNO ACCADEMICO 1997-1998
Indice Generale



Capitolo 1 .......................................................................................................... 1

   1.1 Nozioni di algebra lineare propedeutiche ................................................ 1
   1.2 Nozioni topologiche propedeutiche ........................................................ 6

Capitolo 2 ........................................................................................................ 36

   2.1 Spazi a prodotto scalare. Proprietà. Esempi. ......................................... 36
   2.2 Spazi di Hilbert. Proprietà. Esempi. ...................................................... 52
   2.3 Funzionali lineari e continui di uno spazio di Hilbert. Teorema
   fondamentale degli spazi di Hilbert. Teorema di rappresentazione di Riesz.. 61
   2.4 Operatori autoconiugati. Proiettori. Teorema delle proiezioni. .............. 77
   2.5 Disuguaglianza di Bessel. Serie di Fourier. Identità di Parseval. Criterio
   di convergenza di una serie di Fourier .......................................................... 87
   2.6 Teorema di Gram-Schmidt. Teorema di Riesz-Fischer. Spazi di Hilbert
   separabili di dimensione infinita ................................................................... 95

Bibliografia ................................................................................................... 103

Indice Analitico ............................................................................................ 104




                                                           i
Capitolo 1

Nozioni e strumenti propedeutici


1.1 Nozioni di algebra lineare propedeutiche

Definizione 1.1.1

Sia E un K-spazio vettoriale e siano F,GE due sottospazi vettoriali, diciamo

allora che la somma F+G è diretta e scriviamo F  G se ogni vettore del

sottospazio vettoriale F+G si può scrivere in modo unico come somma di un

vettore di F e uno di G.




Teorema 1.1.1

Sia E un K-spazio vettoriale e siano F,GE due sottospazi vettoriali

Ts: F+G è diretta  FG={E}




Definizione 1.1.2


                                       1
Sia E un K-spazio vettoriale e sia AE un insieme non vuoto, diciamo allora che

l’insieme A è convesso se:

                      x+(1-)yA x,yA e [0,1]

Banalmente ogni sottospazio vettoriale è convesso.




Proprietà 1.1.1

Sia E uno spazio vettoriale su K, sia AE un insieme convesso e sia x0E

Ts: x0+A è un convesso




Definizione 1.1.3

Sia E uno spazio vettoriale sul corpo K e AE un sottoinsieme non vuoto,

diciamo allora inviluppo lineare dell’insieme A e lo indichiamo con span(A)

l’intersezione di tutti i sottospazi di E contenenti A. :E quindi per definizione

span(A) è il più piccolo sottospazio vettoriale di E contenente A.




Proprietà 1.1.2

Sia E uno spazio vettoriale, sia AE un sottoinsieme non vuoto

Ts: span(A)={1x1++nxn : nN , x1,...,xnA , 1,...,nK}


                                        2
Definizione 1.1.4

Sia E uno spazio vettoriale su K, sia AE un insieme non vuoto allora l’insieme

A si dice linearmente indipendente (brevemente l.i.) se comunque preso un

numero finito di vettori distinti di A questi sono linearmente indipendenti cioè:

x1,...,xnA con xixj se ij e 1,...,nK t.c. 1xi++nxn=E  i=0 i=1,...,n

Ovviamente EA.




Definizione 1.1.5

Sia E uno spazio vettoriale su K, sia AE un insieme non vuoto, diciamo allora

che A è una base di Hamel per E se è linearmente indipendente e se span(A)=E.




Definizione 1.1.6

Sia E uno spazio vettoriale su K, allora si può dimostrare che lo spazio E

ammette almeno una base di Hamel. Inoltre si può dimostrare che tutte le basi di

Hamel dello spazio E hanno la stessa cardinalità. Si definisce dimensione

algebrica dello spazio E e la si denota con dim(E), la cardinalità di una qualsiasi

base di Hamel di E.


                                        3
Teorema 1.1.2

Sia E un K-spazio vettoriale di dimensione infinita e sia {xn}nN una succ. in E

Ts: { x nk }kN l.i. t.c. span({xn : nN})=span({ x nk : nN})




Definizione 1.1.7

Sia E un K-spazio vettoriale e sia p:EK un funzionale. Diciamo allora che:

 p è sub-additivo se p(x+y)p(x)+ p(y) x,yE

 p è positivamente omogeneo se p(x)= p(x) xE e >0

 p è assolutamente omogeneo se p(x)=|| p(x) xE e K

 p è una seminorma se è sub-additivo e assolutamente omogeneo. Si verifica

   facilmente che ogni seminorma è non negativa.

 p è una norma se è una seminorma e se p(x)=0  x=E. Usualmente per

   denotare il funzionale norma si riserva il simbolo    E




Proprietà 1.1.3

Sia E un K-spazio vettoriale e sia p:E[0,+[ una seminorma




                                          4
Ts: |p(x)-p(y)|p(x-y) x,yE




Definizione 1.1.8

Siano E ed F due spazi vettoriali sul medesimo corpo K e sia T:EF un

operatore, diciamo allora che tale operatore è lineare se:

                    T(x+y)=T(x)+T(y) x,yE e ,K

Nel caso particolare in cui F=K allora a T si riserva il nome di funzionale

lineare. Si definisce nucleo di un operatore lineare l’insieme:
                                             -
                                  Ker(T):=T 1(0)

Si dimostra facilmente che Ker(T) è un sottospazio vettoriale di E.




Proprietà 1.1.4

Siano E, F e G tre spazi vettoriali sul medesimo corpo K e siano S:EF e

T:FG due operatori lineari

Ts: L’operatore T  S è lineare




                                         5
1.2 Nozioni topologiche propedeutiche

Definizione 1.2.1

Sia X uno spazio topologico diciamo allora che tale spazio è di Hausdorff se:

     x,yX con xy UX intorno di x e VX intorno di y t.c. UV=




Definizione 1.2.2

Sia X uno spazio topologico e sia AX un insieme non vuoto, diciamo allora

che tale insieme A è denso in X se clX(A)=X.




Definizione 1.2.3

Sia X uno spazio topologico, diciamo allora che X é separabile se ammette un

sottoinsieme denso al più numerabile, cioè se:

                      {xn}nN in X t.c. clX({xn : nN})=X




Definizione 1.2.4

Sia X uno spazio topologico, sia x0X e sia {xn}nN una successione ordinaria in

X, diciamo allora che tale successione converge a x0 se:

                    UX intorno di x0 N t.c. xnU n


                                        6
e scriviamo:

                                     lim xn=x0
                                     n 




Teorema 1.2.1 (unicità del limite)

Sia X uno spazio topologico di Hausdorff e sia {xn}nN una successione in X

Ts: Se {xn}nN ammette limite allora questo è unico




Definizione 1.2.5

Sia X un insieme non vuoto e sia A una famiglia di parti di X, diciamo allora che

la famiglia A è un ricoprimento di X se l’unione dei membri di A è uguale ad X.

Una sottofamiglia di A che ricopre X prende il nome di sottoricoprimento. Un

ricoprimento si dice finito se contiene un numero finito di membri.




Definizione 1.2.6

Diciamo che uno spazio topologico è compatto se ogni ricoprimento aperto

ammette un sottoricoprimento finito.




Teorema 1.2.2 (di Heine-Pincherle-Borel)



                                            7
Sia KR n un insieme

Ts: K è compatto  K è chiuso e limitato




Definizione 1.2.7

Siano X ed Y due spazi topologici, sia f:XY una funzione e sia x0X, diciamo

allora che f è continua in x0 se:

             VY intorno di f(x0) UX intorno di x0 t.c. f(U)V

Diciamo che f è continua su X se è continua in ogni punto di X. Denotiamo con

C0(X,Y) l’insieme delle funzioni continue da X in Y. Diciamo che una funzione

bigettiva definita tra X ed Y è un omeomorfismo se è continua assieme alla sua

inversa. In tal caso X ed Y si dicono omeomorfi.




Teorema 1.2.3

Siano X ed Y due spazi topologici, sia f:XY una funzione

Ts: Sono allora equivalenti:

(1) f è continua

                    -
(2) AY aperto f 1(A) è aperto

                    -
(3) CY chiuso f 1(C) è chiuso




                                      8
Proprietà 1.2.1

Siano X, Y e Z tre spazi topologici, sia xX, siano f:XY e g:YZ funzioni

continue rispettivamente in x ed y:=f(x)

Ts: La composizione g  f è continua in x




Teorema 1.2.4 (di Weierstrass)

Sia X uno spazio topologico compatto e sia f:XY una funzione continua

Ts: f è dotata minimo e massimo




Definizione 1.2.8

Sia X uno spazio topologico e sia AX un insieme non vuoto, diciamo allora

che A è un retratto se:

                    f:XA funzione continua t.c. f|A = idA

La funzione f prende il nome di retrazione relativa ad A.




Definizione 1.2.9




                                           9
Sia X un insieme non vuoto e siano 1 e 2 due topologie su X diciamo allora che

1 è meno fine di 2 e scriviamo 12 se 12. Diciamo che le topologie 1 e 2

sono equivalenti se 1=2.




Teorema 1.2.5

Sia X un insieme non vuoto e siano 1 e 2 due topologie su X

Ts: 12  Ogni 1-intorno è un 2-intorno




Definizione 1.2.10

Sia X un insieme non vuoto e sia a una famiglia di parti di X. Si verifica

facilmente che in generale data una famiglia di topologie su X allora

l’intersezione di queste topologie è ancora una topologia su X. Tenendo conto di

quanto detto si definisce topologia generata dalla famiglia a e la si denota con

a, l’intersezione di tutte su X, contenenti la famiglia a (di queste topologie

ovviamente ne esiste almeno poiché ad esempio basta considerare la topologia

discreta). E quindi per definizione a è la topologia meno fine contenente la

famiglia a. Se denotiamo con F la famiglia di parti di X costituita da tutte le

possibili intersezioni finite dei membri della famiglia a e con G la famiglia di




                                       10
parti di X costituita da tutte le possibili unioni dei membri della famiglia F allora

si può dimostrare che:

                                   a={,X}G

Sia osserva che nel caso in cui la famiglia a è chiusa rispetto all’intersezione

finita alla a=G e quindi in tal caso i membri della topologia a si riducono

all’unione dei membri della famiglia a.




Definizione 1.2.11

Siano (X1,1), …, (Xn,n) n spazi topologici, si considera allora sul prodotto

cartesiano X:=X1Xn la topologia generata dalla famiglia:

                  {AX : A11,…,Ann t.c. A=A1An}

che prende il nome di topologia prodotto. Si verifica agevolmente che in questo

caso la famiglia generante è chiusa rispetto all’intersezione finita e quindi gli

aperti della topologia prodotto sono definiti come unione di prodotti cartesiani di

aperti. In seguito per comodità alcuni risultati relativi al prodotto cartesiano di

spazi topologici verranno enunciati nel caso n=2 tuttavia tali risultati si

estendono in maniera naturale al caso n>2 e quindi continuano a valere.




Teorema 1.2.6


                                         11
Siano X ed Y spazi topologici, sia WXY non vuoto, sia (x,y)XY

Ts: W è intorno di (x,y)  UX intorno di x e VY intorno di y t.c. UVW




Teorema 1.2.7

Siano X ed Y spazi topologici, sia {(xn,yn)}nN in XY e sia (x0 ,y0)XY

Ts: lim (xn,yn)=(x0 ,y0)  lim xn=x0 e lim yn=y0
   n                      n        n 




Definizione 1.2.12

Sia X un insieme non vuoto e sia d:XXR una funzione, diciamo allora che

tale funzione è una metrica su X se soddisfa alle seguenti proprietà:

(1) d(x,y)=d(y,x) x,yX

(2) d(x,y)d(x,z)+d(z,y) x,y,zX

(3) d(x,y)=0  x=y

Si veridica facilmente che la metrica d è non negativa. La coppia (X,d) prende il

nome di spazio metrico. Fissato un x0X e un r>0 si definisce sfera aperta di

centro x0 e raggio r, l’insieme:

                            B(x0,r)={xX : d(x, x0)<r}




                                       12
Fissato un x0X e un r>0 si definisce sfera chiusa di centro x0 e raggio r,

l’insieme:

                            B (x0,r)={xX : d(x, x0)r}

Si definisce topologia indotta dalla metrica d la topologia generata dalla

famiglia di sfere:

                               {B(x,r) : xX e r>0}

ed è la topologia che si considera sullo spazio metrico (X,d). Se d e  sono due

metriche su X allora diciamo che d è meno fine di  se la topologia indotta da d

è meno fine della topologia indotta da . Diciamo quindi che le metriche d e 

sono equivalenti se lo sono le rispettive topologie indotte. Vediamo qualche

esempio concreto di spazio metrico, necessario per la nostra trattazione. Sulla

retta reale si considera:

                     dR:RR[0,+[ con d(a,b):=|a-b| a,bR

che si verifica essere una metrica su R inducente la topologia standard di R, ed è

detta metrica standard reale. Sul corpo complesso C si considera:

    dC:CC[0,+[ con d(w,z):=|w-z|=[(Re(w-z))2+(Im(w-z))2]1/2 w,zC




                                        13
che si verifica essere una metrica su C ed è detta metrica standard complessa,

inoltre la topologia da essa indotta è quella che si considera su C. Quindi

possiamo sempre considerare il corpo K munito della metrica standard.




Teorema 1.2.8

Sia (X,d) uno spazio metrico, sia xX e sia UX insieme non vuoto

Ts: U è un intorno di x   r>0 t.c. B(x,r)U




Proprietà 1.2.2

Sia X uno spazio metrico

Ts: X è di Hausdorff




Teorema 1.2.9

Sia X uno spazio metrico, sia {xn}nN successione in X e sia x0X

Ts: lim xn=x0  lim d(xn,x0)=0
    n           n 




Teorema 1.2.10



                                       14
Sia X uno spazio metrico, si AX un insieme non vuoto e sia x0X

Ts: x0clX(A)  {xn}nN in A t.c. lim xn=x0
                                   n 




Teorema 1.2.11

Sia X un insieme non vuoto, siano d,:XX[0,+[ due metriche su X

Ts: d è meno fine di   Ogni successione in X -convergente è d-convergente




Definizione 1.2.13

Sia (X,d) uno spazio metrico e sia {xn}nN una successione ordinaria in X,

diciamo allora che tale successione è di Cauchy se:

                      >0 N t.c. d(xn,xm)< n,m

o equivalentemente se:

                  >0 N t.c. d(xn+p,xn)< n e pN




Proprietà 1.2.3

Sia (X,d) uno spazio metrico e sia {xn}nN una successione in X, sia {an}nN una

successione in R infinitesima t.c. d(xn+p ,xn)an n,pN



                                          15
Ts: {xn}nN è di Cauchy




Proprietà 1.2.4

Sia (X,d) uno spazio metrico e sia {xn}nN una successione in X convergente

Ts: {xn}nN è di Cauchy




Proprietà 1.2.5

Sia (X,d) uno spazio metrico e sia {xn}nN una successione in X di Cauchy che

ammette un’estratta convergente

Ts: La successione {xn}nN è convergente




Definizione 1.2.14

Diciamo che uno spazio metrico è completo se ogni successione di Cauchy è

convergente.




Teorema 1.2.12




                                      16
Sia X un insieme non vuoto e siano d,:XX[0,+[ due metriche su X e

supponiamo che ,k>0 t.c. d(x,y)c(x,y) x,yX e denotiamo con d e  le

topologie indotte rispettivamente da d e 

Ts: Valgono allora le seguenti affermazioni:

() La metrica d è meno fine della metrica 

() Se una successione in X è -di Cauchy allora è d-di Cauchy




Teorema 1.2.13

Sia X un insieme non vuoto e siano d,:XX[0,+[ due metriche su X e

supponiamo che  c,k>0 t.c. k(x,y)d(x,y)c(x,y) x,yX

Ts: Valgono allora le seguenti affermazioni:

() Le metriche d e  sono equivalenti

() Una successione in X è -di Cauchy se e solo se è d-di Cauchy

() X è d-completo se e solo se X è -completo




Definizione 1.2.15

Sia (X,d) uno spazio metrico e sia AX un sottoinsieme, diciamo allora che

l’insieme A è limitato se:




                                         17
>0 e x0X t.c. AB(x0,)




Proprietà 1.2.6

Sia (X,d) uno spazio metrico e sia {xn}nN una successione di Cauchy in X

Ts: {xn}nN è limitata




Corollario 1.2.1

Sia (X,d) uno spazio metrico e sia {xn}nN una successione in X convergente

Ts: {xn}nN è limitata




Proprietà 1.2.7

Sia AR insieme non vuoto e è limitato inferiormente

Ts: {n}nN in A t.c. lim n=inf(A)
                         n 



Dim

Per ipotesi A è limitato inferiormente e questo significa che la quantità inf(A) è

finita, poniamo allora per comodità di scrittura e  =inf(A). Vogliamo dimostrare

che e   A da ciò per il Teorema 1.2.10 seguirà l’asserto. Dobbiamo provare che


                                           18
e  è di aderenza per A, fissiamo quindi UR e facciamo vedere che AU.

Per il Teorema 1.2.8 segue che >0 t.c. ]- e  , e  +[U. In corrispondenza ad 

per la seconda proprietà dell’inf tA t.c. t< e  + e pertanto osservando che e  -

< e  t< e  + cioè t]- e  , e  +[U si ha tAU e quindi AU.




Teorema 1.2.14 (di Bolzano-Weierstrass)

Sia {an}nN una successione in R limitata

Ts: {an}nN ammette un’estratta convergente




Teorema 1.2.15

Siano (X,d) ed (Y,) due spazi metrici, sia f:XY una funzione e sia x0X

Ts: Sono allora equivalenti:

(1) f è continua in x0

(2) >0 >0 t.c. (f(x),f(x0))< xX con d(x,x0)<

(3) {xn}nN in X t.c. lim xn=x0 allora lim f(xn)=f(x0)
                         n             n 




Teorema 1.2.16



                                         19
Siano X, Y e Z spazi metrici, siano xX e yY, sia f:XYZ funzione continua

Ts: Le funzioni f(,y) e f(x,) sono continue




Definizione 1.2.16

Sia (X,d) uno spazio metrico, sia AX un insieme non vuoto e sia xA, si

definisce allora distanza del punto x dall’insieme A, la quantità non negativa:

                                  d(x,A)= inf d(x,y)
                                           xA




Definizione 1.2.17

Siano (X,d) e (Y,) due spazi metrici, sia f:XY una funzione, diciamo allora

che f è lipschitziana se:

                      L>0 t.c. (f(x),f(y))Ld(x,y) x,yX

dove la costante L prende il nome di costante di lipschitz.




Proprietà 1.2.8

Siano (X,d) e (Y,) due spazi metrici, sia f:XY una funzione lipschitziana

Ts: f è continua

Dim



                                          20
Sia L>0 la costante di lipschitz di f. Fissiamo un qualunque x0E proviamo che

f è continua in x0, e quindi fissiamo un arbitrario >0 e dimostriamo che:

                    >0 t.c. (f(x),f(x0))< xX con d(x,x0)<

Scegliamo :=/L allora per la lipschitzianetà di f si ha:

                                               
           (f(x),f(x0))  Ld(x,x0) < L = L     =  xX con d(x,x0)<
                                               L




Definizione 1.2.18

Siano (X,d) e (Y,) due spazi metrici, sia f:XY una funzione, diciamo allora

che f è un’isometria se:

                            (f(x),f(y))=d(x,y) x,yX

cioè se f preserva le distanze. Nel caso in cui f è pure surgettiva gli spazi X ed Y

si dicono isometrici. Si osserva immediatamente che un’isometria è in

particolare una funzione di lipschitziana con costante di lipschitz 1.




Proprietà 1.2.9

Siano (X,d) e (Y,) due spazi metrici, sia f:XY un’isometria

Ts: Valgono allora le seguenti affermazioni:

() f è iniettiva



                                         21
–
() f 1:f(X)X è un’isometria

() f:Xf(X) è un omeomorfismo

() Se f è surgettiva X ed Y sono omeomorfi.




Teorema 1.2.17

Siano (X,d) ed (Y,) due spazi isometrici e sia f:XY un’isometria surgettiva

Ts: Y è completo  X è completo

Dim 

Sia {xn}nN una successione di Cauchy in X. Essendo f un’isometria allora:

(1)                     (f(xn),f(xm))=d(xn,xm)) n,mN

e da questa si deduce agevolmente che la successione {f(xn)}nN è di Cauchy in

Y che è completo e quindi yY t.c. {f(xn)}nN converge ad y ed inoltre per la

suriettività di f xX t.c. y=f(x). Per la (1) e per il Teorema 1.2.9 segue che:

                          lim d(xn,x)= lim (f(xn),f(x))=0
                          n          n 


e quindi segue dal Teorema 1.2.9 che {xn}nN converge ad x.

Dim 




                                         22
–
Basta osservare che per la Proprietà 1.2.9 la funzione f 1:YX è un’isometria

surgettiva e ripetere quindi il ragionamento fatto nell’implicazione precedente.




Definizione 1.2.19

Siano (X1,d1), (X2,d2),..., (Xn,dn) n spazi metrici, e chiamiamo X:=X1X2Xn.

Vogliamo fare osservare che a partire dalle metriche di si possono definire delle

metriche sul prodotto cartesiano X. Introduciamo le seguenti tre funzioni

1,2,3:XXR così definite:

                1(x,y) := max di(xi,yi) x=(x1,....,xn),y=(y1,...,yn)X
                             1 i  n


                                    n
                2(x,y) :=         (d i ( xi , yi )) 2   x=(x1,....,xn),y=(y1,...,yn)X
                                  i 1

                              n
                3(x,y) :=    di(xi,yi)       x=(x1,....,xn),y=(y1,...,yn)X
                             i 1


E’ facile verificare che le tre funzioni appena definite sono delle metriche sul

prodotto X e vengono dette metriche canoniche. In particolare la 2 viene detta

metrica euclidea. Si verifica inoltre che:

          1(x,y)2(x,y)3(x,y)n1(x,y)n2(x,y)n3(x,y) x,yX

e quindi per il Teorema 1.2.13 valgono i seguenti fatti:




                                                23
 le tre metriche canoniche sono equivalenti cioè inducono ad una stessa

   topologia e si dimostra facilmente facendo uso del Teorema 1.2.5 e del

   Teorema 1.2.6 che tale topologia è proprio la topologia prodotto su X.

 se una successione in X è di Cauchy rispetto ad una delle tre metriche

   canoniche allora lo è anche rispetto alle altre due.

 se X è completo rispetto ad una delle tre metriche canoniche allora lo è anche

   rispetto alle altre due.




Lemma 1.2.1

Siano (X,d) ed (Y,) spazi metrici, sia {(xn,yn)}nN in XY

Ts: {(xn,yn)}nN è di Cauchy  {xn}nN e {yn}nN sono di Cauchy

Dim

Consideriamo XY munito della metrica canonica 1 e quindi:

                    1((xn,yn),(x0,y0))=d(xn,x0)+(yn,y0) nN

e da questa si deduce agevolmente la tesi.




Teorema 1.2.18

Siano (X,d) e (Y,) due spazi metrici




                                        24
Ts: XY è completo  X ed Y sono completi

Dim

Sia {(xn,yn)}nN una successione in XY allora per il Lemma 1.2.1 tale

successione è di Cauchy se e solo se le successioni {xn}nN e {yn}nN sono di

Cauchy rispettivamente in X ed Y e per il Teorema 1.2.7 tali successioni sono

convergenti se e solo se la successione {(xn,yn)}nN è convergente.




Teorema 1.2.19

Il corpo (K,dK) è uno spazio completo

Dim

Consideriamo dapprima il caso K=R. Sia {an}nN una successione di Cauchy in

R che è quindi limitata per la Proprietà 1.2.6 segue allora dal teorema di

Bolzano-Weierstrass    la   successione      che   {an}nN   ammette   un’estratta

convergente e quindi in definitiva per la Proprietà 1.2.5 segue che {an}nN è

convergente. Resta quindi dimostrato che R è completo. Sia adesso il caso K=C.

Poiché R è completo per il Teorema 1.2.18 segue che R2 è completo.

Consideriamo R2 munito della metrica canonica euclidea 2. Ci proponiamo di



                                        25
dimostrare che (C,dC) è isometrico ad (R2,2) seguirà quindi dal Teorema 1.2.17

che (C,dC) è completo. Evidentemente basta considerare la funzione:

                         f:R2C con f(x,y)=x+iy (x,y)R2

infatti è banalmente surgettiva ed inoltre:

      dC(f(x1,y1),f(x2,y2)) = dC(x1+iy1,x2+iy2) =…= [(x1-x2)2+(y1-y2)2]1/2 =

                           = 2((x1,y1),(x2,y2)) (x1,y1),(x2,y2)R2

come volevasi.




Definizione 1.2.20

Sia E un K-spazio vettoriale e sia     E
                                            una norma su E, diciamo allora che la

coppia (E,  E ) è uno spazio normato. Consideriamo la funzione:

                     d:EER con d(x,y):= x-y       E
                                                        x,yE

si verifica agevolmente che tale funzione è una metrica su E e prende il nome di

metrica indotta dalla norma  E . La topologia che si considera su E è quella

indotta dalla metrica.




Definizione 1.2.21



                                         26
Sia (E,  E ) uno spazio normato e sia xE{E} diciamo allora vettore

normalizzato di x il vettore:

                                         x
                                         xE

tale vettore ha evidentemente norma 1.




Proprietà 1.2.10

Sia (E,  E ) uno spazio normato

Ts: La norma    E
                     è un funzionale continuo




Teorema 1.2.20

Sia (E,  E ) uno spazio normato, siano {xn}nN e {yn}nN due successioni di E


convergenti e siano {n}nN e {n}nN due successioni di K convergenti

Ts: lim [nxn+nyn ]= lim n lim xn+ lim n lim yn
    n                  n    n     n     n 




Proprietà 1.2.11

Sia E uno spazio normato; sia AE un insieme chiuso e sia x0E

Ts: x0+A è un chiuso


                                         27
Definizione 1.2.22

Sia E uno spazio normato e sia AE un insieme non vuoto, si definisce allora

chiusura lineare di A e la si denota con span (A), l’intersezione di tutti i

sottospazi chiusi contenente A.




Proprietà 1.2.12

Sia E uno spazio normato e sia AE un insieme non vuoto

Ts: span (A)= span(A)




Definizione 1.2.23

Diciamo che uno spazio normato è di Banach se è completo.




Definizione 1.2.24

Sia (E,  E ) uno spazio normato, allora si può dimostrare che:

       ~                                  ~                                ~
(1) ( E ,  E ) spazio di Banach e :E E isometria lineare t.c. (E ) = E
             ~




                                        28
~
In tali condizioni si dimostra che lo spazio E è unico a meno di isometria

lineare nel senso che se esiste un altro spazio di Banach che soddisfa alla (1)
                                                                    ~
allora questo deve necessariamente essere linearmente isometrico ad E . Lo
         ~
spazio ( E ,  E ) prende il nome di completamento dello spazio (E,  E ).
               ~




Teorema 1.2.21

Sia E uno spazio normato e sia FE sottospazio vettoriale di dimensione finita

Ts: F è chiuso




Corollario 1.2.2

Sia E uno spazio normato e sia x1,…,xnE e poniamo F:=span({x1,…,xn})

Ts: F è un sottospazio vettoriale chiuso

Dim

L’insieme {x1,...,xn} contiene al più n vettori linearmente indipendenti e questo

significa che lo spazio F ha al più dimensione n cioè dim(E)n e quindi segue

dal Teorema 1.2.21 che F è chiuso.




Definizione 1.2.25




                                        29
Sia E uno spazio normato e sia {xn}nN una successione ordinaria in E. Diciamo

allora serie associata a {xn}nN la somma degli infiniti termini di {xn}nN cioè:

                                                     
                             x1+x2++xn+=  xn
                                                     n 1


Fissato kN poniamo:

                                              k
                                     S k=  x n
                                             n 1


che prende il nome di ridotta n-esima o somma parziale. Nasce così in

maniera naturale la successione {Sn}nN detta successione delle ridotte

associata alla serie data. Diciamo che la serie è convergente se la successione

delle ridotte ad essa associata è convergente, cioè se:

                               yE t.c. lim Sk=y
                                              k 


dove il vettore y è la somma della serie e scriviamo quindi:

                                      
                                            xn=y
                                      n 1


Diciamo che la serie è di Cauchy se lo è la successione delle ridotte ad essa

associata.




Proprietà 1.2.13



                                          30
Sia E uno spazio normato, sia {xn}nN successione in E

                                                k+p
Ts:    xn é di Cauchy  >0 N t.c.                  xn       <  k> e k,pN
      n1                                      n  k 1        E




Teorema 1.2.22

Siano E ed F due spazi normati, sia x0E, sia f:EF un operatore e sia y0F

Ts: f è continuo in x0  y0+f è continuo in x0




Teorema 1.2.23

Siano E ed F due spazi normati, sia T:EF un operatore lineare.

Ts: Sono allora equivalenti:

(1) T è continuo

(2)  k0 t.c. T(x)     F
                            k x   E
                                       xE

(3) T è lipschitziano

Dim (1)(2)

Poiché T(E)=F allora per x=E la tesi è vera per ogni costante k>0, e quindi

possiamo supporre nel seguito xE. Per la continuità di T l’insieme:

                              -
(1)                          T 1( B (F,1))={xE : T(x)             F
                                                                        1}




                                          31
è intorno di E e quindi:

                                                                 -
(2)                          >0 t.c. B (E,)T 1( B (F,1))

Per la linearità di T la tesi è vera se esiste una costante k>0 tale che:

                               x             
                            T
                              kx             
                                                         1 xE{E}
                                 E                  F


questa per la (1) è vero se e solo se:

                   x    -
                      T 1( B (F,1)) xE{E} xE{E}
                  kxE

per la (2) condizione sufficiente affinché tale affermazione sia vera è che:

                              x
                                  B (E,) xE{E}
                             kxE

cioè:

                        x                 x    E           1
                                      =               =      <  xE{E}
                       kxE        E
                                          kx      E
                                                           k

                                                           2
e quindi per ottenere la tesi basta scegliere ad esempio k= .
                                                           

Dim (2)(3)

Per la linearità di T e dall’ipotesi segue che:

                 T(x)-T(y)    F
                                  = T(x-y)                 F
                                                                k x-y   E
                                                                             x,yE

Dim (3)(1)



                                                   32
Conseguenza della Proprietà 1.2.8.




Teorema 1.2.24

Siano E ed F due spazi normati, sia T:EF un operatore lineare

Ts: T è un’isometria  T(x)           F
                                          = x     E
                                                       xE




Definizione 1.2.26

Siano E ed F due spazi normati, denotiamo allora con L(E,F) l’insieme di tutti

gli operatori lineari e continui da E in F. Si verifica facilmente che con le ovvie

operazioni di somma e prodotto L(E,F) è un sottospazio vettoriale di FE. Inoltre

si dimostra che il funzionale:

                                                              T( x )    F
               : L(E,F)K con (T)= sup                                     T L(E,F)
                                                xE  E      x   E


è una norma su L(E,F) che prende il nome di norma operatoriale e si denota

quindi con    L (E,F)
                         . Fissato T L(E,F) allora per il Teorema 1.2.23 segue che:


                             k0 t.c. T(x)       F
                                                      k x      E
                                                                        xE

si evince che per definizione la quantità               T     L ( E, F)
                                                                            é la più piccola costante k

affinché valga tale disuguaglianza. Nel caso particolare in cui F=K allora lo



                                                33
spazio L(E,K) cioè lo spazio di tutti i funzionali lineari e continui su E, si denota

con E* e prende il nome di duale topologico di E.




Definizione 1.2.27

Sia (E,  E ) uno spazio normato, diciamo allora che E è uno spazio

uniformemente convesso se:

                                                                 x y
      ]0,2[ >0 t.c. x,y B(E,1) con x-y         E
                                                                         1-
                                                                  2     R




Definizione 1.2.28

Sia E uno spazio di Banach, diciamo allora che E è uno spazio riflessivo se:

                        E* z B (E,1) t.c. (z)=      E*




      Enunciamo un fondamentale risultato della teoria degli spazi di Banach,

del qual però omettiamo la dimostrazione perché troppo tecnica e lontana dalla

presente trattazione.




Teorema 1.2.25 (di Milliman-Pettis)




                                         34
Sia E uno spazio di Banach uniformemente convesso

Ts: E è riflessivo




                                    35
Capitolo 2

Spazi di Hilbert


2.1 Spazi a prodotto scalare. Proprietà. Esempi.

Definizione 2.1.1

Sia H uno spazio vettoriale su K. Diciamo che la funzione (,)H:HHK è un

prodotto scalare o prodotto interno se soddisfa alle seguenti:

 (x+y,z)H=(x,z)H+(y,z)H x,y,zH

 (x,y)H=(x,y)H K e x,yH

 (x,y)H= ( y, x ) H x,yH

 (x,x)H0 xH

 (x,x)=0  x=H

La  e  ci dicono che il prodotto scalare è lineare rispetto alla prima variabile;

la  ci dice che il prodotto scalare di una coppia è uguale al coniugato della



                                        36
coppia con l’ordine invertito; la  ci dice che il prodotto scalare è non negativo

sulla diagonale del quadrato HH e infine la  ci dice che sulla diagonale del

quadrato HH il prodotto scalare si annulla solo in corrispondenza della coppia

(H,H). Si osserva subito che facendo uso delle cinque proprietà si dimostra che

la funzione prodotto scalare soddisfa alle ulteriori due proprietà:

* (x,y+z)H=(x,y)H+(x,z)H x,y,zH

* (x,y)H= (x,y)H K e x,yH

Si osserva chiaramente dalla  * che nel caso in cui lo spazio H sia reale (cioè

H è un R-spazio vettoriale) la funzione prodotto scalare è lineare anche rispetto

alla seconda variabile (basta osservare che il coniugato di un numero reale

coincide con il numero reale). Lo spazio H munito del prodotto scalare si dice

spazio pre-hilbertiano o spazio a prodotto scalare e si indica con la coppia

(H,(,)H). Facciamo presente che in seguito faremo riferimento alle proprietà

caratteristiche del prodotto scalare mediante , , , , , *, *.




Proprietà 2.1.1

Sia (H,(,)H) un C-spazio pre-hilbertiano

Ts: (x,y)H = Re(x,y)H-iRe(x,-iy) x,yH


                                        37
Dim

Sappiamo che:

(1)                       (x,y)H = Re(x,y)H+iIm(x,y)H x,yH

moltiplicando ambo i membri per i, per la proprietà  * del prodotto scalale

otteniamo:

                     (x,-iy)H = iRe(x,y)H-Im(x,y)H x,yH

passando alla parte reale otteniamo Re(x,-iy)H=-Im(x,y)H da cui segue che

Im(x,y)H=-Re(x,-iy)H e quindi in definitiva sostituendo nella (1) otteniamo

quanto voluto.




Proprietà 2.1.2

Sia H un C-spazio vettoriale e sia :HHC un funzionale tale che

(x,y):=Re(x,y)-iRe(x,-iy) (x,y) HH

Ts: Sono allora equivalenti:

(1)  è un prodotto scalare su H considerato come C-spazio vettoriale

(2) Re è un prodotto scalare su H considerato come R-spazio vettoriale

Dim

Conseguenza immediata delle proprietà dei numeri complessi.


                                      38
Corollario 2.1.1

Sia H un C-spazio pre-hilbertiano e sia :HHR un funzionale e

consideriamo :HHC con (x,y):=(x,y)H -i(x,-iy) (x,y) HH

(1)  è un prodotto scalare su H considerato come C-spazio vettoriale

(2)  è un prodotto scalare su H considerato come R-spazio vettoriale

Dim

Basta osservare che Re= ed applicare di peso la Proprietà 2.1.2.




Proprietà 2.1.3 (disuguaglianza di Cauchy-Schwarz)

Sia H uno spazio a prodotto scalare

Ts: (x,y)H ( x, x ) H    ( y, y ) H

Dim

Se y=H la disuguaglianza è banale poiché ambo i membri sono nulli.

Consideriamo x,yH con yH e consideriamo inoltre un qualunque K si ha:

      0(x+y,x+y)H=(x,x)H+(x, y)H+(y,x)H+(y,y)H=

       =(x,x)H+ (x,y)H+(y,x)H+  2 (y,y)H=(x,x)H+ (x,y)H+ ( x, y ) H +  2 (y,y)H




                                          39
posto:

                                                       ( x, y ) H
                                                 =-
                                                       ( y, y ) H

otteniamo:

                                                                                           2
                      ( x, y ) H         ( x, y ) H              ( x, y ) H
          0  (x,x)H–            (x,y)H-            ( x, y ) H +                               (y,y)H =
                      ( y, y ) H         ( y, y ) H                                        2
                                                                 ( y, y ) H

                                         2                    2                    2                              2
                            ( x, y ) H           ( x, y ) H           ( x, y ) H                     ( x, y ) H
               = (x,x)H –                    -                    +                    = (x,x)H-
                            ( y, y) H            ( y, y) H            ( y, y) H                      ( y, y) H

da cui segue immediatamente la disuguaglianza promessa dalla tesi.




Definizione 2.1.2

Sia (H,(,)H) uno spazio pre-hilbertiano, e consideriamo il funzionale:

                     H :H[0,+[ con                   x     H
                                                                  := ( x, x ) H xH


vogliamo allora provare che questo funzionale è una norma su H.

Verifichiamo che:

                              x    H
                                         = x          H
                                                              xH e K


Per le proprietà , e * del prodotto scalare segue che:

                                                                                                 2
     x    H
               =   (x, x ) H =              ( x, x ) H =  ( x, x ) H =                    ( x, x) H =



                                                       40
=  ( x, x ) H =  x            H
                                                      xH e K

Verifichiamo che:

                           x+y    H
                                       x     H
                                                  + y     H
                                                              x,yH

Per le proprietà , *,  del prodotto scalare e per la disuguaglianza di

Cauchy-Schwarz segue che:

        2
 x y   H
            = (x+y,x+y)H= (x,x)H+(x,y)H+(y,x)H+(y,y)H =

                          = (x,x)H+(x,y)H+ ( x, y ) H +(y,y)H =

                          = (x,x)H+(y,y)H+2Re(x,y)H  (x,x)H+(y,y)H+2|(x,y)H| 

                           (x,x)H+(y,y)H+2 ( x, x ) H            ( y, y ) H =

                                2         2
                          = x   H
                                  +   y   H
                                            +2    x   H
                                                          y   H
                                                                  =( x    H
                                                                              + y   H
                                                                                        )2

e quindi passando alle radici otteniamo quanto voluto. La proprietà:

                                      x   H
                                              =0  x=H

segue direttamente dalla .

Resta quindi dimostrato che      H
                                      è una norma su H ed è detta norma indotta dal

prodotto scalare. Diciamo metrica indotta dal prodotto scalare e la

indichiamo con dH la metrica indotta dalla norma                     H
                                                                          . La topologia che si

considera sullo spazio H è quella indotta dalla metrica dH.



                                              41
Teorema 2.1.1

Sia H uno spazio pre-hilbertiano

Ts (,)H:HHK è continuo

Dim

Per dimostrare che il prodotto scalare è una funzione continua adoperiamo il

Teorema 1.2.15. Fissato un arbitrario (x0,y0)HH consideriamo una

successione {(xn,yn)}nN in HH convergente a (x0,y0) e proviamo quindi che la

successione {(xn,yn)H}nN converge a (x0,y0)H e per fare ciò adoperiamo il

Teorema 1.2.9 e dimostriamo che:

(1)                                lim (xn,yn)H-(x0,y0)H=0
                                   n


Per la disuguaglianza Cauchy-Schwarz

          (xn,yn)H-(x0,y0)H = (xn,yn)H-(xn,y0)H+(xn,y0)H-(x0,y0)H 

                              (xn,yn)H-(xn,y0)H+(xn,y0)H-(x0,y0)H =

                             = (xn,yn-y0)H+(xn-x0,y0)H 

                              xn        H
                                              yn-y0   H
                                                          + xn-x0   H
                                                                        y0   H
                                                                                 nN

e quindi abbiamo ottenuto che:




                                             42
(2)       (xn,yn)H-(x0,y0)H xn         H
                                              yn-y0     H
                                                            + xn-x0        H
                                                                               y0   H
                                                                                        nN


Osserviamo adesso che per il Teorema 1.2.7 la successione {xn}nN è

convergente e quindi per il Corollario 1.2.1 è limitata e sempre per il Teorema

1.2.7 la successione {yn}nN è convergente a y0 e quindi per il Teorema 1.2.9 la

successione ordinaria reale { yn-y0            }
                                              H nN
                                                       è infinitesima e pertanto da un noto

teorema di analisi 1 che ci dice che il prodotto di una successione infinitesima

per una successione limitata è ancora una successione infinitesima, si ha

(3)                                 lim       xn   H
                                                       yn-y0      H
                                                                      =0
                                    n 


Analogamente:

(4)                                 lim       xn-x0    H
                                                             y0   H
                                                                      =0
                                    n 


E quindi per la (3) e per la (4) passando al limite nella (2) otteniamo la (1) come

volevasi.




Definizione 2.1.3

Siano (H1, (,) H1 ), …, (Hn, (,) H n ) n spazi a prodotto scalare e poniamo

H:=H1Hn. Si dimostra facilmente che il funzionale:

                                    n
      (,)H:HHK con (x,y)H:=  ( xi , y i ) Hi       x=(x1,…,xn), y=(y1,…,yn)H
                                   i 1



                                              43
è un prodotto scalare sul prodotto cartesiano H. Esplicitando la metrica indotta

da (,)H si osserva che questa è la metrica canonica euclidea.




Definizione 2.1.4

Uno spazio normato si dice unitario se esiste su di esso un prodotto scalare

inducente la norma dello spazio. Banalmente ogni spazio a prodotto scalare è

unitario.




Definizione 2.1.5

Sia (E,  E ) uno spazio normato, diciamo allora che la norma                 E
                                                                                   soddisfa

l’uguaglianza o la legge del parallelogramma se:

                          2           2               2         2
                    x+y   E
                            +   x-y   E
                                        =2(       x   E
                                                        +   y   E
                                                                  )   x,yE




Teorema 2.1.2

Sia (E,  E ) uno spazio normato

Ts: E è uno spazio unitario         E
                                          soddisfa la legge del parallelogramma)

Dim 

Per ipotesi:


                                             44
(,)E:EEK prodotto scalare t.c. x                   E
                                                                      = ( x, x ) E xE

Per le proprietà del prodotto scalare segue che:

                          2           2
                x+y       E
                            +   x-y   E
                                          = (x+y,x+y)E+(x-y,x-y)H = … =

                                                                                 2          2
                                          = 2(x,x)H+2(y,y)H=2 x                  E
                                                                                   +2   y   E
                                                                                                =

                                                       2          2
                                          = 2( x       E
                                                         +   y    E
                                                                    )      x,yH

Dim 

Consideriamo dapprima il caso in cui E è uno spazio normato reale. Vogliamo

provare allora che il funzionale:

                                   1
                                                              E-
                                                              2                 2
(1)            :EER con (x,y):= [ x+y                                 x-y   E]   x,yE
                                   4

è un prodotto scalare che inducente la norma  E . Verifichiamo che  soddisfa

alla proprietà  del prodotto scalare. Fissati x,y,zE allora per definizione:

                                   1
                                                         E-
                                                         2                      2
(2)                       (x+y,z)= [ x+y+z                      x+y-z          E]
                                   4

Facendo uso dell’uguaglianza del parallelogramma osserviamo che:

                                                                                E-
                          2                   2                  2              2               2
(3)           x+y+z       E   = (x+z)+y       E   = 2 x+z        E +2      y         x+z-y      E


Analogamente

                                                                          E-
                      2                   2              2                2                 2
(4):         x+z-y    E    = z-y+x        E   = 2 z-y    E +2         x          z-y-x      E   =



                                                  45
E-
                                     2           2               2
                        = 2 z-y      E +2   x          x+y-z     E


ed ancora:

                                                            E -2
                               2                2           2             2
(5)                      2 x   E   = x+z        E+    x-z             z   E



                                                            E -2
                               2                2           2             2
                         2 y   E   = y+z        E+    y-z             z   E


Sostituendo la (4) nella (3), e successivamente sostituendo in tale espressione le

due relazioni della (5) ed in conclusione sostituendo il tutto nella (2) otteniamo:

               1                           1
                          E-                            E-
                          2           2                 2                 2
      (x+y,z)= [ x+z          x-z    E ]+      [ y+z           y-z       E ]=(x,z)+(y,z)
               4                            4

Con procedimenti analoghi si prova che  soddisfa alla proprietà  del prodotto

scalare. La proprietà  è immediata poiché il coniugato di un numero reale è se

stesso. Per quanto riguarda la verifica della  e della  basta osservare che:

               1                           1           2 1
                          E-
                          2           2                                   2        2
(6)     (x,x)= [ x+x          x-x    E ]=       2x    E=       4 x       E=   x   E   xE
               4                            4               4

E quindi resta dimostrato che  è un prodotto scalare reale che ovviamente

induce alla norma di E, basta infatti passare alle radici nella (6). Consideriamo

adesso il caso in cui E uno spazio normato sul corpo complesso che possiamo

riguardare come un R-spazio vettoriale e quindi per quanto dimostrato possiamo

considerare su di esso il prodotto scalare  definito nella (1), prendiamo allora

in considerazione il funzionale:


                                            46
:HHC con (x,y) = (x,y)-i(x,-iy) x,yE

che per il Corollario 2.1.1 è un prodotto scalare sul C-spazio vettoriale H e che

induce alla norma di E, infatti:

                        1                                     1
                                         E-                                     E-
                                         2               2                      2           2
(x,x)=(x,x)-i(x,-ix)= [ x+x                  x-x      E ]+       i[ x+ix          x-ix   E ]=
                        4                                       4

          2 1                                             2 1
                              E-                                                E -|1-i|
                              2               2                                 2               2
    = x   E+      i[ (1+i)x        (1-i)x     E ]=   x    E+        i[|1+i| x               x   E]   =
              4                                                 4

          2 1
                              E-
                              2          2               2              2
    = x   E+      i[ 2 x           2 x   E]   = x        E +0   = x     E     xE
              4

e quindi estraendo le radici otteniamo quanto voluto.



      Il seguente semplice ma importante risultato ci mostra una classe

notevolissima di spazi uniformemente convessi che è quella degli spazi a

prodotto scalare.




Teorema 2.1.3

Sia H uno spazio pre-hilbertiano

Ts: H è uniformemente convesso

Dim

Dobbiamo dimostrare che:



                                              47
x y
      ]0,2[ >0 t.c. x,y B(H,1) con x–y                       H
                                                                                        1-
                                                                                 2     H


Fissiamo quindi un ]0,2[ ed x,y B(H,1) tali che                       x-y    H
                                                                                      e andiamo a


trovare l’opportuno >0. Teniamo presente che essendo x,y B(H,1) allora:

(1)                                       x   H
                                                  1 e y         H
                                                                     1

                                                   2
inoltre essendo   x-y    H
                              segue x  y        H
                                                      2
                                                      e quindi:

                                                   2
(2)                                   - x y       H
                                                     - 2 

Dall’uguaglianza del parallelogramma dalla (1) osserviamo che:

                         2            2             2          2
                  x y   H
                           +   x y   H
                                          = 2( x    H
                                                      +    y   H
                                                                 )    2(1+1) = 4

segue allora dalla (2) che:

                                      2                  2
                               x y   H
                                        =4-       x y   H
                                                                4-2

dividendo il primo e l’ultimo membro per 4 e passando alle radici otteniamo:

                                      x y             2
                                                   1
                                       2               4
                                              H


e pertanto risulta evidente che la scelta opportuna è:

                                                2
                                       =1- 1 
                                                4

e si ha quanto voluto.



                                              48
Diamo adesso alcuni esempi notevoli di spazi a prodotto scalare.




Esempio 2.1.1

Consideriamo il corpo K che come noto può essere riguardato come uno spazio

vettoriale su se stesso. Si verifica allora facilmente che il funzionale:

                                  (x,y )K:= x y x,yK

è un prodotto scalare su K.




Esempio 2.1.2

Consideriamo lo spazio euclideo n-dimensionale H=Kn che come noto è uno

spazio vettoriale su K. Ogni fattore K è munito del prodotto scalare definito

nell’Esempio 2.1.1 e quindi per definizione sul prodotto cartesiano H si

considera il prodotto scalare:

                            n
                  (x,y )H:=  xi yi x=(x1,...,xn), y=(y1,...,yn)H
                           i 1


noto come prodotto scalare euclideo.




                                          49
Esempio 2.1.3

Sia E uno spazio vettoriale su K di dimensione finita n, sia {x1,…,xn} una base di

                                                      x       x
Hamel per E e fissato un qualunque xE denotiamo con 1 ,…,  n K le

componenti del vettore x rispetto alla base di Hamel {x1,…,xn}, si verifica allora

facilmente che il funzionale:

                                    n
                           (x,y )E:=   ix iy x,yE
                                   i 1


è un prodotto scalare su E. Evidentemente il prodotto scalare euclideo visto

nell’Esempio 2.1.2 è un caso particolare del prodotto scalare appena trattato.




Esempio 2.1.4

Consideriamo l’insieme:

                                                               
                  l2:=  {xn}nN : xnK nN e         |xn|2<+ 
                                                n 1
                                                                 

si verifica facilmente che con le ovvie operazioni di somma e prodotto l2 è un

sottospazio vettoriale del K-spazio vettoriale RN. Si verifica inoltre che il

funzionale:

                                        
                      ({xn},{yn})l2:=  xnyn {xn},{yn}l2
                                     n1




                                            50
è un prodotto scalare su l2.




Esempio 2.1.5

Consideriamo lo spazio H=C0([0,1],R), si può allora dimostrare che con le ovvie

operazioni di somma e prodotto tale spazio risulta essere un R-spazio vettoriale.

Allora si verifica facilmente che il funzionale:

                                      1
                            (f,g)H:= 0 f(t)g(t)dt     f,gH

è un prodotto scalare su H.




Esempio 2.1.6

Vogliamo dare adesso un esempio di spazio di Banach che non sia a prodotto

scalare. Poniamo E:=R2 e consideriamo su di esso il seguente funzionale che si

verifica agevolmente essere una norma:

                 E :E[0,+[ con         x    E
                                                   =|x1|+|x2| x=(x1,x2)H

rispetto a tale norma lo spazio E è Banach infatti se si esplicita la metrica indotta

dalla norma    E
                    allora si osserva che questa altro non è che la metrica canonica

3 introdotta nella Definizione 1.2.19 e pertanto essendo R per il Teorema 1.2.19




                                              51
uno spazio completo allora per il Teorema 1.2.18 segue che (E,  E ) è completo.

Tuttavia lo spazio (E,  E ) non è uno spazio unitario cioè non esiste un prodotto

scalare su E che induce la norma          E
                                                 e per dimostrare ciò facciamo uso del

Teorema 2.1.2 e dimostriamo quindi che esiste almeno una coppia di punti in

corrispondenza dei quali la norma                   E
                                                         non soddisfa l’uguaglianza del

parallelogramma. Basta considerare ad esempio x=(0,1) e y=(1,0) infatti:

          2          2                   2                          2            2             2
(1) x+y   E+   x-y   E=   (0,1)+(1,0)    E+      (0,1)-(1,0)        E=   (1,1)   E+   (-1,1)   E=

                          2   2
                       =2 +2 =4+4=8

                       2          2                  2              2
(2)              2 x   E +2   y   E =2   (0,1)       E +2   (1,0)   E =2+2=4


ed è evidente che non sussiste l’uguaglianza tra (1) e (2).




2.2 Spazi di Hilbert. Proprietà. Esempi.

Definizione 2.2.1

Diciamo che uno spazio a prodotto scalare è di Hilbert se è di Banach.




Teorema 2.2.1

Sia H uno spazio di Hilbert




                                            52
Ts: H è riflessivo

Dim

Per il Teorema 2.1.3 H è uniformemente convesso e quindi segue direttamente

dal teorema di Milliman-Pettis che H è riflessivo.




Teorema 2.2.2

Sia (H,(,)H) uno spazio a prodotto scalare
                       ~
Ts: Il completamento ( H ,    ~)
                               H
                                    è uno spazio unitario

Dim

Facciamo uso del Teorema 2.1.2 e dimostriamo che la norma  H soddisfa
                                                            ~


                                                                              ~
l’uguaglianza del parallelogramma. Fissiamo quindi due arbitrari vettori u,v H .

Per definizione di completamento:
                           ~                               ~
                     :H H isometria lineare t.c. (H) = H

            ~
Poiché u,v H = (H) allora per il Teorema 1.2.10 segue che:

              {un}nN e {vn}nN in (H) t.c. lim un=u e lim vn=v
                                                  n       n 


Poiché un,vn(H) nN allora:

                     nN xn,ynH t.c. un=(xn) e vn=(yn)

Per la linearità di  e per il Teorema 1.2.24 segue che:


                                           53
un+vn   2
                   ~+
                   H
                        un-vn   2
                                ~
                                H
                                     = (xn)+(yn)       2
                                                         ~+
                                                         H
                                                                  (xn)-(yn)     2
                                                                                  ~
                                                                                  H
                                                                                       =


                                    = (xn+yn)      2
                                                    ~+
                                                    H
                                                         (xn-yn)      2
                                                                       ~
                                                                       H
                                                                           =


                                    = xn+yn   2
                                              H
                                                +   xn-yn     2
                                                              H
                                                                  =2 xn    2
                                                                           H
                                                                             +2   yn   2
                                                                                       H
                                                                                           =

                                             2           2
                                    = 2 un   ~ +2
                                             H
                                                    vn   ~
                                                         H
                                                              nN

per il Teorema 1.2.20, per la Proprietà 1.2.10 e per il Teorema 1.2.15, passando

al limite per n otteniamo quanto voluto.




Corollario 2.2.1

Sia (H,(,)H) uno spazio a prodotto scalare
                       ~
Ts: Il completamento ( H ,     ~)
                                H
                                     è uno spazio di Hilbert




Teorema 2.2.3

Siano (H1, (,) H1 ), …, (Hn, (,) H n ) n spazi a prodotto scalare e H:=H1Hn.

Ts: H è di Hilbert  H1,..,Hn sono di Hilbert

Dim




                                             54
Abbiamo già fatto osservare che la metrica indotta dal prodotto scalare (,)H è la

metrica euclidea e pertanto applicando di peso il Teorema 1.2.18 si ottiene

l’asserto.




Esempio 2.2.1

Abbiamo osservato nell’Esempio 2.1.1 che lo spazio K con:

                                 (x,y )K:= x y x,yK

è uno spazio a prodotto scalare, ed è anche di Banach infatti la metrica indotta

dal prodotto scalare in questione è proprio la metrica standard dK(x,y)=|x-y|

x,yK e rispetto a tale metrica per il Teorema 1.2.19 il corpo K risulta essere

completo.




Esempio 2.2.2

Abbiamo osservato nell’Esempio 2.1.2 che lo spazio H=Kn con:

                           n
                 (x,y )H:=  xi yi x=(x1,...,xn), y=(y1,...,yn)Kn
                          i 1


è uno spazio a prodotto scalare, inoltre nell’Esempio 2.2.1 abbiamo osservato

che il fattore K è di Hilbert e quindi segue dal Teorema 2.2.3 che H è di Hilbert.



                                         55
Esempio 2.2.3

Abbiamo osservato nell’Esempio 2.1.4 che lo spazio H=l2 con:

                                            
                ({xn}nN,{yn}nN)l2:=  xnyn {xn}nN,{yn}nNl2
                                           n1


è un prodotto scalare su l2, e rispetto ad esso lo spazio l2 risulta essere uno spazi

di Hilbert. Rimandiamo la dimostrazione della completezza dello spazio l2 al

Corollario 2.6.1.




Esempio 2.2.4

Vogliamo dare adesso un esempio di spazio a prodotto scalare che non sia di

Hilbert. Abbiamo osservato nell’Esempio 2.1.5 che lo spazio H=C0([0,1],R) con:

                                       1
                          (f,g)H:= 0 f(t)g(t)dt             f,gH

è uno spazio a prodotto scalare, vogliamo allora dimostrare che rispetto a tale

prodotto lo spazio H non è uno spazi di Hilbert. La norma indotta dal prodotto

scalare in questione è:

                                                             1/ 2
                                          1          2  
                          f   H
                                  =
                                      0      |f(t)| dt 
                                                                   fH
                                                        




                                                 56
Dobbiamo provare che esiste una successione di Cauchy in H che non è

convergente. Per ogni fissato nN consideriamo la funzione reale:

                                       n        se x  [0, e  n ]
                fn:[0,1]R con fn(x):=                             x[0,1]
                                        ln(1/x) se x  [e  n ,1]

e proviamo quindi che la successione {fn}nN è di Cauchy. Si tenga presente che

per costruzione le funzioni fn sono non negative. Preliminarmente vogliamo

verificare che:

(1)                              fn(x)  ln(1/x) x]0,1] e nN

                                                         -n                                            -n
Fissato nN ed un x]0,1]. Se x]0,e                          ] allora fn(x)=n ed inoltre 0<xe               e

quindi passando al logaritmo otteniamo ln(x)-n cioè n-ln(x)=ln(1/x) e quindi

fn(x)ln(1/x). Mentre se x]e-n,1] allora per definizione fn(t)=ln(1/x).

Osserviamo che:

                2   1                             en                          1
      fn+p-fn     =
                H 0    |fn+p(t)-fn+p(t)|2dt= 0        |fn+p(t)-fn+p(t)|2dt+ e  n |fn+p(t)-fn+p(t)|2dt =

                    en                             1
                 = 0     |fn+p(t)-fn+p(t)|2dt+ e  n |ln(1/t)-ln(1/t)|2dt=

                    en
                 = 0     |fn+p(t)-fn+p(t)|2dt n,pN

cioè:

                                     2        en
(2)                        fn+p-fn   H
                                         =   0     |fn+p(t)-fn+p(t)|2dt n,pN



                                                        57
Per la sub-additività del funzionale modulo e dalla (1) segue che:

       |fn+p(x)-fn (x)|  |fn+p(x)|+|fn (x)| = fn+p(x)+fn (x)  ln(1/x)+ln(1/x) =

                           = 2ln(1/x)= -2ln(x) x]0,1]

quadrando ed integrando tra 0 e e-n, e successivamente confrontando con la (2)

otteniamo:

                                                                             e n
                   2        en                                             
         fn+p-fn   H
                          0     4[ln(t)]2dt = … = 4  t[ln(t)]2-2tln(t)+2t  =
                                                                            0

                       = … = 4[(n+1)2+1]e-n n,pN

e pertanto essendo {4(n+1)2e-n}nN una successione infinitesima allora per la

Proprietà 1.2.3 segue che la successione {fn}nN è di Cauchy. Per concludere il

nostro esempio dobbiamo fare vedere che la successione {fn}nN non è

convergente e quindi fissata una qualunque funzione hH dobbiamo provare

che {fn}nN non converge ad h. A tale scopo consideriamo:

                                                       1
                        :H[0,+[ con f := 0 |f(t)|dt fH

che si verifica essere una norma su H. Vogliamo osservare che:

(3)                                     f  f      H
                                                       fH




                                              58
Fissiamo una qualunque fH e consideriamo la funzione u:[0,1]R con u(x)=1

x[0,1] allora facendo uso della disuguaglianza di Cauchy-Schwarz

otteniamo:

                       1                 1
              f = 0 |f(t)|dt= 0 |f(t)|u(t)dt |f|                H
                                                                       u   H
                                                                               = f   H
                                                                                         u   H
                                                                                                 =

                   = f         H
                                   (1-0)1/2= f       H


come volevasi. Dalla (3) in particolare otteniamo che                          f-g  f-g         H
                                                                                                     f,gH

e questo per il Teorema 1.2.12 è condizione sufficiente per affermare che la

topologia indotta da  è meno fine della topologia indotta da                           H
                                                                                             e quest’ultima

affermazione per il Teorema 1.2.11 equivale a dire che se una successione in H

convergente rispetto a              H
                                         allora è convergente anche rispetto a  . Alla luce di

quanto detto se riusciamo ad dimostrare che la successione {fn}nN non converge

ad h rispetto alla norma  , allora necessariamente questa non convergerà ad h

neanche rispetto alla norma                 H
                                                 . Osserviamo che:

                           1                         en                       1
(4)    fn-h    H
                   =   0      |fn(t)-h(t)|dt =     0      |fn(t)-h(t)|2dt+ e  n |fn(t)-h(t)|2dt 

                           en
                      0          |fn(t)-h(t)|2dt nN

Per il Teorema di Heine-Pincherle-Borel l’intervallo [0,1] è compatto e quindi

per il Teorema di Weierstrass la f è limitata e pertanto la quantità:


                                                           59
:= sup |h(x)|
                                                   x[ 0,1]


è finita. Essendo come noto la funzione modulo || una norma allora per la

Proprietà 1.1.3 vale:

    |fn(x)-h(x)|  ||fn(x)|-|h(x)||  |fn(x)|-|h(x)|  fn(x)- x[0,1] e nN

integrando tra 0 e e-, e successivamente confrontando con la (4) otteniamo:

               e                       en                        e 
 fn-h        0      [fn(t)-]dt =     0     [fn(t)-]dt+ e  n [fn(t)-]dt =

               en               e                            en                   e 
          =   0      [n-]dt+ e  n [ln(1/t)-]dt =          0          [n-]dt- e  n [ln(t)+]dt =

                                                        e 
                                       
          = … = [n-]e-n-  t ln(t)-t+  =e-n[2n-2+1]+e- n
                                        en

l’ultimo membro della catena tende a e->0 per n e pertanto segue che il

termine       fn-h      non è infinitesimo e questo per il Teorema 1.2.9 significa

proprio che la successione {fn}nN non converge ad h rispetto alla norma                                  ,



come volevasi.




                                                     60
2.3 Funzionali lineari e continui di uno spazio di Hilbert.

      Teorema fondamentale degli spazi di Hilbert. Teorema

      di rappresentazione di Riesz.

Proprietà 2.3.1

Sia H spazio a prodotto scalare, sia y H e consideriamo il funzionale :HK

con (x):=(x,y)H xH

Ts: H* e       H*
                       = y   H


Dim

La linearità di  è conseguenza immediata delle proprietà  e  del prodotto

scalare mentre la continuità segue immediatamente dal Teorema 2.1.1 e dal

Teorema 1.2.16. Ci rimane da provare che la norma del funzionale  coincide

con la norma del vettore y. Se y=H allora l’uguaglianza della tesi è banalmente

soddisfatta consideriamo quindi il caso in cui yH. Proviamo che:

(1)                                         H*
                                                   y   H


Dalla disuguaglianza di Cauchy-Schwarz segue che:

         (x):=(x,y)H ( x, x ) H       ( y, y ) H = x   H
                                                                 y   H
                                                                         xH

segue:




                                        61
 ( x)
                                      y       H
                                                    xH{H}
                             x   H


e quindi passando al sup su H{H} otteniamo la (1). Viceversa proviamo che:

(2)                                        y   H
                                                            H*


Poiché il funzionale lineare  è continuo allora per il Teorema 1.2.23 segue che:

(3)                           (x)              H*
                                                          x    H
                                                                   xH

Denotiamo adesso con x0 il vettore normalizzato di y e calcoliamo il funzionale

 su tale vettore:

                 y   y           y          y                         2
       (x0)=       :=    ,y  =    (y,y)H=    y                      H
                                                                            =   y
                 y     y      H y           yH                                  H
                    H       H         H


e quindi dalla (3) in corrispondenza a tale vettore x otteniamo la (2).




Definizione 2.3.1

Sia H uno spazio a prodotto scalare e siano x,yH, diciamo allora che i vettori x

ed y sono ortogonali se hanno prodotto scalare nullo cioè se (x,y)H=0.




Proprietà 2.3.2

Sia H spazio a prodotto scalare e siano x1,…,xnH vettori a due a due ortogonali

Ts: Valgono allora le seguenti affermazioni:


                                               62
2             2             2
() x1++xn        H
                     =    x1     H
                                   + +   xn   H


() 1,…,nK allora i vettori 1x1,…, nxn sono a due a due ortogonali

() Se x1,…,xn sono non nulli allora sono linearmente indipendenti

Dim

Verifichiamo la (). Consideriamo per semplicità il caso n=2, che banalmente si

estende per induzione.

          2
  x1+x2   H
              = (x1+x2,x1+x2)H=(x1,x1)H+(x1,x2)H+(x2,x1)H+(x2,x2)H=(x1,x1)H+(x2,x2)H=

                         2            2
               = x1      H
                           +     x2   H


Verifichiamo la (). Fissati i,j{1,…,n} con in allora:

                                (ixi,jxj)H = i  j (xi,xj)H =i  j 0=0

Verifichiamo la (). Siano 1,...,nK tale che:

                                                    n
(1)                                                 ixi=H
                                                   i 1


e proviamo quindi che 1=…=n=0. Fissiamo un qualunque indice j=1,...,n e

facciamo vedere che j=0. Moltiplicando ambo i membri della (1) per il vettore

xj otteniamo:

                         n                  n
                                                                                2
                0=
                  
                               ixi,xj  =  i(xi,xj)H = j(xj,xj)H = j xj
                                         H i 1                                H
                         i 1




                                                    63
2
cioè j xj   H
               =0   ed essendo per ipotesi xjH         xj   H
                                                                   0 e quindi deve

necessariamente essere che j=0.




Definizione 2.3.2

Sia H uno spazio a prodotto scalare e sia AH. un insieme non vuoto Diciamo

complemento ortogonale di A e lo indichiamo con A  l’insieme costituito dai

vettori di H che sono ortogonali ad ogni vettori di A cioè:

                          A  :={yH : (y,x)H=0 xA}

In particolare nel caso A:={x} cioè nel caso in cui A è un singoletto allora:

                              x  :={yH : (y,x)H=0}




Proprietà 2.3.3

Sia H uno spazio a prodotto scalare e siano A,BH insiemi non vuoti

Ts: Valgono allora le seguenti affermazioni:

() A (A  ) 

() Se AB allora B   A 

() Se A B  allora B A 

Dim


                                        64
Verifichiamo la (). Sia xA e proviamo quindi che x è ortogonale ad ogni

vettore di A  . Sia y A  e pertanto essendo xA allora (x,y)H=0.

Verifichiamo la (). Sia x B  e proviamo quindi che x è ortogonale ad ogni

vettore di A. Fissato un qualunque yA allora segue dall’ipotesi che yB e

pertanto essendo x B  segue che (x,y)H=0 come volevasi.

Verifichiamo la (). Poiché A B  segue allora dalla () che (B  )   A  e

quindi segue dalla () che B A  .




Lemma 2.3.1

Sia H uno spazio a prodotto scalare, sia xH

Ts: x  è un sottospazio vettoriale chiuso di H

Dim

Consideriamo il funzionale:

                        :HK con (y):=(y,x)H xH

che per la Proprietà 2.3.1 è lineare e continuo. Osserviamo allora che:

                          x  ={yH : (y,x)H=0}=:Ker()

e pertanto x  è un sottospazio vettoriale di H ed chiuso per la continuità di .




                                        65
Proprietà 2.3.4

Sia H uno spazio a prodotto scalare e sia AH insieme non vuoto

Ts: Valgono allora le seguenti affermazioni:

() H A 

() A A  {H} e se HA allora A A  ={H}

() A  =         x  ed è un sottospazio vettoriale chiuso di H
            x A


( ) A  =[span(A) ]  =[ span (A) ] 

Dim

Verifichiamo la (). Basta osservare che H è ortogonale ad ogni vettore.

Verifichiamo la (). Se A A  = la tesi è immediata. Consideriamo quindi il

caso in cui A A  . Sia xA A   (x,x)H=0  x=H cioè x{H}. Per la

() e per l’ipotesi segue che {H}A A  e quindi avendo già osservato che

A A  {H} si ottiene quanto voluto.

Verifichiamo la (). Sia y A   (y,x)H=0 xA  y x  xA. Infine

ricordando che l’intersezione di chiusi è un chiuso e che l’intersezione di

sottospazi vettoriali è un sottospazio vettoriale allora avendo dimostrato che A 

si può scrivere come intersezione dei complementi ortogonali dei vettori di A,

per il Lemma 2.3.1 segue che A  è un sottospazio vettoriale chiuso.


                                             66
Verifichiamo la (). Proviamo che A  =[span(A) ]  . Poiché Aspan(A) allora

per la Proprietà 2.3.3 segue che [span(A) ]   A  . Viceversa sia x A  

{x} A  segue dalla Proprietà 2.3.3 che A{ x} = x  e quindi essendo x  per

Lemma 2.3.1 un sottospazio vettoriale allora span(A) x  segue dalla Proprietà

2.3.3 che {x}[span(A) ]          cioè x[span(A) ]  . Proviamo adesso che

A  =[ span (A) ]  . Poiché Aspan(A) span (A) segue allora dalla Proprietà

2.3.3 che [ span (A) ]   A  . Viceversa sia x A  e proviamo quindi che x è

ortogonale ad ogni vettore di span (A). Sia y span (A) segue allora dal

Teorema 1.2.10 che esiste {yn}nN in span(A) convergente ad y. Abbiamo già

dimostrato che A  =[span(A) ]  : e quindi essendo x A  allora x[span(A) ] 

e pertanto (x,yn)H=0 nN e quindi in definitiva passando al limite per n per

il Teorema 2.1.1 e per il Teorema 1.2.15 otteniamo che (x,y)H=0 come volevasi.




Teorema 2.3.1 (esistenza dell’elemento di minima norma)

Sia H uno spazio di Hilbert, sia KH un insieme chiuso e convesso

Ts: ! z0K t.c. z0   H
                          := inf   x   H
                             xK


Dim



                                           67
Poniamo:

                                             := inf           x   H
                                                     xK


Per la Proprietà 1.2.7 segue che:

(1)                              {zn}nN in K t.c. lim                   zn    H
                                                                                     =
                                                                   n 


Essendo K un convesso allora:

                      x y x y 1      1 
(2)                       = + = x+  1-  yK x,yK
                                   
                       2   2 2 2      2 
                                         

Per la disuguaglianza del parallelogramma, per la (1) e per la (2) segue che:

                                                                                                     2
              2            2              2                2              2           2       x y
        x-y   H
                  = 2( x   H
                             +       y    H
                                            )-   x+y       H
                                                               = 2( x     H
                                                                            +    y    H
                                                                                        )-4              
                                                                                               2     E


                2( x      2
                           H
                             +   y       2
                                         H
                                           )-42      x,yK

cioè:

(3)                         x-y          2
                                         H
                                           2(   x    2
                                                      H
                                                        +      y   2
                                                                   H
                                                                     )-42      x,yK

E quindi in corrispondenza a {zn}nN dalla (3) otteniamo:

                     zn-zm       2
                                 H
                                      2( zn         2
                                                     H
                                                       +    zm     2
                                                                   H
                                                                     )-42     n,mN

per la (1) passando al limite:

                                          zn-zm       2
                                                      H
                                                            0
                                                            n 
                                                               m 




                                                       68
e questo evidentemente ci dice che lo successione {zn}nN è d Cauchy in H che è

completo per ipotesi e quindi:

                                     z0H t.c. lim zn=z0
                                                            n 


Essendo K un chiuso per il Teorema 1.2.10 segue che z0K. Per la Proprietà

1.2.10 il funzionale norma è continuo e quindi segue dal Teorema 1.2.15 che:

(4)                                               lim       zn     H
                                                                       = z0    H
                                                  n 


e quindi confrontando la (1) con la (4) otteniamo                                  z0   H
                                                                                            =. Ci rimane da

verificare l’unicità dell’elemento di minima norma. Supponiamo che esistano

z1,z2K tali che z1      H
                             = z2       H
                                            = allora per la (3) osserviamo che:

          z1-z2   2
                  H
                       2( z1     2
                                  H
                                    +       z2   2
                                                 H
                                                   )-42     = 2(2+2)-42 = 42-42 = 0

e quindi passando alle radici si ha                      z1-z2         H
                                                                           =0 e questo per una proprietà


caratteristica della norma ci dice proprio che z1=z2 come volevasi.




Lemma 2.3.2

Sia H uno spazio di Hilbert, sia FH un sottospazio vettoriale chiuso, sia xH

Ts: ! zxF t.c. x-zx        H
                                 := inf          x-x    H
                                                             e x-zx F 
                                    xF


Dim


                                                       69
Per ipotesi F è un sottospazio vettoriale e quindi in particolare è un convesso

segue allora dalla Proprietà 1.1.1 che il traslato F-x è un convesso ed inoltre per

la Proprietà 1.2.11 è pure un chiuso e quindi segue direttamente dal teorema di

esistenza dell’elemento di minima norma che esiste un unico vettore zxF la cui

distanza da x e eguaglia la distanza di x da F. Proviamo adesso che il vettore x-

zx F  . Per semplicità poniamo w:=x-zx e dimostriamo quindi che tale vettore è

ortogonale ad ogni vettore di F. Prendiamo quindi un arbitrario vettore yF e

facciamo vedere che (w,y)H=0 e chiaramente possiamo supporre yH poiché nel

caso y=H l’asserto è banale. Sia  un qualunque scalare di K e quindi essendo F

un sottospazio vettoriale allora il vettore zx+yF e poiché per costruzione la

quantità w       H
                     è l’inf delle distanze dei vettori di F da x, allora:

         2                      2                   2            2
     w   H
              x-(zx+y)        H
                                    = x-zx-y       H
                                                        = w-y   H
                                                                     = (w-y,w-y)H =


             =…= (w,w)H- (w,y)H- (w, y ) H +  2 (y,y)H

posto:

                                              ( w, y ) H
                                        :=
                                              ( y, y ) H

e sostituendo:




                                               70
2
                           (w, y ) H          (w, y ) H              ( w, y ) H
         w   2
             H
                  (w,w)H-            (w,y)H-            (w, y ) H +                                   2
                                                                                                           (y,y)H =
                           ( y, y ) H         ( y, y ) H             ( y, y ) H

                                            2                        2                     2                             2
                              ( w, y ) H            ( w, y ) H               ( w, y ) H                    ( w, y ) H
                 = (w,w)H-                      -                        +                     = w   2
                                                                                                     H
                                                                                                       -
                               ( y, y ) H            ( y, y ) H               ( y, y ) H                    ( y, y ) H

segue:

                                                                 2
                                                ( w, y ) H
                                                                     0
                                                    ( y, y ) H

                                                                                  2
essendo yH allora (y,y)H>0 ed essendo ( w, y ) H                                    una quantità non negativa

                                                                                 2
allora necessariamente deve essere che ( w, y ) H =0 segue (w,y)H=0 cioè il

vettore w ortogonale a al vettore y come volevasi.




Teorema 2.3.2 (fondamentale degli spazi di Hilbert)

Sia H uno spazio di Hilbert e sia FH un sottospazio chiuso

Ts: H=F F  e F=( F  ) 

Dim

Per la Proprietà 2.3.4 si ha che F F  ={H} e per il Teorema 1.1.1 questo

significa che F+ F  è somma diretta. Ci rimane da provare che H=F+ F  .

Banalmente F+ F  H.. Viceversa per il Lemma 2.3.2 esiste un vettore zxF tale



                                                         71
che x-zx F  e quindi banalmente x=zx+(x-zx)F+ F  . Ci rimane da dimostrare

che F=( F  )  . Segue direttamente dalla Proprietà 2.3.3 che F( F  )  .

Viceversa sia x( F  )  , allora essendo H=F  F  esistono unici zxF e wx F 

tali che x=zx+wx e quindi risulta evidente che se riusciamo a dimostrare che

wx=H allora otteniamo quanto voluto, poiché in tal caso si avrebbe che x=zxF.

Essendo x( F  )  osserviamo allora che:

      0 = (x,wx)H = (zx+wx,wx)H = (zx,wx)H+(wx,wx)H = 0+(wx,wx)H = (wx,wx)H

e questo per la proprietà  del prodotto scalare è vero se e solo se wx=H.




Corollario 2.3.1

Sia H uno spazio di Hilbert, sia AH un insieme non vuoto

Ts: span (A)=H  A  ={H}

Dim 

Per la Proprietà 2.3.4 e dall’ipotesi segue che A  =[ span (A) ]  = H  ={H}.

Dim 

Per la Proprietà 2.3.4 e dall’ipotesi osserviamo che [ span (A) ]  = A  ={H} e

quindi segue dal teorema fondamentale degli spazi di Hilbert che:




                                         72
H = span (A)+[ span (A) ]  = span (A)+{H} = span (A)



      Nelle applicazioni della teoria generale riveste grande importanza la

conoscenza della forma generale dei funzionali lineari negli spazi concreti. Per

forma generale dei funzionali lineari di una data classe si intende un'espressione

analitica che contiene parametri di vario genere (numeri, vettori, funzioni, ecc.)

la quale, per valori fissati dei parametri, dà un funzionale della classe data;

inoltre i funzionali cosi ottenuti esauriscono tutti i funzionali considerati. Qui di

seguito è riportato uno dei più noti teoremi di rappresentazione dovuto al

matematico ungherese Frederic Riesz.




Lemma 2.3.3

Sia H uno spazio a prodotto scalare siano y,zH

Ts: Se (x,y)H=(x,z)H xH allora y=z

Dim

Per ipotesi (x,y)H=(x,z)H xH  che (x,y-z)H=0 xH  y-z H  ={H} 

y-z=H cioè y=z.




Lemma 2.3.4


                                         73
Sia H uno spazio di Hilbert e sia FH un sottospazio vettoriale chiuso

Ts: F  {H}

Dim

Supponiamo per assurdo che F  ={H} allora per il teorema fondamentale degli

spazi di Hilbert segue che H=F+ F  =F+{H}=F e siamo ad un assurdo.




Teorema 2.3.3 (di rappresentazione di Riesz)

Sia H uno spazio di Hilbert, sia H*

Ts: ! yH t.c. (x):=(x,y)H xH

Dim

Se  è identicamente nullo allora evidentemente basta scegliere y=H.

Consideriamo quindi il caso in cui  non è identicamente nullo. Poniamo:
                                -
                           F:= 1(0)={xH : (x)=0}

che come sappiamo è un sottospazio vettoriale di H ed è chiuso per la continuità

di  ed inoltre F è contenuto propriamente in H, infatti se per assurdo F=H allora

essendo per definizione F il nucleo del funzionale  segue che Ker()=H cioè 

è identicamente nullo e siamo ad un assurdo. Per il Lemma 2.3.4 segue che

z F  con zH e denotiamo con z0 il vettore normalizzato di z che ovviamente




                                        74
appartiene ancora ad F  essendo questo per la Proprietà 2.3.4 un sottospazio

vettoriale. Osserviamo che evidentemente (z0)0 infatti se per assurdo (z0)=0

 z0Ker()=F e pertanto essendo z0 F  segue che z0 F  F ma per la

Proprietà 2.3.4 F  F={H} e quindi z0=H e siamo ad un assurdo.

Consideriamo un generico vettore xH e prendiamo in considerazione il vettore:

                                   wx:=x(z0)-z0(x)

che ovviamente appartiene ad F infatti per la linearità di  segue che:

                                       
              (wx) =   x(z0)-z0(x)  = (x)(z0)-(z0)(x)=0
                                       

E pertanto essendo z0 F  si ha allora che:

         0 = (wx,z0)H = (x(z0)-z0(x),z0)H = (x(z0),z0)H-(x)(z0,z0)H =

           = (x,  ( z 0 ) z0)H-(x) z0   2
                                          H
                                              = (x,  ( z 0 ) z0)H-(x) xH


e quindi scelto y:=  ( z 0 ) z0 dalla precedente otteniamo (x)=(x,y)H xH. Ci

rimane da provare l’unicità del vettore rappresentativo y del funzionale . Sia

quindi ~ H tale che (x)=(x, ~ )H xH dobbiamo provare allora che y= ~ .
       y                      y                                        y

Poiché (x)=(x,y)H xH e (x)=(x, ~ )H xH  (x,y)H=(x, ~ )H xH segue
                                   y                      y

allora dal Lemma 2.3.3 che y= ~ . Ed il teorema è dimostrato.
                              y




                                               75
Facendo uso del teorema di rappresentazione di Riesz vogliamo

dimostrare il seguente risultato che in particolare ci dice che ogni spazio di

Hilbert reale è linearmente isometrico al suo duale topologico.




Teorema 2.3.4

Sia     H       uno   spazio       di     Hilbert     reale    e   consideriamo   l’operatore

:(H,      H
                )(H*,    H*
                                ) tale che ad ogni fissato yH fa corrispondere il

funzionale reale lineare e continuo (y):HR con (y)(x):=(x,y)H xH.

Ts:  è un’isometria surgettiva

Dim

La surgettività di  è conseguenza immediata del teorema di Riesz. Proviamo la

linearità di . Si tenga presente che H è uno spazio di Hilbert su R e quindi

come già osservato in questo caso il prodotto scalare è lineare anche rispetto alla

seconda variabile. Si ha allora che:

      (y1+y2)(x) = (x,y1+y2)H = (x,y1)H+(x,y2)H = ((y1)+(y2))(x) =

                       = (y1)(x)+(y2)(x) y1,y2H e ,R

Ci rimane da provare che  è un’isometria. Segue dalla Proprietà 2.3.1 che:

                                        (y)   H*
                                                    = y   H
                                                              yH




                                                     76
e questo per il Teorema 1.2.24 equivale ad affermare che  è un’isometria.




2.4 Operatori        autoconiugati.          Proiettori.   Teorema delle

      proiezioni.

Lemma 2.4.1

Sia H uno spazio a prodotto scalare, sia yH e sia TL(H,H)

Ts: Il funzionale (T(),y)H è lineare e continuo

Dim

Per la Proprietà 2.3.1 il funzionale (,y)HH* e quindi (T(),y)H risulta essere

composizione di applicazioni lineare e continue segue allora dalla Proprietà

1.1.4 e dalla Proprietà 1.2.1 che (T(),y)HH*.




Definizione 2.4.1

Sia H uno spazio di Hilbert, sia T:HH un operatore lineare e continuo,

vogliamo allora dimostrare che esiste un unico operatore da H in H che

denotiamo con T* detto coniugato di T, tale che:

(1)                     (T(x),y)H = (x,T*(y))H x,yH




                                        77
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Spazi di hilbert [santi caltabiano]

  • 1. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MESSINA FACOLTÀ DI SCIENZE MM.FF.NN. Corso di Laurea in Matematica SPAZI DI HILBERT Tesina di: SANTI CALTABIANO ANNO ACCADEMICO 1997-1998
  • 2. Indice Generale Capitolo 1 .......................................................................................................... 1 1.1 Nozioni di algebra lineare propedeutiche ................................................ 1 1.2 Nozioni topologiche propedeutiche ........................................................ 6 Capitolo 2 ........................................................................................................ 36 2.1 Spazi a prodotto scalare. Proprietà. Esempi. ......................................... 36 2.2 Spazi di Hilbert. Proprietà. Esempi. ...................................................... 52 2.3 Funzionali lineari e continui di uno spazio di Hilbert. Teorema fondamentale degli spazi di Hilbert. Teorema di rappresentazione di Riesz.. 61 2.4 Operatori autoconiugati. Proiettori. Teorema delle proiezioni. .............. 77 2.5 Disuguaglianza di Bessel. Serie di Fourier. Identità di Parseval. Criterio di convergenza di una serie di Fourier .......................................................... 87 2.6 Teorema di Gram-Schmidt. Teorema di Riesz-Fischer. Spazi di Hilbert separabili di dimensione infinita ................................................................... 95 Bibliografia ................................................................................................... 103 Indice Analitico ............................................................................................ 104 i
  • 3. Capitolo 1 Nozioni e strumenti propedeutici 1.1 Nozioni di algebra lineare propedeutiche Definizione 1.1.1 Sia E un K-spazio vettoriale e siano F,GE due sottospazi vettoriali, diciamo allora che la somma F+G è diretta e scriviamo F  G se ogni vettore del sottospazio vettoriale F+G si può scrivere in modo unico come somma di un vettore di F e uno di G. Teorema 1.1.1 Sia E un K-spazio vettoriale e siano F,GE due sottospazi vettoriali Ts: F+G è diretta  FG={E} Definizione 1.1.2 1
  • 4. Sia E un K-spazio vettoriale e sia AE un insieme non vuoto, diciamo allora che l’insieme A è convesso se: x+(1-)yA x,yA e [0,1] Banalmente ogni sottospazio vettoriale è convesso. Proprietà 1.1.1 Sia E uno spazio vettoriale su K, sia AE un insieme convesso e sia x0E Ts: x0+A è un convesso Definizione 1.1.3 Sia E uno spazio vettoriale sul corpo K e AE un sottoinsieme non vuoto, diciamo allora inviluppo lineare dell’insieme A e lo indichiamo con span(A) l’intersezione di tutti i sottospazi di E contenenti A. :E quindi per definizione span(A) è il più piccolo sottospazio vettoriale di E contenente A. Proprietà 1.1.2 Sia E uno spazio vettoriale, sia AE un sottoinsieme non vuoto Ts: span(A)={1x1++nxn : nN , x1,...,xnA , 1,...,nK} 2
  • 5. Definizione 1.1.4 Sia E uno spazio vettoriale su K, sia AE un insieme non vuoto allora l’insieme A si dice linearmente indipendente (brevemente l.i.) se comunque preso un numero finito di vettori distinti di A questi sono linearmente indipendenti cioè: x1,...,xnA con xixj se ij e 1,...,nK t.c. 1xi++nxn=E  i=0 i=1,...,n Ovviamente EA. Definizione 1.1.5 Sia E uno spazio vettoriale su K, sia AE un insieme non vuoto, diciamo allora che A è una base di Hamel per E se è linearmente indipendente e se span(A)=E. Definizione 1.1.6 Sia E uno spazio vettoriale su K, allora si può dimostrare che lo spazio E ammette almeno una base di Hamel. Inoltre si può dimostrare che tutte le basi di Hamel dello spazio E hanno la stessa cardinalità. Si definisce dimensione algebrica dello spazio E e la si denota con dim(E), la cardinalità di una qualsiasi base di Hamel di E. 3
  • 6. Teorema 1.1.2 Sia E un K-spazio vettoriale di dimensione infinita e sia {xn}nN una succ. in E Ts: { x nk }kN l.i. t.c. span({xn : nN})=span({ x nk : nN}) Definizione 1.1.7 Sia E un K-spazio vettoriale e sia p:EK un funzionale. Diciamo allora che:  p è sub-additivo se p(x+y)p(x)+ p(y) x,yE  p è positivamente omogeneo se p(x)= p(x) xE e >0  p è assolutamente omogeneo se p(x)=|| p(x) xE e K  p è una seminorma se è sub-additivo e assolutamente omogeneo. Si verifica facilmente che ogni seminorma è non negativa.  p è una norma se è una seminorma e se p(x)=0  x=E. Usualmente per denotare il funzionale norma si riserva il simbolo  E Proprietà 1.1.3 Sia E un K-spazio vettoriale e sia p:E[0,+[ una seminorma 4
  • 7. Ts: |p(x)-p(y)|p(x-y) x,yE Definizione 1.1.8 Siano E ed F due spazi vettoriali sul medesimo corpo K e sia T:EF un operatore, diciamo allora che tale operatore è lineare se: T(x+y)=T(x)+T(y) x,yE e ,K Nel caso particolare in cui F=K allora a T si riserva il nome di funzionale lineare. Si definisce nucleo di un operatore lineare l’insieme: - Ker(T):=T 1(0) Si dimostra facilmente che Ker(T) è un sottospazio vettoriale di E. Proprietà 1.1.4 Siano E, F e G tre spazi vettoriali sul medesimo corpo K e siano S:EF e T:FG due operatori lineari Ts: L’operatore T  S è lineare 5
  • 8. 1.2 Nozioni topologiche propedeutiche Definizione 1.2.1 Sia X uno spazio topologico diciamo allora che tale spazio è di Hausdorff se: x,yX con xy UX intorno di x e VX intorno di y t.c. UV= Definizione 1.2.2 Sia X uno spazio topologico e sia AX un insieme non vuoto, diciamo allora che tale insieme A è denso in X se clX(A)=X. Definizione 1.2.3 Sia X uno spazio topologico, diciamo allora che X é separabile se ammette un sottoinsieme denso al più numerabile, cioè se: {xn}nN in X t.c. clX({xn : nN})=X Definizione 1.2.4 Sia X uno spazio topologico, sia x0X e sia {xn}nN una successione ordinaria in X, diciamo allora che tale successione converge a x0 se: UX intorno di x0 N t.c. xnU n 6
  • 9. e scriviamo: lim xn=x0 n  Teorema 1.2.1 (unicità del limite) Sia X uno spazio topologico di Hausdorff e sia {xn}nN una successione in X Ts: Se {xn}nN ammette limite allora questo è unico Definizione 1.2.5 Sia X un insieme non vuoto e sia A una famiglia di parti di X, diciamo allora che la famiglia A è un ricoprimento di X se l’unione dei membri di A è uguale ad X. Una sottofamiglia di A che ricopre X prende il nome di sottoricoprimento. Un ricoprimento si dice finito se contiene un numero finito di membri. Definizione 1.2.6 Diciamo che uno spazio topologico è compatto se ogni ricoprimento aperto ammette un sottoricoprimento finito. Teorema 1.2.2 (di Heine-Pincherle-Borel) 7
  • 10. Sia KR n un insieme Ts: K è compatto  K è chiuso e limitato Definizione 1.2.7 Siano X ed Y due spazi topologici, sia f:XY una funzione e sia x0X, diciamo allora che f è continua in x0 se: VY intorno di f(x0) UX intorno di x0 t.c. f(U)V Diciamo che f è continua su X se è continua in ogni punto di X. Denotiamo con C0(X,Y) l’insieme delle funzioni continue da X in Y. Diciamo che una funzione bigettiva definita tra X ed Y è un omeomorfismo se è continua assieme alla sua inversa. In tal caso X ed Y si dicono omeomorfi. Teorema 1.2.3 Siano X ed Y due spazi topologici, sia f:XY una funzione Ts: Sono allora equivalenti: (1) f è continua - (2) AY aperto f 1(A) è aperto - (3) CY chiuso f 1(C) è chiuso 8
  • 11. Proprietà 1.2.1 Siano X, Y e Z tre spazi topologici, sia xX, siano f:XY e g:YZ funzioni continue rispettivamente in x ed y:=f(x) Ts: La composizione g  f è continua in x Teorema 1.2.4 (di Weierstrass) Sia X uno spazio topologico compatto e sia f:XY una funzione continua Ts: f è dotata minimo e massimo Definizione 1.2.8 Sia X uno spazio topologico e sia AX un insieme non vuoto, diciamo allora che A è un retratto se: f:XA funzione continua t.c. f|A = idA La funzione f prende il nome di retrazione relativa ad A. Definizione 1.2.9 9
  • 12. Sia X un insieme non vuoto e siano 1 e 2 due topologie su X diciamo allora che 1 è meno fine di 2 e scriviamo 12 se 12. Diciamo che le topologie 1 e 2 sono equivalenti se 1=2. Teorema 1.2.5 Sia X un insieme non vuoto e siano 1 e 2 due topologie su X Ts: 12  Ogni 1-intorno è un 2-intorno Definizione 1.2.10 Sia X un insieme non vuoto e sia a una famiglia di parti di X. Si verifica facilmente che in generale data una famiglia di topologie su X allora l’intersezione di queste topologie è ancora una topologia su X. Tenendo conto di quanto detto si definisce topologia generata dalla famiglia a e la si denota con a, l’intersezione di tutte su X, contenenti la famiglia a (di queste topologie ovviamente ne esiste almeno poiché ad esempio basta considerare la topologia discreta). E quindi per definizione a è la topologia meno fine contenente la famiglia a. Se denotiamo con F la famiglia di parti di X costituita da tutte le possibili intersezioni finite dei membri della famiglia a e con G la famiglia di 10
  • 13. parti di X costituita da tutte le possibili unioni dei membri della famiglia F allora si può dimostrare che: a={,X}G Sia osserva che nel caso in cui la famiglia a è chiusa rispetto all’intersezione finita alla a=G e quindi in tal caso i membri della topologia a si riducono all’unione dei membri della famiglia a. Definizione 1.2.11 Siano (X1,1), …, (Xn,n) n spazi topologici, si considera allora sul prodotto cartesiano X:=X1Xn la topologia generata dalla famiglia: {AX : A11,…,Ann t.c. A=A1An} che prende il nome di topologia prodotto. Si verifica agevolmente che in questo caso la famiglia generante è chiusa rispetto all’intersezione finita e quindi gli aperti della topologia prodotto sono definiti come unione di prodotti cartesiani di aperti. In seguito per comodità alcuni risultati relativi al prodotto cartesiano di spazi topologici verranno enunciati nel caso n=2 tuttavia tali risultati si estendono in maniera naturale al caso n>2 e quindi continuano a valere. Teorema 1.2.6 11
  • 14. Siano X ed Y spazi topologici, sia WXY non vuoto, sia (x,y)XY Ts: W è intorno di (x,y)  UX intorno di x e VY intorno di y t.c. UVW Teorema 1.2.7 Siano X ed Y spazi topologici, sia {(xn,yn)}nN in XY e sia (x0 ,y0)XY Ts: lim (xn,yn)=(x0 ,y0)  lim xn=x0 e lim yn=y0 n  n  n  Definizione 1.2.12 Sia X un insieme non vuoto e sia d:XXR una funzione, diciamo allora che tale funzione è una metrica su X se soddisfa alle seguenti proprietà: (1) d(x,y)=d(y,x) x,yX (2) d(x,y)d(x,z)+d(z,y) x,y,zX (3) d(x,y)=0  x=y Si veridica facilmente che la metrica d è non negativa. La coppia (X,d) prende il nome di spazio metrico. Fissato un x0X e un r>0 si definisce sfera aperta di centro x0 e raggio r, l’insieme: B(x0,r)={xX : d(x, x0)<r} 12
  • 15. Fissato un x0X e un r>0 si definisce sfera chiusa di centro x0 e raggio r, l’insieme: B (x0,r)={xX : d(x, x0)r} Si definisce topologia indotta dalla metrica d la topologia generata dalla famiglia di sfere: {B(x,r) : xX e r>0} ed è la topologia che si considera sullo spazio metrico (X,d). Se d e  sono due metriche su X allora diciamo che d è meno fine di  se la topologia indotta da d è meno fine della topologia indotta da . Diciamo quindi che le metriche d e  sono equivalenti se lo sono le rispettive topologie indotte. Vediamo qualche esempio concreto di spazio metrico, necessario per la nostra trattazione. Sulla retta reale si considera: dR:RR[0,+[ con d(a,b):=|a-b| a,bR che si verifica essere una metrica su R inducente la topologia standard di R, ed è detta metrica standard reale. Sul corpo complesso C si considera: dC:CC[0,+[ con d(w,z):=|w-z|=[(Re(w-z))2+(Im(w-z))2]1/2 w,zC 13
  • 16. che si verifica essere una metrica su C ed è detta metrica standard complessa, inoltre la topologia da essa indotta è quella che si considera su C. Quindi possiamo sempre considerare il corpo K munito della metrica standard. Teorema 1.2.8 Sia (X,d) uno spazio metrico, sia xX e sia UX insieme non vuoto Ts: U è un intorno di x   r>0 t.c. B(x,r)U Proprietà 1.2.2 Sia X uno spazio metrico Ts: X è di Hausdorff Teorema 1.2.9 Sia X uno spazio metrico, sia {xn}nN successione in X e sia x0X Ts: lim xn=x0  lim d(xn,x0)=0 n  n  Teorema 1.2.10 14
  • 17. Sia X uno spazio metrico, si AX un insieme non vuoto e sia x0X Ts: x0clX(A)  {xn}nN in A t.c. lim xn=x0 n  Teorema 1.2.11 Sia X un insieme non vuoto, siano d,:XX[0,+[ due metriche su X Ts: d è meno fine di   Ogni successione in X -convergente è d-convergente Definizione 1.2.13 Sia (X,d) uno spazio metrico e sia {xn}nN una successione ordinaria in X, diciamo allora che tale successione è di Cauchy se: >0 N t.c. d(xn,xm)< n,m o equivalentemente se: >0 N t.c. d(xn+p,xn)< n e pN Proprietà 1.2.3 Sia (X,d) uno spazio metrico e sia {xn}nN una successione in X, sia {an}nN una successione in R infinitesima t.c. d(xn+p ,xn)an n,pN 15
  • 18. Ts: {xn}nN è di Cauchy Proprietà 1.2.4 Sia (X,d) uno spazio metrico e sia {xn}nN una successione in X convergente Ts: {xn}nN è di Cauchy Proprietà 1.2.5 Sia (X,d) uno spazio metrico e sia {xn}nN una successione in X di Cauchy che ammette un’estratta convergente Ts: La successione {xn}nN è convergente Definizione 1.2.14 Diciamo che uno spazio metrico è completo se ogni successione di Cauchy è convergente. Teorema 1.2.12 16
  • 19. Sia X un insieme non vuoto e siano d,:XX[0,+[ due metriche su X e supponiamo che ,k>0 t.c. d(x,y)c(x,y) x,yX e denotiamo con d e  le topologie indotte rispettivamente da d e  Ts: Valgono allora le seguenti affermazioni: () La metrica d è meno fine della metrica  () Se una successione in X è -di Cauchy allora è d-di Cauchy Teorema 1.2.13 Sia X un insieme non vuoto e siano d,:XX[0,+[ due metriche su X e supponiamo che  c,k>0 t.c. k(x,y)d(x,y)c(x,y) x,yX Ts: Valgono allora le seguenti affermazioni: () Le metriche d e  sono equivalenti () Una successione in X è -di Cauchy se e solo se è d-di Cauchy () X è d-completo se e solo se X è -completo Definizione 1.2.15 Sia (X,d) uno spazio metrico e sia AX un sottoinsieme, diciamo allora che l’insieme A è limitato se: 17
  • 20. >0 e x0X t.c. AB(x0,) Proprietà 1.2.6 Sia (X,d) uno spazio metrico e sia {xn}nN una successione di Cauchy in X Ts: {xn}nN è limitata Corollario 1.2.1 Sia (X,d) uno spazio metrico e sia {xn}nN una successione in X convergente Ts: {xn}nN è limitata Proprietà 1.2.7 Sia AR insieme non vuoto e è limitato inferiormente Ts: {n}nN in A t.c. lim n=inf(A) n  Dim Per ipotesi A è limitato inferiormente e questo significa che la quantità inf(A) è finita, poniamo allora per comodità di scrittura e  =inf(A). Vogliamo dimostrare che e   A da ciò per il Teorema 1.2.10 seguirà l’asserto. Dobbiamo provare che 18
  • 21. e  è di aderenza per A, fissiamo quindi UR e facciamo vedere che AU. Per il Teorema 1.2.8 segue che >0 t.c. ]- e  , e  +[U. In corrispondenza ad  per la seconda proprietà dell’inf tA t.c. t< e  + e pertanto osservando che e  - < e  t< e  + cioè t]- e  , e  +[U si ha tAU e quindi AU. Teorema 1.2.14 (di Bolzano-Weierstrass) Sia {an}nN una successione in R limitata Ts: {an}nN ammette un’estratta convergente Teorema 1.2.15 Siano (X,d) ed (Y,) due spazi metrici, sia f:XY una funzione e sia x0X Ts: Sono allora equivalenti: (1) f è continua in x0 (2) >0 >0 t.c. (f(x),f(x0))< xX con d(x,x0)< (3) {xn}nN in X t.c. lim xn=x0 allora lim f(xn)=f(x0) n  n  Teorema 1.2.16 19
  • 22. Siano X, Y e Z spazi metrici, siano xX e yY, sia f:XYZ funzione continua Ts: Le funzioni f(,y) e f(x,) sono continue Definizione 1.2.16 Sia (X,d) uno spazio metrico, sia AX un insieme non vuoto e sia xA, si definisce allora distanza del punto x dall’insieme A, la quantità non negativa: d(x,A)= inf d(x,y) xA Definizione 1.2.17 Siano (X,d) e (Y,) due spazi metrici, sia f:XY una funzione, diciamo allora che f è lipschitziana se: L>0 t.c. (f(x),f(y))Ld(x,y) x,yX dove la costante L prende il nome di costante di lipschitz. Proprietà 1.2.8 Siano (X,d) e (Y,) due spazi metrici, sia f:XY una funzione lipschitziana Ts: f è continua Dim 20
  • 23. Sia L>0 la costante di lipschitz di f. Fissiamo un qualunque x0E proviamo che f è continua in x0, e quindi fissiamo un arbitrario >0 e dimostriamo che: >0 t.c. (f(x),f(x0))< xX con d(x,x0)< Scegliamo :=/L allora per la lipschitzianetà di f si ha:  (f(x),f(x0))  Ld(x,x0) < L = L =  xX con d(x,x0)< L Definizione 1.2.18 Siano (X,d) e (Y,) due spazi metrici, sia f:XY una funzione, diciamo allora che f è un’isometria se: (f(x),f(y))=d(x,y) x,yX cioè se f preserva le distanze. Nel caso in cui f è pure surgettiva gli spazi X ed Y si dicono isometrici. Si osserva immediatamente che un’isometria è in particolare una funzione di lipschitziana con costante di lipschitz 1. Proprietà 1.2.9 Siano (X,d) e (Y,) due spazi metrici, sia f:XY un’isometria Ts: Valgono allora le seguenti affermazioni: () f è iniettiva 21
  • 24. – () f 1:f(X)X è un’isometria () f:Xf(X) è un omeomorfismo () Se f è surgettiva X ed Y sono omeomorfi. Teorema 1.2.17 Siano (X,d) ed (Y,) due spazi isometrici e sia f:XY un’isometria surgettiva Ts: Y è completo  X è completo Dim  Sia {xn}nN una successione di Cauchy in X. Essendo f un’isometria allora: (1) (f(xn),f(xm))=d(xn,xm)) n,mN e da questa si deduce agevolmente che la successione {f(xn)}nN è di Cauchy in Y che è completo e quindi yY t.c. {f(xn)}nN converge ad y ed inoltre per la suriettività di f xX t.c. y=f(x). Per la (1) e per il Teorema 1.2.9 segue che: lim d(xn,x)= lim (f(xn),f(x))=0 n  n  e quindi segue dal Teorema 1.2.9 che {xn}nN converge ad x. Dim  22
  • 25. – Basta osservare che per la Proprietà 1.2.9 la funzione f 1:YX è un’isometria surgettiva e ripetere quindi il ragionamento fatto nell’implicazione precedente. Definizione 1.2.19 Siano (X1,d1), (X2,d2),..., (Xn,dn) n spazi metrici, e chiamiamo X:=X1X2Xn. Vogliamo fare osservare che a partire dalle metriche di si possono definire delle metriche sul prodotto cartesiano X. Introduciamo le seguenti tre funzioni 1,2,3:XXR così definite: 1(x,y) := max di(xi,yi) x=(x1,....,xn),y=(y1,...,yn)X 1 i  n n 2(x,y) :=  (d i ( xi , yi )) 2 x=(x1,....,xn),y=(y1,...,yn)X i 1 n 3(x,y) :=  di(xi,yi) x=(x1,....,xn),y=(y1,...,yn)X i 1 E’ facile verificare che le tre funzioni appena definite sono delle metriche sul prodotto X e vengono dette metriche canoniche. In particolare la 2 viene detta metrica euclidea. Si verifica inoltre che: 1(x,y)2(x,y)3(x,y)n1(x,y)n2(x,y)n3(x,y) x,yX e quindi per il Teorema 1.2.13 valgono i seguenti fatti: 23
  • 26.  le tre metriche canoniche sono equivalenti cioè inducono ad una stessa topologia e si dimostra facilmente facendo uso del Teorema 1.2.5 e del Teorema 1.2.6 che tale topologia è proprio la topologia prodotto su X.  se una successione in X è di Cauchy rispetto ad una delle tre metriche canoniche allora lo è anche rispetto alle altre due.  se X è completo rispetto ad una delle tre metriche canoniche allora lo è anche rispetto alle altre due. Lemma 1.2.1 Siano (X,d) ed (Y,) spazi metrici, sia {(xn,yn)}nN in XY Ts: {(xn,yn)}nN è di Cauchy  {xn}nN e {yn}nN sono di Cauchy Dim Consideriamo XY munito della metrica canonica 1 e quindi: 1((xn,yn),(x0,y0))=d(xn,x0)+(yn,y0) nN e da questa si deduce agevolmente la tesi. Teorema 1.2.18 Siano (X,d) e (Y,) due spazi metrici 24
  • 27. Ts: XY è completo  X ed Y sono completi Dim Sia {(xn,yn)}nN una successione in XY allora per il Lemma 1.2.1 tale successione è di Cauchy se e solo se le successioni {xn}nN e {yn}nN sono di Cauchy rispettivamente in X ed Y e per il Teorema 1.2.7 tali successioni sono convergenti se e solo se la successione {(xn,yn)}nN è convergente. Teorema 1.2.19 Il corpo (K,dK) è uno spazio completo Dim Consideriamo dapprima il caso K=R. Sia {an}nN una successione di Cauchy in R che è quindi limitata per la Proprietà 1.2.6 segue allora dal teorema di Bolzano-Weierstrass la successione che {an}nN ammette un’estratta convergente e quindi in definitiva per la Proprietà 1.2.5 segue che {an}nN è convergente. Resta quindi dimostrato che R è completo. Sia adesso il caso K=C. Poiché R è completo per il Teorema 1.2.18 segue che R2 è completo. Consideriamo R2 munito della metrica canonica euclidea 2. Ci proponiamo di 25
  • 28. dimostrare che (C,dC) è isometrico ad (R2,2) seguirà quindi dal Teorema 1.2.17 che (C,dC) è completo. Evidentemente basta considerare la funzione: f:R2C con f(x,y)=x+iy (x,y)R2 infatti è banalmente surgettiva ed inoltre: dC(f(x1,y1),f(x2,y2)) = dC(x1+iy1,x2+iy2) =…= [(x1-x2)2+(y1-y2)2]1/2 = = 2((x1,y1),(x2,y2)) (x1,y1),(x2,y2)R2 come volevasi. Definizione 1.2.20 Sia E un K-spazio vettoriale e sia  E una norma su E, diciamo allora che la coppia (E,  E ) è uno spazio normato. Consideriamo la funzione: d:EER con d(x,y):= x-y E x,yE si verifica agevolmente che tale funzione è una metrica su E e prende il nome di metrica indotta dalla norma  E . La topologia che si considera su E è quella indotta dalla metrica. Definizione 1.2.21 26
  • 29. Sia (E,  E ) uno spazio normato e sia xE{E} diciamo allora vettore normalizzato di x il vettore: x xE tale vettore ha evidentemente norma 1. Proprietà 1.2.10 Sia (E,  E ) uno spazio normato Ts: La norma  E è un funzionale continuo Teorema 1.2.20 Sia (E,  E ) uno spazio normato, siano {xn}nN e {yn}nN due successioni di E convergenti e siano {n}nN e {n}nN due successioni di K convergenti Ts: lim [nxn+nyn ]= lim n lim xn+ lim n lim yn n  n  n  n  n  Proprietà 1.2.11 Sia E uno spazio normato; sia AE un insieme chiuso e sia x0E Ts: x0+A è un chiuso 27
  • 30. Definizione 1.2.22 Sia E uno spazio normato e sia AE un insieme non vuoto, si definisce allora chiusura lineare di A e la si denota con span (A), l’intersezione di tutti i sottospazi chiusi contenente A. Proprietà 1.2.12 Sia E uno spazio normato e sia AE un insieme non vuoto Ts: span (A)= span(A) Definizione 1.2.23 Diciamo che uno spazio normato è di Banach se è completo. Definizione 1.2.24 Sia (E,  E ) uno spazio normato, allora si può dimostrare che: ~ ~ ~ (1) ( E ,  E ) spazio di Banach e :E E isometria lineare t.c. (E ) = E ~ 28
  • 31. ~ In tali condizioni si dimostra che lo spazio E è unico a meno di isometria lineare nel senso che se esiste un altro spazio di Banach che soddisfa alla (1) ~ allora questo deve necessariamente essere linearmente isometrico ad E . Lo ~ spazio ( E ,  E ) prende il nome di completamento dello spazio (E,  E ). ~ Teorema 1.2.21 Sia E uno spazio normato e sia FE sottospazio vettoriale di dimensione finita Ts: F è chiuso Corollario 1.2.2 Sia E uno spazio normato e sia x1,…,xnE e poniamo F:=span({x1,…,xn}) Ts: F è un sottospazio vettoriale chiuso Dim L’insieme {x1,...,xn} contiene al più n vettori linearmente indipendenti e questo significa che lo spazio F ha al più dimensione n cioè dim(E)n e quindi segue dal Teorema 1.2.21 che F è chiuso. Definizione 1.2.25 29
  • 32. Sia E uno spazio normato e sia {xn}nN una successione ordinaria in E. Diciamo allora serie associata a {xn}nN la somma degli infiniti termini di {xn}nN cioè:  x1+x2++xn+=  xn n 1 Fissato kN poniamo: k S k=  x n n 1 che prende il nome di ridotta n-esima o somma parziale. Nasce così in maniera naturale la successione {Sn}nN detta successione delle ridotte associata alla serie data. Diciamo che la serie è convergente se la successione delle ridotte ad essa associata è convergente, cioè se: yE t.c. lim Sk=y k  dove il vettore y è la somma della serie e scriviamo quindi:   xn=y n 1 Diciamo che la serie è di Cauchy se lo è la successione delle ridotte ad essa associata. Proprietà 1.2.13 30
  • 33. Sia E uno spazio normato, sia {xn}nN successione in E  k+p Ts:  xn é di Cauchy  >0 N t.c.  xn <  k> e k,pN n1 n  k 1 E Teorema 1.2.22 Siano E ed F due spazi normati, sia x0E, sia f:EF un operatore e sia y0F Ts: f è continuo in x0  y0+f è continuo in x0 Teorema 1.2.23 Siano E ed F due spazi normati, sia T:EF un operatore lineare. Ts: Sono allora equivalenti: (1) T è continuo (2)  k0 t.c. T(x) F k x E xE (3) T è lipschitziano Dim (1)(2) Poiché T(E)=F allora per x=E la tesi è vera per ogni costante k>0, e quindi possiamo supporre nel seguito xE. Per la continuità di T l’insieme: - (1) T 1( B (F,1))={xE : T(x) F 1} 31
  • 34. è intorno di E e quindi: - (2) >0 t.c. B (E,)T 1( B (F,1)) Per la linearità di T la tesi è vera se esiste una costante k>0 tale che:  x  T  kx   1 xE{E}  E  F questa per la (1) è vero se e solo se: x - T 1( B (F,1)) xE{E} xE{E} kxE per la (2) condizione sufficiente affinché tale affermazione sia vera è che: x  B (E,) xE{E} kxE cioè: x x E 1 = = <  xE{E} kxE E kx E k 2 e quindi per ottenere la tesi basta scegliere ad esempio k= .  Dim (2)(3) Per la linearità di T e dall’ipotesi segue che: T(x)-T(y) F = T(x-y) F  k x-y E x,yE Dim (3)(1) 32
  • 35. Conseguenza della Proprietà 1.2.8. Teorema 1.2.24 Siano E ed F due spazi normati, sia T:EF un operatore lineare Ts: T è un’isometria  T(x) F = x E xE Definizione 1.2.26 Siano E ed F due spazi normati, denotiamo allora con L(E,F) l’insieme di tutti gli operatori lineari e continui da E in F. Si verifica facilmente che con le ovvie operazioni di somma e prodotto L(E,F) è un sottospazio vettoriale di FE. Inoltre si dimostra che il funzionale: T( x ) F : L(E,F)K con (T)= sup T L(E,F) xE  E  x E è una norma su L(E,F) che prende il nome di norma operatoriale e si denota quindi con  L (E,F) . Fissato T L(E,F) allora per il Teorema 1.2.23 segue che: k0 t.c. T(x) F k x E xE si evince che per definizione la quantità T L ( E, F) é la più piccola costante k affinché valga tale disuguaglianza. Nel caso particolare in cui F=K allora lo 33
  • 36. spazio L(E,K) cioè lo spazio di tutti i funzionali lineari e continui su E, si denota con E* e prende il nome di duale topologico di E. Definizione 1.2.27 Sia (E,  E ) uno spazio normato, diciamo allora che E è uno spazio uniformemente convesso se: x y ]0,2[ >0 t.c. x,y B(E,1) con x-y E   1- 2 R Definizione 1.2.28 Sia E uno spazio di Banach, diciamo allora che E è uno spazio riflessivo se: E* z B (E,1) t.c. (z)=  E* Enunciamo un fondamentale risultato della teoria degli spazi di Banach, del qual però omettiamo la dimostrazione perché troppo tecnica e lontana dalla presente trattazione. Teorema 1.2.25 (di Milliman-Pettis) 34
  • 37. Sia E uno spazio di Banach uniformemente convesso Ts: E è riflessivo 35
  • 38. Capitolo 2 Spazi di Hilbert 2.1 Spazi a prodotto scalare. Proprietà. Esempi. Definizione 2.1.1 Sia H uno spazio vettoriale su K. Diciamo che la funzione (,)H:HHK è un prodotto scalare o prodotto interno se soddisfa alle seguenti:  (x+y,z)H=(x,z)H+(y,z)H x,y,zH  (x,y)H=(x,y)H K e x,yH  (x,y)H= ( y, x ) H x,yH  (x,x)H0 xH  (x,x)=0  x=H La  e  ci dicono che il prodotto scalare è lineare rispetto alla prima variabile; la  ci dice che il prodotto scalare di una coppia è uguale al coniugato della 36
  • 39. coppia con l’ordine invertito; la  ci dice che il prodotto scalare è non negativo sulla diagonale del quadrato HH e infine la  ci dice che sulla diagonale del quadrato HH il prodotto scalare si annulla solo in corrispondenza della coppia (H,H). Si osserva subito che facendo uso delle cinque proprietà si dimostra che la funzione prodotto scalare soddisfa alle ulteriori due proprietà: * (x,y+z)H=(x,y)H+(x,z)H x,y,zH * (x,y)H= (x,y)H K e x,yH Si osserva chiaramente dalla  * che nel caso in cui lo spazio H sia reale (cioè H è un R-spazio vettoriale) la funzione prodotto scalare è lineare anche rispetto alla seconda variabile (basta osservare che il coniugato di un numero reale coincide con il numero reale). Lo spazio H munito del prodotto scalare si dice spazio pre-hilbertiano o spazio a prodotto scalare e si indica con la coppia (H,(,)H). Facciamo presente che in seguito faremo riferimento alle proprietà caratteristiche del prodotto scalare mediante , , , , , *, *. Proprietà 2.1.1 Sia (H,(,)H) un C-spazio pre-hilbertiano Ts: (x,y)H = Re(x,y)H-iRe(x,-iy) x,yH 37
  • 40. Dim Sappiamo che: (1) (x,y)H = Re(x,y)H+iIm(x,y)H x,yH moltiplicando ambo i membri per i, per la proprietà  * del prodotto scalale otteniamo: (x,-iy)H = iRe(x,y)H-Im(x,y)H x,yH passando alla parte reale otteniamo Re(x,-iy)H=-Im(x,y)H da cui segue che Im(x,y)H=-Re(x,-iy)H e quindi in definitiva sostituendo nella (1) otteniamo quanto voluto. Proprietà 2.1.2 Sia H un C-spazio vettoriale e sia :HHC un funzionale tale che (x,y):=Re(x,y)-iRe(x,-iy) (x,y) HH Ts: Sono allora equivalenti: (1)  è un prodotto scalare su H considerato come C-spazio vettoriale (2) Re è un prodotto scalare su H considerato come R-spazio vettoriale Dim Conseguenza immediata delle proprietà dei numeri complessi. 38
  • 41. Corollario 2.1.1 Sia H un C-spazio pre-hilbertiano e sia :HHR un funzionale e consideriamo :HHC con (x,y):=(x,y)H -i(x,-iy) (x,y) HH (1)  è un prodotto scalare su H considerato come C-spazio vettoriale (2)  è un prodotto scalare su H considerato come R-spazio vettoriale Dim Basta osservare che Re= ed applicare di peso la Proprietà 2.1.2. Proprietà 2.1.3 (disuguaglianza di Cauchy-Schwarz) Sia H uno spazio a prodotto scalare Ts: (x,y)H ( x, x ) H ( y, y ) H Dim Se y=H la disuguaglianza è banale poiché ambo i membri sono nulli. Consideriamo x,yH con yH e consideriamo inoltre un qualunque K si ha: 0(x+y,x+y)H=(x,x)H+(x, y)H+(y,x)H+(y,y)H= =(x,x)H+ (x,y)H+(y,x)H+  2 (y,y)H=(x,x)H+ (x,y)H+ ( x, y ) H +  2 (y,y)H 39
  • 42. posto: ( x, y ) H =- ( y, y ) H otteniamo: 2 ( x, y ) H ( x, y ) H ( x, y ) H 0  (x,x)H– (x,y)H- ( x, y ) H + (y,y)H = ( y, y ) H ( y, y ) H 2 ( y, y ) H 2 2 2 2 ( x, y ) H ( x, y ) H ( x, y ) H ( x, y ) H = (x,x)H – - + = (x,x)H- ( y, y) H ( y, y) H ( y, y) H ( y, y) H da cui segue immediatamente la disuguaglianza promessa dalla tesi. Definizione 2.1.2 Sia (H,(,)H) uno spazio pre-hilbertiano, e consideriamo il funzionale:  H :H[0,+[ con x H := ( x, x ) H xH vogliamo allora provare che questo funzionale è una norma su H. Verifichiamo che: x H = x H xH e K Per le proprietà , e * del prodotto scalare segue che: 2 x H = (x, x ) H =  ( x, x ) H =  ( x, x ) H =  ( x, x) H = 40
  • 43. =  ( x, x ) H =  x H xH e K Verifichiamo che: x+y H  x H + y H x,yH Per le proprietà , *,  del prodotto scalare e per la disuguaglianza di Cauchy-Schwarz segue che: 2 x y H = (x+y,x+y)H= (x,x)H+(x,y)H+(y,x)H+(y,y)H = = (x,x)H+(x,y)H+ ( x, y ) H +(y,y)H = = (x,x)H+(y,y)H+2Re(x,y)H  (x,x)H+(y,y)H+2|(x,y)H|   (x,x)H+(y,y)H+2 ( x, x ) H ( y, y ) H = 2 2 = x H + y H +2 x H y H =( x H + y H )2 e quindi passando alle radici otteniamo quanto voluto. La proprietà: x H =0  x=H segue direttamente dalla . Resta quindi dimostrato che  H è una norma su H ed è detta norma indotta dal prodotto scalare. Diciamo metrica indotta dal prodotto scalare e la indichiamo con dH la metrica indotta dalla norma  H . La topologia che si considera sullo spazio H è quella indotta dalla metrica dH. 41
  • 44. Teorema 2.1.1 Sia H uno spazio pre-hilbertiano Ts (,)H:HHK è continuo Dim Per dimostrare che il prodotto scalare è una funzione continua adoperiamo il Teorema 1.2.15. Fissato un arbitrario (x0,y0)HH consideriamo una successione {(xn,yn)}nN in HH convergente a (x0,y0) e proviamo quindi che la successione {(xn,yn)H}nN converge a (x0,y0)H e per fare ciò adoperiamo il Teorema 1.2.9 e dimostriamo che: (1) lim (xn,yn)H-(x0,y0)H=0 n Per la disuguaglianza Cauchy-Schwarz (xn,yn)H-(x0,y0)H = (xn,yn)H-(xn,y0)H+(xn,y0)H-(x0,y0)H   (xn,yn)H-(xn,y0)H+(xn,y0)H-(x0,y0)H = = (xn,yn-y0)H+(xn-x0,y0)H   xn H yn-y0 H + xn-x0 H y0 H nN e quindi abbiamo ottenuto che: 42
  • 45. (2) (xn,yn)H-(x0,y0)H xn H yn-y0 H + xn-x0 H y0 H nN Osserviamo adesso che per il Teorema 1.2.7 la successione {xn}nN è convergente e quindi per il Corollario 1.2.1 è limitata e sempre per il Teorema 1.2.7 la successione {yn}nN è convergente a y0 e quindi per il Teorema 1.2.9 la successione ordinaria reale { yn-y0 } H nN è infinitesima e pertanto da un noto teorema di analisi 1 che ci dice che il prodotto di una successione infinitesima per una successione limitata è ancora una successione infinitesima, si ha (3) lim xn H yn-y0 H =0 n  Analogamente: (4) lim xn-x0 H y0 H =0 n  E quindi per la (3) e per la (4) passando al limite nella (2) otteniamo la (1) come volevasi. Definizione 2.1.3 Siano (H1, (,) H1 ), …, (Hn, (,) H n ) n spazi a prodotto scalare e poniamo H:=H1Hn. Si dimostra facilmente che il funzionale: n (,)H:HHK con (x,y)H:=  ( xi , y i ) Hi x=(x1,…,xn), y=(y1,…,yn)H i 1 43
  • 46. è un prodotto scalare sul prodotto cartesiano H. Esplicitando la metrica indotta da (,)H si osserva che questa è la metrica canonica euclidea. Definizione 2.1.4 Uno spazio normato si dice unitario se esiste su di esso un prodotto scalare inducente la norma dello spazio. Banalmente ogni spazio a prodotto scalare è unitario. Definizione 2.1.5 Sia (E,  E ) uno spazio normato, diciamo allora che la norma  E soddisfa l’uguaglianza o la legge del parallelogramma se: 2 2 2 2 x+y E + x-y E =2( x E + y E ) x,yE Teorema 2.1.2 Sia (E,  E ) uno spazio normato Ts: E è uno spazio unitario   E soddisfa la legge del parallelogramma) Dim  Per ipotesi: 44
  • 47. (,)E:EEK prodotto scalare t.c. x E = ( x, x ) E xE Per le proprietà del prodotto scalare segue che: 2 2 x+y E + x-y E = (x+y,x+y)E+(x-y,x-y)H = … = 2 2 = 2(x,x)H+2(y,y)H=2 x E +2 y E = 2 2 = 2( x E + y E ) x,yH Dim  Consideriamo dapprima il caso in cui E è uno spazio normato reale. Vogliamo provare allora che il funzionale: 1 E- 2 2 (1) :EER con (x,y):= [ x+y x-y E] x,yE 4 è un prodotto scalare che inducente la norma  E . Verifichiamo che  soddisfa alla proprietà  del prodotto scalare. Fissati x,y,zE allora per definizione: 1 E- 2 2 (2) (x+y,z)= [ x+y+z x+y-z E] 4 Facendo uso dell’uguaglianza del parallelogramma osserviamo che: E- 2 2 2 2 2 (3) x+y+z E = (x+z)+y E = 2 x+z E +2 y x+z-y E Analogamente E- 2 2 2 2 2 (4): x+z-y E = z-y+x E = 2 z-y E +2 x z-y-x E = 45
  • 48. E- 2 2 2 = 2 z-y E +2 x x+y-z E ed ancora: E -2 2 2 2 2 (5) 2 x E = x+z E+ x-z z E E -2 2 2 2 2 2 y E = y+z E+ y-z z E Sostituendo la (4) nella (3), e successivamente sostituendo in tale espressione le due relazioni della (5) ed in conclusione sostituendo il tutto nella (2) otteniamo: 1 1 E- E- 2 2 2 2 (x+y,z)= [ x+z x-z E ]+ [ y+z y-z E ]=(x,z)+(y,z) 4 4 Con procedimenti analoghi si prova che  soddisfa alla proprietà  del prodotto scalare. La proprietà  è immediata poiché il coniugato di un numero reale è se stesso. Per quanto riguarda la verifica della  e della  basta osservare che: 1 1 2 1 E- 2 2 2 2 (6) (x,x)= [ x+x x-x E ]= 2x E= 4 x E= x E xE 4 4 4 E quindi resta dimostrato che  è un prodotto scalare reale che ovviamente induce alla norma di E, basta infatti passare alle radici nella (6). Consideriamo adesso il caso in cui E uno spazio normato sul corpo complesso che possiamo riguardare come un R-spazio vettoriale e quindi per quanto dimostrato possiamo considerare su di esso il prodotto scalare  definito nella (1), prendiamo allora in considerazione il funzionale: 46
  • 49. :HHC con (x,y) = (x,y)-i(x,-iy) x,yE che per il Corollario 2.1.1 è un prodotto scalare sul C-spazio vettoriale H e che induce alla norma di E, infatti: 1 1 E- E- 2 2 2 2 (x,x)=(x,x)-i(x,-ix)= [ x+x x-x E ]+ i[ x+ix x-ix E ]= 4 4 2 1 2 1 E- E -|1-i| 2 2 2 2 = x E+ i[ (1+i)x (1-i)x E ]= x E+ i[|1+i| x x E] = 4 4 2 1 E- 2 2 2 2 = x E+ i[ 2 x 2 x E] = x E +0 = x E xE 4 e quindi estraendo le radici otteniamo quanto voluto. Il seguente semplice ma importante risultato ci mostra una classe notevolissima di spazi uniformemente convessi che è quella degli spazi a prodotto scalare. Teorema 2.1.3 Sia H uno spazio pre-hilbertiano Ts: H è uniformemente convesso Dim Dobbiamo dimostrare che: 47
  • 50. x y ]0,2[ >0 t.c. x,y B(H,1) con x–y H   1- 2 H Fissiamo quindi un ]0,2[ ed x,y B(H,1) tali che x-y H  e andiamo a trovare l’opportuno >0. Teniamo presente che essendo x,y B(H,1) allora: (1) x H 1 e y H 1 2 inoltre essendo x-y H  segue x  y H  2  e quindi: 2 (2) - x y H - 2  Dall’uguaglianza del parallelogramma dalla (1) osserviamo che: 2 2 2 2 x y H + x y H = 2( x H + y H )  2(1+1) = 4 segue allora dalla (2) che: 2 2 x y H =4- x y H  4-2 dividendo il primo e l’ultimo membro per 4 e passando alle radici otteniamo: x y 2  1 2 4 H e pertanto risulta evidente che la scelta opportuna è: 2 =1- 1  4 e si ha quanto voluto. 48
  • 51. Diamo adesso alcuni esempi notevoli di spazi a prodotto scalare. Esempio 2.1.1 Consideriamo il corpo K che come noto può essere riguardato come uno spazio vettoriale su se stesso. Si verifica allora facilmente che il funzionale: (x,y )K:= x y x,yK è un prodotto scalare su K. Esempio 2.1.2 Consideriamo lo spazio euclideo n-dimensionale H=Kn che come noto è uno spazio vettoriale su K. Ogni fattore K è munito del prodotto scalare definito nell’Esempio 2.1.1 e quindi per definizione sul prodotto cartesiano H si considera il prodotto scalare: n (x,y )H:=  xi yi x=(x1,...,xn), y=(y1,...,yn)H i 1 noto come prodotto scalare euclideo. 49
  • 52. Esempio 2.1.3 Sia E uno spazio vettoriale su K di dimensione finita n, sia {x1,…,xn} una base di x x Hamel per E e fissato un qualunque xE denotiamo con 1 ,…,  n K le componenti del vettore x rispetto alla base di Hamel {x1,…,xn}, si verifica allora facilmente che il funzionale: n (x,y )E:=   ix iy x,yE i 1 è un prodotto scalare su E. Evidentemente il prodotto scalare euclideo visto nell’Esempio 2.1.2 è un caso particolare del prodotto scalare appena trattato. Esempio 2.1.4 Consideriamo l’insieme:    l2:=  {xn}nN : xnK nN e  |xn|2<+   n 1  si verifica facilmente che con le ovvie operazioni di somma e prodotto l2 è un sottospazio vettoriale del K-spazio vettoriale RN. Si verifica inoltre che il funzionale:  ({xn},{yn})l2:=  xnyn {xn},{yn}l2 n1 50
  • 53. è un prodotto scalare su l2. Esempio 2.1.5 Consideriamo lo spazio H=C0([0,1],R), si può allora dimostrare che con le ovvie operazioni di somma e prodotto tale spazio risulta essere un R-spazio vettoriale. Allora si verifica facilmente che il funzionale: 1 (f,g)H:= 0 f(t)g(t)dt f,gH è un prodotto scalare su H. Esempio 2.1.6 Vogliamo dare adesso un esempio di spazio di Banach che non sia a prodotto scalare. Poniamo E:=R2 e consideriamo su di esso il seguente funzionale che si verifica agevolmente essere una norma:  E :E[0,+[ con x E =|x1|+|x2| x=(x1,x2)H rispetto a tale norma lo spazio E è Banach infatti se si esplicita la metrica indotta dalla norma  E allora si osserva che questa altro non è che la metrica canonica 3 introdotta nella Definizione 1.2.19 e pertanto essendo R per il Teorema 1.2.19 51
  • 54. uno spazio completo allora per il Teorema 1.2.18 segue che (E,  E ) è completo. Tuttavia lo spazio (E,  E ) non è uno spazio unitario cioè non esiste un prodotto scalare su E che induce la norma  E e per dimostrare ciò facciamo uso del Teorema 2.1.2 e dimostriamo quindi che esiste almeno una coppia di punti in corrispondenza dei quali la norma  E non soddisfa l’uguaglianza del parallelogramma. Basta considerare ad esempio x=(0,1) e y=(1,0) infatti: 2 2 2 2 2 2 (1) x+y E+ x-y E= (0,1)+(1,0) E+ (0,1)-(1,0) E= (1,1) E+ (-1,1) E= 2 2 =2 +2 =4+4=8 2 2 2 2 (2) 2 x E +2 y E =2 (0,1) E +2 (1,0) E =2+2=4 ed è evidente che non sussiste l’uguaglianza tra (1) e (2). 2.2 Spazi di Hilbert. Proprietà. Esempi. Definizione 2.2.1 Diciamo che uno spazio a prodotto scalare è di Hilbert se è di Banach. Teorema 2.2.1 Sia H uno spazio di Hilbert 52
  • 55. Ts: H è riflessivo Dim Per il Teorema 2.1.3 H è uniformemente convesso e quindi segue direttamente dal teorema di Milliman-Pettis che H è riflessivo. Teorema 2.2.2 Sia (H,(,)H) uno spazio a prodotto scalare ~ Ts: Il completamento ( H ,  ~) H è uno spazio unitario Dim Facciamo uso del Teorema 2.1.2 e dimostriamo che la norma  H soddisfa ~ ~ l’uguaglianza del parallelogramma. Fissiamo quindi due arbitrari vettori u,v H . Per definizione di completamento: ~ ~ :H H isometria lineare t.c. (H) = H ~ Poiché u,v H = (H) allora per il Teorema 1.2.10 segue che: {un}nN e {vn}nN in (H) t.c. lim un=u e lim vn=v n  n  Poiché un,vn(H) nN allora: nN xn,ynH t.c. un=(xn) e vn=(yn) Per la linearità di  e per il Teorema 1.2.24 segue che: 53
  • 56. un+vn 2 ~+ H un-vn 2 ~ H = (xn)+(yn) 2 ~+ H (xn)-(yn) 2 ~ H = = (xn+yn) 2 ~+ H (xn-yn) 2 ~ H = = xn+yn 2 H + xn-yn 2 H =2 xn 2 H +2 yn 2 H = 2 2 = 2 un ~ +2 H vn ~ H nN per il Teorema 1.2.20, per la Proprietà 1.2.10 e per il Teorema 1.2.15, passando al limite per n otteniamo quanto voluto. Corollario 2.2.1 Sia (H,(,)H) uno spazio a prodotto scalare ~ Ts: Il completamento ( H ,  ~) H è uno spazio di Hilbert Teorema 2.2.3 Siano (H1, (,) H1 ), …, (Hn, (,) H n ) n spazi a prodotto scalare e H:=H1Hn. Ts: H è di Hilbert  H1,..,Hn sono di Hilbert Dim 54
  • 57. Abbiamo già fatto osservare che la metrica indotta dal prodotto scalare (,)H è la metrica euclidea e pertanto applicando di peso il Teorema 1.2.18 si ottiene l’asserto. Esempio 2.2.1 Abbiamo osservato nell’Esempio 2.1.1 che lo spazio K con: (x,y )K:= x y x,yK è uno spazio a prodotto scalare, ed è anche di Banach infatti la metrica indotta dal prodotto scalare in questione è proprio la metrica standard dK(x,y)=|x-y| x,yK e rispetto a tale metrica per il Teorema 1.2.19 il corpo K risulta essere completo. Esempio 2.2.2 Abbiamo osservato nell’Esempio 2.1.2 che lo spazio H=Kn con: n (x,y )H:=  xi yi x=(x1,...,xn), y=(y1,...,yn)Kn i 1 è uno spazio a prodotto scalare, inoltre nell’Esempio 2.2.1 abbiamo osservato che il fattore K è di Hilbert e quindi segue dal Teorema 2.2.3 che H è di Hilbert. 55
  • 58. Esempio 2.2.3 Abbiamo osservato nell’Esempio 2.1.4 che lo spazio H=l2 con:  ({xn}nN,{yn}nN)l2:=  xnyn {xn}nN,{yn}nNl2 n1 è un prodotto scalare su l2, e rispetto ad esso lo spazio l2 risulta essere uno spazi di Hilbert. Rimandiamo la dimostrazione della completezza dello spazio l2 al Corollario 2.6.1. Esempio 2.2.4 Vogliamo dare adesso un esempio di spazio a prodotto scalare che non sia di Hilbert. Abbiamo osservato nell’Esempio 2.1.5 che lo spazio H=C0([0,1],R) con: 1 (f,g)H:= 0 f(t)g(t)dt f,gH è uno spazio a prodotto scalare, vogliamo allora dimostrare che rispetto a tale prodotto lo spazio H non è uno spazi di Hilbert. La norma indotta dal prodotto scalare in questione è: 1/ 2  1 2  f H =  0 |f(t)| dt   fH   56
  • 59. Dobbiamo provare che esiste una successione di Cauchy in H che non è convergente. Per ogni fissato nN consideriamo la funzione reale: n se x  [0, e  n ] fn:[0,1]R con fn(x):=  x[0,1]  ln(1/x) se x  [e  n ,1] e proviamo quindi che la successione {fn}nN è di Cauchy. Si tenga presente che per costruzione le funzioni fn sono non negative. Preliminarmente vogliamo verificare che: (1) fn(x)  ln(1/x) x]0,1] e nN -n -n Fissato nN ed un x]0,1]. Se x]0,e ] allora fn(x)=n ed inoltre 0<xe e quindi passando al logaritmo otteniamo ln(x)-n cioè n-ln(x)=ln(1/x) e quindi fn(x)ln(1/x). Mentre se x]e-n,1] allora per definizione fn(t)=ln(1/x). Osserviamo che: 2 1 en 1 fn+p-fn = H 0 |fn+p(t)-fn+p(t)|2dt= 0 |fn+p(t)-fn+p(t)|2dt+ e  n |fn+p(t)-fn+p(t)|2dt = en 1 = 0 |fn+p(t)-fn+p(t)|2dt+ e  n |ln(1/t)-ln(1/t)|2dt= en = 0 |fn+p(t)-fn+p(t)|2dt n,pN cioè: 2 en (2) fn+p-fn H = 0 |fn+p(t)-fn+p(t)|2dt n,pN 57
  • 60. Per la sub-additività del funzionale modulo e dalla (1) segue che: |fn+p(x)-fn (x)|  |fn+p(x)|+|fn (x)| = fn+p(x)+fn (x)  ln(1/x)+ln(1/x) = = 2ln(1/x)= -2ln(x) x]0,1] quadrando ed integrando tra 0 e e-n, e successivamente confrontando con la (2) otteniamo: e n 2 en   fn+p-fn H  0 4[ln(t)]2dt = … = 4  t[ln(t)]2-2tln(t)+2t  =  0 = … = 4[(n+1)2+1]e-n n,pN e pertanto essendo {4(n+1)2e-n}nN una successione infinitesima allora per la Proprietà 1.2.3 segue che la successione {fn}nN è di Cauchy. Per concludere il nostro esempio dobbiamo fare vedere che la successione {fn}nN non è convergente e quindi fissata una qualunque funzione hH dobbiamo provare che {fn}nN non converge ad h. A tale scopo consideriamo: 1  :H[0,+[ con f := 0 |f(t)|dt fH che si verifica essere una norma su H. Vogliamo osservare che: (3) f  f H fH 58
  • 61. Fissiamo una qualunque fH e consideriamo la funzione u:[0,1]R con u(x)=1 x[0,1] allora facendo uso della disuguaglianza di Cauchy-Schwarz otteniamo: 1 1 f = 0 |f(t)|dt= 0 |f(t)|u(t)dt |f| H u H = f H u H = = f H (1-0)1/2= f H come volevasi. Dalla (3) in particolare otteniamo che f-g  f-g H f,gH e questo per il Teorema 1.2.12 è condizione sufficiente per affermare che la topologia indotta da  è meno fine della topologia indotta da  H e quest’ultima affermazione per il Teorema 1.2.11 equivale a dire che se una successione in H convergente rispetto a  H allora è convergente anche rispetto a  . Alla luce di quanto detto se riusciamo ad dimostrare che la successione {fn}nN non converge ad h rispetto alla norma  , allora necessariamente questa non convergerà ad h neanche rispetto alla norma  H . Osserviamo che: 1 en 1 (4) fn-h H = 0 |fn(t)-h(t)|dt = 0 |fn(t)-h(t)|2dt+ e  n |fn(t)-h(t)|2dt  en  0 |fn(t)-h(t)|2dt nN Per il Teorema di Heine-Pincherle-Borel l’intervallo [0,1] è compatto e quindi per il Teorema di Weierstrass la f è limitata e pertanto la quantità: 59
  • 62. := sup |h(x)| x[ 0,1] è finita. Essendo come noto la funzione modulo || una norma allora per la Proprietà 1.1.3 vale: |fn(x)-h(x)|  ||fn(x)|-|h(x)||  |fn(x)|-|h(x)|  fn(x)- x[0,1] e nN integrando tra 0 e e-, e successivamente confrontando con la (4) otteniamo: e  en e  fn-h  0 [fn(t)-]dt = 0 [fn(t)-]dt+ e  n [fn(t)-]dt = en e  en e  = 0 [n-]dt+ e  n [ln(1/t)-]dt = 0 [n-]dt- e  n [ln(t)+]dt = e    = … = [n-]e-n-  t ln(t)-t+  =e-n[2n-2+1]+e- n   en l’ultimo membro della catena tende a e->0 per n e pertanto segue che il termine fn-h non è infinitesimo e questo per il Teorema 1.2.9 significa proprio che la successione {fn}nN non converge ad h rispetto alla norma  , come volevasi. 60
  • 63. 2.3 Funzionali lineari e continui di uno spazio di Hilbert. Teorema fondamentale degli spazi di Hilbert. Teorema di rappresentazione di Riesz. Proprietà 2.3.1 Sia H spazio a prodotto scalare, sia y H e consideriamo il funzionale :HK con (x):=(x,y)H xH Ts: H* e  H* = y H Dim La linearità di  è conseguenza immediata delle proprietà  e  del prodotto scalare mentre la continuità segue immediatamente dal Teorema 2.1.1 e dal Teorema 1.2.16. Ci rimane da provare che la norma del funzionale  coincide con la norma del vettore y. Se y=H allora l’uguaglianza della tesi è banalmente soddisfatta consideriamo quindi il caso in cui yH. Proviamo che: (1)  H*  y H Dalla disuguaglianza di Cauchy-Schwarz segue che: (x):=(x,y)H ( x, x ) H ( y, y ) H = x H y H xH segue: 61
  • 64.  ( x)  y H xH{H} x H e quindi passando al sup su H{H} otteniamo la (1). Viceversa proviamo che: (2) y H   H* Poiché il funzionale lineare  è continuo allora per il Teorema 1.2.23 segue che: (3)  (x)  H* x H xH Denotiamo adesso con x0 il vettore normalizzato di y e calcoliamo il funzionale  su tale vettore:  y   y  y y 2 (x0)=   := ,y  = (y,y)H= y H = y  y   y H y yH H H H H e quindi dalla (3) in corrispondenza a tale vettore x otteniamo la (2). Definizione 2.3.1 Sia H uno spazio a prodotto scalare e siano x,yH, diciamo allora che i vettori x ed y sono ortogonali se hanno prodotto scalare nullo cioè se (x,y)H=0. Proprietà 2.3.2 Sia H spazio a prodotto scalare e siano x1,…,xnH vettori a due a due ortogonali Ts: Valgono allora le seguenti affermazioni: 62
  • 65. 2 2 2 () x1++xn H = x1 H + + xn H () 1,…,nK allora i vettori 1x1,…, nxn sono a due a due ortogonali () Se x1,…,xn sono non nulli allora sono linearmente indipendenti Dim Verifichiamo la (). Consideriamo per semplicità il caso n=2, che banalmente si estende per induzione. 2 x1+x2 H = (x1+x2,x1+x2)H=(x1,x1)H+(x1,x2)H+(x2,x1)H+(x2,x2)H=(x1,x1)H+(x2,x2)H= 2 2 = x1 H + x2 H Verifichiamo la (). Fissati i,j{1,…,n} con in allora: (ixi,jxj)H = i  j (xi,xj)H =i  j 0=0 Verifichiamo la (). Siano 1,...,nK tale che: n (1)  ixi=H i 1 e proviamo quindi che 1=…=n=0. Fissiamo un qualunque indice j=1,...,n e facciamo vedere che j=0. Moltiplicando ambo i membri della (1) per il vettore xj otteniamo:  n  n 2 0=   ixi,xj  =  i(xi,xj)H = j(xj,xj)H = j xj  H i 1 H i 1 63
  • 66. 2 cioè j xj H =0 ed essendo per ipotesi xjH  xj H 0 e quindi deve necessariamente essere che j=0. Definizione 2.3.2 Sia H uno spazio a prodotto scalare e sia AH. un insieme non vuoto Diciamo complemento ortogonale di A e lo indichiamo con A  l’insieme costituito dai vettori di H che sono ortogonali ad ogni vettori di A cioè: A  :={yH : (y,x)H=0 xA} In particolare nel caso A:={x} cioè nel caso in cui A è un singoletto allora: x  :={yH : (y,x)H=0} Proprietà 2.3.3 Sia H uno spazio a prodotto scalare e siano A,BH insiemi non vuoti Ts: Valgono allora le seguenti affermazioni: () A (A  )  () Se AB allora B   A  () Se A B  allora B A  Dim 64
  • 67. Verifichiamo la (). Sia xA e proviamo quindi che x è ortogonale ad ogni vettore di A  . Sia y A  e pertanto essendo xA allora (x,y)H=0. Verifichiamo la (). Sia x B  e proviamo quindi che x è ortogonale ad ogni vettore di A. Fissato un qualunque yA allora segue dall’ipotesi che yB e pertanto essendo x B  segue che (x,y)H=0 come volevasi. Verifichiamo la (). Poiché A B  segue allora dalla () che (B  )   A  e quindi segue dalla () che B A  . Lemma 2.3.1 Sia H uno spazio a prodotto scalare, sia xH Ts: x  è un sottospazio vettoriale chiuso di H Dim Consideriamo il funzionale: :HK con (y):=(y,x)H xH che per la Proprietà 2.3.1 è lineare e continuo. Osserviamo allora che: x  ={yH : (y,x)H=0}=:Ker() e pertanto x  è un sottospazio vettoriale di H ed chiuso per la continuità di . 65
  • 68. Proprietà 2.3.4 Sia H uno spazio a prodotto scalare e sia AH insieme non vuoto Ts: Valgono allora le seguenti affermazioni: () H A  () A A  {H} e se HA allora A A  ={H} () A  =  x  ed è un sottospazio vettoriale chiuso di H x A ( ) A  =[span(A) ]  =[ span (A) ]  Dim Verifichiamo la (). Basta osservare che H è ortogonale ad ogni vettore. Verifichiamo la (). Se A A  = la tesi è immediata. Consideriamo quindi il caso in cui A A  . Sia xA A   (x,x)H=0  x=H cioè x{H}. Per la () e per l’ipotesi segue che {H}A A  e quindi avendo già osservato che A A  {H} si ottiene quanto voluto. Verifichiamo la (). Sia y A   (y,x)H=0 xA  y x  xA. Infine ricordando che l’intersezione di chiusi è un chiuso e che l’intersezione di sottospazi vettoriali è un sottospazio vettoriale allora avendo dimostrato che A  si può scrivere come intersezione dei complementi ortogonali dei vettori di A, per il Lemma 2.3.1 segue che A  è un sottospazio vettoriale chiuso. 66
  • 69. Verifichiamo la (). Proviamo che A  =[span(A) ]  . Poiché Aspan(A) allora per la Proprietà 2.3.3 segue che [span(A) ]   A  . Viceversa sia x A   {x} A  segue dalla Proprietà 2.3.3 che A{ x} = x  e quindi essendo x  per Lemma 2.3.1 un sottospazio vettoriale allora span(A) x  segue dalla Proprietà 2.3.3 che {x}[span(A) ]  cioè x[span(A) ]  . Proviamo adesso che A  =[ span (A) ]  . Poiché Aspan(A) span (A) segue allora dalla Proprietà 2.3.3 che [ span (A) ]   A  . Viceversa sia x A  e proviamo quindi che x è ortogonale ad ogni vettore di span (A). Sia y span (A) segue allora dal Teorema 1.2.10 che esiste {yn}nN in span(A) convergente ad y. Abbiamo già dimostrato che A  =[span(A) ]  : e quindi essendo x A  allora x[span(A) ]  e pertanto (x,yn)H=0 nN e quindi in definitiva passando al limite per n per il Teorema 2.1.1 e per il Teorema 1.2.15 otteniamo che (x,y)H=0 come volevasi. Teorema 2.3.1 (esistenza dell’elemento di minima norma) Sia H uno spazio di Hilbert, sia KH un insieme chiuso e convesso Ts: ! z0K t.c. z0 H := inf x H xK Dim 67
  • 70. Poniamo: := inf x H xK Per la Proprietà 1.2.7 segue che: (1) {zn}nN in K t.c. lim zn H = n  Essendo K un convesso allora: x y x y 1  1  (2) = + = x+  1-  yK x,yK  2 2 2 2  2   Per la disuguaglianza del parallelogramma, per la (1) e per la (2) segue che: 2 2 2 2 2 2 2 x y x-y H = 2( x H + y H )- x+y H = 2( x H + y H )-4  2 E  2( x 2 H + y 2 H )-42 x,yK cioè: (3) x-y 2 H 2( x 2 H + y 2 H )-42 x,yK E quindi in corrispondenza a {zn}nN dalla (3) otteniamo: zn-zm 2 H  2( zn 2 H + zm 2 H )-42 n,mN per la (1) passando al limite: zn-zm 2 H  0 n  m  68
  • 71. e questo evidentemente ci dice che lo successione {zn}nN è d Cauchy in H che è completo per ipotesi e quindi: z0H t.c. lim zn=z0 n  Essendo K un chiuso per il Teorema 1.2.10 segue che z0K. Per la Proprietà 1.2.10 il funzionale norma è continuo e quindi segue dal Teorema 1.2.15 che: (4) lim zn H = z0 H n  e quindi confrontando la (1) con la (4) otteniamo z0 H =. Ci rimane da verificare l’unicità dell’elemento di minima norma. Supponiamo che esistano z1,z2K tali che z1 H = z2 H = allora per la (3) osserviamo che: z1-z2 2 H  2( z1 2 H + z2 2 H )-42 = 2(2+2)-42 = 42-42 = 0 e quindi passando alle radici si ha z1-z2 H =0 e questo per una proprietà caratteristica della norma ci dice proprio che z1=z2 come volevasi. Lemma 2.3.2 Sia H uno spazio di Hilbert, sia FH un sottospazio vettoriale chiuso, sia xH Ts: ! zxF t.c. x-zx H := inf x-x H e x-zx F  xF Dim 69
  • 72. Per ipotesi F è un sottospazio vettoriale e quindi in particolare è un convesso segue allora dalla Proprietà 1.1.1 che il traslato F-x è un convesso ed inoltre per la Proprietà 1.2.11 è pure un chiuso e quindi segue direttamente dal teorema di esistenza dell’elemento di minima norma che esiste un unico vettore zxF la cui distanza da x e eguaglia la distanza di x da F. Proviamo adesso che il vettore x- zx F  . Per semplicità poniamo w:=x-zx e dimostriamo quindi che tale vettore è ortogonale ad ogni vettore di F. Prendiamo quindi un arbitrario vettore yF e facciamo vedere che (w,y)H=0 e chiaramente possiamo supporre yH poiché nel caso y=H l’asserto è banale. Sia  un qualunque scalare di K e quindi essendo F un sottospazio vettoriale allora il vettore zx+yF e poiché per costruzione la quantità w H è l’inf delle distanze dei vettori di F da x, allora: 2 2 2 2 w H  x-(zx+y) H = x-zx-y H = w-y H = (w-y,w-y)H = =…= (w,w)H- (w,y)H- (w, y ) H +  2 (y,y)H posto: ( w, y ) H := ( y, y ) H e sostituendo: 70
  • 73. 2 (w, y ) H (w, y ) H ( w, y ) H w 2 H  (w,w)H- (w,y)H- (w, y ) H + 2 (y,y)H = ( y, y ) H ( y, y ) H ( y, y ) H 2 2 2 2 ( w, y ) H ( w, y ) H ( w, y ) H ( w, y ) H = (w,w)H- - + = w 2 H - ( y, y ) H ( y, y ) H ( y, y ) H ( y, y ) H segue: 2 ( w, y ) H 0 ( y, y ) H 2 essendo yH allora (y,y)H>0 ed essendo ( w, y ) H una quantità non negativa 2 allora necessariamente deve essere che ( w, y ) H =0 segue (w,y)H=0 cioè il vettore w ortogonale a al vettore y come volevasi. Teorema 2.3.2 (fondamentale degli spazi di Hilbert) Sia H uno spazio di Hilbert e sia FH un sottospazio chiuso Ts: H=F F  e F=( F  )  Dim Per la Proprietà 2.3.4 si ha che F F  ={H} e per il Teorema 1.1.1 questo significa che F+ F  è somma diretta. Ci rimane da provare che H=F+ F  . Banalmente F+ F  H.. Viceversa per il Lemma 2.3.2 esiste un vettore zxF tale 71
  • 74. che x-zx F  e quindi banalmente x=zx+(x-zx)F+ F  . Ci rimane da dimostrare che F=( F  )  . Segue direttamente dalla Proprietà 2.3.3 che F( F  )  . Viceversa sia x( F  )  , allora essendo H=F  F  esistono unici zxF e wx F  tali che x=zx+wx e quindi risulta evidente che se riusciamo a dimostrare che wx=H allora otteniamo quanto voluto, poiché in tal caso si avrebbe che x=zxF. Essendo x( F  )  osserviamo allora che: 0 = (x,wx)H = (zx+wx,wx)H = (zx,wx)H+(wx,wx)H = 0+(wx,wx)H = (wx,wx)H e questo per la proprietà  del prodotto scalare è vero se e solo se wx=H. Corollario 2.3.1 Sia H uno spazio di Hilbert, sia AH un insieme non vuoto Ts: span (A)=H  A  ={H} Dim  Per la Proprietà 2.3.4 e dall’ipotesi segue che A  =[ span (A) ]  = H  ={H}. Dim  Per la Proprietà 2.3.4 e dall’ipotesi osserviamo che [ span (A) ]  = A  ={H} e quindi segue dal teorema fondamentale degli spazi di Hilbert che: 72
  • 75. H = span (A)+[ span (A) ]  = span (A)+{H} = span (A) Nelle applicazioni della teoria generale riveste grande importanza la conoscenza della forma generale dei funzionali lineari negli spazi concreti. Per forma generale dei funzionali lineari di una data classe si intende un'espressione analitica che contiene parametri di vario genere (numeri, vettori, funzioni, ecc.) la quale, per valori fissati dei parametri, dà un funzionale della classe data; inoltre i funzionali cosi ottenuti esauriscono tutti i funzionali considerati. Qui di seguito è riportato uno dei più noti teoremi di rappresentazione dovuto al matematico ungherese Frederic Riesz. Lemma 2.3.3 Sia H uno spazio a prodotto scalare siano y,zH Ts: Se (x,y)H=(x,z)H xH allora y=z Dim Per ipotesi (x,y)H=(x,z)H xH  che (x,y-z)H=0 xH  y-z H  ={H}  y-z=H cioè y=z. Lemma 2.3.4 73
  • 76. Sia H uno spazio di Hilbert e sia FH un sottospazio vettoriale chiuso Ts: F  {H} Dim Supponiamo per assurdo che F  ={H} allora per il teorema fondamentale degli spazi di Hilbert segue che H=F+ F  =F+{H}=F e siamo ad un assurdo. Teorema 2.3.3 (di rappresentazione di Riesz) Sia H uno spazio di Hilbert, sia H* Ts: ! yH t.c. (x):=(x,y)H xH Dim Se  è identicamente nullo allora evidentemente basta scegliere y=H. Consideriamo quindi il caso in cui  non è identicamente nullo. Poniamo: - F:= 1(0)={xH : (x)=0} che come sappiamo è un sottospazio vettoriale di H ed è chiuso per la continuità di  ed inoltre F è contenuto propriamente in H, infatti se per assurdo F=H allora essendo per definizione F il nucleo del funzionale  segue che Ker()=H cioè  è identicamente nullo e siamo ad un assurdo. Per il Lemma 2.3.4 segue che z F  con zH e denotiamo con z0 il vettore normalizzato di z che ovviamente 74
  • 77. appartiene ancora ad F  essendo questo per la Proprietà 2.3.4 un sottospazio vettoriale. Osserviamo che evidentemente (z0)0 infatti se per assurdo (z0)=0  z0Ker()=F e pertanto essendo z0 F  segue che z0 F  F ma per la Proprietà 2.3.4 F  F={H} e quindi z0=H e siamo ad un assurdo. Consideriamo un generico vettore xH e prendiamo in considerazione il vettore: wx:=x(z0)-z0(x) che ovviamente appartiene ad F infatti per la linearità di  segue che:   (wx) =   x(z0)-z0(x)  = (x)(z0)-(z0)(x)=0   E pertanto essendo z0 F  si ha allora che: 0 = (wx,z0)H = (x(z0)-z0(x),z0)H = (x(z0),z0)H-(x)(z0,z0)H = = (x,  ( z 0 ) z0)H-(x) z0 2 H = (x,  ( z 0 ) z0)H-(x) xH e quindi scelto y:=  ( z 0 ) z0 dalla precedente otteniamo (x)=(x,y)H xH. Ci rimane da provare l’unicità del vettore rappresentativo y del funzionale . Sia quindi ~ H tale che (x)=(x, ~ )H xH dobbiamo provare allora che y= ~ . y y y Poiché (x)=(x,y)H xH e (x)=(x, ~ )H xH  (x,y)H=(x, ~ )H xH segue y y allora dal Lemma 2.3.3 che y= ~ . Ed il teorema è dimostrato. y 75
  • 78. Facendo uso del teorema di rappresentazione di Riesz vogliamo dimostrare il seguente risultato che in particolare ci dice che ogni spazio di Hilbert reale è linearmente isometrico al suo duale topologico. Teorema 2.3.4 Sia H uno spazio di Hilbert reale e consideriamo l’operatore :(H,  H )(H*,  H* ) tale che ad ogni fissato yH fa corrispondere il funzionale reale lineare e continuo (y):HR con (y)(x):=(x,y)H xH. Ts:  è un’isometria surgettiva Dim La surgettività di  è conseguenza immediata del teorema di Riesz. Proviamo la linearità di . Si tenga presente che H è uno spazio di Hilbert su R e quindi come già osservato in questo caso il prodotto scalare è lineare anche rispetto alla seconda variabile. Si ha allora che: (y1+y2)(x) = (x,y1+y2)H = (x,y1)H+(x,y2)H = ((y1)+(y2))(x) = = (y1)(x)+(y2)(x) y1,y2H e ,R Ci rimane da provare che  è un’isometria. Segue dalla Proprietà 2.3.1 che: (y) H* = y H yH 76
  • 79. e questo per il Teorema 1.2.24 equivale ad affermare che  è un’isometria. 2.4 Operatori autoconiugati. Proiettori. Teorema delle proiezioni. Lemma 2.4.1 Sia H uno spazio a prodotto scalare, sia yH e sia TL(H,H) Ts: Il funzionale (T(),y)H è lineare e continuo Dim Per la Proprietà 2.3.1 il funzionale (,y)HH* e quindi (T(),y)H risulta essere composizione di applicazioni lineare e continue segue allora dalla Proprietà 1.1.4 e dalla Proprietà 1.2.1 che (T(),y)HH*. Definizione 2.4.1 Sia H uno spazio di Hilbert, sia T:HH un operatore lineare e continuo, vogliamo allora dimostrare che esiste un unico operatore da H in H che denotiamo con T* detto coniugato di T, tale che: (1) (T(x),y)H = (x,T*(y))H x,yH 77