1. Ragione ed
esperienza:
il problema dell’origine
della conoscenza
2. INTRODUZIONE
Il problema dell’ordine nel mondo,
della conoscenza come spiegazione causale
delle cose e della possibilità di sfuggire al rischio
dello scetticismo.
3. ARISTOTELISMO E NUOVA SCIENZA
Due erano le teorie ereditate dalla classicità e dal
medioevo:
l’innatismo platonico (l’esperienza è occasione
per cogliere idee già presenti nell’anima)
l’empirismo aristotelico (le forme sono
immanenti alle cose e separabili per astrazione).
L’aristotelismo medievale fu dominato dal
principio:
nihil est in intellectu
quod prius non fuerit in sensu.
4. Aristotele riteneva che la scienza si fondasse
sulla dimostrazione sillogistica (valore causale
del termine medio) che in quanto ragionamento
deduttivo aveva però un carattere tautologico.
Il sillogismo deve essere vero e valido, cioè
corretto formalmente ma anche basato su
premesse vere.
Il ragionamento induttivo è invece il dominio del
probabile, non quello della certezza scientifica.
5. La conoscenza necessita anche dell’intuizione
razionale che intuendo le essenze permette la
dimostrazione razionale.
In conclusione:
la conoscenza razionale dimostrativa esige
l’esperienza per essere un sapere fecondo e
l’esperienza esige la ragione intuitiva per
costruire una conoscenza vera e non solo
probabile.
6. LA SCIENZA MODERNA*
Bacone Francesco:
Francesco superare il vecchio
empirismo (formiche) e il vecchi razionalismo
(ragni). Nuova scienza (api): raccoglie dati e li
lavora attivamente – induzione scientifica +
orientamento della ragione.
Galileo Galilei: sensate esperienze + necessarie
Galilei
dimostrazioni.
Autonomia della ricerca scientifica che ha solo
due fonti: esperienza e ragione, contro i
pregiudizi della religione, dell’aristotelismo e dele
senso comune.
7. L’esperienza scientifica è l’esperimento
(formulazione di una ipotesi e sua verifica).
Dati scientifici ipotesi spiegare i fatti
Conferme “sperimentali”
la ragione orienta l’osservazione
e filtra i fenomeni osservati riducendoli a
proprietà misurabili (quantificabili)
Si coglie la trama matematica delle cose, la
struttura misurabile, che essa ha come sua
intrinseca proprietà. Osservazione carica di teoria
razionale.
8. CARTESIO *
Garanzia della verità è la ragione con la sua
regola dell’evidenza per distinguere il vero dal
falso. Il cogito fonda tale regola con la sua
certezza soggettiva (indubitabilità della cosa
che pensa).
Indubitabili sono l’Io e Dio: evidenti alla mente
umana, ma non l’esistenza delle cose esterne,
attestata dai sensi, oscure e confuse. La mente
deve allora correggere gli ingannevoli sensi e
analizzare le sue idee o rappresentazioni
mentali.
9. L’esperienza sensibile non ha un effettivo valore
conoscitivo, ma semmai una importante
funzione pratica: ci dice ciò che ci nuoce o ci
giova.
Le qualità sensibili (mutevoli, confuse,
soggettive) non sono proprie dei corpi come tali.
Chiare e distinte sono solo le proprietà
geometriche e misurabili. I corpi hanno come
loro sostanza l’essere qualcosa di esteso,
proprietà geometrica, non percettiva o sensibile.
L’estensione è qualitativamente indifferenziata
(spazio euclideo): è una nozione intuitiva e
innata. Dunque l’intellezione pura è distinta
10. La materia sensibile si riduce a estensione
geometrica: dunque la conoscenza del mondo
coincide con la costruzione deduttiva della
geometria. Si parte da principi evidenti alla
ragione e non dall’esperienza: le leggi della
ragione governano l’idea del mondo.
Anche il principio di causalità è valido a priori:
ogni cosa ha una causa è evidente !!!
Nella matematizzazione dell’esperienza vi è la
cifra galileiana della gnoseologia cartesiana.
11. LOCKE*
L’esperienza è l’imprescindibile termine di
riferimento per comprendere la natura della
ragione quanto della conoscenza.
La ragione ha bisogno del materiale sensibile,
esso è la fonte e il controllo di ogni conoscenza.
La scienza ha però bisogno di necessità e
universalità (concatenazione necessaria di idee,
evidenza della ragione).
Egli parte da Cartesio: pensare è avere idee; noi
conosciamo non le cose stesse, ma le nostre
rappresentazioni delle cose.
12. Idea: qualunque cosa la mente percepisca in se
stessa (immagini sensibili o concetti astratti).
La mente è tabula rasa prima dell’esperienza, è
passivamente originaria di fronte alla realtà
esterna (idee di sensazione) e alla realtà interna
(idee di riflessione). Da qui derivano
le idee semplici
Il potere libero e costruttivo dell’intelletto si
esercita poi per generare
le idee complesse
Che sono ricondotte al confine invalicabile
dell’esperienza.
13. L’idea di sostanza nasce dall’abitudine a
constatare che alcune idee semplici sono
costantemente unite tra loro.
Nel linguaggio: l’idea di sostanza porta ad usare
un unico nome per designare qualità diverse
“appartenenti” a un’unica cosa: all’arbitrarietà del
significante (il nome usato) egli aggiunge
l’arbitrarietà del significato (la dissoluzione
dell’idea di sostanza, cioè di essenza universale).
14.
15. Non esiste
nulla di
essenziale
nelle cose
Le idee indicano
solo l’essenza
nominale delle
cose, cioè il nome
con cui indicarle
16. La natura offre similitudini, non essenze, e il
linguaggio usa strumenti classificatori propri
della mente umana. La conoscenza si fonda su
generalizzazioni, operazioni soggettive, compiute
con segni: ma dove è finito il rapporto necessario
del conoscere con le cose? I nomi sono segni
dei segni delle cose: la gnoseologia è
semiotica: vi è la costatazione empirica di
proprietà comuni e la loro fissazione mediante
segni linguistici.
Forte è l’oscillazione tra realismo (verità in re) e
mentalismo (verità in dicto): locke favorirà la
seconda.
18. Se non c’è una conoscenza sensibile in atto, la
certezza delle cose viene meno: è probabile e
ragionevole che gli oggetti esistano anche
quando non li percepisco, ma non è certo.
È l’ambito dell’opinione o credenza
equiparabile alla credibile ma fallibile
testimonianza di altri uomini. Accrescere la
conoscenza delle realtà naturali è procurarsi idee
adeguate degli oggetti e la matematica può
essere un valido modello. La scienza
sperimentale invece, poiché non conosciamo
l’essenza reale delle cose, può solo, con
osservazioni regolari, formulare congetture
22. L’intelletto è principio attivo e indipendente dal
corpo e dalla sensibilità: l’innatismo virtuale
supera l’empirismo di Locke e anticipa il
criticismo kantiano.
Come si può pensare senza essere coscienti?
L’anima pensa sempre, ma in modo consapevole
(appercezione) o inconscio (percezione):
conoscere è portare a chiarezza e distinzione
(in atto) ciò che nella coscienza è oscuro e
confuso, inconscio (in potenza).
23. BERKELEY (1685-1753)
Dunque l’esistenza delle cose consiste nel loro
essere percepite: Esse est percipi
Le percezioni sussistono solo nella mente che le
pensa, non possiamo conoscere le cose in se stesse.
Esse esistono nella mente, niente esiste al di fuori
della mente
30. Per associazione costruiamo anche le idee di
relazione (ordine mentale in cui collochiamo le
nostre impressioni)
31.
32.
33.
34. Solo gli enunciati di queste due sono sensati
(veri o solo probabili).
La metafisica è invece sempre priva di senso poiché
non sono evidenti a priori o verificabili a posteriori.