1. cronache locali / il bolscevico 11
N. 45 - 19 dicembre 2013
BENEVENTO
Il neopodestà Pepe fa caricare
i senza-casa che protestano contro
la dismissione del patrimonio pubblico
Il PMLI esprime la sua solidarietà al Movimento di lotta per la casa
e ai manifestanti feriti dalla polizia del governo Letta-Alfano
Dal corrispondente
dell’Organizzazione di
Buonalbergo del PMLI
Nella giornata di martedì 3 dicembre centinaia di manifestanti tra donne, bambini, studenti,
precari, attivisti del Movimento
di lotta per la casa, centri sociali,
hanno assediato simbolicamente
Palazzo Mosti, sede del Comune
di Benevento, chiedendo di partecipare al Consiglio comunale in
cui si decideva il piano di dismissione del patrimonio pubblico.
La risposta delle istituzioni
borghesi e del plurinquisito neopodestà Fausto Pepe (PD) è
stata quella di negare l’accesso
ai manifestanti appellandosi a
una ridicola delibera interna sulla sicurezza dell’aula consiliare.
Nei giorni precedenti lo stesso
sindaco ha fomentato allarmismi
e tensione pur di giustificare la
chiusura delle porte di Palazzo
Mosti. Se si fosse acconsentito
l’ingresso nel palazzo e al Consiglio comunale, così come nella
prassi, non ci sarebbe stato alcun
momento di tensione.
Di fronte alla determinazione
di chi presidiava Palazzo Mosti
a voler partecipare ad una discussione che è e doveva essere
pubblica, c’è stata una reazione
Benevento, 3 dicembre 2013. La polizia respinge e carica i senza casa che protestano sotto il palazzo del come (foto del Movimento per la casa)
chiara e netta la totale contrarietà
violenta e ingiustificata delle “foral piano di dismissione imposto
ze del ordine” del governo Lettaalla città di Benevento per sanare
Alfano culminata nel ferimento di
un debito contratto dalla giunta
alcuni manifestanti, tra cui una
di “centro-sinistra” in questi anni
giovane mamma del movimene tuttora amministra la città in
to di lotta per la casa ferita con
modo indecoroso e clientelare. Il
un pugno al naso da un celerino.
Movimento per il diritto alla casa
Dopo questi fatti i combattivi main un comunicato, tramite il portanifestanti hanno occupato Palazvoce Alessandro Tucci, fa sapere,
zo Paolo Quinto dove si è svolta
che sarà lanciata una mobilitauna partecipatissima assemblea
zione permanente invitando tutti
pubblica per decidere come proe tutte a prendervi parte e per
seguire la mobilitazione. L’asrestituire la parola a chi ne ha la
semblea ha espresso in maniera
legittimità: chi abita questo territorio e subisce quotidianamente
il ricatto della precarietà.
L’Organizzazione di Buonalbergo del PMLI appoggia la lotta
del movimento per il diritto alla
casa e contro ogni svendita del
patrimonio pubblico per ingrassare i pescecani capitalisti che ne
beneficeranno dall’acquisto.
I marxisti-leninisti sanniti invitano gli sfrattati e il movimento di
lotta per la casa di Benevento a
battersi affinché il diritto alla casa
sia garantito a tutti e che siano
varati immediatamente dei piani
finalizzati a:
- l’aumento di finanziamenti
alla politica abitativa pubblica
- piani comunali mirati a soddisfare il fabbisogno abitativo attraverso il risanamento di vecchi
edifici, l’utilizzo di case sfitte e la
costruzione di nuove case popolari con fitti accessibili a tutti
- la requisizione di case sfitte
da oltre un anno, di locali pubblici
dismessi o inutilizzati da destinare alle famiglie sfrattate e senza
casa
Infine battersi per l’abrogazione della legge Zagatti 431 del 9
dicembre 1998 sulla liberalizzazione degli affitti.
OCCUPATO L’EX COLLEGIO DEI GESUITI
A CATANIA DAL COLLETTIVO ALEPH
Lo stabile di proprietà della Regione era in stato di abbandono
nonostante i fondi stanziati per la sua messa in sicurezza
Dal corrispondente
della Cellula “Stalin”
della provincia di Catania
Nella giornata di sabato 23
novembre, militanti del collettivo Aleph hanno occupato l’ex
collegio dei Gesuiti a Catania,
immobile settecentesco, dichiarato patrimonio dell’umanità
dall’Unesco, di proprietà della
Regione Sicilia, chiuso e abbandonato ormai da quattro anni
nonostante i fondi stanziati nel
1998 dalla Protezione civile per la
sua messa in sicurezza (3 milioni
e mezzo di euro) e mai utilizzati.
L’ex collegio – ora c.s.o. Ex
Collegio – per più di quarant’anni,
dal 1968 al 2009, ha ospitato
l’Istituto d’Arte, per poi essere
sfrattato dall’allora sovraintendente ai beni culturali di Catania
Gesualdo Campo (lo stesso che
contribuì allo sgombero del c.p.o.
Experia nel 2009) già condannato
dalla Corte dei Conti a risarcire
500.000 euro per finanziamenti
irregolari.
Il programma degli occupanti,
impegnati i primi giorni nella pulizia dell’ex Collegio dei Gesuiti,
comprende un’aula studio serale
(dalle 18 a mezzanotte), una galleria d’arte permanente aperta,
assemblee, doposcuola per i
ragazzini del quartiere, iniziative
culturali varie.
In un comunicato il Collettivo ha spiegato le ragioni
dell’occupazione: “Vogliamo che
l’ex Collegio diventi un nuovo
spazio autogestito fuori dalle
logiche del commercio, dove
sia possibile esprimere il proprio
bisogno di aggregazione, creatività e libertà tramite la condivisione di idee e sapere, senza
l’oppressione della politica mangereccia dei palazzi (che quando
non ruba, fallisce). Uno spazio
che a Catania manca e di cui si
sente enormemente il bisogno.
Questo spazio occupato, che
da un lato vuole denunciare e
gridare a squarciagola i soprusi
e il ‘furto’ perpetrato dai soliti
enti mangiasoldi, dall’altro vuole
essere un luogo di rinascita, aggregazione e lotta che parte dal
basso. Vogliamo dare nuova vita
a questo spazio, colpevolmente
abbandonato, con workshop
di condivisione del sapere, con
laboratori artistici nei quali poter
esprimere liberamente la propria
creatività, con la realizzazione di
un doposcuola, di una palestra
popolare, di un’aula studio aperta fino a tardi, di una biblioteca e
di una sala proiezioni. Vogliamo
- continua ancora il comunicato
- che questo spazio diventi un
luogo di condivisione del tempo, che ognuno di noi metterà
a disposizione della collettività
più precisamente con il progetto
della ‘Banca del Tempo’, ovvero
lo scambio libero e gratuito di
competenze come diffusione di
una forma di economia alternativa non incentrata sul denaro ma
sulla condivisione. Pensiamo
che contro il degrado in continuo aumento di una città come
Catania la risposta non può arrivare dalle amministrazioni, bensì da uno sforzo collettivo, che
parta dal coraggio dei singoli di
mettersi in gioco”. In seguito,
una delle attiviste, parlando a
nome degli occupanti (ai quali si
sono aggiunti anche alcuni studenti medi superiori) ha detto:
“Lasceremo questo posto solo
agli operai che verranno realmente incaricati di ristrutturarlo.
Fino ad ora sono state sprecate
troppe parole, ma neanche un
euro è stato speso”. Benvenuto
c.s.o. Ex Collegio!
Corteo studentesco a Teramo
contro i tagli all’istruzione pubblica
Dal corrispondente
dell’Organizzazione di
Pineto (Teramo) del PMLI
La manifestazione di protesta
degli studenti, organizzata dal Collettivo Autonomo Studentesco, è
partita la mattina del 29 novembre
intorno alle 10 da piazza Dante, e
dopo aver attraversato i Tigli, piazza Garibaldi, corso San Giorgio
è terminata in piazza Martiri della
Libertà.
Il corteo, che chiude di fatto la
settimana di autogestione degli
istituti provinciali, è stato particolarmente combattivo. Insieme
al governo Letta-Alfano, è stata
bersagliata dagli studenti anche la
banca Tercas - commissariata da
Bankitalia da quasi un anno per i
tanti buchi di bilancio e resasi principale sponsor e finanziatore delle
scuole paritarie della provincia con una serie di cori contro il mondo delle banche intonati proprio
sotto la sede dell’istituto di credito
in corso San Giorgio. Una contestazione sacrosanta a cui un funzionario ha replicato con disprezzo
affacciandosi alla finestra mostrando agli studenti il dito medio.
“Se ci bloccano il futuro, noi
blocchiamo la città”, questo è stato lo slogan intonato più volte dagli
studenti fino all’arrivo del corteo
a piazza Martiri della Libertà dove
è stata improvvisata un’assemblea nei pressi della scalinata del
Duomo a proposito del famigerato
Decreto Scuola 2013, con cui si
attenta alla scuola pubblica, investendo su di essa un’irrisoria cifra
e consegnando 220 milioni di euro
alle scuole paritarie.
In corrispondenza della crisi
bancaria e finanziaria degli istituti
di credito, il governo Letta-Alfano
mostra tutta la sua spudorata connivenza ed accondiscendenza nei
confronti dei banchieri anche nel
settore dell’istruzione, smantellando le scuole pubbliche per fornire
ai famelici speculatori finanziari
nuove e più agevoli fonti di guadagno attraverso le scuole paritarie
sovvenzionate in maniera parassitaria.
IN LOTTA A FORLÌ
I LAVORATORI
ZANUSSI E ALPI
Dilaga la cassa integrazione
corrispondente della Cellula
“Stalin” di Forlì
I lavoratori della Zanussi Electrolux di Forlì si stanno battendo
da diverse settimane contro l’annunciato taglio di 1.000 dipendenti in Italia entro la fine del 2015,
con lo spostamento di produzioni
verso gli stabilimenti dell’Est europeo, oltre alla messa sotto “investigazione” di tutti e quattro gli
stabilimenti dell’elettrodomestico
nel nostro Paese: Porcia, Susegana, Solaro e appunto Forlì.
ti in corteo dalla fabbrica per dirigersi al concentramento sindacale
e unirsi alla manifestazione.
Anche i lavoratori dell’ALPI
di Modigliana (lavorazione del legno) sono in lotta contro la volontà espressa dall’azienda di aprire
la procedura di mobilità (licenziamenti) per circa 250 lavoratori.
La RSU e le organizzazioni
sindacali di categoria hanno subito proclamato un pacchetto di 16
ore di sciopero di cui le prime 8 si
sono svolte il 28 novembre con un
Forlì, 7 novembre 2013. Il presidio dei lavoratori davanti la fabbrica (foto Il
Bolscevico)
Negli anni gli operai dello stabilimento forlivese sono passati da
1.400 agli attuali 843, a cui si aggiungono 143 addetti alla ricerca
e sviluppo, provenienti da diversi
comuni del territorio ma anche da
realtà fuori provincia come Faenza e Ravenna. All’interno vi lavorano più membri della stessa famiglia, il pericolo è quindi che non
solo singoli lavoratori ma interi
nuclei famigliari rimangano senza alcun reddito se, come sembra,
l’intenzione è quella del progressivo abbandono del nostro Paese da
parte della multinazionale svedese. Inoltre, l’indotto coinvolge tra
i 70 e 100 addetti.
Per questo i lavoratori sono in
mobilitazione dal 31 ottobre quando, dopo aver appreso tali informazioni nel corso delle assemblee
sindacali, hanno aderito massicciamente ad un primo sciopero
di 2 ore e, dopo aver organizzato
un corteo interno, si sono riversati
all’esterno della fabbrica manifestando lungo la via Emilia.
Ne sono seguiti scioperi a scacchiera, presidi ai cancelli, blocco
delle merci in entrata e in uscita e
ulteriori manifestazioni lungo la
via Emilia.
Il 15 novembre, in occasione
dello sciopero generale di 4 ore
indetto dai sindacati confederali,
i lavoratori della Electrolux hanno scioperato 8 ore e sono parti-
presidio davanti ai cancelli che ha
visto la massiccia partecipazione
delle lavoratrici e dei lavoratori.
A novembre di quest’anno a
Forlì le industrie metalmeccaniche
che adottano la cassa integrazione
sono 28 con un migliaio di lavoratori interessati, quelle che utilizzano la cassa straordinaria sono
19 per 2.277 lavoratori (erano11 e
2.182 ad aprile), quelle con la cassa integrazione in deroga 5 con 96
dipendenti coinvolti (4 con 83 lavoratori ad aprile) mentre nell’artigianato sono coinvolte 110 imprese e 500 lavoratori.
Quasi la metà dei 7.500 metalmeccanici del forlivese lavorano
in aziende in crisi, 442 dipendenti
dell’industria e quasi 100 dell’artigianato aspettano la retribuzione
da mesi.
Una situazione quindi esplosiva che tarda a deflagrare perché,
da una parte, gli “ammortizzatori
sociali” stanno attenuando, temporaneamente, l’impatto delle chiusure e i sindacati collaborazionisti
mirano a mitigare il conflitto sociale temendo la forza della classe
operaia, dall’altra perché il PMLI
non è ancora abbastanza forte per
poter adempiere il suo compito
storico di avanguardia della classe
operaia e delle masse in lotta.
Perché ciò accada occorre dare
tutto sé stessi per il PMLI, il proletariato e la causa del socialismo.
Accade nulla
attorno a te?
RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’
Chissà quante cose accadono attorno a te, che riguardano
la lotta di classe e le condizioni di vita e di lavoro delle masse.
Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o università dove studi,
nel quartiere e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie,
soprusi, malefatte, problemi politici e sociali ti fanno ribollire il
sangue e vorresti fossero conosciuti da tutti.
Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua disposizione le seguenti rubriche: Lettere, Dialogo con i lettori,
Contributi, Corrispondenza delle masse e Sbatti i signori del
palazzo in 1ª pagina. Invia i tuoi ``pezzi’’ a:
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