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Miti cosmogonici
All'inizio c'era solo il Vuoto, Te Kore a cui fece seguito la Notte, Te Poroa. Da queste due divinità
nacquero in seguito il Padre del Cielo, Ranginui, e la Madre Terra, Papatuanuku. In origine, Cielo e
Terra erano uniti nell'affettuoso abbraccio tra Ranginui e Papatuanuku. I problemi iniziarono
quando Ranginui e Papatuanuku iniziarono a generare dei figli, delle divinità bambine che
controllavano le varie forze della natura. Costoro erano costretti a vivere nell'oscurità tra i due
genitori e quando Ranginui e Papatuanuku si abbracciavano non avevano molto spazio per
muoversi. I genitori però non si curavano dei lamenti dei loro figli, che avrebbero preferito che si
dividessero, e seguitarono a stare uniti e a generare altri figli. La situazione, già insostenibile per
gli dèi-bambini, precipitò quando nacque Ruamoko. Il più piccolo dei figli di Ranginui e
Papatuanuku era una vera peste; il suo temperamento irrequieto fece sì che Ruamoko divenisse il
dio dei vulcani. Egli diventò presto il prediletto dei genitori, soprattutto della madre, che Ruamoko
scaldava con le proprie dita calde. Ovviamente ai fratelli ciò non faceva piacere, così tennero una
riunione (dalla quale Ruamoko fu escluso) dove decisero di separare i genitori. Fu Tane Mahuta, il
dio della foresta e degli uccelli, il prescelto che doveva la divisione. Ed ecco cosa avvenne. Tane
Mahuta spinse Ranginui verso l'alto e Papatuanuku verso il basso. Tangaroa, divinità del mare,
circondò Papatuanuku con le sue acque e il dio del vento, Tawhiri Matea, soffiò nello spazio
vacante tra i suoi genitori. E finalmente la luce irruppe nel mondo; dal primo bagliore nacquero le
cose animate e inanimate e da uno dei figli di Ranginui e Papatuanuku nacque l'uomo. Non
appena Ruamoko vide cos'era accaduto e percepì il dolore di suo padre e sua madre per la
separazione, divenne una furia. Il terreno si aprì e Ruamoko gettò fango bollente ed enormi nubi
di vapore fetido. Pieno di rabbia, Ruamoko inveì contro i fratelli per la loro scelleratezza, facendo
scuotere la terra con la sua voce tonante. Poi fece eruttare fino a raggiungere il cielo i fuochi
presenti nelle profondità terrestri per molti giorni, finché Papatuanuku non lo abbracciò
dolcemente cantando, per far addormentare il figlio collerico. Con il tempo, però, Ranginui smise
di piangere per la lontananza della moglie e Papatuanuku si interessò di più agli altri figli, che
l'avevano vestita con tuniche colorate. Ma Ruamoko rimase un dio irascibile, perennemente
infuriato con i suoi fratelli per aver separato i genitori. Ogni volta che si svegliava dal riposo,
riprendeva a scuotere Papatuanuku e a lanciare vapore bollente e fango puzzolente nell'aria.
Inoltre, quando Papatuanuku non riusciva a farlo addormentare con il suo canto melodioso,
Ruamoko spingeva fiumi infuocati nelle foreste di Tane Mahuta e gettava isole di roccia fusa nelle
acque di Tangaroa, imprecando contro i suoi fratelli: «Ko Ruamoko, e ngunguru nei, Au, au, aue
ha! Ascoltate il rimbombo del Dio del Terremoto! Au, au, aue ha!». Ancora oggi il dolore per la
separazione affligge Ranginui e Papatuanuku. Quando piove, Ranginui piange la lontananza della
moglie e le sue lacrime, sotto forma di gocce, fanno capire a Papatuanuku che il marito l'ama
ancora. Quando invece dalle foreste si leva la foschia, è segno che Papatuanuku sospira per la
mancanza di Ranginui e che il suo corpo caldo continua a bramarlo.
All'inizio c'erano solo le acque del caos, sovrastate
dal buio e dal silenzio.
Otto creature, con la testa di rana i maschi e di
serpente le femmine, muovevano nelle acque del
caos, prima della creazione. Le creature poi si
fusero, formando il Grande Uovo.
Dopo un tempo lunghissimo, il guscio si ruppe ed
apparve il Creatore, padre e madre di tutte le
cose, fonte di ogni vita, il dio Sole. Le due metà del
guscio separarono le acque del caos ed il Creatore le
fece diventare il mondo. Mentre giaceva nell'abisso
delle acque, il Creatore si sentiva molto solo e voleva
abitare con altri esseri il nuovo mondo: così i
pensieri del Creatore divennero gli dèi e tutte le altre
cose del mondo e le sue parole diedero vita alla
terra.
All'inizio c'era il Caos, il grande abisso vuoto. Dal Caos emerse Eurìnome, la ballerina. Aveva tantissima voglia di danzare,
ma nessuna superficie sulla quale poggiare i piedi. Per questa ragione decise di dividere il Cielo dal mare e cominciò a
volteggiare sulle onde fino a creare un vortice intorno al proprio corpo. Da questo vortice nacque Borea, il freddo vento
del nord. Il vento divenne sempre più impetuoso. Eurìnome allora lo afferrò e lo strizzò come fosse uno straccio e lo
trasformò in un serpente a cui dette il nome di Ofione. Dall'unione di Eurìnome e di Ofione nacque l'Uovo Universale.
Ofione si arrotolò sette volte intorno al gigantesco Uovo, finché questo si schiuse. Dall'Uovo Universale uscirono tutte le
meraviglie del creato. Eurìnome e Ofione si stabilirono in una reggia sul Monte Olimpo. Ofione disse: «Spetta a me sedere
sul trono, perché io sono il creatore dell'universo!» Eurìnome, furibionda, urlò: «Come osi, rettile? Senza di me non
saresti stato nulla. Io devo sedermi sul trono e governare su tutto!» Vi fu una violenta lotta tra i due: Eurìnome, con un
calcio, fece cadere tutti i denti di Ofione. A contatto con la terra i denti del serpente si trasformarono in esseri umani, il
primo dei quali si chiamò Pelago.
Agli inizi del mondo c'era solo acqua. Wheememe-owan, il Grande Capo Lassù, viveva su nel
cielo tutto solo. Quando decise di fare il mondo,
venne giù in luoghi dove l'acqua è poco profonda e
cominciò a tirar su grande manciate di fango, che
divennero la terraferma.
Fece un mucchio di fango altissimo che, per il gelo,
divenne duro e si trasformò in una montagna.
Quando cadde la pioggia questa si trasformò in
una montagna. Quando cadde la pioggia questa si
trasformò in ghiaccio e neve sulla cima delle
montagne. Un po' di quel fango indurì e divenne
roccia. Il Grande Capo Lassù fece crescere gli alberi
sulla terra, ed anche radici e bacche. Con una palla
di fango fece un uomo e gli disse di prendere i
pesci nell'acqua, i daini e l'altra selvaggina nelle
foreste.
Quando l'uomo divenne malinconico, il Grande
Capo Lassù fece una donna affinché fosse la sua
compagna e le insegnò a preparare le pelli, a
lavorare cortecce e radici e a fare cesti con quelle.
Le insegnò quali bacche usare per cibo e come
raccogliere e seccarle. Le insegnò come cucinare il
salmone e la cacciagione che l'uomo portava.
Mille e mille anni fa il mondo era vuoto. Non c'era alcun uomo,
né un solo animale, né pietre, né erbe, né alberi; solo il cielo
ed il mare esistevano. Tepeu e Gucumatz, il dio creatore e il
dio formatore, decisero di creare la terra e il sole. In un attimo
dalla nebbia scaturirono montagne e boschi. Tepeu e
Gucumatz crearono poi gli animali e ad ognuno di essi
assegnarono una casa: chi viveva tra i cespugli, chi sugli alberi,
chi nelle buche del terreno. I due dèi si rivolsero agli animali
dicendo:
«Parlate, gridate e cantate i nostri nomi!» Gli animali
gridavano, ululavano, ma non riuscivano a pronunciare i loro
nomi.
«Così non va» dissero Tepeu e Gucumatz. E
provarono a creare l'uomo. Lo fecero di fango ma
subito videro che non andava bene.
L'uomo non aveva forza, cadeva giù molle e la testa
non stava su. Allora i due dèi dissero: « Proviamo a
scolpire l'uomo nel legno». I fantocci di legno
assomigliavano all'uomo, ma non avevano anima e
neppure cervello. Tepeu e Gucumatz erano
sconsolati: la creazione dell'uomo era proprio
difficile. Ma ecco avvicinarsi quattro animali: il
gatto, il coyote, il pappagallo e il corvo, che
portarono ai due creatori una pannocchia matura
di mais. Tepeu e Gucumatz presero la pannocchia e
macinarono i chicchi con una pietra. Poi
impastarono la farina con l'acqua del mare e
crearono i muscoli e la forza dell'uomo. Finalmente
la loro opera era perfetta. L'uomo aveva anima e
cervello e cantava lodi a Tepeu e Gucumatz,
creatori del cielo e della terra.
All'inizio dei tempi, c'era solo l'oscurità. Il
mondo era un gigantesco uovo che
conteneva il caos. Dentro l'uovo dormiva e
cresceva il gigante Panku, che un giorno
improvvisamente si svegliò e ruppe il
guscio. Il contenuto più leggero salì in alto e
formò il cielo; quello più pesante scese in
basso e diventò l a Terra. Per migliaia di
anni Panku, temendo che i due elementi
potessero riunirsi, li tenne separati
spingendo in su il cielo con la testa e
schiacciando la Terra con i piedi. Quando,
soddisfatto del suo lavoro, Panku morì, il
respiro si trasformò in vento, la voce in
tuono, l'occhio sinistro divenne il Sole e il
destro formò la luna, mentre le sue braccia
diventarono montagne, le sue vene sentieri
e strade, i suoi capelli le stelle del cielo, la
sua carne terreno per i campi e il suo
sudore si trasformò in pioggia e rugiada.
Così il gigante Panku creò il mondo.
Si era nella notte dei tempi, e Dio era ancora immensamente piccolo.
Quella sera i suoi genitori, il Signore e la Signora Padreterno, erano stati
invitati a una festa in maschera da Manitù. Per animare un poco la serata si
erano vestiti da cow boy, perché a quelle feste ci si annoiava molto: ogni due
valzer c’era una danza della pioggia!
Il piccolo Dio doveva restare solo a casa.
«Ho paura» aveva detto.
«Alla tua età?!» aveva risposto il papà. «Hai quasi un miliardo di anni… Sei un
uomo ormai!».
«Cos’è un uomo?» aveva chiesto Dio.
«Boh?» avevano risposto i genitori, ed erano usciti. Ora il piccolo Dio era nel
suo lettino con gli occhi sbarrati. Nel buio, perché la luce non c’era, e col
triangolo sul comodino, non perché aveva forato ma perché a dormire col
triangolo in testa si bucava tutto il cuscino.
Dopo tre millenni che tentava di dormire, si alzò per andare in cucina. Ma la
cucina non c’era. Il frigo non c’era, la televisione non c’era, il Lego non c’era …
Non c’era nulla, ma proprio nulla di nulla: e infatti era il nulla assoluto.
Allora il piccolo Dio prese le formine e andò in giardino a creare. Tutti in
famiglia erano molto creativi: papà Padreterno lavorava in pubblicità e aveva
creato le gomme che non si attaccano ai denti. Ed ecco che il piccolo Dio creò
la luce. La fece dodici ore sì e dodici ore no, perché il papà gli aveva detto:
«Poi la bolletta la pago io!». E dopo la luce creò acqua, gas e telefono. […] Poi
passò agli animali. Col pongo fece il maiale, e non gli avanzò nulla: non
dovette buttare neanche un pezzettino di pongo. E allora disse: «Col maiale
non si butta nulla». Poi Dio creò il cane e la sua famiglia: iene, coyoti, lupi. […]
E Dio li guardò soddisfatto e disse: «Ora ho creato cani e porci». Ma era solo
agli inizi.
Allora Dio creò un animale che stava sempre zitto, e disse: «Questo è muto
come un pesce» e lo chiamò pesce. Poi scivolò e ci cadde sopra, e fece la
sogliola. Poi Dio creò il Panda, ma solo per la città: per i viaggi lunghi creò il
SUV.
Poi creò lo spaturno, ma vide che era inutile, e lo disintegrò. Però ci rimase
male ad aver creato un animale inutile, e di pessimo umore se ne andò in un
angolino. E tutti gli dissero: «E dai, non fare l’orso…».
E lui per ripicca fece l’orso. Poi creò la cicala e la formica. La formica lavorava come
un asino, e la cicala cantava come un grillo. E la formica si arrabbiò come una
pecora (a quel tempo le pecore erano molto irrascibili) e disse: «Ma come, quella
canta sempre e io lavoro sempre… Io faccio un macello!». Poi creò il coccodrillo, e
subito dopo la maglietta. Così mise il coccodrillo sulla maglietta, e fu un grande
successo. Poi Dio mise un coccodrillo da una parte e una iene dall’altre: e uno
piangeva, piangeva, piangeva e piangeva lacrime di coccodrillo; e l’altra rideva,
rideva e rideva come una iena. Allora Dio ci mise di mezzo il gufo che stava serio
serio.
[…] Quando tornarono i genitori, dopo un milione di anni, papà Padreterno disse:
«Guarda che finimondo! Ma benedetto Dio!». E Dio rispose «Oui, c’est moi!»
«Tu guardi troppa pubblicità!» disse suo papà. E la mamma disse: «Andiamo a
dormire, domani ci penso io a rimettere tutto a posto».
E noi siamo ancora qua ad aspettare che suoni la sveglia…
RICETTA PER SCRIVERE UN MITO

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Cosa c’era all’inizio
Chi è e come si chiama il dio creatore
Dove vive e qual è l’origine del creatore
Cosa crea
Qual è il mezzo della creazione

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  • 2. All'inizio c'era solo il Vuoto, Te Kore a cui fece seguito la Notte, Te Poroa. Da queste due divinità nacquero in seguito il Padre del Cielo, Ranginui, e la Madre Terra, Papatuanuku. In origine, Cielo e Terra erano uniti nell'affettuoso abbraccio tra Ranginui e Papatuanuku. I problemi iniziarono quando Ranginui e Papatuanuku iniziarono a generare dei figli, delle divinità bambine che controllavano le varie forze della natura. Costoro erano costretti a vivere nell'oscurità tra i due genitori e quando Ranginui e Papatuanuku si abbracciavano non avevano molto spazio per muoversi. I genitori però non si curavano dei lamenti dei loro figli, che avrebbero preferito che si dividessero, e seguitarono a stare uniti e a generare altri figli. La situazione, già insostenibile per gli dèi-bambini, precipitò quando nacque Ruamoko. Il più piccolo dei figli di Ranginui e Papatuanuku era una vera peste; il suo temperamento irrequieto fece sì che Ruamoko divenisse il dio dei vulcani. Egli diventò presto il prediletto dei genitori, soprattutto della madre, che Ruamoko scaldava con le proprie dita calde. Ovviamente ai fratelli ciò non faceva piacere, così tennero una riunione (dalla quale Ruamoko fu escluso) dove decisero di separare i genitori. Fu Tane Mahuta, il dio della foresta e degli uccelli, il prescelto che doveva la divisione. Ed ecco cosa avvenne. Tane Mahuta spinse Ranginui verso l'alto e Papatuanuku verso il basso. Tangaroa, divinità del mare, circondò Papatuanuku con le sue acque e il dio del vento, Tawhiri Matea, soffiò nello spazio vacante tra i suoi genitori. E finalmente la luce irruppe nel mondo; dal primo bagliore nacquero le cose animate e inanimate e da uno dei figli di Ranginui e Papatuanuku nacque l'uomo. Non appena Ruamoko vide cos'era accaduto e percepì il dolore di suo padre e sua madre per la separazione, divenne una furia. Il terreno si aprì e Ruamoko gettò fango bollente ed enormi nubi di vapore fetido. Pieno di rabbia, Ruamoko inveì contro i fratelli per la loro scelleratezza, facendo scuotere la terra con la sua voce tonante. Poi fece eruttare fino a raggiungere il cielo i fuochi presenti nelle profondità terrestri per molti giorni, finché Papatuanuku non lo abbracciò dolcemente cantando, per far addormentare il figlio collerico. Con il tempo, però, Ranginui smise di piangere per la lontananza della moglie e Papatuanuku si interessò di più agli altri figli, che l'avevano vestita con tuniche colorate. Ma Ruamoko rimase un dio irascibile, perennemente infuriato con i suoi fratelli per aver separato i genitori. Ogni volta che si svegliava dal riposo, riprendeva a scuotere Papatuanuku e a lanciare vapore bollente e fango puzzolente nell'aria. Inoltre, quando Papatuanuku non riusciva a farlo addormentare con il suo canto melodioso, Ruamoko spingeva fiumi infuocati nelle foreste di Tane Mahuta e gettava isole di roccia fusa nelle acque di Tangaroa, imprecando contro i suoi fratelli: «Ko Ruamoko, e ngunguru nei, Au, au, aue ha! Ascoltate il rimbombo del Dio del Terremoto! Au, au, aue ha!». Ancora oggi il dolore per la separazione affligge Ranginui e Papatuanuku. Quando piove, Ranginui piange la lontananza della moglie e le sue lacrime, sotto forma di gocce, fanno capire a Papatuanuku che il marito l'ama ancora. Quando invece dalle foreste si leva la foschia, è segno che Papatuanuku sospira per la mancanza di Ranginui e che il suo corpo caldo continua a bramarlo.
  • 3. All'inizio c'erano solo le acque del caos, sovrastate dal buio e dal silenzio. Otto creature, con la testa di rana i maschi e di serpente le femmine, muovevano nelle acque del caos, prima della creazione. Le creature poi si fusero, formando il Grande Uovo. Dopo un tempo lunghissimo, il guscio si ruppe ed apparve il Creatore, padre e madre di tutte le cose, fonte di ogni vita, il dio Sole. Le due metà del guscio separarono le acque del caos ed il Creatore le fece diventare il mondo. Mentre giaceva nell'abisso delle acque, il Creatore si sentiva molto solo e voleva abitare con altri esseri il nuovo mondo: così i pensieri del Creatore divennero gli dèi e tutte le altre cose del mondo e le sue parole diedero vita alla terra.
  • 4. All'inizio c'era il Caos, il grande abisso vuoto. Dal Caos emerse Eurìnome, la ballerina. Aveva tantissima voglia di danzare, ma nessuna superficie sulla quale poggiare i piedi. Per questa ragione decise di dividere il Cielo dal mare e cominciò a volteggiare sulle onde fino a creare un vortice intorno al proprio corpo. Da questo vortice nacque Borea, il freddo vento del nord. Il vento divenne sempre più impetuoso. Eurìnome allora lo afferrò e lo strizzò come fosse uno straccio e lo trasformò in un serpente a cui dette il nome di Ofione. Dall'unione di Eurìnome e di Ofione nacque l'Uovo Universale. Ofione si arrotolò sette volte intorno al gigantesco Uovo, finché questo si schiuse. Dall'Uovo Universale uscirono tutte le meraviglie del creato. Eurìnome e Ofione si stabilirono in una reggia sul Monte Olimpo. Ofione disse: «Spetta a me sedere sul trono, perché io sono il creatore dell'universo!» Eurìnome, furibionda, urlò: «Come osi, rettile? Senza di me non saresti stato nulla. Io devo sedermi sul trono e governare su tutto!» Vi fu una violenta lotta tra i due: Eurìnome, con un calcio, fece cadere tutti i denti di Ofione. A contatto con la terra i denti del serpente si trasformarono in esseri umani, il primo dei quali si chiamò Pelago.
  • 5. Agli inizi del mondo c'era solo acqua. Wheememe-owan, il Grande Capo Lassù, viveva su nel cielo tutto solo. Quando decise di fare il mondo, venne giù in luoghi dove l'acqua è poco profonda e cominciò a tirar su grande manciate di fango, che divennero la terraferma. Fece un mucchio di fango altissimo che, per il gelo, divenne duro e si trasformò in una montagna. Quando cadde la pioggia questa si trasformò in una montagna. Quando cadde la pioggia questa si trasformò in ghiaccio e neve sulla cima delle montagne. Un po' di quel fango indurì e divenne roccia. Il Grande Capo Lassù fece crescere gli alberi sulla terra, ed anche radici e bacche. Con una palla di fango fece un uomo e gli disse di prendere i pesci nell'acqua, i daini e l'altra selvaggina nelle foreste. Quando l'uomo divenne malinconico, il Grande Capo Lassù fece una donna affinché fosse la sua compagna e le insegnò a preparare le pelli, a lavorare cortecce e radici e a fare cesti con quelle. Le insegnò quali bacche usare per cibo e come raccogliere e seccarle. Le insegnò come cucinare il salmone e la cacciagione che l'uomo portava.
  • 6. Mille e mille anni fa il mondo era vuoto. Non c'era alcun uomo, né un solo animale, né pietre, né erbe, né alberi; solo il cielo ed il mare esistevano. Tepeu e Gucumatz, il dio creatore e il dio formatore, decisero di creare la terra e il sole. In un attimo dalla nebbia scaturirono montagne e boschi. Tepeu e Gucumatz crearono poi gli animali e ad ognuno di essi assegnarono una casa: chi viveva tra i cespugli, chi sugli alberi, chi nelle buche del terreno. I due dèi si rivolsero agli animali dicendo: «Parlate, gridate e cantate i nostri nomi!» Gli animali gridavano, ululavano, ma non riuscivano a pronunciare i loro nomi. «Così non va» dissero Tepeu e Gucumatz. E provarono a creare l'uomo. Lo fecero di fango ma subito videro che non andava bene. L'uomo non aveva forza, cadeva giù molle e la testa non stava su. Allora i due dèi dissero: « Proviamo a scolpire l'uomo nel legno». I fantocci di legno assomigliavano all'uomo, ma non avevano anima e neppure cervello. Tepeu e Gucumatz erano sconsolati: la creazione dell'uomo era proprio difficile. Ma ecco avvicinarsi quattro animali: il gatto, il coyote, il pappagallo e il corvo, che portarono ai due creatori una pannocchia matura di mais. Tepeu e Gucumatz presero la pannocchia e macinarono i chicchi con una pietra. Poi impastarono la farina con l'acqua del mare e crearono i muscoli e la forza dell'uomo. Finalmente la loro opera era perfetta. L'uomo aveva anima e cervello e cantava lodi a Tepeu e Gucumatz, creatori del cielo e della terra.
  • 7. All'inizio dei tempi, c'era solo l'oscurità. Il mondo era un gigantesco uovo che conteneva il caos. Dentro l'uovo dormiva e cresceva il gigante Panku, che un giorno improvvisamente si svegliò e ruppe il guscio. Il contenuto più leggero salì in alto e formò il cielo; quello più pesante scese in basso e diventò l a Terra. Per migliaia di anni Panku, temendo che i due elementi potessero riunirsi, li tenne separati spingendo in su il cielo con la testa e schiacciando la Terra con i piedi. Quando, soddisfatto del suo lavoro, Panku morì, il respiro si trasformò in vento, la voce in tuono, l'occhio sinistro divenne il Sole e il destro formò la luna, mentre le sue braccia diventarono montagne, le sue vene sentieri e strade, i suoi capelli le stelle del cielo, la sua carne terreno per i campi e il suo sudore si trasformò in pioggia e rugiada. Così il gigante Panku creò il mondo.
  • 8. Si era nella notte dei tempi, e Dio era ancora immensamente piccolo. Quella sera i suoi genitori, il Signore e la Signora Padreterno, erano stati invitati a una festa in maschera da Manitù. Per animare un poco la serata si erano vestiti da cow boy, perché a quelle feste ci si annoiava molto: ogni due valzer c’era una danza della pioggia! Il piccolo Dio doveva restare solo a casa. «Ho paura» aveva detto. «Alla tua età?!» aveva risposto il papà. «Hai quasi un miliardo di anni… Sei un uomo ormai!». «Cos’è un uomo?» aveva chiesto Dio. «Boh?» avevano risposto i genitori, ed erano usciti. Ora il piccolo Dio era nel suo lettino con gli occhi sbarrati. Nel buio, perché la luce non c’era, e col triangolo sul comodino, non perché aveva forato ma perché a dormire col triangolo in testa si bucava tutto il cuscino. Dopo tre millenni che tentava di dormire, si alzò per andare in cucina. Ma la cucina non c’era. Il frigo non c’era, la televisione non c’era, il Lego non c’era … Non c’era nulla, ma proprio nulla di nulla: e infatti era il nulla assoluto. Allora il piccolo Dio prese le formine e andò in giardino a creare. Tutti in famiglia erano molto creativi: papà Padreterno lavorava in pubblicità e aveva creato le gomme che non si attaccano ai denti. Ed ecco che il piccolo Dio creò la luce. La fece dodici ore sì e dodici ore no, perché il papà gli aveva detto: «Poi la bolletta la pago io!». E dopo la luce creò acqua, gas e telefono. […] Poi passò agli animali. Col pongo fece il maiale, e non gli avanzò nulla: non dovette buttare neanche un pezzettino di pongo. E allora disse: «Col maiale non si butta nulla». Poi Dio creò il cane e la sua famiglia: iene, coyoti, lupi. […] E Dio li guardò soddisfatto e disse: «Ora ho creato cani e porci». Ma era solo agli inizi. Allora Dio creò un animale che stava sempre zitto, e disse: «Questo è muto come un pesce» e lo chiamò pesce. Poi scivolò e ci cadde sopra, e fece la sogliola. Poi Dio creò il Panda, ma solo per la città: per i viaggi lunghi creò il SUV. Poi creò lo spaturno, ma vide che era inutile, e lo disintegrò. Però ci rimase male ad aver creato un animale inutile, e di pessimo umore se ne andò in un angolino. E tutti gli dissero: «E dai, non fare l’orso…».
  • 9. E lui per ripicca fece l’orso. Poi creò la cicala e la formica. La formica lavorava come un asino, e la cicala cantava come un grillo. E la formica si arrabbiò come una pecora (a quel tempo le pecore erano molto irrascibili) e disse: «Ma come, quella canta sempre e io lavoro sempre… Io faccio un macello!». Poi creò il coccodrillo, e subito dopo la maglietta. Così mise il coccodrillo sulla maglietta, e fu un grande successo. Poi Dio mise un coccodrillo da una parte e una iene dall’altre: e uno piangeva, piangeva, piangeva e piangeva lacrime di coccodrillo; e l’altra rideva, rideva e rideva come una iena. Allora Dio ci mise di mezzo il gufo che stava serio serio. […] Quando tornarono i genitori, dopo un milione di anni, papà Padreterno disse: «Guarda che finimondo! Ma benedetto Dio!». E Dio rispose «Oui, c’est moi!» «Tu guardi troppa pubblicità!» disse suo papà. E la mamma disse: «Andiamo a dormire, domani ci penso io a rimettere tutto a posto». E noi siamo ancora qua ad aspettare che suoni la sveglia…
  • 10. RICETTA PER SCRIVERE UN MITO • • • • • Cosa c’era all’inizio Chi è e come si chiama il dio creatore Dove vive e qual è l’origine del creatore Cosa crea Qual è il mezzo della creazione