1. Quando l’Italia la fanno i Giovani
di AngelA Di lAllA
E
timologicamente il ter-
mine “CRiSi” proviene
dal verbo greco “KRiSiS”,
ovvero separare e originaria-
mente indicava, appunto, la se-
parazione. era utilizzato in
riferimento alla trebbiatura,
quando si separava la granella del
frumento dalla paglia e dalla
pula. Traslando il significato,
quindi, divenne scegliere. Solo
intorno al XV secolo iniziò ad es-
sere associato ad una situazione
negativa, di rottura, un deterio-
ramento, un turbamento. Ai
giorni nostri, nell’era del “disin-
canto”, come direbbe Franco
Cambi (mi si permetta la cita-
zione di un grande pedagogista
italiano), il termine crisi è perlo-
più legato ad una situazione eco-
nomica disastrosa, che in un
complesso, ma per certi versi ele-
mentare, gioco del domino, fa sì
che ogni settore della nostra so-
cietà sia messo in crisi, facendoci
sentire semplici pedine mosse da
un giocatore occulto. Ci si sente
come se ogni nostra azione sia
comunque fine a se stessa, poiché
condizionata in gran parte da un
sistema che non conosciamo e
che pure sembra conoscere noi
meglio di chiunque altro. Allora
perché impegnarsi? Perché darsi
da fare? Perché votare? Ci si na-
sconde dietro un “tanto sono
tutti uguali”, che omologa, che
taglia le gambe alla speranza e
mina alla nostra libertà di sce-
gliere, di separare la granella
dalla paglia, che restando in-
sieme, ai nostri occhi non sono
altro che un mucchio di paglia e
pula che non ci permette di ve-
dere il frumento presente tra
loro. Dovremmo ritornare al-
l’originario significato del ter-
mine crisi, che non indica fissità
ma passaggio. Spinge all’azione,
costringe a muoversi, a sperimen-
tare, a seguire strade diverse, per-
ché separare significa anche
cambiare, trasformare una realtà
caotica mettendo ordine, un or-
dine che ci permetta di superare
una crisi globale che solo global-
mente è superabile. Per questo è
necessario impegnarsi, darsi da
fare e votare per mettere in atto
la krisis dei greci che in quanto a
Democrazia e buona Politica po-
trebbero ancora oggi insegnarci
moltissimo. e chissà che possa
fare da volano una citazione di
Albert einstein, tratta da una sua
raccolta di scritti non puramente
scientifici, pubblicata nel 1934
“il mondo come lo vedo io”, in
cui commenta il grande default
del 1929 e che riporto fedel-
mente:
“Non possiamo pretendere che le cose
cambino, se continuiamo a fare le
stesse cose. La crisi è la più grande be-
nedizione per le persone e le nazioni,
perché la crisi porta progressi. La
creatività nasce dall'angoscia come il
giorno nasce dalla notte oscura. È
nella crisi che sorge l’inventiva, le sco-
perte e le grandi strategie. Chi supera
la crisi supera sé stesso senza essere su-
perato. Chi attribuisce alla crisi i suoi
fallimenti e difficoltà, violenta il suo
stesso talento e dà più valore ai pro-
blemi che alle soluzioni. La vera crisi,
è la crisi dell'incompetenza. L’ incon-
veniente delle persone e delle nazioni
è la pigrizia nel cercare soluzioni e
vie di uscita. Senza crisi non ci sono
sfide, senza sfide la vita è una rou-
tine, una lenta agonia. Senza crisi
non c'è merito. È nella crisi che
emerge il meglio di ognuno, perché
senza crisi tutti i venti sono solo lievi
brezze. Parlare di crisi significa incre-
mentarla, e tacere nella crisi è esaltare
il conformismo. Invece, lavoriamo
duro. Finiamola una volta per tutte
con l'unica crisi pericolosa, che è la
tragedia di non voler lottare per supe-
rarla.”
SUPERARE LA CRISI
ATTRAVERSO
LA KRISIS
di MARCO ZAMPINO
L
o ammetto, non vedo l’ora di tor-
nare nella mia città. Non è qual-
cosa che riguarda solo gli affetti
che mi legano indissolubilmente alla mia
terra, è qualcosa di più. Voglio tornare
nella mia terra in questo momento cru-
ciale della storia del nostro paese per
far campagna elettorale. Sembrerà
strano ma ho voglia di raccontare alla
gente della mia città, quella con cui ci si
confronta sulle grandi e piccole que-
stioni, quanta passione e quanta voglia
di cambiamento c’è dietro questo pro-
getto di Italia che Bersani ha chiamato
“L’Italia giusta”. Credo fortemente nella
carica alternativa di questo disegno po-
litico (direte che non porta bene) e nella
mia mente ripenso al motto della prima
campagna elettorale di Obama: “Yes we
can”. Sì, noi possiamo dimostrare a tutti,
che qualcosa di diverso si possa fare,
qualcosa di veramente serio e concreto.
Lo affermo, forte della credibilità del
mio partito, che si riflette nei volti dei
volontari delle primarie, nel volto di Ber-
sani, nel volto dei giovani che si sono
messi in gioco nelle “Parlamentarie”, nel
volto di Renzi, che perde e dà una mano.
Le primarie, appunto, che hanno reso
visibili a tutti l’organizzazione, il dibattito,
il saper essere gruppo, il saper fare
sintesi del più grande partito progres-
sista in Italia. Le primarie che hanno
arricchito il nostro patrimonio culturale,
aprendo a spinte che nessuno di noi
immaginava pensabili. Primarie che
hanno spinto i giovani ad un protagoni-
smo vero, li ha fatti rendere partecipi
di un collettivo, rendere partecipi di
un’idea. E’proprio con le primarie che i
giovani hanno saputo ritagliarsi il loro
spazio: nei gazebo in cui erano volontari,
ad esempio, facendo capire a chi era in
fila per votare, che la politica non è
nient’altro che sacrificio, ascolto, di-
scussione, stare a passo coi tempi
senza che questi vengano rincorsi da
qualcun altro (tecnici e populisti). Ab-
biamo ridato senso alla politica testimo-
niando in Bersani un patrimonio di
cultura non mortificabile dalla logica del
“tutto uguale”che sa partire dall’ onestà
e sa rimettere al centro quella questione
morale, unica capace di introdurre nella
società (a tutti i livelli) un nuovo civismo,
propedeutico più di ogni altro a qualsiasi
manovra economica. Come pensiamo di
aumentare il livello di fedeltà fiscale?
Con una semplice finanziaria? Sicura-
mente servirà, ma perché prima di
tutto non si punta ad aumentare il livello
di fedeltà allo stato, che lo si guardi non
come nemico dei nostri interessi, ma
come un entità che ha tutta la voglia di
agevolare un guadagno privato, perché
questo significherebbe aumentare con-
sumi e di conseguenza occupazione,
maggior gettito fiscale e via enume-
rando? Lo stato sociale, immaginato dai
nostri padri costituenti, che si prodiga
per l’uguaglianza sostanziale dei suoi
figli deve essere l’alternativa vera al li-
berismo estremo di questi anni, con un
occhio sempre rivolto ai valori dall’one-
stà e dall’etica politica. Torno a casa con
questo spirito e con questa passione
sapendo che non possiamo più sba-
gliare, perché nessuno ce lo perdone-
rebbe. Queste elezioni sono il punto di
svolta di vent’anni di buio e noi ci met-
tiamo tutta la voglia a non ricaderci
dentro.
L’ITALIAGIUSTA!
periodicod’informazioneGiovaniDemocratici
Melfi
periodicod’informazioneGiovaniDemocratici
Melfi
2. 2
Periodico d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI •
RIGENERAZIONE Numero 3 • Febbraio 2013
di BENEDETTO FUCA’
L
a vera bellezza dell'Italia sta nella
bellezza di piccoli borghi, scono-
sciuti ai più. Avevo sentito parlare
di Melfi, collegata allo stabilimento di una
della maggiori aziende italiane: la Fiat.
Ho scoperto la bellezza e la genuinità di
una cittadina. L'accoglienza del segreta-
rio dei Giovani Democratici di Melfi e
della sua famiglia, che mi ha permesso di
trascorrere i primi giorni di questo anno,
che rappresenta per l'Italia un bivio che
segna il rinnovamento politico costruito
su base politica, culturale e sociale che ha
cuore l'interesse sociale: in questo pro-
spetto, l'impegno e lo spessore politico
messo in campo dai Giovani Democratici
di Melfi. Molto spesso si assiste alla fuga
delle menti più brillanti dal Sud, per stu-
diare o lavorare. Molto spesso è più facile
andare via, invece è da ammirare chi
resta o chi dopo aver concluso il proprio
ciclo di studi, decide di ritornare e di im-
pegnarsi per cambiare le cose, per essere
portavoce di proposte, di esigenze, di ope-
rare sul dibattito e sulla situazione locale
della propria città. La costruzione di un
dibattito politico quotidiano che non si
ferma nelle sezioni ma che opera quoti-
dianamente, anche fuori delle quattro
mura del luogo principe della militanza
politica, ma che opera con cognizione e
diligenza nel dibattito locale e nella
grande forza che è a livello nazionale la
nostra giovanile, che si muove come forza
politica matura, rivendicando un autono-
mia politica che dà linfa al Partito Demo-
cratico, operando nel rinnovamento si,
ma senza cadere nel giovanilismo, nella
ricerca anagrafica del volto giovane. La
politica è fatta di maturità e di senso col-
lettivo che nasce nell’intraprendere un
cammino che guarda ad un orizzonte mi-
gliore, un orizzonte che sia l’obiettivo di
un nuovo Rinascimento che apra la
strada a un Paese dove le fabbriche non
siano le passerelle per il lancio di una
candidatura leaderistica, facendo pro-
messe di investimento, senza presentare
un piano concreto su questi investimenti.
E dopo alcune settimane assistiamo al-
l’annuncio che gli operai di quello stabil-
mento verranno messi in cassa
integrazione fino alla fine del 2014. Com-
pagni di Melfi, sulla fabbrica Fiat è avve-
nuto un atto di sciacallaggio politico sulla
cosa più importante per la dignità di un
uomo, il proprio lavoro! E lo si è fatto nel
Mezzogiorno d’Italia, quella parte del no-
stro Paese che più soffre per la mancanza
di lavoro, quanti coetanei avete visto par-
tire? Quanti giovani sono a spasso? Ecco
Monti e Marchionne, con quella passe-
rella hanno umiliato per due volte il fu-
turo di Melfi e di tutto il Paese, perché il
problema “Fiat di Melfi” è il problema di
un’intero Paese. Ho avuto modo di visi-
tare le bellezze naturali del Monte Vulture
e dei laghi di Monticchio, una bellezza di
rara natura, un piccolo lembo di paradiso
terrestre che secondo me non viene valo-
rizzata al meglio e resa all’utenza turi-
stica come dovrebbe, ma forse è meglio
cosi, quando gli interessi economici in-
contrano la bellezza della natura, que-
st’ultima di solito svilisce, sopperisce alle
logiche del profitto. Ringrazio davvero di
cuore tutti voi che mi avete fatto sentire
a casa e di avermi dato spazio nel vostro
giornale. Auguro a voi che il vostro impe-
gno sia gratificato dalle battaglie politi-
che che portate e che porterete avanti.
Voglio concludere ricordando una frase di
un grande filosofo greco, Platone, conte-
nuta in una delle sue opere “per chi intra-
prende cose belle, è bello anche soffrire,
qualsiasi cosa gli tocchi”. Compagni alla
lotta e grazie ancora di tutto.
di LUIGI LOMIO
F
rancesco Saverio Nitti nacque a Melfi
il 19 Luglio 1868 da Vincenzo Nitti e
Filomena Coraggio. Trasferitosi a Na-
poli da ragazzo con la sua famiglia,si laureò
in giurisprudenza e successivamente iniziò a
lavorare per alcuni giornali e poi come pro-
fessore di Scienza delle finanze all’Università
di Napoli. Alcuni anni dopo iniziò la sua car-
riera politica e nel 1904 su incarico di Giolitti
preparò lo schema della legge speciale per
Napoli. Nitti riteneva che lo sviluppo del
Mezzogiorno doveva partire da Napoli, per-
ché una città di quelle dimensioni non po-
teva vivere di solo turismo e musei, perciò
bisognava creare a Napoli una grande realtà
industriale. Il progetto di Nitti per lo svi-
luppo del Mezzogiorno e di Napoli si basava
sulla produzione di forza motrice a buon
mercato, bonifiche, irrigazione, trazione
elettrica, sistemazione di fiumi e malaria. In
largo accordo con Giustino Fortunato, Nitti
riteneva che la prospettiva di sviluppo per la
Basilicata e la Calabria era affidata ai boschi
e alle acque. Il suo progetto però si scontrava
con gli interessi dell’industria elettrica pri-
vata ed era inoltre sostenuto da pochi, perciò
si potè attuare solo in parte. Secondo Nitti il
Sud in proporzione a quanto possedeva pa-
gava più imposte dell’Italia settentrionale e
usufruiva di un minor quantitativo di aiuti e
agevolazioni statali. Per quanto riguarda
l’emigra-
zione pen-
sava che
fosse una
cosa posi-
tiva per-
ché dava
alla gente
la possibi-
lità di mi-
gliorare la
p r o p r i a
posizione
e c o n o -
mica. Gra-
zie ai piccoli capitali americani chi sarebbe
rientrato in Italia avrebbe potuto finalmente
realizzare gli investimenti che prima gli sem-
bravano inimmaginabili. Nitti presentò resi-
stenza al disegno di legge Crispi
(15/12/1887) che riteneva esagerato il
grande flusso migratorio di quegli anni, che
causava uno spopolamento di molte aree.
Crispi concedeva al ministero dell’Interno la
facoltà di impedire le emigrazioni e revocare
le licenze agli agenti migratori laddove lo
avesse reputato opportuno. Svolse una vita
di intensa attività politica, prima ministro
dell’Agricoltura poi dell’Interno e anche pre-
sidente del Consiglio nel 1919 e infine mem-
bro dell’Assemblea Costituente nel 1945.
Voglio inoltre ricordare che Nitti visse ven-
t’anni della sua vita in esilio prima a Zurigo
e poi a Parigi perché era antifascista. France-
sco Saverio Nitti morì a Roma il 20 Febbraio
1953. Ho voluto ricordare il pensiero di que-
sto grande statista (in breve), il quale ha con-
tribuito allo sviluppo del meridione e anche
perché cercò di rendere migliori le condizioni
di vita degli abitanti dell’area più povera
dell’Italia. Nel 1945 ritornato in Italia dopo
vent’anni d’esilio, Nitti si recò a Potenza lì ad
accoglierlo c’era anche Carlo Levi che disse in
quell’occasione: “è ritornato un “Luigino” che
amava i contadini e ha riscattato i difetti
della borghesia meridionale”.
SENSAZIONIDIUNOSTRANIERO
FIAT A MELFIdi GIUSEPPE POCCHIARI
Fra il 1991 e il 1993 l’impianto Fiat fu co-
struito a S. Nicola di Melfi. Si è scelto di in-
stallare lo stabilimento al Sud per una serie
di motivazioni: prima fra tutte l’indisponibi-
lità del Nord Italia di offrire aree con le ca-
ratteristiche prescelte. Lo stabilimento di S.
Nicola di Melfi faceva parte di un radicale
programma di mutamento organizzativo in-
trapreso dalla Fiat; si trattava di un taglio
netto con il tradizionale modello Fordista –
Tayloristico e di un nuovo modello di fab-
brica: la fabbrica integrata, ossia un
nuovo modo di intendere l’organizzazione
interna del lavoro a livello di relazioni, di
personale e forniture di impatto socio-am-
bientale. I nuovi ruoli per il funzionamento
della fabbrica integrata erano strutturati in
ordine gerarchico ascendente: operai, re-
sponsabile dell’ unità tecnologica elemen-
tare, responsabile di unità operativa e
responsabile di stabilimento. Quindi, a Melfi
si è scelto di localizzare il primo stabilimento
italiano ed europeo di fabbrica integrata fon-
dato su due aspetti: uno incentrato sulle age-
volazioni statali finanziarie e fiscali ed uno
innovativo che punta a fare dello stabili-
mento il test di un nuovo modello organiz-
zativo, tant’è che il segno di discontinuità
con il fordismo lo si notava non solo dal
nuovo modo di intendere la fabbrica ma
anche dall’abbigliamento degli operai (non
vestivano più con le tute blu ma con le tute
verdi amaranto). La Fiat aveva così costruito
il primo esempio di fabbrica occidentale ispi-
rata al modello del Giappone e non più al
modello di Detroit. Eventi recenti hanno
scongiurato la possibilità di un’eventuale
chiusura dello stabilimento di S.Nicola di
Melfi prevedendo nuovi modelli di auto da
produrre.
Francesco Saverio Nitti:
”La questione meridionale e
l’emigrazione”
3. 3
Periodico d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI •
RIGENERAZIONE Numero 3 • Febbraio 2013
1. NELL’ULTIMO VENTENNIO LA SOCIETÀ HA AVUTO UN PROFONDO
MUTAMENTO SOCIO-ECONOMICO,DI CONSEGUENZA ANCHE CULTURALE:
SOCIETÀ PIÙ APERTA,MA GRANDE CRISI ECONOMICA.RITIENE CHE QUE-
STO MUTAMENTO ABBIA INFLUITO POSITIVAMENTE O NEGATIVAMENTE
SULLA SOCIETÀ? E PERCHÈ?
MARIA PINA PALMIERI: La cultura, considerata come
vocedibilancio,èuna dellepiùtartassateepiùcon-
siderate per attuare i tagli che purtroppo dal 2011
hanno interessato l’economia nazionale e conse-
guentemente quella locale. Dopo la politica econo-
mica e internazionale del Governo di centro destra,
era prevedibile una crisi economica di queste di-
mensioni.Anche sestoricamenteciclicalacrisieco-
nomica è stata tragicamente anticipata da scelte
scellerate e populiste. Si è governato con assoluta
assenza di progetti di cultura e più significante-
menteinterventiperigiovanichesiproiettavanoin
ambitidicultura-spettacolo-teatro-cinematografia.
Ilmutamentocheèconseguitoaquestagrandecrisi
è naturale e più è importante e penoso e più la ri-
nascita sarà, a mio giudizio, veloce costruttiva. Lo
strumento poi del voto, che è il primo diritto pieno
e incondizionato di libertà, porterà ognuno di noi a
contribuire alla costruzione di questa rinascita che
dovràesseresociale,culturaleedicontenutiperab-
bandonaredefinitivamenteilsuperfluoeilbiecoche
troppo hanno imperato negli ultimi anni.
ARNALDO ZAZZERON: In una società che cammina e
sievolveognimutamentosicuramenteinfluiscepo-
sitivamente lasciandoci aperti tanti perchè, e sui
tanti perchè, le giuste riflessioni e confronti ci aiu-
tano a crescere.
2. OGGI AFFRONTIAMO UN PERIODO DI GRANDE CRISI ECONOMICA
E L’AMBITO CULTURALE PARE RISENTIRNE MOLTO VISTI I TANTI TAGLI DA
PARTE DELLO STATO AI COMUNI,COME SI POTREBBERO GESTIRE QUELLE
POCHE RISORSE A DISPOSIZIONE? TROVA GIUSTO PER ESEMPIO L’IDEA
DI DESTINARE PARTE DEI SOLDI DELL’AMBITO CULTURALE AD ALTRI AM-
BITI, PER ESEMPIO ALL’ASSISTENZIALISMO, VISTO LA CRISI ECONOMICA
STESSA?
MARIA PINA PALMIERI: Quando la coperta è corta, la
sicercaditiraredatuttiilatiedènormalechequal-
cunorimangascoperto.Vedeteèmoltofacilegiudi-
care ed io prima di questa esperienza
amministrativa, lo facevo con leggerezza e senza
approfondire.MaquandounComunesitrovaaveder
decurtaticircatremilionidieurodalleentratedello
Stato,deveperforzadicoseridurre,ridurreeridurre
icostidigestionecercandodirecaremenodannoai
cittadini.Questaamministrazionenel2012questo
ha fatto: una magistrale opera di riduzione delle
spese veramente con un attenzione certosina per
ledere in maniera minima sulla cittadinanza e sulle
abitudiniormairadicateinundecennioriccoedige-
stioneanchedelsuperfluo.Vadaséchel’ambitoche
gestisco – cultura e turismo- ha risentito di questi
taglimanonpiùdialtriambitidovesièlavoratoes-
senzialmente per eliminare gli sprechi accumulati
negli anni. E si è lavorato per portare avanti la poli-
ticadiquestacoalizionetuttaincentratasulsociale,
sull’integrazione e sulla solidarietà.
ARNALDO ZAZZERON: Se la cultura diventa anche
marketing, essa stessa diventa la cassaforte da
aprire per destinare le risorse ad altri ambiti (so-
prattuttosociali)enonsarebbepiùilsettoredata-
gliare.
3. SE DOMANI VENISSE NOMINATO MINISTRO DELLA CULTURA,
QUALE SAREBBE LA PRIMA PROPOSTA CHE PORTEREBBE SUL TAVOLO
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI?
MARIAPINAPALMIERI:L’ipoteticamianominadaparte
del Presidente del Consiglio Bersani (naturalmente
con i dovuti scongiuri) mi vedrebbe sicura e decisa
aproporresubitounaleggeche,nell’ambitodelset-
tore,agevoliepromuovaillavorodituttiqueigiovani
che hanno studiato e stanno studiando le materie
adessoattinentiaffinchè possanoesserecollocati
in maniera stabile al lavoro per cui si sono formati
senzapiùelemosinareundirittocostituzionalmente
garantito.Epensoachistudiaeprovaalavorarenel
teatro, cinema, nella musica, nelle manifestazioni
culturaliosemplicementenell’indottodiquesti.Ah
un’altracosacerchereidifare(moltodiparteperò):
donereiungrandecineteatroallacittàdi Melfieal-
l’intera zona.
ARNALDO ZAZZERON: Nemmeno dopo una pesante
cenariuscireiasognarediessereMinistrodellaCul-
tura, quindi non sono in grado di rispondere. Se la
tuadomandafossestataformulatacomeAssessore
di questa città, sicuramente le avrei risposto.
4. RISCOPRIRE LA CULTURA POTREBBE ESSERE LA BASE DELLA
NUOVA RICOSTRUZIONE DEL TESSUTO SOCIALE NAZIONALE.
LEI COSA NE PENSA?
MARIAPINAPALMIERI:Piùcheriscoprirelacultura,io
direi rivitalizzare la cultura e renderla di più stru-
mento di crescita sociale e occasione di lavoro,
strutturandoappositeleggieinterventiasostegno
di attività che ne assistano il rilancio e la definitiva
affermazione. Io penso che l’Italia sia un paese cul-
turalmente avanti rispetto ad altri paesi europei e
particolarmente del Nord Europa, compresa la
grande Germania. E questo, sia per motivi legati al
territorio e sia alla storia stessa della nostra na-
zione. Ma non basta. Il rilancio deve partire dall’or-
ganizzazione e questa industria deve costruire
occasione di lavoro ma anche crescita intellettuale
di tutti.
ARNALDO ZAZZERON: Mio Dio!!! Se la dovessimo ri-
scoprire significherebbe non aver capito nulla del-
l’aspetto culturale ed allora sarebbe gravissimo. E’
invece importante darle il giusto peso. Investire in
culturavuoldirecreareeconomia,postidilavoroed
aprire le menti.
5. E’ PENSIERO COMUNE CHE MELFI NEGLI ULTIMI ANNI ABBIA
ASSISTITO AD UN LENTO MA INESORABILE DECLINO DEL SUO MOVIMENTO
CULTURALE: È UN PENSIERO CHE CONDIVIDE? SE SI, COME MAI?
MARIAPINAPALMIERI:Melfihaunafisionomiacultu-
rale strana, che deriva dalle politiche adoperate
negliultimianni. Èuna“cultura”fattadapochieso-
liti noti e rivolta a pochi e sempre soliti noti. La no-
stra è un’idea diversa, non dico migliore, non mi
azzardo, ma di costruzione e di promozione collet-
tiva a tutti i livelli. Diversificare l’offerta culturale
nella nostra città è basilare e cercare di rivolgersi
specialmenteachilodesideradatempoenonneha
avutol’occasione.Èunaculturacheguardailsociale,
l’integrazione, la solidarietà ma non trascura, anzi
insiste,sullacreativitàesull’impegnodeitalentilo-
cali che sono stati trascurati e ignorati per molto
tempo con progettualità che fuori hanno fatto nu-
meri e successo. La nostra idea è di apertura in
modocontinuativoaglispazichelacittàhapermet-
terli a disposizione di tutti, delle associazioni, dei
singoli, giovani e anziani specialmente, per tentare
dicostruireunmodellochesiaculturamaancheag-
gregazioneecomunicazione.Èfaticoso,difficile,ma
stiamo lavorando intensamente per costruire que-
sto progetto culturale che ci appartiene e ci piace e
perlacuirealizzazioneènecessariol’aiutodiquanti
credono in una cultura di tutti e per tutti.
ARNALDOZAZZERON:Sicuramentesì.Melfihaperso
lavivacitàculturalediuntempoenondipendesolo
dalla crisi economica ma da una incapacità di dare
al movimento culturale la giusta importanza e so-
prattuttounaprogrammazionechedeveesserestu-
diata, valutata e condivisa. Quanti contenitori
culturalicisonoaMelfiabbandonatialloropocoedi-
ficante destino? Urge una nuova programmazione
che rimetta in moto il movimento culturale con un
percorso da non lasciare all’improvvisazione e agli
interventi dell’ultima ora. Qualcuno dice: “tutto fa
cultura”, io dico: “Melfi merita una cultura con la C
maiuscola, per le sue tradizioni, per la sua storia e
per le risorse umane spesso lasciate all’angolo”.
I n t e r v i s t a a . . .
Maria Pina PalmieriASSESSORE ALLA CULTURA ED AL TURISMO DEL COMUNE DI MELFI
Arnaldo ZazzeronPRESIDENTE ASSOCIAZIONE CULTURALE “LA BRAMEA DEL VULTURE”
4. 4 RIGENERAZIONE Numero 3 • Febbraio 2013
RIGENERAZIONE
Numero 3 • Febbraio 2013
SEGRETARIO GD Melfi
Marco Zampino
•
DIRETTORE RESPONSABILE
Angela Di Lalla
•
PROGETTO GRAFICO E
IMPAGINAZIONE
Alfonso Cerone
•
REDAZIONE
Marco Zampino, Antonio Pepe,
Vincenzo Mongelli, Angela Di Lalla,
Alfonso Cerone, Pietro Monico,
Benedetto Fucà, Giuseppe Pocchiari,
Luigi Lomio, Alessandro Gliaschera,
Maria De Rosa, Mauro Basso,
Veronica Basso
•
PROPRIETARIO ED EDITORE
Partito Democratico Melfi
•
STAMPATO presso
Arti Grafiche Vultur
Via V.Veneto, 7
85025 Melfi (Pz)
•
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Il periodico d’informazione dei Giovani
Democratici di Melfi “Rigenerazione” è
in fase di registrazione presso il Tri-
bunale, come previsto dalla Legge
47/1948.
Al prossimo numero!
Periodico d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI •
di Alessandro Gliaschera
L
e “risorse” ci hanno sempre
tormentato nel corso della no-
stra formazione scolastica: la
fertilità del suolo, la presenza di gia-
cimenti minerari, le distese di bo-
schi sono concetti che ricorrevano
molto spesso nei paragrafi dei libri
di geografia. Subito dopo, sempre in
quegli stessi libri, era trattata l’eco-
nomia della regione ed essa era
tanto più ampia quanto maggiori
erano le sue risorse. Non è una no-
vità: la ricchezza di una terra in ter-
mini di risorse “naturali” è un’ottima
credenziale per la sua ricchezza
economica. Eppure, dovendo stu-
diare il capitolo sulla Basilicata, i gio-
vani studenti della nostra regione
rimangono increduli. Infatti, il lungo
elenco delle risorse che va dalla
terra fertilissima della parte setten-
trionale del territorio, e che pas-
sando per le purissime fonti
d’acqua (risorsa più importante per
la vita) arriva fino al ricco giaci-
mento petrolifero della Val d’Agri,
non è compensato da un altrettanto
lungo paragrafo economico. Salvo
isolate aree industriali e un risicato
turismo, il settore secondario e ter-
ziario trovano davvero pochi scogli
ai quali aggrapparsi. Forse qualcosa
non torna! Se la prosperità di una
terra fosse legata unicamente alle
sue risorse, la Basilicata dovrebbe
essere ricchissima, Potenza
avrebbe uno skyline pieno di grat-
tacieli in vetro e acciaio, Metaponto
dovrebbe avere le sembianze di
Dubai e tante altre città… bhe’ sem-
plicemente non esistere proprio! In-
vece la Basilicata oggi è considerata
la regione più periferica e inutile
d’Italia e, vista la condizione che
quest’ultima, a sua volta, vive nel
contesto internazionale, fa com-
prendere a quei poveri bambini, alle
prime prese con la geografia, la mi-
sera situazione della loro terra.
Quello che i bambini non sanno, e
che la geografia purtroppo non in-
segna, è che la “risorsa” più impor-
tante, quella che fa realmente
crescere e prosperare una regione,
non nasce nella terra, ma nelle
scuole; non si misura in libre o ton-
nellate ma in nuove idee. Questa “ri-
sorsa” permette di sfruttare tutte le
altre. Questa è la “risorsa umana”,
forse l’unica che valga davvero la
pena di avere. La mente è capace di
creare realtà, immaginare nuove
prospettive, inventare nuovi sistemi.
E’ grazie alla mente, alla “risorsa
umana” che possiamo vedere rea-
lizzato ciò che ci circonda. Le mate-
rie di cui è composto il mondo sono
solo mezzi, è questi sono ovunque,
ma la loro vera essenza sta in ciò
che le ha create. La Basilicata, così
ricca di materie prime, allora pecca
nella formazione di questa “risorsa
umana”? Non garantisce una pre-
parazione adeguata ai suoi studenti?
In realtà la scuola in Basilicata
(luogo dove si formano le menti) non
è così pessima come si vuol far
credere. La media di preparazione
degli studenti della scuola primaria
e di secondo grado non si discosta
dalla media nazionale, e a livello di
scuole superiori, esistono istituti di
rilievo (nonostante l’assoluta condi-
zione d’isolamento che vive oggi la
regione). Inoltre, secondo le ultime
classifiche, gli atenei universitari
della regione si sono classificati ai
primi posti per qualità degli inse-
gnamenti. Il divario, che sta sempre
più crescendo tra la Basilicata e il
resto del mondo, non si può far ri-
salire alla formazione scolastica
perché questa, sebbene non sia
un’eccellenza, è adeguata. Ciò nono-
stante è attestato che oltre la metà
degli studenti delle scuole superiori,
scelga di emigrare dalla propria re-
gione per frequentare l’università e,
una volta terminati gli studi, molti di
questi non vi faranno ritorno per
approdare nel suo mercato del la-
voro. Il problema essenziale è che
anche la Basilicata sta vivendo il fe-
nomeno della fuga dei cervelli, ma
non è appieno consapevole. Le menti
sono la più grande risorsa che una
terra abbia a disposizione e la no-
stra permette che questa ci sfugga
dalle mani senza far nulla. Potrebbe
rendere più ricco il mercato del la-
voro con iniziative, finanziare attività
di ricerca, offrire incentivi che in-
coraggino le attività o semplice-
mente dare retta a chi ha una
semplice idea da voler realizzare
nella sua terra perché sono le idee
che creano ricchezza. Spesso la no-
stra regione si mostra insensibile
nei confronti di questo meccanismo
che però sta alla base di tutti i suoi
problemi. La Basilicata, come una
madre, nutre con affetto tutti i suoi
figli, ma non è in grado di mante-
nerli quando crescono e da lontano
li costudisce e regala loro un vivido
ricordo mentre nella sua solitudine
si lascia morire.
L a ve r a r i s o r s a d e l l a B a s i l i c a t a
Gianna Nannini INNO(G.Nannini - Pacifico)
Mi ricordo di te / ti raggiungo ad occhi chiusi
Mi ricordo di te / per la strada mi incontrerai
Mi ricordo di te / ogni estate sono qua
Mi ricordo di te /tu sorridi e mi dici ciao
Che bello è vivere / se vivere è con te
Ora soffia il vento / soffia via con te
Mi ricordo di te / la tua voce nella mia
Mi ricordo di te / e non voglio mandarti via
Che bello è vivere / se vivere è per te
Ora soffia il vento / ti porta via da me
Mi ricordo di te / sorso d’acqua tra le dita
Se ti stringo va via / pioggia o lacrima
Tornerai / so che ritornerai / nel tempo che verrà
Nel buio che cadrà / e vita sempre tornerà
Nel tempo che verrà / nel freddo che sarà
Sei vita quasi libertà
Mi ricordo di te.
I n q u e s t o n u m e r o :
pag.1
Superare la crisi attraverso la krisis
L’Italia giusta
pag.2
Sensazioni di uno straniero
Fiat a Melfi
Francesco Saverio Nitti, “La questione
meridionale e l’emigrazione”
pag.3
Faccia a faccia.
Intervista a Maria Pina Palmieri
e Arnaldo Zazzeron
pag.4
La vera risorsa della Basilicata
Gianna Nannini, Inno