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Quando l’Italia la fanno i Giovani
di AngelA Di lAllA
E
timologicamente il ter-
mine “CRiSi” proviene
dal verbo greco “KRiSiS”,
ovvero separare e originaria-
mente indicava, appunto, la se-
parazione. era utilizzato in
riferimento alla trebbiatura,
quando si separava la granella del
frumento dalla paglia e dalla
pula. Traslando il significato,
quindi, divenne scegliere. Solo
intorno al XV secolo iniziò ad es-
sere associato ad una situazione
negativa, di rottura, un deterio-
ramento, un turbamento. Ai
giorni nostri, nell’era del “disin-
canto”, come direbbe Franco
Cambi (mi si permetta la cita-
zione di un grande pedagogista
italiano), il termine crisi è perlo-
più legato ad una situazione eco-
nomica disastrosa, che in un
complesso, ma per certi versi ele-
mentare, gioco del domino, fa sì
che ogni settore della nostra so-
cietà sia messo in crisi, facendoci
sentire semplici pedine mosse da
un giocatore occulto. Ci si sente
come se ogni nostra azione sia
comunque fine a se stessa, poiché
condizionata in gran parte da un
sistema che non conosciamo e
che pure sembra conoscere noi
meglio di chiunque altro. Allora
perché impegnarsi? Perché darsi
da fare? Perché votare? Ci si na-
sconde dietro un “tanto sono
tutti uguali”, che omologa, che
taglia le gambe alla speranza e
mina alla nostra libertà di sce-
gliere, di separare la granella
dalla paglia, che restando in-
sieme, ai nostri occhi non sono
altro che un mucchio di paglia e
pula che non ci permette di ve-
dere il frumento presente tra
loro. Dovremmo ritornare al-
l’originario significato del ter-
mine crisi, che non indica fissità
ma passaggio. Spinge all’azione,
costringe a muoversi, a sperimen-
tare, a seguire strade diverse, per-
ché separare significa anche
cambiare, trasformare una realtà
caotica mettendo ordine, un or-
dine che ci permetta di superare
una crisi globale che solo global-
mente è superabile. Per questo è
necessario impegnarsi, darsi da
fare e votare per mettere in atto
la krisis dei greci che in quanto a
Democrazia e buona Politica po-
trebbero ancora oggi insegnarci
moltissimo. e chissà che possa
fare da volano una citazione di
Albert einstein, tratta da una sua
raccolta di scritti non puramente
scientifici, pubblicata nel 1934
“il mondo come lo vedo io”, in
cui commenta il grande default
del 1929 e che riporto fedel-
mente:
“Non possiamo pretendere che le cose
cambino, se continuiamo a fare le
stesse cose. La crisi è la più grande be-
nedizione per le persone e le nazioni,
perché la crisi porta progressi. La
creatività nasce dall'angoscia come il
giorno nasce dalla notte oscura. È
nella crisi che sorge l’inventiva, le sco-
perte e le grandi strategie. Chi supera
la crisi supera sé stesso senza essere su-
perato. Chi attribuisce alla crisi i suoi
fallimenti e difficoltà, violenta il suo
stesso talento e dà più valore ai pro-
blemi che alle soluzioni. La vera crisi,
è la crisi dell'incompetenza. L’ incon-
veniente delle persone e delle nazioni
è la pigrizia nel cercare soluzioni e
vie di uscita. Senza crisi non ci sono
sfide, senza sfide la vita è una rou-
tine, una lenta agonia. Senza crisi
non c'è merito. È nella crisi che
emerge il meglio di ognuno, perché
senza crisi tutti i venti sono solo lievi
brezze. Parlare di crisi significa incre-
mentarla, e tacere nella crisi è esaltare
il conformismo. Invece, lavoriamo
duro. Finiamola una volta per tutte
con l'unica crisi pericolosa, che è la
tragedia di non voler lottare per supe-
rarla.”
SUPERARE LA CRISI
ATTRAVERSO
LA KRISIS
di MARCO ZAMPINO
L
o ammetto, non vedo l’ora di tor-
nare nella mia città. Non è qual-
cosa che riguarda solo gli affetti
che mi legano indissolubilmente alla mia
terra, è qualcosa di più. Voglio tornare
nella mia terra in questo momento cru-
ciale della storia del nostro paese per
far campagna elettorale. Sembrerà
strano ma ho voglia di raccontare alla
gente della mia città, quella con cui ci si
confronta sulle grandi e piccole que-
stioni, quanta passione e quanta voglia
di cambiamento c’è dietro questo pro-
getto di Italia che Bersani ha chiamato
“L’Italia giusta”. Credo fortemente nella
carica alternativa di questo disegno po-
litico (direte che non porta bene) e nella
mia mente ripenso al motto della prima
campagna elettorale di Obama: “Yes we
can”. Sì, noi possiamo dimostrare a tutti,
che qualcosa di diverso si possa fare,
qualcosa di veramente serio e concreto.
Lo affermo, forte della credibilità del
mio partito, che si riflette nei volti dei
volontari delle primarie, nel volto di Ber-
sani, nel volto dei giovani che si sono
messi in gioco nelle “Parlamentarie”, nel
volto di Renzi, che perde e dà una mano.
Le primarie, appunto, che hanno reso
visibili a tutti l’organizzazione, il dibattito,
il saper essere gruppo, il saper fare
sintesi del più grande partito progres-
sista in Italia. Le primarie che hanno
arricchito il nostro patrimonio culturale,
aprendo a spinte che nessuno di noi
immaginava pensabili. Primarie che
hanno spinto i giovani ad un protagoni-
smo vero, li ha fatti rendere partecipi
di un collettivo, rendere partecipi di
un’idea. E’proprio con le primarie che i
giovani hanno saputo ritagliarsi il loro
spazio: nei gazebo in cui erano volontari,
ad esempio, facendo capire a chi era in
fila per votare, che la politica non è
nient’altro che sacrificio, ascolto, di-
scussione, stare a passo coi tempi
senza che questi vengano rincorsi da
qualcun altro (tecnici e populisti). Ab-
biamo ridato senso alla politica testimo-
niando in Bersani un patrimonio di
cultura non mortificabile dalla logica del
“tutto uguale”che sa partire dall’ onestà
e sa rimettere al centro quella questione
morale, unica capace di introdurre nella
società (a tutti i livelli) un nuovo civismo,
propedeutico più di ogni altro a qualsiasi
manovra economica. Come pensiamo di
aumentare il livello di fedeltà fiscale?
Con una semplice finanziaria? Sicura-
mente servirà, ma perché prima di
tutto non si punta ad aumentare il livello
di fedeltà allo stato, che lo si guardi non
come nemico dei nostri interessi, ma
come un entità che ha tutta la voglia di
agevolare un guadagno privato, perché
questo significherebbe aumentare con-
sumi e di conseguenza occupazione,
maggior gettito fiscale e via enume-
rando? Lo stato sociale, immaginato dai
nostri padri costituenti, che si prodiga
per l’uguaglianza sostanziale dei suoi
figli deve essere l’alternativa vera al li-
berismo estremo di questi anni, con un
occhio sempre rivolto ai valori dall’one-
stà e dall’etica politica. Torno a casa con
questo spirito e con questa passione
sapendo che non possiamo più sba-
gliare, perché nessuno ce lo perdone-
rebbe. Queste elezioni sono il punto di
svolta di vent’anni di buio e noi ci met-
tiamo tutta la voglia a non ricaderci
dentro.
L’ITALIAGIUSTA!
periodicod’informazioneGiovaniDemocratici
Melfi
periodicod’informazioneGiovaniDemocratici
Melfi
2
Periodico d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI •
RIGENERAZIONE Numero 3 • Febbraio 2013
di BENEDETTO FUCA’
L
a vera bellezza dell'Italia sta nella
bellezza di piccoli borghi, scono-
sciuti ai più. Avevo sentito parlare
di Melfi, collegata allo stabilimento di una
della maggiori aziende italiane: la Fiat.
Ho scoperto la bellezza e la genuinità di
una cittadina. L'accoglienza del segreta-
rio dei Giovani Democratici di Melfi e
della sua famiglia, che mi ha permesso di
trascorrere i primi giorni di questo anno,
che rappresenta per l'Italia un bivio che
segna il rinnovamento politico costruito
su base politica, culturale e sociale che ha
cuore l'interesse sociale: in questo pro-
spetto, l'impegno e lo spessore politico
messo in campo dai Giovani Democratici
di Melfi. Molto spesso si assiste alla fuga
delle menti più brillanti dal Sud, per stu-
diare o lavorare. Molto spesso è più facile
andare via, invece è da ammirare chi
resta o chi dopo aver concluso il proprio
ciclo di studi, decide di ritornare e di im-
pegnarsi per cambiare le cose, per essere
portavoce di proposte, di esigenze, di ope-
rare sul dibattito e sulla situazione locale
della propria città. La costruzione di un
dibattito politico quotidiano che non si
ferma nelle sezioni ma che opera quoti-
dianamente, anche fuori delle quattro
mura del luogo principe della militanza
politica, ma che opera con cognizione e
diligenza nel dibattito locale e nella
grande forza che è a livello nazionale la
nostra giovanile, che si muove come forza
politica matura, rivendicando un autono-
mia politica che dà linfa al Partito Demo-
cratico, operando nel rinnovamento si,
ma senza cadere nel giovanilismo, nella
ricerca anagrafica del volto giovane. La
politica è fatta di maturità e di senso col-
lettivo che nasce nell’intraprendere un
cammino che guarda ad un orizzonte mi-
gliore, un orizzonte che sia l’obiettivo di
un nuovo Rinascimento che apra la
strada a un Paese dove le fabbriche non
siano le passerelle per il lancio di una
candidatura leaderistica, facendo pro-
messe di investimento, senza presentare
un piano concreto su questi investimenti.
E dopo alcune settimane assistiamo al-
l’annuncio che gli operai di quello stabil-
mento verranno messi in cassa
integrazione fino alla fine del 2014. Com-
pagni di Melfi, sulla fabbrica Fiat è avve-
nuto un atto di sciacallaggio politico sulla
cosa più importante per la dignità di un
uomo, il proprio lavoro! E lo si è fatto nel
Mezzogiorno d’Italia, quella parte del no-
stro Paese che più soffre per la mancanza
di lavoro, quanti coetanei avete visto par-
tire? Quanti giovani sono a spasso? Ecco
Monti e Marchionne, con quella passe-
rella hanno umiliato per due volte il fu-
turo di Melfi e di tutto il Paese, perché il
problema “Fiat di Melfi” è il problema di
un’intero Paese. Ho avuto modo di visi-
tare le bellezze naturali del Monte Vulture
e dei laghi di Monticchio, una bellezza di
rara natura, un piccolo lembo di paradiso
terrestre che secondo me non viene valo-
rizzata al meglio e resa all’utenza turi-
stica come dovrebbe, ma forse è meglio
cosi, quando gli interessi economici in-
contrano la bellezza della natura, que-
st’ultima di solito svilisce, sopperisce alle
logiche del profitto. Ringrazio davvero di
cuore tutti voi che mi avete fatto sentire
a casa e di avermi dato spazio nel vostro
giornale. Auguro a voi che il vostro impe-
gno sia gratificato dalle battaglie politi-
che che portate e che porterete avanti.
Voglio concludere ricordando una frase di
un grande filosofo greco, Platone, conte-
nuta in una delle sue opere “per chi intra-
prende cose belle, è bello anche soffrire,
qualsiasi cosa gli tocchi”. Compagni alla
lotta e grazie ancora di tutto.
di LUIGI LOMIO
F
rancesco Saverio Nitti nacque a Melfi
il 19 Luglio 1868 da Vincenzo Nitti e
Filomena Coraggio. Trasferitosi a Na-
poli da ragazzo con la sua famiglia,si laureò
in giurisprudenza e successivamente iniziò a
lavorare per alcuni giornali e poi come pro-
fessore di Scienza delle finanze all’Università
di Napoli. Alcuni anni dopo iniziò la sua car-
riera politica e nel 1904 su incarico di Giolitti
preparò lo schema della legge speciale per
Napoli. Nitti riteneva che lo sviluppo del
Mezzogiorno doveva partire da Napoli, per-
ché una città di quelle dimensioni non po-
teva vivere di solo turismo e musei, perciò
bisognava creare a Napoli una grande realtà
industriale. Il progetto di Nitti per lo svi-
luppo del Mezzogiorno e di Napoli si basava
sulla produzione di forza motrice a buon
mercato, bonifiche, irrigazione, trazione
elettrica, sistemazione di fiumi e malaria. In
largo accordo con Giustino Fortunato, Nitti
riteneva che la prospettiva di sviluppo per la
Basilicata e la Calabria era affidata ai boschi
e alle acque. Il suo progetto però si scontrava
con gli interessi dell’industria elettrica pri-
vata ed era inoltre sostenuto da pochi, perciò
si potè attuare solo in parte. Secondo Nitti il
Sud in proporzione a quanto possedeva pa-
gava più imposte dell’Italia settentrionale e
usufruiva di un minor quantitativo di aiuti e
agevolazioni statali. Per quanto riguarda
l’emigra-
zione pen-
sava che
fosse una
cosa posi-
tiva per-
ché dava
alla gente
la possibi-
lità di mi-
gliorare la
p r o p r i a
posizione
e c o n o -
mica. Gra-
zie ai piccoli capitali americani chi sarebbe
rientrato in Italia avrebbe potuto finalmente
realizzare gli investimenti che prima gli sem-
bravano inimmaginabili. Nitti presentò resi-
stenza al disegno di legge Crispi
(15/12/1887) che riteneva esagerato il
grande flusso migratorio di quegli anni, che
causava uno spopolamento di molte aree.
Crispi concedeva al ministero dell’Interno la
facoltà di impedire le emigrazioni e revocare
le licenze agli agenti migratori laddove lo
avesse reputato opportuno. Svolse una vita
di intensa attività politica, prima ministro
dell’Agricoltura poi dell’Interno e anche pre-
sidente del Consiglio nel 1919 e infine mem-
bro dell’Assemblea Costituente nel 1945.
Voglio inoltre ricordare che Nitti visse ven-
t’anni della sua vita in esilio prima a Zurigo
e poi a Parigi perché era antifascista. France-
sco Saverio Nitti morì a Roma il 20 Febbraio
1953. Ho voluto ricordare il pensiero di que-
sto grande statista (in breve), il quale ha con-
tribuito allo sviluppo del meridione e anche
perché cercò di rendere migliori le condizioni
di vita degli abitanti dell’area più povera
dell’Italia. Nel 1945 ritornato in Italia dopo
vent’anni d’esilio, Nitti si recò a Potenza lì ad
accoglierlo c’era anche Carlo Levi che disse in
quell’occasione: “è ritornato un “Luigino” che
amava i contadini e ha riscattato i difetti
della borghesia meridionale”.
SENSAZIONIDIUNOSTRANIERO
FIAT A MELFIdi GIUSEPPE POCCHIARI
Fra il 1991 e il 1993 l’impianto Fiat fu co-
struito a S. Nicola di Melfi. Si è scelto di in-
stallare lo stabilimento al Sud per una serie
di motivazioni: prima fra tutte l’indisponibi-
lità del Nord Italia di offrire aree con le ca-
ratteristiche prescelte. Lo stabilimento di S.
Nicola di Melfi faceva parte di un radicale
programma di mutamento organizzativo in-
trapreso dalla Fiat; si trattava di un taglio
netto con il tradizionale modello Fordista –
Tayloristico e di un nuovo modello di fab-
brica: la fabbrica integrata, ossia un
nuovo modo di intendere l’organizzazione
interna del lavoro a livello di relazioni, di
personale e forniture di impatto socio-am-
bientale. I nuovi ruoli per il funzionamento
della fabbrica integrata erano strutturati in
ordine gerarchico ascendente: operai, re-
sponsabile dell’ unità tecnologica elemen-
tare, responsabile di unità operativa e
responsabile di stabilimento. Quindi, a Melfi
si è scelto di localizzare il primo stabilimento
italiano ed europeo di fabbrica integrata fon-
dato su due aspetti: uno incentrato sulle age-
volazioni statali finanziarie e fiscali ed uno
innovativo che punta a fare dello stabili-
mento il test di un nuovo modello organiz-
zativo, tant’è che il segno di discontinuità
con il fordismo lo si notava non solo dal
nuovo modo di intendere la fabbrica ma
anche dall’abbigliamento degli operai (non
vestivano più con le tute blu ma con le tute
verdi amaranto). La Fiat aveva così costruito
il primo esempio di fabbrica occidentale ispi-
rata al modello del Giappone e non più al
modello di Detroit. Eventi recenti hanno
scongiurato la possibilità di un’eventuale
chiusura dello stabilimento di S.Nicola di
Melfi prevedendo nuovi modelli di auto da
produrre.
Francesco Saverio Nitti:
”La questione meridionale e
l’emigrazione”
3
Periodico d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI •
RIGENERAZIONE Numero 3 • Febbraio 2013
1. NELL’ULTIMO VENTENNIO LA SOCIETÀ HA AVUTO UN PROFONDO
MUTAMENTO SOCIO-ECONOMICO,DI CONSEGUENZA ANCHE CULTURALE:
SOCIETÀ PIÙ APERTA,MA GRANDE CRISI ECONOMICA.RITIENE CHE QUE-
STO MUTAMENTO ABBIA INFLUITO POSITIVAMENTE O NEGATIVAMENTE
SULLA SOCIETÀ? E PERCHÈ?
MARIA PINA PALMIERI: La cultura, considerata come
vocedibilancio,èuna dellepiùtartassateepiùcon-
siderate per attuare i tagli che purtroppo dal 2011
hanno interessato l’economia nazionale e conse-
guentemente quella locale. Dopo la politica econo-
mica e internazionale del Governo di centro destra,
era prevedibile una crisi economica di queste di-
mensioni.Anche sestoricamenteciclicalacrisieco-
nomica è stata tragicamente anticipata da scelte
scellerate e populiste. Si è governato con assoluta
assenza di progetti di cultura e più significante-
menteinterventiperigiovanichesiproiettavanoin
ambitidicultura-spettacolo-teatro-cinematografia.
Ilmutamentocheèconseguitoaquestagrandecrisi
è naturale e più è importante e penoso e più la ri-
nascita sarà, a mio giudizio, veloce costruttiva. Lo
strumento poi del voto, che è il primo diritto pieno
e incondizionato di libertà, porterà ognuno di noi a
contribuire alla costruzione di questa rinascita che
dovràesseresociale,culturaleedicontenutiperab-
bandonaredefinitivamenteilsuperfluoeilbiecoche
troppo hanno imperato negli ultimi anni.
ARNALDO ZAZZERON: In una società che cammina e
sievolveognimutamentosicuramenteinfluiscepo-
sitivamente lasciandoci aperti tanti perchè, e sui
tanti perchè, le giuste riflessioni e confronti ci aiu-
tano a crescere.
2. OGGI AFFRONTIAMO UN PERIODO DI GRANDE CRISI ECONOMICA
E L’AMBITO CULTURALE PARE RISENTIRNE MOLTO VISTI I TANTI TAGLI DA
PARTE DELLO STATO AI COMUNI,COME SI POTREBBERO GESTIRE QUELLE
POCHE RISORSE A DISPOSIZIONE? TROVA GIUSTO PER ESEMPIO L’IDEA
DI DESTINARE PARTE DEI SOLDI DELL’AMBITO CULTURALE AD ALTRI AM-
BITI, PER ESEMPIO ALL’ASSISTENZIALISMO, VISTO LA CRISI ECONOMICA
STESSA?
MARIA PINA PALMIERI: Quando la coperta è corta, la
sicercaditiraredatuttiilatiedènormalechequal-
cunorimangascoperto.Vedeteèmoltofacilegiudi-
care ed io prima di questa esperienza
amministrativa, lo facevo con leggerezza e senza
approfondire.MaquandounComunesitrovaaveder
decurtaticircatremilionidieurodalleentratedello
Stato,deveperforzadicoseridurre,ridurreeridurre
icostidigestionecercandodirecaremenodannoai
cittadini.Questaamministrazionenel2012questo
ha fatto: una magistrale opera di riduzione delle
spese veramente con un attenzione certosina per
ledere in maniera minima sulla cittadinanza e sulle
abitudiniormairadicateinundecennioriccoedige-
stioneanchedelsuperfluo.Vadaséchel’ambitoche
gestisco – cultura e turismo- ha risentito di questi
taglimanonpiùdialtriambitidovesièlavoratoes-
senzialmente per eliminare gli sprechi accumulati
negli anni. E si è lavorato per portare avanti la poli-
ticadiquestacoalizionetuttaincentratasulsociale,
sull’integrazione e sulla solidarietà.
ARNALDO ZAZZERON: Se la cultura diventa anche
marketing, essa stessa diventa la cassaforte da
aprire per destinare le risorse ad altri ambiti (so-
prattuttosociali)enonsarebbepiùilsettoredata-
gliare.
3. SE DOMANI VENISSE NOMINATO MINISTRO DELLA CULTURA,
QUALE SAREBBE LA PRIMA PROPOSTA CHE PORTEREBBE SUL TAVOLO
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI?
MARIAPINAPALMIERI:L’ipoteticamianominadaparte
del Presidente del Consiglio Bersani (naturalmente
con i dovuti scongiuri) mi vedrebbe sicura e decisa
aproporresubitounaleggeche,nell’ambitodelset-
tore,agevoliepromuovaillavorodituttiqueigiovani
che hanno studiato e stanno studiando le materie
adessoattinentiaffinchè possanoesserecollocati
in maniera stabile al lavoro per cui si sono formati
senzapiùelemosinareundirittocostituzionalmente
garantito.Epensoachistudiaeprovaalavorarenel
teatro, cinema, nella musica, nelle manifestazioni
culturaliosemplicementenell’indottodiquesti.Ah
un’altracosacerchereidifare(moltodiparteperò):
donereiungrandecineteatroallacittàdi Melfieal-
l’intera zona.
ARNALDO ZAZZERON: Nemmeno dopo una pesante
cenariuscireiasognarediessereMinistrodellaCul-
tura, quindi non sono in grado di rispondere. Se la
tuadomandafossestataformulatacomeAssessore
di questa città, sicuramente le avrei risposto.
4. RISCOPRIRE LA CULTURA POTREBBE ESSERE LA BASE DELLA
NUOVA RICOSTRUZIONE DEL TESSUTO SOCIALE NAZIONALE.
LEI COSA NE PENSA?
MARIAPINAPALMIERI:Piùcheriscoprirelacultura,io
direi rivitalizzare la cultura e renderla di più stru-
mento di crescita sociale e occasione di lavoro,
strutturandoappositeleggieinterventiasostegno
di attività che ne assistano il rilancio e la definitiva
affermazione. Io penso che l’Italia sia un paese cul-
turalmente avanti rispetto ad altri paesi europei e
particolarmente del Nord Europa, compresa la
grande Germania. E questo, sia per motivi legati al
territorio e sia alla storia stessa della nostra na-
zione. Ma non basta. Il rilancio deve partire dall’or-
ganizzazione e questa industria deve costruire
occasione di lavoro ma anche crescita intellettuale
di tutti.
ARNALDO ZAZZERON: Mio Dio!!! Se la dovessimo ri-
scoprire significherebbe non aver capito nulla del-
l’aspetto culturale ed allora sarebbe gravissimo. E’
invece importante darle il giusto peso. Investire in
culturavuoldirecreareeconomia,postidilavoroed
aprire le menti.
5. E’ PENSIERO COMUNE CHE MELFI NEGLI ULTIMI ANNI ABBIA
ASSISTITO AD UN LENTO MA INESORABILE DECLINO DEL SUO MOVIMENTO
CULTURALE: È UN PENSIERO CHE CONDIVIDE? SE SI, COME MAI?
MARIAPINAPALMIERI:Melfihaunafisionomiacultu-
rale strana, che deriva dalle politiche adoperate
negliultimianni. Èuna“cultura”fattadapochieso-
liti noti e rivolta a pochi e sempre soliti noti. La no-
stra è un’idea diversa, non dico migliore, non mi
azzardo, ma di costruzione e di promozione collet-
tiva a tutti i livelli. Diversificare l’offerta culturale
nella nostra città è basilare e cercare di rivolgersi
specialmenteachilodesideradatempoenonneha
avutol’occasione.Èunaculturacheguardailsociale,
l’integrazione, la solidarietà ma non trascura, anzi
insiste,sullacreativitàesull’impegnodeitalentilo-
cali che sono stati trascurati e ignorati per molto
tempo con progettualità che fuori hanno fatto nu-
meri e successo. La nostra idea è di apertura in
modocontinuativoaglispazichelacittàhapermet-
terli a disposizione di tutti, delle associazioni, dei
singoli, giovani e anziani specialmente, per tentare
dicostruireunmodellochesiaculturamaancheag-
gregazioneecomunicazione.Èfaticoso,difficile,ma
stiamo lavorando intensamente per costruire que-
sto progetto culturale che ci appartiene e ci piace e
perlacuirealizzazioneènecessariol’aiutodiquanti
credono in una cultura di tutti e per tutti.
ARNALDOZAZZERON:Sicuramentesì.Melfihaperso
lavivacitàculturalediuntempoenondipendesolo
dalla crisi economica ma da una incapacità di dare
al movimento culturale la giusta importanza e so-
prattuttounaprogrammazionechedeveesserestu-
diata, valutata e condivisa. Quanti contenitori
culturalicisonoaMelfiabbandonatialloropocoedi-
ficante destino? Urge una nuova programmazione
che rimetta in moto il movimento culturale con un
percorso da non lasciare all’improvvisazione e agli
interventi dell’ultima ora. Qualcuno dice: “tutto fa
cultura”, io dico: “Melfi merita una cultura con la C
maiuscola, per le sue tradizioni, per la sua storia e
per le risorse umane spesso lasciate all’angolo”.
I n t e r v i s t a a . . .
Maria Pina PalmieriASSESSORE ALLA CULTURA ED AL TURISMO DEL COMUNE DI MELFI
Arnaldo ZazzeronPRESIDENTE ASSOCIAZIONE CULTURALE “LA BRAMEA DEL VULTURE”
4 RIGENERAZIONE Numero 3 • Febbraio 2013
RIGENERAZIONE
Numero 3 • Febbraio 2013
SEGRETARIO GD Melfi
Marco Zampino
•
DIRETTORE RESPONSABILE
Angela Di Lalla
•
PROGETTO GRAFICO E
IMPAGINAZIONE
Alfonso Cerone
•
REDAZIONE
Marco Zampino, Antonio Pepe,
Vincenzo Mongelli, Angela Di Lalla,
Alfonso Cerone, Pietro Monico,
Benedetto Fucà, Giuseppe Pocchiari,
Luigi Lomio, Alessandro Gliaschera,
Maria De Rosa, Mauro Basso,
Veronica Basso
•
PROPRIETARIO ED EDITORE
Partito Democratico Melfi
•
STAMPATO presso
Arti Grafiche Vultur
Via V.Veneto, 7
85025 Melfi (Pz)
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Democratici di Melfi “Rigenerazione” è
in fase di registrazione presso il Tri-
bunale, come previsto dalla Legge
47/1948.
Al prossimo numero!
Periodico d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI •
di Alessandro Gliaschera
L
e “risorse” ci hanno sempre
tormentato nel corso della no-
stra formazione scolastica: la
fertilità del suolo, la presenza di gia-
cimenti minerari, le distese di bo-
schi sono concetti che ricorrevano
molto spesso nei paragrafi dei libri
di geografia. Subito dopo, sempre in
quegli stessi libri, era trattata l’eco-
nomia della regione ed essa era
tanto più ampia quanto maggiori
erano le sue risorse. Non è una no-
vità: la ricchezza di una terra in ter-
mini di risorse “naturali” è un’ottima
credenziale per la sua ricchezza
economica. Eppure, dovendo stu-
diare il capitolo sulla Basilicata, i gio-
vani studenti della nostra regione
rimangono increduli. Infatti, il lungo
elenco delle risorse che va dalla
terra fertilissima della parte setten-
trionale del territorio, e che pas-
sando per le purissime fonti
d’acqua (risorsa più importante per
la vita) arriva fino al ricco giaci-
mento petrolifero della Val d’Agri,
non è compensato da un altrettanto
lungo paragrafo economico. Salvo
isolate aree industriali e un risicato
turismo, il settore secondario e ter-
ziario trovano davvero pochi scogli
ai quali aggrapparsi. Forse qualcosa
non torna! Se la prosperità di una
terra fosse legata unicamente alle
sue risorse, la Basilicata dovrebbe
essere ricchissima, Potenza
avrebbe uno skyline pieno di grat-
tacieli in vetro e acciaio, Metaponto
dovrebbe avere le sembianze di
Dubai e tante altre città… bhe’ sem-
plicemente non esistere proprio! In-
vece la Basilicata oggi è considerata
la regione più periferica e inutile
d’Italia e, vista la condizione che
quest’ultima, a sua volta, vive nel
contesto internazionale, fa com-
prendere a quei poveri bambini, alle
prime prese con la geografia, la mi-
sera situazione della loro terra.
Quello che i bambini non sanno, e
che la geografia purtroppo non in-
segna, è che la “risorsa” più impor-
tante, quella che fa realmente
crescere e prosperare una regione,
non nasce nella terra, ma nelle
scuole; non si misura in libre o ton-
nellate ma in nuove idee. Questa “ri-
sorsa” permette di sfruttare tutte le
altre. Questa è la “risorsa umana”,
forse l’unica che valga davvero la
pena di avere. La mente è capace di
creare realtà, immaginare nuove
prospettive, inventare nuovi sistemi.
E’ grazie alla mente, alla “risorsa
umana” che possiamo vedere rea-
lizzato ciò che ci circonda. Le mate-
rie di cui è composto il mondo sono
solo mezzi, è questi sono ovunque,
ma la loro vera essenza sta in ciò
che le ha create. La Basilicata, così
ricca di materie prime, allora pecca
nella formazione di questa “risorsa
umana”? Non garantisce una pre-
parazione adeguata ai suoi studenti?
In realtà la scuola in Basilicata
(luogo dove si formano le menti) non
è così pessima come si vuol far
credere. La media di preparazione
degli studenti della scuola primaria
e di secondo grado non si discosta
dalla media nazionale, e a livello di
scuole superiori, esistono istituti di
rilievo (nonostante l’assoluta condi-
zione d’isolamento che vive oggi la
regione). Inoltre, secondo le ultime
classifiche, gli atenei universitari
della regione si sono classificati ai
primi posti per qualità degli inse-
gnamenti. Il divario, che sta sempre
più crescendo tra la Basilicata e il
resto del mondo, non si può far ri-
salire alla formazione scolastica
perché questa, sebbene non sia
un’eccellenza, è adeguata. Ciò nono-
stante è attestato che oltre la metà
degli studenti delle scuole superiori,
scelga di emigrare dalla propria re-
gione per frequentare l’università e,
una volta terminati gli studi, molti di
questi non vi faranno ritorno per
approdare nel suo mercato del la-
voro. Il problema essenziale è che
anche la Basilicata sta vivendo il fe-
nomeno della fuga dei cervelli, ma
non è appieno consapevole. Le menti
sono la più grande risorsa che una
terra abbia a disposizione e la no-
stra permette che questa ci sfugga
dalle mani senza far nulla. Potrebbe
rendere più ricco il mercato del la-
voro con iniziative, finanziare attività
di ricerca, offrire incentivi che in-
coraggino le attività o semplice-
mente dare retta a chi ha una
semplice idea da voler realizzare
nella sua terra perché sono le idee
che creano ricchezza. Spesso la no-
stra regione si mostra insensibile
nei confronti di questo meccanismo
che però sta alla base di tutti i suoi
problemi. La Basilicata, come una
madre, nutre con affetto tutti i suoi
figli, ma non è in grado di mante-
nerli quando crescono e da lontano
li costudisce e regala loro un vivido
ricordo mentre nella sua solitudine
si lascia morire.
L a ve r a r i s o r s a d e l l a B a s i l i c a t a
Gianna Nannini INNO(G.Nannini - Pacifico)
Mi ricordo di te / ti raggiungo ad occhi chiusi
Mi ricordo di te / per la strada mi incontrerai
Mi ricordo di te / ogni estate sono qua
Mi ricordo di te /tu sorridi e mi dici ciao
Che bello è vivere / se vivere è con te
Ora soffia il vento / soffia via con te
Mi ricordo di te / la tua voce nella mia
Mi ricordo di te / e non voglio mandarti via
Che bello è vivere / se vivere è per te
Ora soffia il vento / ti porta via da me
Mi ricordo di te / sorso d’acqua tra le dita
Se ti stringo va via / pioggia o lacrima
Tornerai / so che ritornerai / nel tempo che verrà
Nel buio che cadrà / e vita sempre tornerà
Nel tempo che verrà / nel freddo che sarà
Sei vita quasi libertà
Mi ricordo di te.
I n q u e s t o n u m e r o :
pag.1
Superare la crisi attraverso la krisis
L’Italia giusta
pag.2
Sensazioni di uno straniero
Fiat a Melfi
Francesco Saverio Nitti, “La questione
meridionale e l’emigrazione”
pag.3
Faccia a faccia.
Intervista a Maria Pina Palmieri
e Arnaldo Zazzeron
pag.4
La vera risorsa della Basilicata
Gianna Nannini, Inno

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  • 1. Quando l’Italia la fanno i Giovani di AngelA Di lAllA E timologicamente il ter- mine “CRiSi” proviene dal verbo greco “KRiSiS”, ovvero separare e originaria- mente indicava, appunto, la se- parazione. era utilizzato in riferimento alla trebbiatura, quando si separava la granella del frumento dalla paglia e dalla pula. Traslando il significato, quindi, divenne scegliere. Solo intorno al XV secolo iniziò ad es- sere associato ad una situazione negativa, di rottura, un deterio- ramento, un turbamento. Ai giorni nostri, nell’era del “disin- canto”, come direbbe Franco Cambi (mi si permetta la cita- zione di un grande pedagogista italiano), il termine crisi è perlo- più legato ad una situazione eco- nomica disastrosa, che in un complesso, ma per certi versi ele- mentare, gioco del domino, fa sì che ogni settore della nostra so- cietà sia messo in crisi, facendoci sentire semplici pedine mosse da un giocatore occulto. Ci si sente come se ogni nostra azione sia comunque fine a se stessa, poiché condizionata in gran parte da un sistema che non conosciamo e che pure sembra conoscere noi meglio di chiunque altro. Allora perché impegnarsi? Perché darsi da fare? Perché votare? Ci si na- sconde dietro un “tanto sono tutti uguali”, che omologa, che taglia le gambe alla speranza e mina alla nostra libertà di sce- gliere, di separare la granella dalla paglia, che restando in- sieme, ai nostri occhi non sono altro che un mucchio di paglia e pula che non ci permette di ve- dere il frumento presente tra loro. Dovremmo ritornare al- l’originario significato del ter- mine crisi, che non indica fissità ma passaggio. Spinge all’azione, costringe a muoversi, a sperimen- tare, a seguire strade diverse, per- ché separare significa anche cambiare, trasformare una realtà caotica mettendo ordine, un or- dine che ci permetta di superare una crisi globale che solo global- mente è superabile. Per questo è necessario impegnarsi, darsi da fare e votare per mettere in atto la krisis dei greci che in quanto a Democrazia e buona Politica po- trebbero ancora oggi insegnarci moltissimo. e chissà che possa fare da volano una citazione di Albert einstein, tratta da una sua raccolta di scritti non puramente scientifici, pubblicata nel 1934 “il mondo come lo vedo io”, in cui commenta il grande default del 1929 e che riporto fedel- mente: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande be- nedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le sco- perte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere su- perato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai pro- blemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L’ incon- veniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una rou- tine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incre- mentarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per supe- rarla.” SUPERARE LA CRISI ATTRAVERSO LA KRISIS di MARCO ZAMPINO L o ammetto, non vedo l’ora di tor- nare nella mia città. Non è qual- cosa che riguarda solo gli affetti che mi legano indissolubilmente alla mia terra, è qualcosa di più. Voglio tornare nella mia terra in questo momento cru- ciale della storia del nostro paese per far campagna elettorale. Sembrerà strano ma ho voglia di raccontare alla gente della mia città, quella con cui ci si confronta sulle grandi e piccole que- stioni, quanta passione e quanta voglia di cambiamento c’è dietro questo pro- getto di Italia che Bersani ha chiamato “L’Italia giusta”. Credo fortemente nella carica alternativa di questo disegno po- litico (direte che non porta bene) e nella mia mente ripenso al motto della prima campagna elettorale di Obama: “Yes we can”. Sì, noi possiamo dimostrare a tutti, che qualcosa di diverso si possa fare, qualcosa di veramente serio e concreto. Lo affermo, forte della credibilità del mio partito, che si riflette nei volti dei volontari delle primarie, nel volto di Ber- sani, nel volto dei giovani che si sono messi in gioco nelle “Parlamentarie”, nel volto di Renzi, che perde e dà una mano. Le primarie, appunto, che hanno reso visibili a tutti l’organizzazione, il dibattito, il saper essere gruppo, il saper fare sintesi del più grande partito progres- sista in Italia. Le primarie che hanno arricchito il nostro patrimonio culturale, aprendo a spinte che nessuno di noi immaginava pensabili. Primarie che hanno spinto i giovani ad un protagoni- smo vero, li ha fatti rendere partecipi di un collettivo, rendere partecipi di un’idea. E’proprio con le primarie che i giovani hanno saputo ritagliarsi il loro spazio: nei gazebo in cui erano volontari, ad esempio, facendo capire a chi era in fila per votare, che la politica non è nient’altro che sacrificio, ascolto, di- scussione, stare a passo coi tempi senza che questi vengano rincorsi da qualcun altro (tecnici e populisti). Ab- biamo ridato senso alla politica testimo- niando in Bersani un patrimonio di cultura non mortificabile dalla logica del “tutto uguale”che sa partire dall’ onestà e sa rimettere al centro quella questione morale, unica capace di introdurre nella società (a tutti i livelli) un nuovo civismo, propedeutico più di ogni altro a qualsiasi manovra economica. Come pensiamo di aumentare il livello di fedeltà fiscale? Con una semplice finanziaria? Sicura- mente servirà, ma perché prima di tutto non si punta ad aumentare il livello di fedeltà allo stato, che lo si guardi non come nemico dei nostri interessi, ma come un entità che ha tutta la voglia di agevolare un guadagno privato, perché questo significherebbe aumentare con- sumi e di conseguenza occupazione, maggior gettito fiscale e via enume- rando? Lo stato sociale, immaginato dai nostri padri costituenti, che si prodiga per l’uguaglianza sostanziale dei suoi figli deve essere l’alternativa vera al li- berismo estremo di questi anni, con un occhio sempre rivolto ai valori dall’one- stà e dall’etica politica. Torno a casa con questo spirito e con questa passione sapendo che non possiamo più sba- gliare, perché nessuno ce lo perdone- rebbe. Queste elezioni sono il punto di svolta di vent’anni di buio e noi ci met- tiamo tutta la voglia a non ricaderci dentro. L’ITALIAGIUSTA! periodicod’informazioneGiovaniDemocratici Melfi periodicod’informazioneGiovaniDemocratici Melfi
  • 2. 2 Periodico d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI • RIGENERAZIONE Numero 3 • Febbraio 2013 di BENEDETTO FUCA’ L a vera bellezza dell'Italia sta nella bellezza di piccoli borghi, scono- sciuti ai più. Avevo sentito parlare di Melfi, collegata allo stabilimento di una della maggiori aziende italiane: la Fiat. Ho scoperto la bellezza e la genuinità di una cittadina. L'accoglienza del segreta- rio dei Giovani Democratici di Melfi e della sua famiglia, che mi ha permesso di trascorrere i primi giorni di questo anno, che rappresenta per l'Italia un bivio che segna il rinnovamento politico costruito su base politica, culturale e sociale che ha cuore l'interesse sociale: in questo pro- spetto, l'impegno e lo spessore politico messo in campo dai Giovani Democratici di Melfi. Molto spesso si assiste alla fuga delle menti più brillanti dal Sud, per stu- diare o lavorare. Molto spesso è più facile andare via, invece è da ammirare chi resta o chi dopo aver concluso il proprio ciclo di studi, decide di ritornare e di im- pegnarsi per cambiare le cose, per essere portavoce di proposte, di esigenze, di ope- rare sul dibattito e sulla situazione locale della propria città. La costruzione di un dibattito politico quotidiano che non si ferma nelle sezioni ma che opera quoti- dianamente, anche fuori delle quattro mura del luogo principe della militanza politica, ma che opera con cognizione e diligenza nel dibattito locale e nella grande forza che è a livello nazionale la nostra giovanile, che si muove come forza politica matura, rivendicando un autono- mia politica che dà linfa al Partito Demo- cratico, operando nel rinnovamento si, ma senza cadere nel giovanilismo, nella ricerca anagrafica del volto giovane. La politica è fatta di maturità e di senso col- lettivo che nasce nell’intraprendere un cammino che guarda ad un orizzonte mi- gliore, un orizzonte che sia l’obiettivo di un nuovo Rinascimento che apra la strada a un Paese dove le fabbriche non siano le passerelle per il lancio di una candidatura leaderistica, facendo pro- messe di investimento, senza presentare un piano concreto su questi investimenti. E dopo alcune settimane assistiamo al- l’annuncio che gli operai di quello stabil- mento verranno messi in cassa integrazione fino alla fine del 2014. Com- pagni di Melfi, sulla fabbrica Fiat è avve- nuto un atto di sciacallaggio politico sulla cosa più importante per la dignità di un uomo, il proprio lavoro! E lo si è fatto nel Mezzogiorno d’Italia, quella parte del no- stro Paese che più soffre per la mancanza di lavoro, quanti coetanei avete visto par- tire? Quanti giovani sono a spasso? Ecco Monti e Marchionne, con quella passe- rella hanno umiliato per due volte il fu- turo di Melfi e di tutto il Paese, perché il problema “Fiat di Melfi” è il problema di un’intero Paese. Ho avuto modo di visi- tare le bellezze naturali del Monte Vulture e dei laghi di Monticchio, una bellezza di rara natura, un piccolo lembo di paradiso terrestre che secondo me non viene valo- rizzata al meglio e resa all’utenza turi- stica come dovrebbe, ma forse è meglio cosi, quando gli interessi economici in- contrano la bellezza della natura, que- st’ultima di solito svilisce, sopperisce alle logiche del profitto. Ringrazio davvero di cuore tutti voi che mi avete fatto sentire a casa e di avermi dato spazio nel vostro giornale. Auguro a voi che il vostro impe- gno sia gratificato dalle battaglie politi- che che portate e che porterete avanti. Voglio concludere ricordando una frase di un grande filosofo greco, Platone, conte- nuta in una delle sue opere “per chi intra- prende cose belle, è bello anche soffrire, qualsiasi cosa gli tocchi”. Compagni alla lotta e grazie ancora di tutto. di LUIGI LOMIO F rancesco Saverio Nitti nacque a Melfi il 19 Luglio 1868 da Vincenzo Nitti e Filomena Coraggio. Trasferitosi a Na- poli da ragazzo con la sua famiglia,si laureò in giurisprudenza e successivamente iniziò a lavorare per alcuni giornali e poi come pro- fessore di Scienza delle finanze all’Università di Napoli. Alcuni anni dopo iniziò la sua car- riera politica e nel 1904 su incarico di Giolitti preparò lo schema della legge speciale per Napoli. Nitti riteneva che lo sviluppo del Mezzogiorno doveva partire da Napoli, per- ché una città di quelle dimensioni non po- teva vivere di solo turismo e musei, perciò bisognava creare a Napoli una grande realtà industriale. Il progetto di Nitti per lo svi- luppo del Mezzogiorno e di Napoli si basava sulla produzione di forza motrice a buon mercato, bonifiche, irrigazione, trazione elettrica, sistemazione di fiumi e malaria. In largo accordo con Giustino Fortunato, Nitti riteneva che la prospettiva di sviluppo per la Basilicata e la Calabria era affidata ai boschi e alle acque. Il suo progetto però si scontrava con gli interessi dell’industria elettrica pri- vata ed era inoltre sostenuto da pochi, perciò si potè attuare solo in parte. Secondo Nitti il Sud in proporzione a quanto possedeva pa- gava più imposte dell’Italia settentrionale e usufruiva di un minor quantitativo di aiuti e agevolazioni statali. Per quanto riguarda l’emigra- zione pen- sava che fosse una cosa posi- tiva per- ché dava alla gente la possibi- lità di mi- gliorare la p r o p r i a posizione e c o n o - mica. Gra- zie ai piccoli capitali americani chi sarebbe rientrato in Italia avrebbe potuto finalmente realizzare gli investimenti che prima gli sem- bravano inimmaginabili. Nitti presentò resi- stenza al disegno di legge Crispi (15/12/1887) che riteneva esagerato il grande flusso migratorio di quegli anni, che causava uno spopolamento di molte aree. Crispi concedeva al ministero dell’Interno la facoltà di impedire le emigrazioni e revocare le licenze agli agenti migratori laddove lo avesse reputato opportuno. Svolse una vita di intensa attività politica, prima ministro dell’Agricoltura poi dell’Interno e anche pre- sidente del Consiglio nel 1919 e infine mem- bro dell’Assemblea Costituente nel 1945. Voglio inoltre ricordare che Nitti visse ven- t’anni della sua vita in esilio prima a Zurigo e poi a Parigi perché era antifascista. France- sco Saverio Nitti morì a Roma il 20 Febbraio 1953. Ho voluto ricordare il pensiero di que- sto grande statista (in breve), il quale ha con- tribuito allo sviluppo del meridione e anche perché cercò di rendere migliori le condizioni di vita degli abitanti dell’area più povera dell’Italia. Nel 1945 ritornato in Italia dopo vent’anni d’esilio, Nitti si recò a Potenza lì ad accoglierlo c’era anche Carlo Levi che disse in quell’occasione: “è ritornato un “Luigino” che amava i contadini e ha riscattato i difetti della borghesia meridionale”. SENSAZIONIDIUNOSTRANIERO FIAT A MELFIdi GIUSEPPE POCCHIARI Fra il 1991 e il 1993 l’impianto Fiat fu co- struito a S. Nicola di Melfi. Si è scelto di in- stallare lo stabilimento al Sud per una serie di motivazioni: prima fra tutte l’indisponibi- lità del Nord Italia di offrire aree con le ca- ratteristiche prescelte. Lo stabilimento di S. Nicola di Melfi faceva parte di un radicale programma di mutamento organizzativo in- trapreso dalla Fiat; si trattava di un taglio netto con il tradizionale modello Fordista – Tayloristico e di un nuovo modello di fab- brica: la fabbrica integrata, ossia un nuovo modo di intendere l’organizzazione interna del lavoro a livello di relazioni, di personale e forniture di impatto socio-am- bientale. I nuovi ruoli per il funzionamento della fabbrica integrata erano strutturati in ordine gerarchico ascendente: operai, re- sponsabile dell’ unità tecnologica elemen- tare, responsabile di unità operativa e responsabile di stabilimento. Quindi, a Melfi si è scelto di localizzare il primo stabilimento italiano ed europeo di fabbrica integrata fon- dato su due aspetti: uno incentrato sulle age- volazioni statali finanziarie e fiscali ed uno innovativo che punta a fare dello stabili- mento il test di un nuovo modello organiz- zativo, tant’è che il segno di discontinuità con il fordismo lo si notava non solo dal nuovo modo di intendere la fabbrica ma anche dall’abbigliamento degli operai (non vestivano più con le tute blu ma con le tute verdi amaranto). La Fiat aveva così costruito il primo esempio di fabbrica occidentale ispi- rata al modello del Giappone e non più al modello di Detroit. Eventi recenti hanno scongiurato la possibilità di un’eventuale chiusura dello stabilimento di S.Nicola di Melfi prevedendo nuovi modelli di auto da produrre. Francesco Saverio Nitti: ”La questione meridionale e l’emigrazione”
  • 3. 3 Periodico d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI • RIGENERAZIONE Numero 3 • Febbraio 2013 1. NELL’ULTIMO VENTENNIO LA SOCIETÀ HA AVUTO UN PROFONDO MUTAMENTO SOCIO-ECONOMICO,DI CONSEGUENZA ANCHE CULTURALE: SOCIETÀ PIÙ APERTA,MA GRANDE CRISI ECONOMICA.RITIENE CHE QUE- STO MUTAMENTO ABBIA INFLUITO POSITIVAMENTE O NEGATIVAMENTE SULLA SOCIETÀ? E PERCHÈ? MARIA PINA PALMIERI: La cultura, considerata come vocedibilancio,èuna dellepiùtartassateepiùcon- siderate per attuare i tagli che purtroppo dal 2011 hanno interessato l’economia nazionale e conse- guentemente quella locale. Dopo la politica econo- mica e internazionale del Governo di centro destra, era prevedibile una crisi economica di queste di- mensioni.Anche sestoricamenteciclicalacrisieco- nomica è stata tragicamente anticipata da scelte scellerate e populiste. Si è governato con assoluta assenza di progetti di cultura e più significante- menteinterventiperigiovanichesiproiettavanoin ambitidicultura-spettacolo-teatro-cinematografia. Ilmutamentocheèconseguitoaquestagrandecrisi è naturale e più è importante e penoso e più la ri- nascita sarà, a mio giudizio, veloce costruttiva. Lo strumento poi del voto, che è il primo diritto pieno e incondizionato di libertà, porterà ognuno di noi a contribuire alla costruzione di questa rinascita che dovràesseresociale,culturaleedicontenutiperab- bandonaredefinitivamenteilsuperfluoeilbiecoche troppo hanno imperato negli ultimi anni. ARNALDO ZAZZERON: In una società che cammina e sievolveognimutamentosicuramenteinfluiscepo- sitivamente lasciandoci aperti tanti perchè, e sui tanti perchè, le giuste riflessioni e confronti ci aiu- tano a crescere. 2. OGGI AFFRONTIAMO UN PERIODO DI GRANDE CRISI ECONOMICA E L’AMBITO CULTURALE PARE RISENTIRNE MOLTO VISTI I TANTI TAGLI DA PARTE DELLO STATO AI COMUNI,COME SI POTREBBERO GESTIRE QUELLE POCHE RISORSE A DISPOSIZIONE? TROVA GIUSTO PER ESEMPIO L’IDEA DI DESTINARE PARTE DEI SOLDI DELL’AMBITO CULTURALE AD ALTRI AM- BITI, PER ESEMPIO ALL’ASSISTENZIALISMO, VISTO LA CRISI ECONOMICA STESSA? MARIA PINA PALMIERI: Quando la coperta è corta, la sicercaditiraredatuttiilatiedènormalechequal- cunorimangascoperto.Vedeteèmoltofacilegiudi- care ed io prima di questa esperienza amministrativa, lo facevo con leggerezza e senza approfondire.MaquandounComunesitrovaaveder decurtaticircatremilionidieurodalleentratedello Stato,deveperforzadicoseridurre,ridurreeridurre icostidigestionecercandodirecaremenodannoai cittadini.Questaamministrazionenel2012questo ha fatto: una magistrale opera di riduzione delle spese veramente con un attenzione certosina per ledere in maniera minima sulla cittadinanza e sulle abitudiniormairadicateinundecennioriccoedige- stioneanchedelsuperfluo.Vadaséchel’ambitoche gestisco – cultura e turismo- ha risentito di questi taglimanonpiùdialtriambitidovesièlavoratoes- senzialmente per eliminare gli sprechi accumulati negli anni. E si è lavorato per portare avanti la poli- ticadiquestacoalizionetuttaincentratasulsociale, sull’integrazione e sulla solidarietà. ARNALDO ZAZZERON: Se la cultura diventa anche marketing, essa stessa diventa la cassaforte da aprire per destinare le risorse ad altri ambiti (so- prattuttosociali)enonsarebbepiùilsettoredata- gliare. 3. SE DOMANI VENISSE NOMINATO MINISTRO DELLA CULTURA, QUALE SAREBBE LA PRIMA PROPOSTA CHE PORTEREBBE SUL TAVOLO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI? MARIAPINAPALMIERI:L’ipoteticamianominadaparte del Presidente del Consiglio Bersani (naturalmente con i dovuti scongiuri) mi vedrebbe sicura e decisa aproporresubitounaleggeche,nell’ambitodelset- tore,agevoliepromuovaillavorodituttiqueigiovani che hanno studiato e stanno studiando le materie adessoattinentiaffinchè possanoesserecollocati in maniera stabile al lavoro per cui si sono formati senzapiùelemosinareundirittocostituzionalmente garantito.Epensoachistudiaeprovaalavorarenel teatro, cinema, nella musica, nelle manifestazioni culturaliosemplicementenell’indottodiquesti.Ah un’altracosacerchereidifare(moltodiparteperò): donereiungrandecineteatroallacittàdi Melfieal- l’intera zona. ARNALDO ZAZZERON: Nemmeno dopo una pesante cenariuscireiasognarediessereMinistrodellaCul- tura, quindi non sono in grado di rispondere. Se la tuadomandafossestataformulatacomeAssessore di questa città, sicuramente le avrei risposto. 4. RISCOPRIRE LA CULTURA POTREBBE ESSERE LA BASE DELLA NUOVA RICOSTRUZIONE DEL TESSUTO SOCIALE NAZIONALE. LEI COSA NE PENSA? MARIAPINAPALMIERI:Piùcheriscoprirelacultura,io direi rivitalizzare la cultura e renderla di più stru- mento di crescita sociale e occasione di lavoro, strutturandoappositeleggieinterventiasostegno di attività che ne assistano il rilancio e la definitiva affermazione. Io penso che l’Italia sia un paese cul- turalmente avanti rispetto ad altri paesi europei e particolarmente del Nord Europa, compresa la grande Germania. E questo, sia per motivi legati al territorio e sia alla storia stessa della nostra na- zione. Ma non basta. Il rilancio deve partire dall’or- ganizzazione e questa industria deve costruire occasione di lavoro ma anche crescita intellettuale di tutti. ARNALDO ZAZZERON: Mio Dio!!! Se la dovessimo ri- scoprire significherebbe non aver capito nulla del- l’aspetto culturale ed allora sarebbe gravissimo. E’ invece importante darle il giusto peso. Investire in culturavuoldirecreareeconomia,postidilavoroed aprire le menti. 5. E’ PENSIERO COMUNE CHE MELFI NEGLI ULTIMI ANNI ABBIA ASSISTITO AD UN LENTO MA INESORABILE DECLINO DEL SUO MOVIMENTO CULTURALE: È UN PENSIERO CHE CONDIVIDE? SE SI, COME MAI? MARIAPINAPALMIERI:Melfihaunafisionomiacultu- rale strana, che deriva dalle politiche adoperate negliultimianni. Èuna“cultura”fattadapochieso- liti noti e rivolta a pochi e sempre soliti noti. La no- stra è un’idea diversa, non dico migliore, non mi azzardo, ma di costruzione e di promozione collet- tiva a tutti i livelli. Diversificare l’offerta culturale nella nostra città è basilare e cercare di rivolgersi specialmenteachilodesideradatempoenonneha avutol’occasione.Èunaculturacheguardailsociale, l’integrazione, la solidarietà ma non trascura, anzi insiste,sullacreativitàesull’impegnodeitalentilo- cali che sono stati trascurati e ignorati per molto tempo con progettualità che fuori hanno fatto nu- meri e successo. La nostra idea è di apertura in modocontinuativoaglispazichelacittàhapermet- terli a disposizione di tutti, delle associazioni, dei singoli, giovani e anziani specialmente, per tentare dicostruireunmodellochesiaculturamaancheag- gregazioneecomunicazione.Èfaticoso,difficile,ma stiamo lavorando intensamente per costruire que- sto progetto culturale che ci appartiene e ci piace e perlacuirealizzazioneènecessariol’aiutodiquanti credono in una cultura di tutti e per tutti. ARNALDOZAZZERON:Sicuramentesì.Melfihaperso lavivacitàculturalediuntempoenondipendesolo dalla crisi economica ma da una incapacità di dare al movimento culturale la giusta importanza e so- prattuttounaprogrammazionechedeveesserestu- diata, valutata e condivisa. Quanti contenitori culturalicisonoaMelfiabbandonatialloropocoedi- ficante destino? Urge una nuova programmazione che rimetta in moto il movimento culturale con un percorso da non lasciare all’improvvisazione e agli interventi dell’ultima ora. Qualcuno dice: “tutto fa cultura”, io dico: “Melfi merita una cultura con la C maiuscola, per le sue tradizioni, per la sua storia e per le risorse umane spesso lasciate all’angolo”. I n t e r v i s t a a . . . Maria Pina PalmieriASSESSORE ALLA CULTURA ED AL TURISMO DEL COMUNE DI MELFI Arnaldo ZazzeronPRESIDENTE ASSOCIAZIONE CULTURALE “LA BRAMEA DEL VULTURE”
  • 4. 4 RIGENERAZIONE Numero 3 • Febbraio 2013 RIGENERAZIONE Numero 3 • Febbraio 2013 SEGRETARIO GD Melfi Marco Zampino • DIRETTORE RESPONSABILE Angela Di Lalla • PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Alfonso Cerone • REDAZIONE Marco Zampino, Antonio Pepe, Vincenzo Mongelli, Angela Di Lalla, Alfonso Cerone, Pietro Monico, Benedetto Fucà, Giuseppe Pocchiari, Luigi Lomio, Alessandro Gliaschera, Maria De Rosa, Mauro Basso, Veronica Basso • PROPRIETARIO ED EDITORE Partito Democratico Melfi • STAMPATO presso Arti Grafiche Vultur Via V.Veneto, 7 85025 Melfi (Pz) • Aggiungi “Rigenerazione” tra i tuoi contatti su Facebook e sarai sempre informato su tutte le nostre attività. Vuoi inviarci proposte, idee, segnalarci inizitive, problemi o solo commentare i nostri artcoli? Contattaci! I NOSTRI CONTATTI giovanidemocraticimelfi@gmail.it facebook.com/giovanidemocraticimelfi facebook.com/rigenerazione www.gdmelfi.altervista.org twitter.com/gdmelfi Il periodico d’informazione dei Giovani Democratici di Melfi “Rigenerazione” è in fase di registrazione presso il Tri- bunale, come previsto dalla Legge 47/1948. Al prossimo numero! Periodico d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI • di Alessandro Gliaschera L e “risorse” ci hanno sempre tormentato nel corso della no- stra formazione scolastica: la fertilità del suolo, la presenza di gia- cimenti minerari, le distese di bo- schi sono concetti che ricorrevano molto spesso nei paragrafi dei libri di geografia. Subito dopo, sempre in quegli stessi libri, era trattata l’eco- nomia della regione ed essa era tanto più ampia quanto maggiori erano le sue risorse. Non è una no- vità: la ricchezza di una terra in ter- mini di risorse “naturali” è un’ottima credenziale per la sua ricchezza economica. Eppure, dovendo stu- diare il capitolo sulla Basilicata, i gio- vani studenti della nostra regione rimangono increduli. Infatti, il lungo elenco delle risorse che va dalla terra fertilissima della parte setten- trionale del territorio, e che pas- sando per le purissime fonti d’acqua (risorsa più importante per la vita) arriva fino al ricco giaci- mento petrolifero della Val d’Agri, non è compensato da un altrettanto lungo paragrafo economico. Salvo isolate aree industriali e un risicato turismo, il settore secondario e ter- ziario trovano davvero pochi scogli ai quali aggrapparsi. Forse qualcosa non torna! Se la prosperità di una terra fosse legata unicamente alle sue risorse, la Basilicata dovrebbe essere ricchissima, Potenza avrebbe uno skyline pieno di grat- tacieli in vetro e acciaio, Metaponto dovrebbe avere le sembianze di Dubai e tante altre città… bhe’ sem- plicemente non esistere proprio! In- vece la Basilicata oggi è considerata la regione più periferica e inutile d’Italia e, vista la condizione che quest’ultima, a sua volta, vive nel contesto internazionale, fa com- prendere a quei poveri bambini, alle prime prese con la geografia, la mi- sera situazione della loro terra. Quello che i bambini non sanno, e che la geografia purtroppo non in- segna, è che la “risorsa” più impor- tante, quella che fa realmente crescere e prosperare una regione, non nasce nella terra, ma nelle scuole; non si misura in libre o ton- nellate ma in nuove idee. Questa “ri- sorsa” permette di sfruttare tutte le altre. Questa è la “risorsa umana”, forse l’unica che valga davvero la pena di avere. La mente è capace di creare realtà, immaginare nuove prospettive, inventare nuovi sistemi. E’ grazie alla mente, alla “risorsa umana” che possiamo vedere rea- lizzato ciò che ci circonda. Le mate- rie di cui è composto il mondo sono solo mezzi, è questi sono ovunque, ma la loro vera essenza sta in ciò che le ha create. La Basilicata, così ricca di materie prime, allora pecca nella formazione di questa “risorsa umana”? Non garantisce una pre- parazione adeguata ai suoi studenti? In realtà la scuola in Basilicata (luogo dove si formano le menti) non è così pessima come si vuol far credere. La media di preparazione degli studenti della scuola primaria e di secondo grado non si discosta dalla media nazionale, e a livello di scuole superiori, esistono istituti di rilievo (nonostante l’assoluta condi- zione d’isolamento che vive oggi la regione). Inoltre, secondo le ultime classifiche, gli atenei universitari della regione si sono classificati ai primi posti per qualità degli inse- gnamenti. Il divario, che sta sempre più crescendo tra la Basilicata e il resto del mondo, non si può far ri- salire alla formazione scolastica perché questa, sebbene non sia un’eccellenza, è adeguata. Ciò nono- stante è attestato che oltre la metà degli studenti delle scuole superiori, scelga di emigrare dalla propria re- gione per frequentare l’università e, una volta terminati gli studi, molti di questi non vi faranno ritorno per approdare nel suo mercato del la- voro. Il problema essenziale è che anche la Basilicata sta vivendo il fe- nomeno della fuga dei cervelli, ma non è appieno consapevole. Le menti sono la più grande risorsa che una terra abbia a disposizione e la no- stra permette che questa ci sfugga dalle mani senza far nulla. Potrebbe rendere più ricco il mercato del la- voro con iniziative, finanziare attività di ricerca, offrire incentivi che in- coraggino le attività o semplice- mente dare retta a chi ha una semplice idea da voler realizzare nella sua terra perché sono le idee che creano ricchezza. Spesso la no- stra regione si mostra insensibile nei confronti di questo meccanismo che però sta alla base di tutti i suoi problemi. La Basilicata, come una madre, nutre con affetto tutti i suoi figli, ma non è in grado di mante- nerli quando crescono e da lontano li costudisce e regala loro un vivido ricordo mentre nella sua solitudine si lascia morire. L a ve r a r i s o r s a d e l l a B a s i l i c a t a Gianna Nannini INNO(G.Nannini - Pacifico) Mi ricordo di te / ti raggiungo ad occhi chiusi Mi ricordo di te / per la strada mi incontrerai Mi ricordo di te / ogni estate sono qua Mi ricordo di te /tu sorridi e mi dici ciao Che bello è vivere / se vivere è con te Ora soffia il vento / soffia via con te Mi ricordo di te / la tua voce nella mia Mi ricordo di te / e non voglio mandarti via Che bello è vivere / se vivere è per te Ora soffia il vento / ti porta via da me Mi ricordo di te / sorso d’acqua tra le dita Se ti stringo va via / pioggia o lacrima Tornerai / so che ritornerai / nel tempo che verrà Nel buio che cadrà / e vita sempre tornerà Nel tempo che verrà / nel freddo che sarà Sei vita quasi libertà Mi ricordo di te. I n q u e s t o n u m e r o : pag.1 Superare la crisi attraverso la krisis L’Italia giusta pag.2 Sensazioni di uno straniero Fiat a Melfi Francesco Saverio Nitti, “La questione meridionale e l’emigrazione” pag.3 Faccia a faccia. Intervista a Maria Pina Palmieri e Arnaldo Zazzeron pag.4 La vera risorsa della Basilicata Gianna Nannini, Inno