Materiali del corso di Comunicazione Digitale e Multimediale (CIM, Università di Pavia, a.a. 2013-2014) a cura di Paolo Costa. Il Twitter Fiction Festival 2014: un po' di numeri.
3. La guerra delle campane (1/2)
C’era una volta una guerra, una grande e terribile guerra, che faceva morire molti soldati da una parte e
dall’altra. Noi stavamo di qua e i nostri nemici stavano di là, e ci sparavano addosso giorno e notte, ma la guerra
era tanto lunga che a un certo punto ci venne a mancare il bronzo per i cannoni, non avevamo più ferro per le
baionette, eccetera.
Il nostro comandante, lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone, ordinò di tirar giù tutte le campane dai
campanili e di fonderle tutte insieme per fabbricare un grossissimo cannone: uno solo, ma grosso abbastanza da
vincere tutta la guerra con un sol colpo.
A sollevare quel cannone ci vollero centomila gru; per trasportarlo al fronte ci vollero novantasette treni. Lo
Stragenerale si fregava le mani per la contentezza e diceva: “Quando il mio cannone sparerà i nemici scapperanno
fin sulla luna”.
Ecco il gran momento. Il cannonissimo era puntato sui nemici. Noi ci eravamo riempiti le orecchie di ovatta,
perché il frastuono poteva romperci i timpani e la tromba di Eustachio.
Lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone ordinò: “Fuoco!”
Un artigliere premette un pulsante. E d’improvviso, da un capo all’altro del fronte, si udì un gigantesco
scampanio: Din! Don! Dan!
Noi ci levammo l’ovatta dalle orecchie per sentir meglio.
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4. La guerra delle campane (2/2)
“Din! Don! Dan!, tuonava il cannonissimo. E centomila echi ripetevano per monti e per valli:
“Din! Don! Dan!
“Fuoco!” gridò lo Stragenerale per la seconda volta: “Fuoco, perbacco!”
L’artigliere premette nuovamente il pulsante e di nuovo un festoso concerto di campane si diffuse di trincea in
trincea. Pareva che suonassero insieme tutte le campane della nostro patria. Lo Stragenerale si strappava i capelli
per la rabbia e continuò a strapparseli fin che gliene rimase uno solo.
Poi ci fu un momento di silenzio. Ed ecco che dall’altra parte del fronte, come per un segnale, rispose un allegro,
assordante: Din! Don! Dan!
Perché dovete sapere che anche il comandate dei nemici, il Mortesciallo Von Bombonen Sparonen
Pestrafrakasson, aveva avuto l’idea di fabbricare un cannonissimo con le campane del suo paese!
Din! Dan! Tuonava adesso il nostro cannone.
Don! Rispondeva quello dei nemici. E i soldati dei due eserciti balzavano dalle trincee, si correvano incontro,
ballavano e gridavano: “Le campane, le campane! È festa! È scoppiata la pace!”
Lo Stragenerale e il Mortesciallo salirono sulle loro automobili e corsero lontano, e consumarono tutta la benzina,
ma il suono delle campane li inseguiva ancora.
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5. Le regole di riscrittura
Tempo a disposizione: quindici minuti
Input: il testo appena letto, che è di Gianni Rodari (@GiRodari)
ed è tratto da Favole al telefono (1962)
Output: una riscrittura di 140 caratteri (compresi spazi e
hashtag #TwiFavola/21), impostata interpretando uno dei
personaggi della favola
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6. I personaggi da interpretare
Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone
Mortesciallo Von Bombonen Sparonen Pestrafrakasson
Noi
Loro
Il nostro cannonissimo
Il loro cannonissimo
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8. Il duplice significato di «audience»
L’espressione può indicare il pubblico a cui è indirizzato un
determinato format o contenuto mediatico nelle intenzioni di
chi lo produce (detto altrimenti: il target).
In un’altra accezione l’audience corrisponde al dato relativo
all’ascolto medio della programmazione televisiva e – per
estensione – al pubblico statistico degli altri mezzi di
comunicazione di massa, per cui si può parlare di audience di
un sito web, di una trasmissione radiofonica, di un giornale.
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9. Audience, share, penetrazione
Per audience o ascolto di un messaggio (contenuto,
trasmissione) intendiamo il numero (puntuale, medio) di
individui che sono stati raggiunti da tale messaggio, in un
intervallo considerato.
Lo share, invece, è il rapporto tra ascolto e numero medio di
individui attivi nell’universo di riferimento, ovvero il pubblico
di un mezzo, sempre nell’intervallo considerato.
La penetrazione, infine, consiste nel rapporto fra ascolto e
universo di riferimento.
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10. Che cosa intendiamo per «reach»
Nel linguaggio delle ricerche sui media l’espressione reach
(«portata, raggio d’azione») si riferisce alla misura
dell’audience di un determinato messaggio, ossia il numero
degli individui raggiunti da esso.
Occorre distinguere fra reach effettiva e reach potenziale: la
prima fornisce la misura degli individui che sono stati
effettivamente raggiunti dal messaggio, mentre la seconda
indica un valore stimato con metodi statistici.
Reach non è sinonimo di influenza.
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11. La reach su Twitter
Esistono diversi modi per calcolarla, in attesa che venga
definito uno standard riconosciuto da tutti.
TweetReach se ne occupa dal 2009: nei primi due anni di
attività ha lavorato sulla reach effettiva, ossia calcolando il
numero di utenti unici raggiunti da un certo messaggio.
La lentezza del processo e un cambio nella politica di accesso
alle API di Twitter ha spinto TweetReach ad adottare un altro
approccio, basato su calcoli di tipo statistico.
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22. #twitterfiction (5/3 – 12/3)
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Tweet totali 13.480
Retweet totali 7.118
Utenti unici autori di tweet 4.743
Utenti unici autori di retweet 2.983
Utenti unici menzionati 1.381
Hashtag associati 900
Tweet al giorno 705
Hashtag per tweet 1,3
Fonte: @kentbrooks