Donne nella rete. Diseguaglianze di genere e agenda digitale di Giovanna Guercio e Emanuela Negro Ferrero durante la giornata #turismo #fashion #media2.0: il futuro è oggi svoltasi il 31 maggio 2014 a Torino nell'ambito del Digital Festival
2. Agenda Digitale:
che cos’è?
La Commissione europea ha proposto un’agenda digitale il cui
obiettivo è sviluppare un mercato unico digitale e condurre
l’Europa verso una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
L'Agenda Digitale Italiana (ADI) è stata istituita il primo marzo
2012.
L’Agenzia per l’Italia Digitale AGID ha il compito di portare
avanti gli obiettivi e monitorare l’attuazione dei piani di Ict della
PA.
Nel 2013 è stato istituito un tavolo di lavoro permanente
composto da esperti.
3. In Italia, a che punto
siamo? In ritardo…
Connessione alla Banda larga
Italiani 68% - Europa 76%
Superveloce
Italiani 1% - Europa 21%
Gli italiani che si collegano a
Internet
Ogni giorno 54%
(Europa 62%)
Una volta alla settimana 56%
(Europa 72%)
Mai 34%
Conoscenze informatiche
Scarse 60% della popolazione
Quasi nulle 75%
(anziani, scarsamente alfabetizzati,
disoccupati, donne)
Utilizzo e-commerce
Italiani 20% - Europa 47%
Accesso servizi Pubblica
Amministrazione
Italiani 20% - Europa 45%
4. Il digital divide esiste
ed è di genere
Il processo di digitalizzazione
rischia di far emergere in Europa
sacche di analfabetismo digitale.
Le categorie deboli sono:
immigrati, pensionati, diversamente
abili e donne.
5. La digitalizzazione aumenta
il divario di genere
Al mondo 200 milioni di uomini in più
hanno accesso ad internet rispetto
alle donne.
Le cause sono diverse:
Alfabetizzazione/ condizioni
economiche/ fattori culturali.
In Italia le donne rischiano di restare
indietro oppure sono già escluse.
6. Gender digital divide = mancata
opportunità per crescere
In Italia esiste un problema di mentalità per cui la
conoscenza umanistica fa la donna colta mentre quella
matematica e scientifica non viene considerata allo
stesso modo.
Compito dell’Agenda Digitale è quello di aiutare le
donne a partecipare e includerle istituendo delle linee
guida nazionali.
- Wikipedia viene corretto solo dal 9% di donne.
- I donatori del crowdfunding sono all’80% uomini.
- Le donne propongono i progetti perché
hanno minore accesso ai finanziamenti bancari.
- Risultano ancora poco credibili.
8. Stereotipi e divario di genere
una questione economica
Al crescere del potere, del prestigio e della
retribuzione di una posizione professionale,
cala il numero di donne ad essa abbinata.
PERCHE’ ?
da un certo punto di vista, le posizioni
di partenza sono uguali:
(hp = talento; = tempo)
M e F dispongono dello stesso tempo,
ma non lo usano nello stesso modo
13. Stereotipi e divario di genere
una questione culturale
Per la maggior parte dei bambini, chi indossa un
grembiule, qualunque sia il suo aspetto, è la
MAMMA
Per la maggior parte dei bambini, chi legge il
giornale o dorme in poltrona, è il PAPA’
Se si domanda loro: Quando legge la MAMMA?
Rispondono: «non è la MAMMA, è una signorina;
la MAMMA legge alla sera. la MAMMA non ha
tempo di leggere, perchè deve fare i lavori; non è
la MAMMA, è uno strano signore,…»
14. Stereotipi e divario di genere
Rf.: Luisa Rosti - Prof. Ordinario di Politica Economica Uni. Pavia
John R. Hicks, Kenneth J. Arrow - Nobel Economia1972
Joseph Stiglitz-Nobel Economia 2001-The price of inequality
Gary S. Becker - Nobel Economia 2001
Michael Spence - Nobel Economia 2001
16. Le soluzioni ci sono
Basta metterle in atto
Formazione e informazione sulle nuove tecnologie
Emancipazione economica e dal potere
Costruzione di territori che tengano conto
di tutte le intelligenze
Costituzioni di reti di relazioni che possano
supportare il proprio business
Richiesta di statistiche con dinamiche di genere
Open data di genere by default
17. Internet regala alla donna
più libertà
Nella diversità sta la ricchezza.
Territori intelligenti possono
nascere solo dalle idee differenti
di uomini e donne.
18. Gruppo Minerva. Sostiene l'impegno della donna nel
mondo economico e sociale, portando avanti il principio
che l'occupazione femminile qualificata deve diventare,
insieme a produttività e retribuzioni, parte essenziale di
una strategia nazionale che voglia davvero contrastare
declino e disagio.
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