Per leadership aziendale si intende quel processo sociale che porta una persona, all’interno di un’azienda, ad essere in grado di influenzare i comportamenti degli altri senza l’ausilio di metodi coercitivi o minacce.
2. INDEX
▸ 1. COS’E’ LA LEADERSHIP………………………………3
- DEFINIZIONE DI LEADERSHIP……………………4
- POTERE E INFLUENZA………………………….....6
▸ 2. IL LEADER…………….……………………………....10
- DIFFERENZA TRA LEADER E MANAGER………....11
- CHI E’ IL BUON LEADER……………………….....13
- GLI STILI DI LEADERSHIP………………………..17
- COME ACQUISIRE LA LEADERSHIP……………...19
- COSA FA IL BUON LEADER……………………....21
- FLESSIBILITA’ E NUOVI ORIZZONTI
DELLA LEADERSHIP …………………………….25
▸ BIBLIOGRAFIA…………….…………………………….27
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4. DEFINIZIONE DI LEADERSHIP
Nel mondo della psicologia del lavoro e delle organizzazioni, non c’è un
reale accordo su che cosa sia, davvero, la leadership. Ogni autore propone
una propria definizione, tant’è che possiamo dire che sono tante le
definizioni di leadership quanti sono i ricercatori che hanno tentato di
definire il concetto. E’ una qualità, una dote che costituisce una preziosa
risorsa per il gruppo.
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5. La cultura aziendale determina i comportamenti del leader e dei suoi
collaboratori, ma sono questi che costituiscono la cultura aziendale nel
lungo tempo.
La leadership diventa davvero efficace quando lo stile dirigenziale e i valori
aziendali sono allineati, quindi, quando la leadership è compatibile con i
valori aziendali percepiti e non sussistono conflitti fra le gerarchie.
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6. Il concetto di leadership è basato su una problematica di fondo: la
gestione del potere.
Il POTERE può essere definito come la capacità di un soggetto di
esercitare un’influenza sul comportamento di un altro soggetto,
comportamento che, genericamente, il soggetto non avrebbe messo in
atto in maniera autonoma.
Il potere, però, non è una proprietà stabile, ma dipende dalle relazioni e
dal contesto in cui si esplica. Non esistono,quindi, individui potenti, ma
situazioni di potere.
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POTERE E INFLUENZA
7. Per quanto riguarda il potere, invece, abbiamo 2 categorie generali:
● POTERE DI POSIZIONE: una parte del potere del leader proviene
esclusivamente dal fatto di ricoprire la posizione organizzativa di
comando. Il leader si sentirà fortemente legittimato ed eserciterà un
potere fondato principalmente sul controllo dell’altro. Avremo,
quindi una leadership formale, spesso associata ad un leader
imposto dall’esterno;
● POTERE PERSONALE: derivato, invece, dalle qualità personali
possedute dal leader (es. Competenze tecnico-professionali, riuscire
a suscitare sentimenti positivi come la vicinanza o la lealtà, il carisma
personale, ecc.). La leadership associata a questo tipo di potere è
molto più informale.
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8. Inoltre, l’esercizio del potere unisce, da una parte, chi esercita
l’INFLUENZA e , dall’altra, il destinatario. Affinchè ci sia influenza di una
persona su un’altra, deve essersi precedentemente instaurato un
rapporto di interdipendenza e condivisione: la persona che sta
cercando di esercitare il proprio potere, ha bisogno di conoscere i valori
e le disposizioni di personalità dell’altro, creare una zona di conoscenza
condivisa, in modo tale da avere la certezza che l’influenzamento sia
ricaduto nella zona di accettabilità della persona da influenzare.
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9. Esistono 3 tipi di processi di influenza:
1. ACQUIESCENZA: adesione passiva alla richiesta motivata,
semplicemente, dall’ottenere premi o evitare punizioni;
2. IDENTIFICAZIONE: imitazione dei comportamenti e atteggiamenti
dell’agente di influenza, per guadagnare approvazione sociale;
3. INTERNALIZZAZIONE: il soggetto influenzato fa suo il valore
trasmesso dalla persona influente, impegnandosi in modo
autonomo nell’applicare quanto richiesto.
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DIFFERENZA TRA LEADER E
MANAGER
Il leader deve possedere una visione del mondo tale che gli consenta di
vedere più avanti degli altri e agire in anticipo sui tempi. Ogni impresa
mira al raggiungimento di un ruolo di preminenza nei rami delle attività
in cui opera; la leadership ha il compito di coltivare, stimolare, sostenere
e conquistare questo obiettivo.
La leadership, però, è differente rispetto al management, anche se
complementare.
Al manager è affidato il compito di gestire la complessità
dell’organizzazione; al leader, invece, il processo di cambiamento ed
evoluzione.
12. La LEADERSHIP, quindi, dovrebbe:
● Creare un senso di urgenza;
● Attivare un gruppo di lavoro
autorevole, compatto e
autonomo;
● Creare una vison adeguata,
capace di creare consenso;
● Conferire ai collaboratori
ampie responsabilità
decisionali;
● Cercare risultati positivi in
breve tempo;
● Affrontare con slancio i più
delicati punti di cambiamento;
● Incorporare nella cultura
aziendale, nuovi
comportamenti per gestire il
cambiamento.
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Il MANAGEMENT, invece, dovrebbe:
● Trovare soluzioni ai problemi;
● Lavorare in paradigmi accettati
e definiti;
● Adottare metodi e tecniche
per collocare cose e persone
posto giusto, nel momento
giusto;
● Adottare una visione dell’uomo
come risorsa e utilizzare le doti
di ognuno per conseguire gli
obiettivi;
● La sua autorità deriva dalle
competenze specialistiche e
situazionali;
● È pragmatico e pensa in
funzione dell’agire.
Tuttavia, i nuovi paradigmi di gestione dell’impresa, impongono al
manager, nonostante abbia una funzione diversa da quella del
leader, la necessità di un’ibridazione tra le due figure.
13. Il buon leader è colui che riesce ad unificare in sè gli elementi finora
descritti:
- Buon esercizio del proprio ruolo nella gerarchia organizzativa;
- Buon uso delle proprie caratteristiche e attitudini personali;
- Riconosce la dipendenza della propria influenza dalle
caratteristiche situazionali;
- Riconosce che il proprio potere deriva da un processo sociale
(analizzando il reciproco influenzamento, considerando la
crescente complessità del mondo, ecc.).
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CHI E’ IL BUON LEADER
14. “Il possesso di alcune caratteristiche personali aumenta la probabilità di
riuscire come leader, ma nessuna di queste assicura il successo, mentre
l’importanza relativa dei diversi tratti dipende dalla natura della
situazione in cui si esercita la leadership”
Gary Yukl
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15. Alcune caratteristiche personali, spesso associate ad un’efficace
leadership, possono essere:
● Buone capacità di tollerare lo stress;
● Persona molto attiva e vitale;
● Buona maturità emozionale;
● Buona integrità;
● Capacità di percepire e gestire il cambiamento;
● Fiducia in se stessi e negli altri;
● Abilità tecniche e concettuali;
● Abilità interpersonali;
● Abilità gestionali;
● Abilità di realizzare concretamente le azioni programmate;
● Buon uso della propria intelligenza emotiva.
Tutte queste caratteristiche, non sono determinanti perchè un leader
sia effettivamente efficace.
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16. Gli stili di comportamento efficace del leader, dipendono in buona parte
dall’interazione con le caratteristiche della situazione concreta, dal tipo
di attività che l’azienda svolge, dal settore in cui è inserito, dallo stesso
team che è chiamato a dirigere, ecc.
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17. La più nota classificazione, per quanto riguarda gli stili di leadership, è
stata formulata da Kurt Lewin, il quale distingue 5 diversi stili:
• STILE AUTOCRATICO: il leader si sente assolutamente legittimato
nella sua posizione e si rivolge ai collaboratori con ordini e
istruzioni; nonostante la produttività possa essere elevata, non c’è
fiducia reciproca e possono esserci tensioni e conflitti ->
PRESCRIZIONE;
• STILE PERSUASIVO: simile al precedente, con l’unica differenza che,
a decisioni prese, il leader concede ai sottoposti il vantaggio di
avere una spiegazione -> CONVINCIMENTO;
• STILE COOPERATIVO: il leader coinvolge il suo tema nei processi
decisionali, ascoltando il loro parere, motivandoli, condividendone
obiettivi e sviluppandone le competenze -> CONSULTAZIONE;
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GLI STILI DI LEADERSHIP
18. • STILE DEMOCRATICO:il leader tratta i collaboratori come suoi pari,
condividendo responsabilità e aumentando la produttività
generale in quanto motiva il dipendente a lavorare con impegno
-> PARTECIPAZIONE;
• STILE LAISSEZ-FAIRE: il leader mostra scarso interesse nei
confronti dei sottoposti, intervenendo raramente e delegando i
controlli ad alri. La cooperazione risulta complicata e inefficiente,
con scarsa produttività -> DELEGA.
Gli stili variano da leader a leader e da situazione a situazione, pertanto
non sono giusti o sbagliati e devono essere giudicati in modo critico.
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19. Leader non si nasce; come dicevamo, la leadership dipende dalle qualità
personali e dalla situazione, quindi, la leadership può essere appresa,
seguendo un lento processo:
o Serve, innanzitutto, una spiccata carica motivazionale e voglia di
imparare;
o Proporsi alla soluzione dei problemi, sviluppando anche capacità
decisionali, ampliando la propria conoscenza e allenando le
capacità di problem solving;
o Sviluppare le capacità comunicative fra sè e gli altri membri del
gruppo;
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COME ACQUISIRE LA
LEADERSHIP
20. o Deve appropriarsi degli strumenti e delle metodologie idonee a
formulare un numero di soluzioni sempre maggiore a quello
proposto da altri, ottenendo prestigio legato alle iniziative di
successo;
o Saper coinvolgere attivamente tutti i membri del gruppo, durante
la fase di decison making;
o Sviluppare doti di attenzione e tempestività nell’individuazione di
rischi, in mod da incrementare la capacità di realizzare quanto
precedentemente pianificato;
o Assoluta correttezza e onestà intellettuale permetto, infine, che
l’individuo sia riconosciuto e accettato come leader.
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21. I compito del leader prevedono, oltre a mettere a disposizione del
proprio team i mezzi per una buona pianificazione del lavoro,anche:
- Condividere la vision e la mission dell’azienda, del prodotto, delle
intenzioni future, dei valori e delle metodologie da rispettare per
assolvere al meglio i compiti lavorativi La mission dovrebbe
orientare, legittimare e motivare l’intera equipe;
- Gestire i flussi comunicativi e informativi, dando chiarimenti,
facendo in modo che l’informazione scorra fluida e senza intoppi ai
vari livelli gerarchici;
- Gestire i rapporti tra le persone dell’unità organizzativa, creando le
condizioni per un buon sviluppo delle potenzialità e della creatività
dei membri della squadra, fornendo, in caso di necessità, un
adeguato supporto e consulenza. E’, questa, una dimensione
decisamente importante per le imprese e risulta determinante per
l’empowerment.
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CHE COSA FA IL BUON
LEADER
22. L’EMPOWERMENT è quel processo che aiuta le persone ad uscire da
una condizione di assenza di potere e di controllo percepiti sul
proprio operato, ampliando gli spazi di autonomia e partecipazione
alla conduzione dell’attività lavorativa e al processo decisionale.
Il leader che avrà come obiettivo quello di circondarsi di dipendenti
empowered, incentrerà la sua strategia su attività che gli consentano
di rafforzare i rapporti nel team. In questo modo si creerà un clima di
collaborazione, fiducia e sicurezza, con un team competitivo, che
riesce a guardare al futuro e dare maggiore valore all’impresa.
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23. La filosofia che sta a monte dell’empowerment, si basa sul concetto che
il leader voglia utilizzare e sviluppare il potenziale umano di cui dispone,
adattando il suo comportamento e suoi atteggiamenti e orientarli a
favore dei dipendenti, scegliendo linee di azione poco direttive e che
incoraggino la partecipazione attiva e l’assunzione di responsabilità. Il
focus è, quindi, spostato dal prodotto alle persone.
E’ qui che entra in gioco l’INTELLIGENZA EMOTIVA di cui abbiamo
accennato prima, parlando delle qualità personali del leader.
L’intelligenza emotiva, infatti, indica i tratti di personalità che
condizionano il nostro modo percepire gli altri, gli eventi esterni e che
determinano il modo con cui ci relazioniamo vicendevolmente gli uni
con gli altri.
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24. Il leader deve innescare sentimenti positivi nei propri collaboratori,
consentendo di liberare il meglio da ognuno, facendo in modo che tutti
realizzino le proprie aspirazioni e rendendo concrete le proprie
potenzialità, sfruttando questo aspetto emozionale.
Quando il leader identifica, con sensibilità, le complesse realtà
emozionali e le abitudini dell’azienda, può avviare un diffuso processo di
trasformazione orientato all’intelligenza emotiva, facendo in modo che i
singoli individui non vedano affievolita la propria passione e pardano
consapevolezza nelle proprie qualità.
Il leader deve esercitare la propria intelligenza emotiva, fungendo da
cassa armonica e traducendo gli input emotivi in stimoli per il team.
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25. La figura del leader, date le premesse fatte, dev’essere una figura
sostanzialmente flessibile; se vuole solgere un’azione efficace, deve
tener conto della situazione e delle risorse a disposizione.
Pertanto, la situazione attuale e sempre più il futuro, ci porterà a veder
la leadership come l’attività di chi è capace di innovare (sia in termini di
prodotto/idea, sia in termini di cultura organizzativa), migliorare
costantemente intraprendendo sempre nuove strade, rendendo
stimolante ed eccitante ogni giornata lavorativa, fornendo sempre scopi
e obiettivi ai propri collaboratori.
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FLESSIBILITA’ E NUOVI ORIZZONTI
DELLA LEADERSHIP
26. La figura del leader, appare sempre più come quella di un facilitatoredi
conoscenza e un negoziatore delle idee e delle volontà che provengono
da ogni livello dell’azienda. Per questo motivo, il vero capitale di ogni
impresa sta diventando la conoscenza; il leader si trasforma in coach.
Oggi, la leadership, è la continua e costante ricerca della migliore
integrazione tra comportamenti, contesto e bisogni, che condurranno al
processo decisionale in un percorso in evoluzione e in continuo
adattamento alle nuove relatà emergenti. Il leader deve saper leggere
gli eventi e adottare in fretta nuove strategie.
I leader devono, oggi, trovare la chiave per poter serenamente ed
efficacemente operare in presenza di un elevato livello di incertezza e
ambiguità, traendo forza ed efficacia da informazioni e previsioni
sempre più minime, assorbendo costantemente le idee dagli altri,
aprendo la via ad una costante possibilità di trasformazione, facendo
emergere nuove e imprevedibili possbilità, investendo sul capitale
umano.
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27. BIBLIOGRAFIA
▸ Depolo M. “Psicologia delle organizzazioni”, Il Mulino,
1998
▸ www.unifighters.oneminutesite.t/files
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Hinweis der Redaktion
Pg. 14,15 fotocopie + pag 19 x la comunicazione
Potrei aggiungere a voce i 5 domini dell’intelligenza emotiva (consapevolezza, automotivazione, autodisciplina, competenza sociale, empatia)
Potrei aggiungere a voce i 5 domini dell’intelligenza emotiva (consapevolezza, automotivazione, autodisciplina, competenza sociale, empatia)
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Potrei aggiungere a voce i 5 domini dell’intelligenza emotiva (consapevolezza, automotivazione, autodisciplina, competenza sociale, empatia)