1. Cari lettori, vorrei iniziare questa mia riflessione parafrasando una
frase del filosofo francese Cartesio per affrontare la problematica
della fede in Dio: “Dubito ergo credo” (dubito dunque credo).
Aver fede è un atto personale ma anche comunitario, come
sottolinea papa Benedetto XVI nel motu proprio “La porta della
fede” in preparazione all’Anno della fede (11 ottobre 2012),
poiché la fede nasce dall’ascolto. La fede in Dio è un dono
innanzitutto che proviene dall’alto, solo in seguito diventa
un’adesione libera da parte dell’uomo. Ora chi crede non è esente
dalla lotta interiore del dubbio, anzi la fatica è maggiore rispetto a
chi ha già deciso di rinunciare ad ogni ricerca spirituale. Pertanto,
anche il dubbio è parte integrante della fede, potremmo dire che
non ci sarebbe fede senza il dubbio, anche perché lo stesso dubbio
è l’origine della saggezza. La fede non è un rinunciare alla
ragione, come molti potrebbero pensare, ma è un aderire a Dio
con la volontà e l’intelligenza. Chiunque ama veramente un’altra
persona lo fa con un atto di fede: anche noi abbiamo fiducia in noi
stessi, nella nostra vita. D’altro canto, come evidenzia il Papa nel
motu proprio, ci sono tante persone che “pur non riconoscendo in
sé il dono della fede, sono comunque in una sincera ricerca del
senso ultimo e della verità definitiva sulla loro esistenza e sul
mondo”. Non c’è contrapposizione tra fede e ragione, tra sapienza
e scienza, ma al contrario la vera fede si nutre della ragione e
viceversa: credo ut intelligam, intelligo ut credam, diceva
sant’Agostino. Cosi come quando si ama: ci si ama con tutto il
cuore, ma anche con tutta la mente. La fede è “logica altra”. Non
c’è dicotomia, ma al contrario solo complementarietà nel vedere
oltre il sensibile, insomma sono due modi diversi di vedere la vita
ma necessari per comprendere la Verità che si fa Persona, Luce,
Pace, Amore. Ma cos’è la fede?
È credere che Dio è un Dio di grazia, che desidera agire in nostro
favore e che ha la potenza di farlo, ma abbiamo costantemente
bisogno di essere incoraggiati nella fede per non cadere nell’ansia
e nella paura. È avere la percezione spirituale di Dio, della Sua
2. natura, del Suo carattere, della Sua potenza e delle Sue opere,
perché la fede affonda le sue radici in ciò che è invisibile. Mentre
nel naturale siamo portati ad appoggiarci su quello che vediamo,
la vera fede si appoggia su un Dio invisibile che però non è
un’entità astratta, una forza impersonale del destino, ma una
persona che ama e che ricompensa quelli che Gli credono e che Lo
cercano con cuore sincero.
È avere la certezza che le cose sperate e ancora inesistenti nel
mondo visibile si realizzeranno concretamente.
Nella Lettera agli Ebrei al capitolo 11, 1 si afferma: Or la fede è
certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si
vedono; 2 infatti per mezzo di essa gli antichi ricevettero
testimonianza. 3 Per fede intendiamo che l'universo è stato
formato per mezzo della parola di Dio, sì che le cose che si
vedono non vennero all'esistenza da cose apparenti. 4 Per fede
Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino;
per essa egli ricevette la testimonianza che era giusto, quando Dio
attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa benché morto,
egli parla ancora. 5 Per fede Enok fu trasferito in cielo perché non
vedesse la morte, e non fu più trovato perché Dio lo aveva
trasferito; prima infatti di essere portato via, egli ricevette la
testimonianza che era piaciuto a Dio. 6 Ora senza fede è
impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che
egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano. E noi
come i magi, sospesi tra cielo e terra, guidati dalla stella della
parola di Dio, continueremo a cercare il Dio Bambino nella nostra
esistenza, certi di approdare un giorno al porto della città celeste
dove il dubbio e la fede cederanno per sempre il passo all’Amore-
Verità.