Intervista per Ilaria: I miei primi anni al tempo pieno di Castel del Piano
1. La mia esperienza al tempo pieno di
Castel del Piano
INTERVISTA PER ILARIA
Qualche mese fa Ilaria U. mi ha chiesto un’intervista per scoprire qualcosa di più sulla
scuola di Castel del Piano e il suo Tempo Pieno, che ormai resiste da molti anni.
Nonostante le abbia fatto i nomi di altri docenti ormai in pensione, che ha comunque
sentito, vuole anche la mia esperienza. Il tempo è tiranno, ma non mi sottraggo, perché
vuol dire per me, ripercorrere a ritroso la mia vita da maestra e rivisitare anche l’intera
esperienza che mi ha condotto fino a qui. Delimito l’intervista alle sue richieste,
rimandando ad un tempo successivo, di integrare quella che è un po’ la mia biografia.*
Castel del Piano, 17 dicembre 2012
Dati biografici
La professione docente
Il tempo pieno di Castel del Piano
Elementi metodologici
Cornice storica
Integrazione
*In rosa le richieste di Ilaria per la sua tesi
Dati biografici
Nicoletta Farmeschi
Il mio blog
http://lnx.martinifrancesco.net/wordpress
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2. quando è nato/a e dove
Sono nata ad Arcidosso, il 3121960
Anni di studio
cosa e dove ha studiato
Istituto Magistrale (4 anni)
Anno integrativo (1anno)
Primo anno di Lettere Moderne a Siena, abbandono alla fine del primo anno
Istituto di Psicologia, corso di formazione per docenti di sostegno agli
handicappati psicofisici (2 anni)
Provveditorato agli Studi di Siena, corso di riconversione dei titoli di sostegno
con diploma per l'insegnamento ai minorati della vista e dell'udito (un anno).
Corsi di Aggiornamento vari, da quelli per le nuove tecnologie, fino a quelli per
l'uso della Lim e studio ancora...
ECDL
L’aggiornamento continua...
Partecipazione come relatrice a vari Convegni e Seminari per la scuola
Autrice di alcuni ebook
● Possibilità di uso dei mondi virtuali nella formazione
http://virtualearn.blogosfere.it/2009/07/usodeimondivirtualinellaformazion
eunebookmadeinitaly.html
● Galleria XYZ http://didasfera.it/esperienzedidattiche
● pubblicazioni varie su vari siti
Alcuni articoli:
1. Il paese di Grammatica sulla rivista telematica Brick
2. Impara Moodle ...e non metterlo da parte, su Brick
3. Non solo Second life, Scuola3d sul sito di SecondLearnign, di Andrea
Benassi
4. SuoniPoetici su Podcast3b, di Luca Piergiovanni
5. ...
La professione docente
Come è entrata in ruolo e come si è preparata al concorso
Entrai di ruolo nel 1983 vincendo il concorso. Mi ero preparata studiando per due
anni insieme al Professor Bisogni, ex direttore didattico e a quell'epoca, noto
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3. docente formatore: la teoria la conoscevo benissimo...ma la pratica mi era
totalmente oscura. Eppure quel settembre mi fu affidata una classe senza mai aver
fatto un giorno di supplenza! Ero piuttosto impaurita...ma sicura che ce l'avrei fatta,
perché il mio più grande sogno, come dicevo sempre, anche da bambina, era fare
la maestra. In quei magici anni esisteva prevalentemente la scuola della mattina:
8,30 12,30 per sei giorni la settimana. Era bellissimo sentirsi liberi già prima
dell'una, ma quanto lavoro al pomeriggio: c'erano tutte le materie da preparare e
mi era toccata una pluriclasse di bambini svegli! L'avvio ai componimenti, i
problemi e le operazioni, la grammatica, la storia e la geografia...Continuavo a
preparare schede didattiche fatte a mano: la fotocopiatrice era un sogno e,
semmai, si poteva accedere al ciclostile, un oggetto piuttosto complesso, che
stampava da una matrice speciale, ma che doveva essere scritta con pazienza a
mano...decisi di usarlo per il giornalino di classe.
Scoprii ben presto, che esistevano presso le ditte fornitrici di testi scolastici libri di
esercitazioni e soprattutto le famose "guide didattiche": furono una rivelazione.
Annotavano giorno per giorno o mensilmente quanto avrei dovuto fare. Davano
contenuti, metodo ed esercitazioni. A scuola mi scoraggiavano: non riuscivo mai a
fare tutto ciò che proponevano. Soprattutto non riuscivo a fare "quello" che
proponevano: la classe aveva sempre bisogno di qualche altra attività: un
interesse del momento, che riguardava il luogo vissuto e le possibilità che offriva in
concreto... Acquistai comunque varie guide e molti libri, spendendo così i miei
primi stipendi: altri manuali seguivano i percorsi per aree, o erano suddivise per
unità didattiche: che confusione!!! Scoprii misteriosi libretti di esercitazioni
graduate per le varie materie. A quel tempo l'insegnante faceva tutte le materie e
così mi ero fornita di una gran quantità di materiali: dagli eserciziari in schedari
appositi ai dettati graduati per l'ortografia fino alle 4 operazioni coi problemi dalla
terza alla quinta elementare (3 volumetti che ho ancora a casa: il resto è
disperso...).
Più o meno in contemporanea scoprii l'esistenza del tempo pieno a Castel del
Piano: quel tempo pieno tanto teorizzato che avevo studiato, finalmente era lì
vicino. Ma per quell'anno mi rimase piuttosto lontano, salvo che per la Settimana
Bianca: mi vidi letteralmente "piombare" addosso questo progetto che appunto
arrivava dal tempo pieno del capoluogo e aveva coinvolto senza che io lo sapessi,
anche le scuole piccole come quella di Pescina. Portai i miei alunni in montagna
con un po' di fatica, dato che non avevo mai sciato...ma l'esperienza fu
entusiasmante: si dava la possibilità a tutti i bambini di conoscere veramente il
nostro ambiente, imparando un'attività sportiva di per sé piuttosto dispendiosa, a
3
4. prezzi molto contenuti. Mi piacque subito. Infatti ancora oggi la proseguo di buon
grado con la mia scuola.
Il primo anno fui fortunata: proprio due colleghe del tempo pieno mi presero sotto
le "loro ali": entrambe mi hanno influenzato notevolmente. La prima era insegnante
di sostegno per passione e seguiva un'alunna che lei definiva dislessica, ma che
aveva anche un ritardo mentale notevole. Essendo amiche anche nella vita, mi
raccontava via via dei suoi traguardi: quando lesse la prima parola, quando imparò
a memoria il primo libro letto e così via. Quell'insegnante mi ha segnato molto la
strada in parte in modo benevolo, in parte lasciandomi fare poi degli sbagli che mi
costarono un bel po'. Alla fine però, devo ammettere che mi ha dato molto di più, di
quanto io le abbia reso. L'altra maestra era laureata in pedagogia e psicologia.
Guidava la mia strada mensilmente e mi dette l'inprinting iniziale, per la quale ho
ancora quella "pessima" abitudine di programmare preventivamente, di realizzare
delle verifiche periodiche e di predisporre una sintesi dei risultati ottenuti...mi sono
sempre domandata come riuscisse anche ad insegnare: si dedicava anima e
corpo, alla scuola.
Il primo anno di ruolo avevo lavorato a Pescina, plesso distaccato di Castel del
Piano, oggi chiuso; l'anno successivo scelsi di insegnare in una scuola dispersa
nella provincia, Pratolungo (8384):una scuola nascosta fra la campagna
bellissima di Sorano, con un bel prato davanti e dove c'era la scuola "normale".
Era sotto la direzione di Pitigliano, che evitai accuratamente, perché era mia
intenzione lavorare solo la mattina e poter frequentare la scuola di specializzazione
di sostegno che si apriva presso l'Istituto di Psicologia di Siena: volevo migliora la
mia preparazione come docente, ma sembrava che dopo il Magistrale, a parte
Pedagogia che allora era ad Arezzo, non ci fosse altro che questo corso. A
Pitigliano c'era il tempo pieno: grande esperienza guidata da docenti eccezionali,
non ultimo lo stesso direttore didattico che mi aveva guidato nella fase di
preparazione, il Bisogni, che però ormai era stato trasferito a Grosseto ed in
procinto di andare in pensione. Le notizie che provenivano da quella tipologia di
scuola erano entusiasmanti, ma il lavoro era tantissimo: attività di lezione la
mattina, laboratori pomeridiani, la programmazione di tutta la settimana fatta al
sabato mattina, quando i bambini non c'erano. Era tutto bellissimo, ma
personalmente mi interessava migliorare la mia preparazione teorica e sembrava
che l'Istituto di Psicologia, sia pure per il sostegno dei bambini handicappati, fosse
molto all'avanguardia e potevo farlo solo avendo il pomeriggio libero. Che la
scuola di Siena fosse davvero buona, lo scoprii subito: prendeva a prestito i
docenti universitari delle varie facoltà e "costringeva" a corsi molto severi:
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5. anatomia, biologia...insieme a psicologia dell'età evolutiva...esami pesanti. Fra
tutti mi ricordo in particolare il Prof. Bonistalli che mi insegnò i prerequisiti
essenziali che i bambini devono aver appreso alle scuole elementari di tutte le
materie, dall'area psicomotoria fino a quella storicogeograficascientifica,
passando per Italiano e Matematica. La professoressa di Psicopatologia
dell'infanzia era direttrice dell'allora Ospedale di....di Siena, e ricordo ancora
l'esame che andai a fare proprio nel suo ospedale con un'amica...ma erano cose
"dell'altro mondo". Quella preparazione mi ha dato moltissimo e ogni giorno che
insegnavo, mi domandavo come potevano fare il loro mestiere gli altri docenti
"normali",senza quello che stavo acquisendo: spesso sentivo uno stacco enorme fr
ame stessa e loro, che pure probabilmente erano arrivati per altre vie, alle mie
conoscenze. Mi ritenevo fortunata di poter fare tutte quelle esperienze nel corso di
due anni di grandi sacrifici.
Il terzo anno fui docente "a supplenza": la mia nuova sede era stata chiusa e
all'ultimo momento non trovarono altro da farmi fare che le supplenze nella
direzione didattica di Castel del Piano: l'esperienza che non mi ero fatta in
precedenza, adesso mi toccava con mano e non mi piaceva molto, perché si sa,
che alle supplenti i bambini riservano un trattamento speciale. In compenso
quell'anno potei conoscere come erano organizzate anche le altre scuola del
tempo pieno appena costituito, a Seggiano e Montenero: in particolare la
seconda sembrava fonte di continue iniziative splendide: mostre, libriricerca sulla
storia locale del paese che sembrava davvero splendida e a me sconosciuta fino
ad allora; escursioni per ricerche geologiche alla ricerca di territori dove si
mostrava con evidenza che "lì" c'era stato il mare...insomma, una scuola viva, a
diretto contatto col paese e aperta ad ogni esperienza che potesse far maturare i
bambini concretamente. Ma ricordo anche le prime polemiche: arrivavano dal
tempo normale di Castel del Piano e soprattutto dalle Medie: i bambini del tempo
pieno non sapevano studiare!
Comunque non mi andò troppo male: stetti tre mesi in una classe quarta,
sostituendo l'insegnante del tempo normale che si era ammalata prima di Natale; e
trascorsi da febbraio fino ad aprile nella parallela del tempo pieno: potei davvero
confrontare le due scuole!
Al tempo normale cercavo di supplire ai laboratori del tempo pieno destinando
almeno due ore ad attività di manipolazione ed avvicinandomi al Natale, preparai
una piccola drammatizzazione con la tecnica del libero canovaccio. Al rientro
l'insegnante volle proseguirla senza di me...sob
Al tempo pieno seguivo le indicazioni dei colleghi: la maestra Maura mi guidava
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6. con pazienza ma la sorpresa maggiore furono i laboratori vivi del venerdì. La
programmazione che una volta si faceva al sabato mattina era già stata spostata
in uno dei giorni della settimana dopo le 4,30: di mercoledì, anche perché, come
mi fu fatto notare da una docente, il mercoledì pomeriggio non c'era da fare spesa,
essendo chiusi i negozi per il riposo settimanale. La programmazione spesso era
complicata: venivano fuori disagi e non era simpatico vedere docenti che
discutevano. La programmazione al tempo normale non si faceva...venne solo
dopo l'obbligatorietà con la riduzione dell'orario di lezione a 22 ore più 2.
Il mio quarto anno di ruolo fu dedicato alla programmazione ancora presso Castel
del Piano: non c'erano sedi per me; e completato il secondo anno di
specializzazione, potevo starmene in pace, invece una circolare stabilì che chi
aveva il mio titolo, doveva riconvertirlo per l'insegnamento agli handicappati della
vista e dell'udito (la mia specializzazione era solo per gli handicap psicofisici): i
corsi si tevenavo a cura del Provveditorato di Siena. Partii un po' mogia, alla volta
della città, ma dovetti ricredermi: fu un anno in cui imparai tantissimo soprattutto
grazie a docenti che veramente conoscevano le loro materie ed avevano tanta
esperienza. Ad esempio per i sordomuti, e controtendenza in quel periodo, feci
esperienza della Lis (Lingua Italiana dei Segni) e ovviamente dovetti imparare
anche il Braille...
Intanto con la Programmazione proprio nel mio paese ed ebbi modo di lavorare in
tutte le classi del tempo pieno dove aiutavo e sostenevo l'apprendimento di alcuni
gruppi di alunni a rotazione. Alcune classi mi erano "neutre" e le ricordo appena.
Ma ricordo in particolare le classe del Maestro Pioli e della Maestra Angela, del
Maestro Rotellini e della Maestra Vincenzi. Ricordo ancora altri maestri del tempo
pieno: Rosangela e Loe, Maura e Mirca, Graziella e Mari: in pratica 5 classi dalla
prima alla quinta avevano il tempo pieno e altre cinque il tempo normale.
Il maestro Pioli era un po’ come una calamita: aveva un grande carisma sia
dentro che fuori la scuola e se c’era qualcuno da chiamare, anche in
Provveditorato, istintivamente era lui cui si rivolgevano. Affascinava gli alunni con
un modo di fare amichevole ma totalmente sincero, anche all’eccesso: paroloni sia
buoni che cattivi non mancavano, ma nessuno mai pensava di offendersi, anzi,
ridevano delle sue battute, perchè sentivano che aveva un grande cuore e che per
lui la scuola era tutto. Non c’erano separazioni: era docente a tempo pieno lui
stesso, prima ancora del tempo pieno.
Spesso le gelosie lo ferivano, ma sapeva scrollarsi di dosso le varie cattiverie e
riusciva ad avere ottimi rapporti con tutti, anche con docenti che via via lo avevano
fortemente contrastato.
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7. Mi ricordo inoltre la presenza dell'insegnante Magda, che era stata destinata alle
attività della Biblioteca: era molto importante per il tempo pieno la Biblioteca che in
quegli anni era viva. I testi erano stati classificati e i presititi erano attivissimi. Con
la Biblioteca le attività di ricerca andavano avanti che era una meraviglia...
Il tempo pieno di Castel del Piano
C'era una grossa rivalità fra le due tipologie di scuole: da una parte le insegnanti
che avevano rifiutato il tempo pieno si sentivano sbeffeggiate dagli altri; dall'altra
pareva che il tempo pieno fosse la soluzione di tutti i "mali" della scuola: le
disabilità, i ritardi di apprendimento, tutto pareva che col tp si sarebbe risolto. La
scuola è vita: questo sembrava il principio fondamentale, in base al quale tutte le
esperienze che era possibile fare, si era in dovere di proporre agli alunni. Ricerche
sulla storia locale, sulla geografia del monte Amiata ed esperimenti scientifici
erano all'ordine del giorno. Escursioni, anche piuttosto lunghe che impegnavano
spesso gli stessi genitori erano note, come quella che durava almeno una
settimana o anche 10 giorni al Parco dell'Uccellina: i bambini dormivano in
costruzioni di legno realizzate per gli osservatori insieme ai docenti. C'era una
forte presenza familiare: alcuni genitori si erano trasferiti all'Uccellina coi figli e
aiutavano preparando i pasti e sostenevano in ogni modo i maestri.
La settimana era ben scandita. Le attività curricolari erano prevalentemente al
mattino, mentre attività più leggere legate allo studio e alla ripetizione erano
destinate al pomeriggio. Il giovedì pomeriggio e il venerdì per l'intera giornata si
aprivano le aule e si facevano i laboratori a classi aperte: fotografia: dallo scatto
alla stampa in bianco e nero; rafia per i cestini tipo quelli di vimini; das, uncinetto,
cucito ecc...venivano realizzati formando gruppi di livelli diversi, mescolando le
classi in modi vari e a seconda dei gusti; il tennis, lo sci... tutto seguendo anche i
periodi stagionali e le feste paesane. Per un Carnevale erano ad esempio furono
fatte delle bellissime maschere in cartapesta, che furono poi depositate in bella
mostra nell'aula magna, dopo la sfilata in paese. La stessa aula fu predisposta per
diversi anni di seguito come un teatro, con un palco ed una serie di tende per il
sipario, che fu tolto solo quando le norme di sicurezza lo proibirono. Un teatrino di
legno portatile con relativi burattini di plastica e i loro vestitini vagavano per le
classi, perché la drammatizzazione era fondamentale per l'insegnamento. Erano
anni d'oro anche per il paese, dove grazie allo stimolo di docenti così importanti,
come Pioli, Fazzi, Rotellini, Saletti, erano state riportate a "galla" vecchie festività
7
8. che non esistevano più da moltissimi anni e che erano state riscoperte studiando
la storia locale : le festività dell'8 settembre.
In quel contesto, ovviamente, seguivo soprattutto la programmazione
dell'insegnante di sostegno, che aveva due alunni: un bambino con la sindrome di
Down e un secondo con ritardo dell'apprendimento; un terzo alunno non poteva
essere seguito, perché sia pure segnalato, i genitori desideravano restasse
sempre in classe. A quei tempi si privò un alunno di un privilegio ...I due alunni, uno
del tempo pieno e uno del tempo normale, venivano "trattati" per alcune ore fuori
dalla classe e per le restanti in aula con compiti che la maestra del sostegno
preparava per loro . Erano appena terminati i tempi dell'inserimento selvaggio
degli alunni hadicappati nelle classi e la situazione si stava lentamente e
faticosamente normalizzando.
Lavoravo anche con la quinta classe di Rosanna e Loe: due maestre in grande
sintonia che conducevano la classe con tenacia in un ambiente piuttosto ostile.
Figli di professori e altri personaggi importanti del paese avevano scelto loro, il
tempo pieno, piuttosto che la scuola a tempo normale...ma non se ne vantanvano.
Le aiutavo con un’alunna straniera che non sapeva una parola d’italiano e che
piombò, un po’ come succede oggi, a metà ottobre nella loro classe.
Per alcuni docenti del tempo pieno la scuola sembrava non terminare mai:
invitavano i bambini a fare tennis d'estate, come il maestro Pioli. Oppure
proseguivano le attività educative nella "catechismo" per la preparazione alla
Comunione Ed ecco ci siamo: il maestro Pioli. All'inizio della scuola mi pareva di
non vederlo mai: capitò infatti che era assente non ricordo per quali motivi, ma il
suo "alone" lo precedeva: i bambini che a quell'epoca erano in seconda, non
facevano che parlarne: quando arriverà il maestro...dicevano....e io mi domandavo:
chissà cosa succederà! Intanto Angela, la sua collega, si dava da fare per
"coprire" anche le sue materie, in modo che non restassero indietro. Il maestro
Pioli insegnava Italiano. Ma non lo faceva in maniera solita: attività legate alla
discussione, cruciverba per l'arricchimento lessicale,attività di carattere pratico...lo
facevano amare dai docenti e dai bambini in maniera talmente intesa che era
insostituibile: i bambini se si assentava, soffrivano della sua mancanza, lo
ricercavano continuamente. Ma le attività che mi ricordo maggiormante erano
legate alla stampa in bianco e nero: dopo le esperienze fatte fuori scuola con la
macchina fotografica (ne erano state acquistate diverse), il maestro portava i
bambini nella famosa stanza "oscura". Era stata realizzata apposta durante la
ristrutturazione di quegli anni ed era senza finestra...venivano fuori delle vere opere
d'arte...ma non sempre: a volte non veniva nulla per tanti motivi... Nella sua classe
un grosso gruppo di alunni con problemi di apprendimento: sembrava che i
8
9. genitori pensassero che proprio lì, dal maestro Pioli avrebbero potuto recuperare
lo svantaggio. A quei tempi si pensava che bisognava essere più liberi
nell’insegnamento dell’Italiano: non importava come tenere la penna, né la
direzione da tenere, bisognava lasciare liberi i bambini di esprimersi a modo loro,
con la conseguenza che quasi tutti sembravano avere una grafia pessima con un
orientamento errato delle lettere ed un’impugnatura dello strumento davvero
pessimo. Nonostante ciò, i bambini del maestro Pioli avevano qualcosa di più:
erano più liberi nel ragionamento, avevano una logica più sviluppata, sapevano
destreggiarsi meglio degli altri nei problemi di carattere pratico. Insomma avevano
qualità che gli altri non avevano...e che poco a poco egli riuscì a estrapolare dal
contesto e in qualche modo ad esportare nel suo tempo pieno, quello che lui aveva
fortemente voluto e che amava tanto fin dall’inizio.
Acquisito il titolo del sostegno,mi ritrovai ancora a Castel del Piano (a.s.'8586),
dove ho poi lavorato quasi ininterrottamente, tranne che per un anno a Cana, uno
ad Arcidosso, uno a Montenero, e le interruzioni per le gravidanze. Seguivo i due
alunni che avevo indirettamente guidato l'anno precedente: fu un anno magnifico
dove mi capitò spesso di anche di mangiare a mensa. Era un momento speciale
della giornata del tempo pieno, dove tutto era stato addobbato per rendere quella
stanza ampia adeguata all'occasione. I maestri erano trattati con benevolenza
dalle cuoche assunte dal comune. Ricordo il momento del caffè come un momento
di grande piacere, dove ci scambiavamo idee e opinioni.
La mia particolare posizione mi permetteva di ruotare da una modalità di scuola
all'altra, ascoltando lamentele, commenti, raccomandazioni di insegnanti e genitori.
In pratica ero in una posizione privilegiata da dove poter osservare le due tipologie
di scuola dall'interno, ma mantenendo un punto di vista neutrale.
Dopo i primi anni alcuni genitori che avevano ancora i figli piccoli alle elementari,
ma i grandi alle medie, sentiti i pareri della scuola Media non troppo positivi, si
scagliavano regolarmente contro i docenti del tempo pieno. Ricordo in particolare
una riunione cui per fortuna non fui presente, cui i docenti del tp furono trattati dai
genitori come "vagabondi". L'umiliazione fu tanta che per giorni si continuò a
parlare della questione. Alcune attività laboratoriali furono escluse a favore delle
materie curricolari. Iniziò una nuova tendenza, quella denominata della scuola
"zeppa": otto ore intensive di lezioni frontali, via quasi tutti i laboratori. Tendenza
che è durata a lungo, finché la scuola "del modulo", un ibrido mai molto apprezzato
dalle nostre parti, impose una rimodellazione del tempo normale e una
riformulazione del pieno, cui i genitori non volevano più iscrivere gli alunni, con la
ricomparsa dei laboratori e delle attività opzionali.
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10. Quegli anni senza che me ne accorgessi mi hanno molto influenzata: nel mio modo
di insegnare acquisii un metodo che volevo rinnovare e migliorare continuamente
ed una curiosità costante che mi ha sempre accompagnato, nel tentativo di
rinnovarmi sempre, tant'è vero che con l'introduzione delle nuove tecnologie della
scuola ho poi cercato sempre di seguire il passo coi tempi. Sento ancora la voglia
di scoprire ed infatti mi aggiorno ogni anno seguendo vari corsi e sperimentando
nelle mie classi a tempo pieno, dove insegno ancora, ad esempio la didattica dei
mondi virtuali (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Didattica_dei_mondi_virtuali ).
Sono molto contenta che qualcuno giovane come te, Ilaria, si occupi della nascita e
della vita del tempo pieno a Castel del Piano, anche se sono convinta che non può
e non deve essere l'unico tipo di scuola esistente per tanti motivi.
Elementi metodologici
a quali saperi e conoscenze faceva riferimento nel lavoro in classe?
i primi anni un po' all'impronta: vedevo un forte scollamento fra la teoria e la pratica.
La teoria è sempre stata molto lontano dall'insegnamento vero. Col tempo le teorie
si sono avvicinate al concreto
-gestione della classe, mezzi e punizioni
gestione piuttosto classica: il silenzio, l'alternanza
conversazionediscussionescritto
come valutava i ragazzi
valutazione sempre formativa, ma ufficialmente a quell'epoca c'erano i giudizi
scritti dove si elencava ciò che l'alunno sapeva fare, poi ci sono stati i giudizi
sintetici (non sufficiente, sufficiente, buono, distinto e ottimo)
ora siamo tornati ai voti fino al 10
le motivazioni dell’insegnamento
è sempre quella della formazione dell'alunno stimolando lo sviluppo completo delle
sue potenzialità
quali teorie pedagogiche e didattiche adottava per l’insegnamento
il tempo pieno dei primi tempi Dewey, don Milano, Montessori
il mio tempo pieno attuale: Kolb, Mayer, Papert (vedi ad esempio
https://docs.google.com/presentation/pub?id=1_OdFoL2EKhVeU_1Yi8Sup8o4s
CBnInOoghDvVvIf6U&start=false&loop=false&delayms=3000 )
rapporto con gli alunni
sempre più legato alla psicologia degli alunni, a farsi dai primi anni del tp fino ad
10
11. oggi, con ricerca dell'aiuto dello psicologo in aula, del sostegno del
neuropsichiatra ecc...
contesto sociale
Il contesto sociale era allora legato al boom economico ed oggi ad una recessione
fortissima che vede da una parte la chiusura di moltissime attività ricettive ed
alberghiere, dall'altra la forte immigrazione di stranieri che stanno sostituendo la
popolazione locale in modo intensivo, creando anche numerose modifiche nella
struttura reticolare della nostra società montana legata all'agricoltura, al vino e
all'olio...Immigrazione che sta sostituendo quella di prima "datatura" albanese, con
quella ultima: indiani, pakistani, e da ultimi i cinesi...
Cornice storica
IL TEMPO PIENO quali modificazioni portò:
nell'insegnamento;
un insegnamento più concreto, aperto alle esperienze di vita vera, al paese e alle
attività del "fuori", alla tendenza alla sperimentazione...
nel lavoro in generale (in classe e non. Particolare interesse verso>
organizzazione oraria, strumenti e attività);
riduzione delle ore destinate alle lezioni frontali, lezioni destinate alla discussione
aperta, alle attività di ricerca con frequenti escursioni fuori dalla scuola, anche
settimanali. Orario delle 40 ore settimanali con i laboratori del venerdì; strumenti
vari (lavagna luminosa, filmini, macchine fotografiche, collezioni di minerali...);
attività di ricerca e sperimentazione, legate al problem solving in particolare,
scuola viva con riferimenti al Dewwy, a don Milani e alla Montessori.
nel rapporto con i colleghi;
molto intensi fra i colleghi del tempo pieno anche con contrasti e discussioni molto
vive
di grande contrasto fra docenti del tempo pieno e del tempo normale
nel rapporto con gli alunni.
un nuovo modo di rapportarsi agli alunni: nell'ascolto dei loro problemi e delle loro
difficoltà; con la costituzione dei primi gruppi di alunni con attività di recupero e
approfondimento che non si erano mai sentiti dire...
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12. Integrazione
Castel del Piano, fine dicembre 2013
Cara Ilaria,
non ho molto tempo da dedicarti, ma provo lo stesso a soddisfare la tua curiosità e quella
del tuo prof.. Premetto che cerco di essere obiettiva, ma valuta anche la possibilità che io
sia un poco di parte...inoltre, per risponderti, non posso che arrivare ai giorni nostri. Vedi
tu, quanto ti possa essere utile la mia visione della storia.
Ma ricordo anche le prime polemiche: arrivavano dal tempo normale di Castel del Piano e
soprattutto dalle Medie: i bambini del tempo pieno non sapevano studiare!
Questi dibattiti arrivarono mai ad una conclusione, ovvero ci furono mai degli incontri
tra i vari docenti di grado diverso per confrontarsi sull'argomento, oppure ognuno rimase
della propria idea e si continuò a fare il t.p prescindendo dalle critiche mosse dai
professori delle medie?
Le polemiche da allora, sono proseguite nel tempo fino a giungere ai giorni nostri, almeno
fra scuola primaria e scuola secondaria di primo grado.
In quel periodo non vi era alcuna apertura fra le due tipologie di scuola, quindi nessuna
soluzione della diatriba era possibile fra maestri del tempo pieno e professori delle scuole
medie: gli scolari provenienti dal t.p. erano un poco visti come gli "alunni di un dio minore",
parafrasando il titolo di un famoso libro, che forse conoscerai. Per un'apertura abbiamo
dovuto aspettare, almeno a Castel del Piano, la fine della Direzione Didattica e la nascita
dell'Istituto Comprensivo (20002001, mi pare) che finalmente vide riuniti i tre ordini di
scuola: infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Fu un bell'impatto: scroprire che
anche alle medie i tempi rilassati del tempo pieno potevano piacere ai professori, fu una
grande sorpresa ma soprattutto le riunioni che permisero di creare un curricolo verticale
comune a tutto l'istituto, che attraversava tutti i livelli, fu una conquista eccezionale. Noi
docenti imparammo a conoscerci, a parlare, ad esporre i nostri reali problemi e così
anche i professori delle Medie che insegnavano stabilmente, iniziarono ad apprezzare i
docenti delle elementari. Si aprì un varco sia verso il basso che verso l'alto, che poi è
durato con scambi continui fino al cambio per pensionamento: un'intera generazione di
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13. professori delle medie di Castel del Piano, nel giro di pochissimi anni andò in pensione e
questo segnò anche la fine del processo di comprensione e direi "comprenetrazione" o
anche "contaminazione" degli ideali formativi fra i docenti. I nuovi professori, quasi tutti
supplenti periodici (era "grassa" se erano incaricati annuali) finirono per riaprire
polemiche anche peggiori, quasi che essendo penalizzati dai lunghi viaggi per
raggiungere l'Amiata o sentendosi frustrati per non essere riusciti a raggiungere le scuole
secondaria di secondo grado, mostrassero (e mostrino ancora) il lato peggiore di loro
stessi. A questo punto la polemica con le ex scuole medie non si è ancora chiusa, anzi: il
tempo pieno "stufa" gli alunni, cosicché essi non vogliono il tempo prolungato della scuola
media; gli alunni non solo non hanno un metodo di studio, ma non hanno neppure le "basi".
Le maestre non sanno insegnare l'acca e l'ortografia, figuriamoci la grammatica; da ultimo
sono così impegnati in progetti extracurricolari che non sanno cosa sia l'insegnamento...e
via discorrendo.
Purtroppo e contemporaneamente, la reputazione della scuola secondaria di primo grado
si è fatta sempre peggiore, almeno a sentire i genitori. Già alla nascita del Comprensivo
alcuni genitori di quinta, che avevano avuto i figli più grandi alle medie e poi alle superiori,
commentavano amaramente che dopo la quinta c'era un gran buco nero e che
promuovendoli dal tempo pieno alla superiori, senza le medie, ai bambini avremmo fatto
un gran favore. Mi ribellavo sempre a tali commenti, ma purtroppo in alcune situazioni mi
sono dovuta ricredere: la tendenza a evidenziare gli elementi negativi di ogni alunni che ha
ripreso anche ora, dopo il cambio "di guardia", non fa che peggiorare le cose presso la
scuola media. I genitori recriminano soprattutto i compiti esagerati dati a casa, oppure la
mancanza di motivazione di certe esercitazioni che spesso non vengono corrette in
maniera così puntuale come si fa alle elementari...Speriamo le cose cambino! Per il
momento però, nonostante il comprensivo si sia allargato...non si vedono possibilità di
apertura e momenti di contatto...anche se nel cambio annuale i professori vanno, vengono,
ritornano, a volte migliorano portando innovazione.
Fra docenti del tempo pieno e del tempo normale le polemiche proseguirono anche con
duri scontri: quelli del tp pieno iniziarono a dire che era facile dare i compiti a casa: il
lavoro maggiore, nel tempo normale, i bambini lo facevano coi genitori. Gli altri
controbattevano che il tempo pieno era tempo "vuoto", fatto di niente, perché le varie
attività laboratoriali erano inutili perdite di tempo: tanto valeva tornare al doposcuola,
almeno i bambini facevano i compiti che le maestre assegnavano la mattina. Viste le
"aggressioni" provenienti anche alle scuole medie, si pensò che allora fosse meglio
destinare i pomeriggi proprio al ripasso di quanto fatto la mattina, inseguendo
indirettamente l'idea del doposcuola e diminuendo progressivamente le attività
"integrative" che lasciavano agli alunni maggior respiro e più divertimento. Alcune volte
proprio queste erano le indicazioni persino del dirigente! Del resto bisognava fare anche
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14. un po' di conti: il tempo pieno garantiva il doppio dei posti di lavoro per i docenti...
Le due tipologie di scuola cominciarono ad avvicinarsi e le polemiche iniziarono a
scemare quando comparve il tempo prolungato: almeno due o anche tre rientri settimanali
diventavano obbligatori, il tempo "della mattina" finiva per sempre segnando così la morte
di un'epoca storica, almeno nelle nostre zone. Le due tipologie di scuola sembravano
sempre più simili: la paura del tempo "vuoto" fu sostituita dal "tempo zeppo": pieno di
contenuti e più difficili erano, più i maestri sembravano bravi. Le Medie parevano
soddisfatte del mutamento.Ma i genitori cominciarono a lamentarsi del tp: troppo lavoro,
compiti anche dopo cena. I bambini non facevano più vita. Intanto le insegnanti del tempo
prolungato cominciarono a sospirare per rientrare nell'orario del tempo pieno, dove i tempi
di lavoro con gli alunni erano più distesi e anche per loro stessi più agevoli: l'alternanza
una mattina e un pomeriggio appariva più comoda... Poco alla volta il tempo prolungato si
trasformò tutto in tempo pieno, fino a scomparire del tutto intorno al 1997 o 1998. A quel
punto i genitori che volevano il tempo prolungato, venivano lasciati liberi di portare a casa i
figli per i due o tre pomeriggi destinati alle attività extra curricoli, laboratoriali o da ultimo,
opzionali, ma di fatto, trovandosi bene a scuola, gli alunni sono sempre rimasti tutti quanti.
Il momento più aspro della polemica stranamente, è stato proprio negli ultimi anni che
hanno preceduto la trasformazione completa di tutta la primaria di Castel del Piano in tp:
persino i genitori intervennero aspramente da una parte o dall'altra, formando due fazioni
che protestavano regolarmente inviando lettere e delegazioni nell'allora Provveditorato di
Grosseto, minacciando l'intervento di avvocati e sindacalisti. Ma alla fine, tutto è bene quel
che finisce bene: la scuola a tp di Cpiano è oggi una realtà di grande valore che ha anche
una funzione assistenziale, omogenizza e fa propria la multiculturalità (oggi abbiamo in
ogni classe una percentuale di metà alunni stranieri), cresce tutte le nuove generazioni
avendone cura fra i 56 e 910 anni. Si tende ad una scuola equilibrata che tiene conto dei
tempi e dei ritmi degli alunni durante le varie fasi di crescita; sono stati regolamentati i
compiti da dare a casa in modo che richiedano non più di un'ora nel fine settimana e nulla
dal lunedì al venerdì: questioni che hanno coinvolto molto i genitori...
Però usciti dalle elementari, almeno nel mio paese, i genitori poi amano la scuola della
mattina...quasi che avendoli tenuti tanto "dentro" la scuola, volessero riaverli un poco
indietro. In realtà il periodo di ingresso alle scuole medie, coincide con la richiesta di una
maggiore autonomia per i figli, che quindi vogliono avere il pomeriggio libero per
incontrarsi e stare all'aria aperta.
Di diverso avviso, ad esempio, le famiglie che a soli pochi chilometri da qui (ad
Arcidosso), continuano a scegliere anche alle medie il tempo prolungato (però col sabato
libero ...)
Nella pratica chi aveva ragione, se qualcuno l'aveva, riuscì mai a dimostrarlo o le due
posizioni rimasero totalmente separate: i maestri che pensavano che il t.p era la cura di
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15. tutti i mali e i professori che, al contrario, pensavano che li causassero??
Credo di essere stata abbastanza esaustiva...comunque provo a dilungarmi un altro poco.
Per dire la verità, i maestri sono sempre molto critici con loro stessi e hanno quindi
cercato di ascoltare le critiche che venivano rivolte da una parte e dall'altra, fino a
modificare anche le loro attività. Probabilmente nessuno aveva ragione o torto, ma
sicuramente i docenti del tempo pieno anche oggi credono molto in un tipo di scuola che
vede l'alunno nella sua globalità e quando penso ad esempio, che i pedagogisti di terza
generazioni (quelli del Sofe, per interdersi) parlano del recupero dell'unitarietà
dell'insegnamento e dell'importanza che riveste il vedere lo scolaro nel suo insieme e non
nella frammentarietà delle discipline, ecco che un poco mi risento, perché il tp ha sempre
promosso questa visione dell'alunno e se talvolta non ce l'ha fatta è stata un po' colpa
anche delle situazioni contingenti e della grande sensibilità dei docenti, che pure magari,
nella buona strada, tendono a cambiare per tentare sempre le strade educative che
sembrano miglior; ma riconosco che volte sono anche accomodanti ...
Se ci sia mai stata la dimostrazione di una tesi o dell'altra, non si può dire: ognuno tiene le
sue verità e vorrebbe fossero quelle giuste. Forse potrebbero parlare almeno per
l'attualità, le prove Invalsi, che a quei tempi però non c'erano...
Personalmente, a guardare l'Amiata così impoverita di nostri giovani che pur desiderando
fortemente di restare devono andar via, forse l'errore è un po' anche della scuola? Può
essere considerato un nostro fallimento non riuscire a stimolare abbastanza i giovani
perché riescano a restare trovando il modo di trarre profitto da questa terra ingrata?
Oppure una conquista che deriva dall'aver loro passato l'amore per lo studio e la
conoscenza?
Quali idee venivano portate avanti a favore della propria tesi dalle due posizioni?
Pro tempo pieno:
● era (stranamente) garantita l'unitarietà dell'insegnamento (del resto, al tempo
prolungato, dopo finito per sempre il tempo normale o tempo della mattina,
ogni alunno finisce con l'avere anche 5 docenti; al tp, al massimo tre...)
● guardava allo sviluppo globale della personalità del bambino
● vedeva l'alunno anche fuori dalla discipline (vedi settimana sulla neve,
settimana azzurra in piscina...)
● nel momento in cui la donna riprese il suo ruolo lavorativo fuori casa, le
famiglie possono stare tranquille: per otto ore i bambini sono al sicuro
● gli alunni lavoravano più spesso in modo collaborativo
● educava e dava un'impronta consistente
Contro il tempo pieno
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16. ● i genitori si deresponsabilizzavano e delegavano tutto alla scuola
● la scuola si sostituiva alla famiglia
● i bambini non avevano tempi individuali di studio
● gli alunni andavano impreparati alle medie, senza le "basi": non sapevano
leggere, scrivere e far di conto
Pro tempo normale
● i contenuti erano più importanti del metodo
● il lavoro di studio e rinforzo si faceva tutto a casa
● gli alunni studiavano di più e acquisivano un metodo di studio
● i genitori erano più responsabili
Contro il successivo tempo prolungato alle elementari
● aumentava il tempo scuola, ma non diminuivano i compiti a casa
● troppi docenti ruotavano intorno al bambino, provocando un disorientamento.
Nella pratica chi aveva ragione, se qualcuno l'aveva, riuscì mai a dimostrarlo o le due
posizioni rimasero totalmente separate: i maestri che pensavano che il t.p era la cura di
tutti i mali e i professori che, al contrario, pensavano che li causassero??
Ancora a proposito di questo punto, mi soffermo appena un attimo su queste
considerazioni che venivano fatte a quei tempi:
in alterni momenti il tp è stato il “rifugio” dei bambini che avevano più problemi, ma anche
dei figli dei “ricchi e benpensanti” del paese. Si sono altenati periodi in cui il tp era la
scuola di chi non poteva permettersi la baby sitter e di chi invece li iscriveva per “scelta”.
Infatti la scuola la facevano poi in definitiva, gli insegnanti e quindi essendoci state sempre
almeno due sezioni per ogni classe elementare, all’atto dell’iscrizione di fatto i genitori
potevano anche scegliersi i maestri dei loro figli. Così, proprio a seconda dei docenti che
facevano il tp o il tn, ci sono state al tp, ondate di figli di professori, di medici, di avvocati o
viceversa, figli di operai, muratori, impiegati ecc, Quindi le conferme delle due posizioni
andavano talvolta da una parte, talvolta dall’altra, confermando più che altro l’idea che tutti i
tipi di scuola sono “buoni” a seconda dei docenti che contribuiscono a farla. Ma questa
può essere anche una mia opinione esclusiva. Prendila quindi come una testimonianza di
poco valore.
In ogni caso, il fatto che si sia affermato del tutto il tempo pieno a Castel del Piano è già di
per sé una dimostrazione del valore che ha, non trovi?
Spero di essere stata esauriente ...
A presto e buon lavoro!
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