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La mia esperienza al tempo pieno di
              Castel del Piano

                 INTERVISTA PER ILARIA
Qualche mese fa  Ilaria U. mi ha  chiesto  un’intervista  per scoprire qualcosa di più sulla
scuola  di  Castel  del  Piano  e  il  suo  Tempo  Pieno,  che  ormai  resiste  da  molti  anni.
Nonostante  le  abbia  fatto  i  nomi  di  altri  docenti ormai in  pensione,  che  ha  comunque
sentito, vuole anche  la mia esperienza. Il tempo è tiranno, ma non mi sottraggo, perché
vuol  dire  per  me, ripercorrere  a  ritroso la  mia vita da maestra e rivisitare anche l’intera
esperienza  che  mi  ha  condotto  fino  a  qui.  Delimito  l’intervista  alle  sue  richieste,
rimandando ad un tempo successivo, di integrare quella che è un po’ la mia biografia.*
Castel del Piano, 17 dicembre 2012



   Dati biografici
   La professione docente
   Il tempo pieno di Castel del Piano
   Elementi metodologici
   Cornice storica
   Integrazione




 *In rosa le richieste di Ilaria per la sua tesi


  Dati biografici
  Nicoletta Farmeschi
  Il mio blog
  http://lnx.martinifrancesco.net/wordpress



                                                                                                    1
­quando è nato/a e dove
Sono nata ad Arcidosso, il 3­12­1960

 Anni di studio
­cosa e dove ha studiato
Istituto Magistrale (4 anni)
Anno integrativo (1anno)
Primo anno di Lettere Moderne a Siena, abbandono alla fine del primo anno
Istituto  di  Psicologia,  corso  di  formazione  per  docenti  di  sostegno  agli
handicappati psicofisici (2 anni)
Provveditorato  agli  Studi di  Siena,  corso  di  riconversione dei  titoli di sostegno
con diploma per l'insegnamento ai minorati della vista e dell'udito (un anno).
Corsi  di  Aggiornamento  vari,  da  quelli per le  nuove tecnologie,  fino  a  quelli  per
l'uso della Lim e studio ancora...
ECDL
L’aggiornamento continua...
Partecipazione come relatrice a vari Convegni e Seminari per la scuola
Autrice di alcuni ebook
     ● Possibilità  di        uso  dei  mondi  virtuali  nella  formazione
        http://virtualearn.blogosfere.it/2009/07/uso­dei­mondi­virtuali­nella­formazion
        e­un­ebook­made­in­italy.html
     ● Galleria XYZ http://didasfera.it/esperienze­didattiche
     ● pubblicazioni varie su vari siti
Alcuni articoli:
     1. Il paese di Grammatica sulla rivista telematica Brick
     2. Impara Moodle ...e non metterlo da parte, su Brick
     3. Non  solo  Second  life,  Scuola3d  sul  sito  di  SecondLearnign,  di  Andrea
        Benassi
     4. SuoniPoetici su Podcast3b, di Luca Piergiovanni
     5. ...




 La professione docente
­Come è entrata in ruolo e come si è preparata al concorso
Entrai di  ruolo nel  1983 vincendo il  concorso.  Mi  ero preparata  studiando per due
anni  insieme  al  Professor  Bisogni,  ex  direttore  didattico  e  a  quell'epoca,  noto


                                                                                              2
docente  formatore:  la  teoria  la  conoscevo  benissimo...ma  la  pratica  mi  era
totalmente oscura.  Eppure quel settembre mi fu affidata una classe senza mai aver
fatto  un  giorno  di supplenza! Ero piuttosto impaurita...ma sicura che ce l'avrei fatta,
perché il  mio più  grande sogno, come dicevo sempre, anche da bambina, era fare
la  maestra.  In  quei  magici anni esisteva  prevalentemente la  scuola  della  mattina:
8,30  ­  12,30   per  sei  giorni  la  settimana.  Era  bellissimo  sentirsi  liberi  già  prima
dell'una,  ma  quanto  lavoro  al  pomeriggio:  c'erano  tutte  le  materie da preparare  e
mi  era  toccata  una  pluriclasse  di  bambini  svegli!  L'avvio  ai  componimenti,   i
problemi  e  le  operazioni,  la  grammatica,  la  storia  e  la  geografia...Continuavo  a
preparare  schede  didattiche  fatte  a  mano:  la  fotocopiatrice  era  un   sogno  e,
semmai,  si  poteva  accedere  al  ciclostile,  un  oggetto  piuttosto  complesso,  che
stampava  da  una matrice  speciale,  ma che  doveva  essere  scritta con pazienza a
mano...decisi di usarlo per il giornalino di classe.
Scoprii ben presto,  che esistevano presso le  ditte fornitrici di testi scolastici libri di
esercitazioni  e  soprattutto  le  famose  "guide  didattiche":  furono  una  rivelazione.
Annotavano  giorno  per  giorno  o  mensilmente  quanto  avrei  dovuto  fare.  Davano
contenuti,  metodo ed esercitazioni. A scuola mi scoraggiavano: non riuscivo mai a
fare  tutto  ciò  che  proponevano.  Soprattutto  non  riuscivo  a  fare  "quello"  che
proponevano:  la  classe  aveva  sempre  bisogno  di  qualche  altra  attività:  un
interesse del  momento, che riguardava il luogo vissuto e le possibilità che offriva in
concreto...  Acquistai  comunque  varie  guide  e  molti  libri,  spendendo  così  i  miei
primi  stipendi:  altri  manuali  seguivano  i  percorsi  per  aree,  o  erano suddivise per
unità  didattiche:  che  confusione!!!  Scoprii  misteriosi  libretti  di  esercitazioni
graduate  per  le  varie  materie.  A quel  tempo l'insegnante  faceva tutte le  materie e
così  mi  ero  fornita  di  una  gran  quantità  di  materiali:  dagli  eserciziari  in  schedari
appositi  ai dettati  graduati  per  l'ortografia  fino  alle  4  operazioni coi  problemi dalla
terza  alla  quinta  elementare  (3  volumetti  che  ho  ancora  a  casa:  il  resto  è
disperso...).
Più  o  meno  in   contemporanea  scoprii  l'esistenza  del  tempo  pieno  a  Castel  del
Piano:  quel  tempo  pieno  tanto  teorizzato  che  avevo  studiato,  finalmente  era  lì
vicino.  Ma  per  quell'anno  mi  rimase  piuttosto  lontano,  salvo che per la  Settimana
Bianca:  mi  vidi  letteralmente  "piombare"  addosso  questo  progetto  che  appunto
arrivava dal  tempo pieno del  capoluogo e aveva coinvolto senza  che io lo sapessi,
anche  le  scuole  piccole  come  quella  di  Pescina. Portai i  miei  alunni  in montagna
con  un  po'  di  fatica,  dato  che  non  avevo  mai  sciato...ma  l'esperienza  fu
entusiasmante:   si  dava  la  possibilità  a  tutti  i  bambini  di  conoscere  veramente  il
nostro  ambiente,  imparando  un'attività  sportiva  di per  sé  piuttosto  dispendiosa,  a


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prezzi  molto  contenuti.  Mi  piacque  subito.  Infatti  ancora  oggi la  proseguo di  buon
grado con la mia scuola.
Il  primo  anno fui fortunata:  proprio  due colleghe del tempo pieno mi presero sotto
le  "loro ali":  entrambe mi hanno influenzato notevolmente. La prima era insegnante
di  sostegno  per   passione  e  seguiva un'alunna  che  lei  definiva  dislessica,  ma  che
aveva  anche  un  ritardo  mentale  notevole.  Essendo  amiche  anche  nella  vita,  mi
raccontava via via dei suoi traguardi: quando lesse la prima parola, quando imparò
a  memoria  il  primo  libro  letto  e  così  via.  Quell'insegnante mi  ha  segnato  molto  la
strada  in parte  in modo benevolo, in parte lasciandomi fare poi degli sbagli che mi
costarono  un bel po'. Alla fine però, devo ammettere che mi  ha dato molto di più, di
quanto  io  le  abbia  reso.  L'altra  maestra  era  laureata  in  pedagogia  e  psicologia.
Guidava  la  mia  strada  mensilmente  e  mi dette  l'inprinting iniziale,  per  la quale  ho
ancora quella "pessima" abitudine  di  programmare  preventivamente, di  realizzare
delle verifiche  periodiche  e  di predisporre una sintesi dei risultati ottenuti...mi sono
sempre  domandata  come  riuscisse  anche  ad  insegnare:  si  dedicava  anima  e
corpo, alla scuola.
Il  primo  anno  di  ruolo  avevo  lavorato  a  Pescina,   plesso  distaccato  di  Castel  del
Piano,  oggi  chiuso;  l'anno   successivo  scelsi  di  insegnare   in  una scuola dispersa
nella  provincia,  Pratolungo  (83­84):una  scuola  nascosta  fra  la  campagna
bellissima  di  Sorano,  con  un  bel  prato  davanti  e  dove  c'era   la  scuola  "normale".
Era  sotto  la  direzione  di  Pitigliano,  che  evitai  accuratamente,  perché  era  mia
intenzione  lavorare solo la mattina e poter frequentare la scuola di specializzazione
di  sostegno  che  si apriva  presso  l'Istituto  di Psicologia di Siena: volevo migliora la
mia  preparazione  come  docente,  ma  sembrava  che  dopo  il  Magistrale,  a  parte
Pedagogia   che  allora  era  ad  Arezzo,  non  ci  fosse  altro  che  questo  corso.  A
Pitigliano  c'era  il  tempo pieno:  grande  esperienza  guidata da docenti eccezionali,
non  ultimo  lo  stesso  direttore  didattico  che  mi  aveva  guidato  nella  fase  di
preparazione,  il  Bisogni,  che  però  ormai  era  stato   trasferito  a  Grosseto  ed  in
procinto  di  andare  in  pensione.  Le notizie  che provenivano  da quella tipologia  di
scuola  erano  entusiasmanti,  ma  il  lavoro  era  tantissimo:  attività  di  lezione  la
mattina,  laboratori  pomeridiani,  la  programmazione  di  tutta  la  settimana  fatta  al
sabato  mattina,  quando  i  bambini  non  c'erano.  Era  tutto  bellissimo,  ma
personalmente mi interessava migliorare la  mia  preparazione  teorica  e  sembrava
che l'Istituto di Psicologia, sia pure per il sostegno dei bambini handicappati, fosse
molto  all'avanguardia  e  potevo  farlo  solo  avendo  il  pomeriggio  libero.  Che  la
scuola  di  Siena  fosse  davvero  buona,  lo  scoprii  subito:  prendeva  a  prestito  i
docenti  universitari  delle  varie  facoltà  e  "costringeva"  a  corsi  molto  severi:


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anatomia,  biologia...insieme  a  psicologia  dell'età  evolutiva...esami  pesanti.  Fra
tutti  mi  ricordo  in  particolare  il  Prof.  Bonistalli  che  mi  insegnò  i  prerequisiti
essenziali  che  i  bambini  devono  aver  appreso  alle  scuole  elementari  di  tutte  le
materie,  dall'area  psicomotoria  fino  a  quella  storico­geografica­scientifica,
passando  per   Italiano  e  Matematica.  La  professoressa  di  Psicopatologia
dell'infanzia  era  direttrice  dell'allora  Ospedale  di....di  Siena,  e  ricordo  ancora
l'esame  che  andai a  fare  proprio nel  suo  ospedale  con un'amica...ma erano cose
"dell'altro  mondo".  Quella  preparazione  mi  ha  dato  moltissimo  e  ogni  giorno  che
insegnavo,  mi  domandavo  come  potevano  fare  il  loro  mestiere  gli  altri  docenti
"normali",senza  quello che stavo acquisendo: spesso sentivo uno stacco enorme fr
ame  stessa  e  loro,  che  pure  probabilmente  erano  arrivati  per  altre  vie,  alle  mie
conoscenze. Mi ritenevo fortunata di  poter fare  tutte  quelle  esperienze nel corso di
due anni di grandi sacrifici.
Il  terzo  anno  fui  docente  "a  supplenza":  la  mia  nuova  sede  era  stata  chiusa   e
all'ultimo  momento  non  trovarono  altro  da  farmi  fare  che  le  supplenze  nella
direzione  didattica  di  Castel  del  Piano:  l'esperienza  che  non  mi  ero  fatta  in
precedenza,  adesso  mi  toccava  con  mano  e  non  mi  piaceva  molto, perché si  sa,
che  alle  supplenti  i  bambini  riservano  un  trattamento  speciale.  In  compenso
quell'anno  potei  conoscere  come  erano  organizzate  anche  le  altre  scuola  del
tempo  pieno  appena  costituito,  a  Seggiano  e  Montenero:  in  particolare  la
seconda  sembrava fonte  di continue  iniziative splendide: mostre, libri­ricerca sulla
storia  locale  del  paese che sembrava davvero splendida  e  a  me  sconosciuta fino
ad  allora;  escursioni  per  ricerche  geologiche  alla  ricerca  di  territori  dove  si
mostrava  con  evidenza  che  "lì"  c'era  stato  il  mare...insomma,  una  scuola  viva,  a
diretto  contatto  col paese  e  aperta ad  ogni esperienza  che potesse far maturare i
bambini  concretamente.  Ma  ricordo  anche  le  prime   polemiche:  arrivavano  dal
tempo  normale  di Castel  del  Piano  e  soprattutto dalle Medie: i  bambini del tempo
pieno non sapevano studiare!
Comunque  non  mi  andò  troppo  male:  stetti  tre  mesi  in  una  classe  quarta,
sostituendo l'insegnante del tempo normale che si era ammalata prima di Natale; e
trascorsi  da  febbraio  fino  ad aprile nella parallela  del  tempo pieno:  potei  davvero
confrontare le due scuole!
Al  tempo  normale   cercavo  di  supplire  ai  laboratori  del   tempo  pieno  destinando
almeno  due  ore  ad  attività  di manipolazione  ed avvicinandomi  al Natale,  preparai
una  piccola   drammatizzazione  con  la  tecnica  del  libero  canovaccio.  Al  rientro
l'insegnante volle proseguirla senza di me...sob
Al  tempo  pieno  seguivo  le  indicazioni  dei   colleghi:  la  maestra  Maura mi guidava


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con  pazienza  ma  la  sorpresa  maggiore  furono  i  laboratori  vivi  del  venerdì.  La
programmazione  che  una  volta  si faceva  al  sabato mattina  era  già  stata  spostata
in  uno  dei   giorni  della  settimana  dopo  le 4,30:  di mercoledì, anche  perché, come
mi fu  fatto  notare da una docente, il mercoledì pomeriggio non c'era da fare spesa,
essendo  chiusi  i  negozi  per  il  riposo settimanale.  La  programmazione spesso era
complicata:  venivano  fuori  disagi  e  non  era  simpatico  vedere  docenti  che
discutevano.  La  programmazione  al  tempo  normale  non  si  faceva...venne  solo
dopo l'obbligatorietà con la riduzione dell'orario di lezione a 22 ore più 2.
Il  mio quarto  anno di  ruolo fu  dedicato alla  programmazione ancora presso  Castel
del  Piano:  non  c'erano  sedi  per  me;  e  completato  il  secondo  anno  di
specializzazione,  potevo  starmene  in  pace,  invece  una  circolare  stabilì  che  chi
aveva  il  mio  titolo,  doveva  riconvertirlo  per  l'insegnamento  agli  handicappati  della
vista  e  dell'udito  (la  mia  specializzazione  era  solo  per  gli  handicap  psicofisici):  i
corsi si  tevenavo  a  cura  del Provveditorato di  Siena. Partii  un po' mogia, alla volta
della  città,  ma  dovetti  ricredermi:  fu  un  anno  in  cui  imparai  tantissimo soprattutto
grazie  a  docenti  che  veramente  conoscevano  le  loro  materie  ed  avevano tanta
esperienza.  Ad  esempio  per  i  sordomuti,  e  controtendenza  in  quel  periodo,  feci
esperienza  della  Lis  (Lingua  Italiana   dei  Segni)  e  ovviamente  dovetti  imparare
anche il Braille...
Intanto  con la  Programmazione  proprio nel  mio  paese ed ebbi modo di lavorare in
tutte  le classi del  tempo  pieno  dove aiutavo e sostenevo l'apprendimento di alcuni
gruppi  di  alunni  a  rotazione.  Alcune  classi mi erano "neutre"  e  le ricordo  appena.
Ma  ricordo  in  particolare  le  classe  del  Maestro  Pioli  e  della  Maestra  Angela,  del
Maestro Rotellini e della  Maestra  Vincenzi.  Ricordo  ancora  altri maestri del tempo
pieno: Rosangela  e  Loe,  Maura  e  Mirca,  Graziella  e  Mari: in  pratica  5 classi dalla
prima alla quinta avevano il tempo pieno e altre cinque il tempo normale.
Il  maestro  Pioli  era  un  po’  come  una  calamita:  aveva  un  grande  carisma  sia
dentro  che  fuori  la  scuola  e  se  c’era  qualcuno  da  chiamare,  anche  in
Provveditorato,  istintivamente  era  lui  cui  si  rivolgevano. Affascinava gli alunni  con
un modo di fare amichevole ma totalmente sincero, anche all’eccesso: paroloni sia
buoni  che  cattivi  non  mancavano,  ma  nessuno  mai  pensava  di  offendersi,  anzi,
ridevano  delle  sue  battute,  perchè  sentivano che aveva  un  grande cuore e che per
lui  la  scuola  era  tutto.  Non  c’erano  separazioni:   era  docente  a  tempo  pieno  lui
stesso, prima ancora del tempo pieno.
Spesso  le  gelosie  lo  ferivano,  ma  sapeva  scrollarsi  di  dosso  le varie cattiverie e
riusciva  ad  avere  ottimi  rapporti con  tutti, anche con docenti che via via lo avevano
fortemente contrastato.


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Mi  ricordo  inoltre  la  presenza  dell'insegnante  Magda,  che  era  stata destinata alle
attività della Biblioteca: era molto importante per il tempo pieno la Biblioteca che in
quegli anni  era  viva.  I  testi erano stati classificati e i presititi erano attivissimi.  Con
la Biblioteca le attività di ricerca andavano avanti che era una meraviglia...




Il tempo pieno di Castel del Piano
C'era  una  grossa  rivalità  fra  le due  tipologie  di scuole:  da  una parte  le insegnanti
che  avevano  rifiutato  il  tempo  pieno  si  sentivano sbeffeggiate dagli  altri; dall'altra
pareva  che  il  tempo  pieno  fosse  la  soluzione  di  tutti  i  "mali"  della  scuola:  le
disabilità,  i  ritardi  di  apprendimento, tutto  pareva  che col  tp si  sarebbe  risolto.  La
scuola  è  vita:  questo  sembrava  il principio  fondamentale, in  base  al  quale tutte le
esperienze  che era possibile fare, si era in dovere di proporre agli alunni.  Ricerche
sulla  storia  locale,  sulla  geografia  del  monte  Amiata  ed  esperimenti  scientifici
erano  all'ordine  del  giorno.  Escursioni,  anche  piuttosto  lunghe  che  impegnavano
spesso  gli  stessi  genitori  erano  note,  come  quella  che  durava  almeno  una
settimana  o  anche  10  giorni  al  Parco  dell'Uccellina:  i  bambini  dormivano  in
costruzioni  di  legno  realizzate  per  gli  osservatori  insieme  ai  docenti.  C'era  una
forte  presenza  familiare:  alcuni  genitori  si  erano   trasferiti  all'Uccellina  coi  figli  e
aiutavano preparando i pasti e sostenevano in ogni modo i maestri.
La  settimana  era  ben  scandita.  Le  attività  curricolari  erano  prevalentemente   al
mattino,  mentre  attività  più  leggere  legate  allo  studio  e  alla  ripetizione  erano
destinate  al  pomeriggio.  Il  giovedì  pomeriggio  e  il  venerdì  per  l'intera  giornata  si
aprivano  le  aule  e  si facevano  i  laboratori a classi aperte:  fotografia: dallo  scatto
alla stampa  in bianco  e nero;  rafia  per i  cestini  tipo  quelli di  vimini;  das, uncinetto,
cucito  ecc...venivano  realizzati  formando  gruppi  di  livelli  diversi,  mescolando  le
classi  in  modi  vari e a seconda  dei gusti; il tennis,  lo  sci...  tutto seguendo anche  i
periodi  stagionali e le  feste paesane.  Per  un  Carnevale  erano  ad esempio  furono
fatte  delle  bellissime  maschere  in  cartapesta,  che  furono  poi  depositate  in  bella
mostra nell'aula magna, dopo la sfilata in paese.  La stessa aula fu predisposta per
diversi  anni  di  seguito  come  un  teatro,  con  un  palco  ed  una  serie  di  tende  per  il
sipario, che  fu tolto  solo  quando le  norme  di  sicurezza lo  proibirono. Un teatrino di
legno  portatile  con  relativi  burattini  di  plastica  e  i  loro  vestitini  vagavano  per  le
classi,  perché  la  drammatizzazione  era  fondamentale  per  l'insegnamento.  Erano
anni  d'oro  anche  per  il  paese,  dove grazie  allo  stimolo  di  docenti  così  importanti,
come  Pioli,  Fazzi,  Rotellini, Saletti, erano state  riportate  a  "galla"  vecchie  festività


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che  non  esistevano  più  da  moltissimi  anni e  che  erano  state riscoperte  studiando
la storia locale : le festività dell'8 settembre.
In  quel  contesto,  ovviamente,  seguivo  soprattutto  la  programmazione
dell'insegnante  di sostegno,  che aveva due  alunni:  un  bambino con  la sindrome di
Down  e  un  secondo  con  ritardo  dell'apprendimento;  un  terzo  alunno  non   poteva
essere  seguito,  perché  sia  pure  segnalato,  i  genitori  desideravano  restasse
sempre  in classe. A  quei tempi si privò un alunno di un privilegio ...I due alunni, uno
del  tempo  pieno  e  uno  del  tempo  normale, venivano "trattati"  per alcune ore fuori
dalla  classe  e  per  le  restanti  in  aula  con  compiti  che  la  maestra  del  sostegno
preparava  per  loro  .  Erano  appena  terminati  i  tempi  dell'inserimento  selvaggio
degli  alunni   hadicappati  nelle  classi  e  la   situazione  si  stava  lentamente  e
faticosamente normalizzando.
Lavoravo  anche  con  la  quinta  classe  di  Rosanna  e  Loe:  due  maestre  in  grande
sintonia  che  conducevano  la  classe  con  tenacia  in  un  ambiente  piuttosto  ostile.
Figli  di  professori  e  altri  personaggi  importanti  del  paese  avevano  scelto  loro,   il
tempo  pieno,  piuttosto che  la scuola  a  tempo  normale...ma non  se  ne vantanvano.
Le  aiutavo  con  un’alunna  straniera  che  non  sapeva  una  parola  d’italiano  e  che
piombò, un po’ come succede oggi, a metà ottobre nella loro classe.
Per  alcuni  docenti  del  tempo  pieno  la  scuola  sembrava  non  terminare  mai:
invitavano  i  bambini  a  fare  tennis  d'estate,  come  il  maestro  Pioli.  Oppure
proseguivano  le  attività  educative  nella  "catechismo"  per  la  preparazione  alla
Comunione  Ed  ecco  ci siamo: il  maestro Pioli.  All'inizio della scuola mi pareva di
non  vederlo  mai:  capitò  infatti  che  era  assente  non  ricordo per  quali motivi,  ma  il
suo  "alone"  lo  precedeva:  i  bambini   che  a  quell'epoca  erano  in  seconda,  non
facevano  che parlarne: quando arriverà  il maestro...dicevano....e io mi domandavo:
chissà  cosa  succederà!  Intanto  Angela,  la  sua  collega,  si  dava  da  fare  per
"coprire"  anche  le  sue  materie,  in  modo  che  non  restassero  indietro.  Il  maestro
Pioli  insegnava  Italiano.  Ma  non  lo  faceva  in  maniera  solita:  attività  legate  alla
discussione,  cruciverba per  l'arricchimento lessicale,attività di carattere pratico...lo
facevano  amare  dai  docenti  e  dai  bambini   in  maniera  talmente  intesa  che  era
insostituibile:  i  bambini  se  si  assentava,  soffrivano  della  sua  mancanza,  lo
ricercavano  continuamente.  Ma  le  attività  che  mi  ricordo  maggiormante  erano
legate  alla   stampa  in  bianco  e  nero:  dopo  le  esperienze  fatte  fuori   scuola con la
macchina  fotografica  (ne  erano  state  acquistate  diverse),  il  maestro  portava  i
bambini  nella  famosa  stanza  "oscura".  Era  stata  realizzata  apposta  durante  la
ristrutturazione di  quegli anni ed era senza finestra...venivano fuori delle vere opere
d'arte...ma  non sempre: a  volte  non  veniva  nulla  per  tanti  motivi...  Nella  sua classe
un  grosso  gruppo  di  alunni  con  problemi  di  apprendimento:  sembrava  che  i

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genitori  pensassero  che  proprio lì,  dal maestro  Pioli avrebbero potuto  recuperare
lo  svantaggio.  A  quei  tempi  si  pensava  che  bisognava  essere  più   liberi
nell’insegnamento  dell’Italiano:  non  importava  come  tenere  la  penna,  né  la
direzione  da tenere, bisognava  lasciare liberi  i bambini di esprimersi a modo loro,
con  la  conseguenza  che  quasi  tutti  sembravano  avere  una  grafia  pessima con  un
orientamento  errato  delle  lettere  ed  un’impugnatura  dello  strumento   davvero
pessimo.  Nonostante  ciò,  i  bambini  del  maestro  Pioli  avevano  qualcosa  di  più:
erano  più  liberi  nel  ragionamento,  avevano  una  logica  più  sviluppata,  sapevano
destreggiarsi meglio degli altri nei problemi di carattere pratico. Insomma avevano
qualità  che  gli  altri  non  avevano...e  che  poco  a  poco  egli  riuscì  a  estrapolare  dal
contesto  e  in qualche modo ad esportare nel suo tempo pieno,  quello che lui aveva
fortemente voluto e che amava tanto fin dall’inizio.
Acquisito  il  titolo  del  sostegno,mi  ritrovai  ancora  a  Castel  del  Piano  (a.s.'85­86),
dove  ho  poi  lavorato quasi  ininterrottamente, tranne che per un anno  a  Cana, uno
ad  Arcidosso,  uno  a  Montenero,  e le  interruzioni per le  gravidanze.  Seguivo i  due
alunni  che   avevo  indirettamente  guidato  l'anno  precedente:  fu  un  anno  magnifico
dove  mi  capitò  spesso  di  anche  di  mangiare  a  mensa. Era  un  momento  speciale
della giornata del  tempo  pieno,  dove tutto era  stato addobbato  per  rendere quella
stanza  ampia  adeguata  all'occasione.  I  maestri  erano  trattati  con  benevolenza
dalle cuoche  assunte  dal comune. Ricordo il momento del caffè come un momento
di grande piacere, dove ci scambiavamo idee e opinioni.
La  mia  particolare  posizione  mi  permetteva  di  ruotare  da una  modalità di  scuola
all'altra, ascoltando lamentele, commenti, raccomandazioni di insegnanti e genitori.
In  pratica  ero in una posizione privilegiata da dove poter osservare le due tipologie
di scuola dall'interno, ma mantenendo un punto di vista neutrale.
Dopo  i  primi  anni alcuni genitori  che avevano  ancora  i figli piccoli  alle  elementari,
ma  i  grandi  alle  medie,  sentiti  i  pareri  della  scuola   Media  non  troppo  positivi,  si
scagliavano  regolarmente contro  i docenti  del tempo  pieno. Ricordo  in particolare
una  riunione  cui  per  fortuna  non fui presente,  cui i  docenti del  tp furono  trattati  dai
genitori  come  "vagabondi".  L'umiliazione  fu  tanta  che  per  giorni  si  continuò  a
parlare  della  questione.  Alcune  attività  laboratoriali  furono  escluse  a  favore  delle
materie  curricolari.  Iniziò  una  nuova  tendenza,  quella  denominata  della  scuola
"zeppa":  otto  ore  intensive  di  lezioni  frontali,  via  quasi  tutti  i  laboratori. Tendenza
che è durata  a  lungo, finché la scuola "del modulo", un ibrido  mai molto apprezzato
dalle  nostre  parti,  impose  una  rimodellazione  del  tempo  normale  e  una
riformulazione  del  pieno,  cui  i  genitori  non volevano più  iscrivere gli alunni, con la
ricomparsa  dei laboratori e delle attività opzionali.


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Quegli  anni  senza  che me ne accorgessi mi hanno molto influenzata: nel mio modo
di  insegnare  acquisii  un metodo  che  volevo  rinnovare  e migliorare  continuamente
ed  una  curiosità  costante  che  mi  ha  sempre  accompagnato,  nel  tentativo  di
rinnovarmi  sempre,  tant'è  vero  che  con  l'introduzione delle  nuove  tecnologie  della
scuola  ho  poi  cercato sempre  di seguire il passo coi tempi. Sento ancora la voglia
di  scoprire  ed  infatti  mi  aggiorno ogni anno  seguendo vari  corsi  e  sperimentando
nelle mie classi a  tempo  pieno, dove  insegno  ancora, ad  esempio  la didattica dei
mondi virtuali (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Didattica_dei_mondi_virtuali ).
Sono molto contenta che qualcuno giovane come te, Ilaria, si occupi  della nascita e
della vita del  tempo pieno a Castel del Piano, anche se sono convinta che non può
e non deve essere l'unico tipo di scuola esistente per tanti motivi.




Elementi metodologici
­ a quali saperi e conoscenze faceva riferimento nel lavoro in classe?
i primi anni un po' all'impronta: vedevo un forte scollamento fra la teoria e la pratica.
La teoria è sempre stata molto lontano dall'insegnamento vero. Col tempo le teorie
si sono avvicinate al concreto
-gestione della classe, mezzi e punizioni
gestione           piuttosto        classica:          il         silenzio,        l'alternanza
conversazione­discussione­scritto
­come valutava i ragazzi
valutazione  sempre  formativa,  ma  ufficialmente  a  quell'epoca  c'erano  i  giudizi
scritti  dove  si  elencava  ciò  che  l'alunno  sapeva  fare,  poi  ci  sono  stati  i  giudizi
sintetici (non sufficiente, sufficiente, buono, distinto e ottimo)
ora siamo tornati ai voti fino al 10
­le motivazioni dell’insegnamento
è sempre  quella  della formazione dell'alunno stimolando lo sviluppo completo delle
sue potenzialità
­quali teorie pedagogiche e didattiche adottava per l’insegnamento
il tempo pieno dei primi tempi Dewey, don Milano, Montessori
il  mio  tempo  pieno   attuale:  Kolb,           Mayer,  Papert   (vedi  ad  esempio
https://docs.google.com/presentation/pub?id=1_OdFoL2EK­hVeU_1Yi8Sup8o4s
CBnInOoghDvVvIf6U&start=false&loop=false&delayms=3000 )
­rapporto con gli alunni
sempre  più  legato  alla  psicologia  degli  alunni,  a  farsi  dai primi  anni del  tp  fino  ad


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oggi,  con  ricerca   dell'aiuto  dello  psicologo  in  aula,  del  sostegno  del
neuropsichiatra ecc...

­contesto sociale
Il  contesto  sociale era allora legato al boom economico ed oggi ad una recessione
fortissima  che  vede  da  una  parte  la  chiusura  di  moltissime  attività  ricettive  ed
alberghiere,   dall'altra  la  forte  immigrazione  di  stranieri  che  stanno  sostituendo  la
popolazione  locale  in  modo  intensivo,  creando  anche  numerose  modifiche  nella
struttura  reticolare  della  nostra  società  montana  legata  all'agricoltura,  al  vino  e
all'olio...Immigrazione  che  sta  sostituendo  quella  di prima "datatura" albanese, con
quella ultima: indiani, pakistani, e da ultimi i cinesi...




 Cornice storica
IL TEMPO PIENO quali modificazioni portò:
­nell'insegnamento;
un  insegnamento  più concreto,  aperto alle esperienze  di  vita  vera,  al  paese  e alle
attività del "fuori", alla tendenza alla sperimentazione...
­nel  lavoro  in  generale  (in  classe  e  non.  Particolare  interesse  verso­­>
organizzazione oraria, strumenti e attività);
riduzione  delle  ore  destinate  alle  lezioni  frontali, lezioni destinate alla discussione
aperta,  alle  attività  di  ricerca  con  frequenti  escursioni   fuori  dalla  scuola,  anche
settimanali.  Orario  delle  40  ore  settimanali  con  i  laboratori  del  venerdì;  strumenti
vari  (lavagna  luminosa,  filmini,  macchine  fotografiche,   collezioni  di  minerali...);
attività  di  ricerca  e  sperimentazione,  legate  al  problem  solving  in  particolare,
scuola viva con riferimenti al Dewwy, a don Milani e alla Montessori.
­nel rapporto con i colleghi;
molto  intensi  fra  i colleghi del  tempo pieno anche con contrasti e discussioni molto
vive
di grande contrasto fra docenti del tempo pieno e del tempo normale
­nel rapporto con gli alunni.
un nuovo  modo  di rapportarsi  agli  alunni:  nell'ascolto  dei  loro  problemi  e delle loro
difficoltà;  con  la  costituzione  dei  primi  gruppi  di  alunni  con  attività  di  recupero  e
approfondimento che non si erano mai sentiti dire...




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Integrazione
Castel del Piano, fine dicembre 2013

Cara Ilaria,
non ho  molto tempo  da dedicarti, ma  provo  lo  stesso a soddisfare la tua curiosità e quella
del  tuo prof..  Premetto  che cerco di  essere  obiettiva,  ma valuta anche la possibilità che io
sia  un  poco  di  parte...inoltre,  per  risponderti,  non  posso che arrivare ai  giorni  nostri.  Vedi
tu, quanto ti possa essere utile la mia visione della storia.



  Ma ricordo anche le prime polemiche: arrivavano dal tempo normale di Castel del Piano e
soprattutto dalle Medie: i bambini del tempo pieno non sapevano studiare!
­  Questi  dibattiti  arrivarono  mai  ad una conclusione,  ovvero ci  furono  mai  degli  incontri
tra i  vari docenti di grado diverso per confrontarsi sull'argomento, oppure ognuno rimase
della  propria  idea  e  si  continuò  a  fare  il  t.p  prescindendo  dalle  critiche  mosse  dai
professori delle medie?
Le polemiche da allora,  sono proseguite  nel tempo fino a giungere ai giorni nostri, almeno
fra scuola primaria e scuola secondaria di primo grado.
In  quel  periodo  non  vi  era  alcuna  apertura  fra  le  due  tipologie   di  scuola,  quindi  nessuna
soluzione della  diatriba era  possibile fra maestri del tempo pieno e professori  delle scuole
medie:  gli  scolari  provenienti dal t.p. erano un poco visti come gli "alunni di un dio minore",
parafrasando  il  titolo  di  un  famoso  libro,  che  forse  conoscerai.  Per  un'apertura  abbiamo
dovuto  aspettare,  almeno a Castel del  Piano, la  fine della Direzione Didattica e la nascita
dell'Istituto  Comprensivo  (2000­2001,  mi  pare)  che  finalmente  vide  riuniti  i  tre  ordini  di
scuola:  infanzia,  primaria  e  secondaria  di  primo  grado.  Fu  un  bell'impatto:  scroprire che
anche alle  medie  i tempi rilassati  del  tempo pieno  potevano piacere  ai professori, fu una
grande  sorpresa  ma  soprattutto  le  riunioni  che  permisero  di  creare un  curricolo  verticale
comune  a  tutto  l'istituto,  che  attraversava  tutti  i  livelli,  fu  una  conquista  eccezionale.  Noi
docenti  imparammo  a  conoscerci,  a  parlare,  ad  esporre  i  nostri  reali  problemi  e  così
anche  i  professori  delle  Medie  che  insegnavano  stabilmente,  iniziarono  ad  apprezzare  i
docenti  delle  elementari.  Si  aprì  un  varco  sia  verso  il  basso  che  verso  l'alto,  che  poi  è
durato  con  scambi  continui  fino  al  cambio  per  pensionamento:  un'intera  generazione  di

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professori  delle  medie di  Castel  del Piano,  nel  giro  di pochissimi anni andò in pensione e
questo  segnò  anche  la  fine  del  processo  di  comprensione  e  direi  "comprenetrazione"  o
anche  "contaminazione"  degli  ideali  formativi  fra  i  docenti.  I  nuovi  professori,  quasi  tutti
supplenti  periodici  (era  "grassa"  se  erano  incaricati  annuali)  finirono  per  riaprire
polemiche  anche  peggiori,  quasi  che  essendo  penalizzati  dai  lunghi  viaggi  per
raggiungere  l'Amiata o sentendosi  frustrati  per non  essere  riusciti a  raggiungere le scuole
secondaria  di  secondo  grado,  mostrassero  (e  mostrino  ancora)  il  lato  peggiore  di  loro
stessi.  A  questo  punto  la polemica con  le ex scuole  medie non  si è ancora chiusa, anzi: il
tempo  pieno "stufa" gli alunni, cosicché  essi non  vogliono il tempo prolungato della scuola
media;  gli  alunni non solo non hanno un metodo di studio, ma non hanno neppure le "basi".
Le maestre non  sanno insegnare l'acca e l'ortografia, figuriamoci la grammatica; da ultimo
sono così  impegnati  in progetti  extracurricolari  che  non sanno  cosa  sia l'insegnamento...e
via discorrendo.
Purtroppo  e  contemporaneamente,  la reputazione  della  scuola  secondaria di primo grado
si  è  fatta  sempre  peggiore, almeno  a  sentire  i genitori. Già  alla  nascita  del  Comprensivo
alcuni genitori  di quinta, che avevano  avuto  i figli più grandi alle  medie e poi alle superiori,
commentavano  amaramente  che  dopo  la  quinta  c'era  un  gran  buco  nero  e  che
promuovendoli  dal  tempo pieno  alla superiori, senza  le medie, ai  bambini  avremmo fatto
un  gran  favore.  Mi ribellavo  sempre a  tali commenti, ma  purtroppo  in alcune  situazioni mi
sono dovuta ricredere:  la tendenza a  evidenziare gli elementi negativi di ogni alunni che ha
ripreso  anche   ora,  dopo  il  cambio  "di  guardia",  non fa  che peggiorare  le cose presso la
scuola  media.  I genitori  recriminano soprattutto  i  compiti esagerati  dati  a  casa,  oppure  la
mancanza  di  motivazione  di  certe  esercitazioni  che  spesso  non  vengono  corrette  in
maniera  così  puntuale  come  si  fa  alle  elementari...Speriamo  le  cose  cambino!  Per  il
momento  però,  nonostante  il  comprensivo  si  sia  allargato...non  si  vedono  possibilità  di
apertura e  momenti di contatto...anche se nel cambio annuale i professori vanno, vengono,
ritornano, a volte migliorano portando innovazione.

Fra  docenti  del  tempo  pieno  e  del  tempo  normale  le polemiche  proseguirono anche  con
duri  scontri:  quelli  del  tp  pieno  iniziarono  a  dire   che  era  facile  dare  i  compiti  a  casa:  il
lavoro  maggiore,  nel  tempo  normale,  i  bambini  lo  facevano  coi  genitori.  Gli  altri
controbattevano  che  il  tempo  pieno  era  tempo  "vuoto",  fatto  di  niente,  perché  le  varie
attività  laboratoriali  erano  inutili  perdite  di  tempo:  tanto  valeva  tornare  al  doposcuola,
almeno  i  bambini  facevano  i  compiti  che  le  maestre  assegnavano  la  mattina.  Viste  le
"aggressioni"  provenienti  anche  alle  scuole  medie,  si  pensò  che  allora  fosse  meglio
destinare  i  pomeriggi  proprio  al  ripasso  di  quanto  fatto  la  mattina,  inseguendo
indirettamente  l'idea  del  doposcuola  e  diminuendo  progressivamente  le  attività
"integrative"  che  lasciavano  agli  alunni  maggior  respiro  e  più  divertimento.  Alcune volte
proprio queste erano le  indicazioni  persino  del dirigente! Del resto  bisognava fare anche

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un po' di conti: il tempo pieno garantiva il doppio dei posti di lavoro per i docenti...
Le  due  tipologie  di  scuola  cominciarono  ad  avvicinarsi  e  le  polemiche  iniziarono  a
scemare  quando comparve  il  tempo prolungato: almeno due o anche tre rientri settimanali
diventavano  obbligatori, il tempo  "della mattina" finiva  per sempre segnando così la morte
di  un'epoca  storica,  almeno  nelle  nostre  zone.  Le  due  tipologie  di  scuola  sembravano
sempre  più  simili:  la  paura  del  tempo  "vuoto"  fu  sostituita  dal  "tempo  zeppo":  pieno  di
contenuti  e  più  difficili  erano,  più  i  maestri  sembravano  bravi.  Le  Medie  parevano
soddisfatte  del  mutamento.Ma  i  genitori  cominciarono  a  lamentarsi  del tp:  troppo lavoro,
compiti anche  dopo cena.  I  bambini  non  facevano  più  vita. Intanto le  insegnanti del tempo
prolungato cominciarono a sospirare per rientrare nell'orario del tempo pieno, dove i tempi
di  lavoro  con  gli  alunni  erano  più  distesi  e  anche  per  loro  stessi  più agevoli: l'alternanza
una mattina  e  un pomeriggio  appariva  più comoda... Poco alla volta il tempo prolungato si
trasformò  tutto  in  tempo pieno,  fino  a scomparire  del  tutto intorno  al 1997  o  1998.  A  quel
punto  i genitori che volevano il tempo prolungato, venivano lasciati  liberi di portare a casa i
figli  per  i due  o  tre  pomeriggi  destinati alle attività  extra curricoli,  laboratoriali o da  ultimo,
opzionali, ma di fatto, trovandosi bene a scuola, gli alunni sono sempre rimasti tutti quanti.
Il  momento  più  aspro  della  polemica  stranamente,  è  stato  proprio  negli  ultimi  anni  che
hanno  preceduto  la  trasformazione  completa di  tutta  la primaria di  Castel  del Piano in  tp:
persino  i  genitori  intervennero  aspramente  da una  parte o dall'altra,  formando  due fazioni
che  protestavano  regolarmente  inviando  lettere e delegazioni  nell'allora Provveditorato di
Grosseto,  minacciando  l'intervento  di  avvocati e sindacalisti. Ma alla fine, tutto è bene quel
che finisce  bene:  la scuola a tp  di Cpiano è oggi una realtà di grande valore che ha anche
una  funzione  assistenziale,  omogenizza   e  fa  propria  la  multiculturalità  (oggi  abbiamo  in
ogni  classe  una  percentuale  di  metà  alunni  stranieri),  cresce  tutte  le  nuove  generazioni
avendone  cura  fra  i 5­6 e 9­10 anni. Si tende ad una scuola equilibrata che tiene conto dei
tempi  e  dei  ritmi  degli  alunni  durante  le  varie  fasi  di  crescita;  sono  stati  regolamentati  i
compiti da  dare  a  casa  in modo che  richiedano non più di un'ora nel fine settimana e nulla
dal lunedì al venerdì: questioni che hanno coinvolto molto i genitori...
Però  usciti  dalle  elementari,  almeno  nel  mio  paese, i  genitori poi  amano  la scuola della
mattina...quasi  che  avendoli  tenuti  tanto  "dentro"  la  scuola,  volessero  riaverli  un  poco
indietro. In  realtà  il  periodo di  ingresso alle scuole medie, coincide con  la richiesta  di una
maggiore  autonomia  per  i  figli,  che  quindi  vogliono  avere  il  pomeriggio  libero  per
incontrarsi e stare all'aria aperta.
Di  diverso  avviso,  ad  esempio,  le  famiglie  che  a  soli  pochi  chilometri  da  qui  (ad
Arcidosso),  continuano  a  scegliere  anche alle medie  il  tempo prolungato  (però col sabato
libero ...)

­  Nella pratica chi  aveva  ragione, se qualcuno l'aveva,  riuscì mai  a dimostrarlo o le due
posizioni  rimasero  totalmente  separate: i  maestri che pensavano  che il t.p era la cura di
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tutti i mali e i professori che, al contrario, pensavano che li causassero??

Credo di essere stata abbastanza esaustiva...comunque provo a dilungarmi un altro poco.
Per  dire  la  verità,  i  maestri  sono  sempre  molto  critici  con  loro  stessi  e  hanno  quindi
cercato  di  ascoltare  le  critiche  che  venivano  rivolte   da  una  parte  e  dall'altra,  fino  a
modificare  anche  le  loro  attività.  Probabilmente  nessuno  aveva  ragione  o  torto,  ma
sicuramente  i docenti  del tempo  pieno  anche oggi  credono  molto  in  un  tipo  di scuola che
vede  l'alunno  nella  sua  globalità  e  quando  penso  ad  esempio,  che  i  pedagogisti  di terza
generazioni  (quelli  del  Sofe,  per  interdersi)  parlano  del  recupero  dell'unitarietà
dell'insegnamento  e  dell'importanza  che  riveste  il  vedere  lo scolaro  nel suo insieme e non
nella frammentarietà  delle  discipline,  ecco  che  un poco mi  risento, perché il  tp ha sempre
promosso  questa  visione  dell'alunno  e  se  talvolta  non  ce  l'ha  fatta  è  stata  un  po'  colpa
anche  delle  situazioni  contingenti  e  della  grande  sensibilità  dei docenti, che  pure  magari,
nella  buona  strada,  tendono  a  cambiare  per  tentare  sempre  le  strade  educative  che
sembrano miglior; ma riconosco che volte sono anche accomodanti ...
Se ci sia mai stata la  dimostrazione di una tesi  o dell'altra, non si può dire: ognuno tiene le
sue  verità  e  vorrebbe  fossero  quelle  giuste.  Forse  potrebbero  parlare  almeno  per
l'attualità, le prove Invalsi, che a quei tempi però non c'erano...
Personalmente,  a  guardare  l'Amiata  così impoverita di nostri giovani che pur desiderando
fortemente  di  restare  devono  andar  via,  forse  l'errore  è  un  po'  anche  della  scuola?  Può
essere  considerato  un  nostro  fallimento  non  riuscire  a  stimolare  abbastanza  i  giovani
perché  riescano  a  restare  trovando  il  modo  di  trarre  profitto  da  questa  terra  ingrata?
Oppure  una  conquista  che  deriva  dall'aver  loro  passato  l'amore  per  lo  studio  e  la
conoscenza?

­ Quali idee venivano portate avanti a favore della propria tesi dalle due posizioni?
Pro tempo pieno:
      ● era  (stranamente)  garantita  l'unitarietà  dell'insegnamento  (del  resto,  al  tempo
          prolungato,  dopo  finito  per  sempre  il  tempo   normale  o  tempo  della  mattina,
          ogni alunno finisce con l'avere anche 5 docenti; al tp, al massimo tre...)
      ● guardava allo sviluppo globale della personalità del bambino
      ● vedeva  l'alunno  anche  fuori  dalla  discipline  (vedi  settimana  sulla  neve,
          settimana azzurra in piscina...)
      ● nel  momento  in   cui  la  donna  riprese  il  suo  ruolo  lavorativo  fuori  casa,  le
          famiglie possono stare tranquille: per otto ore i bambini sono al sicuro
      ● gli alunni lavoravano più spesso in modo collaborativo
      ● educava e dava un'impronta consistente
Contro il tempo pieno

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●   i genitori si deresponsabilizzavano e delegavano tutto alla scuola
      ●   la scuola si sostituiva alla famiglia
      ●   i bambini non avevano tempi individuali di studio
      ●   gli  alunni  andavano  impreparati  alle  medie,  senza  le  "basi":  non  sapevano
          leggere, scrivere e far di conto
Pro tempo normale
      ● i contenuti erano più importanti del metodo
      ● il lavoro di studio e rinforzo si faceva tutto a casa
      ● gli alunni studiavano di più e acquisivano un metodo di studio
      ● i genitori erano più responsabili
Contro il  successivo tempo prolungato alle elementari
      ● aumentava il tempo scuola, ma non diminuivano i compiti a casa
      ● troppi docenti ruotavano intorno al bambino, provocando un disorientamento.



  Nella  pratica  chi  aveva ragione,  se  qualcuno  l'aveva,  riuscì  mai  a  dimostrarlo  o  le  due
posizioni  rimasero  totalmente  separate: i  maestri che pensavano  che il t.p era la cura di
tutti i mali e i professori che, al contrario, pensavano che li causassero??
Ancora  a  proposito  di  questo  punto,  mi  soffermo   appena  un  attimo  su  queste
considerazioni che venivano fatte a quei tempi:
in  alterni  momenti  il  tp è stato  il “rifugio” dei  bambini  che  avevano più problemi, ma anche
dei  figli  dei  “ricchi  e  benpensanti”  del  paese.  Si  sono  altenati  periodi  in  cui  il  tp  era  la
scuola  di  chi  non poteva permettersi la  baby  sitter e di  chi invece li iscriveva  per  “scelta”.
Infatti  la scuola la facevano poi in definitiva, gli insegnanti e quindi essendoci state sempre
almeno  due  sezioni  per  ogni  classe  elementare,  all’atto  dell’iscrizione  di  fatto  i  genitori
potevano anche  scegliersi  i maestri  dei  loro  figli. Così,  proprio a seconda dei  docenti che
facevano  il  tp  o  il  tn, ci sono state al tp, ondate di figli di professori, di medici, di  avvocati o
viceversa,  figli  di  operai,  muratori,  impiegati  ecc,  Quindi  le  conferme  delle  due posizioni
andavano  talvolta da una parte, talvolta dall’altra, confermando  più che altro l’idea che tutti i
tipi  di  scuola  sono  “buoni”  a  seconda  dei  docenti  che  contribuiscono  a  farla.  Ma questa
può essere anche  una  mia opinione  esclusiva. Prendila  quindi come una testimonianza di
poco valore.
In ogni caso, il fatto che si sia affermato del tutto il tempo pieno  a Castel del Piano è già di
per sé una dimostrazione del valore che ha, non trovi?

Spero di essere stata esauriente ...
A presto e buon lavoro!


                                                                                                       16
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Intervista per Ilaria: I miei primi anni al tempo pieno di Castel del Piano

  • 1. La mia esperienza al tempo pieno di Castel del Piano INTERVISTA PER ILARIA Qualche mese fa  Ilaria U. mi ha  chiesto  un’intervista  per scoprire qualcosa di più sulla scuola  di  Castel  del  Piano  e  il  suo  Tempo  Pieno,  che  ormai  resiste  da  molti  anni. Nonostante  le  abbia  fatto  i  nomi  di  altri  docenti ormai in  pensione,  che  ha  comunque sentito, vuole anche  la mia esperienza. Il tempo è tiranno, ma non mi sottraggo, perché vuol  dire  per  me, ripercorrere  a  ritroso la  mia vita da maestra e rivisitare anche l’intera esperienza  che  mi  ha  condotto  fino  a  qui.  Delimito  l’intervista  alle  sue  richieste, rimandando ad un tempo successivo, di integrare quella che è un po’ la mia biografia.* Castel del Piano, 17 dicembre 2012 Dati biografici La professione docente Il tempo pieno di Castel del Piano Elementi metodologici Cornice storica Integrazione *In rosa le richieste di Ilaria per la sua tesi Dati biografici Nicoletta Farmeschi Il mio blog http://lnx.martinifrancesco.net/wordpress 1
  • 2. ­quando è nato/a e dove Sono nata ad Arcidosso, il 3­12­1960  Anni di studio ­cosa e dove ha studiato Istituto Magistrale (4 anni) Anno integrativo (1anno) Primo anno di Lettere Moderne a Siena, abbandono alla fine del primo anno Istituto  di  Psicologia,  corso  di  formazione  per  docenti  di  sostegno  agli handicappati psicofisici (2 anni) Provveditorato  agli  Studi di  Siena,  corso  di  riconversione dei  titoli di sostegno con diploma per l'insegnamento ai minorati della vista e dell'udito (un anno). Corsi  di  Aggiornamento  vari,  da  quelli per le  nuove tecnologie,  fino  a  quelli  per l'uso della Lim e studio ancora... ECDL L’aggiornamento continua... Partecipazione come relatrice a vari Convegni e Seminari per la scuola Autrice di alcuni ebook ● Possibilità  di  uso  dei  mondi  virtuali  nella  formazione http://virtualearn.blogosfere.it/2009/07/uso­dei­mondi­virtuali­nella­formazion e­un­ebook­made­in­italy.html ● Galleria XYZ http://didasfera.it/esperienze­didattiche ● pubblicazioni varie su vari siti Alcuni articoli: 1. Il paese di Grammatica sulla rivista telematica Brick 2. Impara Moodle ...e non metterlo da parte, su Brick 3. Non  solo  Second  life,  Scuola3d  sul  sito  di  SecondLearnign,  di  Andrea Benassi 4. SuoniPoetici su Podcast3b, di Luca Piergiovanni 5. ...  La professione docente ­Come è entrata in ruolo e come si è preparata al concorso Entrai di  ruolo nel  1983 vincendo il  concorso.  Mi  ero preparata  studiando per due anni  insieme  al  Professor  Bisogni,  ex  direttore  didattico  e  a  quell'epoca,  noto 2
  • 3. docente  formatore:  la  teoria  la  conoscevo  benissimo...ma  la  pratica  mi  era totalmente oscura.  Eppure quel settembre mi fu affidata una classe senza mai aver fatto  un  giorno  di supplenza! Ero piuttosto impaurita...ma sicura che ce l'avrei fatta, perché il  mio più  grande sogno, come dicevo sempre, anche da bambina, era fare la  maestra.  In  quei  magici anni esisteva  prevalentemente la  scuola  della  mattina: 8,30  ­  12,30   per  sei  giorni  la  settimana.  Era  bellissimo  sentirsi  liberi  già  prima dell'una,  ma  quanto  lavoro  al  pomeriggio:  c'erano  tutte  le  materie da preparare  e mi  era  toccata  una  pluriclasse  di  bambini  svegli!  L'avvio  ai  componimenti,   i problemi  e  le  operazioni,  la  grammatica,  la  storia  e  la  geografia...Continuavo  a preparare  schede  didattiche  fatte  a  mano:  la  fotocopiatrice  era  un   sogno  e, semmai,  si  poteva  accedere  al  ciclostile,  un  oggetto  piuttosto  complesso,  che stampava  da  una matrice  speciale,  ma che  doveva  essere  scritta con pazienza a mano...decisi di usarlo per il giornalino di classe. Scoprii ben presto,  che esistevano presso le  ditte fornitrici di testi scolastici libri di esercitazioni  e  soprattutto  le  famose  "guide  didattiche":  furono  una  rivelazione. Annotavano  giorno  per  giorno  o  mensilmente  quanto  avrei  dovuto  fare.  Davano contenuti,  metodo ed esercitazioni. A scuola mi scoraggiavano: non riuscivo mai a fare  tutto  ciò  che  proponevano.  Soprattutto  non  riuscivo  a  fare  "quello"  che proponevano:  la  classe  aveva  sempre  bisogno  di  qualche  altra  attività:  un interesse del  momento, che riguardava il luogo vissuto e le possibilità che offriva in concreto...  Acquistai  comunque  varie  guide  e  molti  libri,  spendendo  così  i  miei primi  stipendi:  altri  manuali  seguivano  i  percorsi  per  aree,  o  erano suddivise per unità  didattiche:  che  confusione!!!  Scoprii  misteriosi  libretti  di  esercitazioni graduate  per  le  varie  materie.  A quel  tempo l'insegnante  faceva tutte le  materie e così  mi  ero  fornita  di  una  gran  quantità  di  materiali:  dagli  eserciziari  in  schedari appositi  ai dettati  graduati  per  l'ortografia  fino  alle  4  operazioni coi  problemi dalla terza  alla  quinta  elementare  (3  volumetti  che  ho  ancora  a  casa:  il  resto  è disperso...). Più  o  meno  in   contemporanea  scoprii  l'esistenza  del  tempo  pieno  a  Castel  del Piano:  quel  tempo  pieno  tanto  teorizzato  che  avevo  studiato,  finalmente  era  lì vicino.  Ma  per  quell'anno  mi  rimase  piuttosto  lontano,  salvo che per la  Settimana Bianca:  mi  vidi  letteralmente  "piombare"  addosso  questo  progetto  che  appunto arrivava dal  tempo pieno del  capoluogo e aveva coinvolto senza  che io lo sapessi, anche  le  scuole  piccole  come  quella  di  Pescina. Portai i  miei  alunni  in montagna con  un  po'  di  fatica,  dato  che  non  avevo  mai  sciato...ma  l'esperienza  fu entusiasmante:   si  dava  la  possibilità  a  tutti  i  bambini  di  conoscere  veramente  il nostro  ambiente,  imparando  un'attività  sportiva  di per  sé  piuttosto  dispendiosa,  a 3
  • 4. prezzi  molto  contenuti.  Mi  piacque  subito.  Infatti  ancora  oggi la  proseguo di  buon grado con la mia scuola. Il  primo  anno fui fortunata:  proprio  due colleghe del tempo pieno mi presero sotto le  "loro ali":  entrambe mi hanno influenzato notevolmente. La prima era insegnante di  sostegno  per   passione  e  seguiva un'alunna  che  lei  definiva  dislessica,  ma  che aveva  anche  un  ritardo  mentale  notevole.  Essendo  amiche  anche  nella  vita,  mi raccontava via via dei suoi traguardi: quando lesse la prima parola, quando imparò a  memoria  il  primo  libro  letto  e  così  via.  Quell'insegnante mi  ha  segnato  molto  la strada  in parte  in modo benevolo, in parte lasciandomi fare poi degli sbagli che mi costarono  un bel po'. Alla fine però, devo ammettere che mi  ha dato molto di più, di quanto  io  le  abbia  reso.  L'altra  maestra  era  laureata  in  pedagogia  e  psicologia. Guidava  la  mia  strada  mensilmente  e  mi dette  l'inprinting iniziale,  per  la quale  ho ancora quella "pessima" abitudine  di  programmare  preventivamente, di  realizzare delle verifiche  periodiche  e  di predisporre una sintesi dei risultati ottenuti...mi sono sempre  domandata  come  riuscisse  anche  ad  insegnare:  si  dedicava  anima  e corpo, alla scuola. Il  primo  anno  di  ruolo  avevo  lavorato  a  Pescina,   plesso  distaccato  di  Castel  del Piano,  oggi  chiuso;  l'anno   successivo  scelsi  di  insegnare   in  una scuola dispersa nella  provincia,  Pratolungo  (83­84):una  scuola  nascosta  fra  la  campagna bellissima  di  Sorano,  con  un  bel  prato  davanti  e  dove  c'era   la  scuola  "normale". Era  sotto  la  direzione  di  Pitigliano,  che  evitai  accuratamente,  perché  era  mia intenzione  lavorare solo la mattina e poter frequentare la scuola di specializzazione di  sostegno  che  si apriva  presso  l'Istituto  di Psicologia di Siena: volevo migliora la mia  preparazione  come  docente,  ma  sembrava  che  dopo  il  Magistrale,  a  parte Pedagogia   che  allora  era  ad  Arezzo,  non  ci  fosse  altro  che  questo  corso.  A Pitigliano  c'era  il  tempo pieno:  grande  esperienza  guidata da docenti eccezionali, non  ultimo  lo  stesso  direttore  didattico  che  mi  aveva  guidato  nella  fase  di preparazione,  il  Bisogni,  che  però  ormai  era  stato   trasferito  a  Grosseto  ed  in procinto  di  andare  in  pensione.  Le notizie  che provenivano  da quella tipologia  di scuola  erano  entusiasmanti,  ma  il  lavoro  era  tantissimo:  attività  di  lezione  la mattina,  laboratori  pomeridiani,  la  programmazione  di  tutta  la  settimana  fatta  al sabato  mattina,  quando  i  bambini  non  c'erano.  Era  tutto  bellissimo,  ma personalmente mi interessava migliorare la  mia  preparazione  teorica  e  sembrava che l'Istituto di Psicologia, sia pure per il sostegno dei bambini handicappati, fosse molto  all'avanguardia  e  potevo  farlo  solo  avendo  il  pomeriggio  libero.  Che  la scuola  di  Siena  fosse  davvero  buona,  lo  scoprii  subito:  prendeva  a  prestito  i docenti  universitari  delle  varie  facoltà  e  "costringeva"  a  corsi  molto  severi: 4
  • 5. anatomia,  biologia...insieme  a  psicologia  dell'età  evolutiva...esami  pesanti.  Fra tutti  mi  ricordo  in  particolare  il  Prof.  Bonistalli  che  mi  insegnò  i  prerequisiti essenziali  che  i  bambini  devono  aver  appreso  alle  scuole  elementari  di  tutte  le materie,  dall'area  psicomotoria  fino  a  quella  storico­geografica­scientifica, passando  per   Italiano  e  Matematica.  La  professoressa  di  Psicopatologia dell'infanzia  era  direttrice  dell'allora  Ospedale  di....di  Siena,  e  ricordo  ancora l'esame  che  andai a  fare  proprio nel  suo  ospedale  con un'amica...ma erano cose "dell'altro  mondo".  Quella  preparazione  mi  ha  dato  moltissimo  e  ogni  giorno  che insegnavo,  mi  domandavo  come  potevano  fare  il  loro  mestiere  gli  altri  docenti "normali",senza  quello che stavo acquisendo: spesso sentivo uno stacco enorme fr ame  stessa  e  loro,  che  pure  probabilmente  erano  arrivati  per  altre  vie,  alle  mie conoscenze. Mi ritenevo fortunata di  poter fare  tutte  quelle  esperienze nel corso di due anni di grandi sacrifici. Il  terzo  anno  fui  docente  "a  supplenza":  la  mia  nuova  sede  era  stata  chiusa   e all'ultimo  momento  non  trovarono  altro  da  farmi  fare  che  le  supplenze  nella direzione  didattica  di  Castel  del  Piano:  l'esperienza  che  non  mi  ero  fatta  in precedenza,  adesso  mi  toccava  con  mano  e  non  mi  piaceva  molto, perché si  sa, che  alle  supplenti  i  bambini  riservano  un  trattamento  speciale.  In  compenso quell'anno  potei  conoscere  come  erano  organizzate  anche  le  altre  scuola  del tempo  pieno  appena  costituito,  a  Seggiano  e  Montenero:  in  particolare  la seconda  sembrava fonte  di continue  iniziative splendide: mostre, libri­ricerca sulla storia  locale  del  paese che sembrava davvero splendida  e  a  me  sconosciuta fino ad  allora;  escursioni  per  ricerche  geologiche  alla  ricerca  di  territori  dove  si mostrava  con  evidenza  che  "lì"  c'era  stato  il  mare...insomma,  una  scuola  viva,  a diretto  contatto  col paese  e  aperta ad  ogni esperienza  che potesse far maturare i bambini  concretamente.  Ma  ricordo  anche  le  prime   polemiche:  arrivavano  dal tempo  normale  di Castel  del  Piano  e  soprattutto dalle Medie: i  bambini del tempo pieno non sapevano studiare! Comunque  non  mi  andò  troppo  male:  stetti  tre  mesi  in  una  classe  quarta, sostituendo l'insegnante del tempo normale che si era ammalata prima di Natale; e trascorsi  da  febbraio  fino  ad aprile nella parallela  del  tempo pieno:  potei  davvero confrontare le due scuole! Al  tempo  normale   cercavo  di  supplire  ai  laboratori  del   tempo  pieno  destinando almeno  due  ore  ad  attività  di manipolazione  ed avvicinandomi  al Natale,  preparai una  piccola   drammatizzazione  con  la  tecnica  del  libero  canovaccio.  Al  rientro l'insegnante volle proseguirla senza di me...sob Al  tempo  pieno  seguivo  le  indicazioni  dei   colleghi:  la  maestra  Maura mi guidava 5
  • 6. con  pazienza  ma  la  sorpresa  maggiore  furono  i  laboratori  vivi  del  venerdì.  La programmazione  che  una  volta  si faceva  al  sabato mattina  era  già  stata  spostata in  uno  dei   giorni  della  settimana  dopo  le 4,30:  di mercoledì, anche  perché, come mi fu  fatto  notare da una docente, il mercoledì pomeriggio non c'era da fare spesa, essendo  chiusi  i  negozi  per  il  riposo settimanale.  La  programmazione spesso era complicata:  venivano  fuori  disagi  e  non  era  simpatico  vedere  docenti  che discutevano.  La  programmazione  al  tempo  normale  non  si  faceva...venne  solo dopo l'obbligatorietà con la riduzione dell'orario di lezione a 22 ore più 2. Il  mio quarto  anno di  ruolo fu  dedicato alla  programmazione ancora presso  Castel del  Piano:  non  c'erano  sedi  per  me;  e  completato  il  secondo  anno  di specializzazione,  potevo  starmene  in  pace,  invece  una  circolare  stabilì  che  chi aveva  il  mio  titolo,  doveva  riconvertirlo  per  l'insegnamento  agli  handicappati  della vista  e  dell'udito  (la  mia  specializzazione  era  solo  per  gli  handicap  psicofisici):  i corsi si  tevenavo  a  cura  del Provveditorato di  Siena. Partii  un po' mogia, alla volta della  città,  ma  dovetti  ricredermi:  fu  un  anno  in  cui  imparai  tantissimo soprattutto grazie  a  docenti  che  veramente  conoscevano  le  loro  materie  ed  avevano tanta esperienza.  Ad  esempio  per  i  sordomuti,  e  controtendenza  in  quel  periodo,  feci esperienza  della  Lis  (Lingua  Italiana   dei  Segni)  e  ovviamente  dovetti  imparare anche il Braille... Intanto  con la  Programmazione  proprio nel  mio  paese ed ebbi modo di lavorare in tutte  le classi del  tempo  pieno  dove aiutavo e sostenevo l'apprendimento di alcuni gruppi  di  alunni  a  rotazione.  Alcune  classi mi erano "neutre"  e  le ricordo  appena. Ma  ricordo  in  particolare  le  classe  del  Maestro  Pioli  e  della  Maestra  Angela,  del Maestro Rotellini e della  Maestra  Vincenzi.  Ricordo  ancora  altri maestri del tempo pieno: Rosangela  e  Loe,  Maura  e  Mirca,  Graziella  e  Mari: in  pratica  5 classi dalla prima alla quinta avevano il tempo pieno e altre cinque il tempo normale. Il  maestro  Pioli  era  un  po’  come  una  calamita:  aveva  un  grande  carisma  sia dentro  che  fuori  la  scuola  e  se  c’era  qualcuno  da  chiamare,  anche  in Provveditorato,  istintivamente  era  lui  cui  si  rivolgevano. Affascinava gli alunni  con un modo di fare amichevole ma totalmente sincero, anche all’eccesso: paroloni sia buoni  che  cattivi  non  mancavano,  ma  nessuno  mai  pensava  di  offendersi,  anzi, ridevano  delle  sue  battute,  perchè  sentivano che aveva  un  grande cuore e che per lui  la  scuola  era  tutto.  Non  c’erano  separazioni:   era  docente  a  tempo  pieno  lui stesso, prima ancora del tempo pieno. Spesso  le  gelosie  lo  ferivano,  ma  sapeva  scrollarsi  di  dosso  le varie cattiverie e riusciva  ad  avere  ottimi  rapporti con  tutti, anche con docenti che via via lo avevano fortemente contrastato. 6
  • 7. Mi  ricordo  inoltre  la  presenza  dell'insegnante  Magda,  che  era  stata destinata alle attività della Biblioteca: era molto importante per il tempo pieno la Biblioteca che in quegli anni  era  viva.  I  testi erano stati classificati e i presititi erano attivissimi.  Con la Biblioteca le attività di ricerca andavano avanti che era una meraviglia... Il tempo pieno di Castel del Piano C'era  una  grossa  rivalità  fra  le due  tipologie  di scuole:  da  una parte  le insegnanti che  avevano  rifiutato  il  tempo  pieno  si  sentivano sbeffeggiate dagli  altri; dall'altra pareva  che  il  tempo  pieno  fosse  la  soluzione  di  tutti  i  "mali"  della  scuola:  le disabilità,  i  ritardi  di  apprendimento, tutto  pareva  che col  tp si  sarebbe  risolto.  La scuola  è  vita:  questo  sembrava  il principio  fondamentale, in  base  al  quale tutte le esperienze  che era possibile fare, si era in dovere di proporre agli alunni.  Ricerche sulla  storia  locale,  sulla  geografia  del  monte  Amiata  ed  esperimenti  scientifici erano  all'ordine  del  giorno.  Escursioni,  anche  piuttosto  lunghe  che  impegnavano spesso  gli  stessi  genitori  erano  note,  come  quella  che  durava  almeno  una settimana  o  anche  10  giorni  al  Parco  dell'Uccellina:  i  bambini  dormivano  in costruzioni  di  legno  realizzate  per  gli  osservatori  insieme  ai  docenti.  C'era  una forte  presenza  familiare:  alcuni  genitori  si  erano   trasferiti  all'Uccellina  coi  figli  e aiutavano preparando i pasti e sostenevano in ogni modo i maestri. La  settimana  era  ben  scandita.  Le  attività  curricolari  erano  prevalentemente   al mattino,  mentre  attività  più  leggere  legate  allo  studio  e  alla  ripetizione  erano destinate  al  pomeriggio.  Il  giovedì  pomeriggio  e  il  venerdì  per  l'intera  giornata  si aprivano  le  aule  e  si facevano  i  laboratori a classi aperte:  fotografia: dallo  scatto alla stampa  in bianco  e nero;  rafia  per i  cestini  tipo  quelli di  vimini;  das, uncinetto, cucito  ecc...venivano  realizzati  formando  gruppi  di  livelli  diversi,  mescolando  le classi  in  modi  vari e a seconda  dei gusti; il tennis,  lo  sci...  tutto seguendo anche  i periodi  stagionali e le  feste paesane.  Per  un  Carnevale  erano  ad esempio  furono fatte  delle  bellissime  maschere  in  cartapesta,  che  furono  poi  depositate  in  bella mostra nell'aula magna, dopo la sfilata in paese.  La stessa aula fu predisposta per diversi  anni  di  seguito  come  un  teatro,  con  un  palco  ed  una  serie  di  tende  per  il sipario, che  fu tolto  solo  quando le  norme  di  sicurezza lo  proibirono. Un teatrino di legno  portatile  con  relativi  burattini  di  plastica  e  i  loro  vestitini  vagavano  per  le classi,  perché  la  drammatizzazione  era  fondamentale  per  l'insegnamento.  Erano anni  d'oro  anche  per  il  paese,  dove grazie  allo  stimolo  di  docenti  così  importanti, come  Pioli,  Fazzi,  Rotellini, Saletti, erano state  riportate  a  "galla"  vecchie  festività 7
  • 8. che  non  esistevano  più  da  moltissimi  anni e  che  erano  state riscoperte  studiando la storia locale : le festività dell'8 settembre. In  quel  contesto,  ovviamente,  seguivo  soprattutto  la  programmazione dell'insegnante  di sostegno,  che aveva due  alunni:  un  bambino con  la sindrome di Down  e  un  secondo  con  ritardo  dell'apprendimento;  un  terzo  alunno  non   poteva essere  seguito,  perché  sia  pure  segnalato,  i  genitori  desideravano  restasse sempre  in classe. A  quei tempi si privò un alunno di un privilegio ...I due alunni, uno del  tempo  pieno  e  uno  del  tempo  normale, venivano "trattati"  per alcune ore fuori dalla  classe  e  per  le  restanti  in  aula  con  compiti  che  la  maestra  del  sostegno preparava  per  loro  .  Erano  appena  terminati  i  tempi  dell'inserimento  selvaggio degli  alunni   hadicappati  nelle  classi  e  la   situazione  si  stava  lentamente  e faticosamente normalizzando. Lavoravo  anche  con  la  quinta  classe  di  Rosanna  e  Loe:  due  maestre  in  grande sintonia  che  conducevano  la  classe  con  tenacia  in  un  ambiente  piuttosto  ostile. Figli  di  professori  e  altri  personaggi  importanti  del  paese  avevano  scelto  loro,   il tempo  pieno,  piuttosto che  la scuola  a  tempo  normale...ma non  se  ne vantanvano. Le  aiutavo  con  un’alunna  straniera  che  non  sapeva  una  parola  d’italiano  e  che piombò, un po’ come succede oggi, a metà ottobre nella loro classe. Per  alcuni  docenti  del  tempo  pieno  la  scuola  sembrava  non  terminare  mai: invitavano  i  bambini  a  fare  tennis  d'estate,  come  il  maestro  Pioli.  Oppure proseguivano  le  attività  educative  nella  "catechismo"  per  la  preparazione  alla Comunione  Ed  ecco  ci siamo: il  maestro Pioli.  All'inizio della scuola mi pareva di non  vederlo  mai:  capitò  infatti  che  era  assente  non  ricordo per  quali motivi,  ma  il suo  "alone"  lo  precedeva:  i  bambini   che  a  quell'epoca  erano  in  seconda,  non facevano  che parlarne: quando arriverà  il maestro...dicevano....e io mi domandavo: chissà  cosa  succederà!  Intanto  Angela,  la  sua  collega,  si  dava  da  fare  per "coprire"  anche  le  sue  materie,  in  modo  che  non  restassero  indietro.  Il  maestro Pioli  insegnava  Italiano.  Ma  non  lo  faceva  in  maniera  solita:  attività  legate  alla discussione,  cruciverba per  l'arricchimento lessicale,attività di carattere pratico...lo facevano  amare  dai  docenti  e  dai  bambini   in  maniera  talmente  intesa  che  era insostituibile:  i  bambini  se  si  assentava,  soffrivano  della  sua  mancanza,  lo ricercavano  continuamente.  Ma  le  attività  che  mi  ricordo  maggiormante  erano legate  alla   stampa  in  bianco  e  nero:  dopo  le  esperienze  fatte  fuori   scuola con la macchina  fotografica  (ne  erano  state  acquistate  diverse),  il  maestro  portava  i bambini  nella  famosa  stanza  "oscura".  Era  stata  realizzata  apposta  durante  la ristrutturazione di  quegli anni ed era senza finestra...venivano fuori delle vere opere d'arte...ma  non sempre: a  volte  non  veniva  nulla  per  tanti  motivi...  Nella  sua classe un  grosso  gruppo  di  alunni  con  problemi  di  apprendimento:  sembrava  che  i 8
  • 9. genitori  pensassero  che  proprio lì,  dal maestro  Pioli avrebbero potuto  recuperare lo  svantaggio.  A  quei  tempi  si  pensava  che  bisognava  essere  più   liberi nell’insegnamento  dell’Italiano:  non  importava  come  tenere  la  penna,  né  la direzione  da tenere, bisognava  lasciare liberi  i bambini di esprimersi a modo loro, con  la  conseguenza  che  quasi  tutti  sembravano  avere  una  grafia  pessima con  un orientamento  errato  delle  lettere  ed  un’impugnatura  dello  strumento   davvero pessimo.  Nonostante  ciò,  i  bambini  del  maestro  Pioli  avevano  qualcosa  di  più: erano  più  liberi  nel  ragionamento,  avevano  una  logica  più  sviluppata,  sapevano destreggiarsi meglio degli altri nei problemi di carattere pratico. Insomma avevano qualità  che  gli  altri  non  avevano...e  che  poco  a  poco  egli  riuscì  a  estrapolare  dal contesto  e  in qualche modo ad esportare nel suo tempo pieno,  quello che lui aveva fortemente voluto e che amava tanto fin dall’inizio. Acquisito  il  titolo  del  sostegno,mi  ritrovai  ancora  a  Castel  del  Piano  (a.s.'85­86), dove  ho  poi  lavorato quasi  ininterrottamente, tranne che per un anno  a  Cana, uno ad  Arcidosso,  uno  a  Montenero,  e le  interruzioni per le  gravidanze.  Seguivo i  due alunni  che   avevo  indirettamente  guidato  l'anno  precedente:  fu  un  anno  magnifico dove  mi  capitò  spesso  di  anche  di  mangiare  a  mensa. Era  un  momento  speciale della giornata del  tempo  pieno,  dove tutto era  stato addobbato  per  rendere quella stanza  ampia  adeguata  all'occasione.  I  maestri  erano  trattati  con  benevolenza dalle cuoche  assunte  dal comune. Ricordo il momento del caffè come un momento di grande piacere, dove ci scambiavamo idee e opinioni. La  mia  particolare  posizione  mi  permetteva  di  ruotare  da una  modalità di  scuola all'altra, ascoltando lamentele, commenti, raccomandazioni di insegnanti e genitori. In  pratica  ero in una posizione privilegiata da dove poter osservare le due tipologie di scuola dall'interno, ma mantenendo un punto di vista neutrale. Dopo  i  primi  anni alcuni genitori  che avevano  ancora  i figli piccoli  alle  elementari, ma  i  grandi  alle  medie,  sentiti  i  pareri  della  scuola   Media  non  troppo  positivi,  si scagliavano  regolarmente contro  i docenti  del tempo  pieno. Ricordo  in particolare una  riunione  cui  per  fortuna  non fui presente,  cui i  docenti del  tp furono  trattati  dai genitori  come  "vagabondi".  L'umiliazione  fu  tanta  che  per  giorni  si  continuò  a parlare  della  questione.  Alcune  attività  laboratoriali  furono  escluse  a  favore  delle materie  curricolari.  Iniziò  una  nuova  tendenza,  quella  denominata  della  scuola "zeppa":  otto  ore  intensive  di  lezioni  frontali,  via  quasi  tutti  i  laboratori. Tendenza che è durata  a  lungo, finché la scuola "del modulo", un ibrido  mai molto apprezzato dalle  nostre  parti,  impose  una  rimodellazione  del  tempo  normale  e  una riformulazione  del  pieno,  cui  i  genitori  non volevano più  iscrivere gli alunni, con la ricomparsa  dei laboratori e delle attività opzionali. 9
  • 10. Quegli  anni  senza  che me ne accorgessi mi hanno molto influenzata: nel mio modo di  insegnare  acquisii  un metodo  che  volevo  rinnovare  e migliorare  continuamente ed  una  curiosità  costante  che  mi  ha  sempre  accompagnato,  nel  tentativo  di rinnovarmi  sempre,  tant'è  vero  che  con  l'introduzione delle  nuove  tecnologie  della scuola  ho  poi  cercato sempre  di seguire il passo coi tempi. Sento ancora la voglia di  scoprire  ed  infatti  mi  aggiorno ogni anno  seguendo vari  corsi  e  sperimentando nelle mie classi a  tempo  pieno, dove  insegno  ancora, ad  esempio  la didattica dei mondi virtuali (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Didattica_dei_mondi_virtuali ). Sono molto contenta che qualcuno giovane come te, Ilaria, si occupi  della nascita e della vita del  tempo pieno a Castel del Piano, anche se sono convinta che non può e non deve essere l'unico tipo di scuola esistente per tanti motivi. Elementi metodologici ­ a quali saperi e conoscenze faceva riferimento nel lavoro in classe? i primi anni un po' all'impronta: vedevo un forte scollamento fra la teoria e la pratica. La teoria è sempre stata molto lontano dall'insegnamento vero. Col tempo le teorie si sono avvicinate al concreto -gestione della classe, mezzi e punizioni gestione  piuttosto  classica:  il  silenzio,  l'alternanza conversazione­discussione­scritto ­come valutava i ragazzi valutazione  sempre  formativa,  ma  ufficialmente  a  quell'epoca  c'erano  i  giudizi scritti  dove  si  elencava  ciò  che  l'alunno  sapeva  fare,  poi  ci  sono  stati  i  giudizi sintetici (non sufficiente, sufficiente, buono, distinto e ottimo) ora siamo tornati ai voti fino al 10 ­le motivazioni dell’insegnamento è sempre  quella  della formazione dell'alunno stimolando lo sviluppo completo delle sue potenzialità ­quali teorie pedagogiche e didattiche adottava per l’insegnamento il tempo pieno dei primi tempi Dewey, don Milano, Montessori il  mio  tempo  pieno   attuale:  Kolb,  Mayer,  Papert   (vedi  ad  esempio https://docs.google.com/presentation/pub?id=1_OdFoL2EK­hVeU_1Yi8Sup8o4s CBnInOoghDvVvIf6U&start=false&loop=false&delayms=3000 ) ­rapporto con gli alunni sempre  più  legato  alla  psicologia  degli  alunni,  a  farsi  dai primi  anni del  tp  fino  ad 10
  • 11. oggi,  con  ricerca   dell'aiuto  dello  psicologo  in  aula,  del  sostegno  del neuropsichiatra ecc... ­contesto sociale Il  contesto  sociale era allora legato al boom economico ed oggi ad una recessione fortissima  che  vede  da  una  parte  la  chiusura  di  moltissime  attività  ricettive  ed alberghiere,   dall'altra  la  forte  immigrazione  di  stranieri  che  stanno  sostituendo  la popolazione  locale  in  modo  intensivo,  creando  anche  numerose  modifiche  nella struttura  reticolare  della  nostra  società  montana  legata  all'agricoltura,  al  vino  e all'olio...Immigrazione  che  sta  sostituendo  quella  di prima "datatura" albanese, con quella ultima: indiani, pakistani, e da ultimi i cinesi...  Cornice storica IL TEMPO PIENO quali modificazioni portò: ­nell'insegnamento; un  insegnamento  più concreto,  aperto alle esperienze  di  vita  vera,  al  paese  e alle attività del "fuori", alla tendenza alla sperimentazione... ­nel  lavoro  in  generale  (in  classe  e  non.  Particolare  interesse  verso­­> organizzazione oraria, strumenti e attività); riduzione  delle  ore  destinate  alle  lezioni  frontali, lezioni destinate alla discussione aperta,  alle  attività  di  ricerca  con  frequenti  escursioni   fuori  dalla  scuola,  anche settimanali.  Orario  delle  40  ore  settimanali  con  i  laboratori  del  venerdì;  strumenti vari  (lavagna  luminosa,  filmini,  macchine  fotografiche,   collezioni  di  minerali...); attività  di  ricerca  e  sperimentazione,  legate  al  problem  solving  in  particolare, scuola viva con riferimenti al Dewwy, a don Milani e alla Montessori. ­nel rapporto con i colleghi; molto  intensi  fra  i colleghi del  tempo pieno anche con contrasti e discussioni molto vive di grande contrasto fra docenti del tempo pieno e del tempo normale ­nel rapporto con gli alunni. un nuovo  modo  di rapportarsi  agli  alunni:  nell'ascolto  dei  loro  problemi  e delle loro difficoltà;  con  la  costituzione  dei  primi  gruppi  di  alunni  con  attività  di  recupero  e approfondimento che non si erano mai sentiti dire... 11
  • 12. Integrazione Castel del Piano, fine dicembre 2013 Cara Ilaria, non ho  molto tempo  da dedicarti, ma  provo  lo  stesso a soddisfare la tua curiosità e quella del  tuo prof..  Premetto  che cerco di  essere  obiettiva,  ma valuta anche la possibilità che io sia  un  poco  di  parte...inoltre,  per  risponderti,  non  posso che arrivare ai  giorni  nostri.  Vedi tu, quanto ti possa essere utile la mia visione della storia.   Ma ricordo anche le prime polemiche: arrivavano dal tempo normale di Castel del Piano e soprattutto dalle Medie: i bambini del tempo pieno non sapevano studiare! ­  Questi  dibattiti  arrivarono  mai  ad una conclusione,  ovvero ci  furono  mai  degli  incontri tra i  vari docenti di grado diverso per confrontarsi sull'argomento, oppure ognuno rimase della  propria  idea  e  si  continuò  a  fare  il  t.p  prescindendo  dalle  critiche  mosse  dai professori delle medie? Le polemiche da allora,  sono proseguite  nel tempo fino a giungere ai giorni nostri, almeno fra scuola primaria e scuola secondaria di primo grado. In  quel  periodo  non  vi  era  alcuna  apertura  fra  le  due  tipologie   di  scuola,  quindi  nessuna soluzione della  diatriba era  possibile fra maestri del tempo pieno e professori  delle scuole medie:  gli  scolari  provenienti dal t.p. erano un poco visti come gli "alunni di un dio minore", parafrasando  il  titolo  di  un  famoso  libro,  che  forse  conoscerai.  Per  un'apertura  abbiamo dovuto  aspettare,  almeno a Castel del  Piano, la  fine della Direzione Didattica e la nascita dell'Istituto  Comprensivo  (2000­2001,  mi  pare)  che  finalmente  vide  riuniti  i  tre  ordini  di scuola:  infanzia,  primaria  e  secondaria  di  primo  grado.  Fu  un  bell'impatto:  scroprire che anche alle  medie  i tempi rilassati  del  tempo pieno  potevano piacere  ai professori, fu una grande  sorpresa  ma  soprattutto  le  riunioni  che  permisero  di  creare un  curricolo  verticale comune  a  tutto  l'istituto,  che  attraversava  tutti  i  livelli,  fu  una  conquista  eccezionale.  Noi docenti  imparammo  a  conoscerci,  a  parlare,  ad  esporre  i  nostri  reali  problemi  e  così anche  i  professori  delle  Medie  che  insegnavano  stabilmente,  iniziarono  ad  apprezzare  i docenti  delle  elementari.  Si  aprì  un  varco  sia  verso  il  basso  che  verso  l'alto,  che  poi  è durato  con  scambi  continui  fino  al  cambio  per  pensionamento:  un'intera  generazione  di 12
  • 13. professori  delle  medie di  Castel  del Piano,  nel  giro  di pochissimi anni andò in pensione e questo  segnò  anche  la  fine  del  processo  di  comprensione  e  direi  "comprenetrazione"  o anche  "contaminazione"  degli  ideali  formativi  fra  i  docenti.  I  nuovi  professori,  quasi  tutti supplenti  periodici  (era  "grassa"  se  erano  incaricati  annuali)  finirono  per  riaprire polemiche  anche  peggiori,  quasi  che  essendo  penalizzati  dai  lunghi  viaggi  per raggiungere  l'Amiata o sentendosi  frustrati  per non  essere  riusciti a  raggiungere le scuole secondaria  di  secondo  grado,  mostrassero  (e  mostrino  ancora)  il  lato  peggiore  di  loro stessi.  A  questo  punto  la polemica con  le ex scuole  medie non  si è ancora chiusa, anzi: il tempo  pieno "stufa" gli alunni, cosicché  essi non  vogliono il tempo prolungato della scuola media;  gli  alunni non solo non hanno un metodo di studio, ma non hanno neppure le "basi". Le maestre non  sanno insegnare l'acca e l'ortografia, figuriamoci la grammatica; da ultimo sono così  impegnati  in progetti  extracurricolari  che  non sanno  cosa  sia l'insegnamento...e via discorrendo. Purtroppo  e  contemporaneamente,  la reputazione  della  scuola  secondaria di primo grado si  è  fatta  sempre  peggiore, almeno  a  sentire  i genitori. Già  alla  nascita  del  Comprensivo alcuni genitori  di quinta, che avevano  avuto  i figli più grandi alle  medie e poi alle superiori, commentavano  amaramente  che  dopo  la  quinta  c'era  un  gran  buco  nero  e  che promuovendoli  dal  tempo pieno  alla superiori, senza  le medie, ai  bambini  avremmo fatto un  gran  favore.  Mi ribellavo  sempre a  tali commenti, ma  purtroppo  in alcune  situazioni mi sono dovuta ricredere:  la tendenza a  evidenziare gli elementi negativi di ogni alunni che ha ripreso  anche   ora,  dopo  il  cambio  "di  guardia",  non fa  che peggiorare  le cose presso la scuola  media.  I genitori  recriminano soprattutto  i  compiti esagerati  dati  a  casa,  oppure  la mancanza  di  motivazione  di  certe  esercitazioni  che  spesso  non  vengono  corrette  in maniera  così  puntuale  come  si  fa  alle  elementari...Speriamo  le  cose  cambino!  Per  il momento  però,  nonostante  il  comprensivo  si  sia  allargato...non  si  vedono  possibilità  di apertura e  momenti di contatto...anche se nel cambio annuale i professori vanno, vengono, ritornano, a volte migliorano portando innovazione. Fra  docenti  del  tempo  pieno  e  del  tempo  normale  le polemiche  proseguirono anche  con duri  scontri:  quelli  del  tp  pieno  iniziarono  a  dire   che  era  facile  dare  i  compiti  a  casa:  il lavoro  maggiore,  nel  tempo  normale,  i  bambini  lo  facevano  coi  genitori.  Gli  altri controbattevano  che  il  tempo  pieno  era  tempo  "vuoto",  fatto  di  niente,  perché  le  varie attività  laboratoriali  erano  inutili  perdite  di  tempo:  tanto  valeva  tornare  al  doposcuola, almeno  i  bambini  facevano  i  compiti  che  le  maestre  assegnavano  la  mattina.  Viste  le "aggressioni"  provenienti  anche  alle  scuole  medie,  si  pensò  che  allora  fosse  meglio destinare  i  pomeriggi  proprio  al  ripasso  di  quanto  fatto  la  mattina,  inseguendo indirettamente  l'idea  del  doposcuola  e  diminuendo  progressivamente  le  attività "integrative"  che  lasciavano  agli  alunni  maggior  respiro  e  più  divertimento.  Alcune volte proprio queste erano le  indicazioni  persino  del dirigente! Del resto  bisognava fare anche 13
  • 14. un po' di conti: il tempo pieno garantiva il doppio dei posti di lavoro per i docenti... Le  due  tipologie  di  scuola  cominciarono  ad  avvicinarsi  e  le  polemiche  iniziarono  a scemare  quando comparve  il  tempo prolungato: almeno due o anche tre rientri settimanali diventavano  obbligatori, il tempo  "della mattina" finiva  per sempre segnando così la morte di  un'epoca  storica,  almeno  nelle  nostre  zone.  Le  due  tipologie  di  scuola  sembravano sempre  più  simili:  la  paura  del  tempo  "vuoto"  fu  sostituita  dal  "tempo  zeppo":  pieno  di contenuti  e  più  difficili  erano,  più  i  maestri  sembravano  bravi.  Le  Medie  parevano soddisfatte  del  mutamento.Ma  i  genitori  cominciarono  a  lamentarsi  del tp:  troppo lavoro, compiti anche  dopo cena.  I  bambini  non  facevano  più  vita. Intanto le  insegnanti del tempo prolungato cominciarono a sospirare per rientrare nell'orario del tempo pieno, dove i tempi di  lavoro  con  gli  alunni  erano  più  distesi  e  anche  per  loro  stessi  più agevoli: l'alternanza una mattina  e  un pomeriggio  appariva  più comoda... Poco alla volta il tempo prolungato si trasformò  tutto  in  tempo pieno,  fino  a scomparire  del  tutto intorno  al 1997  o  1998.  A  quel punto  i genitori che volevano il tempo prolungato, venivano lasciati  liberi di portare a casa i figli  per  i due  o  tre  pomeriggi  destinati alle attività  extra curricoli,  laboratoriali o da  ultimo, opzionali, ma di fatto, trovandosi bene a scuola, gli alunni sono sempre rimasti tutti quanti. Il  momento  più  aspro  della  polemica  stranamente,  è  stato  proprio  negli  ultimi  anni  che hanno  preceduto  la  trasformazione  completa di  tutta  la primaria di  Castel  del Piano in  tp: persino  i  genitori  intervennero  aspramente  da una  parte o dall'altra,  formando  due fazioni che  protestavano  regolarmente  inviando  lettere e delegazioni  nell'allora Provveditorato di Grosseto,  minacciando  l'intervento  di  avvocati e sindacalisti. Ma alla fine, tutto è bene quel che finisce  bene:  la scuola a tp  di Cpiano è oggi una realtà di grande valore che ha anche una  funzione  assistenziale,  omogenizza   e  fa  propria  la  multiculturalità  (oggi  abbiamo  in ogni  classe  una  percentuale  di  metà  alunni  stranieri),  cresce  tutte  le  nuove  generazioni avendone  cura  fra  i 5­6 e 9­10 anni. Si tende ad una scuola equilibrata che tiene conto dei tempi  e  dei  ritmi  degli  alunni  durante  le  varie  fasi  di  crescita;  sono  stati  regolamentati  i compiti da  dare  a  casa  in modo che  richiedano non più di un'ora nel fine settimana e nulla dal lunedì al venerdì: questioni che hanno coinvolto molto i genitori... Però  usciti  dalle  elementari,  almeno  nel  mio  paese, i  genitori poi  amano  la scuola della mattina...quasi  che  avendoli  tenuti  tanto  "dentro"  la  scuola,  volessero  riaverli  un  poco indietro. In  realtà  il  periodo di  ingresso alle scuole medie, coincide con  la richiesta  di una maggiore  autonomia  per  i  figli,  che  quindi  vogliono  avere  il  pomeriggio  libero  per incontrarsi e stare all'aria aperta. Di  diverso  avviso,  ad  esempio,  le  famiglie  che  a  soli  pochi  chilometri  da  qui  (ad Arcidosso),  continuano  a  scegliere  anche alle medie  il  tempo prolungato  (però col sabato libero ...) ­  Nella pratica chi  aveva  ragione, se qualcuno l'aveva,  riuscì mai  a dimostrarlo o le due posizioni  rimasero  totalmente  separate: i  maestri che pensavano  che il t.p era la cura di 14
  • 15. tutti i mali e i professori che, al contrario, pensavano che li causassero?? Credo di essere stata abbastanza esaustiva...comunque provo a dilungarmi un altro poco. Per  dire  la  verità,  i  maestri  sono  sempre  molto  critici  con  loro  stessi  e  hanno  quindi cercato  di  ascoltare  le  critiche  che  venivano  rivolte   da  una  parte  e  dall'altra,  fino  a modificare  anche  le  loro  attività.  Probabilmente  nessuno  aveva  ragione  o  torto,  ma sicuramente  i docenti  del tempo  pieno  anche oggi  credono  molto  in  un  tipo  di scuola che vede  l'alunno  nella  sua  globalità  e  quando  penso  ad  esempio,  che  i  pedagogisti  di terza generazioni  (quelli  del  Sofe,  per  interdersi)  parlano  del  recupero  dell'unitarietà dell'insegnamento  e  dell'importanza  che  riveste  il  vedere  lo scolaro  nel suo insieme e non nella frammentarietà  delle  discipline,  ecco  che  un poco mi  risento, perché il  tp ha sempre promosso  questa  visione  dell'alunno  e  se  talvolta  non  ce  l'ha  fatta  è  stata  un  po'  colpa anche  delle  situazioni  contingenti  e  della  grande  sensibilità  dei docenti, che  pure  magari, nella  buona  strada,  tendono  a  cambiare  per  tentare  sempre  le  strade  educative  che sembrano miglior; ma riconosco che volte sono anche accomodanti ... Se ci sia mai stata la  dimostrazione di una tesi  o dell'altra, non si può dire: ognuno tiene le sue  verità  e  vorrebbe  fossero  quelle  giuste.  Forse  potrebbero  parlare  almeno  per l'attualità, le prove Invalsi, che a quei tempi però non c'erano... Personalmente,  a  guardare  l'Amiata  così impoverita di nostri giovani che pur desiderando fortemente  di  restare  devono  andar  via,  forse  l'errore  è  un  po'  anche  della  scuola?  Può essere  considerato  un  nostro  fallimento  non  riuscire  a  stimolare  abbastanza  i  giovani perché  riescano  a  restare  trovando  il  modo  di  trarre  profitto  da  questa  terra  ingrata? Oppure  una  conquista  che  deriva  dall'aver  loro  passato  l'amore  per  lo  studio  e  la conoscenza? ­ Quali idee venivano portate avanti a favore della propria tesi dalle due posizioni? Pro tempo pieno: ● era  (stranamente)  garantita  l'unitarietà  dell'insegnamento  (del  resto,  al  tempo prolungato,  dopo  finito  per  sempre  il  tempo   normale  o  tempo  della  mattina, ogni alunno finisce con l'avere anche 5 docenti; al tp, al massimo tre...) ● guardava allo sviluppo globale della personalità del bambino ● vedeva  l'alunno  anche  fuori  dalla  discipline  (vedi  settimana  sulla  neve, settimana azzurra in piscina...) ● nel  momento  in   cui  la  donna  riprese  il  suo  ruolo  lavorativo  fuori  casa,  le famiglie possono stare tranquille: per otto ore i bambini sono al sicuro ● gli alunni lavoravano più spesso in modo collaborativo ● educava e dava un'impronta consistente Contro il tempo pieno 15
  • 16. i genitori si deresponsabilizzavano e delegavano tutto alla scuola ● la scuola si sostituiva alla famiglia ● i bambini non avevano tempi individuali di studio ● gli  alunni  andavano  impreparati  alle  medie,  senza  le  "basi":  non  sapevano leggere, scrivere e far di conto Pro tempo normale ● i contenuti erano più importanti del metodo ● il lavoro di studio e rinforzo si faceva tutto a casa ● gli alunni studiavano di più e acquisivano un metodo di studio ● i genitori erano più responsabili Contro il  successivo tempo prolungato alle elementari ● aumentava il tempo scuola, ma non diminuivano i compiti a casa ● troppi docenti ruotavano intorno al bambino, provocando un disorientamento.   Nella  pratica  chi  aveva ragione,  se  qualcuno  l'aveva,  riuscì  mai  a  dimostrarlo  o  le  due posizioni  rimasero  totalmente  separate: i  maestri che pensavano  che il t.p era la cura di tutti i mali e i professori che, al contrario, pensavano che li causassero?? Ancora  a  proposito  di  questo  punto,  mi  soffermo   appena  un  attimo  su  queste considerazioni che venivano fatte a quei tempi: in  alterni  momenti  il  tp è stato  il “rifugio” dei  bambini  che  avevano più problemi, ma anche dei  figli  dei  “ricchi  e  benpensanti”  del  paese.  Si  sono  altenati  periodi  in  cui  il  tp  era  la scuola  di  chi  non poteva permettersi la  baby  sitter e di  chi invece li iscriveva  per  “scelta”. Infatti  la scuola la facevano poi in definitiva, gli insegnanti e quindi essendoci state sempre almeno  due  sezioni  per  ogni  classe  elementare,  all’atto  dell’iscrizione  di  fatto  i  genitori potevano anche  scegliersi  i maestri  dei  loro  figli. Così,  proprio a seconda dei  docenti che facevano  il  tp  o  il  tn, ci sono state al tp, ondate di figli di professori, di medici, di  avvocati o viceversa,  figli  di  operai,  muratori,  impiegati  ecc,  Quindi  le  conferme  delle  due posizioni andavano  talvolta da una parte, talvolta dall’altra, confermando  più che altro l’idea che tutti i tipi  di  scuola  sono  “buoni”  a  seconda  dei  docenti  che  contribuiscono  a  farla.  Ma questa può essere anche  una  mia opinione  esclusiva. Prendila  quindi come una testimonianza di poco valore. In ogni caso, il fatto che si sia affermato del tutto il tempo pieno  a Castel del Piano è già di per sé una dimostrazione del valore che ha, non trovi? Spero di essere stata esauriente ... A presto e buon lavoro! 16
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