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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi   2010
 




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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi         2010
 


                                        Vaniglia




Dopo quella notte per diverso tempo è calato il buio, poi...
Poi non so come e perché, ma adagio la mia vita ha ricominciato a
scorrere. Pian piano ho ripreso a parlare di altre cose, a uscire, a
lavorare, ad andare in vacanza, a dormire, a festeggiare, a fare
l’amore... Ora è tutto tranquillo, sotto controllo, normalizzato,
quella notte l’ho rimpicciolita in modo che potesse entrare in una
minuscola scatola che ho poi riposto con cura nell’angolo più
segreto e buio della mia memoria. Se ne sta lì, buona buona,
mentre io mi abbronzo al sole... fino a quando... solo se... basta
così poco... e maledico...
Maledico quell’odore dolciastro che mi stende al tappeto, che mi fa
stramazzare e mi lascia impietrita. Mi si inchioda nella testa, è
vaniglia.   Un    innocuo       Arbre    Magique    che   mi   riporta    lì,     in
quell’istante per me crudelmente eterno. E allora capisco che è
stato tutto un bluff, con gli occhi sbarrati sento la scatolina
ingigantirsi, il suo contenuto lievitare fino a scoppiare e allora
tutto, ma proprio tutto, prende forma davanti ai miei occhi
terrorizzati e vedo...
Vedo con chiarezza incredibile, con la vista di un miope che si
rimette gli occhiali, tutti i particolari: l’auto veloce, il volante in
radica, i sedili di pelle, il luccichio del portachiavi in argento, le
lucette arancione del cruscotto, il tergicristalli che spazza via
l’acqua e sento...
Sento il rumore della pioggia, la voce di Ligabue quando arriva a
dire posso solo questo sogno scusa per la mia fantasia, la risata
familiare di Dario e avverto...




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Avverto il tocco delicato delle sue dita tra i miei capelli, il suo
sguardo dolce, l’armonia che ci legava e poi...
Poi vedo la strada impazzire, sento il boato scoppiarmi nella testa
e avverto la fine in un solo istante e allora...
Allora mi concentro, deglutisco con forza mandando giù l’amaro
boccone perché devo rassegnarmi a fare i conti con la realtà: solo
apparentemente si dimentica. Non serve a niente nascondere.
Puoi solo illuderti di poter racchiudere la memoria in una scatola.
Lei è lì, una bomba a orologeria, solo in attesa, ma programmata
per esplodere.




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                                 La mia porta




    Quando Simone, in questo grigio pomeriggio, me ne ha fatta
    un’altra delle sue e mi ha scaricato come un pacco al bordo della
    strada per correre da lei, il mio primo pensiero è volato a
    Francesca. Così, mentre serro i pugni e cerco di cacciare indietro
    le lacrime, mi incammino verso casa sua e già il mio cuore si
    alleggerisce.   Francesca    mi      capirà,    mi   lascerà    sfogare,      mi
    consiglierà, consolerà, rassicurerà...
    Ringrazio mentalmente quel giorno di circa dieci anni fa’, quando
    per caso ci siamo conosciute. Siamo andate subito d’accordo,
    abbiamo condiviso molte cose insieme, diverse esperienze che ci
    hanno fatto crescere e cambiare, per poi dirottarci su strade
    diverse. Ma comunque siamo sempre rimaste unite, anche quando
    gli intervalli fra i nostri incontri sono passati da quotidiani a
    settimanali e poi ancora più lunghi. Ma in fondo non importa il
    tempo passato insieme, conta sapere che l’altra c’è, che c’è un
    punto fermo nella propria vita. Francesca c’è sempre stata,
    soprattutto nei giorni difficili e cioè da quando la mia storia con
    Simone ha preso questa brutta piega per lei che è rientrata nella
    sua vita, o forse sono stata solo io ad aver creduto che ne fosse
    uscita. Francesca mi ha sentito cento volte lamentarmi, cento
    volte piangere, cento volte disperarmi e cento volte urlare dalla
    rabbia. In tutte le occasioni ha sempre avuto la parola giusta e
    quando le parole non sono state sufficienti o comunque non in
    grado di cambiare le cose, ha sempre avuto per me un gesto che
    mi ha dato la forza e quel pizzico di serenità che nella mia vita con
    Simone non c’è più... sicurezza. Sì, ecco cosa è Francesca,
    rappresenta     la   sicurezza,    lei   così   tranquilla,    così   dolce    e


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    premurosa. Figurarsi che non l’ho mai sentita fare commenti fuori
    luogo nei confronti di Simone neanche quando se li sarebbe
    davvero meritati, neanche quando mi vedeva distruggermi per lui,
    mentre lui si dissolveva per lei. Una sola volta mi ha detto “Lori,
    lascia stare”. Sapevo che aveva ragione, le ho sorriso, mi sono
    lasciata abbracciare, ma poi non ho lasciato per niente stare e
    quando il giorno dopo, senza accampare alibi, glielo ho detto, lei
    non ha criticato la mia testardaggine. Ma soprattutto le sono grata
    perché nemmeno nei suoi occhi leggevo il minimo rimprovero,
    neanche    quando,      appena   una   settimana   dopo,    mi    sono
    ripresentata alla sua porta con la storia che si ripeteva, la vecchia
    storia consumata, con parole già dette e dolori già provati.
    Neanche allora nella sua espressione ho mai letto: ecco qui, ci
    risiamo! oppure non dire che non ti avevo avvertita! o ancora non
    chiedermi consigli se poi fai sempre come ti pare!
    Allora è naturale, quasi scontato, che oggi, quando il richiamo di
    lei nelle vene di Simone è stato più forte, al di sopra di tutto, io
    sia arrivata sotto casa di Francesca. Ho bisogno che la mia amica
    guarisca le mie ferite.
    E’ così che, quando suono alla sua porta e non mi risponde
    nessuno, rimango sconcertata, quasi infastidita, tamburello il
    piede a terra e ritento, ma devo rassegnarmi all’idea che non sia
    in casa. Nella mia mente risuona un urlo: ma dove sei ora che ho
    bisogno di te!? Tiro su con il naso, con il dorso della mano scaccio
    via le lacrime e tiro fuori il cellulare. Un po’ nevrotica cerco nella
    rubrica il suo numero, ma il suo telefono è spento. Provo a casa,
    nella stupida speranza che chissà per qualche motivo non abbia
    risposto alla porta. Niente da fare, non c’è, mi guardo intorno
    disorientata e mi viene in mente che possa essere andata a
    trovare quella sua amica dell’università! Chiaramente agitata mi


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    sfugge il nome, me lo avrà detto un milione di volte, ma non l’ho
    mai registrato nella mente, troppo presa come sono dai casini
    della mia vita. Poi finalmente lo ricordo, velocemente dal mio
    cellulare mi collego su internet e trovo il numero di casa. Un po’
    impacciata chiedo di parlare con l’amica della mia amica e fatico
    un po’ per fare capire all’amica chi io sia. Quando alla fine ci
    riesco, mi dice però che Francesca non è nemmeno con lei e per
    mia fortuna è una tipa molto loquace che non solo mi informa che
    Francesca è uscita con Sandro, il ragazzo, ma mi da anche il
    numero del suo telefonino. Chiamo Sandro e schiarendomi la voce
    gli chiedo di Francesca, lui fortunatamente mi conosce, non bene
    in verità, siamo usciti qualche volta in coppia, ma Simone e lui
    non hanno mai legato. Presa come sono, non noto affatto il tono
    della sua voce imbarazzato e quando mi dice che Francesca non è
    neanche con lui, io scioccamente insisto e lui, forse pensando che
    da brava amica io sapessi, mi dice che si sono salutati in malo
    modo da quasi un’ora e che il loro chiarimento non è andato
    affatto bene, lei non ha cambiato idea e perciò lo ha lasciato
    definitivamente. Lì per lì pronuncio una frase sicuramente senza
    senso, perché lui continua dicendomi che d’altronde erano mesi
    che andava avanti in quel modo, che lui la ama ma non come lei
    vorrebbe e che se anche l’ha tradita... Stordita, comincio a
    balbettare e lui deve essere ancora più stordito di me per non
    chiedermi: ma come?! Non ne sapevi niente! Mi vien voglia di
    attaccare o meglio, rimpiango di aver fatto quella telefonata
    perché il senso di vuoto che già provavo è aumentato e mi sento
    male davvero.
    Quando finalmente riesco a chiudere la telefonata, ancora
    incredula, faccio un lungo respiro e mi guardo intorno smarrita.




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    Con le mani che mi tremano, accendo una sigaretta e a passi lenti
    mi incammino verso casa.
    Nella mia mente sconvolta si scontrano rumorosamente due
    pensieri. Non so da chi farmi consolare, con chi alleggerire
    l’ennesima botta ricevuta da Simone? Sono sola, per lui ho
    mandato tutti al diavolo... Ma questo pensiero per quanto
    doloroso sia, svanisce in confronto all’altro, doloroso in maniera
    diversa, che mi lascia un’amarezza così grande e profonda da
    farmi sentire una persona spregevole. Dove sono stata in questi
    mesi per non essermi mai accorta di quello che passava
    Francesca? Troppo presa da me, troppo importante la mia non
    storia con Simone, talmente importante da non lasciare spazio a
    lei, tra le mie mille parole, per dirne una di sé, un sto male, Lori!
    Allora dimentico i miei guai e le lacrime mi bagnano le guance: in
    un’altra parte della città, a camminare su un’altra strada vuota,
    c’è Francesca e mi chiedo da chi stia andando a farsi curare le
    ferite.
    Per quanto sia difficile ammetterlo, sarebbe una bugia se
    affermassi che una volta giunta sotto casa mia, mi aspettassi che
    la mia amica stesse lì, a bussare alla mia porta.
    Ovviamente non c’è nessuno.
    La mia è stata una porta che ho sempre tenuta chiusa.




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                                Il matrimonio




Questo non è un giorno come un altro. E’ uno di quelli che nel bene o
nel male ricorderò per il resto della vita: è il giorno del mio
matrimonio.
Oggi mi sposo e sono qui, in piedi davanti all’altare, vestito di tutto
punto... per la verità mi sento un pinguino. Ma non importa, non è
così che mi vedono gli invitati seduti tra i banchi di questa chiesa;
non è così che mi vedono i miei genitori; non è così che mi vedrà
Claudia. La domanda perciò è… “si è quello che si appare?”
Giro lo sguardo di qua e di là, vedo le facce di tutta questa gente e
provo a immaginare quello che pensano. Non sembrano felici per me.
I volti dei miei genitori sono tirati e nonostante mia madre provi a
sorridermi, la discussione di ieri sera ha lasciato il segno. Per mio
padre è diverso, con lui le discussioni ci sono sempre state, per lui
quello di adesso è un altro colpo di testa di cui pagherò le
conseguenze in futuro. Va bene, ma che ne sa lui in fondo? Che ne sa
del motivo per cui lo faccio? Cioè, lo sa eccome, o forse crede di
saperlo, così come i miei amici.
Sandro, Davide e Marco... ci sono anche loro. Ci conosciamo dalle
elementari, stessa scuola privata e privilegiata, così come tutto in
seguito, per noi, figli fortunati a cui non è mai mancato nulla, tranne
una mamma sorridente all’uscita della scuola. Ma per il resto abbiamo
sempre avuto tutto, il meglio, e il futuro assicurato. Sandro mi fa
l’occhiolino, cerca di tirarmi su, forse mi crede al patibolo, con il
sacerdote al posto del boia. In questi ultimi tempi, ossia da quando
ho deciso di sposare Claudia, si sono coalizzati contro di me, per il
mio bene. Hanno cercato in tutti i modi, come i miei genitori, a
dissuadermi da sposarla. Anche per loro sto facendo un grande



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errore, sto per dare l’addio a quello che sarebbe potuta essere la mia
vita. Ma che ne sanno loro?
Ricordo ancora le parole di Davide quando, quella sera a casa sua, ho
annunciato che mi sarei sposato. Va bene, è incinta! Ma non sei
costretto a sposarla.
Ah, i matrimoni riparatori! Quanto fiato e idee sprecate su queste due
sole parole, terreno fertile per i benpensanti e gli ipocriti. Ricordo
anche un altro giorno, quando Marco mi prese in disparte; eravamo
tutti riuniti a casa mia con i rispettivi genitori e si respirava un’aria
davvero pesante. Marco e io siamo molto diversi e per questo motivo
il più delle volte ci scontriamo, ma una cosa la devo dire a favore di
Marco: non è ipocrita. Quello che deve dire, cioè quello che pensa, te
lo dice, volente o nolente, anche se ti fa male. Non si nasconde dietro
falsi moralismi e quel giorno mi tirò di lato e a brutto muso mi disse:
convincila ad abortire.
Aborto. Questa parola mi è girata per la mente solo per una frazione
di secondo, poi l’ho accantonata. Ho sollevato le spalle, ho sorriso e
ho detto no. Sono tornato dai miei e con pazienza e caparbietà ho
affrontato altre discussioni pesanti, altri silenzi ancora più pesanti,
altre minacce che sapevo non sarebbero mai state portate a termine.
Ad ogni modo non sono contrario all’aborto. Il mio no all’aborto non
era dovuto a chissà quale etica e principi di vita. E’ Claudia a essere
contraria all’aborto, lei ha i suoi saldi principi e non avrebbe mai
abortito.
La conosco bene Claudia e quando dice una cosa, non è tanto per
dire. Lei crede in quello che dice e stanne certo, farà come ha detto.
Be’, Claudia, piuttosto che abortire rinuncerebbe a tutto: alla
giovinezza, alla libertà, ai soldi, all’indipendenza, al lavoro, alla
bellezza... ma non metterebbe mai piede in una clinica per annullare
quel primo battito di vita. Ricordo ancora quando la sentii parlare


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così, la conoscevo da neanche un mese e da tre settimane uscivamo
insieme. Sono rimasto subito affascinato dalla sua personalità estrosa
ma al tempo stesso realistica, affascinato dai suoi giovani anni, solo
due meno di me, ma vissuti a pieno, anzi troppo a pieno. Le vanno
stretti perché a vederla sembra una bambina, ma se parla, se si
lascia conoscere, è tutta un’altra storia.
Il punto è che quando la sentii dire che era contro l’aborto, non era
ancora incinta, questo evento sarebbe accaduto solo due settimane
dopo. Eravamo a casa di amici e quell’argomento, uscito per caso,
provocò una lunga discussione che ci tenne inchiodati e ci rovinò gran
parte della serata. E mentre parlava, io la fissavo negli occhi e
vedevo i suoi brillare di quella luce di sincerità che è solo nello
sguardo di chi è convinto di ciò che dice. Io le credetti e un fremito mi
passò lungo la schiena.
Quando poi accadde e come in una premonizione rimase incinta di
mio figlio, non mi meravigliai per niente quando, dopo avermi dato la
notizia, disse: ma non abortirò. Sollevai le mani, come un uomo a cui
puntano contro una pistola e quell’argomento cadde così, chiuso per
sempre.
Quindi niente aborto, altra strada, consiglio di Sandro: sganciale un
assegno e che se la cavi da sola. Forse aveva parlato con mio padre,
si somigliano e si stimano e forse lui avrebbe voluto per figlio uno
come Sandro. Ma io non mi ci vedevo a staccare un assegno e a
liquidarla così, come un fornitore dopo una consegna di merci. E poi
sapevo già cosa Claudia avrebbe fatto. Probabilmente avrebbe
strappato l’assegno o forse ci avrebbe sputato sopra, ma sicuramente
mi avrebbe mollato un pugno ben assestato, un gancio degno di un
pugile alla mascella e poi mi avrebbe senz’altro cacciato via. No, non
sono stati i sensi di colpa a farmela sposare e neanche l’orgoglio.




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Altra ipotesi, consiglio di mia madre: aiutala durante la gravidanza e
poi date il bambino in adozione. E’ vero, poteva pure funzionare, ma
un’altra cosa che aveva detto Claudia quel giorno era: il bimbo lo
voglio tenere io. Va bene, ha continuato mia madre: allora aiutala,
non    sarà    la   prima       ragazza   madre,   aiutala   moralmente      e
finanziariamente, sarai padre, seguirai il bambino crescere e non farai
mancare ad entrambi niente. Poteva essere la soluzione ideale, anzi
se devo essere sincero credo che se avessi voluto, Claudia non
avrebbe potuto opporsi. Ma il bambino cosa avrebbe detto: già mi
mettete al mondo senza chiedermi se lo voglio o meno e in più mi
date una pseudofamiglia? Grazie tante!
E allora ecco qui il matrimonio, riparatore o no, conta solo che sia un
matrimonio e fra poco quando Claudia arriverà e varcherà la porta di
questa chiesa, verrà celebrato e anche questo capitolo sarà chiuso.
Sono un po’ nervoso e continuo a sentirmi un pinguino, sento un
certo solletico dietro l’orecchio sinistro, sarà un tic? Claudia è in
ritardo già di dieci minuti e se non arrivasse? Se alla fine avesse
cambiato idea credendo di farmi un favore? Un favore forse lo farebbe
ai miei genitori, che certamente poi si darebbero da fare per farmi
rigare dritto dopo la stangata, dopo la grossolana figuraccia davanti a
tutti questi invitati.
Comincerebbero a cercarmi una consorte adatta per un matrimonio
“riparatore” del precedente fallito. E gli invitati si godrebbero
doppiamente lo spettacolo. Sai che sballo! Sarebbe come aver pagato
un biglietto e ricevere un giro di giostra gratis. Ipocriti!
Mi sorridono dietro i cappelli e le velette, tutti abbigliati a festa per la
grande occasione e nelle loro testoline gira una parolina, gira e rigira
con malignità. Incastrato. Si potrebbe scrivere un titolo in prima
pagina su questo: come incastrare un pollo farcito con il vecchio
trucchetto. E sotto a caratteri più piccoli: la scaltra figlia di un operaio


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cassaintegrato e di una alcolizzata si fa mettere incinta e fa bingo!
Doppiamente ipocriti, perché intanto mi sorridono, mi fanno le
congratulazioni e gli auguri di un sereno avvenire e poi sussurrano tra
loro, all’orecchio, gettando occhiate sull’unico banco della chiesa che
veramente trapela una gioia sincera.
Mi fanno un po’ tenerezza. Il cassaintegrato e l’ubriacona sono lì, in
pompa magna, ma sono gli unici onesti e forse è giusto che se la
godano. Non farò mancare nulla a Claudia e a loro, sono persone
semplici e magari quando la sera andremo a trovarli, guarderemo
insieme la TV in cucina, a Natale giocheremo a tombola e mio figlio
sarà senz’altro più fortunato di me e di Claudia, perché vedrà
entrambe le facce della medaglia. Questo pensiero mi conforta: lei
andrà a prenderlo sorridente a scuola e io gli insegnerò a tirare due
calci a un pallone nel giardino di casa e romperemo anche qualche
vetro, finalmente...
Finalmente il brusio di sottofondo si placa e attacca l’organo. E’
arrivata, che Dio sia lodato, non ci ha ripensato! Scampata la
stangata e la figuraccia. Vedo Claudia entrare, è sola, non ha voluto
essere accompagnata all’altare e da me. Cammina dritta, con la testa
alta e la sua andatura sicura è un gesto di sfida e sono gli altri a
dover abbassare lo sguardo al suo passaggio. Ha messo su qualche
chilo in questo ultimo mese, la sua snella figura si sta lentamente
arrotondando, ma è sempre soave e bellissima. Il suo viso è
luminoso.
Si avvicina e io le tendo le mani e quando sento la sua stretta, sorrido
gioioso. Incastrato!
Certo, lo ammetto. Sono stato incastrato, ma non la notte in cui sei
rimasta incinta e non perché il nostro è un matrimonio riparatore.
Sono stato incastrato il giorno in cui ti ho conosciuta in quel pub,
mentre portavi le consumazioni al tavolo dove ero seduto con i miei


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amici. Mi sono innamorato di te a prima vista e quando hai parlato è
stato bello e quando sono riuscito a convincerti a uscire con me,
ancora più bello. Il primo bacio splendido, la prima volta che ti ho
avuto tra le braccia, che ho sentito il tuo corpo stretto al mio, è stato
come nascere per la prima volta. La luce.
Poi tutto stava finendo, mi volevi lasciare, due mondi troppo diversi…
onestamente non ho capito perché doveva finire e non lo voglio
sapere neanche ora. Ciò che conta, Claudia, è che ho trovato il modo
e ora non potrai più andartene via. E’ stato facile quella notte, una
piccola disattenzione e ora, tu, per sempre mia.
Già, amore mio, incastrata.




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                                Lei che...




L’hai voluta... sai quanto l’hai voluta!
L’hai voluta perché ormai ti era impossibile farne a meno, perché da
quando l’hai conosciuta non sei più riuscito a togliertela dalla testa.
Per lei sei stato capace di rinunciare a tutto, niente ha avuto più
valore paragonato a lei. Hai fatto a meno di ogni cosa, ma se lei
avesse voluto di più, sai, come ormai lo so anch’io, che l’avresti
accontentata, senza ripensamenti, senza esitazioni, perché lei, lei...
Lei, bella, dolce... così candida, il tuo grande pensiero, il solo.      Ti
dicevo di lei il contrario, ricordi? Ma tu mi rispondevi che era solo
perché non l’avevo mai conosciuta. E gli altri allora? Certo, dicevi che
come me si accontentavano di quello che si diceva di lei, senza
saperne veramente nulla.
Purtroppo però devo ammettere che l’hai amata, accettandone anche
i difetti che riuscivi a vedere solo quando ne eri lontano. Mi hai
confessato di averla conosciuta per caso, quando per te ero io a
essere lontana, ma hai capito subito che saresti stato suo. Ti era già
entrata nel sangue. E poi pian piano ti ha trasformato, reso una
persona diversa, ti ha cambiato la vita. Ma l’ha cambiata anche a me.
Cosa devo dire io che ho avuto la sfortuna di conoscerti prima? Di
innamorarmi di un ragazzo completamente differente da quello che
sei diventato attaccandoti a lei? Forse ti sei dimenticato, sicuramente
ti ha convinto che sei molto meglio ora e tu... tu le hai creduto. Certo,
i suoi metodi sono stati persuasivi e qualche volta, quando la rabbia
mi pervade, vorrei urlarle in faccia com’eri, anche se so già che
riderebbe di me e forse a buon ragione, perché sono rimasta solo io a
ricordare.




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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi    2010
 


E a me? Mi hai amato? Sì, lo so, mi hai amato. Ma alla fine hai fatto
una scelta e la tua scelta ha escluso me. E’ logico quindi pensare che
tu abbia amato più lei, abbasso il capo e dico va bene. Forse ci hai
solo amate entrambe, lei più di me... di un amore diverso.
Pensi che stia parlando così perché mi sono sentita tradita? Hai
ragione, mi sono sentita tradita, sono stata tradita e non solo. Il tuo è
stato un tradimento strano, completo, difficile da capire e d’accettare.
L’ho mai fatto? Be’, l’ho dovuto fare e sottolineo dovuto, anche se c’è
voluto parecchio tempo e ancora adesso, quando ci penso... è un
peso sul cuore.
Come in ogni tradimento che si rispetti, sono stata l’ultima a saperlo,
mi è di consolazione il pensiero che non ti stavi divertendo alle mie
spalle. Era un affare serio, forse da principio preso sottogamba, ma
sapevi già che mi avrebbe fatto soffrire e quindi hai cercato di
mantenere segreta più a lungo possibile la tua doppia vita. Poi,
quando l’ho scoperta... una sola parola mi viene in mente ripensando
a quel giorno: inabissarsi. Ho visto in un solo istante la nostra vita
insieme, la tua vita e la mia vita, colare a picco. Una premonizione
che forse avrei dovuto accettare immediatamente, come una partita
di calcio persa al “golden goal”. E invece no, non è andata così, c’è
stata la lotta e la speranza e l’illusione e il dolore e la caparbietà e le
suppliche e le minacce... e la fine.
Certo, è naturale che la considerassi la mia nemica, ma anche su
questo ho sempre sbagliato e alla fine sono stata costretta a
ricredermi. Era peggio di un nemico. Un nemico è qualcuno con cui si
può combattere, con cui ci si può confrontare, si può usare
intelligenza, bellezza, carattere, sesso... Come potevo combattere
con lei, così astratta eppure così presente per te, per me e poi anche
fra noi? Non perché fosse più grande di me, anche se in fondo lo è
stata, lo devo ammettere, ma semplicemente perché come un


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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi    2010
 


richiamo, come un’ombra nei tuoi occhi, ha fatto diventare me una
persona impotente.
Sono delusa, amareggiata e certo, anche arrabbiata, ma solo con te.
E lei? L’ho odiata? A che sarebbe servito odiarla, sei tu che la cercavi
e la volevi e l’avevi. La sua colpa? Quella di esistere, di essere dolce,
di essere lei. Ma forse la sua colpa è solo la sua forza che poi è la tua
debolezza. La cosa       più assurda è che lei ti trasmetteva veramente
la sua forza, artificiale e temporanea, ma eri un uomo solo dopo
essere stato con lei.
Anomalo il suo potere, bizzarro, da trasformare le canzoni in altre
canzoni che tuttora non riesco ad ascoltare senza vederci sempre
dietro lei. Lei che la puoi chiamare come vuoi, col suo nome che è
solo un bluff, oppure con quello inventato da te, che è come una
stazione e un treno che non partirà mai. Io non so darle un nome,
neanche voglio darglielo, per me resterà sempre unicamente la tua lei
che...
Mi è impossibile dimenticare e anche se le ferite si sono rimarginate,
rimangono pur sempre le cicatrici che, certo, sono in grado di
nascondere, ma che comunque mi hanno rovinato la pelle ed è
difficile stare al sole con quelle addosso. Ma questo tu non lo sai, o
forse non vuoi saperlo, perché credo sia più complicato riconoscerlo
per te    di quanto lo sia stato per me. Se solo riuscissi a vedere il
passato, oppure oggi            il presente, se solo ti fossero dati dei buoni
occhiali, sono certa che ne rimarresti annientato. Capiresti, per la
prima volta e tutto d’un colpo, il male fatto a me, ai tuoi familiari, ai
tuoi pochi veri amici abbandonati, ma soprattutto quello che hai fatto
a te stesso, cosa ti sei negato e cosa non sarai più.
Il fatto che qualche volta hai provato a lasciarla, non mi è di grande
consolazione. A volte ancora mi dico: ha tentato e un po’ ti giustifico.
Ma poi ci sono i fatti che smentiscono anche quest’ultimo alibi. Lei è


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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi     2010
 


più di te e di me, lo so, il suo richiamo è irresistibile, come il canto
delle sirene per i marinai nelle antiche leggende. Per non spezzare
quel canto il tuo nome è stato bugiardo, impostore, truffatore,
disertore... in ogni maniera ho avuto occasione di vederti. Mi hai
costretta ad amarti lo stesso e sinceramente non so quali armi hai
usato, come ci sei riuscito e come alla fine hai fatto a perdermi.
Adesso mi chiedo solo perché è dovuto durare così a lungo, perché
non hai deciso subito tu per me, che ne sapevi di più. Perché non me
lo hai mai detto chiaramente, non mi hai detto lascia stare ed hai
atteso che sia stata io a preparare le valige e a raccogliere quel poco
che restava di me e di noi e andare via.
Di tragico c’è che ti ho lasciato io, ma solo materialmente perché sei
stato tu a farlo diverso tempo prima. Di reale c’è           che siamo stati
entrambi a perdere.
Del ragazzo che amavo è rimasta solo la sensazione un po’ amara nel
sogno che si dissolve e quando ancora di notte ti incontro e trovo i
tuoi familiari gesti, così nitidi, mi vengono in mente mille parole da
dirti e ti guardo negli occhi, sperando di non scorgere più traccia di
lei.   Però   rimango      in   silenzio,   senza   permetterti   di   voltarmi
nuovamente le spalle, me ne vado perché voglio essere io a tornare
sulla mia strada, quella di adesso. Ora lo so che non c’è più niente da
dire e più niente da capire.
Queste mie parole non sono un patetico tentativo, una leggera
speranza e neanche un’ultima dichiarazione d’amore. Quello che
chiamavo amore si è disperso            nel vento, è andato lontano. Sono
parole che dimostrano solo il punto, il risultato, la riga tracciata per
tirare la somma e mettere fine all’operazione. Non mi chiedo mai cosa
farei se tu tornassi, se tu venissi da me finalmente libero e con
promesse, parole, con lacrime e con sorrisi. Non faccio mai questi




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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi    2010
 


pensieri, perché tornare vuol dire solo essere andati via e le distanze
restano distanze e le gioie non vanno comprate con le ferite.
E ora, che sono passati degli anni e a volte succede senza preavviso
che l’orologio perde       un colpo e tu, mio lontano amore, mi torni in
mente... non posso che chiudere gli occhi ed aspettare che l’istante
passi via.




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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi    2010
 


                                La chiave




Non chiedermi cosa ho mangiato a cena, dove sono andata sabato
sera, cosa ho visto ieri in TV, cosa ci siamo dette con Ale prima al
telefono, cosa indossavo alla festa di Simone, chi ho incontrato in
centro e chi della mia squadra ha segnato domenica allo stadio. Non
chiedermi cosa ho fatto a lavoro, quale giorno è il compleanno di
Federica e quali progetti abbiamo, quante pagine ha il libro che ho
appena finito di leggere, con che punteggio ho perso il torneo di
tennis e quanto pago di telefono. Non chiedermi quando c’è stato il
concerto di Ligabue, cosa ha cantato e come fa di preciso quella
strofa che mi gira nella testa, se la partita dell’altro giorno a Trivial
l’ho vinta io o Patrizia, se con Paolo devo incontrarmi alle nove
oppure alle dieci...
Non farmi mai queste domande perché mi metteresti in difficoltà, non
saprei come rispondere, potrei confondermi, dire una cosa per
un’altra e la mia memoria sarebbe un computer con i dati
danneggiati, un pesce dentro la boccia di vetro... silenziosa.
Se vuoi delle risposte da me, chiedimi invece se assaporo la tavola
quando sono con la mia famiglia, se di sabato quando alle ore piccole
poso la testa sul cuscino mi rammarico o sono felice di essere uscita,
se la TV è stata in grado di catturarmi, se la telefonata con Ale è
riuscita a colmare il desiderio di parlare con lei, se la festa di Simone
è stata anche la mia festa, se la passeggiata in centro è stata
piacevole e se domenica allo stadio ho giocato la partita dagli spalti.
Chiedimi se a lavoro ho provato     e oltrepassato le mie capacità, se
con Federica vivremo insieme il giorno del suo compleanno, se il libro
che ho appena finito di leggere mi ha fatto essere, se la stretta della
mia mano all’avversario era comunque fiera e se il telefono è una


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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi    2010
 


vera bella invenzione. Chiedimi se il concerto di Ligabue è stata
un’esplosione di musica, immagini ed emozioni, se quando suono
quella strofa che mi gira nella testa mi vengono i brividi, se è stato
avvincente misurarmi con Patrizia a Trivial, se mi batterà ancora il
cuore quando scorgerò Paolo aspettarmi al solito posto...
Solo allora, quando mi farai queste domande, avrai usato la chiave
giusta e scoprirai i miei occhi illuminarsi, sentirai la melodia delle mie
parole e l’acqua traboccherà dalla boccia di vetro, perché la mia
memoria non è fatta di date, luoghi, informazioni...
I miei dati sono semplici sensazioni.




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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi    2010
 


                                Uno strano incontro




Con la schiena adagiata sul tronco della grande quercia, Lisa aprì il
vecchio libro di favole che teneva sulle gambe e cominciò a sfogliarlo
lentamente, soffermandosi a guardare le bellissime illustrazioni che
fin da piccola l’avevano affascinata. Aveva sempre amato quel grande
libro e per un attimo ricordò quando, non sapendo ancora leggere,
fantasticava solo sulle immagini e poi ancora quando, con la massima
concentrazione, leggeva lentamente con l’indice che scorreva sulle
righe per non perdere il segno. Ora che erano passati diversi anni e
non era più una bambina, non si stupì nel ritrovare le stesse
sensazioni di allora, solo apparentemente dimenticate: i disegni
avevano ancora lo stesso fascino e le fiabe erano ancora più belle di
come le ricordava. Fu un piacere ritrovarle, come se fossero rimaste
sempre lì ad attenderla pazientemente. Fu facile lasciarsi prendere
dalla voglia di rileggerle, dimenticare il resto ed entrare in un mondo
incantato.
L’usignolo... Il palazzo del principe-drago... I cigni selvatici... La bella
addormentata nel bosco... Il principe Kamar e la principessa Budur...
Il terribile guerriero... Biancaneve... Pollicina... Il dio del fiume... I
musicanti di Brema... Hänsel e Gretel... Il gatto con gli stivali... Pelle
d’asino... Le tre fate... L’acciarino magico... e poi
- E poi ci sono io.
Al suono di quella voce, Lisa sussultò dallo spavento e sollevò lo
sguardo dal libro. In piedi, a pochi passi da lei, si trovava una ragazza
della sua età, dai lunghi capelli biondi e dai lineamenti del viso
estremamente dolci. Aveva un’aria molto familiare, ma anche
continuando a fissarla intensamente, Lisa non riusciva a ricordare
dove l’avesse già incontrata.


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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi    2010
 


- Davvero non mi riconosci? - l’apostrofò la nuova arrivata, con un
sorriso simpatico dipinto sul viso.
Lisa aggrottò la fronte. - Ci conosciamo già?
- Certo - rispose l’altra con una risata cristallina. Poi sollevò un
braccio e immediatamente un uccellino azzurro le si andò a posare
delicatamente sulla mano.
Lisa non credette ai propri occhi e l’espressione sul suo viso fu
talmente stupita da diventare perfino ridicola. Abbassò lo sguardo sul
libro e voltò pagina. Guardò incredula la figura e poi riportò lo
sguardo sulla ragazza.
- Ma sei... sei...
- Sì.
- Cenerentola?! - esclamò Lisa deglutendo a fatica.
- In persona.
- No, no... dai... ti stai prendendo gioco di me.
- Perché dovrei?
Lisa non rispose e chiuse gli occhi contando ad alta voce fino a tre.
Quando li riaprì la ragazza era ancora lì e, facendo volare via
l’uccellino, le sorrise ancora.
- Credevi che sparissi?
- Be’, avresti dovuto... ora riprovo...
- Fatica sprecata, mia cara - la fermò l’altra. - Se non credi che sia
proprio io, voltati e ne avrai la conferma.
Lentamente Lisa girò il capo e per poco non cacciò un urlo dallo
spavento. A farle capolino da dietro la quercia, c’era niente meno
che... lui, il sogno di tutte le bambine.
    - E tu sei...
Il principe sorrise e avanzò. - Lo so, non ho un nome e non sai
quanto me ne rammarico.




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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi    2010
 


- Io invece non l’ho mai sopportato! Cenerentola è l’unica che abbia
un nome e non mi è mai sembrato giusto!
Lisa si voltò di scatto e strabuzzò gli occhi: accanto a Cenerentola ora
c’era una signora vestita di scuro, con un’espressione sul viso per
nulla incoraggiante.
- La matrigna?! - domandò un po’ incerta.
- Ecco, non vedi come devo sentirmi chiamare? - La donna scosse la
testa indignata. - La matrigna!
- Almeno sei unica e quando si parla di te non c’è dubbio che sia
proprio tu. Pensa cosa dobbiamo provare noi, che siamo in due!
Lisa voltò il capo e vide due ragazze. - Le sorellastre? - chiese con
voce malferma.
- Passi pure per le sorellastre, ma la maggiore e la seconda mi
sembra proprio riduttivo - disse una delle due, avvicinandosi di
qualche passo.
- Se è per questo neanche io ho un nome.
A parlare era stato un uomo di mezza età, dall’aria vagamente
malinconica. Lisa stava per dire qualcosa, ma la matrigna non glielo
permise, dichiarando in tono sprezzante:
- Tu non conti, mio caro marito. In tutta la storia sei decisamente
irrilevante e quindi mi pare giusto che non ti abbiano dato un nome.
- Non è colpa mia se faccio questa parte!
- Una partaccia, visto come ti sei comportato con Cenerentola - lo
rimproverò il principe, serio.
- Non sono stato il solo - si difese l’uomo. - Mia moglie e le mie due
figlie non hanno fatto certo una figura migliore.
- Padre, a quali figlie ti riferisci? - domandò Cenerentola.
- Ma a noi naturalmente! - rispose per lui una delle sorelle. - Non hai
sentito che ha detto due? Se parlava di te avrebbe usato il tuo nome,
visto che ne hai uno.


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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi    2010
 


- E poi tu sei la santarella della combriccola, quindi non avrebbe mai
potuto parlare così di te - affermò l’altra sorella, con ironia.
- La mia reputazione me la sono guadagnata e a caro prezzo.
- Proprio caro non direi - si intromise la matrigna. - Visto che alla fine
sei stata tu a sposare il principe.
    Lisa, sempre più pallida, non poteva fare altro che girare lo sguardo
da un personaggio          all’altro, con la gola troppo secca per poter
intervenire.
- Se non ci fosse stata quella storia della scarpetta, l’avremmo
spuntata noi - asserì una delle sorelle.
- Certo - rincarò la seconda. - Il tuo caro principe, pur avendo ballato
con te per tre intere notti, se non fosse stata per la scarpetta, non ti
avrebbe mai riconosciuta. Vedi quanto gli eri rimasta nel cuore!
- Tanto da cercarmi per tutto il regno - affermò Cenerentola. - Non è
vero amore?
- Sì - annuì il principe andandole vicino e stringendola a sé. - Ti avrei
cercata per mari e per monti.
- Se però una delle mie figlie avesse avuto i piedi un pochino più
piccoli, avresti interrotto la ricerca senza pensarci due volte.
- Prima o poi mi sarei accorto che non era la mia Cenerentola.
- Ma sarebbe stato troppo tardi e zak! incastrato con una delle mie
splendide figliole! Poi una volta entrata a corte, una sistemazione per
l’altra l’avrei senz’altro trovata.
- Sei una calcolatrice senza scrupoli! - l’ammonì il marito.
- Ognuno si prende la parte che gli hanno affibbiato e per la mia,
stanne certo, ci ho messo il massimo impegno, quindi non fare il
moralista.
- Mamma ha ragione - disse la sorella maggiore. - Ma anche tu, papà,
non sei stato da meno: compari e scompari con più abilità dell’uomo
ombra.


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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi       2010
 


- Non ne vado fiero, è vero,        ed è per questo che ancora oggi
continuo a sentirmi in colpa nei confronti di Cenerentola.
- Non devi, padre, non ti ho mai portato rancore.
- E ti pareva! - esclamò la seconda sorella. - Abbiamo di fronte la
perfezione fatta persona.
- Cenerentola ha un cuore d’oro e voi dovreste prenderla a esempio -
disse il principe, baciando la sua amata sulla fronte.
- Con un simile paragone è impossibile solo pensare di riuscire
simpatici, quindi tanto vale fare i cattivi - dichiarò la matrigna.
- Però perché solo Cenerentola doveva essere buona - si lamentò una
delle sorelle. - Avremmo potuto essere tutti simpatici... A me non
piace proprio l’espressione sul viso dei bambini quando si parla di noi.
- E i commenti! Ci mancava pure che la Walt Disney ci facesse il film!
- esclamò l’altra sorella. - Senza parlare poi di come mi hanno fatto
brutta, quando nella favola originale mia sorella e io siamo “belle a
vedersi”... è scritto nero su bianco, lo possiamo provare.
- E allora la fatina? - ribatté la matrigna. - Neanche esisteva e invece
l’hanno inventata appositamente con il risultato di fare apparire me
ancora più cattiva e maligna di quanto lo sia veramente.
- Va bene, hanno cambiato un po’ di cose per rendere la storia più
bella - disse il principe.
- Sì, ma hanno solo guardato gli interessi tuoi e di Cenerentola.
Addirittura a te hanno abbuonato le due notti di ballo precedenti a
quella in cui lei ha perso la scarpetta, per non farti fare la figura dello
svampito.
- Per non parlare del trucco della colla - rincarò la sorella più piccola.
- Veramente un’idea degna di un genio quella di spargere di colla le
scale del palazzo per rallentare la corsa di Cenerentola... infatti nel
film l’hanno abolita.




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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi    2010
 


- Però è servita allo scopo - si difese il principe. - Ho ottenuto la
scarpetta che mi ha permesso di smascherarvi. Inoltre, se proprio
vogliamo parlare di intelligenza, cosa dire della bella pensata di
vostra madre di farvi tagliare il pezzo di piede di troppo, per farlo
entrare nella scarpa? E voi che le avete dato anche retta!
- Era un’idea come un’altra - commentò la matrigna con superficialità.
- E infatti tu, da bravo ingenuo che sei, c’eri cascato in pieno!
- Secondo me invece... - iniziò Lisa, ma quando tutti si voltarono
verso di lei per sentire cosa avesse da dire, l’emozione le fece morire
le parole in gola.
- Coraggio, puoi parlare - la rassicurò Cenerentola.
Lisa deglutì e poi con un lungo respiro, disse: - Secondo me non
dovreste lamentarvi per come siete stati creati, oppure di quello che
avete fatto, anche se può far sorridere. E’ solo grazie a questo che è
stato possibile raggiungere lo scopo. Voi e le vostre decisioni           siete
stati solo i mezzi, capite? Insomma, voglio dire, dovreste essere
contenti lo stesso.
- E quale sarebbe questo scopo? - domandò la matrigna guardinga. -
Che l’amore trionfa su tutto?
- Non solo. Vedete, ognuno di voi ha avuto una parte importante, sia
bella o brutta, sia che siate stati buoni o cattivi. Senza gli uni non
avrebbero avuto motivo di esistere gli altri.
- Non ci hai ancora spiegato però qual è stato lo scopo - le rammentò
la sorella maggiore. - Perché non ho sposato io il principe?!
- Perché non sarebbe stato giusto. - Lisa scosse il capo, non riusciva
a trovare le parole adatte per farsi capire. Si morse il labbro e dopo
qualche secondo sorrise. - E’ per questo che esistono le favole,
perché riescono a far capire con la massima semplicità, ciò che nella
vita è più difficile da afferrare.




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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi    2010
 


- Nella vita reale ci sono persone come noi? - domandò la sorella
minore.
- Altroché! Con la differenza che voi sapete ciò che siete, mentre è
più facile che le persone camuffino il loro essere e soprattutto che
non lo ammettano.
- Vuoi dire che ci sono padri come me?
- E madri e sorelle e amici e amori come voi.
- Ci sono anche delle Cenerentole? - chiese il principe.
Lisa   ci   rifletté   un   su,   poi   scoppiando   a   ridere   ammise:     -
Effettivamente sono rare, diciamo che è un miracolo incontrarne una!
- E tu a chi somigli di noi? - domandò dolcemente Cenerentola.
- Io? E’ difficile... ci devo pensare.
Lisa chiuse gli occhi e si concentrò cercando di capire in chi di loro si
riconoscesse, anche solo in parte. Quando un minuto più tardi li
riaprì, rimase un attimo interdetta, perché davanti a lei non c’era più
nessuno. Si guardò intorno disorientata: ma dove erano andati a
finire? Solo quando scorse sull’erba il libro scivolatole dalle mani e
vide il sole scomparire lentamente all’orizzonte, si rese conto che
mentre leggeva si era addormentata e che Cenerentola con la sua
chiassosa compagnia, erano stati solo un sogno.
Alzandosi si stirò pigramente, con le ossa indolenzite per la scomoda
posizione nella quale era stata per tutto quel tempo. Chinandosi
raccolse il libro e stringendolo al petto si avviò lentamente verso
casa, con la sensazione del sogno ancora incredibilmente viva dentro
di sé. Era così reale, si disse, talmente reale che ricordo tutto
chiaramente...
Fermandosi si voltò verso la quercia e anche se sapeva che era solo
frutto della sua immaginazione, le sembrò di vedere i personaggi
della fiaba allontanarsi nella direzione opposta.




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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi    2010
 


- Ehi! - li chiamò a gran voce, ridendo. - Io sono svampita e ingenua
e anche romantica come il principe… e mi capita di avere certe idee
così sciocche, da far apparire le sue geniali! Ecco chi sono.




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Racconti – Vol. 1 by StellaRobi      2010
 


Elenco racconti by StellaRobi



    1. Vaniglia


    2. La mia porta


    3. Il matrimonio


    4. Lei che…


    5. La chiave


    6. Uno strano incontro


        
        
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Racconti vol 1

  • 1. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   www.stellarobi.altervista.org Pagina 1  
  • 2. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   Vaniglia Dopo quella notte per diverso tempo è calato il buio, poi... Poi non so come e perché, ma adagio la mia vita ha ricominciato a scorrere. Pian piano ho ripreso a parlare di altre cose, a uscire, a lavorare, ad andare in vacanza, a dormire, a festeggiare, a fare l’amore... Ora è tutto tranquillo, sotto controllo, normalizzato, quella notte l’ho rimpicciolita in modo che potesse entrare in una minuscola scatola che ho poi riposto con cura nell’angolo più segreto e buio della mia memoria. Se ne sta lì, buona buona, mentre io mi abbronzo al sole... fino a quando... solo se... basta così poco... e maledico... Maledico quell’odore dolciastro che mi stende al tappeto, che mi fa stramazzare e mi lascia impietrita. Mi si inchioda nella testa, è vaniglia. Un innocuo Arbre Magique che mi riporta lì, in quell’istante per me crudelmente eterno. E allora capisco che è stato tutto un bluff, con gli occhi sbarrati sento la scatolina ingigantirsi, il suo contenuto lievitare fino a scoppiare e allora tutto, ma proprio tutto, prende forma davanti ai miei occhi terrorizzati e vedo... Vedo con chiarezza incredibile, con la vista di un miope che si rimette gli occhiali, tutti i particolari: l’auto veloce, il volante in radica, i sedili di pelle, il luccichio del portachiavi in argento, le lucette arancione del cruscotto, il tergicristalli che spazza via l’acqua e sento... Sento il rumore della pioggia, la voce di Ligabue quando arriva a dire posso solo questo sogno scusa per la mia fantasia, la risata familiare di Dario e avverto... www.stellarobi.altervista.org Pagina 2  
  • 3. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   Avverto il tocco delicato delle sue dita tra i miei capelli, il suo sguardo dolce, l’armonia che ci legava e poi... Poi vedo la strada impazzire, sento il boato scoppiarmi nella testa e avverto la fine in un solo istante e allora... Allora mi concentro, deglutisco con forza mandando giù l’amaro boccone perché devo rassegnarmi a fare i conti con la realtà: solo apparentemente si dimentica. Non serve a niente nascondere. Puoi solo illuderti di poter racchiudere la memoria in una scatola. Lei è lì, una bomba a orologeria, solo in attesa, ma programmata per esplodere. www.stellarobi.altervista.org Pagina 3  
  • 4. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   La mia porta Quando Simone, in questo grigio pomeriggio, me ne ha fatta un’altra delle sue e mi ha scaricato come un pacco al bordo della strada per correre da lei, il mio primo pensiero è volato a Francesca. Così, mentre serro i pugni e cerco di cacciare indietro le lacrime, mi incammino verso casa sua e già il mio cuore si alleggerisce. Francesca mi capirà, mi lascerà sfogare, mi consiglierà, consolerà, rassicurerà... Ringrazio mentalmente quel giorno di circa dieci anni fa’, quando per caso ci siamo conosciute. Siamo andate subito d’accordo, abbiamo condiviso molte cose insieme, diverse esperienze che ci hanno fatto crescere e cambiare, per poi dirottarci su strade diverse. Ma comunque siamo sempre rimaste unite, anche quando gli intervalli fra i nostri incontri sono passati da quotidiani a settimanali e poi ancora più lunghi. Ma in fondo non importa il tempo passato insieme, conta sapere che l’altra c’è, che c’è un punto fermo nella propria vita. Francesca c’è sempre stata, soprattutto nei giorni difficili e cioè da quando la mia storia con Simone ha preso questa brutta piega per lei che è rientrata nella sua vita, o forse sono stata solo io ad aver creduto che ne fosse uscita. Francesca mi ha sentito cento volte lamentarmi, cento volte piangere, cento volte disperarmi e cento volte urlare dalla rabbia. In tutte le occasioni ha sempre avuto la parola giusta e quando le parole non sono state sufficienti o comunque non in grado di cambiare le cose, ha sempre avuto per me un gesto che mi ha dato la forza e quel pizzico di serenità che nella mia vita con Simone non c’è più... sicurezza. Sì, ecco cosa è Francesca, rappresenta la sicurezza, lei così tranquilla, così dolce e www.stellarobi.altervista.org Pagina 4  
  • 5. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   premurosa. Figurarsi che non l’ho mai sentita fare commenti fuori luogo nei confronti di Simone neanche quando se li sarebbe davvero meritati, neanche quando mi vedeva distruggermi per lui, mentre lui si dissolveva per lei. Una sola volta mi ha detto “Lori, lascia stare”. Sapevo che aveva ragione, le ho sorriso, mi sono lasciata abbracciare, ma poi non ho lasciato per niente stare e quando il giorno dopo, senza accampare alibi, glielo ho detto, lei non ha criticato la mia testardaggine. Ma soprattutto le sono grata perché nemmeno nei suoi occhi leggevo il minimo rimprovero, neanche quando, appena una settimana dopo, mi sono ripresentata alla sua porta con la storia che si ripeteva, la vecchia storia consumata, con parole già dette e dolori già provati. Neanche allora nella sua espressione ho mai letto: ecco qui, ci risiamo! oppure non dire che non ti avevo avvertita! o ancora non chiedermi consigli se poi fai sempre come ti pare! Allora è naturale, quasi scontato, che oggi, quando il richiamo di lei nelle vene di Simone è stato più forte, al di sopra di tutto, io sia arrivata sotto casa di Francesca. Ho bisogno che la mia amica guarisca le mie ferite. E’ così che, quando suono alla sua porta e non mi risponde nessuno, rimango sconcertata, quasi infastidita, tamburello il piede a terra e ritento, ma devo rassegnarmi all’idea che non sia in casa. Nella mia mente risuona un urlo: ma dove sei ora che ho bisogno di te!? Tiro su con il naso, con il dorso della mano scaccio via le lacrime e tiro fuori il cellulare. Un po’ nevrotica cerco nella rubrica il suo numero, ma il suo telefono è spento. Provo a casa, nella stupida speranza che chissà per qualche motivo non abbia risposto alla porta. Niente da fare, non c’è, mi guardo intorno disorientata e mi viene in mente che possa essere andata a trovare quella sua amica dell’università! Chiaramente agitata mi www.stellarobi.altervista.org Pagina 5  
  • 6. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   sfugge il nome, me lo avrà detto un milione di volte, ma non l’ho mai registrato nella mente, troppo presa come sono dai casini della mia vita. Poi finalmente lo ricordo, velocemente dal mio cellulare mi collego su internet e trovo il numero di casa. Un po’ impacciata chiedo di parlare con l’amica della mia amica e fatico un po’ per fare capire all’amica chi io sia. Quando alla fine ci riesco, mi dice però che Francesca non è nemmeno con lei e per mia fortuna è una tipa molto loquace che non solo mi informa che Francesca è uscita con Sandro, il ragazzo, ma mi da anche il numero del suo telefonino. Chiamo Sandro e schiarendomi la voce gli chiedo di Francesca, lui fortunatamente mi conosce, non bene in verità, siamo usciti qualche volta in coppia, ma Simone e lui non hanno mai legato. Presa come sono, non noto affatto il tono della sua voce imbarazzato e quando mi dice che Francesca non è neanche con lui, io scioccamente insisto e lui, forse pensando che da brava amica io sapessi, mi dice che si sono salutati in malo modo da quasi un’ora e che il loro chiarimento non è andato affatto bene, lei non ha cambiato idea e perciò lo ha lasciato definitivamente. Lì per lì pronuncio una frase sicuramente senza senso, perché lui continua dicendomi che d’altronde erano mesi che andava avanti in quel modo, che lui la ama ma non come lei vorrebbe e che se anche l’ha tradita... Stordita, comincio a balbettare e lui deve essere ancora più stordito di me per non chiedermi: ma come?! Non ne sapevi niente! Mi vien voglia di attaccare o meglio, rimpiango di aver fatto quella telefonata perché il senso di vuoto che già provavo è aumentato e mi sento male davvero. Quando finalmente riesco a chiudere la telefonata, ancora incredula, faccio un lungo respiro e mi guardo intorno smarrita. www.stellarobi.altervista.org Pagina 6  
  • 7. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   Con le mani che mi tremano, accendo una sigaretta e a passi lenti mi incammino verso casa. Nella mia mente sconvolta si scontrano rumorosamente due pensieri. Non so da chi farmi consolare, con chi alleggerire l’ennesima botta ricevuta da Simone? Sono sola, per lui ho mandato tutti al diavolo... Ma questo pensiero per quanto doloroso sia, svanisce in confronto all’altro, doloroso in maniera diversa, che mi lascia un’amarezza così grande e profonda da farmi sentire una persona spregevole. Dove sono stata in questi mesi per non essermi mai accorta di quello che passava Francesca? Troppo presa da me, troppo importante la mia non storia con Simone, talmente importante da non lasciare spazio a lei, tra le mie mille parole, per dirne una di sé, un sto male, Lori! Allora dimentico i miei guai e le lacrime mi bagnano le guance: in un’altra parte della città, a camminare su un’altra strada vuota, c’è Francesca e mi chiedo da chi stia andando a farsi curare le ferite. Per quanto sia difficile ammetterlo, sarebbe una bugia se affermassi che una volta giunta sotto casa mia, mi aspettassi che la mia amica stesse lì, a bussare alla mia porta. Ovviamente non c’è nessuno. La mia è stata una porta che ho sempre tenuta chiusa. www.stellarobi.altervista.org Pagina 7  
  • 8. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   Il matrimonio Questo non è un giorno come un altro. E’ uno di quelli che nel bene o nel male ricorderò per il resto della vita: è il giorno del mio matrimonio. Oggi mi sposo e sono qui, in piedi davanti all’altare, vestito di tutto punto... per la verità mi sento un pinguino. Ma non importa, non è così che mi vedono gli invitati seduti tra i banchi di questa chiesa; non è così che mi vedono i miei genitori; non è così che mi vedrà Claudia. La domanda perciò è… “si è quello che si appare?” Giro lo sguardo di qua e di là, vedo le facce di tutta questa gente e provo a immaginare quello che pensano. Non sembrano felici per me. I volti dei miei genitori sono tirati e nonostante mia madre provi a sorridermi, la discussione di ieri sera ha lasciato il segno. Per mio padre è diverso, con lui le discussioni ci sono sempre state, per lui quello di adesso è un altro colpo di testa di cui pagherò le conseguenze in futuro. Va bene, ma che ne sa lui in fondo? Che ne sa del motivo per cui lo faccio? Cioè, lo sa eccome, o forse crede di saperlo, così come i miei amici. Sandro, Davide e Marco... ci sono anche loro. Ci conosciamo dalle elementari, stessa scuola privata e privilegiata, così come tutto in seguito, per noi, figli fortunati a cui non è mai mancato nulla, tranne una mamma sorridente all’uscita della scuola. Ma per il resto abbiamo sempre avuto tutto, il meglio, e il futuro assicurato. Sandro mi fa l’occhiolino, cerca di tirarmi su, forse mi crede al patibolo, con il sacerdote al posto del boia. In questi ultimi tempi, ossia da quando ho deciso di sposare Claudia, si sono coalizzati contro di me, per il mio bene. Hanno cercato in tutti i modi, come i miei genitori, a dissuadermi da sposarla. Anche per loro sto facendo un grande www.stellarobi.altervista.org Pagina 8  
  • 9. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   errore, sto per dare l’addio a quello che sarebbe potuta essere la mia vita. Ma che ne sanno loro? Ricordo ancora le parole di Davide quando, quella sera a casa sua, ho annunciato che mi sarei sposato. Va bene, è incinta! Ma non sei costretto a sposarla. Ah, i matrimoni riparatori! Quanto fiato e idee sprecate su queste due sole parole, terreno fertile per i benpensanti e gli ipocriti. Ricordo anche un altro giorno, quando Marco mi prese in disparte; eravamo tutti riuniti a casa mia con i rispettivi genitori e si respirava un’aria davvero pesante. Marco e io siamo molto diversi e per questo motivo il più delle volte ci scontriamo, ma una cosa la devo dire a favore di Marco: non è ipocrita. Quello che deve dire, cioè quello che pensa, te lo dice, volente o nolente, anche se ti fa male. Non si nasconde dietro falsi moralismi e quel giorno mi tirò di lato e a brutto muso mi disse: convincila ad abortire. Aborto. Questa parola mi è girata per la mente solo per una frazione di secondo, poi l’ho accantonata. Ho sollevato le spalle, ho sorriso e ho detto no. Sono tornato dai miei e con pazienza e caparbietà ho affrontato altre discussioni pesanti, altri silenzi ancora più pesanti, altre minacce che sapevo non sarebbero mai state portate a termine. Ad ogni modo non sono contrario all’aborto. Il mio no all’aborto non era dovuto a chissà quale etica e principi di vita. E’ Claudia a essere contraria all’aborto, lei ha i suoi saldi principi e non avrebbe mai abortito. La conosco bene Claudia e quando dice una cosa, non è tanto per dire. Lei crede in quello che dice e stanne certo, farà come ha detto. Be’, Claudia, piuttosto che abortire rinuncerebbe a tutto: alla giovinezza, alla libertà, ai soldi, all’indipendenza, al lavoro, alla bellezza... ma non metterebbe mai piede in una clinica per annullare quel primo battito di vita. Ricordo ancora quando la sentii parlare www.stellarobi.altervista.org Pagina 9  
  • 10. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   così, la conoscevo da neanche un mese e da tre settimane uscivamo insieme. Sono rimasto subito affascinato dalla sua personalità estrosa ma al tempo stesso realistica, affascinato dai suoi giovani anni, solo due meno di me, ma vissuti a pieno, anzi troppo a pieno. Le vanno stretti perché a vederla sembra una bambina, ma se parla, se si lascia conoscere, è tutta un’altra storia. Il punto è che quando la sentii dire che era contro l’aborto, non era ancora incinta, questo evento sarebbe accaduto solo due settimane dopo. Eravamo a casa di amici e quell’argomento, uscito per caso, provocò una lunga discussione che ci tenne inchiodati e ci rovinò gran parte della serata. E mentre parlava, io la fissavo negli occhi e vedevo i suoi brillare di quella luce di sincerità che è solo nello sguardo di chi è convinto di ciò che dice. Io le credetti e un fremito mi passò lungo la schiena. Quando poi accadde e come in una premonizione rimase incinta di mio figlio, non mi meravigliai per niente quando, dopo avermi dato la notizia, disse: ma non abortirò. Sollevai le mani, come un uomo a cui puntano contro una pistola e quell’argomento cadde così, chiuso per sempre. Quindi niente aborto, altra strada, consiglio di Sandro: sganciale un assegno e che se la cavi da sola. Forse aveva parlato con mio padre, si somigliano e si stimano e forse lui avrebbe voluto per figlio uno come Sandro. Ma io non mi ci vedevo a staccare un assegno e a liquidarla così, come un fornitore dopo una consegna di merci. E poi sapevo già cosa Claudia avrebbe fatto. Probabilmente avrebbe strappato l’assegno o forse ci avrebbe sputato sopra, ma sicuramente mi avrebbe mollato un pugno ben assestato, un gancio degno di un pugile alla mascella e poi mi avrebbe senz’altro cacciato via. No, non sono stati i sensi di colpa a farmela sposare e neanche l’orgoglio. www.stellarobi.altervista.org Pagina 10  
  • 11. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   Altra ipotesi, consiglio di mia madre: aiutala durante la gravidanza e poi date il bambino in adozione. E’ vero, poteva pure funzionare, ma un’altra cosa che aveva detto Claudia quel giorno era: il bimbo lo voglio tenere io. Va bene, ha continuato mia madre: allora aiutala, non sarà la prima ragazza madre, aiutala moralmente e finanziariamente, sarai padre, seguirai il bambino crescere e non farai mancare ad entrambi niente. Poteva essere la soluzione ideale, anzi se devo essere sincero credo che se avessi voluto, Claudia non avrebbe potuto opporsi. Ma il bambino cosa avrebbe detto: già mi mettete al mondo senza chiedermi se lo voglio o meno e in più mi date una pseudofamiglia? Grazie tante! E allora ecco qui il matrimonio, riparatore o no, conta solo che sia un matrimonio e fra poco quando Claudia arriverà e varcherà la porta di questa chiesa, verrà celebrato e anche questo capitolo sarà chiuso. Sono un po’ nervoso e continuo a sentirmi un pinguino, sento un certo solletico dietro l’orecchio sinistro, sarà un tic? Claudia è in ritardo già di dieci minuti e se non arrivasse? Se alla fine avesse cambiato idea credendo di farmi un favore? Un favore forse lo farebbe ai miei genitori, che certamente poi si darebbero da fare per farmi rigare dritto dopo la stangata, dopo la grossolana figuraccia davanti a tutti questi invitati. Comincerebbero a cercarmi una consorte adatta per un matrimonio “riparatore” del precedente fallito. E gli invitati si godrebbero doppiamente lo spettacolo. Sai che sballo! Sarebbe come aver pagato un biglietto e ricevere un giro di giostra gratis. Ipocriti! Mi sorridono dietro i cappelli e le velette, tutti abbigliati a festa per la grande occasione e nelle loro testoline gira una parolina, gira e rigira con malignità. Incastrato. Si potrebbe scrivere un titolo in prima pagina su questo: come incastrare un pollo farcito con il vecchio trucchetto. E sotto a caratteri più piccoli: la scaltra figlia di un operaio www.stellarobi.altervista.org Pagina 11  
  • 12. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   cassaintegrato e di una alcolizzata si fa mettere incinta e fa bingo! Doppiamente ipocriti, perché intanto mi sorridono, mi fanno le congratulazioni e gli auguri di un sereno avvenire e poi sussurrano tra loro, all’orecchio, gettando occhiate sull’unico banco della chiesa che veramente trapela una gioia sincera. Mi fanno un po’ tenerezza. Il cassaintegrato e l’ubriacona sono lì, in pompa magna, ma sono gli unici onesti e forse è giusto che se la godano. Non farò mancare nulla a Claudia e a loro, sono persone semplici e magari quando la sera andremo a trovarli, guarderemo insieme la TV in cucina, a Natale giocheremo a tombola e mio figlio sarà senz’altro più fortunato di me e di Claudia, perché vedrà entrambe le facce della medaglia. Questo pensiero mi conforta: lei andrà a prenderlo sorridente a scuola e io gli insegnerò a tirare due calci a un pallone nel giardino di casa e romperemo anche qualche vetro, finalmente... Finalmente il brusio di sottofondo si placa e attacca l’organo. E’ arrivata, che Dio sia lodato, non ci ha ripensato! Scampata la stangata e la figuraccia. Vedo Claudia entrare, è sola, non ha voluto essere accompagnata all’altare e da me. Cammina dritta, con la testa alta e la sua andatura sicura è un gesto di sfida e sono gli altri a dover abbassare lo sguardo al suo passaggio. Ha messo su qualche chilo in questo ultimo mese, la sua snella figura si sta lentamente arrotondando, ma è sempre soave e bellissima. Il suo viso è luminoso. Si avvicina e io le tendo le mani e quando sento la sua stretta, sorrido gioioso. Incastrato! Certo, lo ammetto. Sono stato incastrato, ma non la notte in cui sei rimasta incinta e non perché il nostro è un matrimonio riparatore. Sono stato incastrato il giorno in cui ti ho conosciuta in quel pub, mentre portavi le consumazioni al tavolo dove ero seduto con i miei www.stellarobi.altervista.org Pagina 12  
  • 13. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   amici. Mi sono innamorato di te a prima vista e quando hai parlato è stato bello e quando sono riuscito a convincerti a uscire con me, ancora più bello. Il primo bacio splendido, la prima volta che ti ho avuto tra le braccia, che ho sentito il tuo corpo stretto al mio, è stato come nascere per la prima volta. La luce. Poi tutto stava finendo, mi volevi lasciare, due mondi troppo diversi… onestamente non ho capito perché doveva finire e non lo voglio sapere neanche ora. Ciò che conta, Claudia, è che ho trovato il modo e ora non potrai più andartene via. E’ stato facile quella notte, una piccola disattenzione e ora, tu, per sempre mia. Già, amore mio, incastrata. www.stellarobi.altervista.org Pagina 13  
  • 14. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   Lei che... L’hai voluta... sai quanto l’hai voluta! L’hai voluta perché ormai ti era impossibile farne a meno, perché da quando l’hai conosciuta non sei più riuscito a togliertela dalla testa. Per lei sei stato capace di rinunciare a tutto, niente ha avuto più valore paragonato a lei. Hai fatto a meno di ogni cosa, ma se lei avesse voluto di più, sai, come ormai lo so anch’io, che l’avresti accontentata, senza ripensamenti, senza esitazioni, perché lei, lei... Lei, bella, dolce... così candida, il tuo grande pensiero, il solo. Ti dicevo di lei il contrario, ricordi? Ma tu mi rispondevi che era solo perché non l’avevo mai conosciuta. E gli altri allora? Certo, dicevi che come me si accontentavano di quello che si diceva di lei, senza saperne veramente nulla. Purtroppo però devo ammettere che l’hai amata, accettandone anche i difetti che riuscivi a vedere solo quando ne eri lontano. Mi hai confessato di averla conosciuta per caso, quando per te ero io a essere lontana, ma hai capito subito che saresti stato suo. Ti era già entrata nel sangue. E poi pian piano ti ha trasformato, reso una persona diversa, ti ha cambiato la vita. Ma l’ha cambiata anche a me. Cosa devo dire io che ho avuto la sfortuna di conoscerti prima? Di innamorarmi di un ragazzo completamente differente da quello che sei diventato attaccandoti a lei? Forse ti sei dimenticato, sicuramente ti ha convinto che sei molto meglio ora e tu... tu le hai creduto. Certo, i suoi metodi sono stati persuasivi e qualche volta, quando la rabbia mi pervade, vorrei urlarle in faccia com’eri, anche se so già che riderebbe di me e forse a buon ragione, perché sono rimasta solo io a ricordare. www.stellarobi.altervista.org Pagina 14  
  • 15. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   E a me? Mi hai amato? Sì, lo so, mi hai amato. Ma alla fine hai fatto una scelta e la tua scelta ha escluso me. E’ logico quindi pensare che tu abbia amato più lei, abbasso il capo e dico va bene. Forse ci hai solo amate entrambe, lei più di me... di un amore diverso. Pensi che stia parlando così perché mi sono sentita tradita? Hai ragione, mi sono sentita tradita, sono stata tradita e non solo. Il tuo è stato un tradimento strano, completo, difficile da capire e d’accettare. L’ho mai fatto? Be’, l’ho dovuto fare e sottolineo dovuto, anche se c’è voluto parecchio tempo e ancora adesso, quando ci penso... è un peso sul cuore. Come in ogni tradimento che si rispetti, sono stata l’ultima a saperlo, mi è di consolazione il pensiero che non ti stavi divertendo alle mie spalle. Era un affare serio, forse da principio preso sottogamba, ma sapevi già che mi avrebbe fatto soffrire e quindi hai cercato di mantenere segreta più a lungo possibile la tua doppia vita. Poi, quando l’ho scoperta... una sola parola mi viene in mente ripensando a quel giorno: inabissarsi. Ho visto in un solo istante la nostra vita insieme, la tua vita e la mia vita, colare a picco. Una premonizione che forse avrei dovuto accettare immediatamente, come una partita di calcio persa al “golden goal”. E invece no, non è andata così, c’è stata la lotta e la speranza e l’illusione e il dolore e la caparbietà e le suppliche e le minacce... e la fine. Certo, è naturale che la considerassi la mia nemica, ma anche su questo ho sempre sbagliato e alla fine sono stata costretta a ricredermi. Era peggio di un nemico. Un nemico è qualcuno con cui si può combattere, con cui ci si può confrontare, si può usare intelligenza, bellezza, carattere, sesso... Come potevo combattere con lei, così astratta eppure così presente per te, per me e poi anche fra noi? Non perché fosse più grande di me, anche se in fondo lo è stata, lo devo ammettere, ma semplicemente perché come un www.stellarobi.altervista.org Pagina 15  
  • 16. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   richiamo, come un’ombra nei tuoi occhi, ha fatto diventare me una persona impotente. Sono delusa, amareggiata e certo, anche arrabbiata, ma solo con te. E lei? L’ho odiata? A che sarebbe servito odiarla, sei tu che la cercavi e la volevi e l’avevi. La sua colpa? Quella di esistere, di essere dolce, di essere lei. Ma forse la sua colpa è solo la sua forza che poi è la tua debolezza. La cosa più assurda è che lei ti trasmetteva veramente la sua forza, artificiale e temporanea, ma eri un uomo solo dopo essere stato con lei. Anomalo il suo potere, bizzarro, da trasformare le canzoni in altre canzoni che tuttora non riesco ad ascoltare senza vederci sempre dietro lei. Lei che la puoi chiamare come vuoi, col suo nome che è solo un bluff, oppure con quello inventato da te, che è come una stazione e un treno che non partirà mai. Io non so darle un nome, neanche voglio darglielo, per me resterà sempre unicamente la tua lei che... Mi è impossibile dimenticare e anche se le ferite si sono rimarginate, rimangono pur sempre le cicatrici che, certo, sono in grado di nascondere, ma che comunque mi hanno rovinato la pelle ed è difficile stare al sole con quelle addosso. Ma questo tu non lo sai, o forse non vuoi saperlo, perché credo sia più complicato riconoscerlo per te di quanto lo sia stato per me. Se solo riuscissi a vedere il passato, oppure oggi il presente, se solo ti fossero dati dei buoni occhiali, sono certa che ne rimarresti annientato. Capiresti, per la prima volta e tutto d’un colpo, il male fatto a me, ai tuoi familiari, ai tuoi pochi veri amici abbandonati, ma soprattutto quello che hai fatto a te stesso, cosa ti sei negato e cosa non sarai più. Il fatto che qualche volta hai provato a lasciarla, non mi è di grande consolazione. A volte ancora mi dico: ha tentato e un po’ ti giustifico. Ma poi ci sono i fatti che smentiscono anche quest’ultimo alibi. Lei è www.stellarobi.altervista.org Pagina 16  
  • 17. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   più di te e di me, lo so, il suo richiamo è irresistibile, come il canto delle sirene per i marinai nelle antiche leggende. Per non spezzare quel canto il tuo nome è stato bugiardo, impostore, truffatore, disertore... in ogni maniera ho avuto occasione di vederti. Mi hai costretta ad amarti lo stesso e sinceramente non so quali armi hai usato, come ci sei riuscito e come alla fine hai fatto a perdermi. Adesso mi chiedo solo perché è dovuto durare così a lungo, perché non hai deciso subito tu per me, che ne sapevi di più. Perché non me lo hai mai detto chiaramente, non mi hai detto lascia stare ed hai atteso che sia stata io a preparare le valige e a raccogliere quel poco che restava di me e di noi e andare via. Di tragico c’è che ti ho lasciato io, ma solo materialmente perché sei stato tu a farlo diverso tempo prima. Di reale c’è che siamo stati entrambi a perdere. Del ragazzo che amavo è rimasta solo la sensazione un po’ amara nel sogno che si dissolve e quando ancora di notte ti incontro e trovo i tuoi familiari gesti, così nitidi, mi vengono in mente mille parole da dirti e ti guardo negli occhi, sperando di non scorgere più traccia di lei. Però rimango in silenzio, senza permetterti di voltarmi nuovamente le spalle, me ne vado perché voglio essere io a tornare sulla mia strada, quella di adesso. Ora lo so che non c’è più niente da dire e più niente da capire. Queste mie parole non sono un patetico tentativo, una leggera speranza e neanche un’ultima dichiarazione d’amore. Quello che chiamavo amore si è disperso nel vento, è andato lontano. Sono parole che dimostrano solo il punto, il risultato, la riga tracciata per tirare la somma e mettere fine all’operazione. Non mi chiedo mai cosa farei se tu tornassi, se tu venissi da me finalmente libero e con promesse, parole, con lacrime e con sorrisi. Non faccio mai questi www.stellarobi.altervista.org Pagina 17  
  • 18. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   pensieri, perché tornare vuol dire solo essere andati via e le distanze restano distanze e le gioie non vanno comprate con le ferite. E ora, che sono passati degli anni e a volte succede senza preavviso che l’orologio perde un colpo e tu, mio lontano amore, mi torni in mente... non posso che chiudere gli occhi ed aspettare che l’istante passi via. www.stellarobi.altervista.org Pagina 18  
  • 19. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   La chiave Non chiedermi cosa ho mangiato a cena, dove sono andata sabato sera, cosa ho visto ieri in TV, cosa ci siamo dette con Ale prima al telefono, cosa indossavo alla festa di Simone, chi ho incontrato in centro e chi della mia squadra ha segnato domenica allo stadio. Non chiedermi cosa ho fatto a lavoro, quale giorno è il compleanno di Federica e quali progetti abbiamo, quante pagine ha il libro che ho appena finito di leggere, con che punteggio ho perso il torneo di tennis e quanto pago di telefono. Non chiedermi quando c’è stato il concerto di Ligabue, cosa ha cantato e come fa di preciso quella strofa che mi gira nella testa, se la partita dell’altro giorno a Trivial l’ho vinta io o Patrizia, se con Paolo devo incontrarmi alle nove oppure alle dieci... Non farmi mai queste domande perché mi metteresti in difficoltà, non saprei come rispondere, potrei confondermi, dire una cosa per un’altra e la mia memoria sarebbe un computer con i dati danneggiati, un pesce dentro la boccia di vetro... silenziosa. Se vuoi delle risposte da me, chiedimi invece se assaporo la tavola quando sono con la mia famiglia, se di sabato quando alle ore piccole poso la testa sul cuscino mi rammarico o sono felice di essere uscita, se la TV è stata in grado di catturarmi, se la telefonata con Ale è riuscita a colmare il desiderio di parlare con lei, se la festa di Simone è stata anche la mia festa, se la passeggiata in centro è stata piacevole e se domenica allo stadio ho giocato la partita dagli spalti. Chiedimi se a lavoro ho provato e oltrepassato le mie capacità, se con Federica vivremo insieme il giorno del suo compleanno, se il libro che ho appena finito di leggere mi ha fatto essere, se la stretta della mia mano all’avversario era comunque fiera e se il telefono è una www.stellarobi.altervista.org Pagina 19  
  • 20. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   vera bella invenzione. Chiedimi se il concerto di Ligabue è stata un’esplosione di musica, immagini ed emozioni, se quando suono quella strofa che mi gira nella testa mi vengono i brividi, se è stato avvincente misurarmi con Patrizia a Trivial, se mi batterà ancora il cuore quando scorgerò Paolo aspettarmi al solito posto... Solo allora, quando mi farai queste domande, avrai usato la chiave giusta e scoprirai i miei occhi illuminarsi, sentirai la melodia delle mie parole e l’acqua traboccherà dalla boccia di vetro, perché la mia memoria non è fatta di date, luoghi, informazioni... I miei dati sono semplici sensazioni. www.stellarobi.altervista.org Pagina 20  
  • 21. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   Uno strano incontro Con la schiena adagiata sul tronco della grande quercia, Lisa aprì il vecchio libro di favole che teneva sulle gambe e cominciò a sfogliarlo lentamente, soffermandosi a guardare le bellissime illustrazioni che fin da piccola l’avevano affascinata. Aveva sempre amato quel grande libro e per un attimo ricordò quando, non sapendo ancora leggere, fantasticava solo sulle immagini e poi ancora quando, con la massima concentrazione, leggeva lentamente con l’indice che scorreva sulle righe per non perdere il segno. Ora che erano passati diversi anni e non era più una bambina, non si stupì nel ritrovare le stesse sensazioni di allora, solo apparentemente dimenticate: i disegni avevano ancora lo stesso fascino e le fiabe erano ancora più belle di come le ricordava. Fu un piacere ritrovarle, come se fossero rimaste sempre lì ad attenderla pazientemente. Fu facile lasciarsi prendere dalla voglia di rileggerle, dimenticare il resto ed entrare in un mondo incantato. L’usignolo... Il palazzo del principe-drago... I cigni selvatici... La bella addormentata nel bosco... Il principe Kamar e la principessa Budur... Il terribile guerriero... Biancaneve... Pollicina... Il dio del fiume... I musicanti di Brema... Hänsel e Gretel... Il gatto con gli stivali... Pelle d’asino... Le tre fate... L’acciarino magico... e poi - E poi ci sono io. Al suono di quella voce, Lisa sussultò dallo spavento e sollevò lo sguardo dal libro. In piedi, a pochi passi da lei, si trovava una ragazza della sua età, dai lunghi capelli biondi e dai lineamenti del viso estremamente dolci. Aveva un’aria molto familiare, ma anche continuando a fissarla intensamente, Lisa non riusciva a ricordare dove l’avesse già incontrata. www.stellarobi.altervista.org Pagina 21  
  • 22. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   - Davvero non mi riconosci? - l’apostrofò la nuova arrivata, con un sorriso simpatico dipinto sul viso. Lisa aggrottò la fronte. - Ci conosciamo già? - Certo - rispose l’altra con una risata cristallina. Poi sollevò un braccio e immediatamente un uccellino azzurro le si andò a posare delicatamente sulla mano. Lisa non credette ai propri occhi e l’espressione sul suo viso fu talmente stupita da diventare perfino ridicola. Abbassò lo sguardo sul libro e voltò pagina. Guardò incredula la figura e poi riportò lo sguardo sulla ragazza. - Ma sei... sei... - Sì. - Cenerentola?! - esclamò Lisa deglutendo a fatica. - In persona. - No, no... dai... ti stai prendendo gioco di me. - Perché dovrei? Lisa non rispose e chiuse gli occhi contando ad alta voce fino a tre. Quando li riaprì la ragazza era ancora lì e, facendo volare via l’uccellino, le sorrise ancora. - Credevi che sparissi? - Be’, avresti dovuto... ora riprovo... - Fatica sprecata, mia cara - la fermò l’altra. - Se non credi che sia proprio io, voltati e ne avrai la conferma. Lentamente Lisa girò il capo e per poco non cacciò un urlo dallo spavento. A farle capolino da dietro la quercia, c’era niente meno che... lui, il sogno di tutte le bambine. - E tu sei... Il principe sorrise e avanzò. - Lo so, non ho un nome e non sai quanto me ne rammarico. www.stellarobi.altervista.org Pagina 22  
  • 23. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   - Io invece non l’ho mai sopportato! Cenerentola è l’unica che abbia un nome e non mi è mai sembrato giusto! Lisa si voltò di scatto e strabuzzò gli occhi: accanto a Cenerentola ora c’era una signora vestita di scuro, con un’espressione sul viso per nulla incoraggiante. - La matrigna?! - domandò un po’ incerta. - Ecco, non vedi come devo sentirmi chiamare? - La donna scosse la testa indignata. - La matrigna! - Almeno sei unica e quando si parla di te non c’è dubbio che sia proprio tu. Pensa cosa dobbiamo provare noi, che siamo in due! Lisa voltò il capo e vide due ragazze. - Le sorellastre? - chiese con voce malferma. - Passi pure per le sorellastre, ma la maggiore e la seconda mi sembra proprio riduttivo - disse una delle due, avvicinandosi di qualche passo. - Se è per questo neanche io ho un nome. A parlare era stato un uomo di mezza età, dall’aria vagamente malinconica. Lisa stava per dire qualcosa, ma la matrigna non glielo permise, dichiarando in tono sprezzante: - Tu non conti, mio caro marito. In tutta la storia sei decisamente irrilevante e quindi mi pare giusto che non ti abbiano dato un nome. - Non è colpa mia se faccio questa parte! - Una partaccia, visto come ti sei comportato con Cenerentola - lo rimproverò il principe, serio. - Non sono stato il solo - si difese l’uomo. - Mia moglie e le mie due figlie non hanno fatto certo una figura migliore. - Padre, a quali figlie ti riferisci? - domandò Cenerentola. - Ma a noi naturalmente! - rispose per lui una delle sorelle. - Non hai sentito che ha detto due? Se parlava di te avrebbe usato il tuo nome, visto che ne hai uno. www.stellarobi.altervista.org Pagina 23  
  • 24. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   - E poi tu sei la santarella della combriccola, quindi non avrebbe mai potuto parlare così di te - affermò l’altra sorella, con ironia. - La mia reputazione me la sono guadagnata e a caro prezzo. - Proprio caro non direi - si intromise la matrigna. - Visto che alla fine sei stata tu a sposare il principe. Lisa, sempre più pallida, non poteva fare altro che girare lo sguardo da un personaggio all’altro, con la gola troppo secca per poter intervenire. - Se non ci fosse stata quella storia della scarpetta, l’avremmo spuntata noi - asserì una delle sorelle. - Certo - rincarò la seconda. - Il tuo caro principe, pur avendo ballato con te per tre intere notti, se non fosse stata per la scarpetta, non ti avrebbe mai riconosciuta. Vedi quanto gli eri rimasta nel cuore! - Tanto da cercarmi per tutto il regno - affermò Cenerentola. - Non è vero amore? - Sì - annuì il principe andandole vicino e stringendola a sé. - Ti avrei cercata per mari e per monti. - Se però una delle mie figlie avesse avuto i piedi un pochino più piccoli, avresti interrotto la ricerca senza pensarci due volte. - Prima o poi mi sarei accorto che non era la mia Cenerentola. - Ma sarebbe stato troppo tardi e zak! incastrato con una delle mie splendide figliole! Poi una volta entrata a corte, una sistemazione per l’altra l’avrei senz’altro trovata. - Sei una calcolatrice senza scrupoli! - l’ammonì il marito. - Ognuno si prende la parte che gli hanno affibbiato e per la mia, stanne certo, ci ho messo il massimo impegno, quindi non fare il moralista. - Mamma ha ragione - disse la sorella maggiore. - Ma anche tu, papà, non sei stato da meno: compari e scompari con più abilità dell’uomo ombra. www.stellarobi.altervista.org Pagina 24  
  • 25. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   - Non ne vado fiero, è vero, ed è per questo che ancora oggi continuo a sentirmi in colpa nei confronti di Cenerentola. - Non devi, padre, non ti ho mai portato rancore. - E ti pareva! - esclamò la seconda sorella. - Abbiamo di fronte la perfezione fatta persona. - Cenerentola ha un cuore d’oro e voi dovreste prenderla a esempio - disse il principe, baciando la sua amata sulla fronte. - Con un simile paragone è impossibile solo pensare di riuscire simpatici, quindi tanto vale fare i cattivi - dichiarò la matrigna. - Però perché solo Cenerentola doveva essere buona - si lamentò una delle sorelle. - Avremmo potuto essere tutti simpatici... A me non piace proprio l’espressione sul viso dei bambini quando si parla di noi. - E i commenti! Ci mancava pure che la Walt Disney ci facesse il film! - esclamò l’altra sorella. - Senza parlare poi di come mi hanno fatto brutta, quando nella favola originale mia sorella e io siamo “belle a vedersi”... è scritto nero su bianco, lo possiamo provare. - E allora la fatina? - ribatté la matrigna. - Neanche esisteva e invece l’hanno inventata appositamente con il risultato di fare apparire me ancora più cattiva e maligna di quanto lo sia veramente. - Va bene, hanno cambiato un po’ di cose per rendere la storia più bella - disse il principe. - Sì, ma hanno solo guardato gli interessi tuoi e di Cenerentola. Addirittura a te hanno abbuonato le due notti di ballo precedenti a quella in cui lei ha perso la scarpetta, per non farti fare la figura dello svampito. - Per non parlare del trucco della colla - rincarò la sorella più piccola. - Veramente un’idea degna di un genio quella di spargere di colla le scale del palazzo per rallentare la corsa di Cenerentola... infatti nel film l’hanno abolita. www.stellarobi.altervista.org Pagina 25  
  • 26. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   - Però è servita allo scopo - si difese il principe. - Ho ottenuto la scarpetta che mi ha permesso di smascherarvi. Inoltre, se proprio vogliamo parlare di intelligenza, cosa dire della bella pensata di vostra madre di farvi tagliare il pezzo di piede di troppo, per farlo entrare nella scarpa? E voi che le avete dato anche retta! - Era un’idea come un’altra - commentò la matrigna con superficialità. - E infatti tu, da bravo ingenuo che sei, c’eri cascato in pieno! - Secondo me invece... - iniziò Lisa, ma quando tutti si voltarono verso di lei per sentire cosa avesse da dire, l’emozione le fece morire le parole in gola. - Coraggio, puoi parlare - la rassicurò Cenerentola. Lisa deglutì e poi con un lungo respiro, disse: - Secondo me non dovreste lamentarvi per come siete stati creati, oppure di quello che avete fatto, anche se può far sorridere. E’ solo grazie a questo che è stato possibile raggiungere lo scopo. Voi e le vostre decisioni siete stati solo i mezzi, capite? Insomma, voglio dire, dovreste essere contenti lo stesso. - E quale sarebbe questo scopo? - domandò la matrigna guardinga. - Che l’amore trionfa su tutto? - Non solo. Vedete, ognuno di voi ha avuto una parte importante, sia bella o brutta, sia che siate stati buoni o cattivi. Senza gli uni non avrebbero avuto motivo di esistere gli altri. - Non ci hai ancora spiegato però qual è stato lo scopo - le rammentò la sorella maggiore. - Perché non ho sposato io il principe?! - Perché non sarebbe stato giusto. - Lisa scosse il capo, non riusciva a trovare le parole adatte per farsi capire. Si morse il labbro e dopo qualche secondo sorrise. - E’ per questo che esistono le favole, perché riescono a far capire con la massima semplicità, ciò che nella vita è più difficile da afferrare. www.stellarobi.altervista.org Pagina 26  
  • 27. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   - Nella vita reale ci sono persone come noi? - domandò la sorella minore. - Altroché! Con la differenza che voi sapete ciò che siete, mentre è più facile che le persone camuffino il loro essere e soprattutto che non lo ammettano. - Vuoi dire che ci sono padri come me? - E madri e sorelle e amici e amori come voi. - Ci sono anche delle Cenerentole? - chiese il principe. Lisa ci rifletté un su, poi scoppiando a ridere ammise: - Effettivamente sono rare, diciamo che è un miracolo incontrarne una! - E tu a chi somigli di noi? - domandò dolcemente Cenerentola. - Io? E’ difficile... ci devo pensare. Lisa chiuse gli occhi e si concentrò cercando di capire in chi di loro si riconoscesse, anche solo in parte. Quando un minuto più tardi li riaprì, rimase un attimo interdetta, perché davanti a lei non c’era più nessuno. Si guardò intorno disorientata: ma dove erano andati a finire? Solo quando scorse sull’erba il libro scivolatole dalle mani e vide il sole scomparire lentamente all’orizzonte, si rese conto che mentre leggeva si era addormentata e che Cenerentola con la sua chiassosa compagnia, erano stati solo un sogno. Alzandosi si stirò pigramente, con le ossa indolenzite per la scomoda posizione nella quale era stata per tutto quel tempo. Chinandosi raccolse il libro e stringendolo al petto si avviò lentamente verso casa, con la sensazione del sogno ancora incredibilmente viva dentro di sé. Era così reale, si disse, talmente reale che ricordo tutto chiaramente... Fermandosi si voltò verso la quercia e anche se sapeva che era solo frutto della sua immaginazione, le sembrò di vedere i personaggi della fiaba allontanarsi nella direzione opposta. www.stellarobi.altervista.org Pagina 27  
  • 28. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   - Ehi! - li chiamò a gran voce, ridendo. - Io sono svampita e ingenua e anche romantica come il principe… e mi capita di avere certe idee così sciocche, da far apparire le sue geniali! Ecco chi sono. www.stellarobi.altervista.org Pagina 28  
  • 29. Racconti – Vol. 1 by StellaRobi 2010   Elenco racconti by StellaRobi 1. Vaniglia 2. La mia porta 3. Il matrimonio 4. Lei che… 5. La chiave 6. Uno strano incontro     Racconti e altre storie su: www.stellarobi.altervista.org www.stellarobi.altervista.org Pagina 29