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Nascita della Borsa Le città italiane furono fra le prime nel XV secolo ad ospitare i mercati pubblici( come il Mercato Nuovo di Firenze ed il Rialto di Venezia), sull’esempio dei quali poco più di un secolo dopo nacque la prima borsa moderna d’Europa. Nello stesso secolo i mercanti italiani introdussero tale consuetudine in altre grandi città  all’esterno come Londra e Bruges. Quest’ultima in particolare ebbe un ruolo di primo piano a livello europeo fino al 1500. Inoltre il nome “borsa” probabilmente deriva dal palazzo di fronte alla piazza fiamminga sulla quale avvenivano gli scambi, sulla cui facciata erano scolpite tre borse, ossia lo stemma dei Van DerBurse, famosa famiglia di banchieri di origine veneziana.
L’espansione del mercato borsistico Dopo il declino di Bruges ed in seguito dalla città tedesca di Anversa ( verso la fine del XVI secolo), fu Amsterdam a costituire dal 1609 il più grande centro d’affari e la prima borsa moderna d’Europa. Il diffondersi, intanto, dei grandi centri mercantili di operazioni di prestito a favore di monarchi e di municipalità aveva creato una base di titoli di debito pubblico negoziabili che erano entrati a far parte degli affari di borsa. Nelle borse si iniziò anche a contrattare su quote di comproprietà di quelle imprese che erano sorte stabilmente in forma di società per azioni (S.p.A.) in seguito ai grossi guadagni conseguiti dalle compagnie coloniali, nate tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII in Olanda e Inghilterra. Nel periodo successivo le città le cui borse funzionavano a pieno ritmo, sia per quanto riguarda le azioni sia per  quanto riguardava le obbligazioni di stato, erano Londra, Amsterdam e Parigi.
La borsa: fonte principale d’investimento La nascita delle ferrovie, il dispiegarsi della rivoluzione industriale in settori d’attività implicanti imprese di rilevanti dimensioni, e lo sfruttamento crescente di nuove fonti di materie prime in tutto il pianeta (richiedevano una mobilitazione associata di capitali su larga scala), portarono alla creazione di un grande mercato di valori azionari, essenza della borsa moderna. Tutto questo avvenne soprattutto a seguito della grande diffusione delle società per azioni. I controlli e le limitazioni a cui fu sottoposto questo istituto, per evitare che si diffondessero fenomeni speculativi e raggiri nei confronti dei risparmiatori, ne ostacolarono per un certo periodo la sua diffusione in varie nazione europee fino alla metà del XIX secolo. In seguito, invece, in Gran Bretagna (1855), Francia (1867), Germania(1872) e altrove furono adottate legislazioni favorevoli, e venne crescendo enormemente sino a divenire, nei paesi europei ed extraeuropei, una delle forme più importanti d’investimento nel risparmio.
Wall Street Wall Street è una importante arteria viaria di New York : situata nel quartiere di Manhattan, ospita la prima sede permanente della borsa di New York  ( New York Stock Exchange o NYSE). Il nome della strada deriva dal fatto che venne edificato un vero e proprio muro di terra e legname altro 3,5 metri e fortificato con palizzate. Il muro, una volta creato, fu rinforzato nel tempo per la continua difesa dagli attacchi delle varie tribù indiane. Nel tardo XVIII secolo c’èra un albero di platano americano infondo a Wall Street, sotto il quale mercanti e speculatori per informalmente commerciare. Nel 1972 i commercianti formalizzarono la propria associazione stilando  il cosiddetto Buttonwood Agreement. Era l’origine del New York Stock Exchange.
Il crollo della borsa di Wall Street Nel 1927, in un periodo caratterizzato da forti investimenti all’estero e da un’economia in continua crescita, i finanzieri di Wall Street rivolsero la propria attenzione al mercato interno e cominciarono ad acquistare azioni in borsa provocando un aumento dei prezzi. In seguito al continuo incremento del volume degli acquisti, i prezzi delle azioni diventarono sempre più alti e si creò così un boom apparentemente naturale che spinse gran parte del pubblico a investire i propri capitali in borsa: molti impegnarono tutti i propri risparmi, incoraggiati da consulenti disonesti o incompetenti; era tale la fede nella capacità del mercato di garantire profitti eccezionali che non appena veniva avviata un’impresa, spesso con programmi ingannevoli o addirittura fraudolenti, tutti correvano ad acquistare azioni. A un certo punto iniziò tuttavia a serpeggiare il timore che anche questa crescita inaspettata sarebbe cessata: la Federal Reserve Bank, la banca centrale statunitense, alzò allora il tasso di interesse, ma solo dell’ 1%, e suggerì alle banche di non concedere denaro in prestito per gli investimenti in borsa, suggerimento in seguito ritirato dietro pressione di uno dei suoi direttori che aveva forti interessi nelle operazioni di borsa.
Il continuo crollo di Wall Street Nel contempo, alcuni operatori finanziari decisero che avrebbero potuto realizzare un maggior profitto trasformandosi da speculatori al rialzo in speculatori al ribasso e iniziarono a svendere le proprie azioni: La vendita delle azioni acquistò gradualmente velocità e il 23 ottobre più di sei milioni di azioni vennero negoziate a prezzi sempre più bassi. Il giorno seguente, il “giovedì nero”, ne furono negoziate più del doppio. Il lunedì nove milioni di azioni cambiarono di mano; il valore delle azioni era calato di quattordici miliardi di dollari in meno di una settimana. Poi, il “martedì nero”, si verificò il crollo della borsa: il prezzo delle azioni di numerose imprese di grandi dimensioni precipitò. Quel giorno più di sedici milioni di azioni calò di altri dieci miliardi di dollari. Ciò ebbe un riflesso immediato sulle altre borse degli Stati Uniti, da Chicago a San Francisco.
Cause conseguenti alla crisi Al crollo della borsa di Wall Street segui pertanto la chiusura di migliaia di banche, prese d’assalto dai risparmiatori, per ritirare il proprio denaro e in un rapido susseguirsi di eventi le aziende furono trascinate nella catastrofe. Nello stesso tempo per mancanza di acquirenti si contrassero ulteriormente le vendite, si ridusse la produzione, migliaia di fabbriche e di imprese fallirono licenziando migliaia di operai e impiegati. Le più colpite dalla crisi economica furono naturalmente la fasce deboli della società americana (la piccola borghesia e il proletariato industriale), mentre i super milionari e le grandi corporations non soltanto ne uscirono indenni, ma continuarono ad incrementare il loro potere  assorbendo le industrie fallite e le terre abbandonate da migliaia di famiglie contadine. Anche nell’agricoltura la situazione era diventata improvvisamente drammatica. Molti allevatori e contadini, non riuscendo a vendere i loro prodotti per l’improvviso restringimento del mercato, precipitarono nella miseria.
La borsa valori di Milano La Borsa Valori di Milano fu istituita il 16 gennaio del 1808, attraverso un decreto napoleonico del Vicerè d’Italia Eugenio di Beauharnais, e Carlo Ciani, che aveva dietro di se una grande tradizione di banchieri e uomini d’affari, ne fu il primo presidente. Verso la fine del diciannovesimo secolo, in Italia erano presenti altre nove Borse: Venezia, Trieste, Roma, Firenze, Napoli, Torino, Genova, Bologna e Palermo; tra tutte, quella di Milano è da sempre considerata la Borsa più importante del nostro Paese. La prima sede della Borsa di Milano fu il Monte di Pietà, dove essa venne istituita. Pochi mesi dopo, a causa dell’inadeguatezza della sede, la Borsa fu trasferita per un breve periodo nel Fabbricato della piazza dei Tribunali fino al 29 settembre 1808, quando venne inaugurata la nuova sede nel Palazzo dei Giureconsulti. In seguito, a causa di alcune ristrutturazioni del Palazzo dei Giureconsulti, la Borsa occupò tra il 1887 e il 1890 il Ridotto del Teatro alla Scala. Agli inizi del ‘900, precisamente l’8 ottobre 1901, fu inaugurata una nuova sede nell’attuale palazzo delle Poste in Piazza Cordusio. Infine, nel 1932 si ebbe la sede definitiva nel Palazzo Mezzanotte, dal nome dell’architetto che lo ha progettato, situato in Piazza degli Affari. Si estendeva su un’area di quasi 6.500 mq e ospitava una galleria a portici, una vera piazza coperta per i servizi e gli operatori, un salone ovale per le contrattazioni, un servizio telegrafico e postale, un albergo diurno, un bar, un ristorante, servizi amministrativi, una biblioteca e una sala di lettura; Separati dal resto i borsini, dove vi erano gli operatori.
Agli inizi del ‘900, precisamente l’8 ottobre 1901, fu inaugurata una nuova sede nell’attuale palazzo delle Poste in Piazza Cordusio. Infine, nel 1932 si ebbe la sede definitiva nel Palazzo Mezzanotte, dal nome dell’architetto che lo ha progettato, situato in Piazza degli Affari. Si estendeva su un’area di quasi 6.500 mq e ospitava una galleria a portici, una vera piazza coperta per i servizi e gli operatori, un salone ovale per le contrattazioni, un servizio telegrafico e postale, un albergo diurno, un bar, un ristorante, servizi amministrativi, una biblioteca e una sala di lettura; Separati dal resto i borsini, dove vi erano gli operatori. Nel dicembre del 1987 si inaugurò una nuova sede provvisoria, il Gabbiotto, per permettere il restauro di Palazzo Mezzanotte. Oggi Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana S.p.A., società che gestisce la Borsa Valori, non ospita più indaffarati agenti di cambio tesi a scambiare titoli, ma dei “freddi” calcolatori sui quali si incontrano la domanda e l’offerta di operatori di tutto il mondo. Ripercorriamo insieme le tappe più importanti che hanno consentito il passaggio dal mercato “alle grida” alla Borsa telematica. All’inizio le Borse ospitavano lo scambio sia di merci sia di valute e titoli. Successivamente, si assistette alla separazione tra il mercato delle merci e quello dei titoli che a Milano avvenne nel 1913. Da questo momento, è possibile parlare di Borsa Valori in termini appropriati, ossia di un mercato in cui si scambiano solo valori mobiliari.
Altra tappa di transizione molto importante è rappresentata dall’anno 1991 con la direttiva della Comunità Europea sull’intermediazione mobiliare e i servizi di investimento, che ha avviato il processo di privatizzazione dei mercati finanziari: la Borsa Valori di Milano era infatti, come tutte le altre Borse, un mercato pubblico, disciplinato da leggi dello Stato e regolamenti degli organi di controllo. La legge n. 1 del 2 gennaio 1991 istituì il Consiglio di Borsa (operativo dal febbraio 1993), al quale erano affidate tutte le competenze organizzative, tecniche e consultive dei precedenti organi locali, mentre l’attività di vigilanza, gestione e organizzazione dei mercati era rimasta alla Consob. Il 1991 è importante anche per quanto riguarda le modalità di negoziazione; infatti, fina ad allora, le contrattazioni avvenivano “alle grida” ed erano svolte in particolari recinti (corbeilles), nei quali gli agenti di cambio compravano e vendevano azioni, gridando e gesticolando le loro proposte d’affari. In questi recinti, erano svolte anche tutte le operazioni relative all’accertamento dei prezzi ufficiali e alla redazione dei listini: i prezzi erano trasmessi a un funzionario, che si trovava al centro del recinto, il quale era incaricato di raccogliere le notifiche e a fine giornata il comitato direttivo degli agenti di cambio definiva il listino ufficiale. Le contrattazioni erano divise in tre fasi: l’apertura, la fase del durante e la chiusura o di compilazione del listino. Il passaggio verso il mercato telematico si conclude nell’aprile del 1994, con la migrazione completa delle negoziazioni a un sistema di reti informatiche interconnesse: ogni transazione viene effettuata tramite computer e ogni intermediario immette gli ordini dalla propria sede.
Il 7 febbraio 1997, il Consiglio di Borsa costituì la società Borsa Italiana S.p.A. con sede a Milano, il cui azionario era composto da banche, Sim e altri intermediari e attori del mercato; contemporaneamente furono chiuse le preesistenti dieci Borse Valori (Milano, Roma, Trieste, Venezia, Napoli, Torino, Genova, Firenze, Bologna e Palermo) e gli scambi concentrati presso la sede di Milano. La Borsa Italiana S.p.A. è divenuta a tutti gli effetti una società di gestione dei mercati, acquisendo una certa operatività ed emanando un proprio regolamento: il Regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana S.p.A.

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Nascita Della Borsa

  • 1. Nascita della Borsa Le città italiane furono fra le prime nel XV secolo ad ospitare i mercati pubblici( come il Mercato Nuovo di Firenze ed il Rialto di Venezia), sull’esempio dei quali poco più di un secolo dopo nacque la prima borsa moderna d’Europa. Nello stesso secolo i mercanti italiani introdussero tale consuetudine in altre grandi città all’esterno come Londra e Bruges. Quest’ultima in particolare ebbe un ruolo di primo piano a livello europeo fino al 1500. Inoltre il nome “borsa” probabilmente deriva dal palazzo di fronte alla piazza fiamminga sulla quale avvenivano gli scambi, sulla cui facciata erano scolpite tre borse, ossia lo stemma dei Van DerBurse, famosa famiglia di banchieri di origine veneziana.
  • 2. L’espansione del mercato borsistico Dopo il declino di Bruges ed in seguito dalla città tedesca di Anversa ( verso la fine del XVI secolo), fu Amsterdam a costituire dal 1609 il più grande centro d’affari e la prima borsa moderna d’Europa. Il diffondersi, intanto, dei grandi centri mercantili di operazioni di prestito a favore di monarchi e di municipalità aveva creato una base di titoli di debito pubblico negoziabili che erano entrati a far parte degli affari di borsa. Nelle borse si iniziò anche a contrattare su quote di comproprietà di quelle imprese che erano sorte stabilmente in forma di società per azioni (S.p.A.) in seguito ai grossi guadagni conseguiti dalle compagnie coloniali, nate tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII in Olanda e Inghilterra. Nel periodo successivo le città le cui borse funzionavano a pieno ritmo, sia per quanto riguarda le azioni sia per quanto riguardava le obbligazioni di stato, erano Londra, Amsterdam e Parigi.
  • 3. La borsa: fonte principale d’investimento La nascita delle ferrovie, il dispiegarsi della rivoluzione industriale in settori d’attività implicanti imprese di rilevanti dimensioni, e lo sfruttamento crescente di nuove fonti di materie prime in tutto il pianeta (richiedevano una mobilitazione associata di capitali su larga scala), portarono alla creazione di un grande mercato di valori azionari, essenza della borsa moderna. Tutto questo avvenne soprattutto a seguito della grande diffusione delle società per azioni. I controlli e le limitazioni a cui fu sottoposto questo istituto, per evitare che si diffondessero fenomeni speculativi e raggiri nei confronti dei risparmiatori, ne ostacolarono per un certo periodo la sua diffusione in varie nazione europee fino alla metà del XIX secolo. In seguito, invece, in Gran Bretagna (1855), Francia (1867), Germania(1872) e altrove furono adottate legislazioni favorevoli, e venne crescendo enormemente sino a divenire, nei paesi europei ed extraeuropei, una delle forme più importanti d’investimento nel risparmio.
  • 4. Wall Street Wall Street è una importante arteria viaria di New York : situata nel quartiere di Manhattan, ospita la prima sede permanente della borsa di New York ( New York Stock Exchange o NYSE). Il nome della strada deriva dal fatto che venne edificato un vero e proprio muro di terra e legname altro 3,5 metri e fortificato con palizzate. Il muro, una volta creato, fu rinforzato nel tempo per la continua difesa dagli attacchi delle varie tribù indiane. Nel tardo XVIII secolo c’èra un albero di platano americano infondo a Wall Street, sotto il quale mercanti e speculatori per informalmente commerciare. Nel 1972 i commercianti formalizzarono la propria associazione stilando il cosiddetto Buttonwood Agreement. Era l’origine del New York Stock Exchange.
  • 5. Il crollo della borsa di Wall Street Nel 1927, in un periodo caratterizzato da forti investimenti all’estero e da un’economia in continua crescita, i finanzieri di Wall Street rivolsero la propria attenzione al mercato interno e cominciarono ad acquistare azioni in borsa provocando un aumento dei prezzi. In seguito al continuo incremento del volume degli acquisti, i prezzi delle azioni diventarono sempre più alti e si creò così un boom apparentemente naturale che spinse gran parte del pubblico a investire i propri capitali in borsa: molti impegnarono tutti i propri risparmi, incoraggiati da consulenti disonesti o incompetenti; era tale la fede nella capacità del mercato di garantire profitti eccezionali che non appena veniva avviata un’impresa, spesso con programmi ingannevoli o addirittura fraudolenti, tutti correvano ad acquistare azioni. A un certo punto iniziò tuttavia a serpeggiare il timore che anche questa crescita inaspettata sarebbe cessata: la Federal Reserve Bank, la banca centrale statunitense, alzò allora il tasso di interesse, ma solo dell’ 1%, e suggerì alle banche di non concedere denaro in prestito per gli investimenti in borsa, suggerimento in seguito ritirato dietro pressione di uno dei suoi direttori che aveva forti interessi nelle operazioni di borsa.
  • 6. Il continuo crollo di Wall Street Nel contempo, alcuni operatori finanziari decisero che avrebbero potuto realizzare un maggior profitto trasformandosi da speculatori al rialzo in speculatori al ribasso e iniziarono a svendere le proprie azioni: La vendita delle azioni acquistò gradualmente velocità e il 23 ottobre più di sei milioni di azioni vennero negoziate a prezzi sempre più bassi. Il giorno seguente, il “giovedì nero”, ne furono negoziate più del doppio. Il lunedì nove milioni di azioni cambiarono di mano; il valore delle azioni era calato di quattordici miliardi di dollari in meno di una settimana. Poi, il “martedì nero”, si verificò il crollo della borsa: il prezzo delle azioni di numerose imprese di grandi dimensioni precipitò. Quel giorno più di sedici milioni di azioni calò di altri dieci miliardi di dollari. Ciò ebbe un riflesso immediato sulle altre borse degli Stati Uniti, da Chicago a San Francisco.
  • 7. Cause conseguenti alla crisi Al crollo della borsa di Wall Street segui pertanto la chiusura di migliaia di banche, prese d’assalto dai risparmiatori, per ritirare il proprio denaro e in un rapido susseguirsi di eventi le aziende furono trascinate nella catastrofe. Nello stesso tempo per mancanza di acquirenti si contrassero ulteriormente le vendite, si ridusse la produzione, migliaia di fabbriche e di imprese fallirono licenziando migliaia di operai e impiegati. Le più colpite dalla crisi economica furono naturalmente la fasce deboli della società americana (la piccola borghesia e il proletariato industriale), mentre i super milionari e le grandi corporations non soltanto ne uscirono indenni, ma continuarono ad incrementare il loro potere assorbendo le industrie fallite e le terre abbandonate da migliaia di famiglie contadine. Anche nell’agricoltura la situazione era diventata improvvisamente drammatica. Molti allevatori e contadini, non riuscendo a vendere i loro prodotti per l’improvviso restringimento del mercato, precipitarono nella miseria.
  • 8. La borsa valori di Milano La Borsa Valori di Milano fu istituita il 16 gennaio del 1808, attraverso un decreto napoleonico del Vicerè d’Italia Eugenio di Beauharnais, e Carlo Ciani, che aveva dietro di se una grande tradizione di banchieri e uomini d’affari, ne fu il primo presidente. Verso la fine del diciannovesimo secolo, in Italia erano presenti altre nove Borse: Venezia, Trieste, Roma, Firenze, Napoli, Torino, Genova, Bologna e Palermo; tra tutte, quella di Milano è da sempre considerata la Borsa più importante del nostro Paese. La prima sede della Borsa di Milano fu il Monte di Pietà, dove essa venne istituita. Pochi mesi dopo, a causa dell’inadeguatezza della sede, la Borsa fu trasferita per un breve periodo nel Fabbricato della piazza dei Tribunali fino al 29 settembre 1808, quando venne inaugurata la nuova sede nel Palazzo dei Giureconsulti. In seguito, a causa di alcune ristrutturazioni del Palazzo dei Giureconsulti, la Borsa occupò tra il 1887 e il 1890 il Ridotto del Teatro alla Scala. Agli inizi del ‘900, precisamente l’8 ottobre 1901, fu inaugurata una nuova sede nell’attuale palazzo delle Poste in Piazza Cordusio. Infine, nel 1932 si ebbe la sede definitiva nel Palazzo Mezzanotte, dal nome dell’architetto che lo ha progettato, situato in Piazza degli Affari. Si estendeva su un’area di quasi 6.500 mq e ospitava una galleria a portici, una vera piazza coperta per i servizi e gli operatori, un salone ovale per le contrattazioni, un servizio telegrafico e postale, un albergo diurno, un bar, un ristorante, servizi amministrativi, una biblioteca e una sala di lettura; Separati dal resto i borsini, dove vi erano gli operatori.
  • 9. Agli inizi del ‘900, precisamente l’8 ottobre 1901, fu inaugurata una nuova sede nell’attuale palazzo delle Poste in Piazza Cordusio. Infine, nel 1932 si ebbe la sede definitiva nel Palazzo Mezzanotte, dal nome dell’architetto che lo ha progettato, situato in Piazza degli Affari. Si estendeva su un’area di quasi 6.500 mq e ospitava una galleria a portici, una vera piazza coperta per i servizi e gli operatori, un salone ovale per le contrattazioni, un servizio telegrafico e postale, un albergo diurno, un bar, un ristorante, servizi amministrativi, una biblioteca e una sala di lettura; Separati dal resto i borsini, dove vi erano gli operatori. Nel dicembre del 1987 si inaugurò una nuova sede provvisoria, il Gabbiotto, per permettere il restauro di Palazzo Mezzanotte. Oggi Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana S.p.A., società che gestisce la Borsa Valori, non ospita più indaffarati agenti di cambio tesi a scambiare titoli, ma dei “freddi” calcolatori sui quali si incontrano la domanda e l’offerta di operatori di tutto il mondo. Ripercorriamo insieme le tappe più importanti che hanno consentito il passaggio dal mercato “alle grida” alla Borsa telematica. All’inizio le Borse ospitavano lo scambio sia di merci sia di valute e titoli. Successivamente, si assistette alla separazione tra il mercato delle merci e quello dei titoli che a Milano avvenne nel 1913. Da questo momento, è possibile parlare di Borsa Valori in termini appropriati, ossia di un mercato in cui si scambiano solo valori mobiliari.
  • 10. Altra tappa di transizione molto importante è rappresentata dall’anno 1991 con la direttiva della Comunità Europea sull’intermediazione mobiliare e i servizi di investimento, che ha avviato il processo di privatizzazione dei mercati finanziari: la Borsa Valori di Milano era infatti, come tutte le altre Borse, un mercato pubblico, disciplinato da leggi dello Stato e regolamenti degli organi di controllo. La legge n. 1 del 2 gennaio 1991 istituì il Consiglio di Borsa (operativo dal febbraio 1993), al quale erano affidate tutte le competenze organizzative, tecniche e consultive dei precedenti organi locali, mentre l’attività di vigilanza, gestione e organizzazione dei mercati era rimasta alla Consob. Il 1991 è importante anche per quanto riguarda le modalità di negoziazione; infatti, fina ad allora, le contrattazioni avvenivano “alle grida” ed erano svolte in particolari recinti (corbeilles), nei quali gli agenti di cambio compravano e vendevano azioni, gridando e gesticolando le loro proposte d’affari. In questi recinti, erano svolte anche tutte le operazioni relative all’accertamento dei prezzi ufficiali e alla redazione dei listini: i prezzi erano trasmessi a un funzionario, che si trovava al centro del recinto, il quale era incaricato di raccogliere le notifiche e a fine giornata il comitato direttivo degli agenti di cambio definiva il listino ufficiale. Le contrattazioni erano divise in tre fasi: l’apertura, la fase del durante e la chiusura o di compilazione del listino. Il passaggio verso il mercato telematico si conclude nell’aprile del 1994, con la migrazione completa delle negoziazioni a un sistema di reti informatiche interconnesse: ogni transazione viene effettuata tramite computer e ogni intermediario immette gli ordini dalla propria sede.
  • 11. Il 7 febbraio 1997, il Consiglio di Borsa costituì la società Borsa Italiana S.p.A. con sede a Milano, il cui azionario era composto da banche, Sim e altri intermediari e attori del mercato; contemporaneamente furono chiuse le preesistenti dieci Borse Valori (Milano, Roma, Trieste, Venezia, Napoli, Torino, Genova, Firenze, Bologna e Palermo) e gli scambi concentrati presso la sede di Milano. La Borsa Italiana S.p.A. è divenuta a tutti gli effetti una società di gestione dei mercati, acquisendo una certa operatività ed emanando un proprio regolamento: il Regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana S.p.A.