3. ORIAGO « Ma s'io fosse fuggito inver la Mira, quando fu' sovraggiunto ad Oriaco, ancor sarei di là ove si spira. Corsi al palude, e le cannucce e 'l braco m'impigliar sì, ch'i' caddi; e lí vid'io delle mie vene farsi in terra laco. » (Dante Alighieri - Purgatorio V, 79-84) “ Se fossi fuggito verso Mira, quando fui raggiunto ad Oriaco, mi sarei salvato. Corsi a nascondermi nella palude, e lì tra le piante palustri m'impigliai, caddi; e lì vidi formarsi per terra un lago del mio sangue.”
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7. La parrocchiale, intitolata a Santa Maria Maddalena, fu iniziata nel XV secolo e modificata nel Cinquecento. A navata unica con cappelle laterali, conserva una tela attribuita a Francesco Vecellio, fratello del più noto Tiziano; il soffitto, recente (1947) è opera di Bepi Spolaor. Il campanile è in stile romanico a cella ottagonale.
8. Storia La storia di questo paese ha origini lontane, legate all’epoca romana; il borgo è ricordato dallo storico Tito Lilion in una lettera del 170 a.C., indirizzata al console romano Marco Emilio Lepido, discendente della nota famiglia della gens Aemilia. A quel tempo il Senato Romano, per sedare una rivolta di soldati nelle campagne venete, inviò nei pressi di Oriago il console che, assolto brillantemente l’incarico,tra onori e gloria, traccia l’importante via Emilia-Altinate, per collegare la città di Padova ad Altino. Nel villaggio sorgeva una cappella, dedicata a San Martino della stradella, che dipendeva dalla vicina pieve di Borbiago; la costruzione dell’odierna chiesa risale al XV secolo quando il nobile veneziano Nicolò Querini e il Cardinale Bessarione, constatate le condizioni precarie della cappella si impegnano alla costruzione di un nuovo tempio in cambio del giuspatronato e nel 1494 Papa Alessandro VI consacra la chiesa alla Beata vergine innalzandola a dignità di parrocchiale. Con il successivo passaggio del giuspatronato dal casato dei Querini ai Moro, la chiesa viene nuovamente titolata alla Madonna Addolorata e ai Santi Martino e Maddalena di Oriago.
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13. Molti ospiti hanno soggiornato in villa nel corso dei secoli. Tra i suoi ospiti ci sono importanti figure storiche come il maresciallo Josef Radetzky (da qui comandò nel 1848 l'assedio a Venezia), il maresciallo napoleonico Auguste Marmont (Duca di Ragusa), il principe d'Arenberg, il musicista Pietro Mascagni e l'avventuriero Giacomo Casanova. Nella prima metà dell'ottocento fu la residenza di Carl Ritter von Ghega, progettista della ferrovia del Semmering in Austria, la prima ferrovia di montagna d’Europa.
14. Villa Gradenigo Sorge in località Gambarare di Oriago ed è una delle più antiche della Riviera. Fu fatta costruire nel 1529 dalla famiglia Scarpa, di origine bergamasca. Ebbe poi molti altri proprietari e ancora oggi è proprietà privata. Fu "Villa Stella", quindi "Pellegrini-Fossati", ma è conosciuta come Gradenigo (che fu solo affittuario), oggi "Bellemo". Appare come una solida costruzione di mole cubica, tipica dei Palazzi del '500. Durante tale secolo, infatti, le costruzioni che s'affacciano al Canale del Brenta sono chiamati "Ville", ma non per significare una dimora particolarmente lussuosa, bensì una dimora di campagna (da Villico o Villano che era il contadino) cioè un luogo in cui ci si autosostenta, come avviene nei conventi e gli edifici in tale secolo vennero infatti costruiti in funzione del controllo dell'agricoltura e della viticoltura.
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16. I nobili proprietari dei terreni si trasferivano da Venezia alla campagna del Brenta solo per brevi periodi, in occasione, per esempio, della mietitura e della vendemmia. Solo nei secoli successivi l' abitazione venne utilizzata anche per la villeggiatura e per essere adatta alla nuova destinazione d'uso venne abbellita con affreschi, sia internamente che esternamente. E' ripartita su tre livelli. La famiglia del nobile proprietario abitava nel piano di mezzo, chiamato per questo "piano nobile" o anche alla francese "bell'étage", caratterizzato dalla presenza sulla facciata di un terrazzino leggermente aggettante con balaustra in marmo e trifora posteriore che ci indicano la misura della larghezza del "portego", ovverosia di quel grande salone di ricevimento che si sviluppa da una facciata all' altra dell' edificio e che è largo quanto, appunto, il terrazzino esterno.
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25. I Veneziani, alla guida di Carlo Zeno, riuscirono infine a forzare l'accesso alle terre patavine transitando attraverso le paludi che circondavano Piove di Sacco, attraverso le quali furono eretti argini e camminamenti. Le truppe di Francesco Novello furono sconfitte e costrette a ritirarsi in Padova, dove vennero strette d'assedio, mentre truppe veneziane e alleate entravano nel Veronese. Agli inizi del 1405 comando dell'armata della Serenissima venne quindi affidato a Paolo Savelli , che strinse ancor più d'assedio Padova, dove presto giunse anche la flotta di Fantino Michiel . La situazione spinse il Marchese di Ferrara a firmare la pace il 14 marzo , restituendo il Polesine e pagando un pesante indennizzo. Il 24 giugno , infine, Verona cadde e si diede a Venezia. Nell'occasione venne fatto prigioniero Jacopo Da Carrara , figlio di Francesco Novello.
26. Di fronte alla prospettiva della sconfitta, con Padova assediata e colpita dalla peste, i Carraresi si risolsero a trattare, ma proprio quando sembrava che si fosse giunti ad un accordo per un onorevole esilio a Monselice, Francesco Novello, sperando nel soccorso di Firenze, con una rapida sortita riuscì a spezzare l'assedio, mettendo in fuga le truppe che circondavano città. Venezia rispose gettando, il 25 settembre , Jacopo Da Carrara al carcere duro, pretendendo, per la liberazione, che fosse lasciato libero Obizzo Da Polenta , prigioniero dei Padovani, e che si pagasse un riscatto di tremila e cinquecento ducati. vennero deviate le acque del Brenta e del Bacchiglione, che alimentavano Padova, mentre la Serenissima, abbandonato ogni proposito di accordo, pretendeva la dedizione incondizionata della città.
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28. BIBLIOGRAFIA Queste informazioni su Oriago e Borbiago le ho trovate nel motore di ricerca google nel sito di Wikipedia e in alcuni libri che parlano della Riviera del Brenta che la professoressa ci ha procurato e portato a scuola.