2. Probabilmente le prime forme di vita si formarono in piccole pozze d’acqua ricche di sali minerali, irradiate dai raggi solari e dall’elettricità presente nell’aria. Gli organismi primitivi, i PROTOZOI, esseri unicellulari, cioè composti di una sola cellula, erano già in grado di riprodursi.
3. Con il passare del tempo i viventi divennero sempre più complessi. Differenziandosi nell’aspetto, nelle abilità, nel modo di nutrirsi, di riprodursi, si adattarono ai piccoli e grandi mutamenti dell’ambiente naturale. Alcuni continuarono a vivere in ambienti d’acqua, altri si spostarono sulla terraferma.
4. Anche dopo la comparsa della vita, l’ambiente terrestre continuò a trasformarsi: avvennero grandi cambiamenti climatici, sconvolgimenti improvvisi della superficie terrestre (eruzioni vulcaniche, terremoti, inondazioni), lenti spostamenti dei continenti. Le specie viventi reagirono ai cambiamenti dell’ambiente modificando, una generazione dopo l’altra, il loro aspetto fisico e i loro comportamenti. Questi cambiamenti, a volte lentissimi e quasi impercettibili, a volte molto più rapidi, vengono chiamati evoluzione. Ancora oggi le modificazioni dell’ ambiente influenzano lo sviluppo di tutte le specie viventi .
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6. All’ interno di una stessa specie nascono alcuni individui più adatti all’ ambiente in cui vivono, cioè in grado di resistere meglio alle difficoltà e altri meno adatti. I nuovi individui, pur essendo sempre molto simili ai rispettivi genitori, presentano anche alcune caratteristiche che li differenziano. Se il nuovo nato possiede alcune particolarità che gli permettono di vivere meglio nel suo ambiente, esso sopravvive e di conseguenza trasmetterà ai propri discendenti queste variazioni .
7. Se invece il nuovo organismo presenta delle modificazioni che non lo rendono adatto alla vita in quell’ambiente, sarà sopraffatto e probabilmente morirà prima di dare alla luce dei figli con le sue stesse caratteristiche. In questo modo, con il passare delle generazioni, le specie animali e vegetali si evolvono: cambiano il loro aspetto e le loro abitudini in relazione alle trasformazioni dell’ambiente. Le specie che non riescono ad adattarsi si estinguono, cioè scompaiono. Questa legge della natura viene chiamata selezione naturale
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9. Osservando attentamente gli organismi vegetali, potremo scoprire tanti piccoli segni del loro adattamento all’ ambiente. Vediamo insieme alcuni esempi. Le piante aghifoglie (pini, abeti, larici…) hanno foglie a forma di ago: la loro superficie molto ridotta permette di sopravvivere al gelido ambiente di montagna. L’ ADATTAMENTO DELLE PIANTE
10. Il fusto del cactus, e in generale delle piante grasse, robusto ma non legnoso, può dilatarsi in modo da immagazzinare una notevole quantità d’acqua. Cosi, questi vegetali hanno la possibilità di vivere in ambienti aridi: nei periodi di siccità utilizzano poco per volta l’ acqua immagazzinata. Inoltre, le foglie del cactus, per ridurre la traspirazione, si sono trasformate in spine, utilissime anche come difesa .
11. Nella ninfea, le minuscole aperture (stomi) che permettono gli scambi gassosi si trovano sulla pagina superiore della foglia anziché, come accade per le altre piante, sulla pagina inferiore, perché quest’ ultima è a contatto con l’acqua. Numerose alghe e piante acquatiche possiedono piccole vesciche che, riempiendosi o svuotandosi d’ aria, fanno salire a galla oppure scendere la pianta a seconda delle necessità di luce e di ossigeno (che vicino alla superficie è più abbondante).
12. L’ ADATTAMENTO DEGLI ANIMALI Anche gli animali si sono adattati a vivere negli ambienti più differenti. Alcuni animali, resistono al clima desertico. Il dromedario, per esempio, è capace di bere e accumulare nel grasso della sua gobba per fino ottanta litri d’acqua, che poi utilizza a poco a poco quando compie i viaggi nel deserto. Durante le tempeste di sabbia le sue lunghe ciglia proteggono le orecchie e le narici si chiudono ermeticamente.
13. Altri animali, invece, si sono adattati ai freddi intensi: per esempio l’orso e l’ermellino sotto la folta pelliccia hanno uno strato di grasso che li protegge dal gelo.
14. Alcuni animali si sono adattati persino a vivere nel suolo, come la talpa che,quasi cieca, è dotata di robuste unghie per scavare, e il lombrico, che costruisce lunghe gallerie “mangiando” la terra e ricavando da essa sostanze necessarie alla sopravvivenza.
15. Altri ancora hanno adattato il proprio corpo per potersi procurare più facilmente il cibo: il collo della giraffa è utile per raggiungere le fronde più alte, dove non arrivano gli altri animali; le ossa degli uccelli invece sono cave e leggere, adatte al volo. Tutte queste caratteristiche sono le “risposte” che gli animali hanno sviluppato per affrontare le difficili condizioni dell’ambiente in cui vivono.
17. LO SPOSTAMENTO DI ALCUNI PESCI SULLA TERRAFERMA Ma come è possibile? I MUTAMENTI DELL’AMBIENTE LA CONCORRENZA CON I SIMILI e ad esempio l’abbassamento delle acque ad esempio la ricerca del cibo CAUSANO
18. I dipnoi (che significa “respiro due volte”cioè in due modi ) sviluppano una particolare espansione del tubo digerente. Questo diviene una specie di “polmone” che permette a questi pesci-anfibi di assorbire ossigeno anche dall’aria. Un gruppo di Dipnoi (i Ripidisti) sviluppano pinne molto robuste, riuscendo a sopravvivere anche sulla terraferma, comunque sempre in prossimità dell’acqua.
19. I Sarcopterigi (che significa “pinne di carne”) imparano a compiere brevi tragitti fuori dall’acqua fino alla pozza seguente, alla ricerca di cibo. Alcuni non si sentono però di rischiare e migrano nelle acque marine più profonde .