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Relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2013
Intervento del Ministro

Sig. Presidente,
Onorevoli Deputati,
L'anno 2013 ha visto il Ministero della giustizia impegnato a fondo su alcuni temi
fondamentali nei più delicati settori di competenza, tutti connotati da una
situazione prossima all'emergenza e tutti essenziali per la corretta tutela dei diritti,
soprattutto delle persone più vulnerabili. Mi riferisco in particolare agli interventi sul
sistema carcerario, sui quali tornerò più innanzi, volti non solo a conferire dignità ai
detenuti nell'ottica del recupero della funzione rieducativa della pena, ma anche a
restituire all'Italia, nel confronto internazionale, l'immagine di un paese
culturalmente attento alla tutela di tutte le persone, in linea con la propria
tradizione civile e giuridica e con la propria storia.
Mi riferisco, inoltre, al compiuto disegno, organizzativo (di attuazione della riforma
della geografia giudiziaria) - e normativo (di modifica del sistema civile e penale) finalizzato al recupero di efficienza del sistema processuale italiano, che impedisce
ai cittadini ed alle imprese di fruire in tempi ragionevoli della giustizia quale servizio
imprescindibile di uno Stato moderno.
Al termine del mio intervento depositerò una completa documentazione sullo stato
della giustizia, anche su supporto informatico, in modo da garantire il massimo della
trasparenza e dell’accessibilità dei dati, mentre concentrerò la mia esposizione su
quanto è stato realizzato nonché sui punti di maggiore criticità ancora da affrontare,
oltre che sui possibili rimedi da sottoporre all’esame del Parlamento.
(1) Ancora una volta devo evidenziare che i punti di maggiore criticità restano quelli
del funzionamento del sistema giudiziario.
Pur a seguito dei numerosi interventi introdotti negli ultimi anni, la situazione non è
ancora soddisfacente.
E’ sotto gli occhi di tutti l’eccessivo carico di lavoro che affligge gli uffici giudiziari.
Alla data del 30 giugno 2013 si contano 5.257.693 di processi pendenti in campo
civile e quasi 3 milioni e mezzo in quello penale.
Il sistema continua ad essere in sofferenza nonostante la risposta offerta dalla
magistratura italiana che l’ultimo rapporto della Commissione europea per
l’efficienza della giustizia colloca ai primi posti in termini di produttività.
Siamo in presenza di un fenomeno imponente di dilatazione, in termini quantitativi,
ma soprattutto qualitativi, del lavoro giudiziario provocato non solo da un aumento
della litigiosità nel campo civile o della attività criminale in campo penale.
Le cause sono molteplici e hanno le loro radici anche nelle trasformazioni in atto
nelle società moderne, caratterizzate da rapida evoluzione dei processi economici e
accrescimento dei diritti e interessi diffusi.
Si pensi alla dilatazione delle fattispecie penalmente rilevanti che ha contribuito a
produrre un intasamento del sistema.
Se dalla giustizia penale passiamo alla giustizia civile, registriamo come sia
enormemente accresciuto il catalogo di quei diritti soggettivi che, per loro natura,
possono trovare soltanto nella via giudiziaria il loro riconoscimento e la loro
attuazione. Diritti oggi estesi a tutte quelle situazioni collegate a complessi interessi
economico-sociali la cui definizione in sede giudiziaria assume maggiori difficoltà e
tempi sempre più lunghi.
Aumentano i carichi di lavoro e lo spazio di azione dei magistrati: da qui traggono
origine le insoddisfazioni per le lentezze dei giudizi e i timori che la sovraesposizione
della Magistratura possa alterare il delicato equilibrio istituzionale che deve segnare
il rapporto tra i Poteri dello Stato.
Compito della Politica, più che mai in questa contingenza storica, è fare fronte alle
insoddisfazioni e ai timori, ponendo la giurisdizione nelle condizioni di esercitare,
con pienezza di legittimazione e credibilità sociale, l’essenziale funzione di tutela dei
diritti e della legalità.
In questo modo si delinea l’orizzonte delle iniziative di riforma assunte e dell’azione
del Governo per il prossimo futuro.
La necessità di affrontare in modo radicale una situazione di crisi apparentemente
irreversibile ha spinto all'adozione di alcune innovazioni con l’obiettivo di una
maggiore efficienza.
Pur nel breve lasso di tempo trascorso dall’insediamento del Governo e dovendo
tener conto dei severi vincoli di bilancio conseguenti alla crisi economica, è
mia ferma intenzione proseguire lungo questa strada, secondo le seguenti direttrici:
- razionalizzazione dell’organizzazione giudiziaria sotto il profilo della struttura
territoriale;
- efficienza complessiva del servizio giudiziario sotto il profilo della domanda ed
offerta di giustizia, con la connessa problematica della diminuzione dell’arretrato;
- allentamento della tensione detentiva connessa al sovraffollamento carcerario.
(2) In ordine al primo punto, ritengo che l’attuazione della riforma della nuova
geografia giudiziaria abbia un’importanza strategica.
Il sistema era caratterizzato da una grave arretratezza: la carta giudiziaria italiana
che risaliva, in gran parte, alla seconda metà dell’800, era fonte di diseconomie
organizzative e costi elevati.
Dalla attuazione della riforma ci si attende non soltanto significativi risparmi di
spesa, ma, soprattutto, un netto recupero di efficienza in forza della migliore
distribuzione della scarse risorse.
La riforma assicurerà anche maggiore prevedibilità e qualità delle decisioni
giudiziarie, fattore rilevantissimo – insieme ai tempi – per attrarre nel nostro Paese
gli investitori internazionali.
L’analisi delle serie statistiche dell’ultimo trentennio mostra che gli uffici giudiziari di
maggiore efficienza sono quelli di medie dimensioni, con una dotazione di magistrati
giudicanti compresa tra 30 e 60 unità: per questo non solo sono state eliminate le
strutture di modeste dimensioni, dove in alcuni casi era evidente la sproporzione tra
il numero di persone addette all’ufficio ed il basso carico di lavoro, ma è stata anche
alleggerita la pressione sugli uffici metropolitani di maggiori dimensioni, come
Milano, Torino e Napoli.
Il conforto ottenuto dalla riforma in seguito alle sentenze della Corte Costituzionale
ci sprona a proseguire senza indugio.
Con i decreti correttivi, alcuni già adottati ed altri allo studio, sarà apportata ogni
modifica necessaria, nella consapevolezza che un’opera di così vaste dimensioni
rende certamente opportuno qualche aggiustamento.
Sono ben consapevole infatti che il nuovo disegno della geografia giudiziaria, pur
nella convinzione della sua indispensabilità, non è stato privo di sacrificio e ha
destato non poche preoccupazioni per la classe forense, per i magistrati, per il
personale amministrativo e per la comunità locale direttamente interessata,
preoccupazioni che sono state condivise anche da molti parlamentari.
Devo dare atto tuttavia che il territorio ha risposto con grande disponibilità, dando
prova di profonda maturità civica e senso di responsabilità.
(3) Accanto all'accorpamento delle sedi giudiziarie, che ha permesso il recupero di
personale amministrativo e giudiziario, anche nell'anno 2013 il Ministero ha profuso
grande impegno nel portare avanti le procedure concorsuali e di assunzione di nuovi
magistrati.
Con D.M. 2.5.2013 sono stati assunti n. 273 magistrati ordinari in tirocinio.
Si è conclusa l'ultima procedura di concorso per esami a 370 posti di magistrato
ordinario. La graduatoria finale è stata approvata il 27.11.2013 e sono risultati idonei
352 candidati. Le somme necessarie per l’assunzione dei nuovi magistrati sono state
stanziate in bilancio: ciò consentirà di procedere con celerità all’assunzione dei
nuovi Magistrati Onorari di Tribunale nella primavera del prossimo anno.
Con D.M. 30.10.2013 è stato indetto un nuovo concorso per esami a 365 posti di
magistrato ordinario. Per la prima volta la procedura di compilazione ed invio della
domanda di partecipazione al concorso è stata informatizzata. Le prove scritte si
svolgeranno nella tarda primavera del 2014.
Sono in via di completamento, infine, gli adempimenti stabiliti dal D.L. 21.6.2013, n.
69 (c.d. Decreto del fare), volti al reclutamento di 400 giudici ausiliari destinati ad
agevolare la definizione dei procedimenti civili pendenti presso ciascuna Corte di
appello. L’entrata in servizio di tale nuova categoria di giudici onorari è prevista nella
prossima primavera.
(4) Per i magistrati onorari, che offrono un contributo insostituibile al servizio
giustizia, in attesa che venga realizzata una compiuta riforma che è all'esame del
Parlamento, è stata disposta una ulteriore proroga nella Legge di stabilità, in forza
della quale 2400 di loro potranno rimanere ancora in servizio per un anno. Inoltre
con un emendamento al decreto legge cosiddetto Milleproroghe ho proposto di
posticipare la proroga di un ulteriore anno affinché possano operare serenamente in
costanza di approvazione della riforma. Mi sono impegnata, inoltre, con i giudici di
pace ad aprire un tavolo tecnico sulla riforma, iniziativa che partirà a giorni. E' mio
intendimento procedere allo stesso modo con i magistrati onorari, per i quali fisserò
a breve un incontro con le relative rappresentanze.
(5) Gli ulteriori interventi per favorire l’efficienza del servizio giudiziario sono stati
adottati in una prospettiva globale ed integrata, incidendo, con riferimento alla
giustizia civile, sui farraginosi meccanismi processuali che spesso, di per sé,
generano ritardo.
Si intende inoltre incidere sia sulla domanda di giustizia, anche mediante la
valorizzazione dell’istituto della media-conciliazione, valutata pubblicamente in
termini estremamente positivi anche a livello europeo, sia sull’offerta di giustizia,
aggredendo l’arretrato e razionalizzando il sistema processuale.
In altri termini, gli interventi sul processo civile hanno l’obiettivo di far tornare a
livelli fisiologici, in un arco temporale contenuto, la gestione e l’entità del
contenzioso.
I primi risultati provenienti dal monitoraggio statistico sono confortanti.
Dai dati relativi all’ultimo semestre 2013 emerge, infatti, l’impatto positivo delle
scelte già adottate (filtri in appello, aumento dei contributi unificati, riforma della
legge Pinto) e da questo Governo proseguite.
Si registra un calo delle pendenze rispetto al 2012, per tutti i gradi di giudizio, del
4%, che arriva al 6% in corte di appello; nonché la riduzione del 20% in tema di
ricorsi in materia di equa riparazione per l’irragionevole durata dei processi.
Fra i diversi interventi realizzati, vanno menzionate le misure introdotte con il D.L. n.
69 del 2013 (“disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia” - cd. Decreto del
fare), finalizzate a ridurre ulteriormente il carico della giustizia civile e a garantire
una ragionevole durata dei procedimenti.
Con esso sono stati introdotti, come si è detto, giudici ausiliari (onorari) nelle corti di
appello; è stato introdotto il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari per i
laureati in giurisprudenza (conciliando in questo modo le esigenze di maggiore
efficienza con quelle di formazione dei giovani); è stato aumentato l'organico dei
magistrati del Massimario della Cassazione a supporto delle attività ordinarie; si è
intervenuti con specifiche misure volte ad abbattere i tempi per il recupero del
credito impedendo condotte dilatorie del debitore.
Per diminuire il numero dei procedimenti giudiziari in entrata, dopo la sentenza
della Consulta di fine 2012, è stata ripristinata in via sperimentale per un
quadriennio la mediazione obbligatoria per numerose tipologie di cause: l’opera del
mediatore, cioè di un professionista qualificato, è funzionale al raggiungimento di un
accordo tra le parti impedendo che la lite arrivi in tribunale ovvero, per i
procedimenti già pendenti, facilitandone la conclusione senza la decisione del
giudice.
Ritengo, infatti, che la mediazione obbligatoria rappresenti uno strumento di grande
efficacia per restituire alla decisione autoritativa il suo predicato di extrema ratio e
favorire un mutamento culturale nella direzione della riduzione della tendenza alla
litigiosità, perdurante del nostro Paese.
Sono sinceramente convinta che, dopo un iniziale ed inevitabile periodo di
“assestamento”, l’istituto sortirà effetti positivi sul carico processuale.
A tal fine è stato costituito un sistema di controllo della operatività degli organismi
di mediazione da effettuarsi mediante la programmazione di ispezioni periodiche.
Vorrei ancora ricordare il disegno di legge approvato dal Governo il 17 dicembre
2013, collegato alla legge di stabilità 2014, volto a snellire e velocizzare l’intera
sequenza processuale civile.
La proposta normativa, che si articola in norme di delega ed in norme
immediatamente precettive, ha ad oggetto misure di ordine processuale e
sostanziale per il recupero dell’efficienza del processo di cognizione e di esecuzione,
nonché misure finalizzate alla riforma della disciplina delle garanzie reali mobiliari,
con l’obiettivo di agevolare l’accesso al credito.
Tra le misure poste all’attenzione del Parlamento, vi sono quelle di semplificazione
delle forme processuali per le controversie non connotate da specifiche complessità;
di accelerazione dei tempi di definizione del processo con la previsione di una
sentenza priva di una completa motivazione, fermo il diritto delle parti di ottenerla
in un momento successivo, se la richiedono; di sostegno alla produttività delle Corti
di appello con la previsione che, in alcuni tipi di cause, la sentenza possa essere
pronunciata da un solo giudice e non da un collegio di tre
magistrati; l'obbligatorietà, nelle cause ad alto tasso di tecnicità, della richiesta di
nomina di un consulente tecnico, prima di iniziare il processo, che possa agevolare
una definizione transattiva.
Con norme immediatamente precettive si incide sul processo di esecuzione forzata
al fine precipuo di contenerne i tempi, eliminando inutili passaggi procedimentali.
Una serie di altri interventi sono stati realizzati sul versante dell’offerta di giustizia:
l’intensificazione del processo di informatizzazione; la stabilizzazione dei tribunali
per le imprese; progetti volti a migliorare l’organizzazione dei tribunali.
(6) Nel corso del 2013 è proseguita l'attività di informatizzazione e digitalizzazione
dell'amministrazione giudiziaria, malgrado la costante contrazione delle risorse
finanziarie disponibili.
Oggi, servizi quali il deposito telematico degli atti e le comunicazioni on line di
cancelleria sono disponibili su tutto il territorio nazionale e i pagamenti telematici
sono una realtà d’uso quotidiano in 21 distretti su 26, con risparmi significativi e
maggiori garanzie rispetto alle possibilità di errore.
A partire dal 30 giugno del 2014 il processo civile telematico sarà obbligatorio per
legge per tutti i procedimenti monitori.
(7) Non va taciuto che le inefficienze della giustizia ordinaria non comportano solo
disagi per l'utenza e per l'economia privata ma determinano pesanti ricadute anche
sul debito pubblico.
I ricorsi per il riconoscimento della responsabilità dello Stato per i ritardi in materia
giudiziaria, regolati dalla cosiddetta legge Pinto, costituiscono larga parte del
contenzioso seguito dal Ministero, nonostante i segnali di un progressivo
abbattimento.
Il numero e l’entità delle condanne rappresentano annualmente ancora una voce
importante del passivo del bilancio della Giustizia, la cui eliminazione va posta come
prioritario obiettivo. L’alto numero di condanne ed i limitati stanziamenti sul
relativo capitolo di bilancio, hanno comportato un forte accumulo di arretrato del
cosiddetto debito Pinto che, ad ottobre 2013, ammontava ad oltre 387 milioni di
euro.
La questione dei ritardi nei pagamenti degli indennizzi da parte del Ministero ha
portato negli anni alla creazione di ulteriori filoni di contenzioso in costante
aumento (procedure esecutive, giudizi di ottemperanza, ricorsi alla Corte Europea
dei Diritti dell’Uomo), con l’aggiunta di ulteriori spese.
In questo quadro problematico, si iscrivono anche circa 1000 ricorsi proposti alla
Corte Europea dei Diritti Umani per lamentare il pagamento ritardato degli
indennizzi, che comporteranno ulteriori esborsi a carico dello Stato per porre fine al
contenzioso e per i quali è stato presentato un Piano di rientro da attuarsi entro il
prossimo settembre.
Con l'accelerazione del processo si conta quindi di incidere considerevolmente, per
l'immediato futuro, sui tempi delle decisioni, anche al fine di arrestare una tale
ingiustificabile crescita esponenziale di ritardi e spese.
(8) Anche in materia penale l’obiettivo prioritario è la riduzione dei tempi dei
procedimenti, la cui durata risulta in tendenziale decrescita per le Corti di Appello e
le Procure della Repubblica, mentre lo stesso non può dirsi per i Tribunali.
E’ necessario pertanto introdurre meccanismi di deflazione del carico giudiziario,
capaci di eliminare, già in fase di indagine, gli accertamenti che, per la modestia
degli interessi concretamente in gioco, non meritano il vaglio processuale.
Parallelamente, si dovrà potenziare l’efficacia deflattiva dei riti alternativi senza
dibattimento ed agire risolutamente sul sistema delle notificazioni degli atti
giudiziari.
Infine, si intende realizzare una calibrata revisione del meccanismo delle
impugnazioni, nella prospettiva di rafforzare la vocazione accusatoria del processo e
la funzione di garanzia dei ricorsi.
Razionalizzazione della spesa ed incremento di efficienza del servizio sono anche gli
obiettivi che si intendono perseguire attraverso il completamento della procedura
sulla gara unica per le intercettazioni.
Sul piano sostanziale una particolare attenzione è stata rivolta al contrasto della c.d.
violenza di genere.
Pur nella consapevolezza che per eliminare la diffusione di questo triste fenomeno
occorre prima di tutto una profonda presa di coscienza sociale, è stato presentato
nell’agosto scorso il decreto legge n. 93, convertito con modifiche dalla legge n.
119/2013, che contiene specifiche disposizioni di natura sia sostanziale che
procedimentale, al fine di fornire una tutela più efficace alle vittime, di consentire
una più ampia partecipazione delle persone offese al processo e di evitare il
fenomeno della c.d. vittimizzazione secondaria.
(9) Come anticipavo all'inizio, un notevolissimo impegno è stato profuso per
affrontare e cercare soluzioni immediate e concrete per la questione carceraria.
L’attività dell’intero anno è stata segnata dalla sentenza della Corte europea di
Strasburgo dell’8 gennaio 2013 (cd. Sentenza Torreggiani), che ha imposto il rispetto
di una proporzione minima tra numero dei detenuti e spazio vitale di cui essi
dispongono nel carcere.
Per superare le complesse problematiche derivate da tale statuizione è stato
necessario uno sforzo straordinario, che ha portato peraltro ad oggi risultati positivi
sotto i plurimi profili di intervento programmati.
Il piano presentato nelle scorse settimane al Consiglio d’Europa, e apprezzato
pubblicamente dai nostri interlocutori istituzionali, muove lungo tre direttrici:
- interventi di tipo legislativo;
- adozione di un nuovo modello di esecuzione penale intramuraria, pienamente
rispettoso dei principi costituzionali e ispirato alla responsabilizzazione dei detenuti,
che ne migliori le condizioni di vita, ne favorisca le attività trattamentali e i rapporti
con la famiglia e la società esterna;
- prosecuzione di un’azione di recupero, riconversione e ampliamento del
patrimonio penitenziario che possa portar già, entro l’anno appena iniziato, un
ulteriore incremento della capacità ricettiva degli istituti di pena nella misura di circa
4500 unità.
Sul piano normativo, il Consiglio dei Ministri ha varato, poco prima di Natale, un
nuovo intervento che prosegue lungo un percorso già tracciato da analoghi
provvedimenti di riduzione della popolazione carceraria.
Il decreto-legge n. 141 del 17 dicembre 2013 persegue l’obiettivo di diminuire, in
maniera selettiva e non indiscriminata, il numero delle persone ristrette in carcere,
attraverso misure dirette ad incidere sia sui flussi di ingresso negli istituti di pena
(con un intervento “chirurgico” in materia di piccolo spaccio di stupefacenti,
responsabile della presenza in carcere di un numero elevatissimo di persone), che su
quelli di uscita dal circuito penitenziario. Viene ampliata la possibilità di accesso
all’affidamento in prova al servizio sociale; si estende in via sperimentale a 75 giorni
per ciascun semestre la liberazione anticipata; si stabilizza l’istituto della esecuzione
della pena presso il domicilio prevista dalla legge n. 199 del 2010.
Vengono rafforzati inoltre gli strumenti di tutela dei diritti delle persone detenute,
attraverso la previsione di un nuovo procedimento giurisdizionale davanti al
magistrato di sorveglianza, nonché attraverso l’istituzione della figura del Garante
nazionale dei diritti delle persone detenute o comunque private della libertà
personale.
Si potenzia l’istituto dell’espulsione come sanzione alternativa per i detenuti
stranieri, anticipando, già al momento del loro ingresso in carcere, l’inizio della
complessa procedura di identificazione.
Si introducono poi alcune disposizioni finali, onde evitare che i ritardi nell’adozione
del regolamento previsto dalla c.d. legge Smuraglia sul lavoro penitenziario
impediscano di utilizzare le risorse finanziarie già stanziate per le agevolazioni e per
gli sgravi fiscali in favore dei datori di lavoro che impieghino lavoratori detenuti o
internati.
I primi risultati sono assai incoraggianti: al 9 gennaio 2014 i detenuti in carcere
erano 62.326 (59.644 uomini e 2.682 donne), in progressivo decremento rispetto
alla precedente rilevazione del 4 dicembre 2013 quando il numero era di 64.056
detenuti.
Si registra inoltre un sostanziale dimezzamento degli ingressi mensili per effetto del
decreto legge n. 78 del 2013, che, tra l’altro, ha eliminato il divieto di sospensione
dell’ordine di carcerazione per i recidivi qualificati.
Il 50% dei detenuti ristretti nei circuiti di media sicurezza – pari a circa 25.000 usufruisce dell’apertura delle celle per 8 ore giornaliere.
L’obiettivo è consentire, entro il maggio prossimo, che l’80% dei detenuti di media
sicurezza possa usufruire del medesimo beneficio.
La possibilità di aumentare gli spazi di socialità offre maggiori opportunità
trattamentali e favorisce la personalizzazione dei percorsi rieducativi.
Al tempo stesso, mi preme ribadire che l’insieme delle misure programmate ed in
corso di attuazione non produce un’alterazione dell’equilibrio sociale, poiché non è
previsto alcun automatismo nella concessione dei benefici penitenziari.
Ogni decisione è assunta dal magistrato di sorveglianza sulla base di una valutazione
positiva della personalità del detenuto.
Ulteriori effetti potranno prodursi con l’approvazione del disegno di legge n. 925,
attualmente in discussione alle Camere, che prevede l’introduzione della detenzione
e gli arresti domiciliari per i delitti puniti con la reclusione fino a sei anni. Il numero
dei destinatari della norma potrebbe essere di circa 4.000 detenuti.
Al Parlamento resta poi la responsabilità di scegliere se ricorrere a quegli strumenti
straordinari evocati dal Presidente della Repubblica e che certamente ci
consentirebbero di rispondere in tempi certi e celeri alle sollecitazioni del Consiglio
d’Europa.
Ciò che preme ribadire, in questa sede, è che tali provvedimenti, qualora assunti,
non sarebbero destinati a produrre effetti di breve periodo, come in passato, in
quanto si sono adottate e si stanno adottando una serie di misure volte a contenere
anche nel futuro i nuovi ingressi in carcere.
Nell’ottica organizzativa, è in fase avanzata la revisione del sistema penitenziario per
ottenere una più razionale distribuzione dei detenuti nelle strutture.
La realizzazione di questo nuovo sistema renderà più vivibile l’esperienza del carcere
e consentirà di ridurre il disagio dei detenuti, causa spesso di azioni di
autolesionismo e suicidi, che sono peraltro sensibilmente diminuiti nel corso
dell’ultimo anno. Ne trarranno beneficio anche le donne e gli uomini della Polizia
Penitenziaria, che da troppo tempo sono chiamati a svolgere compiti straordinari e
che potranno essere restituiti alle funzioni di sicurezza che sono loro proprie.
Permangono, in ogni caso, sempre con riguardo alla Polizia Penitenziaria, le gravi
carenze di organico e di risorse economiche cui, sempre più indifferibilmente,
occorrerà fare fronte.
Fondamentali saranno anche gli interventi sul lavoro penitenziario nella
prospettiva di aumentare sensibilmente le offerte formative e di avviamento
professionale della popolazione detenuta.
Proseguono infine gli interventi infrastrutturali tesi ad una migliore distribuzione ed
ampliamento degli spazi esistenti.
Nell'ambito del cd. "Piano carceri" sono in corso di realizzazione 12.324 posti
detentivi, di cui 3.100 grazie all’apertura di 4 nuovi istituti penitenziari.
Nell'arco dell'anno 2014 è previsto inoltre il recupero di almeno 1.500 posti,
attualmente non fruibili, nella maggior parte dei casi per cause di natura strutturale,
che saranno resi disponibili grazie ad interventi di ripristino già in corso ed al
recupero di edifici destinati ad Ospedale Psichiatrico Giudiziario.
(10) Sul piano internazionale, come è noto l’anno 2014 propone all’Italia la sfida
della Presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione europea, che si aprirà il 1°
luglio.
In tale quadro si collocherà l’attività di negoziato relativa ai diversi strumenti in fase
di elaborazione.
Senza poterli tutti menzionare, si richiama l’attenzione in particolare sulle due
proposte di regolamento dirette all’istituzione di una Procura europea - il più
rilevante “cantiere” attualmente avviato in materia di cooperazione penale,
destinato a entrare in una fase decisiva di negoziato nel corso del nostro semestre ed alla valorizzazione di Eurojust, nonché sulle tre nuove proposte in materia di
rafforzamento dei diritti di garanzia (per i minori imputati, sulla presunzione di
innocenza e sul gratuito patrocinio), recentemente depositate dalla Commissione
europea e destinate a completare la c.d. roadmap sui diritti procedurali adottata nel
2009 dal Consiglio.
Sul versante delle criticità, deve ancora una volta evidenziarsi come, nonostante
taluni recenti progressi, si registri un perdurante ritardo nell’attuazione legislativa
degli obblighi derivanti dagli accordi di diritto internazionale e dagli atti normativi
dell’Unione europea in ambito penale.
Tale situazione desta preoccupazione in relazione alla ormai prossima scadenza del
1° dicembre 2014, data dalla quale da parte della Commissione potranno essere
iniziate procedure di infrazione anche dinanzi alla Corte di Giustizia in relazione alla
mancata attuazione degli strumenti adottati anche prima dell’entrata in vigore del
Trattato di Lisbona (1° dicembre 2009).
Un forte segnale di inversione di tendenza può rinvenirsi nelle deleghe legislative
conferite al Governo per il recepimento di ben 6 direttive dell’Unione recentemente
adottate in materia penale e previste dalla legge 6 agosto 2013, n. 96 (Legge di
delegazione europea 2013).
Non meno importanti gli obiettivi del semestre europeo sul fronte della
cooperazione civile.
Nel programma di Presidenza si prevede la conclusione di tre proposte di
regolamento riguardanti il sequestro conservativo dei conti, le procedure di
insolvenza e la legalizzazione dei documenti pubblici. Attraverso tali misure si
assicurerà maggiore tutela ai creditori e si agevolerà la libera circolazione dei
cittadini e delle imprese in ambito UE.
La Presidenza italiana dedicherà i suoi maggiori sforzi, infine, a realizzare progressi
sostanziali sul pacchetto Data Protection con l’obiettivo di adeguare la vigilanza
degli Stati membri circa l'uso, la raccolta e il trattamento dei dati personali, in un
mondo che cambia in ragione dell'economia digitale e dei nuovi diritti legati
all'utilizzo di piattaforme e servizi on-line.
(11) Un notevole impegno è stato dedicato anche alla riorganizzazione delle
professioni.
In attuazione della legge 24.3.2012, n. 27, che ha aumentato di 500 unità il numero
dei notai, si è provveduto alla revisione della tabella notarile che ne determina il
numero e la residenza. Il decreto offre un contributo al processo di liberalizzazione
intrapreso dal precedente governo e proseguito da quello attuale e assicura una
capillare diffusione territoriale del servizio notarile.
Nella stessa ottica di liberalizzazione si è proceduto per gli altri ordini professionali
vigilati dal Ministero.
Sono stati pubblicati diversi regolamenti adottati dai Consigli nazionali in materia di
istituzione degli organi di disciplina territoriali, di formazione continua e di tirocinio
professionale.
(12) Quanto alla Giustizia Minorile, si segnala un preoccupante aumento della
presenza di minori con molteplici disagi e problematiche di malessere sociale
correlati a fenomeni di dispersione scolastica, emarginazione e vulnerabilità sociale,
disagio psichico, assunzione ed abuso di sostanze stupefacenti, reclutamento nella
criminalità organizzata, immigrazione di minori non accompagnati, difficoltà di
integrazione dei “minori stranieri di seconda generazione”, formazione di bande
giovanili, sfruttamento, abuso e tratta a danno di minorenni.
Negli ultimi anni si sta assistendo ad una sempre maggiore applicazione del
collocamento in comunità, non solo quale misura cautelare, ma anche nell’ambito di
altri provvedimenti giudiziari, per la sua capacità di contemperare le esigenze
educative con quelle contenitive di controllo.
I dati confermano inoltre l’incremento della presenza di cittadini minori stranieri,
provenienti dal Nord Africa, in particolare dalla Tunisia e dall’Egitto.
L'approccio trattamentale per i minori deve principalmente fondarsi sull'ascolto e
l'accoglienza, quindi sul dialogo.
A tale fine nel 2013 è stata redatta la “Carta dei diritti e dei doveri dei Minorenni che
incontrano i Servizi Minorili della Giustizia”, disponibile in più lingue per consentirne
la fruizione all’utenza straniera.
Sul piano dei rapporti familiari, è stata realizzata la tanto attesa completa
parificazione tra i figli nati nel matrimonio e i figli nati fuori del matrimonio,
eliminando qualsiasi anacronistica discriminazione, anche da un punto di vista
sostanziale ed ogni disparità di trattamento sul piano dei diritti e dei doveri dei
genitori nei confronti dei figli.
(13) Le considerazioni che ho sviluppato spero consentano di apprezzare l'azione del
Governo, sia con riferimento alle iniziative normative che all'impegno organizzativo
ed esecutivo.
Per esigenze di sintesi, rinvio per gli approfondimenti sui singoli temi alla relazione
prodotta.
Al Parlamento spetta l'apprezzamento decisivo sugli ulteriori progetti normativi in
cantiere.
Credo – ho cercato di dimostrarvelo con questa rapida esposizione – che ci siamo
incamminati su una strada responsabile e virtuosa, sorretti da una concreta e
precisa strategia di intervento.
L’attuale condizione di difficoltà in cui versa il sistema giudiziario non deve infatti far
prevalere l’erronea convinzione che le cose non possano migliorare, né costituire un
alibi per l’immobilismo. Tutti possiamo contribuire a far sì che l’ottimismo della
volontà prevalga sul pessimismo della ragione.
Vi ringrazio per l’attenzione.

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Intervento Annamaria Cancellieri 21 Gennaio 2014

  • 1. Relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2013 Intervento del Ministro Sig. Presidente, Onorevoli Deputati, L'anno 2013 ha visto il Ministero della giustizia impegnato a fondo su alcuni temi fondamentali nei più delicati settori di competenza, tutti connotati da una situazione prossima all'emergenza e tutti essenziali per la corretta tutela dei diritti, soprattutto delle persone più vulnerabili. Mi riferisco in particolare agli interventi sul sistema carcerario, sui quali tornerò più innanzi, volti non solo a conferire dignità ai detenuti nell'ottica del recupero della funzione rieducativa della pena, ma anche a restituire all'Italia, nel confronto internazionale, l'immagine di un paese culturalmente attento alla tutela di tutte le persone, in linea con la propria tradizione civile e giuridica e con la propria storia. Mi riferisco, inoltre, al compiuto disegno, organizzativo (di attuazione della riforma della geografia giudiziaria) - e normativo (di modifica del sistema civile e penale) finalizzato al recupero di efficienza del sistema processuale italiano, che impedisce ai cittadini ed alle imprese di fruire in tempi ragionevoli della giustizia quale servizio imprescindibile di uno Stato moderno. Al termine del mio intervento depositerò una completa documentazione sullo stato della giustizia, anche su supporto informatico, in modo da garantire il massimo della trasparenza e dell’accessibilità dei dati, mentre concentrerò la mia esposizione su quanto è stato realizzato nonché sui punti di maggiore criticità ancora da affrontare, oltre che sui possibili rimedi da sottoporre all’esame del Parlamento. (1) Ancora una volta devo evidenziare che i punti di maggiore criticità restano quelli del funzionamento del sistema giudiziario. Pur a seguito dei numerosi interventi introdotti negli ultimi anni, la situazione non è ancora soddisfacente. E’ sotto gli occhi di tutti l’eccessivo carico di lavoro che affligge gli uffici giudiziari. Alla data del 30 giugno 2013 si contano 5.257.693 di processi pendenti in campo civile e quasi 3 milioni e mezzo in quello penale.
  • 2. Il sistema continua ad essere in sofferenza nonostante la risposta offerta dalla magistratura italiana che l’ultimo rapporto della Commissione europea per l’efficienza della giustizia colloca ai primi posti in termini di produttività. Siamo in presenza di un fenomeno imponente di dilatazione, in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi, del lavoro giudiziario provocato non solo da un aumento della litigiosità nel campo civile o della attività criminale in campo penale. Le cause sono molteplici e hanno le loro radici anche nelle trasformazioni in atto nelle società moderne, caratterizzate da rapida evoluzione dei processi economici e accrescimento dei diritti e interessi diffusi. Si pensi alla dilatazione delle fattispecie penalmente rilevanti che ha contribuito a produrre un intasamento del sistema. Se dalla giustizia penale passiamo alla giustizia civile, registriamo come sia enormemente accresciuto il catalogo di quei diritti soggettivi che, per loro natura, possono trovare soltanto nella via giudiziaria il loro riconoscimento e la loro attuazione. Diritti oggi estesi a tutte quelle situazioni collegate a complessi interessi economico-sociali la cui definizione in sede giudiziaria assume maggiori difficoltà e tempi sempre più lunghi. Aumentano i carichi di lavoro e lo spazio di azione dei magistrati: da qui traggono origine le insoddisfazioni per le lentezze dei giudizi e i timori che la sovraesposizione della Magistratura possa alterare il delicato equilibrio istituzionale che deve segnare il rapporto tra i Poteri dello Stato. Compito della Politica, più che mai in questa contingenza storica, è fare fronte alle insoddisfazioni e ai timori, ponendo la giurisdizione nelle condizioni di esercitare, con pienezza di legittimazione e credibilità sociale, l’essenziale funzione di tutela dei diritti e della legalità. In questo modo si delinea l’orizzonte delle iniziative di riforma assunte e dell’azione del Governo per il prossimo futuro. La necessità di affrontare in modo radicale una situazione di crisi apparentemente irreversibile ha spinto all'adozione di alcune innovazioni con l’obiettivo di una maggiore efficienza.
  • 3. Pur nel breve lasso di tempo trascorso dall’insediamento del Governo e dovendo tener conto dei severi vincoli di bilancio conseguenti alla crisi economica, è mia ferma intenzione proseguire lungo questa strada, secondo le seguenti direttrici: - razionalizzazione dell’organizzazione giudiziaria sotto il profilo della struttura territoriale; - efficienza complessiva del servizio giudiziario sotto il profilo della domanda ed offerta di giustizia, con la connessa problematica della diminuzione dell’arretrato; - allentamento della tensione detentiva connessa al sovraffollamento carcerario. (2) In ordine al primo punto, ritengo che l’attuazione della riforma della nuova geografia giudiziaria abbia un’importanza strategica. Il sistema era caratterizzato da una grave arretratezza: la carta giudiziaria italiana che risaliva, in gran parte, alla seconda metà dell’800, era fonte di diseconomie organizzative e costi elevati. Dalla attuazione della riforma ci si attende non soltanto significativi risparmi di spesa, ma, soprattutto, un netto recupero di efficienza in forza della migliore distribuzione della scarse risorse. La riforma assicurerà anche maggiore prevedibilità e qualità delle decisioni giudiziarie, fattore rilevantissimo – insieme ai tempi – per attrarre nel nostro Paese gli investitori internazionali. L’analisi delle serie statistiche dell’ultimo trentennio mostra che gli uffici giudiziari di maggiore efficienza sono quelli di medie dimensioni, con una dotazione di magistrati giudicanti compresa tra 30 e 60 unità: per questo non solo sono state eliminate le strutture di modeste dimensioni, dove in alcuni casi era evidente la sproporzione tra il numero di persone addette all’ufficio ed il basso carico di lavoro, ma è stata anche alleggerita la pressione sugli uffici metropolitani di maggiori dimensioni, come Milano, Torino e Napoli. Il conforto ottenuto dalla riforma in seguito alle sentenze della Corte Costituzionale ci sprona a proseguire senza indugio. Con i decreti correttivi, alcuni già adottati ed altri allo studio, sarà apportata ogni modifica necessaria, nella consapevolezza che un’opera di così vaste dimensioni rende certamente opportuno qualche aggiustamento.
  • 4. Sono ben consapevole infatti che il nuovo disegno della geografia giudiziaria, pur nella convinzione della sua indispensabilità, non è stato privo di sacrificio e ha destato non poche preoccupazioni per la classe forense, per i magistrati, per il personale amministrativo e per la comunità locale direttamente interessata, preoccupazioni che sono state condivise anche da molti parlamentari. Devo dare atto tuttavia che il territorio ha risposto con grande disponibilità, dando prova di profonda maturità civica e senso di responsabilità. (3) Accanto all'accorpamento delle sedi giudiziarie, che ha permesso il recupero di personale amministrativo e giudiziario, anche nell'anno 2013 il Ministero ha profuso grande impegno nel portare avanti le procedure concorsuali e di assunzione di nuovi magistrati. Con D.M. 2.5.2013 sono stati assunti n. 273 magistrati ordinari in tirocinio. Si è conclusa l'ultima procedura di concorso per esami a 370 posti di magistrato ordinario. La graduatoria finale è stata approvata il 27.11.2013 e sono risultati idonei 352 candidati. Le somme necessarie per l’assunzione dei nuovi magistrati sono state stanziate in bilancio: ciò consentirà di procedere con celerità all’assunzione dei nuovi Magistrati Onorari di Tribunale nella primavera del prossimo anno. Con D.M. 30.10.2013 è stato indetto un nuovo concorso per esami a 365 posti di magistrato ordinario. Per la prima volta la procedura di compilazione ed invio della domanda di partecipazione al concorso è stata informatizzata. Le prove scritte si svolgeranno nella tarda primavera del 2014. Sono in via di completamento, infine, gli adempimenti stabiliti dal D.L. 21.6.2013, n. 69 (c.d. Decreto del fare), volti al reclutamento di 400 giudici ausiliari destinati ad agevolare la definizione dei procedimenti civili pendenti presso ciascuna Corte di appello. L’entrata in servizio di tale nuova categoria di giudici onorari è prevista nella prossima primavera. (4) Per i magistrati onorari, che offrono un contributo insostituibile al servizio giustizia, in attesa che venga realizzata una compiuta riforma che è all'esame del Parlamento, è stata disposta una ulteriore proroga nella Legge di stabilità, in forza della quale 2400 di loro potranno rimanere ancora in servizio per un anno. Inoltre con un emendamento al decreto legge cosiddetto Milleproroghe ho proposto di posticipare la proroga di un ulteriore anno affinché possano operare serenamente in costanza di approvazione della riforma. Mi sono impegnata, inoltre, con i giudici di pace ad aprire un tavolo tecnico sulla riforma, iniziativa che partirà a giorni. E' mio
  • 5. intendimento procedere allo stesso modo con i magistrati onorari, per i quali fisserò a breve un incontro con le relative rappresentanze. (5) Gli ulteriori interventi per favorire l’efficienza del servizio giudiziario sono stati adottati in una prospettiva globale ed integrata, incidendo, con riferimento alla giustizia civile, sui farraginosi meccanismi processuali che spesso, di per sé, generano ritardo. Si intende inoltre incidere sia sulla domanda di giustizia, anche mediante la valorizzazione dell’istituto della media-conciliazione, valutata pubblicamente in termini estremamente positivi anche a livello europeo, sia sull’offerta di giustizia, aggredendo l’arretrato e razionalizzando il sistema processuale. In altri termini, gli interventi sul processo civile hanno l’obiettivo di far tornare a livelli fisiologici, in un arco temporale contenuto, la gestione e l’entità del contenzioso. I primi risultati provenienti dal monitoraggio statistico sono confortanti. Dai dati relativi all’ultimo semestre 2013 emerge, infatti, l’impatto positivo delle scelte già adottate (filtri in appello, aumento dei contributi unificati, riforma della legge Pinto) e da questo Governo proseguite. Si registra un calo delle pendenze rispetto al 2012, per tutti i gradi di giudizio, del 4%, che arriva al 6% in corte di appello; nonché la riduzione del 20% in tema di ricorsi in materia di equa riparazione per l’irragionevole durata dei processi. Fra i diversi interventi realizzati, vanno menzionate le misure introdotte con il D.L. n. 69 del 2013 (“disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia” - cd. Decreto del fare), finalizzate a ridurre ulteriormente il carico della giustizia civile e a garantire una ragionevole durata dei procedimenti. Con esso sono stati introdotti, come si è detto, giudici ausiliari (onorari) nelle corti di appello; è stato introdotto il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari per i laureati in giurisprudenza (conciliando in questo modo le esigenze di maggiore efficienza con quelle di formazione dei giovani); è stato aumentato l'organico dei magistrati del Massimario della Cassazione a supporto delle attività ordinarie; si è intervenuti con specifiche misure volte ad abbattere i tempi per il recupero del credito impedendo condotte dilatorie del debitore.
  • 6. Per diminuire il numero dei procedimenti giudiziari in entrata, dopo la sentenza della Consulta di fine 2012, è stata ripristinata in via sperimentale per un quadriennio la mediazione obbligatoria per numerose tipologie di cause: l’opera del mediatore, cioè di un professionista qualificato, è funzionale al raggiungimento di un accordo tra le parti impedendo che la lite arrivi in tribunale ovvero, per i procedimenti già pendenti, facilitandone la conclusione senza la decisione del giudice. Ritengo, infatti, che la mediazione obbligatoria rappresenti uno strumento di grande efficacia per restituire alla decisione autoritativa il suo predicato di extrema ratio e favorire un mutamento culturale nella direzione della riduzione della tendenza alla litigiosità, perdurante del nostro Paese. Sono sinceramente convinta che, dopo un iniziale ed inevitabile periodo di “assestamento”, l’istituto sortirà effetti positivi sul carico processuale. A tal fine è stato costituito un sistema di controllo della operatività degli organismi di mediazione da effettuarsi mediante la programmazione di ispezioni periodiche. Vorrei ancora ricordare il disegno di legge approvato dal Governo il 17 dicembre 2013, collegato alla legge di stabilità 2014, volto a snellire e velocizzare l’intera sequenza processuale civile. La proposta normativa, che si articola in norme di delega ed in norme immediatamente precettive, ha ad oggetto misure di ordine processuale e sostanziale per il recupero dell’efficienza del processo di cognizione e di esecuzione, nonché misure finalizzate alla riforma della disciplina delle garanzie reali mobiliari, con l’obiettivo di agevolare l’accesso al credito. Tra le misure poste all’attenzione del Parlamento, vi sono quelle di semplificazione delle forme processuali per le controversie non connotate da specifiche complessità; di accelerazione dei tempi di definizione del processo con la previsione di una sentenza priva di una completa motivazione, fermo il diritto delle parti di ottenerla in un momento successivo, se la richiedono; di sostegno alla produttività delle Corti di appello con la previsione che, in alcuni tipi di cause, la sentenza possa essere pronunciata da un solo giudice e non da un collegio di tre magistrati; l'obbligatorietà, nelle cause ad alto tasso di tecnicità, della richiesta di nomina di un consulente tecnico, prima di iniziare il processo, che possa agevolare una definizione transattiva.
  • 7. Con norme immediatamente precettive si incide sul processo di esecuzione forzata al fine precipuo di contenerne i tempi, eliminando inutili passaggi procedimentali. Una serie di altri interventi sono stati realizzati sul versante dell’offerta di giustizia: l’intensificazione del processo di informatizzazione; la stabilizzazione dei tribunali per le imprese; progetti volti a migliorare l’organizzazione dei tribunali. (6) Nel corso del 2013 è proseguita l'attività di informatizzazione e digitalizzazione dell'amministrazione giudiziaria, malgrado la costante contrazione delle risorse finanziarie disponibili. Oggi, servizi quali il deposito telematico degli atti e le comunicazioni on line di cancelleria sono disponibili su tutto il territorio nazionale e i pagamenti telematici sono una realtà d’uso quotidiano in 21 distretti su 26, con risparmi significativi e maggiori garanzie rispetto alle possibilità di errore. A partire dal 30 giugno del 2014 il processo civile telematico sarà obbligatorio per legge per tutti i procedimenti monitori. (7) Non va taciuto che le inefficienze della giustizia ordinaria non comportano solo disagi per l'utenza e per l'economia privata ma determinano pesanti ricadute anche sul debito pubblico. I ricorsi per il riconoscimento della responsabilità dello Stato per i ritardi in materia giudiziaria, regolati dalla cosiddetta legge Pinto, costituiscono larga parte del contenzioso seguito dal Ministero, nonostante i segnali di un progressivo abbattimento. Il numero e l’entità delle condanne rappresentano annualmente ancora una voce importante del passivo del bilancio della Giustizia, la cui eliminazione va posta come prioritario obiettivo. L’alto numero di condanne ed i limitati stanziamenti sul relativo capitolo di bilancio, hanno comportato un forte accumulo di arretrato del cosiddetto debito Pinto che, ad ottobre 2013, ammontava ad oltre 387 milioni di euro. La questione dei ritardi nei pagamenti degli indennizzi da parte del Ministero ha portato negli anni alla creazione di ulteriori filoni di contenzioso in costante aumento (procedure esecutive, giudizi di ottemperanza, ricorsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo), con l’aggiunta di ulteriori spese.
  • 8. In questo quadro problematico, si iscrivono anche circa 1000 ricorsi proposti alla Corte Europea dei Diritti Umani per lamentare il pagamento ritardato degli indennizzi, che comporteranno ulteriori esborsi a carico dello Stato per porre fine al contenzioso e per i quali è stato presentato un Piano di rientro da attuarsi entro il prossimo settembre. Con l'accelerazione del processo si conta quindi di incidere considerevolmente, per l'immediato futuro, sui tempi delle decisioni, anche al fine di arrestare una tale ingiustificabile crescita esponenziale di ritardi e spese. (8) Anche in materia penale l’obiettivo prioritario è la riduzione dei tempi dei procedimenti, la cui durata risulta in tendenziale decrescita per le Corti di Appello e le Procure della Repubblica, mentre lo stesso non può dirsi per i Tribunali. E’ necessario pertanto introdurre meccanismi di deflazione del carico giudiziario, capaci di eliminare, già in fase di indagine, gli accertamenti che, per la modestia degli interessi concretamente in gioco, non meritano il vaglio processuale. Parallelamente, si dovrà potenziare l’efficacia deflattiva dei riti alternativi senza dibattimento ed agire risolutamente sul sistema delle notificazioni degli atti giudiziari. Infine, si intende realizzare una calibrata revisione del meccanismo delle impugnazioni, nella prospettiva di rafforzare la vocazione accusatoria del processo e la funzione di garanzia dei ricorsi. Razionalizzazione della spesa ed incremento di efficienza del servizio sono anche gli obiettivi che si intendono perseguire attraverso il completamento della procedura sulla gara unica per le intercettazioni. Sul piano sostanziale una particolare attenzione è stata rivolta al contrasto della c.d. violenza di genere. Pur nella consapevolezza che per eliminare la diffusione di questo triste fenomeno occorre prima di tutto una profonda presa di coscienza sociale, è stato presentato nell’agosto scorso il decreto legge n. 93, convertito con modifiche dalla legge n. 119/2013, che contiene specifiche disposizioni di natura sia sostanziale che procedimentale, al fine di fornire una tutela più efficace alle vittime, di consentire una più ampia partecipazione delle persone offese al processo e di evitare il fenomeno della c.d. vittimizzazione secondaria.
  • 9. (9) Come anticipavo all'inizio, un notevolissimo impegno è stato profuso per affrontare e cercare soluzioni immediate e concrete per la questione carceraria. L’attività dell’intero anno è stata segnata dalla sentenza della Corte europea di Strasburgo dell’8 gennaio 2013 (cd. Sentenza Torreggiani), che ha imposto il rispetto di una proporzione minima tra numero dei detenuti e spazio vitale di cui essi dispongono nel carcere. Per superare le complesse problematiche derivate da tale statuizione è stato necessario uno sforzo straordinario, che ha portato peraltro ad oggi risultati positivi sotto i plurimi profili di intervento programmati. Il piano presentato nelle scorse settimane al Consiglio d’Europa, e apprezzato pubblicamente dai nostri interlocutori istituzionali, muove lungo tre direttrici: - interventi di tipo legislativo; - adozione di un nuovo modello di esecuzione penale intramuraria, pienamente rispettoso dei principi costituzionali e ispirato alla responsabilizzazione dei detenuti, che ne migliori le condizioni di vita, ne favorisca le attività trattamentali e i rapporti con la famiglia e la società esterna; - prosecuzione di un’azione di recupero, riconversione e ampliamento del patrimonio penitenziario che possa portar già, entro l’anno appena iniziato, un ulteriore incremento della capacità ricettiva degli istituti di pena nella misura di circa 4500 unità. Sul piano normativo, il Consiglio dei Ministri ha varato, poco prima di Natale, un nuovo intervento che prosegue lungo un percorso già tracciato da analoghi provvedimenti di riduzione della popolazione carceraria. Il decreto-legge n. 141 del 17 dicembre 2013 persegue l’obiettivo di diminuire, in maniera selettiva e non indiscriminata, il numero delle persone ristrette in carcere, attraverso misure dirette ad incidere sia sui flussi di ingresso negli istituti di pena (con un intervento “chirurgico” in materia di piccolo spaccio di stupefacenti, responsabile della presenza in carcere di un numero elevatissimo di persone), che su quelli di uscita dal circuito penitenziario. Viene ampliata la possibilità di accesso all’affidamento in prova al servizio sociale; si estende in via sperimentale a 75 giorni per ciascun semestre la liberazione anticipata; si stabilizza l’istituto della esecuzione della pena presso il domicilio prevista dalla legge n. 199 del 2010. Vengono rafforzati inoltre gli strumenti di tutela dei diritti delle persone detenute, attraverso la previsione di un nuovo procedimento giurisdizionale davanti al
  • 10. magistrato di sorveglianza, nonché attraverso l’istituzione della figura del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o comunque private della libertà personale. Si potenzia l’istituto dell’espulsione come sanzione alternativa per i detenuti stranieri, anticipando, già al momento del loro ingresso in carcere, l’inizio della complessa procedura di identificazione. Si introducono poi alcune disposizioni finali, onde evitare che i ritardi nell’adozione del regolamento previsto dalla c.d. legge Smuraglia sul lavoro penitenziario impediscano di utilizzare le risorse finanziarie già stanziate per le agevolazioni e per gli sgravi fiscali in favore dei datori di lavoro che impieghino lavoratori detenuti o internati. I primi risultati sono assai incoraggianti: al 9 gennaio 2014 i detenuti in carcere erano 62.326 (59.644 uomini e 2.682 donne), in progressivo decremento rispetto alla precedente rilevazione del 4 dicembre 2013 quando il numero era di 64.056 detenuti. Si registra inoltre un sostanziale dimezzamento degli ingressi mensili per effetto del decreto legge n. 78 del 2013, che, tra l’altro, ha eliminato il divieto di sospensione dell’ordine di carcerazione per i recidivi qualificati. Il 50% dei detenuti ristretti nei circuiti di media sicurezza – pari a circa 25.000 usufruisce dell’apertura delle celle per 8 ore giornaliere. L’obiettivo è consentire, entro il maggio prossimo, che l’80% dei detenuti di media sicurezza possa usufruire del medesimo beneficio. La possibilità di aumentare gli spazi di socialità offre maggiori opportunità trattamentali e favorisce la personalizzazione dei percorsi rieducativi. Al tempo stesso, mi preme ribadire che l’insieme delle misure programmate ed in corso di attuazione non produce un’alterazione dell’equilibrio sociale, poiché non è previsto alcun automatismo nella concessione dei benefici penitenziari. Ogni decisione è assunta dal magistrato di sorveglianza sulla base di una valutazione positiva della personalità del detenuto. Ulteriori effetti potranno prodursi con l’approvazione del disegno di legge n. 925, attualmente in discussione alle Camere, che prevede l’introduzione della detenzione
  • 11. e gli arresti domiciliari per i delitti puniti con la reclusione fino a sei anni. Il numero dei destinatari della norma potrebbe essere di circa 4.000 detenuti. Al Parlamento resta poi la responsabilità di scegliere se ricorrere a quegli strumenti straordinari evocati dal Presidente della Repubblica e che certamente ci consentirebbero di rispondere in tempi certi e celeri alle sollecitazioni del Consiglio d’Europa. Ciò che preme ribadire, in questa sede, è che tali provvedimenti, qualora assunti, non sarebbero destinati a produrre effetti di breve periodo, come in passato, in quanto si sono adottate e si stanno adottando una serie di misure volte a contenere anche nel futuro i nuovi ingressi in carcere. Nell’ottica organizzativa, è in fase avanzata la revisione del sistema penitenziario per ottenere una più razionale distribuzione dei detenuti nelle strutture. La realizzazione di questo nuovo sistema renderà più vivibile l’esperienza del carcere e consentirà di ridurre il disagio dei detenuti, causa spesso di azioni di autolesionismo e suicidi, che sono peraltro sensibilmente diminuiti nel corso dell’ultimo anno. Ne trarranno beneficio anche le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, che da troppo tempo sono chiamati a svolgere compiti straordinari e che potranno essere restituiti alle funzioni di sicurezza che sono loro proprie. Permangono, in ogni caso, sempre con riguardo alla Polizia Penitenziaria, le gravi carenze di organico e di risorse economiche cui, sempre più indifferibilmente, occorrerà fare fronte. Fondamentali saranno anche gli interventi sul lavoro penitenziario nella prospettiva di aumentare sensibilmente le offerte formative e di avviamento professionale della popolazione detenuta. Proseguono infine gli interventi infrastrutturali tesi ad una migliore distribuzione ed ampliamento degli spazi esistenti. Nell'ambito del cd. "Piano carceri" sono in corso di realizzazione 12.324 posti detentivi, di cui 3.100 grazie all’apertura di 4 nuovi istituti penitenziari. Nell'arco dell'anno 2014 è previsto inoltre il recupero di almeno 1.500 posti, attualmente non fruibili, nella maggior parte dei casi per cause di natura strutturale, che saranno resi disponibili grazie ad interventi di ripristino già in corso ed al recupero di edifici destinati ad Ospedale Psichiatrico Giudiziario.
  • 12. (10) Sul piano internazionale, come è noto l’anno 2014 propone all’Italia la sfida della Presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione europea, che si aprirà il 1° luglio. In tale quadro si collocherà l’attività di negoziato relativa ai diversi strumenti in fase di elaborazione. Senza poterli tutti menzionare, si richiama l’attenzione in particolare sulle due proposte di regolamento dirette all’istituzione di una Procura europea - il più rilevante “cantiere” attualmente avviato in materia di cooperazione penale, destinato a entrare in una fase decisiva di negoziato nel corso del nostro semestre ed alla valorizzazione di Eurojust, nonché sulle tre nuove proposte in materia di rafforzamento dei diritti di garanzia (per i minori imputati, sulla presunzione di innocenza e sul gratuito patrocinio), recentemente depositate dalla Commissione europea e destinate a completare la c.d. roadmap sui diritti procedurali adottata nel 2009 dal Consiglio. Sul versante delle criticità, deve ancora una volta evidenziarsi come, nonostante taluni recenti progressi, si registri un perdurante ritardo nell’attuazione legislativa degli obblighi derivanti dagli accordi di diritto internazionale e dagli atti normativi dell’Unione europea in ambito penale. Tale situazione desta preoccupazione in relazione alla ormai prossima scadenza del 1° dicembre 2014, data dalla quale da parte della Commissione potranno essere iniziate procedure di infrazione anche dinanzi alla Corte di Giustizia in relazione alla mancata attuazione degli strumenti adottati anche prima dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (1° dicembre 2009). Un forte segnale di inversione di tendenza può rinvenirsi nelle deleghe legislative conferite al Governo per il recepimento di ben 6 direttive dell’Unione recentemente adottate in materia penale e previste dalla legge 6 agosto 2013, n. 96 (Legge di delegazione europea 2013). Non meno importanti gli obiettivi del semestre europeo sul fronte della cooperazione civile. Nel programma di Presidenza si prevede la conclusione di tre proposte di regolamento riguardanti il sequestro conservativo dei conti, le procedure di insolvenza e la legalizzazione dei documenti pubblici. Attraverso tali misure si assicurerà maggiore tutela ai creditori e si agevolerà la libera circolazione dei cittadini e delle imprese in ambito UE.
  • 13. La Presidenza italiana dedicherà i suoi maggiori sforzi, infine, a realizzare progressi sostanziali sul pacchetto Data Protection con l’obiettivo di adeguare la vigilanza degli Stati membri circa l'uso, la raccolta e il trattamento dei dati personali, in un mondo che cambia in ragione dell'economia digitale e dei nuovi diritti legati all'utilizzo di piattaforme e servizi on-line. (11) Un notevole impegno è stato dedicato anche alla riorganizzazione delle professioni. In attuazione della legge 24.3.2012, n. 27, che ha aumentato di 500 unità il numero dei notai, si è provveduto alla revisione della tabella notarile che ne determina il numero e la residenza. Il decreto offre un contributo al processo di liberalizzazione intrapreso dal precedente governo e proseguito da quello attuale e assicura una capillare diffusione territoriale del servizio notarile. Nella stessa ottica di liberalizzazione si è proceduto per gli altri ordini professionali vigilati dal Ministero. Sono stati pubblicati diversi regolamenti adottati dai Consigli nazionali in materia di istituzione degli organi di disciplina territoriali, di formazione continua e di tirocinio professionale. (12) Quanto alla Giustizia Minorile, si segnala un preoccupante aumento della presenza di minori con molteplici disagi e problematiche di malessere sociale correlati a fenomeni di dispersione scolastica, emarginazione e vulnerabilità sociale, disagio psichico, assunzione ed abuso di sostanze stupefacenti, reclutamento nella criminalità organizzata, immigrazione di minori non accompagnati, difficoltà di integrazione dei “minori stranieri di seconda generazione”, formazione di bande giovanili, sfruttamento, abuso e tratta a danno di minorenni. Negli ultimi anni si sta assistendo ad una sempre maggiore applicazione del collocamento in comunità, non solo quale misura cautelare, ma anche nell’ambito di altri provvedimenti giudiziari, per la sua capacità di contemperare le esigenze educative con quelle contenitive di controllo. I dati confermano inoltre l’incremento della presenza di cittadini minori stranieri, provenienti dal Nord Africa, in particolare dalla Tunisia e dall’Egitto. L'approccio trattamentale per i minori deve principalmente fondarsi sull'ascolto e l'accoglienza, quindi sul dialogo.
  • 14. A tale fine nel 2013 è stata redatta la “Carta dei diritti e dei doveri dei Minorenni che incontrano i Servizi Minorili della Giustizia”, disponibile in più lingue per consentirne la fruizione all’utenza straniera. Sul piano dei rapporti familiari, è stata realizzata la tanto attesa completa parificazione tra i figli nati nel matrimonio e i figli nati fuori del matrimonio, eliminando qualsiasi anacronistica discriminazione, anche da un punto di vista sostanziale ed ogni disparità di trattamento sul piano dei diritti e dei doveri dei genitori nei confronti dei figli. (13) Le considerazioni che ho sviluppato spero consentano di apprezzare l'azione del Governo, sia con riferimento alle iniziative normative che all'impegno organizzativo ed esecutivo. Per esigenze di sintesi, rinvio per gli approfondimenti sui singoli temi alla relazione prodotta. Al Parlamento spetta l'apprezzamento decisivo sugli ulteriori progetti normativi in cantiere. Credo – ho cercato di dimostrarvelo con questa rapida esposizione – che ci siamo incamminati su una strada responsabile e virtuosa, sorretti da una concreta e precisa strategia di intervento. L’attuale condizione di difficoltà in cui versa il sistema giudiziario non deve infatti far prevalere l’erronea convinzione che le cose non possano migliorare, né costituire un alibi per l’immobilismo. Tutti possiamo contribuire a far sì che l’ottimismo della volontà prevalga sul pessimismo della ragione. Vi ringrazio per l’attenzione.