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Liceo socio-psico-pedagogico
Jean Piaget
(via dello studente n. 23, Palermo)
Ipertesto realizzato dalla Classe V A
A. S. 2005/2006
Materia: Lettere
Docente coordinatore: Tullio Aiace
(Italiano, Storia ed Ed. Civica)
ENTRA Tinturia
Tarantellata
Unità
didattica
IL LIBRO
Pubblicato nel 1957 e tradotto in tutte le
lingue, il Gattopardo è ormai un classico
della nostra letteratura.
E’ un romanzo insieme storico e
autobiografico in cui
Giuseppe Tomasi di Lampedusa
rappresenta se stesso attraverso la figura
di Fabrizio Corbera, nel cui stemma di
famiglia campeggia un gattopardo.
Insieme al principe Fabrizio sono
personaggi principali il nipote di questi,
Tancredi, e Angelica, la cui storia d’amore
si inserisce nel contesto storico.
IL FILM
Il film del regista Luchino Visconti è
celebre almeno quanto il romanzo da cui
prende le mosse e di cui interpreta
abbastanza fedelmente la trama e lo
spirito. Nel film però, molti eventi storici
trovano una collocazione e uno spazio
assenti nell’opera letteraria come la
battaglia dei garibaldini. Girato a Palazzo
Ganci, dotato di interpreti d’eccezione,
questo film ha ricevuto numerosi plausi
dalla critica e altrettante recensioni di
autorevole pugno.
CREDITS
Disegno realizzato da Viviana Fiore
Copertina de Il Gattopardo
GIUSEPPE TOMASI
DI LAMPEDUSA
Giuseppe Maria Fabrizio Vittorio Tomasi nacque a
Palermo nel 1896, da Giulio Maria Fabrizio
Tomasi, Principe di Lampedusa e Duca di Palma
di Montechiaro e da Beatrice Mastrogiovanni
Tasca e Filangeri dei Principi di Cutò di
Santa Margherita Belice.
Fu un nobile di grande cultura, raffinato
conoscitore della narrativa ed in genere della
letteratura europea tra otto e novecento.
Nel 1954 Eugenio Montale presentò ad un
convegno a San Pellegrino Terme I Canti
Barocchi, un libro di poesie di Lucio Piccolo,
cugino del Lampedusa. Ciò stimolò il Principe
Tomasi, che decise di riprendere come scrittore.
Nacquero così I Luoghi della mia prima infanzia e
Il Gattopardo.
L’autore morì nel Luglio del 1957, il successo
clamoroso e inaspettato arrivò subito dopo.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa
(1896- 1957)
I LUOGHI DELLA MIA PRIMA
INFANZIA
I Ricordi d'infanzia (I luoghi della mia prima
infanzia nell'edizione del '61) risalgono al giugno
del 1955, quando Tomasi di Lampedusa aveva già
composto il primo capitolo del Gattopardo.
La ricognizione della memoria di queste pagine agì
da potente lievito per la stesura del Gattopardo, in
cui confluirono non pochi elementi dei ricordi e, più
profondamente, lo stesso intento di recuperare di
un passato così descritto: «Per me l'infanzia è un
paradiso perduto. Tutti erano buoni con me, ero il
Re della casa».
Tomasi inizia a «rievocare la Scomparsa amata»:
la prima casa di famiglia, il palazzo palermitano
distrutto nel bombardamento americano del 5
aprile 1943. E poi, più ampiamente, il palazzo
Filangeri-Cutò di Santa Margherita di Belice, fonte
d'ispirazione per quello di Donnafugata nel
romanzo. La casa appare, dunque, quale spazio
reale e simbolico della memoria e della scrittura
lampedusiana del paradiso perduto.
Clicca in sequenza
e ascolta
la fine del romanzo
TRAMA DE IL GATTOPARDO
Il Gattopardo è un romanzo ambientato in Sicilia ai
tempi del passaggio dal regime borbonico allo Stato
unitario.
E’ la storia di una famiglia della più alta aristocrazia
isolana, colta nel momento rivelatore del
trapasso all’unità d’Italia.
Ne è protagonista il principe Fabrizio Salina, il quale vive
questo passaggio storico, adeguandosi ad una
trasformazione che sembra lasciare immutati gli antiche
privilegi.
Per il Principe il disfacimento dell’epoca in cui vive è
inesorabilmente accompagnato al declino della sua vita
personale. Assiste, infatti, con malinconia all’amore tra il
nipote Tancredi e la bella Angelica, figlia di un
proprietario terriero arricchitosi.
Tutta la realtà si rivela, nel romanzo, inconsistente: ogni
esperienza si riduce in cenere ed un senso di
disfacimento e di morte si afferma sempre più
nettamente negli ultimi capitoli.
Stemma del gattopardo
I PERSONAGGI DE
IL GATTOPARDO
Giuseppe Tomasi nei personaggi del Gattopardo traslò gran parte
dei componenti delle sue due famiglie di provenienza: i Tasca
Filangeri e i Lampedusa. Ma questa traslazione non fu netta e a
mo’ di collage, al contrario l’autore si impegnò a mischiare i reali
componenti delle due famiglie, ricucendo, per esempio, in un solo
personaggio del romanzo il carattere di un antenato dei
Lampedusa e il nome di un componente dei Tasca Filangeri.
Fabrizio Corbera Principe di Salina
La Principessa Maria Stella Guccia
Angelica
Tancredi
Padre Pirrone
Fabrizio Corbera Principe di
Salina
Personaggio principale è Don Fabrizio
Corbera, un nobiluomo disilluso e
impotente spettatore di un
cambiamento storico, che porterà la
sua famiglia al fallimento. Ma Don
Fabrizio è in realtà Lucio Tasca,
nonno dello scrittore, benché
nell’attribuirgli il nome il Tomasi si
riferisca al suo bisnonno paterno di
Palma di Montechiaro e per il
cognome ai suoi più antichi antenati
legati alla fondazione di
Santa Margherita.
La Principessa
Maria Stella Guccia
La Principessa Maria Stella Guccia, moglie del
Principe Fabrizio, ricorda la Principessa
Giovanna Filangeri, moglie di Don Lucio
Tasca. Questo è un personaggio ignaro e
completamente estraneo non solo alle
vicende storiche che per altro vive in prima
persona, ma anche alle vicende interiori e
personali del marito con cui è legata, ma a
cui non è in nessun modo assimilabile.
Angelica
È la bella figlia di un ricco
proprietario. La ragazza è
sicuramente una buona occasione
matrimoniale per il giovane Tancredi
, ma per la sua appariscente
bellezza, è la personificazione della
“giovinezza”, malinconico ricordo del
Principe Fabrizio.
Tancredi
Tancredi sembra, invece, essere un
personaggio d’invenzione.
Rappresenta, al contrario dello zio
Fabrizio, la parte della nobiltà
isolana attiva e pronta al
cambiamento.
Egli combatte attivamente con i
garibaldini, benché il suo trasporto
sia in parte generato da un reale
bisogno di svolta, oltre che
amplificato da una passionalità
giovanile che lo vede attratto dalle
imprese eroiche.
Padre Pirrone
Fa parte di quei personaggi , per così dire,
minori nel senso che non occupa
all’interno del romanzo un ruolo importante
per lo svolgimento dell’azione, ma fa
sicuramente da contrappunto a tutto il
resto. È il prete affaticato e succube del
Principe in ogni occasione; ciononostante
ha un suo peso soprattutto all’interno dei
dialoghi con Don Fabrizio, perché serve da
sprone e da ascoltatore silenzioso ai lunghi
discorsi di quest’ultimo.
LA FRASE FAMOSA
DE IL GATTOPARDO
"Tutto deve cambiare affinché non cambi niente.’’
LA SICILIA DAI BORBONE
ALL’UNITA’ D’ ITALIA
Il contesto all’interno del quale la
trama de Il Gattopardo si immerge e
di cui ne è permeata, segna il
passaggio importante e violento della
Sicilia dal regime borbonico allo Stato
italiano unitario. Passaggio che vede
tra i protagonisti oltre ai garibaldini, i
Savoia e il ministro Cavour.
In esso si innesta il complesso
panorama dei rapporti tra nobiltà e
borghesia, fra rivoluzionari e
conservatori.
Importante all’interno di questo scenario è la teorizzazione della
necessità di cambiare l’apparenza, perché la sostanza non muti, unita
alla malinconica sfiducia nella storia e soprattutto nella possibilità di
rinnovamento della Sicilia. Siamo di fronte al disfacimento di un’epoca, in
cui è presente la sconfitta della nobiltà di fronte ai nuovi ricchi rampanti e
alle forze liberali.
Camillo Benso, conte di
Cavour, uno dei
protagonisti
dell’unità d’Italia
I GARIBALDINI
Si chiamarono garibaldini quegli
uomini che sotto il comando di
Garibaldi parteciparono alla celebre
spedizione del 1860.
La spedizione dei Mille è un celebre
episodio del Risorgimento italiano
nel quale un corpo di volontari al
comando di Giuseppe Garibaldi
sbarcò nel meridione, alla
conquista del Regno delle Due
Sicilie controllato dai Borbone.
La spedizione parte il 6 maggio 1860 dallo scoglio di Quarto e sbarca a
Marsala l'11 maggio. I mille vincono la prima battaglia a Calatafimi il 15
maggio contro circa 2000 soldati borbonici.
Aiutato da un'insurrezione popolare Garibaldi conquista Palermo.
L'impresa dei mille si può considerarsi terminata con l'incontro di Teano
tra il re Vittorio Emanuele II e Garibaldi del 26 ottobre 1860.
SANTA MARGHERITA BELICE
Paese della valle del Belice,
nella provincia di Agrigento,
rappresenta nel mondo
tomasiano la Sicilia del feudo ed
è legata al ricordo felice
dell’infanzia e dell’amatissima
madre, Beatrice Tasca Filangieri
di Cutò, alla cui famiglia
apparteneva il palazzo.
Ma Santa Margherita e il suo palazzo furono gravemente
colpiti dal terremoto del ’68; poi ristrutturato dal Comune
divenne sede del Parco Letterario del Gattopardo. All’interno
del palazzo si può visitare il museo de Le cere del Gattopardo
con frammenti multimediali dell’opera tomasiana.
PALAZZO FILANGIERI
LE CERE DEL GATTOPARDO
All’interno del palazzo di Santa Margherita Belice sono presenti
delle cere e i costumi ispirati ai personaggi de Il Gattopardo.
EVOCAZIONI PITTORICHE 1
Nella scenografia e nei costumi de Il Gattopardo sono state
individuate delle relazioni tra immagini del film e opere pittoriche
dell’ Ottocento.
Qui sotto e nella pagina seguente proponiamo le immagini del
film a sinistra e le immagini pittoriche a destra.
Eugene Delacroix
(1798-1863)
FILM PITTURA
G.Fattori (1825-1908)
G. Boldini (1842-1931)
EVOCAZIONI PITTORICHE 2
FILM PITTURA
Galleria multimediale de Il Gattopardo
ASCOLTA IL
VALZER di
G.VERDI
ASCOLTA
L’OUVERTURE
LUCHINO VISCONTI
Luchino Visconti ha esordito nella
cinematografia come aiuto-regista di
Jean Renoir, passando alla regia nel
1942. Personalità tra le più
interessanti e colte del cinema
europeo, spesso ideatore del soggetto,
quasi sempre collaboratore ai dialoghi
e alla sceneggiatura, ha diretto:
Ossessione (1942) La terra trema
(1948), considerato uno dei classici
del Neorealismo, Bellissima (1951),
Senso (1955), Rocco e i suoi fratelli
(1960), Il Gattopardo (1963), La
caduta degli Dei (1969), Morte a
Venezia (1971)
Luchino Visconti (1906-1976)
GLI INTERPRETI DEL FILM
IL GATTOPARDO
Il film di Visconti è arricchito da un cast
pregevole che vede impegnati all’interno della
pellicola cinematografica attori italiani e
stranieri:
Burt Lancaster, (Don Fabrizio Salina).
Alain Delon, (Tancredi).
Giuliano Gemma, (generale dei garibaldini).
Terence Hill, (tenente garibaldino).
Paolo Stoppa, (Don Calogero Sedara).
Claudia Cardinale, (Angelica).
Rina Morelli, (principessa Maria Stella Guccia).
Romolo Valli , (Padre Pirrone).
Serge Reggiani, (Don Ciccio Tumeo).
BURT LANCASTER
Attore e produttore americano. Nel 1945 sbarca ad
Hollywood: viene subito notato a Broadway. Il suo
primo film, I gangster (1946), tratto da un'opera di
Ernest Hemingway, già lo impone all'attenzione del
pubblico e della critica. Col passare del tempo affina le
sue doti. E cambia personaggio, dall'estroverso eroe
atletico al maniaco psicopatico, Burt Lancaster diventa
un attore poliedrico e completo. Eccolo, drammatico,
nei panni di un generale nazista in Sette giorni a
maggio, indimenticabile in L'uomo di Alcatraz, 1959,
solenne e aristocratico nel 1963 quando, diretto da
Luchino Visconti nei panni di Don Fabrizio.
Con Bernardo Bertolucci lavora in Novecento,(1976).
La sua ultima apparizione risale al 1989, a fianco di
Kevin Costner, in L'Uomo dei Sogni.
Burt Lancaster
(1913-1994)
ALAIN DELON
Sguardo d'acciaio, fascino sfuggente e
tenebroso.
Il suo debutto cinematografico avviene all'età
di 23 anni, con il film Godot (1958). Una
tappa importante della sua carriera avviene
nel 1960 con il film Rocco e i suoi fratelli di
Luchino Visconti. Negli anni successivi lavora
con altri registi importanti del cinema
italiano, come Michelangelo Antonioni nel film
L'eclisse (1962), Il Gattopardo (1963)
sempre di Visconti.
Nel 1967 è interprete nel film Frank Costello
faccia d'angelo, una delle sue performance
più riuscite. Negli anni '70 ha interpretato
diversi ruoli sul grande schermo in film quali:
L'evaso (1971) e Mr. Klein (1976).
Alain Delon (1935)
GIULIANO GEMMA
Nasce a Roma nel 1938. Accanto alla sua
grande passione per lo sport, da sempre ce
n'è un'altra: il cinema.
Duccio Tessari gli affida il suo primo ruolo da
protagonista: è il 1961 e il regista lo sceglie
per il personaggio dell'atletico e prestante
Crios nel suo film Arrivano i Titani.
In seguito Luchino Visconti prende Gemma
per il ruolo di un generale dei garibaldini, nel
suo indimenticabile Il Gattopardo.
Sono ormai oltre cento i film interpretati tra
cinema e televisione e nella sua carriera,
ancora lontana dall'arrestarsi.
Giuliano Gemma (1938)
Nato da madre tedesca a Venezia nel 1939, il
suo vero nome è Mario Girotti. Ancora
giovanissimo viene notato dal regista Dino
Risi che lo scrittura per una parte del film
Vacanze con il gangster. Poco dopo
Luchino Visconti, lo vuole nel film
Il Gattopardo.
Il suo successo è legato soprattutto ad alcuni
titoli del genere "neo-spaghetti western"
come gli indimenticabili Lo chiamavano
Trinità (1971), e il suo seguito
...Continuavano a chiamarlo Trinità, in
coppia con il sodale Bud Spencer. L’attore si
è rilanciato ultimamente nei panni di un
sacerdote investigatore, nella serie Rai
intitolata Don Matteo.
TERENCE HILL
Terence Hill (1939)
PAOLO STOPPA
Esordisce in teatro nel 1927 nella compagnia
Capodaglio-Racca-Olivieri. Dal 1938 al 1940 fa
parte della compagnia del Teatro Eliseo di
Roma, interpretando personaggi assai
complessi del repertorio classico e moderno.
Dopo il grande incontro col regista
Luchino Visconti si determinerà uno dei più
importanti fenomeni teatrali del dopoguerra. In
campo cinematografico fornisce buone
interpretazioni in Miracolo a Milano (1951),
Rocco e i suoi fratelli (1960) e Il Gattopardo
(1962).
Negli anni '60 l'attore è allo zenit della sua arte
teatrale: valga per tutte l'impagabile
interpretazione di Gaev in Il giardino dei ciliegi
di Cechov (1965).
Nel 1984, farà un inedito Ciampa ne Il berretto
a sonagli tratto da Pirandello.
Paolo Stoppa (1927)
CLAUDIA CARDINALE
Nasce a Tunisi da genitori di origine siciliana.
Trasferitasi a Roma decide di frequentare il
centro sperimentale di cinematografia.
La Cardinale ottiene un contratto con la
"Vides", la casa di produzione di Franco
Cristaldi che nel 1967 diventerà suo marito.
Tra le sue interpretazioni si ricordano i seguenti
film : I Soliti Ignoti (1958) di Mario Monicelli, e
naturalmente Otto e mezzo diretto nel 1963 da
Federico Fellini.
Nel 1960 con la regia di Mauro Bolognini recita
ne Il bell’Antonio, ma la critica cinematografica
comincia finalmente a darle un po' di
considerazione grazie al Gattopardo diretto da
Luchino Visconti.
Nel 1967 gira Il giorno della civetta diretta da
Damiano Damiani.
Nel 1993 ha ricevuto a Venezia il Leone d'Oro
alla carriera.Claudia Cardinale (1938)
RECENSIONE
DE IL GATTOPARDO
Il talento di Visconti si è esercitato,
soprattutto nella prima parte, in certi
squarci di tumulti popolari per le vie, e
nella seconda nella rappresentazione
del ballo. In mezzo, quello che a nostro
avviso è il tema toccato con maggiore
evidenza poetica: la fuga di Angelica
nelle stanze disabitate del vecchio
palazzo. La concordanza fra motivi
figurativi e motivi psicologici è qui
raggiunta meglio che altrove.
CREDITS
Al progetto su Il Gattopardo
hanno collaborato:
• Costanza Bellavista
• Emanuele Longari
• Augusto Gonzaga
• Filippo Prestigiacomo
• Viviana Fiore
BIBLIOGRAFIA DE
IL GATTOPARDO
 Giulio Ferroni, Storia della letteratura italiana - Il novecento,
Einaudi Scuola, Milano 1991.
 Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, Universale Economica
Feltrinelli, Milano 1995.
 Parco Letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo,
Palma di Montechiaro, Santa Margherita di Belice); Itinerario
nella Sicilia del Gattopardo, Palermo 2000.
 www.gattopardobelice.it
 www.scuderibelice.it
IL LIBRO
Romanzo di Giovanni Verga del
1881, acclamato come
capolavoro del Verismo. Primo
romanzo dell’incompiuto
ciclo dei Vinti.
Sullo sfondo storico si muovono
i protagonisti: la famiglia
Toscano, detti “Malavoglia”,
pescatori di Aci Trezza. Una
lunga serie di sventure si
abbatterà sulla famiglia, sino
alla morte del capostipite e alla
disgregazione del nucleo
familiare.
IL FILM
Ispirato a I Malavoglia di
Giovanni Verga, La terra trema
fu diretto da Luchino Visconti
nel 1948.
Per la sua ambientazione in
luoghi reali e l’uso di attori non
professionisti che parlano in
autentico e stretto dialetto
siciliano è, insieme a
Ossessione, uno dei capisaldi
del Neorealismo. La critica ha
però tardato a riconoscerne il
valore.
CREDITS
Disegno realizzato da Angelo Colombo
copertina
Una copertina del libro I Malavoglia
GIOVANNI VERGA
Nacque a Catania da una famiglia di nobili origini e
di tradizioni liberali.
Dopo diversi romanzi e opere giovanili, nel 1874
pubblica Nedda; questa novella, in cui l’autore
sceglie di trattare un argomento “umile”, narrando
la vicenda di una povera raccoglitrice di olive
siciliana, viene considerata l’inizio di una nuova
corrente artistico-letteraria, il Verismo.
Questa nuova visione dell’esistenza umana trovò
compiuta espressione ne I Malavoglia (1881), primo
di una progettata serie di cinque romanzi (ciclo dei
Vinti).
Verga trascorse gli ultimi anni a Catania, chiuso in
uno scontroso isolamento e in un lungo silenzio,
interrotto solo da una limitata attività teatrale.
Morì nel 1922.
Giovanni Verga
(1840-1922)
LA TRAMA DE I MALAVOGLIA
Il romanzo si svolge ad Acitrezza all’indomani
dell’unità d’Italia (1861).
I Toscano posseggono la casa del Nespolo e
una barca, la Provvidenza. Padron ‘Ntoni, il
vecchio capofamiglia, nel tentativo di
migliorare le condizioni economiche, compra
un carico di lupini da rivendere; ma la barca
fa naufragio e i lupini vanno perduti: per i
Malavoglia è l’inizio di una serie di sventure.
Con la morte di Padron ‘Ntoni la famiglia è
smembrata e i componenti si dividono,
allontanandosi dal paese. Per pagare il debito
sono costretti a ipotecare la casa che verrà
riscattata dal più giovane dei nipoti, Alessi.
I lupini, legumi simili alle
fave.
IL CICLO DEI VINTI
Secondo la poetica del Naturalismo e del Verismo, Verga
intendeva studiare la società italiana, selezionandone un suo
aspetto tipico e regionale, la Sicilia, colta nei suoi vari strati
sociali, a cominciare dai più umili. Per questo concepì un
ciclo, avente il titolo complessivo I Vinti, articolato in cinque
romanzi, che avrebbero dovuto studiare i vinti, nella lotta
per il progresso, appartenenti a cinque differenti situazioni
socio-economiche.
 I Malavoglia.
 Mastro don Gesualdo narra la sconfitta di chi, conquistata
una migliore condizione economica, aspira invano alla
promozione sociale attraverso un matrimonio con
un’esponente della nobiltà decaduta di provincia.
 I tre restanti romanzi, soltanto pianificati ma mai scritti,
avrebbero dovuto narrare la sconfitta della vanità
aristocratica (La duchessa di Leyra), la sconfitta delle
ambizioni politiche (L’onorevole Scipioni) e, infine, la
sconfitta dell’ambizione dell’artista alla gloria (L’uomo di
lusso).
Giambecchina Gazze ladre
(particolare), 1975 – 1978,
olio su tela.
I PERSONAGGI DE
I MALAVOGLIA
Padron ‘Ntoni
Bastianazzo
Maruzza, detta la Longa
‘Ntoni
Luca
Mena
Alessi
Lia
Padron ‘Ntoni
L’anziano Padron ‘Ntoni è il capofamiglia,
un autentico patriarca, che si esprime
spesso attraverso motti e proverbi pieni
di saggezza, dimostrando di essere un
personaggio ricco di sapienza
tradizionale, fiero e legato a valori forti,
come l’onestà, l’operosità, la fedeltà alla
parola data. La lunga serie di disgrazie
che colpiscono la sua famiglia finiranno
per logorarlo ma, fino alla fine della sua
vita, manterrà la sua dignità, tanto che
preferirà morire in ospedale piuttosto
che pesare sui nipoti Mena e Alessi.
Padron ‘Ntoni si può
considerare il faro della
famiglia Toscano
Bastianazzo
Bastiano, figlio di Padron ‘Ntoni è
così soprannominato perché è
“grande e grosso”; grande lavoratore
e figlio rispettoso dell’autorità
paterna, è sposato con
Maruzza la Longa ed è padre di
cinque figli. Muore nel naufragio della
barca Provvidenza all’inizio del
romanzo.
La morte di Bastianazzo
segna il tramonto della
famiglia Toscano
Maruzza
Maruzza, detta la Longa, è “una
piccina che badava a tessere,
salare le acciughe, e far figliuoli,
da buona massaia”; dopo la morte
di Bastianazzo, assiste con dolore,
impotente alla serie di disgrazie
che si abbatte sulla sua famiglia.
Muore di colera.
Acciughe
‘Ntoni
E’ il nipote maggiore, “un bighellone di
vent’anni, che si buscava tutt’ora
qualche scappellotto dal nonno”;
insofferente a una vita di sacrifici,
rifiuta di conformarsi all’etica
tradizionale del duro lavoro
(rappresentata dal nonno Padron ‘Ntoni
) e, per questo, in cerca di un facile
benessere, diventa un contrabbandiere
e finisce in prigione. Alla fine del
romanzo, decide di abbandonare per
sempre il suo paese e la sua famiglia,
consapevole di non poter cancellare gli
errori commessi.
I faraglioni di Acitrezza
Luca
E’ il secondo nipote, “che aveva
più giudizio del grande”
secondo il nonno; volenteroso
lavoratore, cade in guerra
durante una battaglia, privando
così la sua famiglia di un valido
sostegno economico.
Vicoli di Acitrezza
Mena
E’ “soprannominata Sant’Agata perché
stava sempre al telaio”; fedele alle
tradizioni e ai valori etici, rifiuta di
sposare l’uomo che ama, quando la
disgrazia economica e il disonore
colpiscono la sua famiglia. Rimasta
nubile, si dedica con affetto ai
nipotini, figli del fratello Alessi.
Alessi
E’ definito “un moccioso tutto suo
nonno colui!”: insieme a Mena, resta
l’unico a difendere e a vivere fino in
fondo l’etica del lavoro e del sacrificio.
Nel capitolo finale del romanzo, lo
vediamo marito e padre, e
nuovamente padrone della vecchia
casa di famiglia, che è riuscito a
riscattare.
Museo Casa del Nespolo,
Acitrezza
Lia
E’ la più giovane dei figli di
Bastianazzo e di Maruzza; vanitosa
e desiderosa di qualcosa di meglio,
fugge di casa a causa delle
maldicenze dei compaesani su una
sua presunta relazione e finisce
per fare la prostituta in città.
La rosa che sfiorisce ricorda Lia, lo
sfiorire della sua ingenuità e purezza.
LA FRASE FAMOSA
DE I MALAVOGLIA
“Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i
sassi della strada vecchia di Aci Trezza; (…) tutti
buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di
quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere.
Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano
Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poiché da
che il mondo era mondo, (…) li avevano sempre
conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che
avevano sempre avuto delle barche sull’acqua, e delle
tegole al sole. Adesso a Trezza non rimanevano che i
Malavoglia di Padron ‘Ntoni, quelli della casa del
Nespolo, e della Provvidenza ch’era ammarata sul
greto, sotto il lavatoio, (…)”.
I Malavoglia, capitolo I
LA QUESTIONE MERIDIONALE
Con l’espressione questione meridionale si indica l’insieme
dei problemi economici e sociali che penalizzavano
il Meridione d’Italia al tempo dell’unità (1861) e che non
furono risolti dalla stessa, ma spesso si aggravarono in
modo intollerabile. Fattori di crisi o di arretratezza del
Meridione furono:
 Lo squilibrio dello sviluppo (economico e produttivo) a
tutto vantaggio del Nord del Paese;
 L’applicazione, da parte del Governo nazionale, di un duro
sistema fiscale che colpiva soprattutto le masse contadine
(ad esempio con la famigerata tassa sul macinato
introdotta nel 1868);
 L’estensione immediata all’intero territorio nazionale della
legislazione del Regno di Sardegna, senza che si tenesse
conto in alcun modo delle realtà locali e delle loro
particolari esigenze;
 Il malcontento contro la miseria diffusa sfociò talvolta in
azioni violente, represse dalle Autorità come un fenomeno
di criminalità comune, senza che ne fossero comprese le
caratteristiche di profondo disagio sociale ed economico.
Un’incisione della fine dell’800
su una famiglia meridionale
Galleria di immagini de La terra trema
GLI INTERPRETI DEL FILM
LA TERRA TREMA
Per la lavorazione del film, Visconti ricorse solamente ad attori non
professionisti. Sono infatti gli abitanti di Aci Trezza che davanti alla
macchina da presa parlano il dialetto e vivono la loro dura
esistenza quotidiana.
Maria Micale (la madre)
Sebastiano Valastro (il padre)
Antonio Micale (Vanni)
Nelluccia Giammona (Mara)
Agnese Giammona (Lucia)
Giuseppe Arcidiacono (Cola)
Alfio Fichera (Michele)
Antonio Arcidiacono ('Ntoni)
RECENSIONE
DE LA TERRA TREMA
Visconti ha conservato del romanzo l'ambientazione
siciliana, il nome del protagonista, 'Ntoni, e le linee
generali della trama. Il tema principale della storia è
quello di una rivolta individuale che si arresta
davanti ad una società classista. Nel film, a
differenza del romanzo, non siamo di fronte però ad
una oscura fatalità, ma ad un crudele sistema di
oppressione economica. La legge che regna in questo
povero paese sottosviluppato è quella dello
sfruttamento capitalista.
La Terra trema avrebbe dovuto essere il primo film
di un "trittico della miseria" che, secondo
l'intenzione di Visconti, avrebbe dovuto descrivere,
nell'ordine, la lotta dei pescatori, dei minatori nelle
zolfare e dei contadini che lottano per liberarsi
dall'antica schiavitù. Purtroppo egli riuscì a
realizzare solo il primo capitolo.
CREDITS
Al progetto su I Malavoglia,
hanno collaborato:
• Francesco Cavallaro
• Antonio Nardi
• Antonella Licausi
• Angelo Colombo
• Giovanna Finizio
BIBLIOGRAFIA DE
I MALAVOGLIA
 GIOVANNI VERGA, “I Malavoglia/Mastro-don Gesualdo”, 1990 Roma,
Newton Compton editori.
 F.M. FELTRI - M.M. BERTAZZONI - F. NERI, “I giorni e le idee –
Categorie per capire la storia”, vol. 2 (‘700 e ‘800), 2002 Torino, SEI.
 R. LUPERINI – P. CATALDI – L. MARCHIANI – F. MARCHESE – R.
DONNARUMMA, “La scrittura e l’interpretazione – Storia e antologia
della letteratura italiana nel quadro della civiltà europea”, vol. 3 (‘800
e ‘900), 2003 Palermo G.B. Palumbo & C. Editore.
 AA.VV., “Dizionario enciclopedico italiano Treccani”, 1970 (vol. XII)
Roma, 1974 (1° suppl.), 1984 (2° suppl.).
 AA.VV., “La Garzantina – Enciclopedia della letteratura (2 voll.)”, 2003
Milano, Garzanti.
 AA.VV., “La Garzantina – Enciclopedia del cinema (2 voll.)”, 2003 -
2004 Milano, Garzanti.
 www.virgilio.it
IL LIBRO
Il bell’Antonio è un romanzo
di Vitaliano Brancati scritto nel
1949. In piena epoca fascista
si svolgono le vicende di
Antonio Magnano, bellissimo
uomo con fama di grande
seduttore, ma in realtà affetto
da un disagio tanto fisico
quanto psicologico.
IL FILM
Il bell'Antonio, interpretato
dall'indimenticabile
Marcello Mastroianni insieme a
Claudia Cardinale e
Pierre Brasseur e realizzato
nel 1960 dal regista
Mauro Bolognini per l'Arco
Film.
Tale film ha raccolto consensi
da tutta la critica.
CREDITS
Antonio PeriDisegno realizzato da Antonio Alamia
Un’edizione de Il bell’Antonio
VITALIANO BRANCATI
Nacque a Pachino, Siracusa nel 1907.
Compì gli studi a Catania e si trasferì a Roma
per svolgervi attività letteraria e giornalistica. In
seguito alla sua crisi politica (1934) rinnegò
tutti i suoi scritti giovanili, improntati alla
mitologia fascista dell’azione, tornò a Catania e
si dedicò all’insegnamento.
Vitaliano Brancati (1907-
1954)
La sua nuova stagione letteraria si apre con Gli anni perduti
(1938), cui seguirono i romanzi di successo Don Giovanni in
Sicilia (1941), farsa spregiudicata sul “gallismo”, Il bell’Antonio
(1949), racconto tragicomico di un’impotenza dissimulata entro
cornici vitalistiche; l’incompiuto Paolo il caldo (postumo, 1954),
storia di un’ossessione erotica cui si intreccia l’analisi del costume
culturale e sociale del dopoguerra. Morì a Torino nel 1954.
TRAMA DE IL BELL’ANTONIO
Dopo tre anni, il matrimonio tra
Antonio Magnano e la bella ereditiera
Barbara non è stato ancora consumato:
Antonio, nonostante sia molto innamorato
della moglie, di fronte a lei prova un
disagio che lo porta all’impotenza.
Scoppia allora lo scandalo, ingigantito dalla
precedente fama di seduttore di Antonio e
dalla mentalità del Fascismo che esaltava
la virilità. L’ «onore» del figlio sarà
«riscattato» dall’anziano padre, che morirà
sotto i bombardamenti degli Alleati in un
vicolo malfamato di Catania, dove si era
incontrato con una prostituta.
Alla caduta del Fascismo Antonio resterà
indifferente alle speranze comuni,
prigioniero dei suoi problemi personali.
I PERSONAGGI DEL LIBRO
IL BELL’ANTONIO
Antonio Magnano
Barbara Puglisi
Alfio Magnano
Antonio Magnano
E’ il protagonista del romanzo; uomo bellissimo e
affascinante, vive a Roma numerose avventure
sentimentali. Al ritorno a Catania si innamora della
bellissime ereditiera Barbara e la sposa, ma di fronte a
lei si dimostra del tutto impotente. In un primo tempo,
grazie anche all’ingenuità della moglie, riesce a tenere
segreta la sua condizione. Quando tuttavia scoppia lo
scandalo, Antonio viene abbandonato dalla moglie,
diventa oggetto di maldicenze per tutti i suoi conoscenti
ed è rifiutato e disprezzato anche dal padre Alfio. Sarà
quest’ultimo a umiliarlo ancora di più morendo in casa di
una prostituta, nel tentativo di salvare l’onore della
famiglia con una dimostrazione estrema di virilità.
LA FRASE FAMOSA
DE IL BELL’ANTONIO
“E Antonio? La morte del padre lo annichilì per
alcuni giorni: quel tenero padre, che lo amava più
degli occhi suoi, se n’era andato assestandogli il
più forte schiaffo che mai padre abbia dato a figlio.
La vergogna non era per il vecchio, ch’era finito tra
le macerie di un quartiere malfamato, (…): la
vergogna era per lui, Antonio, che tre giorni dopo,
recatosi al cimitero di Aquicella, trovò sulla lapide
del padre, scritte a carbone da una mano
sconosciuta, queste parole spaventevoli: ”…morto il
6 marzo 1942 per lavare l’onore della famiglia
infangato dal figlio”.
Il Bell’Antonio, capitolo XII
FASCISMO
Movimento politico italiano fondato da
Benito Mussolini il 23 Marzo 1919 e
diventato partito nel 1921,
trasformandosi poi in regime totalitario e
nazionalista che tenne il governo
dell’Italia dall’ottobre 1922 al luglio 1943.
In senso più ampio e generale, il termine
indica anche le concezioni e le ideologie
che erano alla base di tale movimento, e
il costume di vita che ne fu la
manifestazione, ispirati alla celebrazione
della forza e dell’autoritarismo e alla
repressione di ogni manifestazione di
dissenso.
La marcia su Roma,
1922
Benito Mussolini (1883-1945)
Uno dei manifesti
del Fascismo
Galleria di immagini de Il bell’Antonio
MAURO BOLOGNINI
Nacque a Pistoia nel 1922. Frequentò i
corsi di scenografia a Roma e si formò
come regista accanto a Luigi Zampa. Esordì
nel 1953 con Ci troviamo in galleria.
Intanto il suo stile si faceva sempre più
raffinato e personale, fino a sfociare su
temi “sanguigni” come l’impotenza
sessuale de Il bell’Antonio (1960) tratto
dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati
. La sua cifra stilistica e la sua impronta
saranno una costante fino agli ultimi suoi
lavori, l’ultimo dei quali è La villa del
Venerdì (1991). Morì a Roma nel 2001.
Mauro Bolognini (1922-2001)
GLI INTERPRETI DEL FILM
IL BELL’ANTONIO
Marcello Mastroianni (Antonio Magnano)
Claudia Cardinale (Barbara Puglisi)
Pierre Brasseur (Alfio Magnano)
Tomas Milian (Edoardo)
Rina Morelli (Rosaria Magnano)
Anna Arena (Signora Puglisi)
Patrizia Bini (Santuzza)
MARCELLO MASTROIANNI
Marcello Mastroianni nato nel 1924 a Fontana Liri (FR) è
stato un celebre attore italiano, molto apprezzato anche
all'estero.
Nel 1945 iniziò a lavorare nell'industria cinematografica,
cominciando a prendere le prime lezioni di recitazione. Il
suo film di debutto fu I miserabili, tratto dall'omonimo
romanzo di Victor Hugo, nel 1948.
In breve divenne una delle maggiori stelle internazionali
del cinema italiano, comparendo nei Soliti ignoti e,
specialmente, nei due capolavori di Federico Fellini: La
Dolce Vita accanto ad Anita Ekberg (1960) e 8 e ½ (1963).
La sua ultima donna, Anna Maria Tatò, realizzò durante le
pause di lavorazione del suo ultimo film una lunga auto-
confessione, Mi ricordo, sì... mi ricordo che è considerata
da molti il suo testamento spirituale. Morì a Parigi il 1996.
Marcello
Mastroianni
(1924-1996)
PIERRE BRASSEUR
Attore francese di eccezionale bravura, lo
ricordiamo qui come interprete di Alfio
Magnano ne Il bell’Antonio di Mauro Bolognini e
di zio Simone in Liolà di Alessandro Blasetti.
Pierre Brasseur
(Parigi, 1905-1972)
RECENSIONE DEL FILM
IL BELL’ANTONIO
Capolavoro di Mauro Bolognini, il film fu il
frutto di un sodalizio artistico dai pochi
precedenti, il risultato eccelso
dell'affiatamento che il regista trovò con
Pier Paolo Pasolini, sceneggiatore al fianco
di Gino Visentini.
Diversamente dal romanzo di Brancati, la
trasposizione di Bolognini abbandona
l'allegoria socio-politica che il testo
suggerisce, allontanandosi da quegli anni
per seguire un indirizzo narrativo
maggiormente intimista, confinato nello
struggente isolamento fisico ed
intellettuale del suo protagonista.
CREDITS
Al progetto su Il bell’Antonio,
hanno collaborato:
• Francesca Galletta
• Rosy Celeste
• Antonio Alamia
• Salvo Sperandeo
• Valentina Alagna
BIBLIOGRAFIA DE
IL BELL’ANTONIO
 VITALIANO BRANCATI, “Il bell’Antonio”, a cura di D. Perrone, 1993
Milano, Tascabili Bompiani.
 D. PERRONE, “Le avventure morali e i “piaceri” della scrittura. Saggio
su Vitaliano Brancati, Bompiani.
 G. FERRONI, “Storia della letteratura italiana”, vol. 4 (‘900), 1991
Milano, Einaudi.
 G. BALDI – S. GIUSSO – M. RAZZETTI – G. ZACCARIA, ”Dal testo alla
storia dalla storia al testo” (vol. 3/3) 2001 Milano, Paravia.
 AA.VV., “Dizionario enciclopedico italiano Treccani”, 1970 (vol. XII)
Roma, 1974 (1° suppl.), 1984 (2° suppl.).
 AA.VV., “La Garzantina – Enciclopedia della letteratura (2 voll.)”, 2003
Milano, Garzanti.
 AA.VV., “La Garzantina – Enciclopedia del cinema (2 voll.)”, 2003 -
2004 Milano, Garzanti.
 www.virgilio.it (motore di ricerca)
IL LIBRO
Liolà è una commedia campestre
scritta da Luigi Pirandello nel 1916,
inizialmente in dialetto agrigentino, e
rappresentata nello stesso anno
dall’attore siciliano Angelo Musco.
Mostra un realistico spaccato di vita
contadina della Sicilia del primo
Novecento. E’ soprattutto dalle parti
corali dell’opera che traspaiono valori
e mentalità dei personaggi.
La commedia (in tre atti) ha una
trama molto divertente, tuttavia cela
le profonde contraddizioni di tutti gli
uomini.
IL FILM
Il film tratto dall’omonima
commedia di Luigi Pirandello, è
stato girato nel 1963 dal regista
Alessandro Blasetti.
Tra gli interpreti c’è il grande Ugo
Tognazzi, ma il film non ha
incontrato il favore della critica
perché si distacca molto
dall’originale, interpretandolo in
chiave troppo moderna.
Le musiche sono di Carlo Savina.
CREDITS
Disegno realizzato da Antonio Peri
Copertina dell’edizione di Liolà del Formiggini
(1917; testo siciliano con traduzione italiana a fronte)
LUIGI PIRANDELLO
Nacque nella campagna di Caos, presso Agrigento (allora
Girgenti) nel 1867. Coltivò gli studi classici e nel 1891
conseguì a Bonn, in Germania, la laurea.
Tornato in Italia si dedicò al giornalismo e
all’insegnamento. Nel 1894 sposò a Girgenti Antonietta
Portulano, con la quale si stabilì a Roma. Poco dopo le
nozze, la moglie iniziò a manifestare segni di squilibrio
mentale. Ciò spinse lo scrittore ad approfondire lo studio
dei meccanismi della mente e delle reazioni che la gente
ha di fronte ai malati mentali (di questi approfondimenti
si riscontra traccia in molte sue opere). Da allora divise la
sua esistenza fra le cure alla moglie, l’insegnamento e
l’attività letteraria, ottenendo grande successo come
commediografo. Nel 1934 fu insignito del premio Nobel
per la Letteratura e da questo momento la sua fama si
diffuse in tutto il mondo. Morì a Roma nel 1936.
L’opera di Pirandello è vastissima e abbraccia vari generi
letterari, dalla narrativa alla poesia, dal teatro alla
saggistica.
Luigi Pirandello
(1867-1936)
L’OPERA DI PIRANDELLO
Sensibile alla realtà quotidiana del suo tempo e
soprattutto a quella della sua amata terra di Sicilia,
Pirandello ha saputo calarvisi fino in fondo, mettendone
in evidenza le contraddizioni. Alla base della sua poetica
c’è, infatti, il contrasto vita/forma che, secondo l’autore,
logora l’esistenza dell’individuo e che spesso si esplicita
attraverso il famoso umorismo pirandelliano.
Delle sue opere, vanno soprattutto ricordate:
 I romanzi: L’esclusa (1901), Il turno (1902), Il fu
Mattia Pascal (1904), I vecchi e i giovani (1913), Uno,
nessuno, centomila (1926).
 Le Novelle per un anno, una raccolta di 230 novelle
(1922-1937).
 I saggi: il più importante è L’Umorismo (1908).
 Le opere teatrali: raccolte in un volume dal titolo
Maschere nude. Tra le più famose ricordiamo Pensaci
Giacomino (1916), Liolà (1916), Così è (se vi pare)
(1917), Sei personaggi in cerca d’autore (1920–21),
Questa sera si recita a soggetto (1930).
Pirandello alla
macchina da scrivere
TRAMA DI LIOLÀ
La commedia trae il nome dal personaggio principale, Liolà, intorno a
cui ruota l’intera vicenda.
Giovane bracciante buontempone, egli riesce sempre con la sua astuzia
a prendersi gioco del vecchio zio Simone Palumbo, che alla fine rimarrà
beffato ma al tempo stesso contento perché avrà salvato le apparenze.
Liolà ha deciso di sposare Tuzza, rimasta incinta. Questa però,
appoggiata dalla madre, zia Croce, rifiuta la proposta di matrimonio del
giovane, in quanto mira a farsi sposare da suo zio Simone (già marito
di Mita da quattro anni), che non può avere figli, al fine di ereditarne la
roba.
Zio Simone sfrutta la situazione perché in tal modo può finalmente
gettare la colpa della sua non prolificità sulla moglie Mita. Quest’ultima
però si lascia convincere da Liolà che lei può fare la stessa cosa,
naturalmente servendosi di lui, visto anche l’antico affetto che li lega. I
due pertanto concepiscono un figlio insieme. Liolà può così vendicarsi
del rifiuto di Tuzza, promettendo, però, di prendersi cura del figlio che
avrà con lei, al quale insegnerà a cantare, così come ha fatto con gli
altri suoi tre figli (Tinino, Calicchio, Pallino), avuti da amori occasionali.
La commedia si conclude dunque con il trionfo dell’astuzia, della
libertà, del rifiuto di qualsiasi forma (matrimonio, convenzioni sociali in
genere). Il grappolo d’uva evoca la
scena iniziale dell’atto III,
che vede i personaggi
impegnati nella vendemmia
L’immagine evoca la scena iniziale
della commedia, in cui i personaggi
sono impegnati a schiacciare le
mandorle
ANGELO MUSCO
E’ considerato il più grande attore comico siciliano,
oltre che il primo attore comico in Italia a passare
dal teatro al cinema con lo stesso identico riscontro
di pubblico e critica.
A partire dal secondo ventennio del Novecento
collaborò con grandi autori, tra cui Pirandello e
Martoglio. I testi (tra cui La Patente, Pensaci
Giacomino, Il berretto a sonagli, Liolà) portati in
palcoscenico erano spesso ancorati alla realtà
siciliana, e proponevano in chiave comica personaggi
e situazioni specifiche della cultura isolana. L'abilita'
di Musco e il valore degli autori erano tali da rendere
questi testi, fin da allora, molto popolari anche in
contesti geografici e soprattutto culturali differenti.
Il passaggio di Musco al cinema avvenne negli anni
Trenta. Le pellicole da lui interpretate erano
adattamenti cinematografici di commedie teatrali.
Alcuni film con Angelo Musco: Pensaci Giacomino
(1937, regia di Gennaro Righelli); Paraninfo (1934,
regia di Amleto Palermi); Cinque a zero (1932, regia
di Mario Bonnard).
Angelo Musco
(1871 - 1937)
La vendemmia (dalla commedia Liolà, atto III)
LIOLÀ:
Urallallà!
Pesta bene, tu qua!
Pesta bene, pesta bene,
che più pesti nel tinello
e più forte il vin ti viene!
Più di quello
dell’altr’ anno, Liolà!
CORO:
Urallallà! Urallallà!
LIOLÀ:
Ogni maglio,
senza sbaglio,
se tu pesti bene, compare, un barile te ne farà!
un barile che a berne un sorsetto
a terra mi getto
col male di mare
perché vagellare
la testa mi fa.
Urallallà! Urallallà!
PERSONAGGI DEL LIBRO LIOLÀ
LIOLÀ: protagonista della commedia.
ZIO SIMONE PALUMBO: vecchio proprietario terriero.
MITA: moglie di zio Simone.
ZIA CROCE AZZARA: cugina di zio Simone e madre di
Tuzza.
ZIA GESA: zia di Mita, moglie di zio Simone.
TUZZA: figlia di zia Croce e nipote di zio Simone.
CARMINA LA MOSCARDINA: donna pettegola (con le
sue battute pungenti mette in moto l’azione).
CIUZZA, LUZZA, NELA: tre giovani contadine.
ZIA NINFA: madre di Liolà, si occupa dei suoi tre figli.
TININO, CALICCHIO, PALLINO: i tre figli di Liolà
(“i cardelli di Liolà”).
Liolà
Sin dall’inizio tutti parlano di lui. Il suo vero
nome è Nino Schillaci; Liolà è il soprannome
che di per sé ( Lì – o – là), ne rivela il
carattere o meglio il modo di vita: prende la
vita con leggerezza e, infatti, molto spesso
si paragona o viene paragonato al vento;
ama cantare in ogni circostanza ed educa
anche i suoi figli al canto. Nelle sue canzoni
tra rime e lazzi non dimentica mai di inserire
pillole di verità. Come altri personaggi della
commedia, si esprime spesso con frasi
proverbiali siciliane, il che rientra, in realtà,
nella tradizione siciliana di ieri e di oggi. E’
dunque un buontempone.
La commedia ruota tutta intorno a lui.
Leggiamo
alcuni
passi che
descrivono la
personalità di
Liolà
Liolà: … Non sono uccello di gabbia, zia Croce. Uccello di volo,
sono. Oggi qua, domani là: al sole, all’acqua, al vento. Canto e mi
ubbriaco; e non so se m’ubbriachi più il canto o più il sole. Con
tutto questo, eccomi qua: mi taglio le ali e vengo a chiudermi in
gabbia da me. Le domando la mano di sua figlia Tuzza.
(Atto II)
Liolà: … Sono buon massajo: garzone, giornante; mieto, poto,
falcio, fieno; fo di tutto e non mi confondo mai. Sono come un
forno di pasqua, e potrei mantenere tutto un paese.
(Atto II)
Zio Simone: Oggi è giorno segnato e dev’essere festa per tutti.
Liolà: Benissimo! E cantare. Non come dice zia Croce, che suono
e canzoni sono cose di vento. Se sono di vento, son cose mie;
perché io e il vento, zio Simone, siamo fratelli.
(Atto III)
Zio Simone
Credulone, brontolone e non prolifico.
Farebbe qualsiasi cosa per salvare le
apparenze, arroccato com’è nei valori
tradizionali siciliani, ma, di fatto, finisce
sempre e comunque per essere gabbato
da Liolà.
Leggiamo alcuni
passi che
descrivono la
personalità di
zio Simone
Zia Croce: Ah care mie, m’ha fatto la testa com’ un pallone!
E sempre dalla mattina alla sera, con questa lima –
La Moscardina: - del figlio che non gli nasce? O come vuole
che gli nasca?
Zia Gesa: Bastasse piangere per farlo nascere!
Zia Croce: No, piange – siamo giuste – piange per la roba;
tanta bella roba che alla sua morte, andrebbe a finire in mano
d’altri… (Atto I)
Zio Simone (a Tuzza): Tirano via di lungo, figliola mia, perché
la gente vedendomi qua, si figura…si figura ciò che per grazia di
dio non è, né è stato mai, la coscienza nostra è pulita; ma
l’apparenza, purtroppo… (Atto III)
Zio Simone (a zia Croce): Io so che qua con vostra figlia non
ho mai avuto nulla da spartire: ho fatto un’opera di carità, e
niente altro. Ma con mia moglie, ci sono stato io, ci sono stato
io! (Atto III)
Mita
Mita, come suggerisce lo stesso
nome, ha un carattere mite e
sottomesso che però nel corso
della commedia si trasforma in
intraprendente ed opportunista
grazie a Liolà.
Riflettiamo
sulla
trasformazione
di Mita
leggendo questi
passi
(Atto I: zia Croce ha appena chiesto a Mita di portare a
lei e alle donne che stanno schiacciando le mandorle, del
vino)
Mita (a zia Croce): Eh, se non me lo comanda lui…
Zia Croce: Hai bisogno che te lo comandi lui? Non sei
padrona anche tu?
Mita: No, zia Croce, il padrone è lui.
(Atto I)
Mita (a Tuzza): No, aspettate, voglio ricordare a Tuzza
un nostro motto antico: ” Chi tarda e non manca, non si
chiama mancatore”. Ho tardato, sì, è vero, ma non ho
mancato. Tu sei andata avanti e io ti son venuta dietro.
(Atto III)
“… Non abbia paura di me, zio Simone. Non voglio nulla io. Glielo lascio a lei di lambiccarsi il
cervello per tutti i suoi danari e d’andar con gli occhi di qua e di là come le serpi.
Io, questa notte, ho dormito al sereno;
solo le stelle, m’ han fatto riparo:
il mio lettuccio, un palmo di terreno;
il mio guanciale, un cardoncello amaro.
Angustie, fame, sete, crepacuore?
Non m’importa di nulla: so cantare!
Canto di gioia mi s’allarga il cuore,
è mia tutta la terra e tutto il mare.
Voglio per tutti il sole e la salute;
voglio per me le ragazze leggiadre,
teste di bimbi bionde e ricciolute
e una vecchietta qua come mia madre.”
Liolà a conclusione di un celebre battibecco con zio Simone (atto I), nel quale
colpisce il vecchio proprietario terriero con battute pungenti volte soprattutto a
mettere in ridicolo la sua debolezza, la sua vecchiaia e la sua ottusità, afferma
con decisione e al tempo stesso con allegria, cantando, il rifiuto di qualsiasi
costrizione e, quindi, la propria irrinunciabile esigenza di libertà.
LEGGI LA
VERSIONE IN
AGRIGENTINO
LA FRASE FAMOSA DI LIOLÀ
Di mia ’un si nn’avi a scantari, zû Simuni! ’Un vogliu nenti iu! Cci lu lassu
a vossia di lammicàrisi lu ciriveddu pi tutti li sô
bbeni e di jri cu l’occhi comu li lucirtuluna!
Arsira mi curcavu a lu sirenu;
Li stiddi foru ca m’arripararu:
lu litticeddu, un parmu di tirrenu;
lu chiumazzeddu, un carduneddu amaru.
Làstimi, fami, siti, cripacori:
chi mi nni ’mporta, si sacciu cantari?
Cantu, e mi s’arricrìa tuttu lu cori;
cantu, ed è mia la terra e miu lu mari!
Basta ca cc’è lu suli e la saluti!
Picciotti beddi e picciliddi duci,
e ’na vicchiuzza ccà, comu a me’ matri!
LA FRASE FAMOSA DI LIOLÀ
versione in agrigentino
SICILIA DEL PRIMO NOVECENTO
La Sicilia nei primi decenni del secolo scorso era
ancora un paese per molti aspetti arretrato.
La sua economia era prevalentemente agricola e
chi possedeva un appezzamento di terreno poteva
ritenersi privilegiato, gli altri, uomini e donne,
dovevano accontentarsi di lavorare come braccianti
a giornata.
La vita nelle campagne e nei piccoli centri era,
quindi, assai dura e le disponibilità economiche
assai ridotte.
Migliori erano le condizioni di vita nelle città, dove
fiorivano la cultura e l’arte. E’ in questo periodo che
si diffonde anche in Sicilia lo stile Liberty, le cui
massime espressioni sono visibili nel capoluogo
isolano, per esempio: villa Igiea e le ville dei Florio,
nobile e ricca famiglia di armatori.
La mafia era, purtroppo, sia in città che in
campagna, una realtà e una mentalità diffusa e
radicata.
Tipici asinelli siciliani che
pascolano in campagna dopo
la trebbiatura
Esempio di Stile Liberty:
Villa Florio, Palermo
Raffinato mosaico in
stile liberty, che
decora il panificio
Morello a Palermo
1916
(data di pubblicazione di Liolà)
• L’Italia è impegnata da un anno (maggio
del 1915) nella prima guerra mondiale
(1914- 1918) a fianco dell’Intesa (Russia,
Francia, Gran Bretagna), contro l’Austria –
Ungheria alleata con la Germania.
• 31 dicembre: vanno in scena a Roma due
nuove commedie di Pirandello: Liolà e
Pensaci, Giacomino.
Scene dalla prima
guerra mondiale
Copertina del disco con la colonna sonora
del film Liolà (di C. Savina)
ALESSANDRO BLASETTI
Fonda nel 1927 assieme ad un gruppo di amici, la casa di
produzione Augustus dirigendo l’anno dopo il suo primo
film: Sole.
In seguito diviene regista di punta del regime fascista. Di
questo periodo vanno ricordati i film: 1860 (1934), che
parla dell’avventura garibaldina, e Vecchia Guardia
(1935), che pur celebrando il regime non ne trovò
l’approvazione.
Successivamente vanno ricordati: Un’avventura di
Salvador Rosa, (1939) La corona di ferro e (1940) La cena
delle beffe (1942), che è considerato il suo capolavoro.
In questi film egli cambia tono criticando, seppur in maniera velata, tranne
in La corona di ferro, ogni dittatura. In quest’ultimo film fa dire, infatti, al
nazista Goebbels “un regista tedesco che avesse fatto questo film oggi, in
Germania, sarebbe stato messo al muro”.
Nel dopoguerra, se si esclude Un giorno nella vita (1946), omaggio ai
partigiani, i suoi film, seppur di successo, sono lavori meno impegnati.
Tra questi ricordiamo soltanto: Peccato che sia una canaglia (1964), Europa
di notte (1959) e Liolà (1963).
Alessandro Blasetti
(1900 – 1987)
INTERPRETI DEL FILM LIOLÀ
Ugo Tognazzi (Liolà)
Elisa Cegani (zia Gesa)
Pierre Brasseur (zio Simone Palumbo)
Anouk Aimee (Mita)
Giovanna Ralli (Tuzza)
Anouk Aimee Pierre Brasseur
Elisa Cegani
(Torino 1911
-1996)
Giovanna Ralli
Ugo Tognazzi
UGO TOGNAZZI
E‘ stato uno dei più grandi attori italiani e regista
apprezzato di ben cinque film. Dopo un umile esordio
lavorativo, nel 1944 la vincita di un concorso per
dilettanti gli apre le porte della rivista e
dell'avanspettacolo, dove ottiene un certo successo in
coppia con Raimondo Vianello, col quale lavorerà in
seguito in un fortunato programma televisivo.
Nel 1961 la sua carriera subisce una svolta con i film Il
mantenuto e Il federale, di Luciano Salce. In seguito
interpreterà numerosi ruoli con i più famosi registi.
Nel 1981 viene premiato con la Palma d'Oro del miglior
interprete a Cannes per La tragedia di un uomo ridicolo
di Bernardo Bertolucci. I suoi maggiori successi sono,
tuttavia, le esilaranti serie di Amici miei (dal 1975) di
Mario Monicelli ed Il vizietto (1978) di Edouard Molinaro.
Il 27 ottobre 1990 muore per un'emorragia cerebrale in
una clinica romana.
Ugo Tognazzi
(1922 – 1990)
ANOUK AIMEE
Attrice francese di straordinaria bellezza,
figlia d’arte, interprete di numerosi film
famosi, tra i quali La dolce vita (1960) e 8
e ½ (1963).
La ricordiamo qui perchè ha interpretato la
parte di Mita nel film Liolà di
Alessandro Blasetti.
Anouk Aimee,
( Parigi, 1932)
GIOVANNA RALLI
Annoverata tra le attrici simbolo del cinema italiano,
esordisce a soli diciassette anni, diretta da Vittorio De
Sica in I bambini ci guardano (1942). Negli anni '50 e
'60 lavora con grandi registi, tra cui A. Lattuada, F.
Fellini e R. Rossellini. Nel 1974 prende parte al film
C'eravamo tanto amati di Ettore Scola. All'inizio degli
anni '90 interpreta al fianco di Marcello Mastroianni
Verso sera (1991) di Francesca Archibugi.
Recentemente è stata nel cast della serie tv Un prete
tra noi 1 (1997) e 2 (2000), con Massimo Dapporto, e
nel 2001 in quello della fiction Angelo il custode con
Lino Banfi.
Giovanna Ralli
( Roma 1935)
RECENSIONE DEL FILM LIOLÀ
La più solare commedia di Pirandello
è stata, a nostro parere,
irrispettosamente deformata da
Blasetti. L’indimenticabile Liolà
pirandelliano è stato trasformato
addirittura in un venditore di
elettrodomestici alla ricerca di
giovani siciliane da conquistare, che
poi si porta a casa, dalla madre, i
figli frutto dei suoi amorazzi. Anche
il siciliano di Ugo Tognazzi lascia a
desiderare.
CREDITS
Al progetto su Liolà,
hanno collaborato:
• Antonio Peri
• Ludovica Tozzi
• Luciano Santi
• Carmelo La Mattina
• Nicoletta Allegra
 G. BALDI, S. GIUSSO, M. RAZZETTI, G. ZACCARIA, Dal testo alla storia dalla
storia al testo, Letteratura italiana con pagine di scrittori stranieri, vol. III, tomo
II, ed. Paravia,Torino,1994.
 G. FERRONI, Profilo storico della letteratura italiana, ed. Einaudi scuola,
Milano,1992.
 Il Morandini “Dizionario cinematografico”, Zanichelli editore, Bologna, 2005.
 Luigi Pirandello, Liolà – Così è (se vi pare), Biblioteca moderna Mondadori,vol.
338 sezione teatro, collezione diretta da R. Fertonani, Milano, 1963.
 Opere di Luigi Pirandello, Maschere nude, Nuova edizione diretta da Giovanni
Macchia, a cura di Alessandro D’Amico, vol. I, I Meridiani, Arnoldo Mondadori,
Milano, 1997, IV edizione, che riprende quella bilingue pubblicata dall’editore
Formìggini nel 1917.
 www.wikipedia.org
 www.italica.rai.it
 www.siciliano.it
 www.mixmail.it
 www.google.it (motore di ricerca)
BIBLIOGRAFIA DI LIOLÀ
IL LIBRO
È il primo romanzo “giallo” di
Leonardo Sciascia, edito nel 1961
e costituisce una rivoluzione
perché mai nessuno aveva scritto
un libro indirizzato alle grandi
masse che trattasse il problema
della mafia.
In una Sicilia “metafora del
mondo”, tra vari e coloriti
personaggi spicca il capitano di
polizia Bellodi intorno a cui si
dispiega la trama centrata su
‘misteriosi’ omicidi.
IL FILM
Il film tratto dall’omonimo
romanzo di Sciascia fu girato nel
1967 con la regia di
Damiano Damiani.
Il film è diretto con polso e con
grande senso dell'azione,
nonostante alcune puntate
didascaliche. I giudizi della critica
sono discordi. Tra gli interpreti, a
fianco di Franco Nero spicca la
bellezza mediterranea di
Claudia Cardinale.
CREDITS
Disegno realizzato da Giusi Parlato
Copertina di un’edizione de Il giorno della civetta
«Giallo che non è un giallo in una
Sicilia dove tutto è limpido,
cristallino: le più tormentose
passioni, i più oscuri interessi,
psicologia, pettegolezzi, delitti,
lucidezza, rassegnazione, non
hanno più segreti, tutto è ormai
classificato e catalogato...»
Italo Calvino
LEONARDO SCIASCIA
Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto, nell’entroterra
agrigentino nel 1921.
Scrittore impegnato nel dibattito sociale e politico e coscienza
critica dell’Italia degli anni 60-80.
Sciascia vince nel 1953 il premio Pirandello per un suo
importante intervento critico sull’autore di Girgenti (Pirandello
e il pirandellismo).
Nel 1956 è pubblicato il primo libro di rilievo Le parrocchie di
Regalpetra.
Del 1961 è invece Il giorno della civetta. ll 1971 è l’anno de Il
contesto, libro destinato a destare una serie di polemiche
politiche, e si fa sempre più forte la propensione ad includere
la denuncia sociale nella narrazione di episodi veri di cronaca
nera.
Dopo diversi anni di attività politica, lo scrittore è segnato
dalla malattia che lo costringe a frequenti trasferimenti a
Milano per curarsi.
Sciascia muore a Palermo il 20 novembre 1989.
Leonardo Sciascia
(1921-1989)
TRAMA DE
IL GIORNO DELLA CIVETTA
In Sicilia, nel paese di S., avvengono nello stesso
giorno due strani fatti: l’omicidio di Colasberna e la
sparizione di Nicolosi. L’omertà sembra bloccare le
indagini.
Ma attraverso la testimonianza di un confidente dei
carabinieri, il capitano Bellodi riesce ad arrivare al
potente “padrino” don Mariano Arena, coinvolto
negli affari della mafia, e a farlo arrestare.
Il fatto provoca allarme negli ambienti politici
romani collusi con il potere mafioso: durante un
dibattito parlamentare un deputato arriva ad
affermare che la “mafia non esiste”.
In congedo per malattia, il capitano Bellodi
apprende che il suo lavoro è stato vanificato da una
serie di falsi alibi. Ma Bellodi non si arrende e
manifesta il fermo proposito di tornare in Sicilia.
“Mi ci romperò la testa”, sono le parole che chiudono
il libro.
PERSONAGGI DE
IL GIORNO DELLA CIVETTA
I personaggi principali del romanzo sono:
Il capitano Bellodi
Don Mariano Arena
Calogero Dibella
Il Pizzuco
Oltre a questi nomi, numerose altre figure e
macchiette contribuiscono a colorire il romanzo.
Il Capitano Bellodi
È il protagonista e l’eroe del
romanzo, viene da Parma e
indaga in una realtà a lui
estranea, ma proprio questa
estraneità gli permette all’inizio
di operare con assoluta
obiettività e con perseveranza.
Si scontrerà con una realtà
molto più dura di lui, ma dalle
ultime parole del libro, lascia
aperta la speranza di non
essersi arreso.
Don Mariano Arena
Don Mariano Arena è un anziano
capomafia che svolge la funzione di
antagonista. Potrebbe apparire a
prima vista un galantuomo, ma è il
mandante dell’omicidio del
Colasberna. Gode dell’appoggio
della maggior parte della
popolazione locale: la sua vera
arma è l’omertà.
Calogero Dibella
Soprannominato Parinieddu è uno dei
pochi aiutanti che compaiono nel
racconto. Pur avendo paura, è un
confidente delle Forze Armate. Trova
la morte un sera, vicino a casa sua,
probabilmente per mano del Pizzuco.
Prima di morire però scrive i nomi dei
due capimafia su un foglietto,
permettendo a Bellodi di giungere ai
responsabili del delitto.
Il Pizzuco
Il Pizzuco svolge la funzione di
oppositore. E’ un capomafia,
anch’egli un mandante
dell’omicidio di Colasberna, ma
non lo vuole ammettere.
LA FRASE FAMOSA DE
IL GIORNO DELLA CIVETTA
“ Io ho una certa pratica del mondo; e quella
che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a
dire umanità, bella parola di vento, la divido in
cinque categorie: uomini, mezzi uomini,
ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo
e i quaquaraquà”.
(Don Mariano Arena rivolgendosi a Bellodi)
LA MAFIA
La mafia, nata intorno al 1820, assunse la
fisionomia di organizzazione parassitaria e
criminale a partire dal 1860.
Una vera e propria rete di piccoli centri di
potere (le cosche), mediante le minacce, i
ricatti, la violenza organizzata, mise sotto
controllo le campagne della Sicilia centrale e
occidentale, realizzando ampi profitti.
L'attività delle cosche si estese poi dalle
campagne alle città, investendo altri settori
economici e anche quello politico e
amministrativo.
Manifesto raffigurante
Falcone e Borsellino
Oggi Cosa Nostra è l'organizzazione mafiosa più importante d'Europa e
tra le più importanti del mondo. Sul territorio esercita funzioni di
sovranità ed impone una fiscalità illegale generalizzata, il cosiddetto"
pizzo". Oggi gestisce un giro d'affari di quasi 13 miliardi di euro.
Questa organizzazione è responsabile di omicidi che hanno scosso tutto
il mondo civile, come le stragi di Capaci e via D'Amelio, nelle quali, tra
gli altri, hanno perso la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino.
Galleria di immagini dal film Il giorno della civetta
DAMIANO DAMIANI
Dopo aver studiato pittura a Brera,
Milano, nel 1946 si trasferisce a Roma
dove, nel 1959, esordisce nella regia
con Il rossetto.
Negli anni Sessanta dirige Il Sicario,
La rimpatriata e soprattutto L'isola di
Arturo (da un romanzo di Morante),
Il giorno della civetta (1968, da uno
scritto di Leonardo Sciascia).
Degli anni Ottanta è L'inchiesta
(1986) ambientato ai tempi di Cristo.
Fra l'altro, ha riscosso un notevole
successo di pubblico con lo
sceneggiato televisivo a puntate sulla
mafia La Piovra (1984).
Damiano Damiani (1922)
INTERPRETI DEL FILM
IL GIORNO DELLA CIVETTA
Interpreti:
Franco Nero (capitano Bellodi)
Claudia Cardinale (Rosa Nicolosi)
Lee J. Cobb (don Mariano Arena)
Gaetano Cimarosa (Zecchinetta)
Nehemiah Persoff (Pizzuco)
Serge Reggiani (Parrineddu)
FRANCO NERO
Nato a San Prospero nel 1941. A volte noto
anche come Frank Nero.
Si trasferisce a Roma per intraprendere la
carriera cinematografica. Grazie alla sua
bellezza e ai suoi occhi azzurri, viene
subito notato.
Diventa famoso come eroe del western
all'italiana grazie al film di Sergio Corbucci,
Django (1966). Viene scelto da John
Huston per interpretare Abele nel film La
Bibbia (1966), ed è l'occasione giusta per
farsi notare anche a livello internazionale.
Nel 1968 vince il David di Donatello per
Il giorno della civetta (1967) di
Damiano Damiani. Il film apre il filone
'giallo-politico' molto in voga negli anni '70
e ne diventa attore simbolo.
E' uno degli attori italiani più richiesti dai
registi stranieri.Franco Nero (1941)
RECENSIONE DEL FILM
IL GIORNO DELLA CIVETTA
Damiano Damiani rilegge Sciascia
sette anni dopo l'uscita dello
splendido omonimo romanzo in un film
poderoso, denso, anche se un po'
rozzo, pieno d'azione e sparatorie con
una Sicilia un po' troppo vicina
all'Arizona.
Il veemente Franco Nero trova nel
capitano nordista a disagio con la
diffidenza degli isolani il miglior
personaggio della carriera.
Claudia Cardinale è bellissima e
saggiamente doppiata.
CREDITS
Al progetto su Il giorno della civetta,
hanno collaborato:
• Angela Cangialosi
• Mariano Zappulla
• Pasquale De Maria
• Giusi Parlato
• Antonio Frangipane
BIBLIOGRAFIA DE
IL GIORNO DELLA CIVETTA
 Sciascia Leonardo, Il giorno della civetta, Einaudi Tascabili, 1961-1990.
 Sciascia Leonardo, Pirandello e il pirandellismo, Caltanissetta, 1953.
 Ambroise C., Invito alla lettura di Sciascia, Mursia, Milano, 1974 (poi 1983, edizione
riveduta e ampliata).
 Cattanei L., Leonardo Sciascia, Le Monnier, Firenze, 1990.
 Fano N., Come leggere «Il giorno della civetta» di Leonardo Sciascia,; Mursia (Gruppo
Editoriale)
 Il Morandini “Dizionario cinematografico”, Zanichelli editore, Bologna, 2005.
 G. Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Milano,1992.
 www.italica.rai.it
 www.film.tv.it
 www.wikipedia.org
Armatori
Sono imprenditori navali, ovvero coloro
che, essendone o no i proprietari,
assumono professionalmente l’esercizio
di una nave a scopo di trasporto,
noleggio, spedizione marittima.
Forma
Nel pensiero pirandelliano è fondamentale il
contrasto tra vita (libero scorrere dell’esistenza) e
forma (schemi che ingabbiano il flusso dell’esistenza
e lo bloccano).
L’uomo, per natura libero, è imprigionato nella
“trappola” della “forma”, che è costituita, per
esempio, da una famiglia oppressiva e soffocante, o
da un lavoro monotono e meccanico. La forma
costituisce per l’uomo una maschera che cela il suo
vero essere, la sua vera indole. La scoperta e la
presa di coscienza di questo stato di cose suscita
spesso, nei personaggi pirandelliani un forte trauma
che li porta in molti casi a forme di pazzia.
Pablo Picasso,
Arlecchino pensoso,
1901, olio su tela
Giambecchina
Pittore siciliano che ha saputo interpretare
con nudo realismo la vita dei contadini della
sua terra.
.
Materia della mia pittura è la terra siciliana nella
quale respiro quando vengo tra i campi biondi di
messi o tra le distese viola di sulla, oppure riposo
all’ombra degli ulivi d’argento o contemplo l’azzurro
profondo del cielo e del mare…. In questa terra, tra
la gente che la popola, io non cerco idillico rifugio…
cerco soprattutto nella fatica quotidiana degli
uomini, nello sguardo delle madri, nel sorriso dei
bambini, l’eredità antica della civiltà contadina che
va scomparendo sospinta dall’incalzare della
macchina… A questa terra che soffre e che vive al
volgere di ogni stagione appartengono i miei colori
(mostra personale, 1978, Catania).
Giambecchina
(Sambuca, Agrigento,
1909-1998)
Naturalismo
Movimento letterario sorto in Francia intorno al
1870. A utilizzare per primo questo termine è
Emile Zola, fondatore del movimento. Esso tende
a rappresentare la realtà con un metodo
scientifico, in modo oggettivo, fotografico e
impersonale. Si tratta di “far parlare le cose”, i
nudi “fatti di cronaca”, senza inserire alcun
commento o intervento del narratore. Grande
importanza assume, per gli scrittori naturalisti, il
rapporto dei personaggi rappresentati con il
momento storico in cui vivono, l’ambiente sociale
al quale appartengono e i fattori ereditari che ne
determinano i comportamenti.
Edouard Manet,
Ritratto di Emile Zola,
1868
Neorealismo
Questo termine si diffuse nel cinema e nella letteratura
del secondo dopoguerra italiano per indicare una
precisa tendenza artistica: gli scrittori e i registi si
ispirarono a grandi modelli ottocenteschi (tra i quali
Giovanni Verga) per rappresentare una realtà e
un’ambientazione popolari, con lo scopo di denunciare
situazioni sociali negative.
Tra i maggiori rappresentanti del Neorealismo si
ricordano, per la narrativa, Cesare Pavese, Elio Vittorini,
Beppe Fenoglio; in campo cinematografico, i registi che
sono considerati maestri del Movimento sono Roberto
Rossellini, Luchino Visconti (regista di uno dei
capolavori di questa corrente, La terra trema), Vittorio
De Sica, Cesare Zavattini, Piero Germi, Carlo Lizzani.
Fotogramma tratto da “
La terra trema” di
Luchino Visconti, un film tipico
del cinema neorealistico.
Regista
Il regista è - appunto quale addetto alla regia -
il responsabile artistico e tecnico-professionale di
un film, di un lavoro teatrale, di una
trasmissione televisiva o radiofonica.
Si occupa in particolare - oltre che della
recitazione degli attori, - della preparazione e
controllo delle diverse fasi di lavorazione, dalle
riprese, alla scelta dell'illuminazione, al
montaggio, ecc.
Di fatto, il regista è colui che sovrintende tutte le
fasi di una produzione artistica collegata allo
spettacolo: vede, prima di tutti gli altri, con la
propria mente e la propria sensibilità quale sarà
il prodotto finito.
Roba
Per “roba” si intende la proprietà
terriera.
Il suo possesso era di fondamentale
importanza
tra Ottocento e primi del Novecento in Sicilia
, una terra ad economia prettamente
agricola.
E’ un termine ricorrente negli scrittori
siciliani, a cominciare da
Giovanni Verga (1840-1922), che
scrisse una novella intitolata appunto
La roba (Novelle rusticane, 1882), il
cui protagonista, don Mazzarò,
contadino arricchito, esprime un
attaccamento morboso verso la sua
terra, la cui acquisizione rappresenta
per lui il raggiungimento di un elevato
status sociale.
Giambecchina Zappuliata – 1981, olio su tela
Tassa sul macinato
Introdotta in Italia nel Dicembre 1868,
essa veniva riscossa dai mugnai,
quando i contadini portavano il proprio
grano al mulino, ed era versata in
proporzione alla quantità di cereali
trasformata in farina. Il popolo definì
questa tassa odiosa “imposta sulla
fame” e “imposta sulla miseria”, visto
che il pane era, all’epoca, il principale,
per non dire l’unico, alimento della
maggioranza della popolazione,
soprattutto negli strati sociali più
svantaggiati.
Gustave Courbet,
Donne che setacciano il grano
Umorismo Pirandelliano
Secondo la poetica dell'umorismo (esposta nel saggio
L‘ umorismo del 1908), il comico è "avvertimento del
contrario", ossia il percepire un particolare che è il contrario di
ciò che dovrebbe essere, mentre l'umorismo è il "sentimento
del contrario", ossia l'intuire le motivazioni reali, a volte
drammatiche, che hanno prodotto quel comportamento
apparentemente comico e assurdo.
Per rendere più chiaro il concetto, riproponiamo lo stesso
esempio fatto da Pirandello nel suo saggio:
se vedo una vecchia signora coi capelli tinti e tutta
imbellettata, avverto che è il contrario di ciò che dovrebbe
essere. Questo “avvertimento del contrario” è comico. Ma
se interviene la riflessione, e suggerisce che quella signora
soffre a pararsi così e lo fa solo nell’illusione di poter
trattenere l’amore del marito più giovane, non posso più
solo ridere: dall’”avvertimento del contrario”, cioè dal
comico, passo al “sentimento del contrario”, cioè
all’atteggiamento umoristico.
Verismo
Movimento letterario fiorito in Italia nell’ultimo
trentennio del XIX secolo e considerato una variante
del Naturalismo francese. I maggiori teorici e
realizzatori del rinnovamento profondo della
narrativa verista sono Luigi Capuana e Giovanni
Verga; entrambi sono originari di Catania ma
risiedono a Milano: proprio confrontando la società
sviluppata del Nord e il Sud, i due autori prendono
coscienza di uno dei maggiori problemi dello Stato
unitario: la cosiddetta questione meridionale. Pur
condividendo in generale i principi del Naturalismo
francese, il Verismo italiano se ne distingue per i
seguenti punti:
 Riduce la teoria naturalistica a un metodo di scrittura;
 Sottolinea maggiormente l’aspetto tecnico-formale dell’opera letteraria,
elaborando le teorie dell’impersonalità e della corrispondenza tra livello
sociologico della materia narrativa e livello formale;
 Attribuisce minore importanza all’impegno sociale (fondamentale invece
per i Naturalisti francesi).
Gianbecchina,
Stravuliata I, 1978, olio su tela
Nelle prossime pagine qualche
domanda sugli autori, i tempi e i
personaggi dei romanzi e dei film
sopra approfonditi.
Basta cliccare sulla risposta che
pensate essere esatta: se è la risposta
esatta sentirete un applauso e potrete
proseguire, se è sbagliata sentirete
una esplosione e tornerete alla pagina
dove cercare la risposta, tornando agli
esercizi con la freccia a “U”.
In quale anno è stato pubblicato il
romanzo Il Gattopardo?
 1881
 1949
 1957
 1961
 1916
BRAVO!
Infatti Il Gattopardo è stato
pubblicato nel 1957
BRAVO!
Infatti Il Gattopardo è stato
pubblicato nel 1957
CONTINUA …
Chi è il protagonista de Il giorno della civetta?
 Antonio Magnano
 Padron ‘Ntoni
 Liolà
 Il capitano Bellodi
 Don Fabrizio, principe di Salina
GIUSTO!
È proprio il capitano Bellodi il
personaggio principale de
Il giorno della civetta
GIUSTO!
È proprio il capitano Bellodi il
personaggio principale de
Il giorno della civetta
CONTINUA …
Chi è il regista del film Il Gattopardo?
 Mauro Bolognini
 Alessandro Blasetti
 Luchino Visconti
 Damiano Damiani
BRAVO!
Fu proprio Luchino Visconti a
firmare la regia del film
Il Gattopardo
BRAVO!
Fu proprio Luchino Visconti a
firmare la regia del film
Il Gattopardo
CONTINUA …
Quale dei seguenti film ha un cast formato
interamente da attori non professionisti?
 La terra trema
 Liolà
 Il Gattopardo
 Il bell’Antonio
 Il giorno della civetta
ESATTO!
Sono infatti gli stessi abitanti di Aci
Trezza che davanti alla macchina da
presa drammatizzano la loro dura
esistenza quotidiana
ESATTO!
Sono infatti gli stessi abitanti di Aci
Trezza che davanti alla macchina da
presa drammatizzano la loro dura
esistenza quotidiana
CONTINUA …
A quale corrente letteraria appartiene il
romanzo I Malavoglia?
 Realismo
 Positivismo
 Naturalismo
 Verismo
 Neorealismo
BRAVO!
Infatti i maggiori teorici e realizzatori
del rinnovamento della narrativa verista
furono Luigi Capuana e Giovanni Verga
BRAVO!
Infatti i maggiori teorici e realizzatori
del rinnovamento della narrativa verista
furono Luigi Capuana e Giovanni Verga
CONTINUA …
In quale periodo storico è ambientato il
romanzo Il bell’Antonio?
 Durante il Risorgimento
 Negli anni 1880-1890
 Durante la prima guerra mondiale
 Durante il fascismo
 Tra il 1950 e il 1960
GIUSTO!
È proprio all’indomani della
I guerra mondiale e durante gli anni
del fascismo che si svolgono le vicende
di Antonio Magnano
GIUSTO!
È proprio all’indomani della
I guerra mondiale e durante gli anni
del fascismo che si svolgono le vicende
di Antonio Magnano
CONTINUA …
Di quale delle seguenti opere esiste anche
una versione in dialetto agrigentino?
 I Malavoglia
 Il bell’Antonio
 Liolà
 Il giorno della civetta
 Il Gattopardo
BRAVO!
Infatti Liolà fu scritta da Luigi
Pirandello nel 1916 inizialmente in
dialetto agrigentino
BRAVO!
Infatti Liolà fu scritta da Luigi
Pirandello nel 1916 inizialmente in
dialetto agrigentino
CONTINUA …
Quale delle seguenti opere è incentrata
attorno ad un delitto?
 I Malavoglia
 Liolà
 Il bell’Antonio
 Il Gattopardo
 Il giorno della civetta
GIUSTO!
Ne Il giorno della civetta avvengono
nello stesso giorno due strani fatti:
l’omicidio di Colasberna e la sparizione
di Nicolosi.
GIUSTO!
Ne Il giorno della civetta avvengono
nello stesso giorno due strani fatti:
l’omicidio di Colasberna e la sparizione
di Nicolosi.
CONTINUA …
In quale dei seguenti film il protagonista
maschile è Ugo Tognazzi?
 Liolà
 La terra trema
 Il giorno della civetta
 Il Gattopardo
 Il bell’Antonio
BRAVO!
Infatti è stato il grande Ugo
Tognazzi ad interpretare il ruolo di
Liolà
BRAVO!
Infatti è stato il grande Ugo
Tognazzi ad interpretare il ruolo di
Liolà
CONTINUA …
In quale opera letteraria vi è un riferimento alla
spedizione garibaldina in Sicilia?
 I Malavoglia
 Liolà
 Il bell’Antonio
 Il Gattopardo
 Il giorno della civetta
BRAVISSIMO!
Il Gattopardo è infatti ambientato in
Sicilia ai tempi del passaggio dal
regime borbonico allo Stato unitario e
l’impresa garibaldina ne segna un
momento fondamentale
BRAVISSIMO!
Il Gattopardo è infatti ambientato in
Sicilia ai tempi del passaggio dal
regime borbonico allo Stato unitario e
l’impresa garibaldina ne segna un
momento fondamentale
autore
trama
personaggi
la frase
contesto
galleria
regista
interpreti
recensione
autore
trama
personaggi
la frase
contesto
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interpreti
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Cose di sicilia - ipertesto

  • 1. Liceo socio-psico-pedagogico Jean Piaget (via dello studente n. 23, Palermo) Ipertesto realizzato dalla Classe V A A. S. 2005/2006 Materia: Lettere Docente coordinatore: Tullio Aiace (Italiano, Storia ed Ed. Civica) ENTRA Tinturia Tarantellata
  • 3. IL LIBRO Pubblicato nel 1957 e tradotto in tutte le lingue, il Gattopardo è ormai un classico della nostra letteratura. E’ un romanzo insieme storico e autobiografico in cui Giuseppe Tomasi di Lampedusa rappresenta se stesso attraverso la figura di Fabrizio Corbera, nel cui stemma di famiglia campeggia un gattopardo. Insieme al principe Fabrizio sono personaggi principali il nipote di questi, Tancredi, e Angelica, la cui storia d’amore si inserisce nel contesto storico. IL FILM Il film del regista Luchino Visconti è celebre almeno quanto il romanzo da cui prende le mosse e di cui interpreta abbastanza fedelmente la trama e lo spirito. Nel film però, molti eventi storici trovano una collocazione e uno spazio assenti nell’opera letteraria come la battaglia dei garibaldini. Girato a Palazzo Ganci, dotato di interpreti d’eccezione, questo film ha ricevuto numerosi plausi dalla critica e altrettante recensioni di autorevole pugno. CREDITS
  • 4. Disegno realizzato da Viviana Fiore
  • 5. Copertina de Il Gattopardo
  • 6. GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA Giuseppe Maria Fabrizio Vittorio Tomasi nacque a Palermo nel 1896, da Giulio Maria Fabrizio Tomasi, Principe di Lampedusa e Duca di Palma di Montechiaro e da Beatrice Mastrogiovanni Tasca e Filangeri dei Principi di Cutò di Santa Margherita Belice. Fu un nobile di grande cultura, raffinato conoscitore della narrativa ed in genere della letteratura europea tra otto e novecento. Nel 1954 Eugenio Montale presentò ad un convegno a San Pellegrino Terme I Canti Barocchi, un libro di poesie di Lucio Piccolo, cugino del Lampedusa. Ciò stimolò il Principe Tomasi, che decise di riprendere come scrittore. Nacquero così I Luoghi della mia prima infanzia e Il Gattopardo. L’autore morì nel Luglio del 1957, il successo clamoroso e inaspettato arrivò subito dopo. Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896- 1957)
  • 7. I LUOGHI DELLA MIA PRIMA INFANZIA I Ricordi d'infanzia (I luoghi della mia prima infanzia nell'edizione del '61) risalgono al giugno del 1955, quando Tomasi di Lampedusa aveva già composto il primo capitolo del Gattopardo. La ricognizione della memoria di queste pagine agì da potente lievito per la stesura del Gattopardo, in cui confluirono non pochi elementi dei ricordi e, più profondamente, lo stesso intento di recuperare di un passato così descritto: «Per me l'infanzia è un paradiso perduto. Tutti erano buoni con me, ero il Re della casa». Tomasi inizia a «rievocare la Scomparsa amata»: la prima casa di famiglia, il palazzo palermitano distrutto nel bombardamento americano del 5 aprile 1943. E poi, più ampiamente, il palazzo Filangeri-Cutò di Santa Margherita di Belice, fonte d'ispirazione per quello di Donnafugata nel romanzo. La casa appare, dunque, quale spazio reale e simbolico della memoria e della scrittura lampedusiana del paradiso perduto.
  • 8. Clicca in sequenza e ascolta la fine del romanzo TRAMA DE IL GATTOPARDO Il Gattopardo è un romanzo ambientato in Sicilia ai tempi del passaggio dal regime borbonico allo Stato unitario. E’ la storia di una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rivelatore del trapasso all’unità d’Italia. Ne è protagonista il principe Fabrizio Salina, il quale vive questo passaggio storico, adeguandosi ad una trasformazione che sembra lasciare immutati gli antiche privilegi. Per il Principe il disfacimento dell’epoca in cui vive è inesorabilmente accompagnato al declino della sua vita personale. Assiste, infatti, con malinconia all’amore tra il nipote Tancredi e la bella Angelica, figlia di un proprietario terriero arricchitosi. Tutta la realtà si rivela, nel romanzo, inconsistente: ogni esperienza si riduce in cenere ed un senso di disfacimento e di morte si afferma sempre più nettamente negli ultimi capitoli. Stemma del gattopardo
  • 9. I PERSONAGGI DE IL GATTOPARDO Giuseppe Tomasi nei personaggi del Gattopardo traslò gran parte dei componenti delle sue due famiglie di provenienza: i Tasca Filangeri e i Lampedusa. Ma questa traslazione non fu netta e a mo’ di collage, al contrario l’autore si impegnò a mischiare i reali componenti delle due famiglie, ricucendo, per esempio, in un solo personaggio del romanzo il carattere di un antenato dei Lampedusa e il nome di un componente dei Tasca Filangeri. Fabrizio Corbera Principe di Salina La Principessa Maria Stella Guccia Angelica Tancredi Padre Pirrone
  • 10. Fabrizio Corbera Principe di Salina Personaggio principale è Don Fabrizio Corbera, un nobiluomo disilluso e impotente spettatore di un cambiamento storico, che porterà la sua famiglia al fallimento. Ma Don Fabrizio è in realtà Lucio Tasca, nonno dello scrittore, benché nell’attribuirgli il nome il Tomasi si riferisca al suo bisnonno paterno di Palma di Montechiaro e per il cognome ai suoi più antichi antenati legati alla fondazione di Santa Margherita.
  • 11. La Principessa Maria Stella Guccia La Principessa Maria Stella Guccia, moglie del Principe Fabrizio, ricorda la Principessa Giovanna Filangeri, moglie di Don Lucio Tasca. Questo è un personaggio ignaro e completamente estraneo non solo alle vicende storiche che per altro vive in prima persona, ma anche alle vicende interiori e personali del marito con cui è legata, ma a cui non è in nessun modo assimilabile.
  • 12. Angelica È la bella figlia di un ricco proprietario. La ragazza è sicuramente una buona occasione matrimoniale per il giovane Tancredi , ma per la sua appariscente bellezza, è la personificazione della “giovinezza”, malinconico ricordo del Principe Fabrizio.
  • 13. Tancredi Tancredi sembra, invece, essere un personaggio d’invenzione. Rappresenta, al contrario dello zio Fabrizio, la parte della nobiltà isolana attiva e pronta al cambiamento. Egli combatte attivamente con i garibaldini, benché il suo trasporto sia in parte generato da un reale bisogno di svolta, oltre che amplificato da una passionalità giovanile che lo vede attratto dalle imprese eroiche.
  • 14. Padre Pirrone Fa parte di quei personaggi , per così dire, minori nel senso che non occupa all’interno del romanzo un ruolo importante per lo svolgimento dell’azione, ma fa sicuramente da contrappunto a tutto il resto. È il prete affaticato e succube del Principe in ogni occasione; ciononostante ha un suo peso soprattutto all’interno dei dialoghi con Don Fabrizio, perché serve da sprone e da ascoltatore silenzioso ai lunghi discorsi di quest’ultimo.
  • 15. LA FRASE FAMOSA DE IL GATTOPARDO "Tutto deve cambiare affinché non cambi niente.’’
  • 16. LA SICILIA DAI BORBONE ALL’UNITA’ D’ ITALIA Il contesto all’interno del quale la trama de Il Gattopardo si immerge e di cui ne è permeata, segna il passaggio importante e violento della Sicilia dal regime borbonico allo Stato italiano unitario. Passaggio che vede tra i protagonisti oltre ai garibaldini, i Savoia e il ministro Cavour. In esso si innesta il complesso panorama dei rapporti tra nobiltà e borghesia, fra rivoluzionari e conservatori. Importante all’interno di questo scenario è la teorizzazione della necessità di cambiare l’apparenza, perché la sostanza non muti, unita alla malinconica sfiducia nella storia e soprattutto nella possibilità di rinnovamento della Sicilia. Siamo di fronte al disfacimento di un’epoca, in cui è presente la sconfitta della nobiltà di fronte ai nuovi ricchi rampanti e alle forze liberali. Camillo Benso, conte di Cavour, uno dei protagonisti dell’unità d’Italia
  • 17. I GARIBALDINI Si chiamarono garibaldini quegli uomini che sotto il comando di Garibaldi parteciparono alla celebre spedizione del 1860. La spedizione dei Mille è un celebre episodio del Risorgimento italiano nel quale un corpo di volontari al comando di Giuseppe Garibaldi sbarcò nel meridione, alla conquista del Regno delle Due Sicilie controllato dai Borbone. La spedizione parte il 6 maggio 1860 dallo scoglio di Quarto e sbarca a Marsala l'11 maggio. I mille vincono la prima battaglia a Calatafimi il 15 maggio contro circa 2000 soldati borbonici. Aiutato da un'insurrezione popolare Garibaldi conquista Palermo. L'impresa dei mille si può considerarsi terminata con l'incontro di Teano tra il re Vittorio Emanuele II e Garibaldi del 26 ottobre 1860.
  • 18. SANTA MARGHERITA BELICE Paese della valle del Belice, nella provincia di Agrigento, rappresenta nel mondo tomasiano la Sicilia del feudo ed è legata al ricordo felice dell’infanzia e dell’amatissima madre, Beatrice Tasca Filangieri di Cutò, alla cui famiglia apparteneva il palazzo. Ma Santa Margherita e il suo palazzo furono gravemente colpiti dal terremoto del ’68; poi ristrutturato dal Comune divenne sede del Parco Letterario del Gattopardo. All’interno del palazzo si può visitare il museo de Le cere del Gattopardo con frammenti multimediali dell’opera tomasiana.
  • 20. LE CERE DEL GATTOPARDO All’interno del palazzo di Santa Margherita Belice sono presenti delle cere e i costumi ispirati ai personaggi de Il Gattopardo.
  • 21. EVOCAZIONI PITTORICHE 1 Nella scenografia e nei costumi de Il Gattopardo sono state individuate delle relazioni tra immagini del film e opere pittoriche dell’ Ottocento. Qui sotto e nella pagina seguente proponiamo le immagini del film a sinistra e le immagini pittoriche a destra. Eugene Delacroix (1798-1863) FILM PITTURA
  • 22. G.Fattori (1825-1908) G. Boldini (1842-1931) EVOCAZIONI PITTORICHE 2 FILM PITTURA
  • 23. Galleria multimediale de Il Gattopardo ASCOLTA IL VALZER di G.VERDI ASCOLTA L’OUVERTURE
  • 24. LUCHINO VISCONTI Luchino Visconti ha esordito nella cinematografia come aiuto-regista di Jean Renoir, passando alla regia nel 1942. Personalità tra le più interessanti e colte del cinema europeo, spesso ideatore del soggetto, quasi sempre collaboratore ai dialoghi e alla sceneggiatura, ha diretto: Ossessione (1942) La terra trema (1948), considerato uno dei classici del Neorealismo, Bellissima (1951), Senso (1955), Rocco e i suoi fratelli (1960), Il Gattopardo (1963), La caduta degli Dei (1969), Morte a Venezia (1971) Luchino Visconti (1906-1976)
  • 25. GLI INTERPRETI DEL FILM IL GATTOPARDO Il film di Visconti è arricchito da un cast pregevole che vede impegnati all’interno della pellicola cinematografica attori italiani e stranieri: Burt Lancaster, (Don Fabrizio Salina). Alain Delon, (Tancredi). Giuliano Gemma, (generale dei garibaldini). Terence Hill, (tenente garibaldino). Paolo Stoppa, (Don Calogero Sedara). Claudia Cardinale, (Angelica). Rina Morelli, (principessa Maria Stella Guccia). Romolo Valli , (Padre Pirrone). Serge Reggiani, (Don Ciccio Tumeo).
  • 26. BURT LANCASTER Attore e produttore americano. Nel 1945 sbarca ad Hollywood: viene subito notato a Broadway. Il suo primo film, I gangster (1946), tratto da un'opera di Ernest Hemingway, già lo impone all'attenzione del pubblico e della critica. Col passare del tempo affina le sue doti. E cambia personaggio, dall'estroverso eroe atletico al maniaco psicopatico, Burt Lancaster diventa un attore poliedrico e completo. Eccolo, drammatico, nei panni di un generale nazista in Sette giorni a maggio, indimenticabile in L'uomo di Alcatraz, 1959, solenne e aristocratico nel 1963 quando, diretto da Luchino Visconti nei panni di Don Fabrizio. Con Bernardo Bertolucci lavora in Novecento,(1976). La sua ultima apparizione risale al 1989, a fianco di Kevin Costner, in L'Uomo dei Sogni. Burt Lancaster (1913-1994)
  • 27. ALAIN DELON Sguardo d'acciaio, fascino sfuggente e tenebroso. Il suo debutto cinematografico avviene all'età di 23 anni, con il film Godot (1958). Una tappa importante della sua carriera avviene nel 1960 con il film Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Negli anni successivi lavora con altri registi importanti del cinema italiano, come Michelangelo Antonioni nel film L'eclisse (1962), Il Gattopardo (1963) sempre di Visconti. Nel 1967 è interprete nel film Frank Costello faccia d'angelo, una delle sue performance più riuscite. Negli anni '70 ha interpretato diversi ruoli sul grande schermo in film quali: L'evaso (1971) e Mr. Klein (1976). Alain Delon (1935)
  • 28. GIULIANO GEMMA Nasce a Roma nel 1938. Accanto alla sua grande passione per lo sport, da sempre ce n'è un'altra: il cinema. Duccio Tessari gli affida il suo primo ruolo da protagonista: è il 1961 e il regista lo sceglie per il personaggio dell'atletico e prestante Crios nel suo film Arrivano i Titani. In seguito Luchino Visconti prende Gemma per il ruolo di un generale dei garibaldini, nel suo indimenticabile Il Gattopardo. Sono ormai oltre cento i film interpretati tra cinema e televisione e nella sua carriera, ancora lontana dall'arrestarsi. Giuliano Gemma (1938)
  • 29. Nato da madre tedesca a Venezia nel 1939, il suo vero nome è Mario Girotti. Ancora giovanissimo viene notato dal regista Dino Risi che lo scrittura per una parte del film Vacanze con il gangster. Poco dopo Luchino Visconti, lo vuole nel film Il Gattopardo. Il suo successo è legato soprattutto ad alcuni titoli del genere "neo-spaghetti western" come gli indimenticabili Lo chiamavano Trinità (1971), e il suo seguito ...Continuavano a chiamarlo Trinità, in coppia con il sodale Bud Spencer. L’attore si è rilanciato ultimamente nei panni di un sacerdote investigatore, nella serie Rai intitolata Don Matteo. TERENCE HILL Terence Hill (1939)
  • 30. PAOLO STOPPA Esordisce in teatro nel 1927 nella compagnia Capodaglio-Racca-Olivieri. Dal 1938 al 1940 fa parte della compagnia del Teatro Eliseo di Roma, interpretando personaggi assai complessi del repertorio classico e moderno. Dopo il grande incontro col regista Luchino Visconti si determinerà uno dei più importanti fenomeni teatrali del dopoguerra. In campo cinematografico fornisce buone interpretazioni in Miracolo a Milano (1951), Rocco e i suoi fratelli (1960) e Il Gattopardo (1962). Negli anni '60 l'attore è allo zenit della sua arte teatrale: valga per tutte l'impagabile interpretazione di Gaev in Il giardino dei ciliegi di Cechov (1965). Nel 1984, farà un inedito Ciampa ne Il berretto a sonagli tratto da Pirandello. Paolo Stoppa (1927)
  • 31. CLAUDIA CARDINALE Nasce a Tunisi da genitori di origine siciliana. Trasferitasi a Roma decide di frequentare il centro sperimentale di cinematografia. La Cardinale ottiene un contratto con la "Vides", la casa di produzione di Franco Cristaldi che nel 1967 diventerà suo marito. Tra le sue interpretazioni si ricordano i seguenti film : I Soliti Ignoti (1958) di Mario Monicelli, e naturalmente Otto e mezzo diretto nel 1963 da Federico Fellini. Nel 1960 con la regia di Mauro Bolognini recita ne Il bell’Antonio, ma la critica cinematografica comincia finalmente a darle un po' di considerazione grazie al Gattopardo diretto da Luchino Visconti. Nel 1967 gira Il giorno della civetta diretta da Damiano Damiani. Nel 1993 ha ricevuto a Venezia il Leone d'Oro alla carriera.Claudia Cardinale (1938)
  • 32. RECENSIONE DE IL GATTOPARDO Il talento di Visconti si è esercitato, soprattutto nella prima parte, in certi squarci di tumulti popolari per le vie, e nella seconda nella rappresentazione del ballo. In mezzo, quello che a nostro avviso è il tema toccato con maggiore evidenza poetica: la fuga di Angelica nelle stanze disabitate del vecchio palazzo. La concordanza fra motivi figurativi e motivi psicologici è qui raggiunta meglio che altrove.
  • 33. CREDITS Al progetto su Il Gattopardo hanno collaborato: • Costanza Bellavista • Emanuele Longari • Augusto Gonzaga • Filippo Prestigiacomo • Viviana Fiore
  • 34. BIBLIOGRAFIA DE IL GATTOPARDO  Giulio Ferroni, Storia della letteratura italiana - Il novecento, Einaudi Scuola, Milano 1991.  Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, Universale Economica Feltrinelli, Milano 1995.  Parco Letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo, Palma di Montechiaro, Santa Margherita di Belice); Itinerario nella Sicilia del Gattopardo, Palermo 2000.  www.gattopardobelice.it  www.scuderibelice.it
  • 35. IL LIBRO Romanzo di Giovanni Verga del 1881, acclamato come capolavoro del Verismo. Primo romanzo dell’incompiuto ciclo dei Vinti. Sullo sfondo storico si muovono i protagonisti: la famiglia Toscano, detti “Malavoglia”, pescatori di Aci Trezza. Una lunga serie di sventure si abbatterà sulla famiglia, sino alla morte del capostipite e alla disgregazione del nucleo familiare. IL FILM Ispirato a I Malavoglia di Giovanni Verga, La terra trema fu diretto da Luchino Visconti nel 1948. Per la sua ambientazione in luoghi reali e l’uso di attori non professionisti che parlano in autentico e stretto dialetto siciliano è, insieme a Ossessione, uno dei capisaldi del Neorealismo. La critica ha però tardato a riconoscerne il valore. CREDITS
  • 36. Disegno realizzato da Angelo Colombo
  • 37. copertina Una copertina del libro I Malavoglia
  • 38. GIOVANNI VERGA Nacque a Catania da una famiglia di nobili origini e di tradizioni liberali. Dopo diversi romanzi e opere giovanili, nel 1874 pubblica Nedda; questa novella, in cui l’autore sceglie di trattare un argomento “umile”, narrando la vicenda di una povera raccoglitrice di olive siciliana, viene considerata l’inizio di una nuova corrente artistico-letteraria, il Verismo. Questa nuova visione dell’esistenza umana trovò compiuta espressione ne I Malavoglia (1881), primo di una progettata serie di cinque romanzi (ciclo dei Vinti). Verga trascorse gli ultimi anni a Catania, chiuso in uno scontroso isolamento e in un lungo silenzio, interrotto solo da una limitata attività teatrale. Morì nel 1922. Giovanni Verga (1840-1922)
  • 39. LA TRAMA DE I MALAVOGLIA Il romanzo si svolge ad Acitrezza all’indomani dell’unità d’Italia (1861). I Toscano posseggono la casa del Nespolo e una barca, la Provvidenza. Padron ‘Ntoni, il vecchio capofamiglia, nel tentativo di migliorare le condizioni economiche, compra un carico di lupini da rivendere; ma la barca fa naufragio e i lupini vanno perduti: per i Malavoglia è l’inizio di una serie di sventure. Con la morte di Padron ‘Ntoni la famiglia è smembrata e i componenti si dividono, allontanandosi dal paese. Per pagare il debito sono costretti a ipotecare la casa che verrà riscattata dal più giovane dei nipoti, Alessi. I lupini, legumi simili alle fave.
  • 40. IL CICLO DEI VINTI Secondo la poetica del Naturalismo e del Verismo, Verga intendeva studiare la società italiana, selezionandone un suo aspetto tipico e regionale, la Sicilia, colta nei suoi vari strati sociali, a cominciare dai più umili. Per questo concepì un ciclo, avente il titolo complessivo I Vinti, articolato in cinque romanzi, che avrebbero dovuto studiare i vinti, nella lotta per il progresso, appartenenti a cinque differenti situazioni socio-economiche.  I Malavoglia.  Mastro don Gesualdo narra la sconfitta di chi, conquistata una migliore condizione economica, aspira invano alla promozione sociale attraverso un matrimonio con un’esponente della nobiltà decaduta di provincia.  I tre restanti romanzi, soltanto pianificati ma mai scritti, avrebbero dovuto narrare la sconfitta della vanità aristocratica (La duchessa di Leyra), la sconfitta delle ambizioni politiche (L’onorevole Scipioni) e, infine, la sconfitta dell’ambizione dell’artista alla gloria (L’uomo di lusso). Giambecchina Gazze ladre (particolare), 1975 – 1978, olio su tela.
  • 41. I PERSONAGGI DE I MALAVOGLIA Padron ‘Ntoni Bastianazzo Maruzza, detta la Longa ‘Ntoni Luca Mena Alessi Lia
  • 42. Padron ‘Ntoni L’anziano Padron ‘Ntoni è il capofamiglia, un autentico patriarca, che si esprime spesso attraverso motti e proverbi pieni di saggezza, dimostrando di essere un personaggio ricco di sapienza tradizionale, fiero e legato a valori forti, come l’onestà, l’operosità, la fedeltà alla parola data. La lunga serie di disgrazie che colpiscono la sua famiglia finiranno per logorarlo ma, fino alla fine della sua vita, manterrà la sua dignità, tanto che preferirà morire in ospedale piuttosto che pesare sui nipoti Mena e Alessi. Padron ‘Ntoni si può considerare il faro della famiglia Toscano
  • 43. Bastianazzo Bastiano, figlio di Padron ‘Ntoni è così soprannominato perché è “grande e grosso”; grande lavoratore e figlio rispettoso dell’autorità paterna, è sposato con Maruzza la Longa ed è padre di cinque figli. Muore nel naufragio della barca Provvidenza all’inizio del romanzo. La morte di Bastianazzo segna il tramonto della famiglia Toscano
  • 44. Maruzza Maruzza, detta la Longa, è “una piccina che badava a tessere, salare le acciughe, e far figliuoli, da buona massaia”; dopo la morte di Bastianazzo, assiste con dolore, impotente alla serie di disgrazie che si abbatte sulla sua famiglia. Muore di colera. Acciughe
  • 45. ‘Ntoni E’ il nipote maggiore, “un bighellone di vent’anni, che si buscava tutt’ora qualche scappellotto dal nonno”; insofferente a una vita di sacrifici, rifiuta di conformarsi all’etica tradizionale del duro lavoro (rappresentata dal nonno Padron ‘Ntoni ) e, per questo, in cerca di un facile benessere, diventa un contrabbandiere e finisce in prigione. Alla fine del romanzo, decide di abbandonare per sempre il suo paese e la sua famiglia, consapevole di non poter cancellare gli errori commessi. I faraglioni di Acitrezza
  • 46. Luca E’ il secondo nipote, “che aveva più giudizio del grande” secondo il nonno; volenteroso lavoratore, cade in guerra durante una battaglia, privando così la sua famiglia di un valido sostegno economico. Vicoli di Acitrezza
  • 47. Mena E’ “soprannominata Sant’Agata perché stava sempre al telaio”; fedele alle tradizioni e ai valori etici, rifiuta di sposare l’uomo che ama, quando la disgrazia economica e il disonore colpiscono la sua famiglia. Rimasta nubile, si dedica con affetto ai nipotini, figli del fratello Alessi.
  • 48. Alessi E’ definito “un moccioso tutto suo nonno colui!”: insieme a Mena, resta l’unico a difendere e a vivere fino in fondo l’etica del lavoro e del sacrificio. Nel capitolo finale del romanzo, lo vediamo marito e padre, e nuovamente padrone della vecchia casa di famiglia, che è riuscito a riscattare. Museo Casa del Nespolo, Acitrezza
  • 49. Lia E’ la più giovane dei figli di Bastianazzo e di Maruzza; vanitosa e desiderosa di qualcosa di meglio, fugge di casa a causa delle maldicenze dei compaesani su una sua presunta relazione e finisce per fare la prostituta in città. La rosa che sfiorisce ricorda Lia, lo sfiorire della sua ingenuità e purezza.
  • 50. LA FRASE FAMOSA DE I MALAVOGLIA “Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Aci Trezza; (…) tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere. Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poiché da che il mondo era mondo, (…) li avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche sull’acqua, e delle tegole al sole. Adesso a Trezza non rimanevano che i Malavoglia di Padron ‘Ntoni, quelli della casa del Nespolo, e della Provvidenza ch’era ammarata sul greto, sotto il lavatoio, (…)”. I Malavoglia, capitolo I
  • 51. LA QUESTIONE MERIDIONALE Con l’espressione questione meridionale si indica l’insieme dei problemi economici e sociali che penalizzavano il Meridione d’Italia al tempo dell’unità (1861) e che non furono risolti dalla stessa, ma spesso si aggravarono in modo intollerabile. Fattori di crisi o di arretratezza del Meridione furono:  Lo squilibrio dello sviluppo (economico e produttivo) a tutto vantaggio del Nord del Paese;  L’applicazione, da parte del Governo nazionale, di un duro sistema fiscale che colpiva soprattutto le masse contadine (ad esempio con la famigerata tassa sul macinato introdotta nel 1868);  L’estensione immediata all’intero territorio nazionale della legislazione del Regno di Sardegna, senza che si tenesse conto in alcun modo delle realtà locali e delle loro particolari esigenze;  Il malcontento contro la miseria diffusa sfociò talvolta in azioni violente, represse dalle Autorità come un fenomeno di criminalità comune, senza che ne fossero comprese le caratteristiche di profondo disagio sociale ed economico. Un’incisione della fine dell’800 su una famiglia meridionale
  • 52. Galleria di immagini de La terra trema
  • 53. GLI INTERPRETI DEL FILM LA TERRA TREMA Per la lavorazione del film, Visconti ricorse solamente ad attori non professionisti. Sono infatti gli abitanti di Aci Trezza che davanti alla macchina da presa parlano il dialetto e vivono la loro dura esistenza quotidiana. Maria Micale (la madre) Sebastiano Valastro (il padre) Antonio Micale (Vanni) Nelluccia Giammona (Mara) Agnese Giammona (Lucia) Giuseppe Arcidiacono (Cola) Alfio Fichera (Michele) Antonio Arcidiacono ('Ntoni)
  • 54. RECENSIONE DE LA TERRA TREMA Visconti ha conservato del romanzo l'ambientazione siciliana, il nome del protagonista, 'Ntoni, e le linee generali della trama. Il tema principale della storia è quello di una rivolta individuale che si arresta davanti ad una società classista. Nel film, a differenza del romanzo, non siamo di fronte però ad una oscura fatalità, ma ad un crudele sistema di oppressione economica. La legge che regna in questo povero paese sottosviluppato è quella dello sfruttamento capitalista. La Terra trema avrebbe dovuto essere il primo film di un "trittico della miseria" che, secondo l'intenzione di Visconti, avrebbe dovuto descrivere, nell'ordine, la lotta dei pescatori, dei minatori nelle zolfare e dei contadini che lottano per liberarsi dall'antica schiavitù. Purtroppo egli riuscì a realizzare solo il primo capitolo.
  • 55. CREDITS Al progetto su I Malavoglia, hanno collaborato: • Francesco Cavallaro • Antonio Nardi • Antonella Licausi • Angelo Colombo • Giovanna Finizio
  • 56. BIBLIOGRAFIA DE I MALAVOGLIA  GIOVANNI VERGA, “I Malavoglia/Mastro-don Gesualdo”, 1990 Roma, Newton Compton editori.  F.M. FELTRI - M.M. BERTAZZONI - F. NERI, “I giorni e le idee – Categorie per capire la storia”, vol. 2 (‘700 e ‘800), 2002 Torino, SEI.  R. LUPERINI – P. CATALDI – L. MARCHIANI – F. MARCHESE – R. DONNARUMMA, “La scrittura e l’interpretazione – Storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della civiltà europea”, vol. 3 (‘800 e ‘900), 2003 Palermo G.B. Palumbo & C. Editore.  AA.VV., “Dizionario enciclopedico italiano Treccani”, 1970 (vol. XII) Roma, 1974 (1° suppl.), 1984 (2° suppl.).  AA.VV., “La Garzantina – Enciclopedia della letteratura (2 voll.)”, 2003 Milano, Garzanti.  AA.VV., “La Garzantina – Enciclopedia del cinema (2 voll.)”, 2003 - 2004 Milano, Garzanti.  www.virgilio.it
  • 57. IL LIBRO Il bell’Antonio è un romanzo di Vitaliano Brancati scritto nel 1949. In piena epoca fascista si svolgono le vicende di Antonio Magnano, bellissimo uomo con fama di grande seduttore, ma in realtà affetto da un disagio tanto fisico quanto psicologico. IL FILM Il bell'Antonio, interpretato dall'indimenticabile Marcello Mastroianni insieme a Claudia Cardinale e Pierre Brasseur e realizzato nel 1960 dal regista Mauro Bolognini per l'Arco Film. Tale film ha raccolto consensi da tutta la critica. CREDITS
  • 58. Antonio PeriDisegno realizzato da Antonio Alamia
  • 59. Un’edizione de Il bell’Antonio
  • 60. VITALIANO BRANCATI Nacque a Pachino, Siracusa nel 1907. Compì gli studi a Catania e si trasferì a Roma per svolgervi attività letteraria e giornalistica. In seguito alla sua crisi politica (1934) rinnegò tutti i suoi scritti giovanili, improntati alla mitologia fascista dell’azione, tornò a Catania e si dedicò all’insegnamento. Vitaliano Brancati (1907- 1954) La sua nuova stagione letteraria si apre con Gli anni perduti (1938), cui seguirono i romanzi di successo Don Giovanni in Sicilia (1941), farsa spregiudicata sul “gallismo”, Il bell’Antonio (1949), racconto tragicomico di un’impotenza dissimulata entro cornici vitalistiche; l’incompiuto Paolo il caldo (postumo, 1954), storia di un’ossessione erotica cui si intreccia l’analisi del costume culturale e sociale del dopoguerra. Morì a Torino nel 1954.
  • 61. TRAMA DE IL BELL’ANTONIO Dopo tre anni, il matrimonio tra Antonio Magnano e la bella ereditiera Barbara non è stato ancora consumato: Antonio, nonostante sia molto innamorato della moglie, di fronte a lei prova un disagio che lo porta all’impotenza. Scoppia allora lo scandalo, ingigantito dalla precedente fama di seduttore di Antonio e dalla mentalità del Fascismo che esaltava la virilità. L’ «onore» del figlio sarà «riscattato» dall’anziano padre, che morirà sotto i bombardamenti degli Alleati in un vicolo malfamato di Catania, dove si era incontrato con una prostituta. Alla caduta del Fascismo Antonio resterà indifferente alle speranze comuni, prigioniero dei suoi problemi personali.
  • 62. I PERSONAGGI DEL LIBRO IL BELL’ANTONIO Antonio Magnano Barbara Puglisi Alfio Magnano
  • 63. Antonio Magnano E’ il protagonista del romanzo; uomo bellissimo e affascinante, vive a Roma numerose avventure sentimentali. Al ritorno a Catania si innamora della bellissime ereditiera Barbara e la sposa, ma di fronte a lei si dimostra del tutto impotente. In un primo tempo, grazie anche all’ingenuità della moglie, riesce a tenere segreta la sua condizione. Quando tuttavia scoppia lo scandalo, Antonio viene abbandonato dalla moglie, diventa oggetto di maldicenze per tutti i suoi conoscenti ed è rifiutato e disprezzato anche dal padre Alfio. Sarà quest’ultimo a umiliarlo ancora di più morendo in casa di una prostituta, nel tentativo di salvare l’onore della famiglia con una dimostrazione estrema di virilità.
  • 64. LA FRASE FAMOSA DE IL BELL’ANTONIO “E Antonio? La morte del padre lo annichilì per alcuni giorni: quel tenero padre, che lo amava più degli occhi suoi, se n’era andato assestandogli il più forte schiaffo che mai padre abbia dato a figlio. La vergogna non era per il vecchio, ch’era finito tra le macerie di un quartiere malfamato, (…): la vergogna era per lui, Antonio, che tre giorni dopo, recatosi al cimitero di Aquicella, trovò sulla lapide del padre, scritte a carbone da una mano sconosciuta, queste parole spaventevoli: ”…morto il 6 marzo 1942 per lavare l’onore della famiglia infangato dal figlio”. Il Bell’Antonio, capitolo XII
  • 65. FASCISMO Movimento politico italiano fondato da Benito Mussolini il 23 Marzo 1919 e diventato partito nel 1921, trasformandosi poi in regime totalitario e nazionalista che tenne il governo dell’Italia dall’ottobre 1922 al luglio 1943. In senso più ampio e generale, il termine indica anche le concezioni e le ideologie che erano alla base di tale movimento, e il costume di vita che ne fu la manifestazione, ispirati alla celebrazione della forza e dell’autoritarismo e alla repressione di ogni manifestazione di dissenso. La marcia su Roma, 1922 Benito Mussolini (1883-1945) Uno dei manifesti del Fascismo
  • 66. Galleria di immagini de Il bell’Antonio
  • 67. MAURO BOLOGNINI Nacque a Pistoia nel 1922. Frequentò i corsi di scenografia a Roma e si formò come regista accanto a Luigi Zampa. Esordì nel 1953 con Ci troviamo in galleria. Intanto il suo stile si faceva sempre più raffinato e personale, fino a sfociare su temi “sanguigni” come l’impotenza sessuale de Il bell’Antonio (1960) tratto dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati . La sua cifra stilistica e la sua impronta saranno una costante fino agli ultimi suoi lavori, l’ultimo dei quali è La villa del Venerdì (1991). Morì a Roma nel 2001. Mauro Bolognini (1922-2001)
  • 68. GLI INTERPRETI DEL FILM IL BELL’ANTONIO Marcello Mastroianni (Antonio Magnano) Claudia Cardinale (Barbara Puglisi) Pierre Brasseur (Alfio Magnano) Tomas Milian (Edoardo) Rina Morelli (Rosaria Magnano) Anna Arena (Signora Puglisi) Patrizia Bini (Santuzza)
  • 69. MARCELLO MASTROIANNI Marcello Mastroianni nato nel 1924 a Fontana Liri (FR) è stato un celebre attore italiano, molto apprezzato anche all'estero. Nel 1945 iniziò a lavorare nell'industria cinematografica, cominciando a prendere le prime lezioni di recitazione. Il suo film di debutto fu I miserabili, tratto dall'omonimo romanzo di Victor Hugo, nel 1948. In breve divenne una delle maggiori stelle internazionali del cinema italiano, comparendo nei Soliti ignoti e, specialmente, nei due capolavori di Federico Fellini: La Dolce Vita accanto ad Anita Ekberg (1960) e 8 e ½ (1963). La sua ultima donna, Anna Maria Tatò, realizzò durante le pause di lavorazione del suo ultimo film una lunga auto- confessione, Mi ricordo, sì... mi ricordo che è considerata da molti il suo testamento spirituale. Morì a Parigi il 1996. Marcello Mastroianni (1924-1996)
  • 70. PIERRE BRASSEUR Attore francese di eccezionale bravura, lo ricordiamo qui come interprete di Alfio Magnano ne Il bell’Antonio di Mauro Bolognini e di zio Simone in Liolà di Alessandro Blasetti. Pierre Brasseur (Parigi, 1905-1972)
  • 71. RECENSIONE DEL FILM IL BELL’ANTONIO Capolavoro di Mauro Bolognini, il film fu il frutto di un sodalizio artistico dai pochi precedenti, il risultato eccelso dell'affiatamento che il regista trovò con Pier Paolo Pasolini, sceneggiatore al fianco di Gino Visentini. Diversamente dal romanzo di Brancati, la trasposizione di Bolognini abbandona l'allegoria socio-politica che il testo suggerisce, allontanandosi da quegli anni per seguire un indirizzo narrativo maggiormente intimista, confinato nello struggente isolamento fisico ed intellettuale del suo protagonista.
  • 72. CREDITS Al progetto su Il bell’Antonio, hanno collaborato: • Francesca Galletta • Rosy Celeste • Antonio Alamia • Salvo Sperandeo • Valentina Alagna
  • 73. BIBLIOGRAFIA DE IL BELL’ANTONIO  VITALIANO BRANCATI, “Il bell’Antonio”, a cura di D. Perrone, 1993 Milano, Tascabili Bompiani.  D. PERRONE, “Le avventure morali e i “piaceri” della scrittura. Saggio su Vitaliano Brancati, Bompiani.  G. FERRONI, “Storia della letteratura italiana”, vol. 4 (‘900), 1991 Milano, Einaudi.  G. BALDI – S. GIUSSO – M. RAZZETTI – G. ZACCARIA, ”Dal testo alla storia dalla storia al testo” (vol. 3/3) 2001 Milano, Paravia.  AA.VV., “Dizionario enciclopedico italiano Treccani”, 1970 (vol. XII) Roma, 1974 (1° suppl.), 1984 (2° suppl.).  AA.VV., “La Garzantina – Enciclopedia della letteratura (2 voll.)”, 2003 Milano, Garzanti.  AA.VV., “La Garzantina – Enciclopedia del cinema (2 voll.)”, 2003 - 2004 Milano, Garzanti.  www.virgilio.it (motore di ricerca)
  • 74. IL LIBRO Liolà è una commedia campestre scritta da Luigi Pirandello nel 1916, inizialmente in dialetto agrigentino, e rappresentata nello stesso anno dall’attore siciliano Angelo Musco. Mostra un realistico spaccato di vita contadina della Sicilia del primo Novecento. E’ soprattutto dalle parti corali dell’opera che traspaiono valori e mentalità dei personaggi. La commedia (in tre atti) ha una trama molto divertente, tuttavia cela le profonde contraddizioni di tutti gli uomini. IL FILM Il film tratto dall’omonima commedia di Luigi Pirandello, è stato girato nel 1963 dal regista Alessandro Blasetti. Tra gli interpreti c’è il grande Ugo Tognazzi, ma il film non ha incontrato il favore della critica perché si distacca molto dall’originale, interpretandolo in chiave troppo moderna. Le musiche sono di Carlo Savina. CREDITS
  • 75. Disegno realizzato da Antonio Peri
  • 76. Copertina dell’edizione di Liolà del Formiggini (1917; testo siciliano con traduzione italiana a fronte)
  • 77. LUIGI PIRANDELLO Nacque nella campagna di Caos, presso Agrigento (allora Girgenti) nel 1867. Coltivò gli studi classici e nel 1891 conseguì a Bonn, in Germania, la laurea. Tornato in Italia si dedicò al giornalismo e all’insegnamento. Nel 1894 sposò a Girgenti Antonietta Portulano, con la quale si stabilì a Roma. Poco dopo le nozze, la moglie iniziò a manifestare segni di squilibrio mentale. Ciò spinse lo scrittore ad approfondire lo studio dei meccanismi della mente e delle reazioni che la gente ha di fronte ai malati mentali (di questi approfondimenti si riscontra traccia in molte sue opere). Da allora divise la sua esistenza fra le cure alla moglie, l’insegnamento e l’attività letteraria, ottenendo grande successo come commediografo. Nel 1934 fu insignito del premio Nobel per la Letteratura e da questo momento la sua fama si diffuse in tutto il mondo. Morì a Roma nel 1936. L’opera di Pirandello è vastissima e abbraccia vari generi letterari, dalla narrativa alla poesia, dal teatro alla saggistica. Luigi Pirandello (1867-1936)
  • 78. L’OPERA DI PIRANDELLO Sensibile alla realtà quotidiana del suo tempo e soprattutto a quella della sua amata terra di Sicilia, Pirandello ha saputo calarvisi fino in fondo, mettendone in evidenza le contraddizioni. Alla base della sua poetica c’è, infatti, il contrasto vita/forma che, secondo l’autore, logora l’esistenza dell’individuo e che spesso si esplicita attraverso il famoso umorismo pirandelliano. Delle sue opere, vanno soprattutto ricordate:  I romanzi: L’esclusa (1901), Il turno (1902), Il fu Mattia Pascal (1904), I vecchi e i giovani (1913), Uno, nessuno, centomila (1926).  Le Novelle per un anno, una raccolta di 230 novelle (1922-1937).  I saggi: il più importante è L’Umorismo (1908).  Le opere teatrali: raccolte in un volume dal titolo Maschere nude. Tra le più famose ricordiamo Pensaci Giacomino (1916), Liolà (1916), Così è (se vi pare) (1917), Sei personaggi in cerca d’autore (1920–21), Questa sera si recita a soggetto (1930). Pirandello alla macchina da scrivere
  • 79. TRAMA DI LIOLÀ La commedia trae il nome dal personaggio principale, Liolà, intorno a cui ruota l’intera vicenda. Giovane bracciante buontempone, egli riesce sempre con la sua astuzia a prendersi gioco del vecchio zio Simone Palumbo, che alla fine rimarrà beffato ma al tempo stesso contento perché avrà salvato le apparenze. Liolà ha deciso di sposare Tuzza, rimasta incinta. Questa però, appoggiata dalla madre, zia Croce, rifiuta la proposta di matrimonio del giovane, in quanto mira a farsi sposare da suo zio Simone (già marito di Mita da quattro anni), che non può avere figli, al fine di ereditarne la roba. Zio Simone sfrutta la situazione perché in tal modo può finalmente gettare la colpa della sua non prolificità sulla moglie Mita. Quest’ultima però si lascia convincere da Liolà che lei può fare la stessa cosa, naturalmente servendosi di lui, visto anche l’antico affetto che li lega. I due pertanto concepiscono un figlio insieme. Liolà può così vendicarsi del rifiuto di Tuzza, promettendo, però, di prendersi cura del figlio che avrà con lei, al quale insegnerà a cantare, così come ha fatto con gli altri suoi tre figli (Tinino, Calicchio, Pallino), avuti da amori occasionali. La commedia si conclude dunque con il trionfo dell’astuzia, della libertà, del rifiuto di qualsiasi forma (matrimonio, convenzioni sociali in genere). Il grappolo d’uva evoca la scena iniziale dell’atto III, che vede i personaggi impegnati nella vendemmia L’immagine evoca la scena iniziale della commedia, in cui i personaggi sono impegnati a schiacciare le mandorle
  • 80. ANGELO MUSCO E’ considerato il più grande attore comico siciliano, oltre che il primo attore comico in Italia a passare dal teatro al cinema con lo stesso identico riscontro di pubblico e critica. A partire dal secondo ventennio del Novecento collaborò con grandi autori, tra cui Pirandello e Martoglio. I testi (tra cui La Patente, Pensaci Giacomino, Il berretto a sonagli, Liolà) portati in palcoscenico erano spesso ancorati alla realtà siciliana, e proponevano in chiave comica personaggi e situazioni specifiche della cultura isolana. L'abilita' di Musco e il valore degli autori erano tali da rendere questi testi, fin da allora, molto popolari anche in contesti geografici e soprattutto culturali differenti. Il passaggio di Musco al cinema avvenne negli anni Trenta. Le pellicole da lui interpretate erano adattamenti cinematografici di commedie teatrali. Alcuni film con Angelo Musco: Pensaci Giacomino (1937, regia di Gennaro Righelli); Paraninfo (1934, regia di Amleto Palermi); Cinque a zero (1932, regia di Mario Bonnard). Angelo Musco (1871 - 1937)
  • 81. La vendemmia (dalla commedia Liolà, atto III) LIOLÀ: Urallallà! Pesta bene, tu qua! Pesta bene, pesta bene, che più pesti nel tinello e più forte il vin ti viene! Più di quello dell’altr’ anno, Liolà! CORO: Urallallà! Urallallà! LIOLÀ: Ogni maglio, senza sbaglio, se tu pesti bene, compare, un barile te ne farà! un barile che a berne un sorsetto a terra mi getto col male di mare perché vagellare la testa mi fa. Urallallà! Urallallà!
  • 82. PERSONAGGI DEL LIBRO LIOLÀ LIOLÀ: protagonista della commedia. ZIO SIMONE PALUMBO: vecchio proprietario terriero. MITA: moglie di zio Simone. ZIA CROCE AZZARA: cugina di zio Simone e madre di Tuzza. ZIA GESA: zia di Mita, moglie di zio Simone. TUZZA: figlia di zia Croce e nipote di zio Simone. CARMINA LA MOSCARDINA: donna pettegola (con le sue battute pungenti mette in moto l’azione). CIUZZA, LUZZA, NELA: tre giovani contadine. ZIA NINFA: madre di Liolà, si occupa dei suoi tre figli. TININO, CALICCHIO, PALLINO: i tre figli di Liolà (“i cardelli di Liolà”).
  • 83. Liolà Sin dall’inizio tutti parlano di lui. Il suo vero nome è Nino Schillaci; Liolà è il soprannome che di per sé ( Lì – o – là), ne rivela il carattere o meglio il modo di vita: prende la vita con leggerezza e, infatti, molto spesso si paragona o viene paragonato al vento; ama cantare in ogni circostanza ed educa anche i suoi figli al canto. Nelle sue canzoni tra rime e lazzi non dimentica mai di inserire pillole di verità. Come altri personaggi della commedia, si esprime spesso con frasi proverbiali siciliane, il che rientra, in realtà, nella tradizione siciliana di ieri e di oggi. E’ dunque un buontempone. La commedia ruota tutta intorno a lui. Leggiamo alcuni passi che descrivono la personalità di Liolà
  • 84. Liolà: … Non sono uccello di gabbia, zia Croce. Uccello di volo, sono. Oggi qua, domani là: al sole, all’acqua, al vento. Canto e mi ubbriaco; e non so se m’ubbriachi più il canto o più il sole. Con tutto questo, eccomi qua: mi taglio le ali e vengo a chiudermi in gabbia da me. Le domando la mano di sua figlia Tuzza. (Atto II) Liolà: … Sono buon massajo: garzone, giornante; mieto, poto, falcio, fieno; fo di tutto e non mi confondo mai. Sono come un forno di pasqua, e potrei mantenere tutto un paese. (Atto II) Zio Simone: Oggi è giorno segnato e dev’essere festa per tutti. Liolà: Benissimo! E cantare. Non come dice zia Croce, che suono e canzoni sono cose di vento. Se sono di vento, son cose mie; perché io e il vento, zio Simone, siamo fratelli. (Atto III)
  • 85. Zio Simone Credulone, brontolone e non prolifico. Farebbe qualsiasi cosa per salvare le apparenze, arroccato com’è nei valori tradizionali siciliani, ma, di fatto, finisce sempre e comunque per essere gabbato da Liolà. Leggiamo alcuni passi che descrivono la personalità di zio Simone
  • 86. Zia Croce: Ah care mie, m’ha fatto la testa com’ un pallone! E sempre dalla mattina alla sera, con questa lima – La Moscardina: - del figlio che non gli nasce? O come vuole che gli nasca? Zia Gesa: Bastasse piangere per farlo nascere! Zia Croce: No, piange – siamo giuste – piange per la roba; tanta bella roba che alla sua morte, andrebbe a finire in mano d’altri… (Atto I) Zio Simone (a Tuzza): Tirano via di lungo, figliola mia, perché la gente vedendomi qua, si figura…si figura ciò che per grazia di dio non è, né è stato mai, la coscienza nostra è pulita; ma l’apparenza, purtroppo… (Atto III) Zio Simone (a zia Croce): Io so che qua con vostra figlia non ho mai avuto nulla da spartire: ho fatto un’opera di carità, e niente altro. Ma con mia moglie, ci sono stato io, ci sono stato io! (Atto III)
  • 87. Mita Mita, come suggerisce lo stesso nome, ha un carattere mite e sottomesso che però nel corso della commedia si trasforma in intraprendente ed opportunista grazie a Liolà. Riflettiamo sulla trasformazione di Mita leggendo questi passi
  • 88. (Atto I: zia Croce ha appena chiesto a Mita di portare a lei e alle donne che stanno schiacciando le mandorle, del vino) Mita (a zia Croce): Eh, se non me lo comanda lui… Zia Croce: Hai bisogno che te lo comandi lui? Non sei padrona anche tu? Mita: No, zia Croce, il padrone è lui. (Atto I) Mita (a Tuzza): No, aspettate, voglio ricordare a Tuzza un nostro motto antico: ” Chi tarda e non manca, non si chiama mancatore”. Ho tardato, sì, è vero, ma non ho mancato. Tu sei andata avanti e io ti son venuta dietro. (Atto III)
  • 89. “… Non abbia paura di me, zio Simone. Non voglio nulla io. Glielo lascio a lei di lambiccarsi il cervello per tutti i suoi danari e d’andar con gli occhi di qua e di là come le serpi. Io, questa notte, ho dormito al sereno; solo le stelle, m’ han fatto riparo: il mio lettuccio, un palmo di terreno; il mio guanciale, un cardoncello amaro. Angustie, fame, sete, crepacuore? Non m’importa di nulla: so cantare! Canto di gioia mi s’allarga il cuore, è mia tutta la terra e tutto il mare. Voglio per tutti il sole e la salute; voglio per me le ragazze leggiadre, teste di bimbi bionde e ricciolute e una vecchietta qua come mia madre.” Liolà a conclusione di un celebre battibecco con zio Simone (atto I), nel quale colpisce il vecchio proprietario terriero con battute pungenti volte soprattutto a mettere in ridicolo la sua debolezza, la sua vecchiaia e la sua ottusità, afferma con decisione e al tempo stesso con allegria, cantando, il rifiuto di qualsiasi costrizione e, quindi, la propria irrinunciabile esigenza di libertà. LEGGI LA VERSIONE IN AGRIGENTINO LA FRASE FAMOSA DI LIOLÀ
  • 90. Di mia ’un si nn’avi a scantari, zû Simuni! ’Un vogliu nenti iu! Cci lu lassu a vossia di lammicàrisi lu ciriveddu pi tutti li sô bbeni e di jri cu l’occhi comu li lucirtuluna! Arsira mi curcavu a lu sirenu; Li stiddi foru ca m’arripararu: lu litticeddu, un parmu di tirrenu; lu chiumazzeddu, un carduneddu amaru. Làstimi, fami, siti, cripacori: chi mi nni ’mporta, si sacciu cantari? Cantu, e mi s’arricrìa tuttu lu cori; cantu, ed è mia la terra e miu lu mari! Basta ca cc’è lu suli e la saluti! Picciotti beddi e picciliddi duci, e ’na vicchiuzza ccà, comu a me’ matri! LA FRASE FAMOSA DI LIOLÀ versione in agrigentino
  • 91. SICILIA DEL PRIMO NOVECENTO La Sicilia nei primi decenni del secolo scorso era ancora un paese per molti aspetti arretrato. La sua economia era prevalentemente agricola e chi possedeva un appezzamento di terreno poteva ritenersi privilegiato, gli altri, uomini e donne, dovevano accontentarsi di lavorare come braccianti a giornata. La vita nelle campagne e nei piccoli centri era, quindi, assai dura e le disponibilità economiche assai ridotte. Migliori erano le condizioni di vita nelle città, dove fiorivano la cultura e l’arte. E’ in questo periodo che si diffonde anche in Sicilia lo stile Liberty, le cui massime espressioni sono visibili nel capoluogo isolano, per esempio: villa Igiea e le ville dei Florio, nobile e ricca famiglia di armatori. La mafia era, purtroppo, sia in città che in campagna, una realtà e una mentalità diffusa e radicata. Tipici asinelli siciliani che pascolano in campagna dopo la trebbiatura Esempio di Stile Liberty: Villa Florio, Palermo Raffinato mosaico in stile liberty, che decora il panificio Morello a Palermo
  • 92. 1916 (data di pubblicazione di Liolà) • L’Italia è impegnata da un anno (maggio del 1915) nella prima guerra mondiale (1914- 1918) a fianco dell’Intesa (Russia, Francia, Gran Bretagna), contro l’Austria – Ungheria alleata con la Germania. • 31 dicembre: vanno in scena a Roma due nuove commedie di Pirandello: Liolà e Pensaci, Giacomino. Scene dalla prima guerra mondiale
  • 93. Copertina del disco con la colonna sonora del film Liolà (di C. Savina)
  • 94. ALESSANDRO BLASETTI Fonda nel 1927 assieme ad un gruppo di amici, la casa di produzione Augustus dirigendo l’anno dopo il suo primo film: Sole. In seguito diviene regista di punta del regime fascista. Di questo periodo vanno ricordati i film: 1860 (1934), che parla dell’avventura garibaldina, e Vecchia Guardia (1935), che pur celebrando il regime non ne trovò l’approvazione. Successivamente vanno ricordati: Un’avventura di Salvador Rosa, (1939) La corona di ferro e (1940) La cena delle beffe (1942), che è considerato il suo capolavoro. In questi film egli cambia tono criticando, seppur in maniera velata, tranne in La corona di ferro, ogni dittatura. In quest’ultimo film fa dire, infatti, al nazista Goebbels “un regista tedesco che avesse fatto questo film oggi, in Germania, sarebbe stato messo al muro”. Nel dopoguerra, se si esclude Un giorno nella vita (1946), omaggio ai partigiani, i suoi film, seppur di successo, sono lavori meno impegnati. Tra questi ricordiamo soltanto: Peccato che sia una canaglia (1964), Europa di notte (1959) e Liolà (1963). Alessandro Blasetti (1900 – 1987)
  • 95. INTERPRETI DEL FILM LIOLÀ Ugo Tognazzi (Liolà) Elisa Cegani (zia Gesa) Pierre Brasseur (zio Simone Palumbo) Anouk Aimee (Mita) Giovanna Ralli (Tuzza) Anouk Aimee Pierre Brasseur Elisa Cegani (Torino 1911 -1996) Giovanna Ralli Ugo Tognazzi
  • 96. UGO TOGNAZZI E‘ stato uno dei più grandi attori italiani e regista apprezzato di ben cinque film. Dopo un umile esordio lavorativo, nel 1944 la vincita di un concorso per dilettanti gli apre le porte della rivista e dell'avanspettacolo, dove ottiene un certo successo in coppia con Raimondo Vianello, col quale lavorerà in seguito in un fortunato programma televisivo. Nel 1961 la sua carriera subisce una svolta con i film Il mantenuto e Il federale, di Luciano Salce. In seguito interpreterà numerosi ruoli con i più famosi registi. Nel 1981 viene premiato con la Palma d'Oro del miglior interprete a Cannes per La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci. I suoi maggiori successi sono, tuttavia, le esilaranti serie di Amici miei (dal 1975) di Mario Monicelli ed Il vizietto (1978) di Edouard Molinaro. Il 27 ottobre 1990 muore per un'emorragia cerebrale in una clinica romana. Ugo Tognazzi (1922 – 1990)
  • 97. ANOUK AIMEE Attrice francese di straordinaria bellezza, figlia d’arte, interprete di numerosi film famosi, tra i quali La dolce vita (1960) e 8 e ½ (1963). La ricordiamo qui perchè ha interpretato la parte di Mita nel film Liolà di Alessandro Blasetti. Anouk Aimee, ( Parigi, 1932)
  • 98. GIOVANNA RALLI Annoverata tra le attrici simbolo del cinema italiano, esordisce a soli diciassette anni, diretta da Vittorio De Sica in I bambini ci guardano (1942). Negli anni '50 e '60 lavora con grandi registi, tra cui A. Lattuada, F. Fellini e R. Rossellini. Nel 1974 prende parte al film C'eravamo tanto amati di Ettore Scola. All'inizio degli anni '90 interpreta al fianco di Marcello Mastroianni Verso sera (1991) di Francesca Archibugi. Recentemente è stata nel cast della serie tv Un prete tra noi 1 (1997) e 2 (2000), con Massimo Dapporto, e nel 2001 in quello della fiction Angelo il custode con Lino Banfi. Giovanna Ralli ( Roma 1935)
  • 99. RECENSIONE DEL FILM LIOLÀ La più solare commedia di Pirandello è stata, a nostro parere, irrispettosamente deformata da Blasetti. L’indimenticabile Liolà pirandelliano è stato trasformato addirittura in un venditore di elettrodomestici alla ricerca di giovani siciliane da conquistare, che poi si porta a casa, dalla madre, i figli frutto dei suoi amorazzi. Anche il siciliano di Ugo Tognazzi lascia a desiderare.
  • 100. CREDITS Al progetto su Liolà, hanno collaborato: • Antonio Peri • Ludovica Tozzi • Luciano Santi • Carmelo La Mattina • Nicoletta Allegra
  • 101.  G. BALDI, S. GIUSSO, M. RAZZETTI, G. ZACCARIA, Dal testo alla storia dalla storia al testo, Letteratura italiana con pagine di scrittori stranieri, vol. III, tomo II, ed. Paravia,Torino,1994.  G. FERRONI, Profilo storico della letteratura italiana, ed. Einaudi scuola, Milano,1992.  Il Morandini “Dizionario cinematografico”, Zanichelli editore, Bologna, 2005.  Luigi Pirandello, Liolà – Così è (se vi pare), Biblioteca moderna Mondadori,vol. 338 sezione teatro, collezione diretta da R. Fertonani, Milano, 1963.  Opere di Luigi Pirandello, Maschere nude, Nuova edizione diretta da Giovanni Macchia, a cura di Alessandro D’Amico, vol. I, I Meridiani, Arnoldo Mondadori, Milano, 1997, IV edizione, che riprende quella bilingue pubblicata dall’editore Formìggini nel 1917.  www.wikipedia.org  www.italica.rai.it  www.siciliano.it  www.mixmail.it  www.google.it (motore di ricerca) BIBLIOGRAFIA DI LIOLÀ
  • 102. IL LIBRO È il primo romanzo “giallo” di Leonardo Sciascia, edito nel 1961 e costituisce una rivoluzione perché mai nessuno aveva scritto un libro indirizzato alle grandi masse che trattasse il problema della mafia. In una Sicilia “metafora del mondo”, tra vari e coloriti personaggi spicca il capitano di polizia Bellodi intorno a cui si dispiega la trama centrata su ‘misteriosi’ omicidi. IL FILM Il film tratto dall’omonimo romanzo di Sciascia fu girato nel 1967 con la regia di Damiano Damiani. Il film è diretto con polso e con grande senso dell'azione, nonostante alcune puntate didascaliche. I giudizi della critica sono discordi. Tra gli interpreti, a fianco di Franco Nero spicca la bellezza mediterranea di Claudia Cardinale. CREDITS
  • 103. Disegno realizzato da Giusi Parlato
  • 104. Copertina di un’edizione de Il giorno della civetta «Giallo che non è un giallo in una Sicilia dove tutto è limpido, cristallino: le più tormentose passioni, i più oscuri interessi, psicologia, pettegolezzi, delitti, lucidezza, rassegnazione, non hanno più segreti, tutto è ormai classificato e catalogato...» Italo Calvino
  • 105. LEONARDO SCIASCIA Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto, nell’entroterra agrigentino nel 1921. Scrittore impegnato nel dibattito sociale e politico e coscienza critica dell’Italia degli anni 60-80. Sciascia vince nel 1953 il premio Pirandello per un suo importante intervento critico sull’autore di Girgenti (Pirandello e il pirandellismo). Nel 1956 è pubblicato il primo libro di rilievo Le parrocchie di Regalpetra. Del 1961 è invece Il giorno della civetta. ll 1971 è l’anno de Il contesto, libro destinato a destare una serie di polemiche politiche, e si fa sempre più forte la propensione ad includere la denuncia sociale nella narrazione di episodi veri di cronaca nera. Dopo diversi anni di attività politica, lo scrittore è segnato dalla malattia che lo costringe a frequenti trasferimenti a Milano per curarsi. Sciascia muore a Palermo il 20 novembre 1989. Leonardo Sciascia (1921-1989)
  • 106. TRAMA DE IL GIORNO DELLA CIVETTA In Sicilia, nel paese di S., avvengono nello stesso giorno due strani fatti: l’omicidio di Colasberna e la sparizione di Nicolosi. L’omertà sembra bloccare le indagini. Ma attraverso la testimonianza di un confidente dei carabinieri, il capitano Bellodi riesce ad arrivare al potente “padrino” don Mariano Arena, coinvolto negli affari della mafia, e a farlo arrestare. Il fatto provoca allarme negli ambienti politici romani collusi con il potere mafioso: durante un dibattito parlamentare un deputato arriva ad affermare che la “mafia non esiste”. In congedo per malattia, il capitano Bellodi apprende che il suo lavoro è stato vanificato da una serie di falsi alibi. Ma Bellodi non si arrende e manifesta il fermo proposito di tornare in Sicilia. “Mi ci romperò la testa”, sono le parole che chiudono il libro.
  • 107. PERSONAGGI DE IL GIORNO DELLA CIVETTA I personaggi principali del romanzo sono: Il capitano Bellodi Don Mariano Arena Calogero Dibella Il Pizzuco Oltre a questi nomi, numerose altre figure e macchiette contribuiscono a colorire il romanzo.
  • 108. Il Capitano Bellodi È il protagonista e l’eroe del romanzo, viene da Parma e indaga in una realtà a lui estranea, ma proprio questa estraneità gli permette all’inizio di operare con assoluta obiettività e con perseveranza. Si scontrerà con una realtà molto più dura di lui, ma dalle ultime parole del libro, lascia aperta la speranza di non essersi arreso.
  • 109. Don Mariano Arena Don Mariano Arena è un anziano capomafia che svolge la funzione di antagonista. Potrebbe apparire a prima vista un galantuomo, ma è il mandante dell’omicidio del Colasberna. Gode dell’appoggio della maggior parte della popolazione locale: la sua vera arma è l’omertà.
  • 110. Calogero Dibella Soprannominato Parinieddu è uno dei pochi aiutanti che compaiono nel racconto. Pur avendo paura, è un confidente delle Forze Armate. Trova la morte un sera, vicino a casa sua, probabilmente per mano del Pizzuco. Prima di morire però scrive i nomi dei due capimafia su un foglietto, permettendo a Bellodi di giungere ai responsabili del delitto.
  • 111. Il Pizzuco Il Pizzuco svolge la funzione di oppositore. E’ un capomafia, anch’egli un mandante dell’omicidio di Colasberna, ma non lo vuole ammettere.
  • 112. LA FRASE FAMOSA DE IL GIORNO DELLA CIVETTA “ Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola di vento, la divido in cinque categorie: uomini, mezzi uomini, ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà”. (Don Mariano Arena rivolgendosi a Bellodi)
  • 113. LA MAFIA La mafia, nata intorno al 1820, assunse la fisionomia di organizzazione parassitaria e criminale a partire dal 1860. Una vera e propria rete di piccoli centri di potere (le cosche), mediante le minacce, i ricatti, la violenza organizzata, mise sotto controllo le campagne della Sicilia centrale e occidentale, realizzando ampi profitti. L'attività delle cosche si estese poi dalle campagne alle città, investendo altri settori economici e anche quello politico e amministrativo. Manifesto raffigurante Falcone e Borsellino Oggi Cosa Nostra è l'organizzazione mafiosa più importante d'Europa e tra le più importanti del mondo. Sul territorio esercita funzioni di sovranità ed impone una fiscalità illegale generalizzata, il cosiddetto" pizzo". Oggi gestisce un giro d'affari di quasi 13 miliardi di euro. Questa organizzazione è responsabile di omicidi che hanno scosso tutto il mondo civile, come le stragi di Capaci e via D'Amelio, nelle quali, tra gli altri, hanno perso la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
  • 114. Galleria di immagini dal film Il giorno della civetta
  • 115. DAMIANO DAMIANI Dopo aver studiato pittura a Brera, Milano, nel 1946 si trasferisce a Roma dove, nel 1959, esordisce nella regia con Il rossetto. Negli anni Sessanta dirige Il Sicario, La rimpatriata e soprattutto L'isola di Arturo (da un romanzo di Morante), Il giorno della civetta (1968, da uno scritto di Leonardo Sciascia). Degli anni Ottanta è L'inchiesta (1986) ambientato ai tempi di Cristo. Fra l'altro, ha riscosso un notevole successo di pubblico con lo sceneggiato televisivo a puntate sulla mafia La Piovra (1984). Damiano Damiani (1922)
  • 116. INTERPRETI DEL FILM IL GIORNO DELLA CIVETTA Interpreti: Franco Nero (capitano Bellodi) Claudia Cardinale (Rosa Nicolosi) Lee J. Cobb (don Mariano Arena) Gaetano Cimarosa (Zecchinetta) Nehemiah Persoff (Pizzuco) Serge Reggiani (Parrineddu)
  • 117. FRANCO NERO Nato a San Prospero nel 1941. A volte noto anche come Frank Nero. Si trasferisce a Roma per intraprendere la carriera cinematografica. Grazie alla sua bellezza e ai suoi occhi azzurri, viene subito notato. Diventa famoso come eroe del western all'italiana grazie al film di Sergio Corbucci, Django (1966). Viene scelto da John Huston per interpretare Abele nel film La Bibbia (1966), ed è l'occasione giusta per farsi notare anche a livello internazionale. Nel 1968 vince il David di Donatello per Il giorno della civetta (1967) di Damiano Damiani. Il film apre il filone 'giallo-politico' molto in voga negli anni '70 e ne diventa attore simbolo. E' uno degli attori italiani più richiesti dai registi stranieri.Franco Nero (1941)
  • 118. RECENSIONE DEL FILM IL GIORNO DELLA CIVETTA Damiano Damiani rilegge Sciascia sette anni dopo l'uscita dello splendido omonimo romanzo in un film poderoso, denso, anche se un po' rozzo, pieno d'azione e sparatorie con una Sicilia un po' troppo vicina all'Arizona. Il veemente Franco Nero trova nel capitano nordista a disagio con la diffidenza degli isolani il miglior personaggio della carriera. Claudia Cardinale è bellissima e saggiamente doppiata.
  • 119. CREDITS Al progetto su Il giorno della civetta, hanno collaborato: • Angela Cangialosi • Mariano Zappulla • Pasquale De Maria • Giusi Parlato • Antonio Frangipane
  • 120. BIBLIOGRAFIA DE IL GIORNO DELLA CIVETTA  Sciascia Leonardo, Il giorno della civetta, Einaudi Tascabili, 1961-1990.  Sciascia Leonardo, Pirandello e il pirandellismo, Caltanissetta, 1953.  Ambroise C., Invito alla lettura di Sciascia, Mursia, Milano, 1974 (poi 1983, edizione riveduta e ampliata).  Cattanei L., Leonardo Sciascia, Le Monnier, Firenze, 1990.  Fano N., Come leggere «Il giorno della civetta» di Leonardo Sciascia,; Mursia (Gruppo Editoriale)  Il Morandini “Dizionario cinematografico”, Zanichelli editore, Bologna, 2005.  G. Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Milano,1992.  www.italica.rai.it  www.film.tv.it  www.wikipedia.org
  • 121. Armatori Sono imprenditori navali, ovvero coloro che, essendone o no i proprietari, assumono professionalmente l’esercizio di una nave a scopo di trasporto, noleggio, spedizione marittima.
  • 122. Forma Nel pensiero pirandelliano è fondamentale il contrasto tra vita (libero scorrere dell’esistenza) e forma (schemi che ingabbiano il flusso dell’esistenza e lo bloccano). L’uomo, per natura libero, è imprigionato nella “trappola” della “forma”, che è costituita, per esempio, da una famiglia oppressiva e soffocante, o da un lavoro monotono e meccanico. La forma costituisce per l’uomo una maschera che cela il suo vero essere, la sua vera indole. La scoperta e la presa di coscienza di questo stato di cose suscita spesso, nei personaggi pirandelliani un forte trauma che li porta in molti casi a forme di pazzia. Pablo Picasso, Arlecchino pensoso, 1901, olio su tela
  • 123. Giambecchina Pittore siciliano che ha saputo interpretare con nudo realismo la vita dei contadini della sua terra. . Materia della mia pittura è la terra siciliana nella quale respiro quando vengo tra i campi biondi di messi o tra le distese viola di sulla, oppure riposo all’ombra degli ulivi d’argento o contemplo l’azzurro profondo del cielo e del mare…. In questa terra, tra la gente che la popola, io non cerco idillico rifugio… cerco soprattutto nella fatica quotidiana degli uomini, nello sguardo delle madri, nel sorriso dei bambini, l’eredità antica della civiltà contadina che va scomparendo sospinta dall’incalzare della macchina… A questa terra che soffre e che vive al volgere di ogni stagione appartengono i miei colori (mostra personale, 1978, Catania). Giambecchina (Sambuca, Agrigento, 1909-1998)
  • 124. Naturalismo Movimento letterario sorto in Francia intorno al 1870. A utilizzare per primo questo termine è Emile Zola, fondatore del movimento. Esso tende a rappresentare la realtà con un metodo scientifico, in modo oggettivo, fotografico e impersonale. Si tratta di “far parlare le cose”, i nudi “fatti di cronaca”, senza inserire alcun commento o intervento del narratore. Grande importanza assume, per gli scrittori naturalisti, il rapporto dei personaggi rappresentati con il momento storico in cui vivono, l’ambiente sociale al quale appartengono e i fattori ereditari che ne determinano i comportamenti. Edouard Manet, Ritratto di Emile Zola, 1868
  • 125. Neorealismo Questo termine si diffuse nel cinema e nella letteratura del secondo dopoguerra italiano per indicare una precisa tendenza artistica: gli scrittori e i registi si ispirarono a grandi modelli ottocenteschi (tra i quali Giovanni Verga) per rappresentare una realtà e un’ambientazione popolari, con lo scopo di denunciare situazioni sociali negative. Tra i maggiori rappresentanti del Neorealismo si ricordano, per la narrativa, Cesare Pavese, Elio Vittorini, Beppe Fenoglio; in campo cinematografico, i registi che sono considerati maestri del Movimento sono Roberto Rossellini, Luchino Visconti (regista di uno dei capolavori di questa corrente, La terra trema), Vittorio De Sica, Cesare Zavattini, Piero Germi, Carlo Lizzani. Fotogramma tratto da “ La terra trema” di Luchino Visconti, un film tipico del cinema neorealistico.
  • 126. Regista Il regista è - appunto quale addetto alla regia - il responsabile artistico e tecnico-professionale di un film, di un lavoro teatrale, di una trasmissione televisiva o radiofonica. Si occupa in particolare - oltre che della recitazione degli attori, - della preparazione e controllo delle diverse fasi di lavorazione, dalle riprese, alla scelta dell'illuminazione, al montaggio, ecc. Di fatto, il regista è colui che sovrintende tutte le fasi di una produzione artistica collegata allo spettacolo: vede, prima di tutti gli altri, con la propria mente e la propria sensibilità quale sarà il prodotto finito.
  • 127. Roba Per “roba” si intende la proprietà terriera. Il suo possesso era di fondamentale importanza tra Ottocento e primi del Novecento in Sicilia , una terra ad economia prettamente agricola. E’ un termine ricorrente negli scrittori siciliani, a cominciare da Giovanni Verga (1840-1922), che scrisse una novella intitolata appunto La roba (Novelle rusticane, 1882), il cui protagonista, don Mazzarò, contadino arricchito, esprime un attaccamento morboso verso la sua terra, la cui acquisizione rappresenta per lui il raggiungimento di un elevato status sociale. Giambecchina Zappuliata – 1981, olio su tela
  • 128. Tassa sul macinato Introdotta in Italia nel Dicembre 1868, essa veniva riscossa dai mugnai, quando i contadini portavano il proprio grano al mulino, ed era versata in proporzione alla quantità di cereali trasformata in farina. Il popolo definì questa tassa odiosa “imposta sulla fame” e “imposta sulla miseria”, visto che il pane era, all’epoca, il principale, per non dire l’unico, alimento della maggioranza della popolazione, soprattutto negli strati sociali più svantaggiati. Gustave Courbet, Donne che setacciano il grano
  • 129. Umorismo Pirandelliano Secondo la poetica dell'umorismo (esposta nel saggio L‘ umorismo del 1908), il comico è "avvertimento del contrario", ossia il percepire un particolare che è il contrario di ciò che dovrebbe essere, mentre l'umorismo è il "sentimento del contrario", ossia l'intuire le motivazioni reali, a volte drammatiche, che hanno prodotto quel comportamento apparentemente comico e assurdo. Per rendere più chiaro il concetto, riproponiamo lo stesso esempio fatto da Pirandello nel suo saggio: se vedo una vecchia signora coi capelli tinti e tutta imbellettata, avverto che è il contrario di ciò che dovrebbe essere. Questo “avvertimento del contrario” è comico. Ma se interviene la riflessione, e suggerisce che quella signora soffre a pararsi così e lo fa solo nell’illusione di poter trattenere l’amore del marito più giovane, non posso più solo ridere: dall’”avvertimento del contrario”, cioè dal comico, passo al “sentimento del contrario”, cioè all’atteggiamento umoristico.
  • 130. Verismo Movimento letterario fiorito in Italia nell’ultimo trentennio del XIX secolo e considerato una variante del Naturalismo francese. I maggiori teorici e realizzatori del rinnovamento profondo della narrativa verista sono Luigi Capuana e Giovanni Verga; entrambi sono originari di Catania ma risiedono a Milano: proprio confrontando la società sviluppata del Nord e il Sud, i due autori prendono coscienza di uno dei maggiori problemi dello Stato unitario: la cosiddetta questione meridionale. Pur condividendo in generale i principi del Naturalismo francese, il Verismo italiano se ne distingue per i seguenti punti:  Riduce la teoria naturalistica a un metodo di scrittura;  Sottolinea maggiormente l’aspetto tecnico-formale dell’opera letteraria, elaborando le teorie dell’impersonalità e della corrispondenza tra livello sociologico della materia narrativa e livello formale;  Attribuisce minore importanza all’impegno sociale (fondamentale invece per i Naturalisti francesi). Gianbecchina, Stravuliata I, 1978, olio su tela
  • 131. Nelle prossime pagine qualche domanda sugli autori, i tempi e i personaggi dei romanzi e dei film sopra approfonditi. Basta cliccare sulla risposta che pensate essere esatta: se è la risposta esatta sentirete un applauso e potrete proseguire, se è sbagliata sentirete una esplosione e tornerete alla pagina dove cercare la risposta, tornando agli esercizi con la freccia a “U”.
  • 132. In quale anno è stato pubblicato il romanzo Il Gattopardo?  1881  1949  1957  1961  1916
  • 133. BRAVO! Infatti Il Gattopardo è stato pubblicato nel 1957 BRAVO! Infatti Il Gattopardo è stato pubblicato nel 1957 CONTINUA …
  • 134. Chi è il protagonista de Il giorno della civetta?  Antonio Magnano  Padron ‘Ntoni  Liolà  Il capitano Bellodi  Don Fabrizio, principe di Salina
  • 135. GIUSTO! È proprio il capitano Bellodi il personaggio principale de Il giorno della civetta GIUSTO! È proprio il capitano Bellodi il personaggio principale de Il giorno della civetta CONTINUA …
  • 136. Chi è il regista del film Il Gattopardo?  Mauro Bolognini  Alessandro Blasetti  Luchino Visconti  Damiano Damiani
  • 137. BRAVO! Fu proprio Luchino Visconti a firmare la regia del film Il Gattopardo BRAVO! Fu proprio Luchino Visconti a firmare la regia del film Il Gattopardo CONTINUA …
  • 138. Quale dei seguenti film ha un cast formato interamente da attori non professionisti?  La terra trema  Liolà  Il Gattopardo  Il bell’Antonio  Il giorno della civetta
  • 139. ESATTO! Sono infatti gli stessi abitanti di Aci Trezza che davanti alla macchina da presa drammatizzano la loro dura esistenza quotidiana ESATTO! Sono infatti gli stessi abitanti di Aci Trezza che davanti alla macchina da presa drammatizzano la loro dura esistenza quotidiana CONTINUA …
  • 140. A quale corrente letteraria appartiene il romanzo I Malavoglia?  Realismo  Positivismo  Naturalismo  Verismo  Neorealismo
  • 141. BRAVO! Infatti i maggiori teorici e realizzatori del rinnovamento della narrativa verista furono Luigi Capuana e Giovanni Verga BRAVO! Infatti i maggiori teorici e realizzatori del rinnovamento della narrativa verista furono Luigi Capuana e Giovanni Verga CONTINUA …
  • 142. In quale periodo storico è ambientato il romanzo Il bell’Antonio?  Durante il Risorgimento  Negli anni 1880-1890  Durante la prima guerra mondiale  Durante il fascismo  Tra il 1950 e il 1960
  • 143. GIUSTO! È proprio all’indomani della I guerra mondiale e durante gli anni del fascismo che si svolgono le vicende di Antonio Magnano GIUSTO! È proprio all’indomani della I guerra mondiale e durante gli anni del fascismo che si svolgono le vicende di Antonio Magnano CONTINUA …
  • 144. Di quale delle seguenti opere esiste anche una versione in dialetto agrigentino?  I Malavoglia  Il bell’Antonio  Liolà  Il giorno della civetta  Il Gattopardo
  • 145. BRAVO! Infatti Liolà fu scritta da Luigi Pirandello nel 1916 inizialmente in dialetto agrigentino BRAVO! Infatti Liolà fu scritta da Luigi Pirandello nel 1916 inizialmente in dialetto agrigentino CONTINUA …
  • 146. Quale delle seguenti opere è incentrata attorno ad un delitto?  I Malavoglia  Liolà  Il bell’Antonio  Il Gattopardo  Il giorno della civetta
  • 147. GIUSTO! Ne Il giorno della civetta avvengono nello stesso giorno due strani fatti: l’omicidio di Colasberna e la sparizione di Nicolosi. GIUSTO! Ne Il giorno della civetta avvengono nello stesso giorno due strani fatti: l’omicidio di Colasberna e la sparizione di Nicolosi. CONTINUA …
  • 148. In quale dei seguenti film il protagonista maschile è Ugo Tognazzi?  Liolà  La terra trema  Il giorno della civetta  Il Gattopardo  Il bell’Antonio
  • 149. BRAVO! Infatti è stato il grande Ugo Tognazzi ad interpretare il ruolo di Liolà BRAVO! Infatti è stato il grande Ugo Tognazzi ad interpretare il ruolo di Liolà CONTINUA …
  • 150. In quale opera letteraria vi è un riferimento alla spedizione garibaldina in Sicilia?  I Malavoglia  Liolà  Il bell’Antonio  Il Gattopardo  Il giorno della civetta
  • 151. BRAVISSIMO! Il Gattopardo è infatti ambientato in Sicilia ai tempi del passaggio dal regime borbonico allo Stato unitario e l’impresa garibaldina ne segna un momento fondamentale BRAVISSIMO! Il Gattopardo è infatti ambientato in Sicilia ai tempi del passaggio dal regime borbonico allo Stato unitario e l’impresa garibaldina ne segna un momento fondamentale
  • 152. autore trama personaggi la frase contesto galleria regista interpreti recensione autore trama personaggi la frase contesto galleria regista interpreti recensione autore trama personaggi la frase contesto galleria regista interpreti recensione autore trama personaggi la frase contesto galleria regista interpreti recensione autore trama personaggi la frase contesto galleria regista interpreti recensione Agricantus Ciatu meu
  • 153. Torna all’home page N.B. Tutte le voci in rosso fanno parte del glossario Vai indietro vai avantiTorna all’ultima diapositiva visualizzata Vai agli esercizi Clicca per ascoltare AIUTO Apri versione stampabile Galleria fotografica e multimediale Copertina del libro BibliografiaIl nostro disegno Vai alla mappa concettuale Unità didattica Vai alla pagina aiuto Vai alla frase famosa Vai all’unità didattica