2. Cominciamo dalla fine:
Il luogo è bellissimo e pieno di gente:
questa gente cosa ci viene a fare?
ma soprattutto cosa ci vorrebbe fare?
Cosa non è ancora possibile fare in città?
Cosa si dovrebbe fare per poterla fare?
Cosa si deve fare/non fare?
Cosa si può fare?
3. Perché falliscono gli spazi pubblici?
• Mancanza di posti a sedere – in molti spazi pubblici non sono
previsti luoghi o modi per sedersi o sostare.
• Carenza di punti di incontro o di interesse – Sono incluse tutte
quelle funzioni che la gente vuole o di cui ha bisogno. Sono punti in
cui la somma di funzioni diverse (spazio giochi, sedute, punti di
ristoro, fermate dell’autobus …) creano un naturale punto di
raccolta. Spesso il cibo è uno degli elementi chiave.
• Ingressi poveri o difficili da individuare – Se uno spazio deve
essere usato, la gente deve vederlo e poterci entrare facilmente.
• Arredo urbano non funzionale – Spesso è disegnato solo per
“segnare” uno spazio in modo visivo, non per servire a
qualcosa/qualcuno.
• I percorsi non vanno dove la gente vuole andare
• Ci sono pareti vuote o zone morte attorno all’area – I confini
dell’area sono importanti come l’area stessa.
• … cominciamo da quello che non si deve fare o non ci deve essere.
5. Principi base di Placemaking
• La comunità è l’esperto – Nella comunità locale e fra gli
stakeholder si possono trovare i modi per dare identità al luogo, le
ragioni per farlo nascere e i punti di forza per farlo crescere.
Raccogliere e inserire nel progetto questi elementi permette di
stimolare il senso di appartenenza della comunità e l’interesse degli
sponsor. I progetti caduti dall’alto non funzionano.
• Creare un luogo, non un disegno – Bisogna introdurre elementi
che rendano confortevole e attraente lo spazio per mezzo di più
elementi in relazione tra loro e con l’area circostante. Lo scopo è
creare un luogo con un forte senso di comunità e un’immagine
attraente e amichevole.
• Individuare dei partners – Per creare uno spazio multiforme
servono molte menti. La biodiversità in natura è la chiave della
sopravvivenza. Ogni aspetto del progetto deve essere visto sotto
diversi punti di vista perchè diversi saranno gli utilizzatori.
6. • Osservando si può vedere molto – Si può imparare molto dai
successi e dagli insuccessi degli altri. Osservando come la gente
usa o non usa un luogo è possibile individuare cosa fa funzionare o
non funzionare un’idea. Con l’osservazione si possono individuare I
bisogni e le attività richieste. Ciò deve continuare anche dopo la fine
della costruzione perché gli spazi evolvono
• Immaginatevi lo spazio finito e raccontatelo – Bisogna avere la
visione complessiva di come sarà lo spazio finito per poterlo creare
passo dopo passo. Festeggiare ogni traguardo raggiunto e
comunicatarlo adeguatamente.
• Cominciate con le petunie: Lighter, Quicker, Cheaper
• Raggruppare funzioni eterogenee – Unire più funzioni diverse, ma
relazionabili fra loro in modo da creare spontanei punti di
aggregazione.
• “Non si può fare” – Spesso significa che ancora nessuno ha
provato a farlo.
7. • Stakeholder – Trovare e stimolare gruppi o individui che possano
trarre vantaggio dal progetto: nessuno fa mai niente per niente, tutti
devono avere il proprio tornaconto, e per questo aiuteranno la
riuscita del progetto
• I soldi non sono tutto – iniziare senza attendere fondi obbliga a
creare una rete di supporto allacciando più relazioni possibile;
ascoltando la gente si scopre che molti hanno qualcosa da dare in
cambio di qualcosa. Gli sponsor tecnici permettono di abbattere
considerevolmente i costi e stimolano lo spirito di appartenenza alla
comunità. A questo punto servono meno soldi.
• Non sarà mai finito! – Lo spazio è in continua trasformazione
dovuta a nuovi modi di utilizzo, diversi gruppi d’utenza,
obsolescenza delle attrezzature. La gestione deve essere presente,
aperta, veloce e flessibile per individuare i cambiamenti e
correggere velocemente la rotta.