1. Lucciole per lanterne
Mario e Stefano Martone
lucciole per lanterne
come sottrarre acqua a tutti per dare energia a pochi
di Mario e Stefano Martone
Quarta stesura - 26 aprile 2011
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2. Lucciole per lanterne
Mario e Stefano Martone
Sinossi
Nel 1981 Pinochet privatizza la quasi totalità delle risorse idriche in Cile.
Nei trent’anni successivi i diritti per lo sfruttamento dell’acqua vengono ceduti a grandi
imprese e multinazionali interessate a produrre energia idroelettrica. Dagli anni '90 si
realizzano i primi megaprogetti. La costruzione delle dighe suscita violente proteste, in
particolar modo dei Pehuenche, la popolazione indigena delle regioni centrali. Centinaia di
famiglie sono costrette a lasciare le proprie case e ad assistere all’inondazione dei propri
campi.
Dal 2008 è il turno dell’Enel. I fiumi della Patagonia cilena, una delle maggiori riserve
d’acqua dolce del pianeta, diventano proprietà della multinazionale italiana che, insieme
alla potente famiglia cilena dei Matte, progetta di costruire altre cinque dighe nei prossimi
dieci anni.
Berta è una delle persone che ha perso la propria terra, Marisol subirà la stessa sorte
quando il nuovo progetto andrà in porto. Due donne, legate alla propria terra, che a
centinaia di chilometri di distanza condividono un dolore, una rabbia, un'angoscia. Claudia
unisce passato e futuro attraverso la sua trasmissione alla radio, dà voce a quell'angoscia e
prova a resistere al gigante che sta per calpestare la Patagonia, imponendo un'idea di
progresso che a loro non appartiene.
I protagonisti
Berta (a sinistra nelle foto) – narrazione del passato –
È una piccola donna Pehuenche di ottant’anni che vive nella regione centrale del Cile. La
sua vita è stata sconvolta, negli anni '90, dalla costruzione della grande diga Ralco. Simbolo
della durissima resistenza contro questa diga, ha ceduto per ultima i suoi campi in cambio
di terreni più ampi, scoprendo poi che non contengono acqua sufficiente per coltivare. Ora
è rimasta sola, ricorda e racconta, nella speranza che le sue parole siano di monito ad altri,
e assiste vigile e piena di rabbia all'inizio dei lavori della grande diga Angostura.
Claudia e la radio (al centro) – narrazione del presente –
Abita nel principale centro abitato della Patagonia cilena e conduce su radio Santa Maria la
trasmissione “La revista”, una rubrica di approfondimento che segue con molta attenzione
la questione delle dighe. In una regione dove i telefoni non si usano, le famiglie ricorrono
alla radio per scambiarsi messaggi, auguri e appuntamenti agli incroci di strade polverose.
Ogni giorno, alle cinque del pomeriggio, Claudia va in onda. Da anni ha fatto
dell’opposizione alle dighe la sua battaglia. Tocca a lei trasmettere le informazioni sul
megaprogetto e mostrare le analogie tra ciò che è avvenuto in passato in altri luoghi del
paese e ciò che sta per accadere in Patagonia.
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Marisol (a destra) – narrazione del futuro –
Abita da quattro generazioni in una valle che sarà inondata, nella Patagonia cilena.
Partecipa allo sviluppo di un turismo responsabile ospitando i viaggiatori nel suo terreno
in riva al fiume sotto un enorme araucaria, albero simbolo del paese, piantato da sua
madre 76 anni fa. Marisol per loro cucina empanadas di salmone, prepara il formaggio e li
accompagna a cavallo lungo i sentieri di montagna. Su quei sentieri suo padre è morto
congelato dando la caccia a un puma che minacciava il gregge. Un piccolo cimitero di
famiglia che Marisol cura ogni giorno lo accoglie.
Il film
Un indigeno mapuche entra nella sede dell’Enel a Roma. Ha con sé una delega per
protestare davanti all’assemblea degli azionisti.
All’altro capo del mondo, in Patagonia, radio Santa Maria segue l’evento. Claudia cerca di
far conoscere ai suoi concittadini il volto italiano del padrone dell’acqua della regione.
Marisol, insieme alle famiglie della sua valle, si riunisce nella junta de vecinos tra gli
enormi faldoni dello studio di impatto ambientale. Calcolano quali campi andranno persi,
dove passeranno le strade per i camion, discutono sulla convenienza di accettare o meno
risarcimenti e nuovi terreni in cambio dei propri.
Molti chilometri più a nord, Berta si rivolge al sole e ricorda i suoi antenati, come ogni
mattina. Raccoglie erbe per il mate. Dalla sua casa sente ancora il rumore dell’acqua, ma
l’acqua del fiume non scorre più. Ci mostra il suo campo inondato, il bosco in putrefazione.
La seguiamo mentre visita le persone più care, disperse nella cordigliera a causa delle
dighe, nel tentativo di tessere nuovamente le fila di una comunità ormai dissolta.
L’ascoltano con rispetto, le offrono cibo e mate.
Ostinata, sola, si reca continuamente sul cantiere di una nuova diga. Aspetta per ore,
invano, di essere ricevuta dai winka, gli invasori, per chiedere conto delle interminabili file
di camion carichi di legname e detriti. "Finché vivo e ho forza, io sto qui e cerco di
fermarli” dice.
Marisol sistema la terra del piccolo cimitero di famiglia, a pochi metri dal suo campo. I
suoi gesti sono lenti e premurosi. Quando rientra in casa l’acqua per il mate l’aspetta sulla
stufa a legna. “Ho chiesto all’impresa che fine farà il mio cimitero” – racconta - “Mi hanno
risposto che una colata di cemento lo proteggerà sott’acqua. Da allora non permetto ai
tecnici di accedere al mio terreno”.
La radio è accesa, come sempre in Patagonia.
Marisol viene a saperlo dalla voce di Claudia: le dighe si costruiranno.
Motivazioni
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Il nostro gruppo di lavoro è costituito da tre italiani e un cileno. Il coinvolgimento nel
megaprogetto idroelettrico di Enel, di fatto proprietaria della quasi totalità delle acque del
Cile grazie a leggi ereditate dalla dittatura militare, ci ha portato a pensare al
documentario. Per circa un anno abbiamo studiato la questione e ci siamo confrontati con
persone, associazioni, studiosi italiani e cileni.
A dicembre del 2010 siamo partiti per un sopralluogo di due mesi in Cile. Abbiamo
trascorso il primo periodo nella regione del Bio Bio. Con l'aiuto di Berta e della sua
famiglia, abbiamo raccolto testimonianze e filmato le dighe Pangue e Ralco e i laghi
artificiali che hanno sommerso le loro terre. Abbiamo inoltre assistito all'inizio dei lavori di
costruzione della diga Angostura.
Abbiamo poi attraversato la regione della Patagonia cilena dove dovrebbero sorgere le
cinque dighe, ascoltando le ragioni degli ambientalisti che si oppongono al progetto e
soprattutto i racconti degli abitanti di quelle comunità e raccogliendo circa 60 ore di
materiale video in alta definizione e più di 40 testimonianze.
Stato del progetto
Stiamo organizzando il materiale raccolto nel corso del sopralluogo e definendo
l'evoluzione del documentario. Entro il mese di maggio del 2011 verrà con ogni probabilità
approvato il progetto delle cinque nuove dighe. Marisol avrà la comunicazione definitiva
dello spostamento e del luogo di destinazione. La diga Angostura sarà terminata entro
l’anno. La nostra intenzione è di tornare in Cile per incontrare nuovamente i protagonisti
delle nostre storie alla luce di questi nuovi avvenimenti, seguirli ancora e approfondire i
loro ritratti. Dobbiamo inoltre procurare alcune immagini di repertorio per chiarire la
genesi del progetto e la presenza dell’Enel.
Profilo degli autori
Dopo essersi laureati in materie scientifiche, Mario e Stefano Martone si sono dedicati
alla fotografia e al video-making. Hanno realizzato lavori di documentazione sociale e
antropologica, in collaborazione con ONG ed enti pubblici, in Bosnia, Sud America,
Palestina e Libano. Dal 2006 coordinano corsi di realizzazione video in digitale nei campi
profughi palestinesi del Libano. Sono tra gli autori del documentario NAPOLI 24
presentato al Torino Film Festival 2010. (lavori precedenti: 2004: About the Bridge, Bruce
Lee and other Things; 2005: Precari a tempo indeterminato; 2007: Uno sguardo
attraverso. Diario video degli “Annual courses of digital photography and video”; 2008:
La scuola dei grandi; 2009: Racconti minori. Sette storie di giovani migranti e Ascoltare
Sahrawi).
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