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Parte terza:
Elementi di termodinamica, equilibrio
chimico, stati della materia, soluzioni
Parte terza a
1.     Gli stati di aggregazione della materia
2.     Stato solido. Solidi amorfi e solidi cristallini.
3.     Stato liquido. Viscosità e tensione superficiale
4.     Transizioni di fase e Diagrammi di stato
5.     Le leggi dei gas
6.     Gas reali: Equazione di van der Waals
7.     Le soluzioni
8.     Unità di concentrazione
9.     Proprietà colligative
      1.   Legge di Raoult
      2.   Punto di ebollizione e gelo
      3.   Pressione osmotica
10.    L‟equilibrio dinamico
11.    Reazioni chimiche e costante di equilibrio
12.    Fattori che influenzano l‟equilibrio: il principio di Le Chatelier:
Stati fisici della materia




                             Forze intermolecolari:
                             influenzano le proprietà
                             fisiche di una sostanza
Stato solido

 Quando si definiscono le proprietà generali dei solidi, in
 genere        si    fa      riferimento      ai     solidi
 CRISTALLINI, caratterizzati da una struttura ordinata che
 si ripete regolarmente nello spazio. Altre sostanze, pur
 presentando proprietà macroscopiche simili a quelle dei
 solidi, non hanno una struttura geometricamente regolare
 e vengono definiti solidi AMORFI; un tipico esempio è
 rappresentato dal vetro.
Stato Solido

Le caratteristiche dei solidi, dei liquidi e
dei gas possono essere interpretate
secondo considerazioni di cinetica, cioè
sulla base delle possibilità di movimento
delle particelle; in generale, l‟energia
cinetica media delle particelle aumenta al
crescere della temperatura.




In un SOLIDO, le particelle sono disposte in modo ordinato le une
vicine alle altre e non hanno energia sufficiente per vincere le forze di
attrazione che le tengono insieme: i loro movimenti sono quindi molto
limitati, sotto forma di vibrazione all‟interno della struttura ordinata del
solido.
Stato Liquido
In un LIQUIDO, le particelle, un po‟ più lontane tra loro e meno
ordinate, hanno energia superiore; sono, quindi, in grado di vincere
le forze che le trattengono e di muoversi con maggiore libertà che
non in un solido, ma ancora in misura limitata.




A livello macroscopico, solidi e liquidi presentano alcune somiglianze: entrambi hanno un
volume definito, sono poco o nulla comprimibili e hanno densità elevata; questo perché
nei liquidi e nei solidi le particelle sono molto vicine e trattenute da forze attrattive efficaci
nel limitare il loro movimento. I liquidi si caratterizzano però per la fluidità, che li porta ad
assumere la forma del contenitore.
Stato Gassoso

In un GAS, infine, le particelle
sono molto più lontane ed hanno
energia decisamente superiore:
si muovono, quindi, liberamente
nello spazio disponibile.




 Nei gas le particelle, più lontane e meno trattenute, possono
 occupare tutto lo spazio a disposizione: le specie gassose sono
 quindi caratterizzate da una bassa densità e da un‟elevata
 comprimibilità.
Stato solido

Quando si definiscono le proprietà generali dei solidi, in
genere si fa riferimento ai solidi CRISTALLINI, caratterizzati
da una struttura ordinata che si ripete regolarmente nello
spazio. Altre sostanze, pur presentando proprietà
macroscopiche simili a quelle dei solidi, non hanno una
struttura geometricamente regolare e vengono definiti solidi
AMORFI; un tipico esempio è rappresentato dal vetro.


 Il RETICOLO CRISTALLINO è la ripetizione nelle tre dimensioni dello spazio
 di una CELLA ELEMENTARE che rappresenta la più piccola porzione del
 reticolo stesso.
Tipi di solidi cristallini e loro caratteristiche principali
Confronto delle proprietà di grafite e diamante
Il terzo stato allotropico del C: i fullereni




   Il fullerene C60 (il più famoso e il più semplice tra i fullereni) è un
    composto del carbonio ed è costituito da 60 atomi di carbonio che
    formano esagoni e pentagoni uniti tra loro, con una struttura che ricorda
    un pallone da calcio.
   Le sfere di fullerene hanno un diametro di circa 7-15 angstroms
   Il professor Sir Harold W. Kroto dell'Universita' del Sussex (Inghilterra) ha
    ricevuto il premio Nobel per la Chimica nel 1986 insieme a Richard E.
    Smalley e Robert F. Curl per la scoperta del fullerene C60.
Applicazioni e nanotubi

   derivati del buckminsterfullerene sono biologicamente attivi
    e sono stati usati per combattere il cancro

   Un altro utilizzo del fullerene, è in particolare della sua forma solida (la
    fullerite) è quello di lubrificante ( le sfere possono ruotare tra due superfici
    riducendo l'attrito)

   La proprietà più importante del fullerene e dei suoi derivati è quella relativa al
    campo dell'elettronica, infatti aggiungendo al C60 3 atomi di un metallo
    alcalino, a temperatura abbastanza alta questo diventa un superconduttore;

   Un nanotubo è una particolare forma derivata dal fullerene e si ottiene
    prendendo un singolo foglio di grafite arrotolandolo su se stesso e applicando
    alle due estremità del cilindro i 2 emisferi del fullerene semplice (C60)

   Il primo a fabbricare un nanotubo nel 1991 è stato Sumio Iijima, un ricercatore
    della Nec

   Inoltre possiede delle interessanti proprietà elettriche, infatti, a seconda del
    suo diametro può essere o un conduttore di corrente, come un metallo, o un
    semiconduttore, come il silicio degli attuali microchip.
Il reticolo cristallino e la cella elementare
Il reticolo è una disposizione di punti
che definisce le posizioni delle
particelle nella struttura di un cristallo.
Una cella elementare è la più
semplice disposizione di punti che
produce il reticolo quando è ripetuta in
tutte le direzioni.


   cella elementare cubica




                                              Una porzione di una scacchiera
                                              è un‟analogia bidimensionale di
                                              un reticolo cristallino.
Reticoli di Bravais

 Pur nella varietà dei reticoli possibili, questi sono tutti
 riconducibili a 7 forme della cella elementare, cui
 corrispondono 7 sistemi cristallini. Bravais dimostrò che
 a queste sette ne andavano aggiunte altre 7, differenti
 non per geometria ma per il numero di particelle
 contenute nella cella.
 I RETICOLI DI BRAVAIS
Celle elementari di tipo cubico
La struttura del cloruro di sodio NaCl
La struttura di NaCl può essere visualizzata
come il risultato dell‟interpenetrazione di
due disposizioni cubiche a facce
centrate, una di ioni Na+ (in marrone) e       Una visualizzazione space-
l‟altra di ioni Cl (in verde).                 filling della cella elementare
                                               del cloruro di
                                               sodio, costituita da quattro
                                               ioni Cl- e quattro ioni Na+.
La struttura della zincoblenda ZnS

disposizione cubica a facce centrate di 4 [dati da (8 1/8) +
(6 1/2)=4] ioni S2 (in giallo) che circondano
tetraedricamente ciascuno di quattro ioni Zn2+ (in grigio), per
dare la formula empirica 1:1.
La struttura della fluorite CaF2

disposizione cubica a facce centrate di quattro ioni Ca2+ (in
blu) che circondano tetraedricamente ciascuno di otto ioni F
(in giallo) per dare il rapporto 4:8, ossia 1:2.
Silice cristallina e amorfa
La disposizione atomica della         La disposizione atomica
cristobalite, una delle molte forme   di un vetro di quarzo è
cristalline della silice              amorfa con una
(SiO2), mostra la regolarità          struttura generalmente
dell‟impaccamento cubico              disordinata
compatto.
Legame a Idrogeno




 L'acqua solida (ghiaccio) ha una densità minore dell’acqua
 liquida, a causa della presenza di legami idrogeno, che nel
 ghiaccio inducono una organizzazione cristallina in cui le
 molecole risultano più distanziate rispetto alla fase liquida.
www.its.caltech.edu/~atomic/snowcrystals/photos/photos.htm




www.its.caltech.edu/~atomic/snowcrystals/photos/photos.htm
Fase liquida

Lo stato liquido può essere
considerato intermedio tra stato
solido e stato gassoso.

le molecole, che si muovono in
modo caotico, sono tenute insieme
da forze sufficienti ad evitarne la
separazione, ma non a bloccarle in
una struttura fissa.



  Nei liquidi esiste un ordine A CORTO
  RAGGIO, contrapposto all‟ordine A LUNGO RAGGIO dei
  cristalli
PROPRIETA’ DEI LIQUIDI

VISCOSITA‟
   La viscosità rappresenta l‟attrito interno di un liquido ed esprime la
    maggiore o minore facilità di scorrimento rispetto ad una superficie
    adiacente.

TENSIONE SUPERFICIALE
   è l‟energia richiesta per aumentare l‟area superficiale di un
    liquido, portando molecole interne alla superficie, cioè ad un livello
    di energia più elevato.
Le basi molecolari della tensione superficiale
Le molecole situate all‟interno di un liquido sono
soggette ad attrazioni intermolecolari in tutte le
direzioni.
Le molecole situate sulla superficie del liquido
sono soggette a un‟attrazione netta orientata in giù
(freccia rossa) e si muovono verso l‟interno.
Perciò, un liquido tende a minimizzare il numero di
molecole sulla superficie, il che genera la tensione
superficiale.
PROPRIETA’ DEI LIQUIDI

TENSIONE DI VAPORE
  è la pressione esercitata da un vapore in equilibrio con il
liquido, è costante a temperatura costante e generalmente
aumenta al crescere della temperatura


I liquidi con tensioni di vapore elevate vengono definiti
VOLATILI, quelli con basse tensioni di vapore NON VOLATILI.

L‟evaporazione è il passaggio allo stato gassoso delle molecole di un liquido.
A parità di temperatura, un liquido evapora più o meno facilmente a seconda
delle forze che mantengono unite le molecole. Perché una particella si
allontani dal liquido, deve possedere un‟energia sufficiente per sottrarsi
dall‟attrazione delle altre molecole; quindi, avranno maggiore possibilità di
allontanarsi le particelle che hanno energia più elevata.c
Curva di raffreddamento
per la conversione di acqua gassosa in ghiaccio
                                                  Lab 101
Cos‟è una “fase”?

Phase:
 a distinct state of matter in a system; matter that is identical
  in chemical composition and physical state and separated
  from other material by the phase boundary; "the reaction
  occurs in the liquid phase of the system"
Transizioni di fase e variazioni di entalpia associate

Fusione, vaporizzazione e sublimazione sono trasformazioni
endotermiche, mentre solidificazione, condensazione e
brinamento sono trasformazioni esotermiche.
   In una fase, una variazione di calore è accompagnata
    da una variazione di temperatura, che è associata ad
    un variazione dell‟energia cinetica media delle
    molecole
   Durante una transizione di fase, avviene una
    variazione di calore a temperatura costante, associata
    ad una variazione dell‟energia potenziale (varia la
    distanza intermolecolare media)

    In un sistema chiuso e in condizioni controllate,
    le transizioni di fase di molte sostanze sono
    reversibili e raggiungono un equilibrio.
Transizione di fase liquido-vapore
                                     Lab 102
Equilibrio liquido-gas

                                        All’equilibrio, la pressione è
                                        costante perché la velocità di
                                        vaporizzazione è uguale alla
                                        velocità di condensazione.
                                        La pressione in questo punto è
                                        la pressione di vapore del
                                        liquido a quella temperatura.




 la pressione di
vapore aumenta
                    la pressione del
                   vapore raggiunge
                   un valore costante
Effetto della temperatura
sulla distribuzione delle velocità molecolari in un liquido
                                                                 Lab 65
                                                                 Lab 67
                                                                 Lab 74


                                                     Alla temperatura più
                                                     alta T2, l‟equilibrio
                                                     viene raggiunto con
                                                     un maggior numero
                                                     di molecole di gas
                                                     nello stesso volume e
                                                     quindi a una
                                                     pressione di vapore
                                                     più alta.




La frazione di molecole con energia sufficiente per fuggire dal liquido
(area ombreggiata) è maggiore a temperatura più alta.
Pressione di vapore in funzione della temperatura e delle
forze intermolecolari                                Lab 86
                                                     Lab 101
Le pressioni di vapore di tre liquidi
rappresentate in funzione della
temperatura.




A ogni data temperatura, l‟etere
dietilico ha la pressione di vapore
più alta e l‟acqua ha la pressione di
vapore più bassa perché l‟etere
dietilico ha le forze intermolecolari
più deboli e l‟acqua ha quelle più
forti.
Diagramma di fase
• Ciascuna regione visualizza
  le temperature e le pressioni
  a cui la fase è stabile.
• Le linee di separazione tra
  due regioni qualsiasi
  indicano le condizioni in cui
  le due fasi coesistono in
  equilibrio.
• Nel punto triplo, le tre fasi
  coesistono in equilibrio.
• Il punto critico indica le
  condizioni oltre le quali non
  esistono più la fase liquida e
  la fase gassosa separate. Al
  di sopra del punto critico, la
  fase liquida non può
  esistere, indipendentemente
  dalla pressione.
Diagrammi di fase per CO2 e H2O




A. Il diagramma di fase per CO2 è       B. L‟acqua è una delle poche
tipico della maggior parte delle        sostanze la cui curva solido-
sostanze in quanto la curva solido-     liquido si inclina verso sinistra al
liquido si inclina verso destra al      crescere della pressione: il solido
crescere della pressione: il solido è
più denso del liquido.                  è meno denso del liquido.
Punto critico

   Per tutti i gas, incluso CO2, c„è una temperatura massima oltre la
    quale non è possibile liquefare il gas, indipendentemente dalla
    pressione. Questa è la Temperatura Critica, Tc.
    Il fenomeno è spiegabile come segue: in un recipiente chiuso (V
    costante) un liquido di densità dliq esiste alla sua pressione di
    vapore (densità del vapore: dvap). Se la temperatura aumenta il
    liquido evapora e simultaneamente la densità del liquido
    diminuisce e la densità del vapore aumenta. Alla temperatura
    critica Tc, il liquido e il vapore hanno la stessa densità, dliq = dvap e
    a questo punto non è più possibile distinguere le due fasi. Oltre il
    punto critico la separazione di fase tra liquido e vapore scompare
    per poi riapparire se si raffredda il sistema al di sotto di Tc.

   I fluidi supercritici possideono proprietà fisiche e chimiche
    interessanti. CO2, ad es., è un ottimo solvente per i processi di
    estrazione di materiali organici (es. Estrazione di caffeina dai
    chicchi di caffè)
Esperimento: Temperatura critica della CO2




 CO2 solida viene messa in una provetta. La provetta viene sigillata
   sotto vuoto e riscaldata lentamente.




(a) Fase liquida e          (b) Riscaldando il   (c) Quando la T
    vapore coesistono           menisco sale e       supera Tc, la
    al di sotto di 304 K.       diventa meno         separazione di fase
                                netto.               non si vede più.
Proprietà dei gas


   Il volume di un gas varia notevolmente con la pressione
   Il volume di un gas varia notevolmente con la
    temperatura
   I gas hanno una viscosità relativamente bassa
   La maggior parte dei gas ha densità relativamente basse
    in condizioni normali di pressione e temperatura
   I gas sono miscibili
Temperatura

    La temperatura è una misura dell‟agitazione delle
     particelle

    La temperatura è la quantità fisica misurata dal
     termometro
 3 sono le scale di temperatura più diffuse al mondo

                     Zero assoluto      Congelamento   Ebollizione
                                         dell‟acqua    dell‟acqua
Scala Celsius          -273,15                0           100
Scala Kelvin              0                273,15       373,15
Scala
                       -827,4                32           212
Fahrenheit
Pressione di un gas: barometro a mercurio




            Forz a
Pre ssione
           Supe rficie
Unità di misura della pressione


   Forza
    Newton [N]        1 N = 1 kg · m/s2

   Pressione
    Pascal [Pa]                      1 Pa = 1 N/m2
    Atmosfera [atm]                  1 atm = 1.01325 · 105 Pa
    Millimetro di mercurio [mmHg]    1 mmHg = 1/760 atm
    Bar [bar]                        1 bar = 1 · 105 Pa
Le leggi dei gas

   Il comportamento fisico di un campione di gas può essere
    descritto completamente con quattro variabili:
       Pressione (P)
       Volume (V)
       Temperatura (T)
       Quantità di moli (n)




Tra queste quattro variabili intercorrono tre relazioni essenziali
(la legge di Boyle, la legge di Charles/Gay-Lussac e la legge di
Avogadro), ciascuna delle quali rappresenta un caso
particolare dell‟equazione di stato dei gas ideali.
Leggi dei gas in azione




Di usare Sheldon
per spiegare i gas
è stata un‟idea
dell‟ultimo
momento!
Condizioni standard di P e T [STP]




       STP
T = 0°C (273,15 K)
    P = 1 atm
Legge di stato dei gas ideali

Le leggi di Boyle e Charles/Gay Lussac possono essere
riunite, insieme al principio di Avogadro, in un'unica
equazione che correla fra loro P, V, T e numero di moli di un
gas cosiddetto ideale:


                                PV=nRT
P è la pressione           (in atmosfere atm)
V è il volume del gas               (in litri L)
n è il numero di moli di gas presente
R è la costante dei gas pari 0,0821 L atm/K mol = 8.314 J/Kmol
T è la temperatura espressa in Kelvin
Relazione tra l’equazione di stato dei gas ideali e le
singole leggi dei gas




            R = costante universale dei gas

    PV    1atm 22.4 L             atm L             Pa m3
R                          0.0821             8.314
    nT   1m ol 273.15K           m ol K             m ol K
Esercizio 1
La teoria cinetica dei gas
     Il volume di ogni singola particella di gas è trascurabile
      rispetto a quello del recipiente
     Le particelle sono soggette a moto rettilineo casuale
      continuo
     Gli urti tra le particelle sono elastici, perciò l‟energia cinetica
      totale è costante


Distribuzione delle velocità a tre
diverse temperature
- Il massimo delle curve corrisponde
alla velocità più probabile.
- Le curve si allargano all‟aumentare
della temperatura  la velocità più
probabile è direttamente proporzionale
alla temperatura.
La teoria cinetico-molecolare dei gas




   Le collisioni sono                   Le particelle sono soggette a
   elastiche, senza scambi di           moto rettilineo casuale continuo
   energia




                         Relazione tra P, V e T
La relazione tra massa molare e velocità molecolare

                                            A una data temperatura, i gas con
                                            massa molare più bassa hanno
                                            velocità più probabile più alta
                                            (massimo di ciascuna curva).




              1                                          1
        Ek      massa velocità 2                    Ek     m u2
              2                                          2
                      Ek molecolare media     T
                                                          T
                      Velocità molecolare media ū
                                                         PM
Ad una data temperatura le energie cinetiche medie delle molecole di gas
differenti sono uguali, ma molecole più leggere hanno velocità media più alta
Il comportamento dei gas reali al crescere della
pressione esterna
Descrizione molecolare del comportamento dei gas reali




Per i gas reali le interazioni fra molecole non sono trascurabili e il volume
disponibile ad ogni molecola per muoversi è minore del volume misurato
L’equazione di stato di van der Waals

     n2a                                   P = pressione misurata
   P              V     nb      nRT
     V2                                    V = volume del recipiente
                                           a e b = costanti di van der Waals

Costanti di van der Waals:
- b è correlata al volume proprio delle molecole. Se le molecole non
sono puntiformi ciascuna di esse preclude un certo volume del
contenitore a tutte le altre. Se il “volume escluso” è b, il volume reale a
disposizione delle molecole è (V - nb). L‟effetto delle dimensioni
molecolari finite è tale da rendere la pressione osservata, per un dato
volume, maggiore di quella che sarebbe prevista per un gas ideale.
- La pressione di un gas deriva dal trasferimento di una quantità di
moto alle pareti di un contenitore. Tale trasferimento è limitato se ci
sono forze attrattive tra le molecole, per cui la pressione reale di un gas
non ideale è inferiore a quella prevista dalla legge dei gas ideali.
Pertanto si deve aggiungere il termine n2a/V2 alla pressione reale P.
L’equazione di stato di van der Waals
L‟equazione di van der Waals:
- considera le interazioni tra le particelle e il volume proprio delle
particelle
- corregge in aumento la pressione misurata addizionando un fattore
che tiene conto delle attrazioni intermolecolari
- corregge in diminuzione il volume misurato sottraendo dall‟intero
volume del recipiente un fattore che tiene conto del volume molecolare

                                           I gas REALI seguono
                                           l’EQUAZIONE DI STATO solo
                                           a BASSA P e ALTA T, cioè in
                                           condizioni di scarsa
                                           interazione tra le molecole e
                                           di bassa viscosità, quindi
                                           lontano dalla curva di
                                           liquefazione
Miscele di gas: Legge di Dalton

   Quando due gas A e B sono mescolati nello stesso
    recipiente alla stessa temperatura, esercitano una
    pressione totale uguale alla somma delle loro pressioni
    parziali
Pressioni parziali: Legge di Dalton
L'equazione di stato PV = nRT non è limitata a gas puri, ma è valida anche
per miscele di due o più gas. In tal caso, è sufficiente che n indichi il
numero di moli totali dei gas che compongono la miscela.

La pressione esercitata da una miscela di gas a comportamento
ideale è data dalla somma delle pressioni dei singoli gas che
compongono la miscela.

Se indichiamo con A e B due distinti gas contenuti nel medesimo
volume, V, possiamo osservare che:
                                   P = PA + PB
dove PA = nART/V e PB = nBRT/V sono le pressioni parziali che ciascun
gas eserciterebbe, se occupasse da solo il medesimo volume. Ne risulta
che:
                                P = (nA+nB) RT/V
in cui nA e nB indicano rispettivamente il numero di moli dei gas A e B.
Frazioni molari e legge di Dalton
La frazione molare (Xi) di ciascun componente di una miscela (sia
essa gassosa, liquida o solida) è data dal rapporto fra il numero di moli
del componente i (ni) e il numero di moli totali. Per una miscela
composta da A e B avremo che:
                     nA                              nB
            XA                             XB
                  n A nB                          n A nB
E, indipendentemente dalla composizione della miscela, risulta
sempre:
                            XA + XB + ... = 1
Dalla legge di Dalton consegue che la pressione parziale di ciascun
componente è data dal prodotto della pressione totale, P, per la
frazione molare del componente, infatti:
                 PA = nA RT/V e            PB = nB RT/V
                      PT = PA + PB = (nA+nB)RT/V
               PA/PT = nA/(nA+nB)      PB/PT = nB/(nA+nB)
Per cui:                 PA = XA P    e      PB = XB P
Altre applicazioni dell’equazione dei gas ideali

                      m         PM P                              m
Densità di un gas         d                            con n
                      V          RT                              PM



                                         d RT                          m     PV
Massa molare di un gas         PM                         con n
                                           P                          PM     RT



                                                                 ni RT     ntotale RT
Pressione parziale di un gas   Ptotale        i
                                                  Pi           i
In una miscela di gas:
                                                                   V           V
Legge di Dalton
                                              Pi         xi Ptotale
                                     con xi       frazionemolaredel gas i
Le Soluzioni

   Si definisce soluzione un sistema
    omogeneo (costituito da una sola fase) con
    più di un componente

- La specie chimica presente nella soluzione in
    quantità più abbondante viene detta
    SOLVENTE

- Le altre specie sono dette SOLUTI
Tipi di soluzione

 Tipo di          Soluto          Solvente       Esempi
 soluzione
 gassosa          gas             gas            O2 in N2
                  liquido         gas            H2O in N2
                  solido          gas            I2 in O2
 liquida          gas             liquido        CO2 in H2O
                  liquido         liquido        CH3COOH in H2O
                  solido          liquido        AgNO3 in H2O
 solida           gas             solido         H2 in Pd
                  liquido         solido         Hg in Cd
                  solido          solido         Cu in Au
  Le soluzioni più “comuni” sono tuttavia quelle di solidi nei
  liquidi e, in particolare, quelle in cui il liquido solvente è
  l’acqua (soluzioni acquose)
Dissoluzione di un solido ionico in acqua




Le molecole di acqua polari si orientano in modo da avvicinare la
parte positiva (idrogeno) agli ioni negativi del solido ionico.
L’attrazione tra l’acqua e lo ione è più forte dell’attrazione fra gli
ioni, quindi lo ione viene rimosso dal reticolo cristallino. Lo stesso
accade per gli ioni positivi, circondati dagli atomi di ossigeno
(negativi) delle molecole di acqua.
Solubilizzazione




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Gli elettroliti in soluzione acquosa
  Gli elettroliti sono composti che, in soluzione, si dissociano
  parzialmente o totalmente in particelle solvatate cariche
  elettricamente, dette ioni: gli ioni positivi (cationi) e quelli
  negativi (anioni) sono sempre presenti nella soluzione in
  numero di moli tale che la somma delle cariche sia nulla =>
  elettroneutralità.

  Elettroliti forti: si dissociano completamente
    AmBn                    m An+ (aq) + n Bm- (aq)
  (es. Sali NaCl, acidi e basi forti, HCl, HNO3, KOH)


  Elettroliti deboli: non si dissociano completamente
    AmBn                 m An+ (aq) + n Bm- (aq)
  (equilibrio omogeneo)
Modi di esprimere la concentrazione delle soluzioni


  Per definire la quantità di soluto presente in
una determinata quantità di solvente si usa il
termine concentrazione

Le unità che esprimono la concentrazione possono
essere raggruppate in due categorie: unità peso-
peso (percentuale in peso, frazione molare, molalità)
e unità peso-volume (molarità, normailtà)
% in peso

   Percentuale in peso, %: grammi di soluto disciolti in
    100g di soluzione

Es. preparare 40 g di una soluzione al 3% in peso di glucosio
  in acqua
Una soluzione al 3% è fatta di 3g di soluto e 97g di solvente
  (3g di soluto in 100g di soluzione)

       3 : 100 = x : 40      =>     x = 1,2g di glucosio

Si peseranno pertanto 1,2 g di glucosio e si aggiungeranno
   38,80g di acqua, per avere 40g tot. di soluzione
Frazione molare
   Frazione molare, Xi : rapporto tra il numero di moli del
    componente i-esimo e la somma del numero di moli di
    tutti i componenti la soluzione:
                         Xi = ni/ntot
      La somma delle frazioni molari è sempre pari a 1

Es. Calcolare le frazioni molari dei componenti in una
  soluzione costituita da 40g di NaCl e 100g di acqua
moli (NaCl) = 40g/58,45 = 0,684 mol
moli (H2O) = 100g/18 = 5,56 mol
moli tot. = 6,24 mol
X NaCl = 0,684/6,24 = 0,110; XH2O = 5,56/6,24 = 0,890
Molalità                     m=n/massasolvente

    Molalità, m : numero di moli di soluto disciolte in
    1000g di solvente.

Es. preparare 400g di una soluzione acquosa 0,07m (molale)
 di glucosio.

Dalla definizione di molalità,
0,07xPM(glucosio) = 0,07x180 = 12,6g di glucosio devono
 essere sciolti in 1000g di acqua, per dare 1012,6g di
 soluzione. Allora:
      12,6 : 1012,6 = x : 400       x = 4,977g di glucosio
La soluzione verrà quindi preparata sciogliendo 4,977g di
 glucosio in (400 – 4,997) = 395,023g di acqua.
Molarità                     M=n/Vsoluzione

 Molarità, M : numero di moli di soluto disciolte in 1 litro
(1000 ml) di soluzione

Es.1. Preparare 250 ml di una soluzione acquosa 0,35 M
(molare) di NaNO3.
0,35 moli di NaNO3 (0,35 x PM = 0,35 x 84 = 29,74g) devono
essere sciolte in una quantità di acqua tale che il volume finale
della soluzione sia pari a 1000 ml. Allora:
       29,74 : 1000 = x : 250         x = 7,438g di NaNO3

Se il volume di sale disciolto si considera trascurabile, basterà
sciogliere 7,438g di NaNO3 in 250 ml di acqua.
Diluizioni

Es.2. Calcolare la concentrazione molare di una soluzione
  acquosa di NaCl ottenuta aggiungendo 200 ml di acqua a
  400 ml di una soluzione 0,35M di NaCl.

Moli (NaCl) = 0,35M x 0,400 L = 0,140 mol
Concentrazione di NaCl dopo la diluizione = moli/ Vtot =
= 0,140 mol/0,600 L = 0,233 M

                              ***
Oppure si può applicare direttamente la formula:
M‟ = (M x V)/ V‟ = 0,35 x 400/600 = 0,23 M
Le Proprietà colligative

   Sono proprietà delle soluzioni che dipendono
    esclusivamente dalla presenza del soluto.

   In particolare la loro entità dipende solo dal
    numero di particelle di soluto presenti nella
    soluzione e non dalla natura del soluto.

   Sono:
         La legge di Raoult
         L‟innalzamento ebullioscopico

         L‟abbassamento crioscopico

         La pressione osmotica
Tensione di vapore e legge di Raoult




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La legge di Raoult

   In una soluzione la pressione di vapore del solvente
    viene influenzata dalla presenza di un soluto non
    volatile ed è proporzionale alla frazione molare del
    solvente:
                          Pi = x i Pi °

Dove:
Pi = tensione di vapore del solvente
          in soluzione
Pi° = tensione di vapore del solvente
          puro
xi = frazione molare del solvente
          in soluzione
   Sappiamo dalla legge di Raoult (Pi = xi Pi°) che, in una soluzione
    di un soluto non volatile, la tensione di vapore Pi è proporzionale
    alla xi e alla tensione di vapore del solvente puro Pi°.
   La P dipende dalla natura del solvente (Pi°) ma non da quella del
    soluto: per il soluto, infatti, conta solo il numero di
    moli
                              x solvente = 1 – x soluto

Se chiamiamo        x soluto = x2   allora   P = P° (1-x2)

            da cui P°- P = P° x2        e      (P°- P)/P° = x2

l'abbassamento relativo della tensione di vapore di una soluzione è
    numericamente uguale alla frazione molare del soluto

   La relazione è valida per soluzioni diluite: solo in questo caso sono
    trascurabili le deviazioni cui è soggetta la legge di Raoult con
    soluzioni reali.
Abbassamento crioscopico/innalzamento ebull.




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Proprietà colligative: Innalzamento ebullioscopico
ed abbassamento crioscopico
   Se si aggiunge un soluto all‟acqua il diagramma di stato
    subisce delle variazioni:
Proprietà colligative –
Effetto del soluto sulle proprietà del solvente
(acqua)

   Se si aggiunge un soluto all’acqua
   Il numero di molecole che lasciano la fase
   liquida per la fase solida diminuisce.



 liquido
    +
 solido                                    acqua
   a 0°
                                          ghiaccio
Proprietà colligative –
Effetto del soluto sulle proprietà del solvente (acqua).

  La temperatura alla quale si raggiunge
  l’equilibrio sarà più bassa.


             La presenza del soluto
           abbassa il punto di fusione


liquido
    +                                             acqua

solido                                           ghiaccio
  a 0°
Proprietà colligative – Abbassamento crioscopico

 Il punto di fusione (o di congelamento)
              sarà abbassato

                         ΔTf = Kf m
         Costante
         crioscopica           molalità
         (caratteristica del   (moli soluto/kg solvente)
         solvente)

  liquido
     +                                         acqua
  solido
sotto lo 0°                                   ghiaccio
Il numero di molecole che lasciano la fase liquida per
la fase gassosa diminuisce.
La temperatura alla quale si raggiunge l’equilibrio sarà
più alta

               La presenza del soluto
            Innalza il punto di ebollizione


                                                  gas
    gas                                            +
     +                                         liquido
  liquido                                      sopra i
  a 100°                                         100°
Proprietà colligative: Innalzamento ebullioscopico




  Il punto di ebollizione sarà più alto
                  ΔTb = Kb m

         Costante              Molalità
         ebullioscopica        (moli soluto/kg
         (caratteristica       solvente)
         del solvente)
Effetti del soluto sui punti di
     congelamento ed ebollizione di
     una soluzione:

   1. Il punto di congelamento è più basso
   2. Il punto di ebollizione è più alto



                 calore                calore
                                                     gas
     solido               liquido



Punto di fusione (0°)
                                    Punto di ebollizione (100°)
(congelamento)
Proprietà colligative: Innalzamento ebullioscopico
ed abbassamento crioscopico
   Se si aggiunge un soluto all‟acqua il diagramma di stato
    subisce delle variazioni:
Proprietà colligative –
Effetto del soluto sulle proprietà del solvente (acqua).

            La Pressione osmotica




Membrana
semipermeabile
(permeabile solo alle
molecole d’acqua)
Pressione osmotica




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La Pressione osmotica ( )
L’acqua tende a spostarsi dalla soluzione meno
concentrata a quella più concentrata, per ristabilire
l’equilibrio nel sistema, producendo una pressione
aggiuntiva
                                  Costante dei gas Temperatura
                    Concentrazione                 assoluta
                    molare
                             Π = CRT
Pressione osmotica
   Le proprietà osmotiche sono importanti nei fenomeni
    biologici: tutte le cellule sono circoscritte da
    membrane semipermeabili, attraverso le quali passano
    molecole o ioni piccoli, ma non le proteine.

   Sono importanti anche nel campo medico: per
    esempio, quando si effettua una fleboclisi (immissione
    di soluzioni nutritive o medicinali nel sangue), è
    necessario che la soluzione sia isotonica (cioè con la
    stessa ) con quella del sangue; se essa fosse
    ipotonica (minore per la soluzione), il solvente
    tenderebbe a penetrare nelle cellule fino anche alla
    rottura della membrana; se invece fosse ipertonica (
    maggiore), il solvente uscirebbe dalle cellule,
    facendole raggrinzire e contrarre fino ad impedirne
    l'attività
Globuli rossi



La concentrazione      La concentrazione        La concentrazione
dei soluti è la        dei soluti all’interno   dei soluti
stessa all’interno e   e’ inferiore di quella   all’interno e’
all’esterno delle      all’esterno              maggiore di quella
cellule                                         all’esterno

 Nel primo caso (soluzione isotonica) la pressione interna e
 quella esterna sono bilanciate; nel secondo caso (soluzione
 ipertonica) predominano le pressioni esterne, con riduzione
 del volume; nel terzo caso (soluzione ipotonica)
 predominano le pressioni interne, con aumento del volume
 della cellula.
Transizione di fase liquido-vapore




                                   Lo stato di equilibrio è un
Il passaggio dalla fase liquida    EQUILIBRIO DINAMICO e le
alla fase vapore continua fino a   proprietà macroscopiche del sistema
quando la pressione esercitata     non variano perché il numero di
dal vapore eguaglia la Tensione    particelle che abbandonano il liquido
di vapore a quella temperatura     per evaporazione è bilanciato da un
                                   uguale numero di particelle di gas che
                                   condensano allo stato liquido
Equilibrio liquido-gas
                                       All’equilibrio, la pressione è
                                       costante perché la velocità di
                                       vaporizzazione è uguale alla
                                       velocità di condensazione.
                                       La pressione in questo punto è
                                       la tensione di vapore del liquido
                                       a quella temperatura.




 la tensione di
vapore aumenta      la tensione di
                  vapore raggiunge
                  un valore costante
CARATTERISTICHE FONDAMENTALI DELL’EQUILIBRIO
   DINAMICO:


   le proprietà macroscopiche del sistema si mantengono
    costanti in determinate condizioni;
   i processi microscopici continuano, ma le proprietà
    macroscopiche non variano, in quanto processi
    opposti si bilanciano;
   L‟equilibrio può essere raggiunto in entrambi i sensi,
    sia partendo dai reagenti, che dai prodotti;
   L‟equilibrio può essere raggiunto solo in un sistema
    chiuso, che non scambia materia con l‟esterno.
REAZIONI CHIMICHE DI EQUILIBRIO
Es. Consideriamo la reazione di sintesi dell‟acido iodidrico:
               H2 (g)   +     I2 (g)             2HI (g)
              Incolore       violetto           incolore

Operando a circa 150°C, si osserva che la colorazione violetta, tipica
dei vapori di I2, si attenua rapidamente all‟inizio, poi sempre più
lentamente, e non scompare mai del tutto: da un certo momento in
poi coesistono in equilibrio i reagenti e il prodotto della reazione.
Scaldando HI a circa 400°C si nota la ricomparsa del colore
violetto, tipico di I2, segno che è avvenuta la reazione opposta:

                2HI (g)          I2 (g)    +     H2 (g)
               Incolore         violetto        incolore

                      La reazione è REVERSIBILE:
Affinché vi sia reazione, le particelle devono urtarsi tra loro
in modo efficace (per energia e orientamento); a
temperatura costante, la probabilità di urto è proporzionale
alla concentrazione delle specie presenti, che è in relazione
con la velocità di reazione.

Quando la reazione ha inizio, la velocità della reazione verso
destra (v1) assume un valore iniziale che poi progressivamente
DIMINUISCE perché diminuiscono le concentrazioni delle specie
reagenti H2 e I2 che si consumano;

A mano a mano che si forma il prodotto HI, AUMENTA la velocità
della reazione verso sinistra (v2), che inizialmente è nulla.

Dopo un certo tempo si giunge ad una situazione di equilibrio
dinamico, in cui le concentrazioni dei reagenti e dei prodotti sono
costanti e tali per cui le due velocità assumono lo stesso valore:

                      v1 = v 2   all’equilibrio
v1 = v2 all’equilibrio

L’EQUILIBRIO SI STABILISCE QUANDO LE VELOCITA’
 DELLA REAZIONE DIRETTA E DI QUELLA INVERSA
                  SONO UGUALI
COSTANTE DI EQUILIBRIO
 Per la reazione:
                  H2 (g) + I2 (g)  2HI (g)
 attraverso misure sperimentali è stato osservato che AD
 UNA CERTA TEMPERATURA il rapporto:

           [HI]2 eq
                             assume un valore costante (K)
        [H2] eq [I2] eq

 Questa espressione dipende dalla stechiometria della
 reazione: gli esponenti di ogni concentrazione
 corrispondono ai coefficienti stechiometrici della reazione
 bilanciata.

 K = Costante di Equilibrio della reazione
Legge dell‟equilibrio chimico o Legge di azione di massa

 Per la generica reazione:
                      aA+bB ⇋ cC+dD
 in cui a, b, c, d sono i coefficienti stechiometrici, si trova
 sperimentalmente che:
                              [C]c [D]d
                                         =K
                              [A]a [B]b

 dove K è la costante di equilibrio, il cui valore è costante ad
 una certa temperatura.
    Nell‟espressione della costante di equilibrio si scrivono al
    numeratore le concentrazioni all‟equilibrio dei prodotti e al
    denominatore quelle dei reagenti, ciascuna con un esponente
    pari al coefficiente stechiometrico che la caratterizza nella
    reazione bilanciata
La relazione tra costante di equilibrio e simbolo di
reazione è molto stretta; infatti, se la costante di
equilibrio per la reazione H2 (g) + I2 (g) ⇋ 2HI (g) è:

                              [HI]2
                      Kc = ________
                             [H2] [I2]

la costante per la reazione inversa 2HI ⇋ H2 + I2,
alla stessa temperatura, è:
                              [H2] [I2]
                      K‟c = _______
                               [HI]2

dove K‟ = 1/K
E‟ fondamentale la stechiometria della reazione.
Se la costante di equilibrio per la reazione:
H2 (g) + I2 (g) ⇋ 2HI (g) è:

                              [HI]2
                      Kc = ________
                             [H2] [I2]

la costante per la reazione:
2 H2 (g) +2 I2 (g) ⇋ 4HI (g) è:

                               [HI]4
                      K‟c = ________
                             [H2]2 [I2]2

dove K‟ = K2
Andamento di una reazione

 A + B⇋C + D
 con K > 1
Equilibrio Omogeneo ed Eterogeneo


   Eq. Omogeneo: tutte le specie si trovano nello
    stesso stato di aggregazione (solido, liquido o gas)

   Eq. Eterogeneo: Non tutte le specie si trovano
    nello stesso stato di aggregazione
EQUILIBRIO GASSOSO
Nelle MISCELE GASSOSE le quantità di reagenti e
prodotti vengono indicate in termini di pressione
parziale, piuttosto che di molarità; in questo caso, è
possibile scrivere una costante, indicata con KP, del tutto
simile a KC, in cui le concentrazioni di reagenti e prodotti
vengono sostituite dalle pressioni parziali DEI
COMPONENTI GASSOSI (non di quelli solidi o liquidi che
eventualmente compaiono nel simbolo di reazione).

Ad esempio, per la reazione:
                  H2 (g) + I2 (g) ⇋ 2HI (g)

                            P2 (HI)
                     KP = ___________
                           P (H2) P (I2)
RELAZIONE TRA KP e KC

La relazione tra KP e KC può essere ricavata ricorrendo
all‟equazione di stato dei gas perfetti ed è data da:

                       KP = KC (RT)   n


dove n rappresenta la differenza tra la somma dei
coefficienti dei prodotti e la somma dei coefficienti dei
reagenti

(per una reazione: aA + bB ⇋ cC + dD,        n = c+d-a-b).
Per n = 0 (somma coefficienti reagenti = somma coefficienti
prodotti)
                           KC = KP
FATTORI CHE INFLUENZANO L’EQUILIBRIO:
 IL PRINCIPIO DI Le CHATELIER


       OGNI SISTEMA IN EQUILIBRIO REAGISCE AD
       UNA PERTURBAZIONE ESTERNA CON UNO
        SPOSTAMENTO DELL‟EQUILIBRIO CHE SI
            OPPONE ALLA PERTURBAZIONE


Se in un sistema all‟equilibrio si varia la concentrazione di
una delle specie presenti, l‟equilibrio si sposta in modo da
compensare la variazione di concentrazione. Così, se si
diminuisce la concentrazione di un reattivo o di un
prodotto, avverrà in misura maggiore la reazione che lo
produce, mentre se viene aggiunta una specie, l‟equilibrio
si sposta in modo da favorire la reazione che permette di
consumarla
Principio di Le Chatelier




Su questa pagina c‟è una animazione flash. Per procedere devi cliccare col pulsante destro e selezionare “riproduci”
Variazione di concentrazione:
 Consideriamo la generica reazione:
                    aA+bB⇋cC+dD

 e supponiamo che il sistema abbia raggiunto l‟equilibrio; le
 concentrazioni di reagenti e prodotti saranno tali per cui:
                               [C]c [D]d
                        K = _________
                               [A]a [B]b

 • Se si aggiunge un reagente (A o B), l‟equilibrio si sposta a
 destra ( ) in modo da consumare una maggiore quantità di
 reagenti;
 • effetto analogo si ha allontanando un prodotto (C o D):
 l‟equilibrio si sposta a destra ( ) per ripristinare il prodotto
 allontanato;
 • inversamente, se si aggiunge un prodotto o si allontana un
 reagente, l‟equilibrio si sposta a sinistra (←).
Variazione di Pressione
Consideriamo l‟equilibrio in fase gassosa:

2A (g) + B (g) ⇋ C (g) + 4D (g)

• Si valuta se la reazione comporta un aumento o una
diminuzione di moli (e quindi di pressione): in questo caso
la reazione verso destra implica un aumento di pressione
(si passa da 3 a 5 moli), quella verso sinistra una
diminuzione di pressione.
• Se la P aumenta, l‟equilibrio si sposta in modo da
produrre una diminuzione di pressione, quindi verso
sinistra.
• Se la P diminuisce, l‟equilibrio si sposta in modo da
produrre un aumento di pressione, quindi verso destra
Variazioni di temperatura

 Le reazioni si dicono esotermiche se sviluppano
 calore, endotermiche se assorbono calore (q).

 Reazione esotermica ( H < 0):
 aA + bB ⇋ cC + dD + q               q = calore prodotto
 Reazione endotermica ( H > 0):
 q + aA + bB ⇋ cC + dD               q = calore assorbito

 • Per una reazione esotermica, un aumento di temperatura
 provoca uno spostamento a sinistra, una diminuzione di
 temperatura uno spostamento a destra.
 • Per una reazione endotermica, un aumento di
 temperatura provoca uno spostamento a destra, una
 diminuzione di temperatura uno spostamento a sinistra.
I processi esotermici sono favoriti da una diminuzione di
T, quelli endotermici sono favoriti da un aumento di T
Es. Effetto della variazione di T su una reazione esotermica

   T = 50°C                                       T = 0°C
Es. Effetto della variazione di T su una reazione endotermica




  In acqua calda la reazione diretta (endotermica) è favorita e KC è
  maggiore, cosicché la soluzione appare blu (a destra). A 0°C e favorita la
  reazione inversa (esotermica) e KC è più bassa, cosicché la soluzione
  assume colore rosa (a sinistra).

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  • 1. Parte terza: Elementi di termodinamica, equilibrio chimico, stati della materia, soluzioni
  • 2. Parte terza a 1. Gli stati di aggregazione della materia 2. Stato solido. Solidi amorfi e solidi cristallini. 3. Stato liquido. Viscosità e tensione superficiale 4. Transizioni di fase e Diagrammi di stato 5. Le leggi dei gas 6. Gas reali: Equazione di van der Waals 7. Le soluzioni 8. Unità di concentrazione 9. Proprietà colligative 1. Legge di Raoult 2. Punto di ebollizione e gelo 3. Pressione osmotica 10. L‟equilibrio dinamico 11. Reazioni chimiche e costante di equilibrio 12. Fattori che influenzano l‟equilibrio: il principio di Le Chatelier:
  • 3. Stati fisici della materia Forze intermolecolari: influenzano le proprietà fisiche di una sostanza
  • 4. Stato solido Quando si definiscono le proprietà generali dei solidi, in genere si fa riferimento ai solidi CRISTALLINI, caratterizzati da una struttura ordinata che si ripete regolarmente nello spazio. Altre sostanze, pur presentando proprietà macroscopiche simili a quelle dei solidi, non hanno una struttura geometricamente regolare e vengono definiti solidi AMORFI; un tipico esempio è rappresentato dal vetro.
  • 5. Stato Solido Le caratteristiche dei solidi, dei liquidi e dei gas possono essere interpretate secondo considerazioni di cinetica, cioè sulla base delle possibilità di movimento delle particelle; in generale, l‟energia cinetica media delle particelle aumenta al crescere della temperatura. In un SOLIDO, le particelle sono disposte in modo ordinato le une vicine alle altre e non hanno energia sufficiente per vincere le forze di attrazione che le tengono insieme: i loro movimenti sono quindi molto limitati, sotto forma di vibrazione all‟interno della struttura ordinata del solido.
  • 6. Stato Liquido In un LIQUIDO, le particelle, un po‟ più lontane tra loro e meno ordinate, hanno energia superiore; sono, quindi, in grado di vincere le forze che le trattengono e di muoversi con maggiore libertà che non in un solido, ma ancora in misura limitata. A livello macroscopico, solidi e liquidi presentano alcune somiglianze: entrambi hanno un volume definito, sono poco o nulla comprimibili e hanno densità elevata; questo perché nei liquidi e nei solidi le particelle sono molto vicine e trattenute da forze attrattive efficaci nel limitare il loro movimento. I liquidi si caratterizzano però per la fluidità, che li porta ad assumere la forma del contenitore.
  • 7. Stato Gassoso In un GAS, infine, le particelle sono molto più lontane ed hanno energia decisamente superiore: si muovono, quindi, liberamente nello spazio disponibile. Nei gas le particelle, più lontane e meno trattenute, possono occupare tutto lo spazio a disposizione: le specie gassose sono quindi caratterizzate da una bassa densità e da un‟elevata comprimibilità.
  • 8. Stato solido Quando si definiscono le proprietà generali dei solidi, in genere si fa riferimento ai solidi CRISTALLINI, caratterizzati da una struttura ordinata che si ripete regolarmente nello spazio. Altre sostanze, pur presentando proprietà macroscopiche simili a quelle dei solidi, non hanno una struttura geometricamente regolare e vengono definiti solidi AMORFI; un tipico esempio è rappresentato dal vetro. Il RETICOLO CRISTALLINO è la ripetizione nelle tre dimensioni dello spazio di una CELLA ELEMENTARE che rappresenta la più piccola porzione del reticolo stesso.
  • 9. Tipi di solidi cristallini e loro caratteristiche principali
  • 10. Confronto delle proprietà di grafite e diamante
  • 11. Il terzo stato allotropico del C: i fullereni  Il fullerene C60 (il più famoso e il più semplice tra i fullereni) è un composto del carbonio ed è costituito da 60 atomi di carbonio che formano esagoni e pentagoni uniti tra loro, con una struttura che ricorda un pallone da calcio.  Le sfere di fullerene hanno un diametro di circa 7-15 angstroms  Il professor Sir Harold W. Kroto dell'Universita' del Sussex (Inghilterra) ha ricevuto il premio Nobel per la Chimica nel 1986 insieme a Richard E. Smalley e Robert F. Curl per la scoperta del fullerene C60.
  • 12. Applicazioni e nanotubi  derivati del buckminsterfullerene sono biologicamente attivi e sono stati usati per combattere il cancro  Un altro utilizzo del fullerene, è in particolare della sua forma solida (la fullerite) è quello di lubrificante ( le sfere possono ruotare tra due superfici riducendo l'attrito)  La proprietà più importante del fullerene e dei suoi derivati è quella relativa al campo dell'elettronica, infatti aggiungendo al C60 3 atomi di un metallo alcalino, a temperatura abbastanza alta questo diventa un superconduttore;  Un nanotubo è una particolare forma derivata dal fullerene e si ottiene prendendo un singolo foglio di grafite arrotolandolo su se stesso e applicando alle due estremità del cilindro i 2 emisferi del fullerene semplice (C60)  Il primo a fabbricare un nanotubo nel 1991 è stato Sumio Iijima, un ricercatore della Nec  Inoltre possiede delle interessanti proprietà elettriche, infatti, a seconda del suo diametro può essere o un conduttore di corrente, come un metallo, o un semiconduttore, come il silicio degli attuali microchip.
  • 13. Il reticolo cristallino e la cella elementare Il reticolo è una disposizione di punti che definisce le posizioni delle particelle nella struttura di un cristallo. Una cella elementare è la più semplice disposizione di punti che produce il reticolo quando è ripetuta in tutte le direzioni. cella elementare cubica Una porzione di una scacchiera è un‟analogia bidimensionale di un reticolo cristallino.
  • 14. Reticoli di Bravais Pur nella varietà dei reticoli possibili, questi sono tutti riconducibili a 7 forme della cella elementare, cui corrispondono 7 sistemi cristallini. Bravais dimostrò che a queste sette ne andavano aggiunte altre 7, differenti non per geometria ma per il numero di particelle contenute nella cella. I RETICOLI DI BRAVAIS
  • 15. Celle elementari di tipo cubico
  • 16. La struttura del cloruro di sodio NaCl La struttura di NaCl può essere visualizzata come il risultato dell‟interpenetrazione di due disposizioni cubiche a facce centrate, una di ioni Na+ (in marrone) e Una visualizzazione space- l‟altra di ioni Cl (in verde). filling della cella elementare del cloruro di sodio, costituita da quattro ioni Cl- e quattro ioni Na+.
  • 17. La struttura della zincoblenda ZnS disposizione cubica a facce centrate di 4 [dati da (8 1/8) + (6 1/2)=4] ioni S2 (in giallo) che circondano tetraedricamente ciascuno di quattro ioni Zn2+ (in grigio), per dare la formula empirica 1:1.
  • 18. La struttura della fluorite CaF2 disposizione cubica a facce centrate di quattro ioni Ca2+ (in blu) che circondano tetraedricamente ciascuno di otto ioni F (in giallo) per dare il rapporto 4:8, ossia 1:2.
  • 19. Silice cristallina e amorfa La disposizione atomica della La disposizione atomica cristobalite, una delle molte forme di un vetro di quarzo è cristalline della silice amorfa con una (SiO2), mostra la regolarità struttura generalmente dell‟impaccamento cubico disordinata compatto.
  • 20. Legame a Idrogeno L'acqua solida (ghiaccio) ha una densità minore dell’acqua liquida, a causa della presenza di legami idrogeno, che nel ghiaccio inducono una organizzazione cristallina in cui le molecole risultano più distanziate rispetto alla fase liquida.
  • 22.
  • 23.
  • 24. Fase liquida Lo stato liquido può essere considerato intermedio tra stato solido e stato gassoso. le molecole, che si muovono in modo caotico, sono tenute insieme da forze sufficienti ad evitarne la separazione, ma non a bloccarle in una struttura fissa. Nei liquidi esiste un ordine A CORTO RAGGIO, contrapposto all‟ordine A LUNGO RAGGIO dei cristalli
  • 25. PROPRIETA’ DEI LIQUIDI VISCOSITA‟  La viscosità rappresenta l‟attrito interno di un liquido ed esprime la maggiore o minore facilità di scorrimento rispetto ad una superficie adiacente. TENSIONE SUPERFICIALE  è l‟energia richiesta per aumentare l‟area superficiale di un liquido, portando molecole interne alla superficie, cioè ad un livello di energia più elevato.
  • 26. Le basi molecolari della tensione superficiale Le molecole situate all‟interno di un liquido sono soggette ad attrazioni intermolecolari in tutte le direzioni. Le molecole situate sulla superficie del liquido sono soggette a un‟attrazione netta orientata in giù (freccia rossa) e si muovono verso l‟interno. Perciò, un liquido tende a minimizzare il numero di molecole sulla superficie, il che genera la tensione superficiale.
  • 27. PROPRIETA’ DEI LIQUIDI TENSIONE DI VAPORE  è la pressione esercitata da un vapore in equilibrio con il liquido, è costante a temperatura costante e generalmente aumenta al crescere della temperatura I liquidi con tensioni di vapore elevate vengono definiti VOLATILI, quelli con basse tensioni di vapore NON VOLATILI. L‟evaporazione è il passaggio allo stato gassoso delle molecole di un liquido. A parità di temperatura, un liquido evapora più o meno facilmente a seconda delle forze che mantengono unite le molecole. Perché una particella si allontani dal liquido, deve possedere un‟energia sufficiente per sottrarsi dall‟attrazione delle altre molecole; quindi, avranno maggiore possibilità di allontanarsi le particelle che hanno energia più elevata.c
  • 28. Curva di raffreddamento per la conversione di acqua gassosa in ghiaccio Lab 101
  • 29. Cos‟è una “fase”? Phase:  a distinct state of matter in a system; matter that is identical in chemical composition and physical state and separated from other material by the phase boundary; "the reaction occurs in the liquid phase of the system"
  • 30. Transizioni di fase e variazioni di entalpia associate Fusione, vaporizzazione e sublimazione sono trasformazioni endotermiche, mentre solidificazione, condensazione e brinamento sono trasformazioni esotermiche.
  • 31. In una fase, una variazione di calore è accompagnata da una variazione di temperatura, che è associata ad un variazione dell‟energia cinetica media delle molecole  Durante una transizione di fase, avviene una variazione di calore a temperatura costante, associata ad una variazione dell‟energia potenziale (varia la distanza intermolecolare media) In un sistema chiuso e in condizioni controllate, le transizioni di fase di molte sostanze sono reversibili e raggiungono un equilibrio.
  • 32. Transizione di fase liquido-vapore Lab 102
  • 33. Equilibrio liquido-gas All’equilibrio, la pressione è costante perché la velocità di vaporizzazione è uguale alla velocità di condensazione. La pressione in questo punto è la pressione di vapore del liquido a quella temperatura. la pressione di vapore aumenta la pressione del vapore raggiunge un valore costante
  • 34. Effetto della temperatura sulla distribuzione delle velocità molecolari in un liquido Lab 65 Lab 67 Lab 74 Alla temperatura più alta T2, l‟equilibrio viene raggiunto con un maggior numero di molecole di gas nello stesso volume e quindi a una pressione di vapore più alta. La frazione di molecole con energia sufficiente per fuggire dal liquido (area ombreggiata) è maggiore a temperatura più alta.
  • 35. Pressione di vapore in funzione della temperatura e delle forze intermolecolari Lab 86 Lab 101 Le pressioni di vapore di tre liquidi rappresentate in funzione della temperatura. A ogni data temperatura, l‟etere dietilico ha la pressione di vapore più alta e l‟acqua ha la pressione di vapore più bassa perché l‟etere dietilico ha le forze intermolecolari più deboli e l‟acqua ha quelle più forti.
  • 36. Diagramma di fase • Ciascuna regione visualizza le temperature e le pressioni a cui la fase è stabile. • Le linee di separazione tra due regioni qualsiasi indicano le condizioni in cui le due fasi coesistono in equilibrio. • Nel punto triplo, le tre fasi coesistono in equilibrio. • Il punto critico indica le condizioni oltre le quali non esistono più la fase liquida e la fase gassosa separate. Al di sopra del punto critico, la fase liquida non può esistere, indipendentemente dalla pressione.
  • 37. Diagrammi di fase per CO2 e H2O A. Il diagramma di fase per CO2 è B. L‟acqua è una delle poche tipico della maggior parte delle sostanze la cui curva solido- sostanze in quanto la curva solido- liquido si inclina verso sinistra al liquido si inclina verso destra al crescere della pressione: il solido crescere della pressione: il solido è più denso del liquido. è meno denso del liquido.
  • 38. Punto critico  Per tutti i gas, incluso CO2, c„è una temperatura massima oltre la quale non è possibile liquefare il gas, indipendentemente dalla pressione. Questa è la Temperatura Critica, Tc. Il fenomeno è spiegabile come segue: in un recipiente chiuso (V costante) un liquido di densità dliq esiste alla sua pressione di vapore (densità del vapore: dvap). Se la temperatura aumenta il liquido evapora e simultaneamente la densità del liquido diminuisce e la densità del vapore aumenta. Alla temperatura critica Tc, il liquido e il vapore hanno la stessa densità, dliq = dvap e a questo punto non è più possibile distinguere le due fasi. Oltre il punto critico la separazione di fase tra liquido e vapore scompare per poi riapparire se si raffredda il sistema al di sotto di Tc.  I fluidi supercritici possideono proprietà fisiche e chimiche interessanti. CO2, ad es., è un ottimo solvente per i processi di estrazione di materiali organici (es. Estrazione di caffeina dai chicchi di caffè)
  • 39. Esperimento: Temperatura critica della CO2 CO2 solida viene messa in una provetta. La provetta viene sigillata sotto vuoto e riscaldata lentamente. (a) Fase liquida e (b) Riscaldando il (c) Quando la T vapore coesistono menisco sale e supera Tc, la al di sotto di 304 K. diventa meno separazione di fase netto. non si vede più.
  • 40.
  • 41. Proprietà dei gas  Il volume di un gas varia notevolmente con la pressione  Il volume di un gas varia notevolmente con la temperatura  I gas hanno una viscosità relativamente bassa  La maggior parte dei gas ha densità relativamente basse in condizioni normali di pressione e temperatura  I gas sono miscibili
  • 42. Temperatura  La temperatura è una misura dell‟agitazione delle particelle  La temperatura è la quantità fisica misurata dal termometro 3 sono le scale di temperatura più diffuse al mondo Zero assoluto Congelamento Ebollizione dell‟acqua dell‟acqua Scala Celsius -273,15 0 100 Scala Kelvin 0 273,15 373,15 Scala -827,4 32 212 Fahrenheit
  • 43. Pressione di un gas: barometro a mercurio Forz a Pre ssione Supe rficie
  • 44. Unità di misura della pressione  Forza Newton [N] 1 N = 1 kg · m/s2  Pressione Pascal [Pa] 1 Pa = 1 N/m2 Atmosfera [atm] 1 atm = 1.01325 · 105 Pa Millimetro di mercurio [mmHg] 1 mmHg = 1/760 atm Bar [bar] 1 bar = 1 · 105 Pa
  • 45. Le leggi dei gas  Il comportamento fisico di un campione di gas può essere descritto completamente con quattro variabili:  Pressione (P)  Volume (V)  Temperatura (T)  Quantità di moli (n) Tra queste quattro variabili intercorrono tre relazioni essenziali (la legge di Boyle, la legge di Charles/Gay-Lussac e la legge di Avogadro), ciascuna delle quali rappresenta un caso particolare dell‟equazione di stato dei gas ideali.
  • 46. Leggi dei gas in azione Di usare Sheldon per spiegare i gas è stata un‟idea dell‟ultimo momento!
  • 47. Condizioni standard di P e T [STP] STP T = 0°C (273,15 K) P = 1 atm
  • 48. Legge di stato dei gas ideali Le leggi di Boyle e Charles/Gay Lussac possono essere riunite, insieme al principio di Avogadro, in un'unica equazione che correla fra loro P, V, T e numero di moli di un gas cosiddetto ideale: PV=nRT P è la pressione (in atmosfere atm) V è il volume del gas (in litri L) n è il numero di moli di gas presente R è la costante dei gas pari 0,0821 L atm/K mol = 8.314 J/Kmol T è la temperatura espressa in Kelvin
  • 49. Relazione tra l’equazione di stato dei gas ideali e le singole leggi dei gas R = costante universale dei gas PV 1atm 22.4 L atm L Pa m3 R 0.0821 8.314 nT 1m ol 273.15K m ol K m ol K
  • 51.
  • 52. La teoria cinetica dei gas  Il volume di ogni singola particella di gas è trascurabile rispetto a quello del recipiente  Le particelle sono soggette a moto rettilineo casuale continuo  Gli urti tra le particelle sono elastici, perciò l‟energia cinetica totale è costante Distribuzione delle velocità a tre diverse temperature - Il massimo delle curve corrisponde alla velocità più probabile. - Le curve si allargano all‟aumentare della temperatura  la velocità più probabile è direttamente proporzionale alla temperatura.
  • 53. La teoria cinetico-molecolare dei gas Le collisioni sono Le particelle sono soggette a elastiche, senza scambi di moto rettilineo casuale continuo energia Relazione tra P, V e T
  • 54. La relazione tra massa molare e velocità molecolare A una data temperatura, i gas con massa molare più bassa hanno velocità più probabile più alta (massimo di ciascuna curva). 1 1 Ek massa velocità 2 Ek m u2 2 2 Ek molecolare media T T Velocità molecolare media ū PM Ad una data temperatura le energie cinetiche medie delle molecole di gas differenti sono uguali, ma molecole più leggere hanno velocità media più alta
  • 55. Il comportamento dei gas reali al crescere della pressione esterna
  • 56. Descrizione molecolare del comportamento dei gas reali Per i gas reali le interazioni fra molecole non sono trascurabili e il volume disponibile ad ogni molecola per muoversi è minore del volume misurato
  • 57. L’equazione di stato di van der Waals n2a P = pressione misurata P V nb nRT V2 V = volume del recipiente a e b = costanti di van der Waals Costanti di van der Waals: - b è correlata al volume proprio delle molecole. Se le molecole non sono puntiformi ciascuna di esse preclude un certo volume del contenitore a tutte le altre. Se il “volume escluso” è b, il volume reale a disposizione delle molecole è (V - nb). L‟effetto delle dimensioni molecolari finite è tale da rendere la pressione osservata, per un dato volume, maggiore di quella che sarebbe prevista per un gas ideale. - La pressione di un gas deriva dal trasferimento di una quantità di moto alle pareti di un contenitore. Tale trasferimento è limitato se ci sono forze attrattive tra le molecole, per cui la pressione reale di un gas non ideale è inferiore a quella prevista dalla legge dei gas ideali. Pertanto si deve aggiungere il termine n2a/V2 alla pressione reale P.
  • 58. L’equazione di stato di van der Waals L‟equazione di van der Waals: - considera le interazioni tra le particelle e il volume proprio delle particelle - corregge in aumento la pressione misurata addizionando un fattore che tiene conto delle attrazioni intermolecolari - corregge in diminuzione il volume misurato sottraendo dall‟intero volume del recipiente un fattore che tiene conto del volume molecolare I gas REALI seguono l’EQUAZIONE DI STATO solo a BASSA P e ALTA T, cioè in condizioni di scarsa interazione tra le molecole e di bassa viscosità, quindi lontano dalla curva di liquefazione
  • 59. Miscele di gas: Legge di Dalton  Quando due gas A e B sono mescolati nello stesso recipiente alla stessa temperatura, esercitano una pressione totale uguale alla somma delle loro pressioni parziali
  • 60. Pressioni parziali: Legge di Dalton L'equazione di stato PV = nRT non è limitata a gas puri, ma è valida anche per miscele di due o più gas. In tal caso, è sufficiente che n indichi il numero di moli totali dei gas che compongono la miscela. La pressione esercitata da una miscela di gas a comportamento ideale è data dalla somma delle pressioni dei singoli gas che compongono la miscela. Se indichiamo con A e B due distinti gas contenuti nel medesimo volume, V, possiamo osservare che: P = PA + PB dove PA = nART/V e PB = nBRT/V sono le pressioni parziali che ciascun gas eserciterebbe, se occupasse da solo il medesimo volume. Ne risulta che: P = (nA+nB) RT/V in cui nA e nB indicano rispettivamente il numero di moli dei gas A e B.
  • 61. Frazioni molari e legge di Dalton La frazione molare (Xi) di ciascun componente di una miscela (sia essa gassosa, liquida o solida) è data dal rapporto fra il numero di moli del componente i (ni) e il numero di moli totali. Per una miscela composta da A e B avremo che: nA nB XA XB n A nB n A nB E, indipendentemente dalla composizione della miscela, risulta sempre: XA + XB + ... = 1 Dalla legge di Dalton consegue che la pressione parziale di ciascun componente è data dal prodotto della pressione totale, P, per la frazione molare del componente, infatti: PA = nA RT/V e PB = nB RT/V PT = PA + PB = (nA+nB)RT/V PA/PT = nA/(nA+nB) PB/PT = nB/(nA+nB) Per cui: PA = XA P e PB = XB P
  • 62. Altre applicazioni dell’equazione dei gas ideali m PM P m Densità di un gas d con n V RT PM d RT m PV Massa molare di un gas PM con n P PM RT ni RT ntotale RT Pressione parziale di un gas Ptotale i Pi i In una miscela di gas: V V Legge di Dalton Pi xi Ptotale con xi frazionemolaredel gas i
  • 63. Le Soluzioni  Si definisce soluzione un sistema omogeneo (costituito da una sola fase) con più di un componente - La specie chimica presente nella soluzione in quantità più abbondante viene detta SOLVENTE - Le altre specie sono dette SOLUTI
  • 64. Tipi di soluzione Tipo di Soluto Solvente Esempi soluzione gassosa gas gas O2 in N2 liquido gas H2O in N2 solido gas I2 in O2 liquida gas liquido CO2 in H2O liquido liquido CH3COOH in H2O solido liquido AgNO3 in H2O solida gas solido H2 in Pd liquido solido Hg in Cd solido solido Cu in Au Le soluzioni più “comuni” sono tuttavia quelle di solidi nei liquidi e, in particolare, quelle in cui il liquido solvente è l’acqua (soluzioni acquose)
  • 65. Dissoluzione di un solido ionico in acqua Le molecole di acqua polari si orientano in modo da avvicinare la parte positiva (idrogeno) agli ioni negativi del solido ionico. L’attrazione tra l’acqua e lo ione è più forte dell’attrazione fra gli ioni, quindi lo ione viene rimosso dal reticolo cristallino. Lo stesso accade per gli ioni positivi, circondati dagli atomi di ossigeno (negativi) delle molecole di acqua.
  • 66. Solubilizzazione Su questa pagina c‟è una animazione flash. Per procedere devi cliccare col pulsante destro e selezionare “riproduci”
  • 67. Gli elettroliti in soluzione acquosa Gli elettroliti sono composti che, in soluzione, si dissociano parzialmente o totalmente in particelle solvatate cariche elettricamente, dette ioni: gli ioni positivi (cationi) e quelli negativi (anioni) sono sempre presenti nella soluzione in numero di moli tale che la somma delle cariche sia nulla => elettroneutralità. Elettroliti forti: si dissociano completamente AmBn m An+ (aq) + n Bm- (aq) (es. Sali NaCl, acidi e basi forti, HCl, HNO3, KOH) Elettroliti deboli: non si dissociano completamente AmBn m An+ (aq) + n Bm- (aq) (equilibrio omogeneo)
  • 68. Modi di esprimere la concentrazione delle soluzioni  Per definire la quantità di soluto presente in una determinata quantità di solvente si usa il termine concentrazione Le unità che esprimono la concentrazione possono essere raggruppate in due categorie: unità peso- peso (percentuale in peso, frazione molare, molalità) e unità peso-volume (molarità, normailtà)
  • 69. % in peso  Percentuale in peso, %: grammi di soluto disciolti in 100g di soluzione Es. preparare 40 g di una soluzione al 3% in peso di glucosio in acqua Una soluzione al 3% è fatta di 3g di soluto e 97g di solvente (3g di soluto in 100g di soluzione) 3 : 100 = x : 40 => x = 1,2g di glucosio Si peseranno pertanto 1,2 g di glucosio e si aggiungeranno 38,80g di acqua, per avere 40g tot. di soluzione
  • 70. Frazione molare  Frazione molare, Xi : rapporto tra il numero di moli del componente i-esimo e la somma del numero di moli di tutti i componenti la soluzione: Xi = ni/ntot La somma delle frazioni molari è sempre pari a 1 Es. Calcolare le frazioni molari dei componenti in una soluzione costituita da 40g di NaCl e 100g di acqua moli (NaCl) = 40g/58,45 = 0,684 mol moli (H2O) = 100g/18 = 5,56 mol moli tot. = 6,24 mol X NaCl = 0,684/6,24 = 0,110; XH2O = 5,56/6,24 = 0,890
  • 71. Molalità m=n/massasolvente  Molalità, m : numero di moli di soluto disciolte in 1000g di solvente. Es. preparare 400g di una soluzione acquosa 0,07m (molale) di glucosio. Dalla definizione di molalità, 0,07xPM(glucosio) = 0,07x180 = 12,6g di glucosio devono essere sciolti in 1000g di acqua, per dare 1012,6g di soluzione. Allora: 12,6 : 1012,6 = x : 400 x = 4,977g di glucosio La soluzione verrà quindi preparata sciogliendo 4,977g di glucosio in (400 – 4,997) = 395,023g di acqua.
  • 72. Molarità M=n/Vsoluzione  Molarità, M : numero di moli di soluto disciolte in 1 litro (1000 ml) di soluzione Es.1. Preparare 250 ml di una soluzione acquosa 0,35 M (molare) di NaNO3. 0,35 moli di NaNO3 (0,35 x PM = 0,35 x 84 = 29,74g) devono essere sciolte in una quantità di acqua tale che il volume finale della soluzione sia pari a 1000 ml. Allora: 29,74 : 1000 = x : 250 x = 7,438g di NaNO3 Se il volume di sale disciolto si considera trascurabile, basterà sciogliere 7,438g di NaNO3 in 250 ml di acqua.
  • 73. Diluizioni Es.2. Calcolare la concentrazione molare di una soluzione acquosa di NaCl ottenuta aggiungendo 200 ml di acqua a 400 ml di una soluzione 0,35M di NaCl. Moli (NaCl) = 0,35M x 0,400 L = 0,140 mol Concentrazione di NaCl dopo la diluizione = moli/ Vtot = = 0,140 mol/0,600 L = 0,233 M *** Oppure si può applicare direttamente la formula: M‟ = (M x V)/ V‟ = 0,35 x 400/600 = 0,23 M
  • 74. Le Proprietà colligative  Sono proprietà delle soluzioni che dipendono esclusivamente dalla presenza del soluto.  In particolare la loro entità dipende solo dal numero di particelle di soluto presenti nella soluzione e non dalla natura del soluto.  Sono:  La legge di Raoult  L‟innalzamento ebullioscopico  L‟abbassamento crioscopico  La pressione osmotica
  • 75. Tensione di vapore e legge di Raoult Su questa pagina c‟è una animazione flash. Per procedere devi cliccare col pulsante destro e selezionare “riproduci”
  • 76. La legge di Raoult  In una soluzione la pressione di vapore del solvente viene influenzata dalla presenza di un soluto non volatile ed è proporzionale alla frazione molare del solvente: Pi = x i Pi ° Dove: Pi = tensione di vapore del solvente in soluzione Pi° = tensione di vapore del solvente puro xi = frazione molare del solvente in soluzione
  • 77. Sappiamo dalla legge di Raoult (Pi = xi Pi°) che, in una soluzione di un soluto non volatile, la tensione di vapore Pi è proporzionale alla xi e alla tensione di vapore del solvente puro Pi°.  La P dipende dalla natura del solvente (Pi°) ma non da quella del soluto: per il soluto, infatti, conta solo il numero di moli x solvente = 1 – x soluto Se chiamiamo x soluto = x2 allora P = P° (1-x2) da cui P°- P = P° x2 e (P°- P)/P° = x2 l'abbassamento relativo della tensione di vapore di una soluzione è numericamente uguale alla frazione molare del soluto  La relazione è valida per soluzioni diluite: solo in questo caso sono trascurabili le deviazioni cui è soggetta la legge di Raoult con soluzioni reali.
  • 78. Abbassamento crioscopico/innalzamento ebull. Su questa pagina c‟è una animazione flash. Per procedere devi cliccare col pulsante destro e selezionare “riproduci”
  • 79. Proprietà colligative: Innalzamento ebullioscopico ed abbassamento crioscopico  Se si aggiunge un soluto all‟acqua il diagramma di stato subisce delle variazioni:
  • 80. Proprietà colligative – Effetto del soluto sulle proprietà del solvente (acqua) Se si aggiunge un soluto all’acqua Il numero di molecole che lasciano la fase liquida per la fase solida diminuisce. liquido + solido acqua a 0° ghiaccio
  • 81. Proprietà colligative – Effetto del soluto sulle proprietà del solvente (acqua). La temperatura alla quale si raggiunge l’equilibrio sarà più bassa. La presenza del soluto abbassa il punto di fusione liquido + acqua solido ghiaccio a 0°
  • 82. Proprietà colligative – Abbassamento crioscopico Il punto di fusione (o di congelamento) sarà abbassato ΔTf = Kf m Costante crioscopica molalità (caratteristica del (moli soluto/kg solvente) solvente) liquido + acqua solido sotto lo 0° ghiaccio
  • 83. Il numero di molecole che lasciano la fase liquida per la fase gassosa diminuisce. La temperatura alla quale si raggiunge l’equilibrio sarà più alta La presenza del soluto Innalza il punto di ebollizione gas gas + + liquido liquido sopra i a 100° 100°
  • 84. Proprietà colligative: Innalzamento ebullioscopico Il punto di ebollizione sarà più alto ΔTb = Kb m Costante Molalità ebullioscopica (moli soluto/kg (caratteristica solvente) del solvente)
  • 85. Effetti del soluto sui punti di congelamento ed ebollizione di una soluzione: 1. Il punto di congelamento è più basso 2. Il punto di ebollizione è più alto calore calore gas solido liquido Punto di fusione (0°) Punto di ebollizione (100°) (congelamento)
  • 86. Proprietà colligative: Innalzamento ebullioscopico ed abbassamento crioscopico  Se si aggiunge un soluto all‟acqua il diagramma di stato subisce delle variazioni:
  • 87. Proprietà colligative – Effetto del soluto sulle proprietà del solvente (acqua). La Pressione osmotica Membrana semipermeabile (permeabile solo alle molecole d’acqua)
  • 88. Pressione osmotica Su questa pagina c‟è una animazione flash. Per procedere devi cliccare col pulsante destro e selezionare “riproduci”
  • 89. La Pressione osmotica ( ) L’acqua tende a spostarsi dalla soluzione meno concentrata a quella più concentrata, per ristabilire l’equilibrio nel sistema, producendo una pressione aggiuntiva Costante dei gas Temperatura Concentrazione assoluta molare Π = CRT
  • 90. Pressione osmotica  Le proprietà osmotiche sono importanti nei fenomeni biologici: tutte le cellule sono circoscritte da membrane semipermeabili, attraverso le quali passano molecole o ioni piccoli, ma non le proteine.  Sono importanti anche nel campo medico: per esempio, quando si effettua una fleboclisi (immissione di soluzioni nutritive o medicinali nel sangue), è necessario che la soluzione sia isotonica (cioè con la stessa ) con quella del sangue; se essa fosse ipotonica (minore per la soluzione), il solvente tenderebbe a penetrare nelle cellule fino anche alla rottura della membrana; se invece fosse ipertonica ( maggiore), il solvente uscirebbe dalle cellule, facendole raggrinzire e contrarre fino ad impedirne l'attività
  • 91. Globuli rossi La concentrazione La concentrazione La concentrazione dei soluti è la dei soluti all’interno dei soluti stessa all’interno e e’ inferiore di quella all’interno e’ all’esterno delle all’esterno maggiore di quella cellule all’esterno Nel primo caso (soluzione isotonica) la pressione interna e quella esterna sono bilanciate; nel secondo caso (soluzione ipertonica) predominano le pressioni esterne, con riduzione del volume; nel terzo caso (soluzione ipotonica) predominano le pressioni interne, con aumento del volume della cellula.
  • 92. Transizione di fase liquido-vapore Lo stato di equilibrio è un Il passaggio dalla fase liquida EQUILIBRIO DINAMICO e le alla fase vapore continua fino a proprietà macroscopiche del sistema quando la pressione esercitata non variano perché il numero di dal vapore eguaglia la Tensione particelle che abbandonano il liquido di vapore a quella temperatura per evaporazione è bilanciato da un uguale numero di particelle di gas che condensano allo stato liquido
  • 93. Equilibrio liquido-gas All’equilibrio, la pressione è costante perché la velocità di vaporizzazione è uguale alla velocità di condensazione. La pressione in questo punto è la tensione di vapore del liquido a quella temperatura. la tensione di vapore aumenta la tensione di vapore raggiunge un valore costante
  • 94. CARATTERISTICHE FONDAMENTALI DELL’EQUILIBRIO DINAMICO:  le proprietà macroscopiche del sistema si mantengono costanti in determinate condizioni;  i processi microscopici continuano, ma le proprietà macroscopiche non variano, in quanto processi opposti si bilanciano;  L‟equilibrio può essere raggiunto in entrambi i sensi, sia partendo dai reagenti, che dai prodotti;  L‟equilibrio può essere raggiunto solo in un sistema chiuso, che non scambia materia con l‟esterno.
  • 95. REAZIONI CHIMICHE DI EQUILIBRIO Es. Consideriamo la reazione di sintesi dell‟acido iodidrico: H2 (g) + I2 (g) 2HI (g) Incolore violetto incolore Operando a circa 150°C, si osserva che la colorazione violetta, tipica dei vapori di I2, si attenua rapidamente all‟inizio, poi sempre più lentamente, e non scompare mai del tutto: da un certo momento in poi coesistono in equilibrio i reagenti e il prodotto della reazione. Scaldando HI a circa 400°C si nota la ricomparsa del colore violetto, tipico di I2, segno che è avvenuta la reazione opposta: 2HI (g) I2 (g) + H2 (g) Incolore violetto incolore La reazione è REVERSIBILE:
  • 96. Affinché vi sia reazione, le particelle devono urtarsi tra loro in modo efficace (per energia e orientamento); a temperatura costante, la probabilità di urto è proporzionale alla concentrazione delle specie presenti, che è in relazione con la velocità di reazione. Quando la reazione ha inizio, la velocità della reazione verso destra (v1) assume un valore iniziale che poi progressivamente DIMINUISCE perché diminuiscono le concentrazioni delle specie reagenti H2 e I2 che si consumano; A mano a mano che si forma il prodotto HI, AUMENTA la velocità della reazione verso sinistra (v2), che inizialmente è nulla. Dopo un certo tempo si giunge ad una situazione di equilibrio dinamico, in cui le concentrazioni dei reagenti e dei prodotti sono costanti e tali per cui le due velocità assumono lo stesso valore: v1 = v 2 all’equilibrio
  • 97. v1 = v2 all’equilibrio L’EQUILIBRIO SI STABILISCE QUANDO LE VELOCITA’ DELLA REAZIONE DIRETTA E DI QUELLA INVERSA SONO UGUALI
  • 98. COSTANTE DI EQUILIBRIO Per la reazione: H2 (g) + I2 (g)  2HI (g) attraverso misure sperimentali è stato osservato che AD UNA CERTA TEMPERATURA il rapporto: [HI]2 eq assume un valore costante (K) [H2] eq [I2] eq Questa espressione dipende dalla stechiometria della reazione: gli esponenti di ogni concentrazione corrispondono ai coefficienti stechiometrici della reazione bilanciata. K = Costante di Equilibrio della reazione
  • 99. Legge dell‟equilibrio chimico o Legge di azione di massa Per la generica reazione: aA+bB ⇋ cC+dD in cui a, b, c, d sono i coefficienti stechiometrici, si trova sperimentalmente che: [C]c [D]d =K [A]a [B]b dove K è la costante di equilibrio, il cui valore è costante ad una certa temperatura. Nell‟espressione della costante di equilibrio si scrivono al numeratore le concentrazioni all‟equilibrio dei prodotti e al denominatore quelle dei reagenti, ciascuna con un esponente pari al coefficiente stechiometrico che la caratterizza nella reazione bilanciata
  • 100. La relazione tra costante di equilibrio e simbolo di reazione è molto stretta; infatti, se la costante di equilibrio per la reazione H2 (g) + I2 (g) ⇋ 2HI (g) è: [HI]2 Kc = ________ [H2] [I2] la costante per la reazione inversa 2HI ⇋ H2 + I2, alla stessa temperatura, è: [H2] [I2] K‟c = _______ [HI]2 dove K‟ = 1/K
  • 101. E‟ fondamentale la stechiometria della reazione. Se la costante di equilibrio per la reazione: H2 (g) + I2 (g) ⇋ 2HI (g) è: [HI]2 Kc = ________ [H2] [I2] la costante per la reazione: 2 H2 (g) +2 I2 (g) ⇋ 4HI (g) è: [HI]4 K‟c = ________ [H2]2 [I2]2 dove K‟ = K2
  • 102. Andamento di una reazione A + B⇋C + D con K > 1
  • 103. Equilibrio Omogeneo ed Eterogeneo  Eq. Omogeneo: tutte le specie si trovano nello stesso stato di aggregazione (solido, liquido o gas)  Eq. Eterogeneo: Non tutte le specie si trovano nello stesso stato di aggregazione
  • 104. EQUILIBRIO GASSOSO Nelle MISCELE GASSOSE le quantità di reagenti e prodotti vengono indicate in termini di pressione parziale, piuttosto che di molarità; in questo caso, è possibile scrivere una costante, indicata con KP, del tutto simile a KC, in cui le concentrazioni di reagenti e prodotti vengono sostituite dalle pressioni parziali DEI COMPONENTI GASSOSI (non di quelli solidi o liquidi che eventualmente compaiono nel simbolo di reazione). Ad esempio, per la reazione: H2 (g) + I2 (g) ⇋ 2HI (g) P2 (HI) KP = ___________ P (H2) P (I2)
  • 105. RELAZIONE TRA KP e KC La relazione tra KP e KC può essere ricavata ricorrendo all‟equazione di stato dei gas perfetti ed è data da: KP = KC (RT) n dove n rappresenta la differenza tra la somma dei coefficienti dei prodotti e la somma dei coefficienti dei reagenti (per una reazione: aA + bB ⇋ cC + dD, n = c+d-a-b). Per n = 0 (somma coefficienti reagenti = somma coefficienti prodotti) KC = KP
  • 106. FATTORI CHE INFLUENZANO L’EQUILIBRIO: IL PRINCIPIO DI Le CHATELIER OGNI SISTEMA IN EQUILIBRIO REAGISCE AD UNA PERTURBAZIONE ESTERNA CON UNO SPOSTAMENTO DELL‟EQUILIBRIO CHE SI OPPONE ALLA PERTURBAZIONE Se in un sistema all‟equilibrio si varia la concentrazione di una delle specie presenti, l‟equilibrio si sposta in modo da compensare la variazione di concentrazione. Così, se si diminuisce la concentrazione di un reattivo o di un prodotto, avverrà in misura maggiore la reazione che lo produce, mentre se viene aggiunta una specie, l‟equilibrio si sposta in modo da favorire la reazione che permette di consumarla
  • 107. Principio di Le Chatelier Su questa pagina c‟è una animazione flash. Per procedere devi cliccare col pulsante destro e selezionare “riproduci”
  • 108. Variazione di concentrazione: Consideriamo la generica reazione: aA+bB⇋cC+dD e supponiamo che il sistema abbia raggiunto l‟equilibrio; le concentrazioni di reagenti e prodotti saranno tali per cui: [C]c [D]d K = _________ [A]a [B]b • Se si aggiunge un reagente (A o B), l‟equilibrio si sposta a destra ( ) in modo da consumare una maggiore quantità di reagenti; • effetto analogo si ha allontanando un prodotto (C o D): l‟equilibrio si sposta a destra ( ) per ripristinare il prodotto allontanato; • inversamente, se si aggiunge un prodotto o si allontana un reagente, l‟equilibrio si sposta a sinistra (←).
  • 109.
  • 110. Variazione di Pressione Consideriamo l‟equilibrio in fase gassosa: 2A (g) + B (g) ⇋ C (g) + 4D (g) • Si valuta se la reazione comporta un aumento o una diminuzione di moli (e quindi di pressione): in questo caso la reazione verso destra implica un aumento di pressione (si passa da 3 a 5 moli), quella verso sinistra una diminuzione di pressione. • Se la P aumenta, l‟equilibrio si sposta in modo da produrre una diminuzione di pressione, quindi verso sinistra. • Se la P diminuisce, l‟equilibrio si sposta in modo da produrre un aumento di pressione, quindi verso destra
  • 111.
  • 112. Variazioni di temperatura Le reazioni si dicono esotermiche se sviluppano calore, endotermiche se assorbono calore (q). Reazione esotermica ( H < 0): aA + bB ⇋ cC + dD + q q = calore prodotto Reazione endotermica ( H > 0): q + aA + bB ⇋ cC + dD q = calore assorbito • Per una reazione esotermica, un aumento di temperatura provoca uno spostamento a sinistra, una diminuzione di temperatura uno spostamento a destra. • Per una reazione endotermica, un aumento di temperatura provoca uno spostamento a destra, una diminuzione di temperatura uno spostamento a sinistra.
  • 113. I processi esotermici sono favoriti da una diminuzione di T, quelli endotermici sono favoriti da un aumento di T
  • 114. Es. Effetto della variazione di T su una reazione esotermica T = 50°C T = 0°C
  • 115. Es. Effetto della variazione di T su una reazione endotermica In acqua calda la reazione diretta (endotermica) è favorita e KC è maggiore, cosicché la soluzione appare blu (a destra). A 0°C e favorita la reazione inversa (esotermica) e KC è più bassa, cosicché la soluzione assume colore rosa (a sinistra).